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Autore: Ranma789    08/04/2024    1 recensioni
E se Ranma arrivasse al Ryozampaku, il dojo dei folli Maestri di Kenichi, per addestrarsi?
Come la prenderebbe Kenichi, e che rapporto avrebbe Ranma con Miu, una persona con la quale ha molto in comune?
E perché Ranma, un anno dopo il matrimonio fallito, vive da solo con sua madre e non ha più rapporti con Genma, con i Tendo e, soprattutto, con Akane?
Cosa lo ha spinto a rinnegare la sua vita passata a Nerima?
Allenarsi al Ryozampaku potrebbe aiutarlo a crescere e ad assumersi quelle responsabilità che ha sempre rifuggito, accettando il suo destino di diventare un Maestro.
Ma quando Kenichi e l'Alleanza Shimpaku si troveranno in pericolo, sarà solo collaborando che potranno salvarsi tutti...sempre che il cuore non ci metta lo zampino, e che la gelosia non rovini tutto. Ancora una volta.
Nota: per Kenichi, la fiction si svolge circa tre mesi dopo la fine del manga, per Ranma un anno dopo il diploma
[CROSSOVER RANMA 1/2 e KENICHI THE MIGHTIEST DISCIPLE]
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nodoka Saotome, Ranma Saotome, Ryoga Hibiki, Tatewaki Kuno
Note: Cross-over, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nella grande sala centrale del Ryozampaku si poteva vedere una scena alla quale non si assisteva spesso.


Saiga Furinji, in tutto il suo splendore, ma con un’espressione corrucciata in volto, stava seduto in centro, in quello che di solito era il posto di suo padre.
Tutti i Maestri e gli Allievi (tranne Ranma ed Hayato, ovviamente) stavano seduti in semicerchio intorno a lui.


Mousse e Kuno erano tornati al Ryozampaku abbastanza rapidamente, anche se il motivo di quel contrordine pareva renderli perplessi.
Loro due e Ryoga non avevano mai visto Saiga Furinji, né a dire il vero ne avevano mai sentito parlare, almeno ufficialmente.


Kenichi si rese ora conto di essere un po’ a disagio di fronte a Saiga, un uomo che aveva sempre visto con gioia nelle altre rare occasioni nelle quali lo aveva incontrato.
Guardò Sakaki, seccato per essere stato richiamato indietro ed Apachai, che si stringeva le ginocchia con le braccia ed era preoccupato di brutto.


Miu, invece era calma, determinata.
Guardava fisso suo padre, in attesa di istruzioni. Aveva intenzione di reagire. DOVEVA reagire. Sarebbe tornato tutto normale, questo era il destino. Oppure avrebbe COSTRETTO il destino a piegarsi al suo volere. Il sangue dei Furinji in quel momento scorreva in lei come fuoco liquido.
Saiga notò lo sguardo di sua figlia e fece un sorriso, soddisfatto della sua crescita.


Prese la parola: “Vi ringrazio di essere qui con poco preavviso e malgrado la situazione. Akisame mi ha informato di ogni dettaglio degli ultimi eventi.
Per chi non mi conosce, mi presento: sono Saiga Furinji, figlio di Hayato, l’Anziano di questo dojo e sono il padre di Miu.
Vi basti sapere che per un periodo ho camminato nelle Ombre…e che sto passando il resto della mia vita ad espiare…ed a sorvegliare quelle stesse Ombre, perché non riescano mai a soffocare la luce”


Ryoga e Kuno lo guardarono stupiti. Mousse, un po’ meno.


“Ora, venendo alle questioni più pressanti, il fatto che il mio vecchio sia impazzito e stia cercando di accoppare Ranma, che ho avuto modo di incontrare brevemente un mesetto fa, per essersela-eh-ehm!-spassata con mia figlia, è senza dubbio, un fatto grave, ma…”


Miu non poté fare a meno di arrossire, ma pur di risolvere tutto, avrebbe sopportato.
A dire il vero, tutti notarono come Saiga avesse invece un atteggiamento mentale molto più aperto sulla vicenda-come se non lo disturbasse molto il fatto in sé-e stesse trattando le gravi conseguenze come una carie da rimuovere. Rapidamente e con efficienza.


“Non c’è tempo per questo!-sbottò Kensei, di norma calmo e composto-anch’io sono preoccupato per Ranma e non oso pensare ai danni che possa fare l’Anziano se si scatenasse per Tokyo…chiameranno le Forze di Difesa Nazionali, probabilmente…ma la vera emergenza è la scomparsa di mia figlia Renka!
Chi potrebbe mai averla rapita? E perché? E per giunta, praticamente sotto il mio naso!”


Dovette stringersi il petto, sofferente.
Sua figlia Renka. La sua amatissima figlia.
Per la maggior parte del tempo, Kensei era stato un padre scapestrato che aveva abbandonato la famiglia per evitare le responsabilità dell’organizzazione della quale faceva parte, ed inoltre essere libero di andare a caccia di donne e guardare pornografia, ma in quel momento niente di tutto questo aveva importanza.
La sua figlia maggiore, la sua carissima Renka. Quella responsabile. Che viveva in Giappone da due anni e per la quale sapeva di non doversi mai preoccupare. Fino ad ora.


“Sono qui per questo, Kensei, te lo assicuro-gli confermò Saiga-dopotutto, anch’io sono un padre e capisco benissimo i tuoi sentimenti”.


Kenichi ripensò a quando Miu ERA stata rapita da Jenazad e Saiga era andato fin nel Tidat per salvarla, mascherandosi addirittura da mercenario, e mantenendo il segreto con tutti. Ed all’epoca non aveva neppure mai visto la propria figlia, cresciuta con Hayato.
Se fosse accaduto oggi, che l’aveva conosciuta ed aveva recuperato un rapporto con lei…senza dubbio avrebbe smosso le montagne, pur di salvarla.


“Ma il punto è-continuò il colosso biondo-che l’indagine che stavo svolgendo e della quale vi ho informati tramite Ranma il mese scorso ed il rapimento di Renka…sono senza dubbio fatti collegati”


Moti di sorpresa si alzarono dovunque.
Per Kenichi, Miu e gli Allievi fu una sorpresa anche lo scoprire che era stato Ranma a fare da tramite tra Saiga ed il Ryozampaku, ma non dissero nulla.


Akisame ne prevenne le obiezioni.
“Sì, è così. Saiga ha contattato Ranma e lo ha usato per farci arrivare un messaggio circa la sua indagine. Non abbiatene a male con lui, ve ne prego. E’ stato l’Anziano ad ordinargli il silenzio.”
Miu e Kenichi parvero, a vari livelli, contrariati, ma stettero zitti.
Per motivi differenti, sia Ranma che Hayato non erano le loro persone preferite, al momento.


Sakaki intervenne: “Cioè il caso del contrabbando d’armi al porto che in realtà serviva a coprire l’importazione di quelle misteriose sostanze chimiche dall’Asia Sud Orientale? Cos’hai scoperto? Ti sei infiltrato nel centro di ricerche del quale ci dicevi?”


“Sì e no. Mi sono infiltrato, ma non ho scoperto tutto. Con quelle sostanze chimiche stanno facendo degli esperimenti…vogliono realizzare una certa formula…o meglio, RICREARE una formula pre-esistente…per molto tempo non ci sono riusciti…e sulla natura di tale formula si possono solo fare delle ipotesi…anche se, visti i recenti sviluppi…non è da escludere che in realtà ci siano già riusciti, ed abbiano tenuto la notizia riservata…iniziando la produzione in massa, ma continuando nel contempo ad eseguire dei finti esperimenti per ingannare le spie…molto astuto, in effetti. Degno dello Yami.


Però ho un’altra informazione che di certo vi interesserà: Le Otto Lucenti Lame Esecutrici sono GIA’ arrivate in Giappone, un paio di giorni fa…e forse non da sole”


“Che cosa? Ma…credevamo che quando lo avrebbero fatto…ce ne saremmo accorti!” esclamò Akisame, sconvolto.


“Anche io l’ho appena scoperto, altrimenti vi avrei avvisati prima. A quanto pare, hanno perfezionato i metodi per infiltrarsi in una nazione ostile senza essere scoperti.
Ma non ci dovremmo preoccupare tanto del fatto che siano entrati in Giappone.
Quanto del fatto che ne escano…perché quando lo faranno…non se ne andranno da soli!”

◊◊◊◊◊

Ranma saltò in cima al muretto di cinta che delimitava il cortile del parco della villa dei genitori di Kisara.
Era già calato il buio da poco più di un’ora.


Nell’intravedere l’accampamento dove l’aveva allenata negli ultimi sei mesi, provò un’altra fitta al cuore.
Animo, Ranma. Non fare il sentimentale. Non è che non la rivedrai mai più. Almeno spero.


[POCO PRIMA.
Scioltosi dall’abbraccio con sua madre, Ranma si asciugò una lacrima e rivolse a Nodoka un sorriso caldo. Poi le disse
“Vi ringrazio, madre. Ora…so cosa devo fare. Ma…a dire il vero, non credo che la situazione cambierà in modo drastico: è comunque possibile che debba allontanarmi per qualche tempo.
Cambierà però il modo in cui la affronterò.
Per prima cosa, farò un tentativo di risolvere il tutto in maniera diplomatica.
Per seconda…in ogni caso, non me ne andrò come un ladro, ma sistemerò prima tutte le faccende che ho in sospeso.
Ci sono…persone che hanno dei rapporti con me. Che meritano di sapere cosa stia succedendo. Nel caso, non potrei semplicemente sparire senza avvisare nessuno”.


“Bravo, figlio mio. Ricorda: un vero uomo può essere virile anche nella sconfitta più nera, ma un codardo rimane un codardo anche mentre lo portano in trionfo”]


Era strano che, di tutte le persone, a Ranma fosse balzata in mente proprio Kisara.


Sarebbe stato più sensato salutare Miu…o chiunque altro.
Ma Kisara era la sua Allieva, con la quale aveva lentamente costruito un rapporto profondo, anche se la cosa ancora lo stupiva.
Dunque non sarebbe stato giusto abbandonarla senza una spiegazione.


Se avesse dovuto lasciare la città (o se la mediazione con Hayato fosse fallita e lui fosse finito in ospedale od all’altro mondo) la ragazza aveva comunque il diritto di sapere perché Ranko non ci fosse più.
Meritava di sapere che la sua Maestra non l’aveva abbandonata.


Di più: aveva deciso di raccontare a Kisara la verità, costi quel che costi.
In fondo, erano stati i segreti a rovinarlo, ancora una volta (e dopo che si era ripromesso che non accadesse più, per giunta), quindi forse la maniera migliore di comportarsi era non averne più con nessuno.


Kisara meritava di sapere che Ranma e Ranko erano la stessa persona.


Certo, è probabile che la cosa non le avrebbe fatto piacere, e che l’avrebbe sconvolta.
Ranma si era sinceramente affezionato alla sua allieva, ma nonostante questo…no, si disse, proprio per questo doveva essere sincero con lei, anche se in un primo momento sarebbe stato doloroso.


In fondo, se fosse sparito o peggio, Kenichi e Miu gliel’avrebbero dovuto dire comunque…quindi era più giusto che lo sapesse direttamente dalle sue labbra.


Prima di lasciare la casa di sua madre, aveva mangiato (lei gli aveva preparato i suoi piatti preferiti) e si era fatto una doccia.
Si era poi rivestito con l’abito che gli aveva confezionato Renka ed aveva equipaggiato ogni singolo dono che gli avevano fatto i suoi amici dopo la sua promozione a Maestro.
Tutti strumenti utili, per ogni evenienza.
Con addosso quelle prove del loro affetto, si sentiva più forte e sicuro.


Aveva preparato lo zaino con abiti, denaro e provviste e l’aveva lasciato nel cespuglio dove di solito nascondeva le brocche per trasformarsi, ripromettendosi di passare a prenderlo in ogni caso, sia che lo usasse per fuggire sia che tutto si sistemasse.
Aveva avvisato Nodoka di ripassare in quello stesso cespuglio dopo due giorni, per controllare se lo zaino ci sarebbe stato ancora o meno.
Se non l’avesse trovato, voleva dire che lui se n’era dovuto andare, ma che stava bene, perché aveva potuto passare a riprenderselo.


Prima di andarsene, lui e Nodoka si erano salutati con affetto, ma rincuorati dall’idea che fosse un arrivederci e non un addio.


Ora Ranma si stava avvicinando alla casa di Kisara: aveva con sé un secchio dell’acqua fredda e brocca dell’acqua calda per farle la dimostrazione.
Erano circa le nove e mezzo di sera del 26 Aprile.


Solo che…si rese conto che c’era qualcosa che non andava.
Mentre percorreva con discrezione il grande parco, vide delle luci accendersi, nella grande casa.
Poi delle ombre balenare davanti alle luci. In lontananza, udì dei rumori.
Poi…delle grida?


Lasciò cadere tutto e scattò in avanti, trafelato.
Le luci si spensero di nuovo.
La casa vi avvicinava, facendosi sempre più grande…ma troppo lentamente.


Balzò dentro casa fracassando una finestra.
Se si fosse sbagliato, avrebbe avuto delle belle spiegazioni da dare.
Non scattò alcun allarme.
Le stanze erano di nuovo buie, ma i corridoi erano freddi…una corrente d’aria.
Si fiondò in quella direzione fino a raggiungere l’ingresso.


La porta era spalancata. Sentì una macchina sgommare in lontananza.
Due persone stavano stese a terra. Le soccorse rapidamente, preoccupato.
Erano vivi, per fortuna, ma incoscienti. Riconobbe l’odore del cloroformio.
Erano un uomo ed una donna a metà dei quaranta: senza dubbio i genitori di Kisara. Il padre, prima di svenire del tutto, bofonchiò: “Coff! Mia figlia…l’hanno…presa…”


Non ci fu bisogno di altro.
Accertatosi che non fossero in pericolo di vita, Ranma li adagiò al suolo e volò letteralmente fuori dalla porta, per inseguire l’auto che era appena partita.


Non sarebbe stato difficile: con i rumori stridenti di frenata che faceva ad ogni curva, mentre sfrecciava a tutta velocità, anche un cieco avrebbe indovinato la direzione.
Inoltre, seguire un’auto in corsa non era troppo difficile per lui.
Per far prima, balzò sui tetti delle ville e cominciò a saltare da uno all’altro per proseguire in linea retta, guadagnando terreno perché l’auto era invece obbligata a svoltare.
Poi, quando l’ebbe individuata, cominciò a correre a tutta birra per inseguirla.

◊◊◊◊◊

 

“CHE COOOSA?” l’urlo di Sakaki sovrastò persino la cacofonia di voci che si era levata all’annuncio di Saiga.


“Purtroppo è così. Lo Yami sta progettando di…rapire tutti gli Allievi di arti marziali più promettenti del Giappone, per portarli all’estero ed obbligarli a diventare i nuovi membri dello Yomi…la loro organizzazione giovanile”


“Ma-ma è atroce!” esclamò Miu


“Quei…quei maledetti” disse Kenichi, stringendo i pugni.


“La…la mia Renka è nelle loro mani?” gemette Kensei


“APA! Non glielo lasceremo fare!” promise Apachai, determinato.


Persino Akisame sembrava trattenersi a stento, mentre Sakaki stringeva i pugni fino a fare sbiancare le nocche e Shigure sguainava mezza katana con una luce omicida negli occhi.


Ryoga era sbigottito. I nemici del Ryozampaku erano davvero gente tanto meschina?


Anche Kuno sembrava sorpreso, invece Mousse fece una smorfia strana, che non sfuggì a Saiga.


“Purtroppo non c’è dubbio-riprese il colosso dai capelli biondi-d’altronde, dopo la faccenda dell’Eternal Sunset*, con la sconfitta subita dallo Yami, ma soprattutto la defezione, da voi causata, di ben SEI Maestri di Un’Ombra Nove Pugni e dei rispettivi Discepoli, più la morte di uno dei loro capi, Senzui, e la precedente defezione anche del sottoscritto, l’organizzazione ha subito un grosso scacco, numericamente parlando.


Se vogliono proseguire le loro attività e non perdere influenza e prestigio nel mondo criminale…con i loro finanziatori, i clienti, i governi corrotti che li sostengono e tutto quanto…devono assolutamente rimpinguare le loro fila.


Ma quello che voglio farvi capire è che la difficoltà non consiste tanto nel trovare nuovi Maestri…certo, non se ne trovano tutti i giorni…ma esistono altri, nel mondo criminale, che possano sostituire quelli che hanno disertato…anche se non sono altrettanto forti.


No, la vera difficoltà consiste nel trovare degli Allievi promettenti.
Non ce ne sono poi così tanti che abbiano il potenziale di crescere fino a diventare un giorno Maestri a loro volta…bisogna crescere la generazione successiva, se si vogliono tramandare le arti marziali!”


“Come abbiamo sempre fatto noi” confermò Akisame


“Esatto, e dal momento che gli Allievi di buon livello scarseggiano, e che è stata Un’Ombra, Nove Pugni a subire le maggiori perdite…sono soprattutto alla ricerca di Allievi di arti marziali a mani nude.
Tuttavia, per lo stesso motivo, sono le Otto Lucenti Lame Esecutrici che hanno preso il sopravvento nello Yami, visto che sono attualmente in maggioranza.
Per cui, da un lato, si stanno occupando loro dell’operazione…e dall’altro, credo che anche loro abbiano una…lista della spesa da fare, qui, per catturare giovani praticanti specializzati nell’usare le armi”.


“Ecco perché ci sorvegliavano passo passo. E non solo noi, immagino…” disse Sakaki


“Ma anche…” iniziò Miu


“…l’Alleanza Shimpaku?” concluse Kenichi, sbigottito.


“Sì, è praticamente certo-confermò Saiga-dopotutto, i vostri amici sono stati selezionati direttamente da Ogata Isshinsai dello Yami, sono persone che hanno grande talento nelle arti marziali…di sicuro sono tra i bersagli prescelti!”


“Ma allora…dobbiamo impedire che li prendano, dobbiamo…”


“Con calma-affermò Saiga-se andassimo semplicemente a prenderli per impedire che li rapiscano, sparpagliandoci in ogni direzione, potremmo semplicemente arrivare tardi e non li beccheremmo più.
No, per fortuna io ho raccolto un’informazione preziosa: SO DOVE LI PORTERANNO.
Visto che a quest’ora potrebbero averli già rapiti tutti, conviene andare direttamente a salvare tutti in un unico posto. Almeno saremo sicuri di non lasciare indietro nessuno”


“Ed allora che cosa aspettiamo?” esclamò Kensei, alzandosi in piedi.


“Giusto, andiamo!” disse Kenichi, balzando in piedi. Gli era del tutto passata l’apatia.


“Tu e Miu non verrete” affermò Akisame con calma.


“COOOSA?” esclamarono i ragazzi, all’unisono.


“Avete sentito benissimo, e sapete anche voi il perché-ribatté Akisame-quella gente ha l’obiettivo di rapire Discepoli forti, e di sicuro farebbero i salti di gioia all’idea di prendersi anche la nipote del Superuomo Invincibile ed il Discepolo Più Forte della Storia. Sarebbe veramente da stupidi tuffarsi nella bocca del leone e far loro un regalo del genere.
Capisco benissimo quanto per voi sia frustrante, ma anche questo è un modo di combattere. Dovrete sopportare e restare qui”.


Kenichi e Miu fremevano di preoccupazione e di rabbia.


“Tch…una cosa del genere doveva capitare proprio adesso…che l’Anziano…e Ranma…”


“Oh, ma NON E’ stato un caso che sia accaduto proprio ora” disse Saiga, serafico.


Di fronte alle proteste ed agli sguardi straniti di tutti, si spiegò meglio.


“Lo scorso mese, ho contattato Ranma, per conoscerlo e per affidargli un messaggio per voi.
Ma lui non ve l’ha riferito interamente.
Io avevo intercettato una telefonata, ed ero convinto che…uno di loro tre fosse un traditore al servizio dello Yami!” ed indicò Mousse, Ryoga e Kuno.


“Che Cosa?” protestò Ryoga, indignato.


“Tatewaki Kuno non ha niente a che spartire con gentaglia che rapisce fanciulle come la dolce Renka!” esclamò il samurai.


Mousse invece, aggrottò le sopracciglia, ma non disse nulla.


“Lo so-confermò Saiga-ed ora ne sono convinto anch’io, altrimenti non sareste qui seduti comodamente ma appesi a testa in giù in una cantina per venire interrogati.
Ranma, invece, non ha mai dubitato di voi.
Infatti, non l’ha riferito nemmeno ai suoi Maestri”


Nove paia d’occhi si fecero sbigottiti.


Ranma-san ci ha tenuto nascosta una cosa del genere? Pensò Miu


“Uhm…così facendo, ci ha fatto correre un bel rischio” soppesò Akisame.


“Oh, avrei potuto non lasciarglielo fare, oppure avvisarvi comunque, in un altro modo-precisò Saiga-ma il ragazzo era davvero indignato per i miei sospetti, e convinto che i suoi amici non potessero c’entrare niente, quindi per lui dovevo aver interpretato male il messaggio. Ha blaterato qualcosa del tipo << Io e loro siamo passati insieme attraverso il fuoco…>>”


Kuno, Ryoga e Mousse fecero delle espressioni sorprese nel sentire la fiducia che Ranma riponeva in loro.
Non se lo aspettavano, fino a quel punto.
Dannato Ranma. E adesso come facciamo a non farci coinvolgere?


“Quindi-continuò Saiga-ho deciso di fidarmi del suo giudizio, visto che sia il mio istinto che quello di mia figlia indicavano che Ranma era a sua volta degno di fiducia.
Anche se il parere di mia figlia…potrebbe essere stato di parte, il mio non lo era”
Miu arrossì ancora a quella frecciatina.


Kenichi balzò in piedi, come avesse avuto un’intuizione.
C’era…in effetti uno di loro del quale Ranma non si fidava, all’inizio…


“Ma…in che cosa consisteva il messaggio? Perché, Saiga-dono, dice che il momento non è stato casuale? Perché pensava ci fossero dei traditori-e lo sguardo di Kenichi lampeggiò su uno dei tre, ricordandosi un particolare-che avrebbero contribuito all’operazione? Ed in ogni caso, loro erano tutti qui quando Renka è stata rapita…”


“Perché il messaggio che ho intercettato diceva che uno degli Allievi avrebbe spezzato la concordia che c’è sempre stata al Ryozampaku, e che quello sarebbe stato il momento giusto per colpire.
A quanto pare, Ranma-kun aveva ragione, in un certo senso.
In effetti, ho interpretato male il messaggio.
Davo per scontato che si parlasse di uno dei nuovi allievi, ma…”

◊◊◊◊◊

Ranma non si era fermato un secondo, e non aveva mai perso di vista l’auto.


Com’è possibile che qualcuno abbia rapito Kisara? Non ha alcun senso!
Beh, non appena li avrò presi, li sbatacchierò per bene e farò loro sputare la verità!


Ad un certo punto, però, nei pressi della periferia sud, fu la macchina stessa a fermarsi in una stradina laterale.
Il ragazzo con il codino si acquattò sopra un palo della luce, preparandosi a colpire.


Tuttavia, quello che vide fu piuttosto strano.
Dall’auto uscì una lettiga con sopra una sorta di…bara di cristallo trasparente, dentro la quale c’era Kisara, narcotizzata, come confermato dal boccaglio respiratore che aveva infilato in bocca, collegato con un tubo ad una bombola.
Mezza dozzina di uomini con corazze come le Forze Speciali, ma senza insegne, scesero giù.


Stava quasi per saltare loro addosso, ma subito una camionetta più grossa e tutta nera accostò loro.
Da essa scesero una dozzina di uomini dello stesso tipo, ed una seconda barella…con una bara di cristallo identica.
Solo che l’altra Bella Addormentata era Renka!


COSA? Ma come…com’è successo?
L’ultima volta…l’ho vista fuggire dal portone a causa delle parole di Kenichi, ma…


Gli uomini cominciarono a parlare tra di loro.
“E’ andato tutto liscio?”
“Come l’olio. E voi?”
“Beh, non l’abbiamo catturata direttamente noi. E’ stato uno delle Lame.
Però siamo stati incaricati di scortarla perché è merce preziosa: capirai, la figlia di Kensei Ma del Ryozampaku”
“Davvero? E quello delle Lame l’ha prelevata da dentro il Ryozampaku?” domandò il primo, incredulo.
“Ma no, idiota, è uscita fuori lei.
Pare che gli Allievi avessero delle beghe sentimentali, cose del genere…che hanno causato anche dei litigi tra i Maestri.
La ragazza è scappata fuori e la Lama l’ha presa prima che riuscissero a riportarla indietro, tutto qui”
“Ma come ha fatto a sapere il momento giusto?”
“Beh, li teneva già d’occhio…li abbiamo spiati per mesi e conoscevamo i loro piccoli, sporchi, segreti…sapevamo che prima o poi sarebbero scoppiati dei dissidi interni”


Cosa? Ma allora…

◊◊◊◊◊

Ranma e Kenichi, a chilometri di distanza, uno col pensiero, l’altro con le parole, espressero simultaneamente lo stesso concetto.


“Ma allora…”


Ranma: “Non c’era nessun traditore!”


Kenichi: “Non c’era nessun traditore!”


“O meglio, la persona che ha causato il caos tra di noi…del quale hanno approfittato…”


Ranma: “IL TRADITORE SONO IO!”


Kenichi: “IL TRADITORE SONO IO!”


Entrambi si incolparono della faccenda, usando le stesse parole.

◊◊◊◊◊

 

“E’ stata colpa mia!” si martoriò Kenichi “devo contribuire a salvarli! Sono i miei amici!”


“Non ti dare colpe che non hai, bamboccio” lo fulminò con un’occhiata Sakaki “il fatto che non sappiate gestire emozioni e sentimenti è una cosa, ma il resto è stato tutta colpa dello Yami! A ben vedere, avrebbero rapito comunque tutti gli altri, senza che lo venissimo neanche mai a sapere!
La sola persona ad esserci andata di mezzo che altrimenti sarebbe stata salva è Renka, probabilmente; e prometto a Kensei che quei bastardi la pagheranno per questo.
Ma i vostri amici dell’Alleanza Shinpaku sarebbero stati rapiti sia che voi litigaste, sia che non avvenisse mai nulla di tutto ciò.
Sì, probabilmente allo Yami speravano che avvenisse qualcosa del genere per impedirci di reagire; una sorta di ulteriore assicurazione; ma nel peggiore dei casi, ci saremmo comunque potuti risvegliare un bel mattino per scoprire che avevano rapito i vostri amici sotto il nostro naso, nottetempo, e per quell’ora, sarebbero già stati portati fuori dal paese.”


Il Maestro cinese si alzò in piedi. “Hai ragione Sakaki, ma la cosa non mi consola. Andiamo, Ryozampaku, abbiamo già perso sin troppo tempo.


E tu, Kenichi-si rivolse al suo Allievo con un sorriso-anche se sono arrabbiato con te per la tristezza di Renka, non ti incolpo certo del suo rapimento.
Forse Sakaki ha ragione, o forse avevano intenzione di prenderla fin dall’inizio.
Però, in quel caso, sarebbe potuto capitare in qualunque altro momento…mentre usciva con gli amici, od andava a fare la spesa…
Ma nonostante tutto, io considero tutti i miei Allievi come miei figli, e poiché stasera ne ho già persa una, non voglio perderne altri.
Tu e Miu resterete qui, il caso è chiuso”


I due ragazzi ebbero dei moti di frustrazione, mentre tutti gli altri si alzavano per uscire.


Akisame raccomandò loro di barricarsi nell’edificio principale attivando tutte le misure di sicurezza.


Sia lui che Sakaki avrebbero tenuto nell’orecchio una delle ricetrasmittenti di sua creazione, quindi avrebbero potuto tenersi in contatto, in caso di necessità


Saiga, invece, rivolse uno sguardo interrogativo ai tre allievi di Nerima.
Il suo carisma riempiva la stanza.
Ma i tre giovani, per nulla impressionati, risposero con sguardi altrettanto determinati.
Avevano l’aria di chi non metteva in dubbio la propria partecipazione all’impresa.
Erano tutti affezionati a Renka, anche se l’avevano conosciuta da poco, e soprattutto erano lusingati della fiducia che Ranma aveva riposto in loro.
Anche se facevano parte del Ryozampaku solo da qualche mese, erano dei guerrieri e si sentivano in dovere di aiutare i loro Maestri in una simile, difficile, impresa.
Inoltre, sia Ryoga che Kuno erano amici dei ragazzi dell’Alleanza Shimpaku.


Uno alla volta, uscirono tutti.
In silenzio, determinati, come chi andava in guerra, ma molto calmi: non era il loro primo rodeo.


Saiga uscì per ultimo e rivolse uno sguardo comprensivo a sua figlia ed al Primo Allievo:
“Ragazzi, capisco che per voi sia difficile…ma vi prometto che salveremo tutti. Approfittate di questo tempo per fare ordine nel vostro cuore e…-entrambi i ragazzi avrebbero giurato che sulle parole successive l’uomo stesse ammiccando-soprattutto, riflettete su quale sia il modo migliore con il quale possiate contribuire”.


Quest’ultima frase sembrava nascondere dei significati ulteriori.
Poi Miu e Kenichi rimasero da soli dentro il Ryozampaku.

◊◊◊◊◊

Ranma capì che non avrebbe potuto intervenire per salvare le ragazze, senza mettere in allarme gli altri loro complici, della cui esistenza non dubitava.
Se erano andate a prelevare loro…quasi certamente, tutti gli altri membri dell’Alleanza Shimpaku non erano al sicuro.
Forse, a quell’ora, erano stati già presi tutti.
Lì però non li vedeva.
Se le avesse salvate subito, magari avrebbe perso per sempre l’opportunità di scoprire dove fossero tutti gli altri.
Doveva seguirli.
Scoprire dove intendessero portarli e poi intervenire.


Se fosse stato troppo difficile per lui da solo, avrebbe contattato Sakaki con la ricetrasmittente che gli aveva regalato, ma preferiva non farlo subito.
Non poteva essere certo che la comunicazione fosse sicura.
Li seguì con discrezione da breve distanza.


Non riusciva a credere che la situazione al Ryozampaku, la gelosia di Kenichi per la relazione tra lui e Miu e la stessa relazione di Kenichi con Renka (per tacere della reazione dell’Anziano) potessero essere state la causa di quel disastro.


Lo Yami aveva previsto che avremmo finito col litigare ed hanno approfittato della situazione per mettere in atto il loro piano.
Era di questo che parlava Saiga, anche se non aveva scoperto tutto.
Sapevano che un Ryozampaku diviso non avrebbe potuto opporsi ad un piano del genere: il rapimento simultaneo di molte persone, in ogni parte di Tokyo.
Ed è tutto accaduto a causa mia! Se non fossi mai arrivato al Ryozampaku…questo non sarebbe successo!
Ma che razza di bell’eroe che sono! Ho causato io questa situazione!
Salverò i rapiti e poi sparirò per sempre dalle loro vite! Staranno meglio senza di me!

◊◊◊◊◊

Haruo Nijima si risvegliò di soprassalto.
Kenichi sosteneva da tempo che il suo compagno di scuola avesse dei superpoteri “alieni”, una specie di sesto senso, per prevedere i guai ed analizzare le situazioni.
Era stato proprio quel sesto senso a farlo svegliare.
Eppure, intorno a lui non c’era nessuno.


Il giovane era anche un ottimo informatico ed aveva installato in casa propria un computer molto sofisticato e sempre acceso, collegato con quelli dell’Alleanza Shimpaku e del Ryozampaku.
Quando si alzò, la prima cosa che fece fu controllare il telefono.
Non lo trovò.
Sentì un brivido freddo dietro alla nuca.
Allora andò a cercare il secondo telefono che teneva di scorta.
Non trovò neppure quello.
A questo punto era decisamente agitato.
Si mise a cercare freneticamente nel luogo dove teneva il terzo telefono, e…lo trovò.
Rassicurato, lo accese per provare a contattare i suoi sottoposti, ma non rispondeva nessuno.
Peggio ancora, gli pareva che non ci fosse proprio linea.
Andò pertanto verso il suo computer e ne sbloccò la password.
Sullo schermo apparve una mappa di Tokyo con una ventina di lucine azzurre.
Ciascuna di esse indicava la posizione di uno dei membri dell’Alleanza Shimpaku.
Nijima aveva provveduto ad introdurre delle microspie in ciascuno dei loro cellulari, per essere in grado di seguirne gli spostamenti, in caso di necessità.


Senza dirglielo, ma per il loro bene. Ovvio.


Però le lucine cominciarono a sparire.
Una dopo l’altra.
Era come se i cellulari stessero venendo distrutti, uno per uno.
Al giovane vennero i sudori freddi.
Erano sotto attacco!
Questo non va bene. Devo avvisare Akisame al Ryozampaku…


Prima che potesse farlo, una mano lo prese alle spalle mettendogli un panno imbevuto di cloroformio sulla bocca.
Lo stratega degli Shimpaku resistette solo un po’ e poi scivolò nel sonno.


“E’ stato facile” dichiarò uno dei due uomini che stavano alle sue spalle.
Erano vestiti come membri delle squadre antisommossa, tutti di nero con imbottiture protettive, ma senza insegne.


“Sì, ma questo tizio è stato in gamba.
Il terzo cellulare non eravamo riusciti a trovarlo, né a sbloccare la password del computer, in così poco tempo.
Abbiamo dovuto lasciarci notare per farlo svegliare e farlo fare a lui.
E guarda qui. Stava spiando i suoi stessi compagni.
Che bastardo prudente. E’ quasi al livello dello Yami. Quasi…”


Il suo compagno spezzò in due a mani nude il cellulare del ragazzo e cominciò a legarlo strettamente ed imbavagliarlo.
“Ed ora cosa facciamo? Dobbiamo prelevare anche lui?”
“No, non è necessario, non è sulla lista. I capi si sono però raccomandati di fare due cose-disse il primo sedendosi alla postazione e tirando fuori una chiavetta USB ed un dischetto ed infilando la prima in una delle prese-la prima è di copiare tutte le informazioni che ci sono qui dentro”.


“E la seconda?” domandò l’altro, che aveva già finito di trasformare il Comandante Supremo degli Shimpaku in un insaccato da appendere al soffitto.
“La seconda-dichiarò il tecnico, osservando le lucine azzurre sparire rapidamente, una dopo l’altra, dallo schermo, mentre la barra verde caricava rapidamente fino all’85%-è di cancellare tutte le informazioni che ci sono qui dentro dopo averle copiate”


“Va bene. Vado a recuperare l’apparecchio che abbiamo piazzato per disturbare le comunicazioni telefoniche e segnalo ai nostri uomini all’esterno che è tutto in ordine”
“D’accordo. Poi esci pure. Io ti raggiungo subito”.


Presto la barra si riempì del tutto. Le informazioni erano state copiate correttamente.


E’ anche possibile che abbia realizzato un backup delle informazioni tramite hard disk esterno, ma non abbiamo tempo di cercarlo.
Non importa. Dal momento che ora sappiamo cosa abbia scoperto su di noi, nel giro di una settimana quelle informazioni non varranno più un fico secco.


Ed il tecnico, in men che non si dica, sfilò la chiavetta per poi infilare il cd con il virus.
Sullo schermo comparve un avviso di cancellazione dei dati, che anch’esso si si riempì rapidamente fino al 100%.
Se il piano stava andando come programmato, e non c’era motivo per dubitarne, in quello stesso momento, qualche suo collega del reparto informatico dello Yami stava facendo la stessa cosa con l’altro computer che Nijima teneva alla sede centrale dell’Alleanza Shimpaku.


Sfilato anche il cd dal computer, per non lasciare tracce, il tecnico si alzò, rivolgendo poi uno sguardo al patetico ometto che dormiva legato come un salame.


E’ strano pensare che i capi avessero tanta premura di rendere innocuo questo tizio.
A quanto pare ne temevano le capacità strategiche ed organizzative.
La maggior parte dei nostri bersagli lavora per lui, per strano che possa sembrare.
Comunque, domattina, al suo risveglio, avrà una brutta sorpresa.
Non sarà più il Comandante Generale di un bel niente.
Tutti i suoi sottoposti spariranno dal Giappone per non fare più ritorno.

Sei stato comunque fortunato, ragazzo.
Non capita a molti di attraversare la strada dello Yami ed uscirne tutti interi.


Ed inforcò l’uscita.

◊◊◊◊◊

 

I due giovani praticanti giravano per le stanze del Ryozampaku come tigri in gabbia.


“E’ inutile che ti agiti tanto-gli disse Miu-hai sentito cos’hanno detto i Maestri, no?
E ti ricordo che l’ultima volta che abbiamo disubbidito alle loro direttive, Shigure è stata catturata! **
Ed anche stavolta, dobbiamo vedercela con le Otto Lame Esecutrici! Ma noi non possiamo farcela contro quella gente!”


“Lo so!-replicò Kenichi, con frustrazione-è che non riesco a starmene qui senza far niente! Vorrei poter contribuire…in qualche modo…in qualunque modo!”


Si calmò, e poi la guardò.
Erano soli per la prima volta da una vita.
E non avevano ancora parlato da quella mattina…


“Senti, Miu, io…”


“Kenichi, non ho voglia di parlarne, ora” tagliò corto la ragazza.


“Certo. Io…capisco” disse, mogio.


Si diedero le spalle e rimasero in silenzio per quella che parve un’eternità.
Erano entrambi incupiti ma poi, invece, fu proprio la bionda a rompere il silenzio.


“Però, volevo che tu sapessi-cominciò-che io non…che quello che è successo con Ranma non significa che…cioè, io…tu ora, di me penserai che…oh, sono così confusa!”


Kenichi fece un sorriso amaro, ma al contempo era come sollevato.
Era ancora la solita, vecchia Miu. Nonostante tutto.


“Beh, a dire il vero, io devo ammettere che…ero arrabbiato prima, ed anche…geloso, e…sconvolto, in generale.
Ho passato l’ultimo mese senza credere a quello che stava succedendo, come in un sogno ad occhi aperti.
Ma in realtà ha ragione Ryoga.
Anche io…ho fatto praticamente la stessa cosa.
Quindi…ho sbagliato a prendermela con te.
In realtà…non ho il diritto di…giudicarti.
O di dirti…come vivere la tua vita.
Ti ho considerata…una mia proprietà.
Non avrei mai dovuto, e te ne chiedo scusa.
Ero soltanto scioccato. E ferito.
Ho commesso degli errori.
Forse ne abbiamo…commessi entrambi” concluse, speranzoso.


Miu si sforzò di esprimere il dubbio che le martellava il cuore da mesi.


“Ma…sarà stato davvero un errore?” disse, pentendosene subito dopo.


Lo sguardo di shock di Kenichi la spinse a specificare.


“Voglio dire, forse…alla fine della fiera…tu e Renka…ed io e Ranma…magari, in realtà…siamo per davvero…” non riuscì a concludere la frase.


Non ci credeva davvero neanche lei, ma non voleva liquidare quella possibilità.


Per superare la cosa, doveva considerare l’eventualità, per improbabile che fosse.
E se Kenichi fosse stato più felice con Renka?
Era davvero giusto che la mollasse per inseguire lei?


Lei, che si vergognava di quello che aveva fatto.
Di come doveva essere apparsa agli occhi di Kenichi.
Di come aveva infranto la loro tacita promessa.
Lei che aveva ceduto alla passione con Ranma, ma che…non aveva avuto il coraggio di dirlo a nessuno, perché…forse, in fondo…non voleva che fosse davvero reale?
Quanto piuttosto, un modo per fuggire dalla quotidianità? Per essere liberi, felici, senza responsabilità né vincoli, per una volta?
Una specie di favola.
Un intermezzo.


Kenichi fece tanto d’occhi.
Stette in silenzio un po’, si guardò nel cuore e poi disse:


“Io…non avrei dovuto…illudere Renka.
Ne sono pentito. Non l’ho fatto di proposito.
Tutto è…accaduto senza quasi che me ne rendessi conto.
Mi sono lasciato trascinare dagli eventi.
Non mi ero mai reso conto di cosa provasse per me.
E sotto molti aspetti, lei mi piace.
In effetti, nell’ultimo mese, ho provato a convincermi che andasse bene così.
Che questa avrebbe potuto essere la soluzione migliore.
Ma stavo mentendo a me stesso, e l’incidente di stamattina ne è stato la prova.
Io non credo di…provare per lei qualcosa di…simile a quello che…so di provare per te…
perché, tu, invece…per Ranma…provi…?”


“Io…no!
Non lo so! Non credo! Non…fino a quel punto!”


La ragazza dovette riordinare le idee.
“Con Ranma…c’è un’intesa a vari livelli, lo ammetto.
Ma non c’è…esattamente amore. Penso sia così anche per lui.
Tutto è cominciato perché…indagavo sul suo segreto.
Sul fatto che si trasforma in ragazza.
Lui ha deciso di rivelarmelo spontaneamente.
In quel periodo…ero in rotta con tutti voi perché avevo capito che mi mentivate”.
Kenichi parve ferito da quella rivelazione.
“Io…non volevo…insomma, era un suo segreto, non mio”.


“Lo so! Lo capisco! Ma in quel momento ero arrabbiata.
E, sentendo di potermi fidare di lui…mi sono lasciata andare.
Ho fatto qualcosa che forse avrei voluto comunque fare, ma...che non avrei mai fatto, altrimenti”.


Sospirò.
“E’ stata…passione. Niente di più.
Da un lato io…me ne vergognavo.
Di aver ceduto…all’istinto.
E forse uno dei motivi per tener tutto segreto, in fondo…
era che non volevo…che TU; di tutte le persone, lo venissi a sapere…”


Lanciò al ragazzo uno sguardo malinconico.


Kenichi parve stupito.
Rinfrancato, persino.


“E poi anche perché, invece, SAPEVO come avrebbe reagito il nonno” aggiunse, amara.


Già…


Per un istante, pensarono entrambi la stessa cosa.
“Però, Ranma…ora starà bene, vero?” abbozzò la bionda.


“Oh, ma certo!
E’ così in gamba…non si sarà lasciato prendere…credo.
Spero.”


Calò un silenzio preoccupato.
Entrambi si immaginarono il peggio.


Fu interrotto da un BIP; BIP; BIP che li fece accorrere nella sala computer di Akisame.
Benedissero quel suono per aver interrotto l’imbarazzo.


Kenichi sapeva più o meno come funzionasse il computer.
Ci smanettò rapidamente sopra.
“E’…un messaggio. Su una linea protetta. Viene…da Ryuto Asamiya!”


“Ryuto-kun? Ma com’è possibile?”


“Gli avevo lasciato dei dati per mettersi in contatto con noi in caso di necessità. Pare che voglia aggiornarci su una questione molto importante”


Ryuto Asamiya, amico d’infanzia di Kenichi, ex capo del Ragnarok, ex membro dello Yomi ed ex allievo di Isshinsai Ogata dello Yami.
Da mesi, ormai, aveva disertato ed era in fuga dai suoi vecchi capi, ma continuava a raccogliere informazioni utili a combattere il male, proprio come Saiga.


“Ci avverte…di quello che sta succedendo!
Pare…che lui e Saiga abbiano lavorato insieme al caso!
Accidenti! Questo non ce lo aveva detto neanche Saiga! Forse…è proprio Ryuto-kun l’infiltrato nel centro ricerche?”


“E che altro dice?”


“Pare che…voglia farci avere al più presto un aggiornamento dell’ultimo minuto!
Dice:
ATTENZIONE. NON C’E’ UN SOLO MEZZO DI TRASPORTO PER I RAPITI.
CE NE SONO DUE SEPARATI. ED IL SECONDO SI TROVA…”


Entrambi i ragazzi fecero tanto d’occhi nel leggere tutto il messaggio con la località.


“Stai dicendo che metà dei rapiti saranno portati fuori dal Giappone con un mezzo di trasporto e l’altra metà con un altro?-esclamò Miu-ma è terribile!
Mio padre ed i Maestri sono andati tutti nel sito n° 1. Se esiste un sito n° 2…metà dei rapiti saranno comunque portati via, malgrado i loro sforzi!”


“Già, a meno che…non interveniamo noi per impedirlo!”

◊◊◊◊◊

Hayato volava letteralmente da una parte all’altra di Tokyo, senza dubbio spaventando i residenti e generando leggende metropolitane che sarebbero durate per gli anni a venire.
Malgrado la sua vista acuta, non era riuscito ad individuare Ranma da nessuna parte.
Quel verme si era come volatilizzato.
A dire il vero, era contento di non averlo trovato subito, perché col passare delle ore, si era un po’ calmato.
Certo, aveva comunque intenzione di ridurlo in poltiglia, ma ora, almeno, non gli avrebbe causato dei danni permanenti…probabilmente.


Ad un certo punto, però il suo udito sopraffino sentì uno squittìo che conosceva bene.
Si fermò sull’asta di una bandiera di un’ambasciata per attendere che il suo piccolo amico lo raggiungesse.
Era Tochoumaru, il topolino-ninja di Shigure.



Aveva stretta intorno al corpo una striscia di cuoio che teneva ferma, sulla schiena, un foglietto di carta arrotolato.


“Probabilmente, è Akisame che mi implora di non far fuori Ranma…ma comunque, leggiamo cosa dice”


Ma mentre carezzava il topolino con una mano e svolgeva il rotolo con l’altra, trasalì.
Quelli che vedeva non erano caratteri giapponesi.
Era un codice convenzionale che conoscevano solo due persone al mondo: una era lui, e l’altra…


Quindi mio figlio Saiga ha chiesto ad Akisame di farmi avere questo messaggio.
Può averglielo dettato solo lui.
Dev’essere una cosa seria. Di certo riguarda l’avvertimento del mese scorso.
Vediamo se mi ricordo come si traduce…


Quando ebbe finito, gli schizzarono gli occhi fuori dalle orbite, inarcò la schiena e lanciò alla luna un grido di pura, primordiale, rabbia.


Si racconta che gli abitanti di Tokyo tramandassero ai loro figli quella storia per molti decenni a venire: Lo Yokai Urlante.


Però, così com’era venuto, se ne andò.
Infilato il topolino in una manica dell’abito, schizzò a tutta velocità in direzione opposta a quella da dove era venuto.

◊◊◊◊◊

 

Ranma si avvicinò ad una nave, al porto.


C’erano decine di mezzi ed un centinaio almeno di uomini come quelli che aveva seguito.
Iniziarono le operazioni di carico delle bare di cristallo su un’immensa imbarcazione che sembrava una nave da crociera riadattata.


In ciascuna delle bare, riconobbe uno dei suoi amici dell’Alleanza Shimpaku: Takeda, Ukita, Freya, Siegfrid, Thor, oltre a Renka e Kisara.


Ciascuno di loro era addormentato, attaccato al respiratore e ciascuno di loro portava appoggiati in petto i Tekkou che Shigure aveva preparato per loro, quasi un anno prima.
Uno per uno i prigionieri vennero caricati a bordo.


Ranma notò anche che in mezzo agli scagnozzi vestiti di nero in tenuta antisommossa ce n’erano anche degli altri più strani, che sembravano invece degli scienziati e che supervisionavano con grande attenzione il carico di bizzarri apparecchi scientifici.


Dannazione! Ho perso l’attimo! Avrei fatto meglio a liberare subito quelle due, e poi avvisare il Ryozampaku con la ricetrasmittente che mi ha dato Sakaki!
Non ce la farò mai da solo a liberare tutti quanti, in mezzo a tutta quella gente…per assurdo, sarebbe meno difficile infiltrarmi sulla nave.
Oppure, dovrei contattare i Maestri adesso e sperare che arrivino in tempo, prima che la nave salpi?
Ma…chi è quella persona? La sua aura…è persino maggiore di quella dei Maestri del Ryozampaku!


Dalla scaletta scese infatti a supervisionare il tutto una donna molto alta.
Giapponese, eppure più formosa di qualunque giapponese Ranma avesse mai visto.
Sfoggiava un abito tradizionale da Ju Jitsu che nascondeva ben poco gli enormi seni.
Aveva una cascata di capelli lunghi, lisci e brillanti che le ricadevano sciolti sulla schiena.
Gli occhi erano ridotti a due fessure, e freddi.
Anzi, non freddi. Proprio spenti.
Come se non provasse nessuna emozione.



Lei è…uno dei membri dello Yami? Un’Ombra, Nove Pugni?


“Sbrigatevi, la nave deve salpare tra mezz’ora”


La sua aura sembrava avere effetto sui mercenari in corazza.
Ranma pregò che non lo percepisse da dietro la cassa che usava per nascondersi.


All’improvviso, però, sentì un’altra aura venire dalla parte opposta.
E gli sembrava…di conoscerla!


Era una persona che credeva non avrebbe mai più rivisto.
Camminava ciondolante, come se fosse la proprietaria del posto, agitando appena il lungo bastone nodoso che teneva in mano.
Al suo passaggio, i mercenari non reggevano la pressione spirituale e svenivano sul colpo.
L’abito a sbuffo verde, la fascia rossa, i lunghi capelli bianchi e la faccia da mummia rinsecchita.



Cologne era entrata in scena.


Cosa diavolo ci fa qui?


La donna dello Yami, cioè Kushinada Mikumo, detta il Pugno Ammaliante o La Strega del JuJitsu, diede un ordine ai suoi uomini, guardando con curiosità e rispetto la nuova arrivata.


“Scansatevi, voi, se non volete cadere come mosche.
Raccogliete i vostri compagni, allontanatevi di là e proseguite il carico.
Sembra che sia venuta a trovarci una persona interessante.
Come avete saputo di noi? Ve l’ha detto un uccellino?”


“No, un papero. Che tu ci creda o no”.


“Viviamo in tempi davvero strani…è valsa la pena di vivere così a lungo”


“Umpf! Dunque è così. Il vostro aspetto giovane e seducente è soltanto un inganno…molte primavere ha visto quel corpo…e credo di indovinare a chi appartenga.


Molti anni fa…il tuo paese invase il mio…e tutti i praticanti di arti marziali più forti vennero contattati dai loro governi per partecipare al conflitto.
Avevo sentito parlare…di una coppia di praticanti giapponesi che invece si opponevano al loro stesso governo.
Lei era una praticante di JuJitsu coi capelli corti e lui una specie di selvaggio dai capelli chiari…”


“Tch! Avete un grande intuito! Tuttavia, quella ragazza non esiste più.
Era giovane, ingenua ed idealista. Il passare del tempo le ha fatto comprendere i suoi errori ed ora sa come dovrebbe realmente funzionare il mondo.
Quello stesso scorrere del tempo che ha trasformato voi in una mummia raggrinzita” concluse con malizia.


“O forse è vero piuttosto il contrario-replicò Cologne, seccata-queste mie rughe sono la prova dei miei anni, è vero…eppure, il tempo non è trascorso invano: le numerose esperienze che ho vissuto mi hanno regalato una grande saggezza.


Invece, chi come te ha fatto ricorso alle arti oscure per ritardare l’invecchiamento…per vanità…chi cerca di ignorare il tempo che passa…o si illude di fermarlo, cancellandone le tracce esteriori-un’azione sciocca quanto chiedere alla Terra di smettere di girare intorno al Sole-di certo non ha appreso da esso alcun insegnamento utile.


Che pena, vedere una persona anziana…che ragiona ancora come una giovane, con la stessa arroganza e mancanza di giudizio!
 E di sicuro, una persona del genere…non è qualcuno a cui affidare il futuro delle arti marziali!” dichiarò minacciosa, iniziando a gonfiare l’aura.


“Dunque è per questo che siete qui? Per fermarci? Perché abbiamo diversi punti di vista?
Eppure non sembrate uno di quegli sciocchi che si battono per la giustizia ed evitano di uccidere…” replicò la donna, aumentando l’aura a propria volta.


“No, infatti. Seguo le tradizioni del mio villaggio che lo mantengono prospero e libero da tremila anni.
E molte di esse sono severe e spietate.
Tuttavia-aggiunse, facendo un cenno, impercettibile, nella direzione nella quale si era nascosto Ranma-si basano tutte sul principio, anzi, sulla necessità, di tramandare la conoscenza alle nuove generazioni.
E dunque di preservare tale conoscenza…e coloro ai quali essa è destinata!


Negli ultimi anni, poi…sono un po’ cambiata.
Mi sono trovata spesso a fare il tifo anche per degli avversari, che però erano meritevoli…ad aiutarli, persino contro il mio interesse…e questo perché…io sono una Maestra in tutto e per tutto!
Mi viene completamente spontaneo aiutare dei giovani di talento ad evolvere…a raggiungere il livello al quale sono destinati.


Loro sono il futuro del nostro mondo.
Un futuro che noi vecchi-che abbiamo custodito le arti marziali che a nostra volta ci sono state tramandate-dobbiamo preservare.
Perciò, se dei giovani praticanti sono minacciati…come pulcini ai quali si impedisce di spiccare il volo…io interverrò!”


“Tsk! Pensi davvero di fermarci da sola?” disse la donna, sarcastica.


Kushinada aveva un’assoluta fiducia nelle proprie capacità.
E ne aveva ben donde: sapeva infatti di essere ad un livello superiore a quello dei Maestri del Ryozampaku o di un’Ombra, Nove Pugni e delle Otto Lame Lucenti.
Soltanto Saiga Furinji poteva starle alla pari.
E soltanto Hayato ed Ouganosuke, il capo delle Lame, potevano dirsi nettamente superiori.


Eppure dovette nascondere la propria sorpresa nel percepire che l’aura della vecchia fosse potente quanto la sua.


Ranma iniziò, impercettibilmente, ad avanzare verso la nave, per salirci come clandestino, mentre Cologne teneva a bada quel mostro.
In qualunque modo fosse stata coinvolta, doveva sfruttare l’opportunità che gli stava dando.


“Non è necessario che vi fermi io!-replicò Cologne-Beninteso, farò quanto posso, ma poi è sufficiente che affidi alla nuova generazione il lavoro che può essere fatto da loro! In fondo, è necessario che imparino a cavarsela da soli, prima o poi!”


Kushinada Mikumo si guardò intorno, nervosamente.
“Non vorrai mica dire che…”


“Tuttavia-aggiunse Cologne, prima di balzare all’attacco-c’è una cosa che io E SOLO IO posso fare: ed è impedire che tu, almeno tu, salga su quella nave e salpi con essa. Così gli altri ai quali affiderò il futuro…avranno almeno una possibilità in più”


Mikumo capì. Il suo obiettivo era uno stallo. Bloccarla lì il più a lungo possibile.


“Interessante…pensi di riuscirci, vecchia mummia?”


“Mettimi alla prova, falsa-giovane baldracca!”


Ed in un istante, le due donne balzarono una contro l’altra.


Si sentì un’esplosione di Ki enorme.
Chi ne avesse avuto la capacità, avrebbe intravisto centinaia di colpi scambiati a velocità supersonica.


Ranma si tuffò dentro un oblò della nave e non vide più nulla.

◊◊◊◊◊

 


Nota dell'Autore:


E' un capitolo di transizione, come sarà per certi versi il prossimo, ma è anche molto importante: il rapimento, uno per uno, di tutti i ragazzi dell'Alleanza Shimpaku da parte dello Yami è la minaccia che il Ryozampaku deve affrontare.
Ho pensato ad un tipo di obiettivo abbastanza logico per i cattivi, che dopo la conclusione del manga di Kenichi non sono certo domati, ma sono ridotti di numero. Ogata Isshinsai ha scelto personalmente tutti coloro che sono diventati Shimpaku, quindi la cosa fila.
Ci sono anche alcuni punti cruciali: il confronto tra Kenichi e Miu, Ranma che decide di rivelare la verità a Kisara, ed il fatto che Ranma e Kenichi si accusino a vicenda di quanto sia successo. ho provato il più possibile a mescolare gli eventi privati con quelli avventurosi in modo coerente: cioé come gli uni influenzassero gli altri, per fare in modo che senza risolvere i primi, cioé sé stessi ed il modo in cui si rapporta agli altri, non si può essere del tutto efficaci nel compiere il proprio dovere. Il tema della sincerità continua ad emergere prepotente: trovo interessante che si possano avere due punti di vista opposti in proposito.
Riguardo ai nostri cinesi preferiti, far apparire Cologne è stata sia una sorpresa, che un tocco di fanservice, che una necessità narrativa. Quanto alle sue parole, probabilmente avete capito tutto (decidere come dividere i capitoli a volte è un lavoraccio), ma nel prossimo capitolo sarà tutto chiaro comunque.
Ho voluto dare spazio a Nijima: non posso dire di adorarlo, ma la sua presenza era calcolata, ed è plausibile che lo Yami volesse occuparsi di ciò che sa di loro.
Comincia a delinearsi una situazione complessa, che il prossimo capitolo spiegherà nei dettagli: portate pazienza, perché poi si passerà all'azione, e ne vedremo delle belle!

 
Legenda


Eternal Sunset*: la saga finale di Kenichi, dai volumi 56 al 61


** cioè nel capitolo 542, volume 57 di Kenichi
 
 
Mini-Guida per il manga di Kenichi:


Dou: il modo di combattere sfruttando le proprie emozioni e facendo esplodere il Ki all’esterno. Sakaki, Apachai, Miu, Ryoga, Kuno e Kisara usano il Dou


Sei: il modo di combattere sfruttando la calma interiore e la capacità analitica e controllando le emozioni, per trattenere il Ki. Hayato, Akisame, Kensei, Shigure, Kenichi, Ranma e Mousse usano il Sei.


Katsujinken: o Pugno Che Salva, è la filosofia seguita al Ryozampaku, per la quale le arti marziali si usano per il bene, per salvare il prossimo e non per uccidere


Satsujinken: o Pugno Che Uccide, è la filosofia seguita dall’Organizzazione Yami, per la quale le arti marziali si usano per egoismo, profitto personale ed uccidere i nemici

   
 
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