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Autore: Star_Rover    09/04/2024    4 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
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Carissimi, questo è l’ultimo capitolo prima dell’epilogo finale.
Grazie per essere giunti fin qui, come sempre, voi lettori siete l’anima del racconto 
❤️
 

 
XLII. Sotto il cielo del Nord 
 

Il sergente Hiltunen si stupì di trovare ancora qualcuno all’interno della caserma. Tra libere uscite ed esercitazioni, in quel periodo il campo di Hamina era quasi sempre deserto.
Emil attraversò la stanza con l’ausilio del suo bastone da passeggio. Il suo fisico non si era ancora ripreso completamente dopo il periodo di convalescenza. Probabilmente avrebbe portato sul suo corpo i segni di quelle ferite per ancora molto tempo.
«Tenente Koskinen! Se non sbaglio oggi è il suo giorno libero»
Il giovane ufficiale invitò il sergente a sedersi al tavolo.
«A dire il vero preferisco restare qui, è un posto tranquillo»
Emil espresse il suo disaccordo: «le farebbe bene uscire da queste mura ogni tanto»
«Credevo che avessimo superato le formalità, almeno in privato»
Il sergente assunse una posa più rilassata.
«Già, allora…cosa è ti è successo? Ho saputo che hai rinunciato a una promozione»
«Ho ritenuto che fosse la giusta decisione»
Hiltunen aveva notato immediatamente la sua inquietudine.
«Per quale motivo?»
Egli sembrò voler evitare l’argomento, ma in compagnia del sottufficiale sentiva di potersi confidare.
In fondo, quell’uomo poteva ben comprendere la sua situazione.
«Durante l’assalto a Tampere hai rischiato la vita per salvarmi e non lo hai fatto soltanto perché ero il tuo comandante»  
Emil guardò il giovane negli occhi.
«È vero. L’ho fatto perché desideravo proteggerti» confermò.
Dopo aver ascoltato quelle parole il tenente si decise a rivelare la verità.
«Sulla strada per Lahti ho salvato la vita di un uomo che avrei dovuto condannare. Questo fa di me un traditore»
Il sergente non fu sconvolto da quella confessione, al contrario, dentro di sé fu lieto di sapere che l’animo di quel ragazzo non era stato del tutto corrotto dalla guerra.
«Il fatto che ti senta in colpa dimostra che tu abbia davvero a cuore la questione e che abbia preso seriamente il tuo incarico»
«Un buon ufficiale si sarebbe comportato diversamente» sentenziò.
«Un uomo deve essere leale con se stesso prima di esserlo agli occhi del mondo»
Jari scosse la testa.
«Non considero il mio tradimento come un errore, se dovessi tornare a quel momento, non cambierei nulla»
«La guerra ci ha messo tutti a dura prova e tu sei ancora così giovane…dopo tutto quello che hai dovuto sopportare, non puoi rimproverarti un atto di umanità»
«Non credo di poter convivere con questa consapevolezza. Come potrei essere un esempio per questi uomini sapendo di aver tradito la loro fiducia?»
Hiltunen poggiò una mano sulla sua spalla e si rivolse a lui con tono paterno.
«Hai disobbedito agli ordini per fare ciò che ritenevi giusto. Il tuo è stato un atto di coraggio ed è giusto che non abbia rimpianti»
Jari sembrò trovare un po’ di conforto in quelle parole.  
La conversazione venne bruscamente interrotta dall’arrivo di un soldato. 
«Signor tenente, c’è una visita per lei»
Jari sospirò: «se non è urgente, puoi dire che non sono disponibile al momento»
Il ragazzino tentennò sulla soglia.
«Si tratta di suo padre, il signor Koskinen ha insistito per incontrarla»
L’ufficiale esitò, fu il sergente a rispondere per lui. 
«Grazie Halko, riferisci che il tenente si presenterà al più presto»
Jari attese che la recluta fosse uscita prima di parlare.
«Non intendo vedere mio padre, non adesso» protestò.
«Per quale ragione? Dopo tutto questo tempo è normale che lui sia preoccupato per te. La famiglia è importante…»
«Ti ho già detto che mio padre non si è mai interessato a me. Di certo non inizierà ora» lo interruppe freddamente.
Il sergente insistette.
«Quell’uomo ha atteso il tuo ritorno e di certo ha sofferto per la tua mancanza. Sei suo figlio, lui ha bisogno di te. Non puoi essere così egoista da non capirlo!»
«Non è così semplice» replicò Jari in sua difesa.
«Dagli almeno l’occasione di dimostrare di essere un uomo migliore. Sono sicuro che sarà felice di vederti e che non sprecherà una seconda possibilità»
Il tenente non era convinto, ma alla fine si rialzò in piedi.
«Qualunque fosse la promessa fatta a mia madre, sono certo che tu l’abbia mantenuta»
Emil avvertì gli occhi lucidi per la commozione.
«Sarò sempre disposto ad aiutarti e a sostenerti, ma non posso essere io la persona di cui hai bisogno adesso»
Jari strinse la mano del sergente, poi si allontanò con la consapevolezza di non poter più evitare quel confronto.
 
Quando raggiunse il fondo del corridoio Jari riconobbe la figura del padre. Il dottore attendeva con ansia il suo arrivo, il suo nervosismo era ben evidente.
Ritrovandosi davanti al figlio, Fredrik trascurò ogni formalità e lo abbracciò con sincero trasporto.
Jari fu sorpreso da quella manifestazione di affetto, suo padre era sempre stato rigido e distaccato nei suoi confronti. In quel momento non poté far altro che ricambiare quella reazione calorosa e spontanea.
«Sono così felice di rivederti! Sono stato tanto in pensiero per te in questi ultimi mesi…» disse il medico quando si distaccarono.
Jari tentò di rassicurarlo.
«Come vedi sto bene, non devi preoccuparti»
Il dottor Koskinen era veramente avvilito.
«Mi dispiace per non averti sostenuto in passato, ho sbagliato a pretendere di sapere cosa fosse meglio per te. Soltanto quando ho rischiato di perderti ho capito cosa fosse davvero importante. La verità è che sono orgoglioso di te, lo sono sempre stato»
Il giovane non dubitò della sincerità del genitore. Nemmeno per lui doveva essere stato semplice trovare il coraggio di esprimere ciò che provava realmente.
«So che deve essere stato difficile per te dopo la morte della mamma. Anche io ho sbagliato a incolparti per le tue scelte. Il tuo unico scopo era proteggere la nostra famiglia, hai sempre agito con buone intenzioni»   
«Dunque puoi perdonarmi?» chiese l’uomo speranzoso.
Jari annuì, in fondo Emil aveva ragione, suo padre meritava una seconda opportunità.
Il dottor Koskinen sentì il cuore più leggero. Temeva che fosse ormai troppo tardi per riavvicinarsi al figlio. Quella guerra però aveva messo entrambi nella condizione di potersi comprendere e assolvere a vicenda.
Dopo quel chiarimento, Fredrik cambiò argomento, passando a liete notizie.
«Sono venuto anche per dirti che tua sorella sta per sposarsi. Spero che tu voglia tornare almeno per il suo matrimonio»
Jari accennò un sorriso. 
«Certo, voglio che quel giorno Kaija sia felice»
Fredrik fu lieto di sapere che presto la famiglia si sarebbe riunita.
«Potresti approfittarne per restare un po’ al villaggio» azzardò.
Il tenente rifiutò l’invito del padre.
«Sono cambiate tante cose, ho bisogno di tempo per capire che cosa voglio davvero»
«Comprendo le tue motivazioni. In ogni caso, desidero che tu sappia che a casa ci sarà sempre un posto per te»
 
Emil osservò dalla finestra le due figure che passeggiavano nel cortile della caserma. Sentì di aver fatto il suo dovere nell’aiutare quel giovane a riallacciare i rapporti con il padre.
Non poté evitare di provare anche una nota di tristezza, che però fu presto spazzata via dalla consapevolezza di aver fatto la cosa giusta. 
Il sergente poté considerarsi soddisfatto, finalmente era riuscito a dimostrare il suo amore per Helena. Non aveva più alcun rimpianto.
 
***

Il giudice Manner osservò le onde che si infrangevano sugli scogli. In lontananza, il blu intenso del mare si sfumava con l’azzurro del cielo. I gabbiani volavano sopra alla costa, lasciandosi trasportare dal vento.
Al suo fianco, Evert si era tolto le scarpe per immergersi fino alle caviglie nell’acqua gelida.
«La ringrazio per avermi concesso questa passeggiata. Come ha fatto a convincere il tenente Lehtinen a farmi uscire dalla fortezza?»
«Be’, l’intera isola è sorvegliata da guardie armate. Non c’è pericolo che un prigioniero possa fuggire»
«Non sono un codardo, non tenterei mai di sottrarmi alla mia condanna»
Sebastian provò sincera ammirazione per quel giovane disposto a pagare le conseguenze delle sue azioni.
«Mi dispiace che la guerra ti abbia riservato un simile destino. So che sei un uomo onesto»
«Sono un soldato e il mio esercito è stato sconfitto. Questo non fa di me un criminale»
«Sarai destinato a un campo di riabilitazione»
«Intende un campo di lavoro dove i prigionieri sono destinati a morire di fame e di stenti?»
Manner restò impassibile: «al termine della tua condanna, se verrai giudicato idoneo ad essere riammesso nella società, sarai un uomo libero» 
«Significa che dovrò rinnegare ogni mio ideale di giustizia e libertà per avere una speranza di sopravvivere?»
«Mi dispiace, ho fatto tutto ciò che era nelle mie capacità per evitare la tua esecuzione»
«Così sarei morto con dignità»
Il giudice sentì il sapore del sale sulle labbra.
«Per favore, se non vuoi tentare di uscirne vivo per me, fallo almeno per tua sorella»
Evert sussultò.
«Le ho scritto perché avesse tue notizie. Suo marito è stato ucciso in battaglia, la poveretta è rimasta sola, non ha nessun altro oltre a te»
Il giovane avvertì gli occhi lucidi, Lauri non gli era mai piaciuto, ma la felicità di Marja era sempre stata più importante. Si rattristò nel pensare a quanto dovesse aver sofferto per quella perdita.
«Devo scontare la mia pena per poter tornare da mia sorella, non voglio causarle altro dolore»
Manner si rassicurò nel sentire quelle parole. 
«Ti prometto che farò il possibile per aiutarti. Non ti abbandonerò dietro al filo spinato»
Evert si stupì.
«Perché sta facendo tutto questo per me?»
Sebastian si accese con calma una sigaretta.
«Ognuno deve combattere le sue battaglie. Non tutti i soldati scelgono di impugnare un fucile»
I due uomini restarono ad ammirare il paesaggio marino.
Tra le onde, una vela bianca scomparve all’orizzonte.
 
***

Irina riconobbe il dolore nello sguardo della giovane che aveva accolto sotto il suo tetto.
«Sono contenta che tu abbia voluto raccontarmi la tua storia, anche se non eri tenuta a farlo» disse posizionandosi al suo fianco, sul bordo del letto.
«Sei stata sempre gentile e disponibile nei miei confronti, ho ritenuto che dovessi conoscere la verità»
«Mi dispiace che tu abbia sofferto così tanto a causa di questa guerra»
Leena tentò di non cedere allo sconforto.
«Quando Erik è stato ucciso ho creduto che anche la mia esistenza fosse finita»
«So cosa significa perdere l’amore della propria vita. Sembra che nulla abbia più senso ed è difficile accettare che la vita possa andare avanti senza avere più accanto quella persona. Quando ho perso mio marito ho dovuto pensare al bene dei nostri figli, ho dedicato a loro la mia intera esistenza. Ma tu sei così giovane, non puoi negare a te stessa la possibilità di ricominciare»
«Una parte di me resterà per sempre legata ad Erik»
Irina le sorrise: «è giusto che sia così. Erik occuperà sempre un posto speciale nel tuo cuore, ma credo che anche lui vorrebbe che tu tornassi ad essere felice»
Leena non riuscì a trattenere le lacrime.
«Come potrei essere felice senza di lui?»
Irina strinse dolcemente la sua mano: «non devi dimenticare il passato, ma pensare al futuro. Ci vorrà del tempo, però non dovrai affrontare tutto da sola»
Leena si lasciò confortare da quelle frasi colme di speranza. Nel momento in cui abbassò lo sguardo si accorse di star ancora stringendo tra le dita la fascia che le aveva donato Frans.
«Dovrei provare solo odio e disprezzo per un simbolo dei Bianchi, eppure non sono ancora riuscita a separarmene» ammise.
«Il soldato che ha aiutato te e Hjalmar non era come tutti gli altri, per questo vuoi ricordarti di lui»
Inevitabilmente Leena ripensò ai momenti trascorsi con Frans, quel giovane aveva fatto di tutto per aiutarla senza chiedere mai nulla in cambio. Era stato onesto e rispettoso nei suoi confronti, era stato paziente e tollerante…anche quando lei era stata fredda e crudele.
Inoltre aveva rispettato la sua promessa, era solo grazie al suo aiuto che Hjalmar era tornato a casa sano e salvo.
Frans aveva ampiamente dimostrato di amarla, fino a quel momento aveva creduto di aver assecondato i suoi sentimenti soltanto per necessità, ma a quel punto fingere era inutile. Si era sentita protetta e aveva trovato conforto tra le sue braccia.
Nonostante ciò, non era pronta a ricambiare il suo amore. Tornare da lui avrebbe solo significato farlo soffrire. 
«Frans è un uomo buono, per questo starà meglio senza di me»
 
***

L’ospedale militare di Helsinki era gremito di feriti. I recenti scontri che avevano decretato la fine della guerra erano stati i più violenti. Era nei corridoi freddi e bui, dove echeggiavano grida sofferenti, che si stava combattendo l’ultima battaglia, quella tra la vita e la morte.
In una delle stanze fredde e asettiche, un medico e un infermiere stavano terminando il consueto giro di visite.
Un giovane giaceva inerme tra le lenzuola con la gamba destra avvolta da bende insanguinate.
«I parametri sono stabili, ma il paziente è ancora molto debole» dichiarò il dottore.
«È ancora incosciente?»
«No, si è risvegliato questa notte. Adesso sta riposando sotto l’effetto della morfina»
L’infermiere osservò il movimento quasi impercettibile delle coperte che si sollevavano leggermente ad ogni respiro.
«In un certo senso è stato fortunato» commentò.
Il medico gli rivolse un’occhiata perplessa.
«Ho saputo che il suo convoglio era destinato a Viipuri. Da laggiù quasi nessuno è tornato vivo, si è trattato di un vero massacro»
Il dottore rimase in silenzio, destino o fortuna, l’importante era che quel ragazzo fosse sopravvissuto.
Dopo aver svolto il suo lavoro, l’infermiere si tolse una curiosità.
«Quando ha ripreso conoscenza, ha detto qualcosa?»  
«Be’, in effetti ha detto qualcosa a riguardo della fascia che portava al braccio. Sì, ora che ci penso, continuava a ripetere di dover tornare a prenderla»
«Doveva essere un soldato davvero ligio al dovere se quella è stata la sua prima preoccupazione»
«Già. D’altra parte è uno jäger…»
I due uscirono dalla stanza, dimenticandosi presto di una questione così irrilevante.
 
***

Hjalmar proseguì lungo il sentiero che conduceva al lago, il preferito di Verner. Ricordava di aver percorso quella strada un’infinità di volte insieme a lui.  
Quella volta però la sua unica compagna era Saija, che camminava fedelmente al suo fianco.
Il giovane fu felice di ritrovarsi nel mezzo della natura e di rivedere il panorama della sua infanzia. Il suo animo però continuava ad essere turbato da ciò aveva vissuto, la sua mente lo riportava costantemente ai ricordi della guerra.
Ripensava alla notte trascorsa in trincea, agli spari nel buio e ai cadaveri per le strade. Ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva davanti a sé il tenente Eskola ferito a morte, non avrebbe mai dimenticato le sue ultime parole.
Hjalmar si abbandonò alla disperazione, aveva perso tutto: la guerra, i compagni…ma la persona che più che gli mancava era suo fratello.
Stava pensando a lui quando notò che Saija aveva iniziato ad agitarsi. La lupacchiotta annusò l’aria, poi iniziò a correre a tutta velocità nella foresta.
Il ragazzo non poté far altro che rincorrerla.
«Saija! Torna qui!» gridò con tono preoccupato.
L’animale proseguì imperterrito scomparendo tra la fitta vegetazione.
Hjalmar si addentrò nella boscaglia seguendo la stessa direzione.
Quando sbucò nella radura non credette ai suoi occhi. Immediatamente riconobbe il giovane che stava affettuosamente accarezzando il muso di Saija.
«Verner! Sei davvero tu! Sei tornato!»
Hjalmar corse incontro al fratello e senza esitazione gli gettò le braccia al collo.
Verner lo strinse a sé, lasciandosi sopraffare dalle emozioni.
Il minore scoppiò in lacrime.
«Mi dispiace per averti disobbedito, avrei dovuto darti ascolto fin dall’inizio! Volevo solo rendermi utile e fare qualcosa per te e i nostri compagni» disse tra i singhiozzi.
Il fratello tentò di rassicurarlo.
«Non preoccuparti, l’importante è che tu stia bene»  
«Il tenente Eskola è morto, avrei voluto aiutarlo, ma…lui mi aveva ordinato di fuggire…»
«Hai fatto la cosa giusta, ti sei comportato come un buon soldato»
«Lo credi davvero?»
Verner annuì.
«Sei stato davvero coraggioso. Sono certo che nostro padre sarebbe orgoglioso di te»
Hjalmar avverì una stretta al petto nel sentire quelle parole.
«Non voglio essere Jänis mai più!» rivelò con sincerità.
Verner guardò il fratello negli occhi: «anche io voglio abbandonare le armi. Coraggio, torniamo a casa»
   
 
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