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Autore: Lifia    10/04/2024    2 recensioni
Sequel de "A Legendary Story of Dragons"
Consiglio di leggere la prima parte della storia (benchè sia vecchia e da sistemare in molte parti) per avere un idea chiara del continuo del racconto.
Lyanna è viva.
Riuscita grazie alla sua vera natura a sopravvivere a quanto accaduto a un anno e mezzo prima, tenta da tempo di lasciare l'isola dalla quale non riesce a fuggire.
Sarà il destino a darle una possibilità per riuscire finalmente a intraprendere il suo viaggio per ritrovare Law, che la crede ancora morta.
Ma il destino spesso è infame e ritrovare il capitano perso non sarà poi così facile.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Eustass Kidd, Pirati di Kidd, Pirati Heart, Trafalgar Law
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Sbarcai dalla nave dopo aver finito una seconda porzione della cena, riuscendo persino a convincere Killer a farmi bere un boccale di birra, cercando di spiegare qualche dettaglio dell’isola in cambio del suo “gentile” gesto.
Misi piede sulla terraferma che ormai era tarda serata, dirigendomi verso il riparo di fortuna dei villeggianti, benché le strutture messe alla meno peggio erano già state sistemate per permettere a donne, bambini e anziani di dormire in un luogo riparato.
Non che ci fossero chissà quanti giovani, ormai. La maggior parte era di soli anziani, pochissimi adolescenti e tre bambini nati negli ultimi due anni, da quando ero arrivata.
Il capovillaggio aveva provato a convincermi che quello fosse il mio posto, le mie radici, e che Ryltar potesse essere un buon partito oltre che un ottimo padre, ma la mia risposta era stata una grassa risata, per poi scappare per più di un mese nella montagna, senza più tornare al villaggio, restando in compagnia di Cassian che sembrava gradire la mia presenza.
Avrei dovuto salutare anche lui, di certo non potevo mancare di dargli un addio. Probabilmente sarebbe stato anche quello che più, tra tutti, avrebbe capito.

Raggiunsi il gruppo riunito attorno al fuoco e appena Ryltar mi vide mi si avvicinò celere, con un sospiro di sollievo. << Stai bene? >>
<< Mai stata meglio >> gli dissi accennando un mezzo sorriso. << I pirati di Kidd partiranno domani mattina >> spiegai rivolgendo un’occhiata agli uomini seduti attorno al falò. << Io andrò con loro. >>
Rivolsi l’attenzione verso il capovillaggio mentre dicevo quelle parole, conscia che lui non sarebbe stato affatto d’accordo. Difatti si mise subito in piedi, irritato.
<< Non puoi, Tytär! >> replicò lui con voce dura. << Maledizione, ma non vedi la situazione che viviamo qui? Ci servi in questo posto, sei una delle poche eredi rimaste, forse l’unica di sangue reale. Solo tu puoi parlare con il Signore della Montagna. Questo posto... >>
<< Questo posto non è casa mia, vecchio! >> esclamai con voce ferma, decisa, tenendo lo sguardo verso di lui con fare austero.
<< Così ci condanni... >>
<< Voi condannate voi stessi. Avete avuto più occasioni di potervene andare da qui, e non lo avete mai fatto. La vostra stupida testardaggine e i legami ai riti antichi sono la vostra condanna, non io >> sbottai, rivolgendo poi l’attenzione verso gli uomini che mi guardavano, chi contrariato e chi invece dubbioso. << La fuori c’è un mondo che non conoscete, qui ormai non c’è più nulla, tranne che un drago che non vi da nessuna importanza e una città morta! >>
<< Tytär… >>
<< Lyanna! Cazzo, Lyanna! >> esplosi rabbiosa, vedendolo tentennare di fronte alla mia reazione. << Questo è il mio nome e non faccio parte di questa famiglia. Ne ho già una e intendo ritrovarla. >>
Mi voltai, sentendo il bisbigliare degli uomini e qualcuno imprecare a bassa voce, ma li ignorai.
Dovevo solo prendere le poche cose che possedevo, salutare Cassian e tornare sulla Viktoria Punk entro l’alba.
Il resto non importava.

<< Ly… >> sentii chiamarmi Ryltar mentre iniziavo a salire la collina che portava verso il bosco. Mi fermai, dandogli le spalle e prendendo un grosso respiro profondo.
<< Non mi farai cambiare idea. >>
<< Lo so. Ci ho rinunciato, ormai… >>
Mi voltai a guardarlo, incrociando le braccia al petto. << Che cosa vuoi allora? >> domandai astiosa.
<< Salutarti? Almeno quello me lo lasceresti fare senza arrabbiarti? >> domandò alzando le braccia, sospirando e io mi rilassai leggermente, scuotendo la testa.
Mi avvicinai a lui di slancio, abbracciandolo con uno sbuffo seccato. << Dovresti andartene anche tu da qui, Ryl. >>
Lui mi strinse a sé, ridacchiando. << E chi penserà a tenere in piedi il villaggio? Ormai siamo in pochi. >>
Lo lasciai andare, guardandolo. << Proprio per questo dovreste andarvene dall’isola e vedere quello che c’è la fuori. >>
<< Credo che tu ancora non capisca. Si tratta di qualcosa di molto più profondo di così… >>
<< Andarsene, iniziare una nuova vita, conoscere nuova gente, qualcuno che ti possa amare per davvero… Ryl... tu non hai idea delle possibilità che ci sono la fuori, e finché non aprirai gli occhi continuerai solo a perdere tempo. >>
Il ramato scosse il capo. << Come sempre, è un discorso a senso unico. Non posso farti cambiare idea, quindi non mi resta che augurarti buona fortuna. >>
Sorrisi, riabbracciandolo di nuovo un’ultima volta, per poi tornare a percorrere la stradina che portava alla montagna, lasciandomelo alle spalle.

Ormai quelle strade le conoscevo a memoria e sebbene esistesse un modo più veloce per accedervi mi presi il tempo di farmi tutta la strada a piedi.
Avevo vissuto a lungo in quei luoghi tanto antichi, spesso passandoci mesi interi in compagnia del dragone. Tornavo al villaggio praticamente solo per mostrare ce fossi ancora viva e per mangiare qualcosa che non fosse il solito pesce pescato da Cassian.
Eppure i tesori che erano costuditi in quella roccia erano davvero inestimabili. Se il villaggio appariva spoglio e privo di valore, nella vecchia città ancora veniva costudito un antico sapere che mai sarebbe andato perduto e grazie al quale avevo potuto scoprire qualcosa in più su di me, oltre che le origini di tante cose che erano andate ormai perdute.
Cassian ne era il guardiano e solo a me aveva concesso di poter leggere libri arcaici e incisioni in lingue ormai scomparse, solo perché io ne avevo la capacità.
Abbandonare il drago, lo sapevo, sarebbe stato tremendamente doloroso, ma non mi avrebbe trattenuta. Non voleva che andassi via, me lo aveva già detto, ma non avrebbe fatto nulla per farmi cambiare idea.

Lo trovai a riposare accanto a uno dei laghi che affioravano nelle caverne accanto alla città, accortosi di me prima ancora che arrivassi.
Aprì un occhio, rivolgendomi l’attenzione, prima di soffiare una brezza gelida nella mia direzione. << Il tuo spirito è agitato, ma anche felice. Cosa è successo? >>
<< Vado via, Cassian >> gli dissi subito fermandosi di fronte a lui. << Sono approdati sull’isola dei pirati e li ho convinti a darmi un passaggio. >>
<< Hai usato i tuoi poteri? >>
Feci una smorfia << Potrei averlo fatto… >> mormorai senza nascondere un certo imbarazzo. << Non avevo alternative. >>
<< Hai fatto qualcosa di molto pericoloso. Se sapessero chi sei… >>
Già... se sapessero. A Kidd glielo avevo praticamente sbattuto in faccia come avevo capito potesse essere utile.
<< Ho salvato un uomo… >> risposi seria << L’ho usato a fin di bene, come mi hai detto tu. >>
<< Come fai a sapere di poterti fidare? >> domandò. Non era aggressivo, ma riflessivo, come se volesse assicurarsi avessi pensato ad ogni rischio e problema.
<< So chi sia il capitano della nave. Non mi fido, così come lui non si fida di me, ma ho salvato il suo secondo, e benché sembri un gorilla idiota credo che manterrà la parola. In caso contrario posso sempre tentare la fuga quando meno se lo aspetta. >>
Non so se il problema più grande sarebbe stato Kidd o Killer, con tutta onestà. Potevo solo sperare che mi lasciassero davvero andare una volta arrivati sulla prima isola.
Non c’era più la mia taglia tra quelle che avevo visto dei giornali e potevo solo sperare che nessuno si ricordasse di quella che avevo, ancora prima che entrassi nei pirati Heart.
Quello nessuno lo sapeva. Non ce ne era stato il tempo.
<< Quindi hai deciso? >> domandò, alzandosi sulle quattro zampe, per poi passarmi accanto.
Non gli arrivavo neppure a sopra il ginocchio da tanto che era grosso, ma non ne avevo mai avuto timore. Gli camminai al fianco, con passo svelto.
<< Ho deciso. Voglio ritrovare Law. >>
<< Se non ti volesse più tornerai? >> 
<< Sì, se non mi volesse più nella sua ciurma, allora torneò >> dissi chinando il capo. Era il patto che avevamo fatto.
<< Quando morirà, tu tornerai… >> aggiunse, continuando a guardarmi, e io annuì.
Non sarei invecchiata cono Law, lo sapevo benissimo. Il mio vero essere mi avrebbe fatto vivere molto più a lungo di lui e tornare da Cassian era un altro dei punti che avevamo stabilito qualora avessi trovato modo di andare via.
<< Quando sarai di nuovo qui accetterai una volta per tutte chi sei e abbandonerai del tutto la tua parte umana. Ricorda il giuramento! >> mi intimò, fermandosi e abbassando il muso verso di me.
<< Lo ricordo >> riposi poggiando la fronte sul suo muso. << Quando lui non ci sarà più tornerò da te. >>
Mi soffiò addosso dell’aria gelida, che mi fece spostare, rabbrividendo.
<< Un volo, concedimi quello per questa notte. Orami riesci a mantenere la tua vera forma per abbastanza tempo. >>

Lo guardai incerta, a quelle parole. La mia vera forma, quella reale, che nessuno del villaggio aveva visto tranne Cassian, ancora difficile da controllare, se non per poco tempo.
Oltre a un ora, la mia mente umana avrebbe lasciato posto a quella del drago. Una sfortuna che mi aveva impedito di prendere i cieli e scappare molto tempo prima.
<< Potrebbero vederci i pirati >> valutai. Più che altro lui, un enorme drago blu, benché fosse buio, non passava inosservato.
La mia forma almeno era più discreta.
<< Non ci vedranno, vieni… >> ordinò, oltrepassandomi e camminando con leggiadria tipica di un drago.
Quella notte volai, dopo mesi che non lo facevo, senza che nessuno sull’isola si accorgesse delle due figure che si libravano oltre le nubi.

La mattina dopo salutai di nuovo i villeggianti, prima di prendere la barca con uno zaino pieno dei miei pochi averi, tornando sulla Victoria Punk, decisamente eccitata dall’idea di riprendere il mare.
L’equipaggio stava già iniziando a prepararsi alla partenza, iniziando a occuparsi delle vele e tutta la strumentazione necessaria, con Kidd e Killer che davano ordini e direttive.
La ciurma mi guardava con rinnovata curiosità, senza più astio, come se ciò che avessi fatto al secondo in comando mi avesse messo sotto un'altra luce, molto meno sospettosa e quasi grata, almeno per alcuni di essi.
<< Dove posso mettere le mie cose? >> domandai a un tizio con i capelli verdi acqua e un ciuffo davanti al viso, eyeliner e rossetto viola.
Rimanevo sempre piuttosto colpita dallo stile dei pirati di Kidd, devo ammetterlo.
<< Nella stiva, di sotto >> mi rispose lui con un mezzo sorriso, per poi porgermi la mano. << Io sono Boogie. Grazie per quello che hai fatto a Killer. >>
<< Lyanna, piacere. Per quanto riguarda Killer, Beh, era una vera crudeltà. Vivere obbligato a fare qualcosa che detesti non piacerebbe a nessuno. >>
Lui annuì, osservando il secondo e il capitano che sciorinavano ordini, poi tornò su di me. << Vieni, ti accompagno. >>
Il ragazzo mi portò di sotto, mostrandomi le parti inferiori della nave e un piccolo alloggio che potevo usare, oltre al bagno, che trovai in condizioni migliori di quello dei pirati del cuore, e il refettorio.
Ringraziai, entrando nella stanza per lasciarci i miei averi, per poi tornare sul ponte per potermi godere la partenza e il rollio della nave, tornando a sentire nuovamente la nostalgia ghermirmi.

Mi affacciai subito sul parapetto, sul cassero a poppa, guardando in direzione dell’isola che si allontanava sempre di più, facendosi più piccola, per poi scendere le scale portandomi sul ponte della nave, diretta verso la prua, ignorando chi mi stava attorno, troppo euforica dalla situazione.
Non mi accorsi della figura che mi prese alle spalle, afferrandomi per la collottola della mia giacca e trascinandomi indietro di due passi, per poi alzarmi tanto da non toccare terra.
Mi ritrovai faccia a faccia con Kidd, palesemente contrito e irritato.
<< Ohi, mocciosa! Non ti ho preso sulla nave per fartici girare a caso! >> mi fece notare, torvo, osservando la mia espressione farsi per un attimo interdetta e presa alla sprovvista, abbassandomi fino a farmi di nuovo toccare terra.
<< Scusa, capitano, mi sono fatta prendere dall’euforia >> spiegai, cercando di fare un sorrisino di circostanza. << Non devo più correre sulla nave come se fosse casa mia, ho capito. >>
<< No, non hai capito un cazzo >> replicò, affilando un sorrisetto divertito. << Il viaggio mica è gratuito. Lavorerai come tutti gli altri. Prendi un secchio e ramazza il ponte, ha bisogno di una pulita e sistemata dopo che siamo saliti e scesi dall’isola >> spiegò serio, guardandosi attorno, come se fosse una cosa ovvia, tornando poi a guardarmi.
Io lo fissavo allibita. << Scusa, ma il mio viaggio è già stato pagato, dopo che ho salvato la vita al tuo secondo e gli ho levato di dosso quel frutto difettoso. Non ho nessuna intenzione di mettermi a pulirti il ponte, Capitano Kidd! >>
Misi le mani sui fianchi, decisa e chiaramente contrariata. Lui invece sembrava piuttosto divertito, il suo sorrisetto impertinente mi lasciava il dubbio che fosse una provocazione per divertirsi e per vedere come avessi reagito.

<< Ci sono delle regole da rispettare su una nave. Ognuno fa qualcosa! Se non lo sapevi, ora lo sai… >>
<< So benissimo come ci si comporta su una nave, e so anche che se si è passaggio non ci si deve mettere a pulirla, la nave! >>
Lui si voltò, prese un secchio, per poi lasciamelo di peso in braccio, facendo trasbordare metà del contenuto su di me. << Pulisci sto cazzo di ponte, o preferisci far compagnia ai pesci? >>
Lo guardai malissimo, mi spostai meglio il bacile tra le mani per avere una presa più agile, e gli gettai l’intero contenuto in faccia, senza pensare.
Già, senza pensare!
<< Puliscitelo da solo, il tuo cazzo di ponte! >> replicai.
L’espressione di Kidd per un istante mi fece sorridere: era sorpreso dal mio gesto, completamente inaspettato. Mi fissava sgomento, con occhi sgranati e labbra lievemente aperte. Il viso gocciolante di acqua.
Il mio sorriso tuttavia svanì l’istante successivo, nel vederlo trasformarsi letteralmente, assottigliando lo sguardo con palese rabbia, tanto da farmi indietreggiare e farmi rendere conto dell’enorme cazzata che avessi appena fatto.
<< Capitano… >>
<< Sei morta! >>
Non ebbi la prontezza di riflessi per schivarlo, né per fermarlo. Era decisamente più veloce e molto più forte di me. Prima ancora che me ne accorgessi mi aveva afferrata per un braccio, per poi lanciarmi letteralmente dalla nave. E io volai fuori, cadendo rovinosamente in acqua.
<< Uomo in mare! >> sentii gridare.
<< Lasciala là… >> replicò Kidd mentre io riaffioravo dall’acqua, nuotando per stare a galla.
Il capitano si stava allontanando dal ponte, ignorandomi, passandosi una mano tra i capelli per togliersi un po' dell’acqua. << Andiamocene! >>

Vidi Killer avvicinarsi a lui, anche se ormai faticavo a sentire quello che dicevano, cercando in qualche modo di stare dietro alla nave a nuoto, come potevo, benché sapessi non ne sarei mai stata capace.
La nave era troppo veloce e io stavo perdendo il mio unico modo per andarmene dall’isola che si vedeva ancora alle mie spalle.
Mi arrivò in faccia una corda, alla quale subito mi aggrappai, annaspando, prima di iniziare ad arrampicarmi.
Arrivai in cima accasciandomi sul ponte, accanto a Killer, in piedi, che mi guardava a braccia conserte. << Ti ho ripagato un favore. Adesso prendi il secchio e lo straccio e mettiti a pulire il ponte, se non vuol che Kidd ti lanci giù dalla nave appena ti vede >> ordinò, con tono serverò, ma una certa ironia divertita. Non attese neppure che replicassi, che già si stava allontanando.
Maledetta ciurma del cazzo! Maledetta impulsività! Maledetto gorilla!
Presi secchio, straccio e ramazza, e iniziai a fare quanto mi era stato detto.

Nei due giorni successivi venni lanciata fuori dalla nave per altre tre volte e all’ultima Killer mi disse che non mi avrebbe più ripescata, lasciandomi in acqua, se avessi continuato a battibeccare con Kidd, consigliandomi di non stuzzicarlo, né replicare ai suoi ordini quando mi venivano dati.
Mi era terribilmente difficile non farlo. Lui provocava, si atteggiava e pavoneggiava, lasciando intendere quanto fosse competitivo su ogni cosa che si trovasse di fronte e quelle poche volte dove iniziavamo a parlare senza guardarci male mi domandavo come facesse a essere anche intelligente se poi al contempo si dimostrava tanto stupido.
Nella tolleranza, e cambiando attività iniziando a preparare le razioni in cambusa, cosa che in molti apprezzarono, fortunatamente mi evitai altre gettate in mare, anche se non replicare alle battute di Kidd o stuzzicarlo mi fu estremamente difficile.
Eravamo in mare ormai da una settimana e finalmente le cose sembravano essersi stabilizzate. Non ero più finita fuori dalla nave e mi limitavo a parlare con il capitano il meno possibile, discorrendo invece con piacere assieme a Killer, molto più disposto al dialogo.
Era sempre un pirata, ovviamente, e non mancava anche lui di avere un orgoglio forte e deciso, ma quantomeno era più riflessivo e paziente dello scimmione dai capelli rossi.
Sapevo che entro una settimana e mezza avremmo raggiunto un’isola, sulla quale sarei scesa in via definitiva, come da accordi.
Ma ovviamente le cose non vanno mai come si vorrebbe.

Ero uscita dalla mia cabina già di primo mattino, con metà della ciurma che ancora dormiva dopo una serata passata tra divertimento e festeggiamenti, molto più frequenti sulla Viktoria Punk rispetto a i rari momenti goliardici che ricordavo passati sulla Polar Tang.
Solo in pochi erano riusciti a svegliarsi presto, giusto per condurre la nave e dedicarsi ai lavori del turno mattutino, e nessuno fece caso all’arrivo del gabbiano che svolazzando sopra di noi lasciò cadere il nuovo giornale.
Lo presi prima che toccasse terra. Ormai non mancavo un giorno di recuperare i quotidiani per aggiornarmi sulla situazione dei mari, dei pirati, della marina e del governo, cercando di riportarmi al passo con i tempi che correvano.
Soprattutto nella speranza di trovare notizie sui pirati Heart. Notizie che riguardassero Law.
E questa volta lo vidi in prima pagina.
Una prima pagina che mi fece mancare il fiato, stringere in una morsa il petto e gelare il sangue nelle vene. Mi sentii mancare, restando a stento in piedi.

La notizia ritraeva Barbanera da un lato e Law dall’alto, con il titolo a indicare lo scontro avvenuto tra loro.
Mi poggiai al parapetto, come se improvvisamente mi mancassero le forze.
Non ancora, non di nuovo Teach. La colpa di quanto accaduto a Ace era sua e se fosse successo qualcosa a Law… solo al pensiero mi sentii morire.
Mi sedetti a terra, spalle contro la balaustra dietro di me, aprendo il giornale per andare a leggere i dettagli.
C’era stato uno scontro, tra Law e Teach, due giorni prima, e il vincitore era stato Barbanera!
Tremai, non riuscii a farne a meno, sentendo emozioni contrastanti vibrarmi nell’animo. Non riuscii neppure a controllare le dita che stringevano spasmodicamente il giornale.
Di Law non si diceva nulla, tranne che sembrava essere riuscito a sfuggire a Teach, risultando disperso. La Polar Tang e i Pirati Herat sconfitti e portati via dall’imperatore con il potere dell’oscurità.
Probabilmente erano stati portati a Hachinosu, isola di Barbanera, ora suo dominio.
<< Cazzo! >> mormorai a fatica, lasciando il giornale a terra e alzandomi in piedi, dirigendomi verso la cabina di Killer. Non mi importava nulla se stesse dormendo o meno; quella notizia cambiava tutti i piani e, soprattutto, aumentava terribilmente la mia fretta per trovare chi stessi cercando.
Non si sapeva dove fosse, ne le sue condizioni. Sapevo quanto Barbanera fosse forte e di ritrovarmi nella stessa situazione di tre anni prima… non volevo neppure pensarci.

Aprì di volata la porta della cabina del secondo in comando, che si alzò di scatto dal letto sentendosi aprire la porta, trovandolo persino senza la sua maschera, ma già sveglissimo. Probabilmente stava dormendo fino a un secondo prima, ma il sentirmi lo aveva messo immediatamente in allerta.
<< Lyanna? >> domandò, passando dall’allarmato al perplesso, notando probabilmente la mia espressione tesa e preoccupata, oltre che il mio respiro accelerato. << Che succede? >>
<< Ho bisogno che mi ripaghi l’ultimo favore. Devo andare a Spinx, l’isola delle sfingi, al più presto possibile. >>
   
 
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