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Autore: MelaniaTs    10/04/2024    0 recensioni
I Keller sono una facoltosa famiglia di Boston. Thomas Keller è il primogenito di Tobias e Rosalie, uomo di successo ha sparso gloria, fama e figli per il mondo- Ciò che gli è mancato è stato però esaudire il suo desiderio d'amore. Riuscirà Thomas ad essere felice?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
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COPYRIGHT: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!
Vi ricordo inoltre che: Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

ATTENZIONE: ©
Questa è una saga di famiglia i primi tre capitolo si svolgono in contemporanea e sono in ordine di lettura La storia di Thomas Il tesoro più prezioso; la storia di Gabriel Keller in Liberi di essere se stessi e da questo momento anche con la Thomas & Sapphire story. Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

La la KCG è ispirata alla BCG - Boston consulting group esiste realmente, è una multinazionale del Massachusetts con sedi in quasi tutti gli Stati europei (2 almeno in Italia) l’ho usata ma con nomi e storia diverse, quindi anche in questo caso è tutto di mia invenzione.
MAPPA DI BOSTON così da rendervi tutto più chiaro Mappa della Gran Bretagna INFORMATIVA ARRIVATA FINO AD ORA SULLA SERIE Albero Genealogico:I Thompson - I Keller - Kleinsten

Com questo capitolo, le origini è finito. A breve arriveranno comunque sempre su questa storia, le epistole di Marina e Stephan e l'epiglogo di Thomas e Sapphire, Grazie a tutti della pazienza.
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Tornai a Londra a febbraio. Nonostante i miei figli fossero partiti da un po' per Boston avevo del lavoro a Monaco, nonché bisogno di schiarirmi le idee.
Chiesi a Inga in realtà, se avesse mai visto tra Stephan e Marina degli atteggiamenti intimi. Lei mi guardò rispondendomi sinceramente.
"No! Si amavano con discrezione, non si sfioravano neanche con le mani." Mi rivelò. "Il loro era un rapporto complice dove non c'erano di mezzo le parole. Come tra te e Thomas, si guardavano e si capivano."
Restai stupita dalla risposta schietta. "Quindi lo sapevi."
"Lo vedevamo, sia io che Taddheus." Ammise. "Perché dirvelo al momento che non c'era nulla di concreto? Per quanto Marina amasse Stephan il loro rapporto non è mai andato oltre le lettere che si scambiavano. Il loro era un amore..."
"Etereo!" Concluse Taddheus intromettendosi.
"Platonico." Lo ripresi io corrucciata. "Avreste potuto dirmelo prima." Affermai serena.
"Tu avresti dovuto leggere prima la lettera." Rispose lui deluso. "Non ho insistito nel mandarti a Boston perché mia madre ci disse che dovevamo lasciarti i tuoi tempi."
Arrossij. "I miei tempi sono oggi." Sussurrai. "So che ho rimandato troppo, con conseguenze disastrose."
Lui fece un colpo di tosse. "Ma no! Sono stato io troppo scorbutico."
Scossi la testa. "No Tad! Se avessi letto la lettera ad oggi non avrei perso Chamael. Tuo fratello mi avrebbe aiutata." Gli spiegai.
Lui mi fissò accigliato. "Il bambino che hai avuto in affidamento per un po'?" Mi chiese. "Che c'entra lui?"
Taddheus non sapeva quindi di Chamael? "Stephan diceva che Thomas aveva i mezzi per non farmi portare via il bambino." Spiegai.
Inga sospirò. "Effettivamente Thomas ha i mezzi, conoscenze giuste e tanto denaro." Ammise Inga. "Sai che ha tante consulting in giro per il mondo, questo oltre a tanto denaro vuol dire anche le conoscenze giuste ovunque."
Annuii. Mi avevano spiegato anni prima che Thomas aveva le mani in tutte le consulting anche se aveva lasciato la maggioranza delle Germany a Taddheus, a lui faceva sede solo la sede principale di Boston che finanziava in questo caso. Eppure Thomas era più ricco del fratello, poiché a differenza sua invece che metter su famiglia, aveva tirato su un impero finanziario. "Quindi poteva aiutarmi."
"Ancora non ti sei arresa nel cercare Chamael?" Mi chiese Inga.
"Dopo aver letto la lettera di Stephan ho un'altro indizio. Poi non sono sola in questa ricerca."
"Raziel Isaak ancora lo cerca?" Mi chiese Tad.
"Si! Adesso che torno gli farò leggere il punto che gli interessa della lettera di Stephan. Sono sicura che a luglio partirà per la Germania." Dissi loro.
Tornai a casa per febbraio e una volta li la prima cosa che feci  fu chiamare la KCG di Boston.
Ero speranzosa e piena di coraggio per quella telefonata. Chiesi di poter parlare col presidente dicendo che chiamavo dalla sede di Londra e atteso che me lo passassero. Purtroppo la mia telefonata andò a vuoto, poiché  Thomas era in Australia in quel periodo.
Probabilmente era destino che non lo dovessi sentire. Lasciai perdere decidendo di dedicarmi alla seconda mia priorità.
Chiamai l'avvocato Newman avvertendolo che avevo delle novità per la causa del mio divorzio, per cui avevo bisogno di un appuntamento.
Una volta in sua presenza avevo con me vari fascicoli su cui avevo lavorato in quegli anni, la lettera di Oscar ed Elisabeth e tutte le prove contro Andrew per truffa ai miei danni e complotti con il truffatore Paul Adams. C'erano infatti estratti conto di movimenti bancari a favore di Paul Adams riguardanti l'anno in cui conobbi Andrew. Nella dichiarazione di Oscar c'era tutto: le accuse di stalking nei miei confronti , foto che testimoniavano la violenza domestica e infine un fascicolo sulle indagini della morte di Albert Davis avvenuta all'etá di quindici anni.
Lasciai tutto all'avvocato che non sembrava sconvolto da quelle prove. "Oscar mi aveva avvertito che sarebbe arrivato questo giorno. La ringrazio Sapphire di aver atteso la dipartita dei coniugi prima di procedere con le denunce. La avverto che fra quindici giorni saremo dinnanzi al giudice per la causa di divorzio. Mostrerò come ulteriore prova queste foto, così il giudice non potrà rifiutare la sua richiesta e meglio qualsiasi cosa avrà in mente Andrew per non accettare il divorzio, non servirà a nulla." Mi informò.
"Meno male." Dissi sospirando. "Sono anni che aspetto di essere libera da lui, per me e per i miei figli." Gli dissi.
Lasciai lo studio dell'avvocato e andai a Westminster, avevo un'altra persona con cui parlare prima di riprendere in mano la mia quotidianità ed ero in orario per la chiusura dei corsi pomeridiani alla scuola culinaria.
Raziel Isaak Keller M. uscì dalla sede insieme a un gruppo di ragazzi. Chiacchieravano e Isaak non notò la mia presenza fino a quando non lo chiamai.
"Raziel?" Ero una delle poche persone a chiamarlo così, infatti subito ebbi la sua attenzione. 
"Saph?!" Disse scusandosi con i suoi amici. Una ragazza dai capelli rossi e gli occhi verdi scettica ci fissò.
"Possiamo andare da qualche parte, oppure puoi venire da me." Gli dissi.
Lui si voltò verso gli amici poi mi indicò. "Andate pure, mia zia ha bisogno di me."
I ragazzi assentirono e andarono, anche la ragazza rossa che aveva un'aria delusa.
"La tua ragazza?" Gli chiesi andando verso la mia auto e passandogli le chiavi per farlo guidare. Avrebbe dovuto decidere lui dove andare.
"Una cosa del genere si.  È di due anni più piccola e l'hanno inserita nel mio team di chef al servizio di mezzogiorno." Mi spiegò iniziando a guidare. "Come si chiama? È molto carina sai?" Gli dissi. "Si chiama Patricia, viene da Dublino e vuole prendere il master in pasticceria." Mi spiegò Raziel .
Mi piaceva, ma non glielo dissi. "L'hai presentata ai tuoi genitori?" Gli chiesi.
Lui sbuffò. "Temo la reazione di mamma. Non capisco perché non accetta la mia scelta di diventare cuoco e frequentarne altri."
Sospirai. "Credo dipendi da... tua madre biologica." Dissi a bruciapelo.
"Mia madre biologica? Che cazzo c'entra lei? Non so chi sia o come si chiami. Lei e mio padre mi hanno abbandonato in un orfanotrofio." Mi disse cinico.
"Per la precisione le cose non sono andate così. Chi ti ha detto che sei stato abbandonato in orfanotrofio?" Gli chiesi stupita.
"L'ho immaginato. Caz..." lo guardai con ammonizione  "Scusa zia Saph. Ma è palese che mi abbiano adottato, ho ventiquattro  anni e ancora non hanno avuto le palle per dirmelo." Si sfogò. "Sarei dovuto nascere biondo come tuo figlio, così non lo avrei mai capito." Concluse amareggiato.
"Le cose non sono andate come credi." Gli dissi. "I tuoi genitori avrebbero dovuto dirti che non sei loro, ma tu sei stato affidato a loro da tuo padre." Gli rivelai.
"Il grande capo! Ha abbandonato me e Thomas." Rispose cinico.
"Non ha abbandonato nessuno dei due. Dovresti parlare con tua madre così capiresti cosa è successo." Gli dissi, io sapevo la storia solo per sommi capi. "Non so come tu sia arrivato da Molly e Sean. Ma so che sia loro che tua madre, una cuoca di origini scozzesi avevano nascosto a Tom della tua esistenza. Quando tuo padre lo ha scoperto ha fatto di tutto per renderti l'infanzia serena, per questo sei partito per Monaco e cresciuto con i tuoi fratelli." Gli spiegai rivelandogli anche le paranoie di Molly. "Sai che Molly è asfissiante, immaginala quando eri piccolo." Gli dissi. "Quando tuo padre scoprì della tua esistenza cercò di portarti via, ma tu eri affezionato alla mamma, per non separarti da lei tuo padre naturale ti mandò in collegio. Era un modo per non vivere soffocato dall'amore di Molly." Gli rivelai.
Lui parcheggiò di fronte casa mia guardandomi. "Lo stai immolando perché è il padre di Tommy, ma vi ha lasciato." Mi disse scendendo dall'auto.
Io salii la scalinata che portava all'ingresso di casa, aprii la porta e lo lasciai entrare. "Io ho lasciato lui." Gli dissi decidendo di raccontagli tutta la storia, tra un the e un biscotto, dall'inizio a quel momento.
"Perché mi stai dicendo tutto questo?" Chiese Raziel con le dita incrociate tra di loro.
"Stephan mi lasciò una lettera alla sua morte. Purtroppo l'ho letta solo adesso." Gli rivelai.
"Purtroppo... cosa c'era scritto?" Chiese lui sorpreso.
Io sospirando presi la lettera dalla borsa e la aprii sulla parte che gli riguardava, quella sottolineata.
"Ti pregherei di leggere solo quello che ti ho evidenziato. È una lettera intima e personale." Gli dissi.
Lui annuì iniziando a leggere le righe che riguardavano la sua famiglia. Il suo viso composto cambiò espressione più di una volta, sospirò quasi gli mancasse il respiro. Si coprì il volto decisamente shoccato per poi rivelarsi di nuovo. Piangeva.
"Non lo trovo. Dio io non riesco a trovarlo... quella donna è... perché ci ha fatto questo. Perché non ci ha detto che siamo fratelli?"
Io scossi la testa. "Io so che ci fu un accordo tra lei e Molly quando nascesti, almeno questo è ciò che mi ha raccontato tua madre. Sean però dice che le cose sono andate diversamente, per questo dico che dovresti parlare con i tuoi genitori. Ma non so perché Pollyn sia stata così con voi figli." Risposi.
"Perché mi hai voluto far conoscere questa verità? Vuoi dimostrarmi che i cuochi non hanno cuore? Che dovrei lasciare stare la mia carriera?" Mi chiese emozionato.
"No.. no Raziel, assolutamente. Voglio sapere se sei sempre interessato a ritrovare Chamael." Gli risposi.
"Certo! Ora più che mai." Mi rispose. "Ho accettato Giselle, perché non dovrei accettare lui. Eravamo molto legati e gli volevo bene."
Annuii. "Hai letto la lettera? Il marito di vostra madre ha una catena di alberghi." Gli dissi. "Possiamo cercare di nuovo Chamael,  andiamo da Edmond Holstein e gli chiediamo di tuo fratello. Raziel io voglio riportare mio figlio a casa."
Lui mi fissò boccheggiando, dopodiché annuì. "Parto a luglio, dopo il diploma in cucina. Potrei farmi inserire in uno degli alberghi come chef."
"Perfetto allora, dobbiamo organizzare le ricerche. Temo di non poter venire con te, in estate nascerà la figlia di Thomas, ma posso organizzarmi da qui." Dissi intanto che Raziel mi indicava il cellulare.
"Suona e non è il mio." Mi disse impaziente.
Io lo afferrai se senza guardare chi fosse risposi.
"Pronto!" Dissi continuando a delineare il piano.
-Sapphire...-
Mi fermai appena riconobbi la voce di Thomas. "Si!" Risposi.
-Come stai?- Mi chiese.
Sospirai. "Bene, molto bene in realtà. Tu?"
-Benissimo anche io.- Mi rispose. -Mi cercavi? Drake e Ebony hanno detto di non essere loro.-
Lo cercavo? Ma certo lo avevo cercato. "Si, volevo chiederti se ti ha cercato un ragazzo." Gli dissi inserendo il viva voce così che anche Raziel lo sentisse.
-Vengo contattato da tanti ragazzi,'tutti in cerca di lavoro. Per questo le telefonate e i colloqui vengono filtrati. -
"Oh capisco." Dissi delusa.
-Come si chiama? Potrei chiedere all'ufficio comunicazione. - mi disse.
"Chamael... Chamael McAllister o Holstein." Dissi ignorando quale cognome usasse.
-McAllister?- chiese lui.
"Il figlio di Pollyn McAllister, giusto."
-Dio! Ha avuto il coraggio di mettere al mondo un altro figlio?-
"Ha anche una figlia." Affermai.
-Ma ti prego, da che ho memoria quella donna ha l'istinto materno sotto i piedi. - Disse Tom. -Poveri ragazzi. Se so qualcosa ti mando una mail o un messaggio. Va bene?- mi chiese.
"Te ne sarei molto grata Tom." Risposi.
- Non dirlo neanche. Adesso ti lascio che ho una riunione. A presto... tramite messaggi.- si corresse.
"A presto e grazie." Sussurrai staffando la telefonata.
"Io e Patty siamo meno impacciati di voi due." Sussurrò Raziel.
Lo fissai minacciosa. "Pensa per te."
Lui mi sorrise. "Avevi le guance rosse... non ti ho mai vista così zia Saph."
"Adesso basta, rimettiamoci al lavoro. Difficilmente scopriremo se è andato in America." Gli dissi.
"Lo troveremo zia Saph." Mi disse lui fiducioso, gli credetti. Se c'era una cosa che i ragazzi avevano ereditato da Thomas infatti era proprio quella particolarità a perseverare in ciò che credevano. Che fosse nella loro carriera o nella vita privata, portavano tutto a compimento.
Passarono i giorni e le settimane. Ricevetti un messaggio da parte di Thomas dove mi informò che non c'era stata nessuna visita da parte di Chamael McAllister o Holstein in quel periodo, ne in azienda, ne a casa sua. Inoltre mi scrisse di cercare Taddheus in merito a Pollyn.
Lo feci, chiamai Tad immediatamente. Quando lo sentii non andai subito al punto, gli chiesi di Inga e dei ragazzi prima.
Fu Tad ad affrontare l'argomento dopo che reputò avessimo finito.
"Pamela a differenza di Diamond ha deciso di prendere un anno sabbatico, per ora non si è iscritta all'università." Mi disse sospirando. "Ma adesso veniamo noi, mi è stato chiesto di fare delle ricerche su Pollyn McCallister, di nuovo."
Precisò. "Non è la prima volta che la cerchiamo e pensavo che ce la fossimo messa alle spalle dopo aver scoperto di Razihel." Mi rivelò. "Ho dovuto smuovere un po' le conoscenze che avevo, per chiedere certi certificati ci vorrebbe l'autorizzazione del diretto interessato." Mi spiegò, giustamente non era facile ottenere delle informazioni di Pollyn. "Però ce l'ho fatta, ti mando una mail con tutti i cambi di residenza di Pollyn da quando ha lasciato la Gran Bretagna ad oggi. Ho richiesto anche i certificati di nascita e di famiglia e lo storico all'agenzia del lavoro per tutte le sue attività. Adesso ti risulterà facile trovarla." Mi disse.
"Quindi sarei dovuta venire prima da te?" Gli chiesi amareggiata. Avevo sbagliato molto non chiedendo subito il loro aiuto.
"No, Saph. Io e Inga sapevamo quanto era importante per te ritrovare tuo figlio Chamael. Diciamo che è Tom quello che non demorde, sai benissimo che anche noi ci eravamo arresi."
"Possibile che lui dall'America riesce a fare ciò che noi qui in Europa non abbiamo fatto?" Chiesi sarcastica.
"Certo. Appena ha saputo che c'era di mezzo un ragazzo si è messo in opera. Tom è fatto così quando si tratta degli adolescenti."
"Comunque di Chamael non c'è nulla. Non trovo il certificato di nascita o la residenza, si sono perse le tracce, l'ultima registrazione risale a due anni fa, era ubicato a Mosca ma deve essere successo qualcosa perché non risulta più nel certificato di famiglia di Pollyn né residente a Mosca né altrove." Mi informò. "Ti chiedo infinitamente scusa, ma non l'ho trovato più. So quanto Chamael sia importante per te, è come se fosse sparito nel nulla."
"Non preoccuparti Tad! Sei stato gentile,'disponibile e velocissimo già così. Ho sbagliato io, avrei dovuto leggere molto prima la lettera di Stephan."Ammisi.
"Ci ho pensato sai." Mi disse sereno. "Io credo che tu hai letto la lettera quando era il momento giusto, per te e per tutto il resto. Molto probabilmente le cose dovevano andare così, quindi non fartene una colpa. Se dovrai trovare Chamael, lo troverai da sola o col nostro aiuto." Questo mi rinfrancò, lo ringraziai ancora e prima che ci salutassimo mi ricordò che mi avrebbe mandato la mail entro sera.
La sera tornata a casa c'erano Isaak e Tom ad attendermi, controllai la mail con loro presenti.
Aprendo la mail vidi i tanti allegati, tra cui dei certificato di famiglia di Pollyn Gertrude McAllister. Nel certificato risultavano tutti i suoi figli: Raziel Isaak Keller M. nato a Edimburgo il ventinove gennaio del 1991, seguito da Chamael Hugo McAllister nato a Norimberga il venti settembre dello stesso anno di Diamond, il 1995. C'era poi Rachel Margret McAllister nata a Berna il quindici febbraio del 1997.
Un ulteriore allegato era il certificato di residenza storico cui erano riportati tutti i cambi di residenza di Pollyn.
Si partiva da Londra, da lì c'era stato uno spostamento in Croazia, prima a Montenegro dopo a Pola, l'ulteriore trasferimento era stato in Slovacchia a seguire era andata a lavorare in Austria, confrontandolo con lo storico dell'agenzia delle entrate era il periodo in cui iniziò a collaborare con gli Holiday Inn, subisce varie trasferimenti tra Germania, Norimberga dove è nato Chamael, Svizzera e Francia, il periodo in cui nacque Rachel, dopodiché torna di nuovo in Germania questa volta in via definitiva. Prima a Monaco, poi a seguire si trasferisce a Brema in Sassonia dove resta per nove anni, prima di trasferirsi definitivamente ad Amburgo. Gli anni degli ultimi trasferimenti coincidevano con l'inserimento e l'espulsione di Chamael dal Santa Maria. Rileggendo i tabulati del lavoro Pollyn aveva chiuso il ristorante a Brema nel duemila dieci, aveva lavorato in pianta stabile nei vari alberghi del marito Edmond, tra Amburgo, Brema e Berlino, dopo l'esperienza del suo ristorante non ne aveva aperti altri.
"Devo inserirmi in uno dei ristoranti." Concluse Raziel continuando a rileggere il certificato di famiglia. Era scritto nero su bianco il suo nome. Stava quindi a lui fare domande e ricevere risposte.
"Non posso aiutarti e venire con te." Disse Thomas a Raziel. "Ma sono sicuro che troverai Chamael."
Credeva in Raziel e anche io, noi tutti. Risecavo su di lui le mie speranze.
Il mio bambino ormai era un ragazzo sveglio e attendo. Non sapevo che fine avesse fatto, ma ero sicura che Raziel lo avrebbe trovato.
Partì appena so fu laureato all'accademia. Decise di non entrare nello staff dei cuochi di Pollyn, non si sentiva pronto a lavorare con lei. Avrebbe cercato invece Edmund Holstein e gli avrebbe chiesto direttamente che cosa sapeva di Chamael, intanto che lavorava presso un ristorante locale ad Amburgo.
Intanto avevo ottenuto il divorzio e Andrew era stato arrestato per i suoi crimini. Dato il suo stato mentale certificato come instabile era stato rinchiuso in una clinica psichiatrica. Questa volta non c'era nulla dí lussuoso, non aveva una stanza personale ne i medici che lo seguivano. Joel e Samuel erano andati a trovarlo una volta che fu nella clinica. Al ritorno i ragazzi erano amareggiati, Joel disse che non sarebbe andato più a trovarlo, per lui non ne valeva la pena, mentre Samuel si riservò di passare ancora, almeno al suo compleanno e a Natale.
Quell'estate nacque Kristal, la mia prima nipotina. Assomigliava in modo impressionante a Thomas e diede gioia a tutti. La nascita di Kristal fu per noi un nuovo inizio.
Quell'anno per via del parto di Vanessa, non partii per il Lussemburgo, chiesi ai gemelli di raggiungermi a Londra per poterci vedere, poi da lì sarebbero andati in vacanza in Italia.
Isaak ritornò dalla Germania con alcune notizie di Chamael, non lo aveva, ma Edmund Holstein gli aveva riferito che si era diplomato a Mosca due anni prima e li aveva fatto l'ammissione all'Università senza far sapere nulla a nessuno, aveva rotto i ponti con sua madre chiedendo di uscire dal suo stesso stato di famiglia.
Fu un periodo intenso e travolgente, la cosa peggiore fu che pensai fossimo sfortunati. Vanessa durante le visite da sua madre infatti si suicidò con gli antidepressivi della madre. Per quanto Thomas non l'amasse, sia lui che per tutti noi fu una triste perdita. Ella era vissuta con noi per quasi un anno e ci eravamo affezionati, Vanessa era una ragazza e la sua morte aveva traumatizzato tutti. Fortunatamente Thomas aveva dei veri amici, Gabriel, London ed Heinrich, Gellert, Edgar e Chester, si strinsero tutti intorno a mio figlio nel suo lutto.
Dopo più di dieci anni rividi anche Gabriel Keller ed ebbi un tuffo al cuore. Era identico a suo padre, bellissimo ed elegante. Cercai di pensare a tutti i compagni di Thomas, ma venivo sempre calamitata dalla voce di Gabriel. Non era la stessa voce di suo padre. Il ragazzo sembrava dispiaciuto dal momento che Diamond aveva portato via Kristal da Londra per quel periodo così caotico, voleva tenere la piccola lontano dai media.
"Riesci a liberarti a dicembre? Per Natale." Sentii chiedere ad Heinrich.
"Potrei organizzarmi per qualche giorno." Disse.
"Vi aspetto a Natale a Boston." Annunciò, ebbi un tuffo al cuore. Thomas e Tommy insieme? "Così tu e Joel mi porterete Kristal, Heinrich avrà modo di conoscere sia lei che Adam. Mia moglie non vede l'ora di conoscervi. Le ho parlato tanto di voi due."
"A casa tua?" Chiese scosso Tom, sapevo cosa stava pensando, avrebbe incontrato il padre. "Non saremo di troppo?"
Gabriel scosse la testa. "Papà non avrà problemi. Lo avverto appena torna del suo viaggio in Brasile. Mentre nonno si sta annoiando ultimamente, accoglierà con piacere tanta gioventù."
Al che Tom acconsenti , mi lanciò uno sguardo e scosse la testa. "Non posso venire. Mi dispiace." Disse.
"Io credo che dobbiate andare invece." Intervenni raggiungendoli. "Lo vuoi tanto e non sarò io a fermarti." Lo incoraggiai. "Cambiare aria ti farà bene e una vacanza anche. Non ne prendi una da quando hai iniziato l'università."
"La ringrazio lady Cooper. Ovviamente anche lei è invitata a Boston per Natale." Mi disse Gabe.
No, quella no! Non ero pronta. Pensai arrossendo. "Ti ringrazio ma devo rifiutare. Andrò in Scozia dai miei genitori, non ci sono mai stata." Per la prima volta volevo godermi la Scozia da turista. Lasciare le highland e visitare Edimburgo. "Convincerò Isaak a venire con me in Scozia, si. Ho dei progetti." Dissi a mio figlio, saremo andati al pub dei McAllister. "Rafael trascorrerà sempre il Natale in Gran Bretagna?" Chiesi a Thomas.
"La ringrazio lady Cooper, ma quest'anno trascino mio fratello a casa da nonno. Sono quasi vent'anni che non festeggio il Natale con lui." Mi rispose Gabriel.
"Non lo vedete da così tanto? Come fate?" Chiesi stupita. Io non riuscivo a non vedere o telefonare costantemente i gemelli.
"Non sono molto legato a lui, è cresciuto con la nonna in Australia. Per cui sento poi la mancanza di Micaela i suoi figlii Tom e Joel, anziché la sua. Papà andava a trovarlo almeno due volte l'anno, però credo sia il caso che sia lui a darsi un po' una mossa." Mi spiegò.
Annuii. "Giustamente. Hai detto che lo porti dal nonno."
"Che non viaggia più da anni ormai." Rispose. "Fa solo delle traversate Boston Monaco."
Compresi la sua esigenza di avere il fratello a casa. Mi sarebbe mancato Rafael, era così vivace e senza filtri. Alle volte mi chiamava mamma, poi cambiava idea e tornava a chiamarmi lady Sapphire. Si contraddiceva spesso su come comportarsi con me.
Arrivò il periodo natalizio, come promesso organizzai le vacanze in Scozia. Sarei partita una settimana prima e avrei girato tutti i luoghi più famoso, i gemelli addirittura mi avevano chiesto di vedere il lago di Loch Ness, era la mia ultima priorità. Così prima che mi raggiungessero andai a visitare qualche castello, mentre con Isaak andammo al McAllister.
Fummo accolti da Greg McAllister, una versione adulta di Isaak per la stazza e la corporatura. Come il ragazzo aveva gli stessi capelli castani e lo stesso naso a patata cosparso di efelidi.
Quando ci vide l'uomo rimase sorpreso. "Cazzo ragazzo, somigli a Chamael." Esordì.
"Lo conosce?" Chiese subito Isaak. "Piacere, sono Raziel Isaak, suo fratello maggiore."
Greg annuì. "È stato qui questa estate. Ha lavorato al pub per un po' poi è tornato all'università. È stata una sorpresa scoprire di avere un nipote, ma adesso siete in due. Anzi in tre. Chamael mi ha parlato di una sorella"
"Rachel." Dissi io presentandosi. "Sapphire Cooper, piacere di conoscerti."
Lui fece un fischio. "La donna di Thomas Keller è qui!" Arrossii. Cosa sapeva quell'omone di noi.
"Vi porto gli haggis. Sono i migliori della Scozia e sapete perché?" Mi chiese.
"Perché li fai tu?" Risposi.
"Perché sono fatti con amore." Rispose Raziel accanto a me.
"Giusto ragazzo." Rispose Greg. "Puoi avere tutte le tecniche e le conoscenze del mondo. Ma se non ci metti il cuore e se la gioia per ciò che fai non arriva ai tuoi ospiti. Non puoi chiamarti cuoco." Affermò.
Isaak sorrise. "Posso cucinare con te?" Chiese.
Al che Greg annuì. "Tu e tuo fratello siete proprio uguali." Gli disse. "Seguirmi."
Gli haggis furono buonissimi. Dopo scoprimmo che Chamael era stato lì due estati prima, cercava le sue radici scoperte da poco. Aveva il sospetto di essere britannico, ma solo dopo aver letto un testamento era venuto a conoscenza del McAllister. Per quel Natale gli aveva mandato una cartolina, si era scusato per l'assenza, ma doveva raggiungere sua sorella in Germania.
"È sfuggevole, credo che cerchi casa, ma non è questa la sua casa." Ci disse.
"Non ti ha detto cosa cerca realmente?" Gli chiesi.
Lui annuì. "Suo padre. Mi disse che si chiama Thomas Keller e gli risposi che l'unico Thomas Keller che conoscevo io e anche sua madre, veniva da Londra."
Sospirai. "Grazie Greg.se sappiamo qualcosa ti terremo aggiornato." Gli dissi, almeno lui riceveva da Chamael delle cartoline di auguri.
Col senno di poi è con quelle scoperte, avrei potuto accettare di andare a Boston con i ragazzi per quell'inverno.
Adesso che sapevo Chamael stesse bene, potevo guardare in faccia Thomas.
Le vacanze finirono che rispedii i miei gemelli a Boston. Al rientro in ufficio trovai la proposta di acquisto per la casa degli Smith sulla scrivania di Tom. Sorrisi. Mio figlio era pronto da tempo a lasciare il nido, era giusto che comprasse una casa, era giusto che comprasse quella dov'è era vissuta la madre di Kristal.
Quando Tom mi raggiunse in ufficio gli sorrisi. Dovevo avvertirlo prima che il lavoro mi assorbisse.
Fu però Rafael ad assorbire me e mio figlio.
"Mamma Sapphire!" Ebbi un tuffo al cuore. Lui e la sua esuberanza.
"Parlami del book and coffee! L'ho ereditato e ho bisogno di sapere di che si tratta."
Di cosa si tratava? Lo fissai sorpresa, dopodiché sorrisi. "Era un posto magnifico..." il luogo dove mi ero innamorata di Thomas, I momenti più belli della nostra storia. Ci era bastato veramente poco per essere felici.
Decisi subito. Avrei aiutato Rafael in quell'impresa, riaprire il book and coffee e perché no, permettere a tante giovani coppie di innamorarsi proprio come era accaduto a me e Thomas.
Fu una bella impresa, ebbi modo anche di conoscere Mark Grunge, responsabile di un'antica libreria a Londra. Iniziammo a frequentarci e farci compagnia, anche se dopo poco finì. Subito dopo aver avuto il nostro primo rapporto in realtà. Lasciai Mark, mi ero sentita vuota. Per quanto fossi inesperta sapevo cosa voleva dire essere appagata. Andrew mi aveva sempre fatto del male, ma Thomas, Charles e Stephan mi avevano sempre dato piacere il sesso. Quindi Mark non poteva essere altro che una piacevole compagnia. Glielo dissi e tale restò fino a quando non conobbe Lois, la quale chiese di interrompere i nostri incontri letterari.
A me stava bene. Probabilmente l'amore non faceva più per me, avevo quarantasei anni e probabilmente non ero più in grado di amare come prima.
Mi dedicai così al bar, a Kristal quando serviva e a godermi la mia nuova libertà. I ragazzi erano grandi, i gemelli indipendenti si erano diplomati e pensavano all'Università, Tom aveva Eleonora e io avevo tempo per me. Adoravo la mia vita ora più che mai. Al mattino andavo a prendere un caffè al book and coffee, as accogliermi c'era Patty, la vecchia fiamma di Isaak con i suoi dolci. Andavo in ufficio e ne uscivo a pranzo, mi dirigevo al coffee with friends dove pranzavo con Mike. Nel pomeriggio tornavo al coffee and book, prendevo uno dei libri e mi mettevo a leggere nel mio angolino, lo stesso che anni prima dividevo con Thomas. Alle volte venivo raggiunta da Chamly, l'amico di Rafael che lavorava da noi durante l'happy hour. Era un ragazzo socievole come Rafe, con gli stessi capelli neri, ma portati più lunghi e con la frangia che gli copriva gli occhi. Gli si poteva perdonare l'aspetto trasandato, anche perché faceva degli aperitivi unici nel genere. Finito il suo spettacolo con gli aperitivi spesso Chamly mi raggiungeva chiedendomi del libro che stavo leggendo mentre egli prendeva appunti o lavorava sulla contabilità interna del locale. Venivamo interrotti solo da Isaak che entrava a salutarmi per poi chiudersi in cucina, e da Rafe che ci raggiungeva chiedendo a Chamly cosa stava inventando con la sua testolina.
"Niente di che! Solo una app che mi converta i visi femminili in maschili e viceversa." Disse noncurante.
"Interessante." Gli dissi. "Come la chiamerai?"
"A cosa ti serve?" Chiese invece Rafe.
"La chiamerò faceapp, servirà a mia sorella per trovare suo padre." Rispose.
Sicuramente sarebbe stato interessante. Anche se nei miei pensieri quelle cose così moderne e tecnologiche erano proprio all'ultimo posto. "Sto per diventare di nuovo nonna. Ci vuole un brindisi." Li avvertii.
Chamly si alzò di scatto. "Preparo un cocktail per l'occasione."
"Sarà un maschio!" Gli urlò contro Rafe.
"Un cocktail azzurro allora." Rispose l'altro con la stessa enfasi.
Era una gioia stare con quei ragazzi. Ero diventata dipendente da loro, da Rafael soprattutto, poiché Diamond invece mi sfuggiva. Capivo il suo desiderio di avere un contatto con la famiglia del padre e quando mi disse che sarebbe partita per l'Italia con Micaela accettai che andasse senza protestare. Era ora, aveva atteso anche troppo quel momento. Io sarei rimasta a casa con Rafael.
"Andiamo anche noi." Mi dissi a novembre. Lo fissai! Si! Volevo andare. Non ero stata mai in viaggio, Londra, isola di Muck, palazzo di Lussemburgo, case su case a Zurigo. Volevo uscire e scoprire il mondo. Così partimmo per Santorini.
Non scoprii il mondo, solo la tragedia che stava per travolgere tutti....

Thomas mi ascoltò paziente fino all'ultimo. Gli raccontai tutto ciò che era accaduto fino a pochi minuti prima che ci rivedessimo. Adesso di fronte l'uno all'altra ci stavamo studiando. Avevamo avuto entrambi esperienze che ci avevano segnato.
"Mi dispiace per Marina. Se lo avessi saputo, avrei potuto sostenerti." Gli dissi.
"Non immaginavo che Stephan fosse morto, ne che si scambiava lettere con Marina." Mi disse lui. "Anche a me dispiace per te."
"Ho perso tuo figlio." Gli dissi ancora. Perché non mi rimproverava?
"Hai perso tuo figlio, era più tuo che mio." Mi disse lasciando la poltrona, si avvicinò al divano e si sedette al mio fianco. "Mi dispiace anche per questo. Non so come avrei reagito io in una situazione simile."
Mi accoccolai contro la sua spalla. "Si reagisse lottando con le unghia e con i denti." Gli dissi sollevando il viso per guardarlo.
I nostri occhi si incrociarono, lui era sempre così bello e carismatico che...
"Siamo tornate!" Urlò Diamond sbattendo la porta.
Mi allontanai da Thomas e lui fece altrettanto.
"Mamma... in centro c'erano dei negozi stupendi." Affermò posando delle borse enormi contro la parete, Micaela dietro di lei ne aveva altrettante. Si erano dare alla pazza gioia. "Ho visto un negozio di cravatte stupende. Ce n'erano con Mickey mouse o con Donald duck."
"Diamond voleva comprare quella con Donald duck, dice che ti piacciono le cravatte." Mi disse Micaela.
Guardai le due minacciosa prima di rivolgermi a Diamond. "Non comprerò una cravatta con delle anatre a tuo padre, mi hai capito?"
"Soprattutto perché io non la metterò." Intervenne Thomas.
Le due ragazze ci guardarono, impettita Diamond prese le sue borse e mi fisso con sfida. "La comprerò io e te la metterai." Disse al padre.
Io boccheggiai mentre lui mi raggiunse puntando il dito verso le due ragazze.
"Guai a voi se vi vedo tornare a casa con una cravatta con le anatre o chicchessia. Non la metterò mai! Mai, capito?"
Le due si lagnarono, ma Thomas diede loro le spalle, le ragazze sbottando salirono in camera loro.
"Lo sai che adesso te la compreranno vero?" Gli dissi.
"Lo sai che comunque non la metterò, vero?" Affermò mettendo le mani in tasca. "Tua figlia è un'impertinente, mi ricorda qualcuno di mia conoscenza." Disse con un sorriso stampato in volto.
"Si, decisamente assomiglia a te."
"No, no mia cara. È identica a te alla sua età."
"Ehi, ero più piccola di lei io." Gli dissi divertita pizzicandolo su un fianco.
Lui rise. "Non diciamolo a nessuno, sei anche più bella di lei." Affermò baciandomi improvvisamente.
Non mi allontanai al contrario ricambiai il suo bacio stringendomi a lui. Un fremito mi percorse fino allo stomaco e più giù, quel solo bacio mi eccitò. Ero convinta di non essere più in grado di amare, ma forse la differenza la faceva l'uomo che mi baciava, che mi toccava o che mi accarezzava anche solo con uno sguardo . La differenza la faceva Tomas.
Ci allontanammo entrambi scossi da quel bacio, fu quasi come la prima volta, ma adesso dovevamo essere meno impulsivi, eravamo adulti e nelle camere di sopra c'erano le nostre figlie. Presto ci avrebbero raggiunto per la cena, così un po' in imbarazzo ci allontanammo per andare a preparare la tavola.
Quando le ragazze ci raggiunsero eravamo di nuovo composti. Fortunatamente furono loro due a tenere viva la conversazione quella sera. Io non avrei saputo cosa dire, sicuramente avrei balbettato tutta la sera.
"Elisabeth mi ha scritto che è a Londra. Lo sapevi?" Mi chiese Diamond.
La guardai sorpresa. "In realtà è tornata, sono tornati poco dopo la tua partenza. Emmanuelle studia a Cambridge, poi c'è l'accademia di Sandhurst e altri progetti. Purtroppo non posso essere in più posti contemporaneamente."
Dissi a Diamond. Potevo scegliere di tornare a Londra per stare con loro o andare nel Kleinsten e stare con gli altri miei figli.
"Potrebbero venire anche loro nel Kleinsten no?" Chiese Diamond.
Effettivamente. "Quando li sento più tardi glielo propongo." Dissi.
Intanto Micaela si alzò per sparecchiare. Mi alzai anche io, posai il mio piatto e diedi la buonanotte alle ragazze.
"Dopo aver ordinato andate a dormire, non fate di nuovo tardi." Dissi loro mentre anche Thomas si alzava.
"Se non vai prendo prima io la doccia." Mi disse.
Lo fissai minacciosa. "Sto andando." Dissi. "Buonanotte ragazze."
"Notte!" Urlarono le due in coro.
Sapevo che avrebbero perso tempo, a lavare i piatti e anche dopo prima di addormentarsi. Due ragazze erano diverse da due ragazzi, avevano sempre da raccontarsi qualcosa.
Corsi in bagno a farmi una doccia rapida, dopodiché stretta nel mio accappatoio uscii per dare spazio a Thomas che trovai già in attesa. "È tutto tuo." Gli dissi sgusciando via. Non era il caso che restassimo soli.
Una volta in camera mi dedicai alla cura del corpo, mi asciugai per bene e mi spalmai di crema alla vaniglia, misi il pigiama dopodiché andai a letto. Anche se ero tormentata. Il pensiero del bacio di Thomas non lasciava la mia mente.
Le ragazze erano salite e come prevedibile chiacchieravano impedendomi di prendere sono. Stavo prendendomi in giro, non erano loro che non mi facevano dormire, era il pensiero di Thomas. Scesi dal letto, misi la vestaglia e lentamente uscii dalla stanza. Avevo bisogno di prendere aria, che mi mancò appena fui fuori.
Thomas era a qualche metro di distanza da me, bastava poco per attirarlo dentro la mia stanza e...
"Ma no dai!" Urlò Diamond oltre la porta.
Mi morsi il labbro fissando Thomas che si avvicinava. Le risate oltre la porta erano continue. Scossi la testa. "Non qui."
Sussurrai.
Lui annuì prendendomi le mani. "Da me..."
Oh Dio! Si, da lui. "Si." Gli dissi seguendolo.
Fu una notte carica di passione e anche un nuovo inizio. Non lasciammo intendere alle ragazze che eravamo amanti.
Andammo a Firenze dove seguii Thomas in sede e poi mi feci portare a fare un giro. Andammo a comprare insieme i regali di Natale, tanto che quando scelsi la cravatta Thomas mi disse che gli piaceva. Quelle piccole cose non cambiarono, anche lui scelse il foulard come sempre, senza che io chiedessi. Mentre i regali per i ragazzi e i bambini li facemmo tutti insieme.
Eravamo insieme ovunque. Al lavoro, in giro e poi nel Kleinsten.
Tornammo a Londra ed eravamo insieme, alla nascita di Alberto nel Kleinsten eravamo insieme. Quando lui tornò a Boston eravamo insieme. Non avevamo ufficializzato nulla con i nostri figli. Ma anche loro capirono che finalmente eravamo insieme e questa volta per sempre.

 

   
 
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