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Autore: Elizabeth_3rd    12/04/2024    4 recensioni
[Tomarry - Sloooow burn - What if - Rewrite dal secondo libro in poi]
Per una serie casuale di eventi, Harry entra in possesso del diario di Tom Riddle prima che Ginny scopra di averlo ottenuto, e inizia a scrivere i suoi pensieri e i suoi sfoghi. Il Tom sedicenne, intrappolato nel diario da cinquant'anni senza sapere minimamente il tempo che è passato, pensa sia l'occasione perfetta per possedere l'ignaro ragazzino e concludere la sua missione di liberare Hogwarts dai nati babbani, ma qualcosa in Harry Potter lo colpisce più profondamente di quanto si sarebbe aspettato. Le loro due anime sembrano chiamarsi l'una all'altra, come se fossero connesse.
Insomma, praticamente il diario Tom diventa il confidente di Harry (e poi suo amico, e poi... ehhhh) e si affrontano tutti gli anni tranne il primo.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Il trio protagonista, Tom O. Riddle | Coppie: Harry/Voldemort
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Crolli

 

“Quando avevo un anno, i miei genitori sono stati uccisi da un mago oscuro” 

Sì, Harry, a questo Tom ci era più o meno arrivato già, dopo che gli aveva parlato degli zii, sicuramente babbani, che lo avevano cresciuto senza magia. Anche se la questione del mago oscuro e dell’assassinio era nuova, e molto specifica. Che Grindelwald avesse vinto? E in tal caso, perché uccidere un purosangue come un Potter? E soprattutto… continuava a creare scompiglio anche a quella veneranda età?! 

“Ha tentato di uccidere anche me, ma per qualche motivo la maledizione è rimbalzata e ha colpito lui, sconfiggendolo.” 

Ma che scemo! In primo luogo, chi tenta di ammazzare un bambino. E secondo… quanto devi essere scarso per far rimbalzare una maledizione su un bambino di un anno?! Mago oscuro stupido! 

Difficile che fosse Grindelwald, in tal caso, sarà stato un suo scagnozzo, o un novellino mago oscuro che si sentiva tanto forte ma in realtà non valeva granché. Ah, non c’erano più i maghi oscuri di una volta!

“Era un mago terribile che aveva generato un regno del terrore, quindi tutti mi consideravano il responsabile della sua sconfitta e della pace arrivata dopo.”

Eh, addirittura?! Tutta questa minaccia, e poi si fa sconfiggere da un poppante?! Merita umiliazione eterna e di non essere neanche ricordato dai posteri!

Dai, magari era davvero Grindelwald, ma aveva perso lo smalto perché era invecchiato. Capitava. Meglio chiedere. Era importante conoscere i maghi oscuri dell’epoca. Chissà se Tom era considerato un mago oscuro… 

Nah, lui era un precursore rivoluzionario! Era un grande! 

“E tutti mi conoscono, mi chiamano il bambino che è sopravvissuto” 

Si riusciva ad intuire dal modo in cui Harry scriveva che era imbarazzato. Tranquillo, Harry, non c’è niente di male. Anzi, avere un bambino sopravvissuto nel team è ottimo per Tom. un alleato ancora più interessante del previsto. Certo, sconfiggeva maghi oscuri, ma Tom non era mica oscuro.

Faceva cose oscure, ma per motivi nobilissimi. E Tom avrebbe lentamente portato Harry dalla sua parte.

Ma prima doveva saperne un po’ di più del mago oscuro che Harry aveva sconfitto, e possibilmente come ci era riuscito.

Sicuramente perché tale mago era pessimo, ma non si poteva mai sapere.

“Un potente mago oscuro? Parli di Grindelwald?” chiese quindi, con nonchalance.

“No, probabilmente è vissuto dopo di te” rispose Harry.

Ah, quindi uno stupido novellino che non sapeva fare niente. Aveva senso. Chissà quanto era insignificante tale cattivo. Tom dubitava valesse la pena conoscerlo, in fin dei conti. Un vero sfiga… 

“Si chiamava Voldemort” 

“Tom?”

“Tom, tutto bene?”

Ha appena scoperto di essere morto in modo idiota, vedi un po’ tu, Harry! 

Dire che Tom fosse sconvolto era un eufemismo.

Se avesse avuto un corpo, in quel momento Tom l’avrebbe usato per uccidere Harry seduta stante e poi fare lo stesso con il resto della scuola e del mondo magico in un raptus omicida.

Ma al momento Tom non aveva un corpo. E probabilmente non lo aveva neanche l’altra metà della sua anima.

Sconfitto da un infante!

Come era possibile?!

Che umiliazione profonda!

Se lo scopo principale di Tom non fosse stato la vita eterna, e se non fosse già, a quanto pare, morto, si sarebbe voluto sotterrare un’altra volta per la vergogna.

E la beffa più grande… era assolutamente legato al suo presunto assassino… un dodicenne.

Tra tutte le persone al mondo, ma anche solo a Hogwarts, era stato preso proprio dal bimbo che l’aveva ammazzato! Che sfiga! E non poteva neanche possederlo, andare nella camera dei segreti, e ammazzarlo con il basilisco, perché Harry, maledetto Salazar, gli serviva!

Non poteva perdere Harry, perché se era vero che lui l’aveva ucciso… quell’horcrux, quel Tom… poteva essere l’ultimo lui rimasto. Se Harry scopriva che lui era…

Oh, Merlino bruciato sul rogo insieme a Morgana… Harry era il suo assassino, ma Tom era l’assassino dei genitori di Harry. Sicuramente gente orribile che meritava la fine che aveva fatto, ma Harry si sarebbe potuto voler vendicare a avrebbe potuto tentare di distruggerlo, se avesse scoperto che Tom era Voldemort, e certo, lui non sarebbe mai stato capace di farlo, fisicamente, non era abbastanza potente, ma poteva portarlo da Silente, che era il preside. E Silente, per quanto irritante e odioso, era forte. Persino Tom era abbastanza obiettivo da ammetterlo. Lo era già cinquanta anni prima, e non poteva che essere migliorato, nel frattempo. Sicuramente avrebbe capito che il diario era un horcrux, e avrebbe trovato il modo di eliminarlo definitivamente.

Tom non voleva morire!

Era tutta la sua cosa! Lui non voleva morire!

Quindi, per quanto problematico, doveva uccidere Harry prima che Harry lo facesse con lui, era la legge del più forte, era inevitabile, e l’unica scelta veramente sicura.

Dopotutto, se il sé del passato e del proprio futuro aveva tentato di ucciderlo, c’era sicuramente un motivo più che logico.

E ora il lui del passato, che poi era il futuro di Harry, doveva finire il lavoro. 

Forse poteva trovare il modo di assorbire l’energia vitale di Harry e tornare in vita in quel modo. Aveva solo bisogno di aumentare il legame.

Sì, era l’unica opzione.

L’opzione migliore, il grande ritorno di Lord Voldemort, dall’ombra.

Chi mai avrebbe associato un sedicenne a quello che Harry aveva definito un grande mago oscuro che era stato un sedicenne ben cinquant’anni prima e che adesso era considerato sconfitto? Aveva anche una pozione polisucco da usare per uscire indisturbato dal castello. Sarebbe andato nella foresta, o magari direttamente nella camera dei segreti, avrebbe continuato la sua missione di nascosto, e programmato il suo ritorno in grande stile, con tutto il tempo del mondo e sconfiggendo quello che non era solo il suo assassino infante, ma che al momento era anche la sua più grande debolezza. Perché il pensiero di uccidere Harry, anche se era il piano più giusto, la scelta migliore, l’unica vera scelta, davvero… gli provocava un dolore atroce che non riusciva a spiegarsi.

Cosa era diventato?! In cosa lo aveva trasformato, Harry?! Un sentimentale debole che non riusciva ad uccidere un dodicenne, esitava ad attaccare gli studenti sanguemarcio con il basilisco, e si faceva sconfiggere da un poppante ancora in fasce.

Voldemort non era così debole! 

Harry era un pericolo!

Pertanto andava eliminato.

Ad ogni costo!

Ma prima, doveva stringere un legame ancora più forte.

Abbastanza da permettergli di assorbire tutta la sua energia vitale.

 

Harry era un po’ preoccupato. Dopo aver raccontato la sua storia a Tom, il ragazzo nel diario era diventato stranamente silenzioso, cosa molto poco da lui. 

Era capitato che esitasse nel rispondere, prima di allora, ma mai così a lungo, e di solito quando esitava, non era mai un buon segno. Ma quella era una confessione importante, forse Tom stava solo cercando le parole giuste, o scrivendo un messaggio molto lungo. O forse la magia non funzionava per qualche motivo perché far entrare Harry nel ricordo lo aveva sfiancato e aveva bisogno di recuperare un po’. Le opzioni erano tantissime.

Anche se Harry, sentiva qualcosa di strano, nel suo petto.

“Scusa, Harry, stavo riflettendo… ed elaborando. Insomma, non oso neanche immaginare cosa hai passato, con tutto questo peso sulle spalle” arrivò dopo un po’ la risposta di Tom.

A Harry vennero i brividi, anche se non seppe spiegarsi il perché. 

Era una risposta normalissima, anche dolce ed empatica.

Ma Harry la percepì molto fredda, studiata, assolutamente distante. Erano parole che aveva scelto con attenzione, non venivano dal cuore.

E sentì il proprio, di cuore, spezzarsi.

“Avevi detto che non sarebbe cambiato nulla…” lo accusò, scrivendo di getto le prime parole che gli vennero in mente.

“Di che parli, Harry? Non cambia nulla, infatti” rispose Tom, provocando un altro nodo nel petto di Harry.

“Sei falso, Tom! Pensi che non me ne sia accorto? Io voglio le tue parole sincere, non queste stupide frasi di circostanza! Credevo che tu, tra tutti, avresti capito…” spiegò il suo punto di vista, infastidito.

“Capire cosa? Io non ho perso i miei genitori perché sono stati assassinati, e non sono famoso per aver sconfitto un mago oscuro da infante” arrivò la risposta di Tom, poco dopo.

“Ma sei un orfano, come me! Hogwarts è la tua casa, come me! Anche tu faresti di tutto per evitare di far chiudere la scuola! Pensavo che tu, tra tutti, avresti capito… lascia perdere!” Harry era sopraffatto da tutte le informazioni e dalle conseguenze che la sua confessione aveva causato.

Sentiva un sentimento strano nel suo cuore.

Una presa soffocante nel petto.

Non riusciva a spiegarsi il motivo, ma aveva una brutta, orribile sensazione.

Sentiva di doversi allontanare, una specie di istinto di fuga.

“Harry, aspe…”

Harry chiuse il diario, con le lacrime agli occhi e tanta rabbia, e si sentì completamente svuotato.

Troppe cose erano successe tutte insieme, e aveva bisogno di elaborare.

Non parlò con nessuno, quella sera, e andò direttamente a dormire, sperando che la notte avrebbe portato consiglio.

Quella notte, però, Harry fece uno strano sogno.

Si ritrovò in una stanza spoglia e fredda, che sembrava una specie di soffitta. Harry riusciva a sentire freddo, come se gli entrasse nelle ossa, e iniziò ad abbracciarsi per farsi calore, mentre si guardava intorno per cercare di capire dove fosse. Gli sembrava troppo reale per essere un sogno, e troppo irrealistico per essere reale, come… il ricordo visto con Tom.

Ma non era possibile, non era entrato nel diario, ne era sicuro. Era semplicemente andato a dormire, posando il diario sulla scrivania.

Harry iniziò a guardarsi intorno, e, così come era avvenuto nel ricordo di Tom, non riusciva a modificare il luogo dove era, come se fosse un fantasma.

Lentamente, i suoi occhi iniziarono ad abituarsi all’oscurità.

E quando vide la figura davanti a lui, a meno di un metro di distanza, accucciato contro la porta con le ginocchia al petto e il volto sepolto sulle braccia, Harry sobbalzò vistosamente, perché non si aspettava proprio di trovare compagnia.

Per un secondo, un singolo istante, Harry ebbe l’impressione di essere in un suo ricordo d’infanzia. La soffitta non era familiare, ma la posizione sembrava quella che assumeva sempre dentro il ripostiglio del sottoscala, dai Dursley, ogni volta che lo mettevano in punizione per qualche giorno senza farlo uscire per nessun motivo, neanche per farlo andare in bagno o mangiare.

I capelli neri, il fisico minuto… sembrava un mini Harry, in effetti.

Ma durò solo qualche istante, perché poi Harry si rese conto che il bambino era più pallido, e con vestiti più… antichi.

-Allora, hai imparato la lezione, figlio del demonio?- una voce proveniente da fuori la porta distolse Harry dall’osservazione del bambino, e lo fece sobbalzare ancora più vistosamente. Non si aspettava minimamente che il silenzio sarebbe stato turbato da qualcosa, e solo in quel momento si rese conto di quanto fosse stato soffocante, tale silenzio.

Il bambino non emise un fiato, ma sollevò appena la testa, a lanciò verso la porta un’occhiata di puro odio.

E fu in quel momento che Harry lo riconobbe.

-Tom…?- sussurrò, sconvolto.

Era molto più piccolo del ricordo che Harry aveva visto poche ore prima, ma era indubbiamente lui.

Aveva gli stessi tratti, anche se meno spigolosi e più infantili, gli stessi occhi scuri e profondi, e anche i capelli, sebbene più corti e disordinati, erano acconciati in modo molto simile.

Una piccola versione di Tom.

Quindi quello era effettivamente un ricordo.

-Se non ti degni di rispondere, o di scusarti, resterai lì per tutta la notte!- lo minacciò la voce fuori dalla porta.

Il piccolo Tom continuò a non rispondere, e strinse i denti, dalla sua bocca sembrò uscire una specie di sibilo, che però Harry riuscì a comprendere come delle vere parole.

-Mai, brutta ubriaca!- era un sussurro, a malapena udibile.

Quindi Harry non si fece due domande sul fatto che la donna all’esterno reagì come non avesse proprio risposto.

Non comprese minimamente che il bambino davanti a lui aveva appena parlato una lingua che solo loro due potevano capire.

-L’hai… l’hai voluto tu! Demone!- con una leggera esitazione in più, come se fosse spaventata da qualcosa (un sibilo, forse, che sembrava quello di un serpente, ma Harry questo di certo non lo sospettava), la donna ribatté con una certa veemenza, e Harry sentì i passi allontanarsi mentre Tom poggiava nuovamente il volto tra le braccia, a denti stretti, gli occhi pieni di rabbia e odio, ma anche con le lacrime agli occhi.

Harry fu pervaso da un moto di empatia.

Tom non poteva avere più di sei anni, forse ne aveva ancora meno. Era molto magro, i suoi vestiti erano sporchi e rovinati.

Probabilmente era in orfanotrofio, ed era finito in punizione.

Harry gli si avvicinò lentamente, e si sedette accanto a lui, senza osare neanche provare a toccarlo. Dubitava potesse riuscirci, dopotutto, come aveva scoperto nel ricordo di poche ore prima.

Chissà perché era finito lì.

Forse era rimasto aperto un qualche legame dopo che Harry era stato trasportato nel diario, e forse andare a dormire gli aveva permesso di lasciare il suo corpo o qualcosa del genere. Harry era abituato a fare sogni strani, ma mai così tanto, però con la magia aveva imparato a non stupirsi più di nulla.

Tante erano le possibili spiegazioni a quel fenomeno, forse neanche Tom era del tutto cosciente di averlo portato lì, anche se Harry sperava fosse così. Non voleva entrare nei suoi ricordi senza il consenso di Tom, dopotutto, gli sembrava un’invasione della sua privacy.

-Alla fine non siamo così diversi… sai, spesso anche i Dursley mi lasciavano chiuso nel ripostiglio per giorni… mi lasciano ancora chiuso, anche se in camera. Quest’anno non volevano farmi tornare a Hogwarts, mi avevano chiuso in camera, sbarrato le finestre, sembrava una gabbia. Per fortuna è venuto Ron, con anche Fred e George, e mi hanno liberato. E tutto per colpa di Dobby… ti ho parlato di Dobby? Mi sa di no. È un elfo domestico che sta tentando di uccidermi anche se il suo intento è salvarmi e che mi ha detto che c’è un grande pericolo a Hogwarts, probabilmente si riferisce all’apertura della Camera dei Segreti. Purtroppo non mi può dire chi è coinvolto, ma mi ha assicurato che non è Voldemort…- Harry iniziò a parlare, anche se dubitava che Tom gli avrebbe risposto, ma il suo tono era confortante e leggero, come se in qualche modo cercasse di distrarre l’attenzione del bambino e farlo concentrare su altro. Qualcosa di diverso dalla sua situazione.

-Tsk…- lo sentì dire, dopo un po’. La sua voce era un po’ diversa da prima, più sicura, più vicina, se possibile più irritata, o forse più offesa.

Però fu abbastanza per zittire Harry, che si girò verso Tom, e fu stupito nel notare che il bambino aveva sollevato appena la testa, e lo guardava.

Harry si girò, chiedendosi cosa ci fosse dietro di lui che aveva attirato l’attenzione di Tom nel ricordo, ma c’era solo un muro, e l’oscurità.

Che Tom stesse guardando…

-Mi hai chiuso il libro in faccia, Harry… non è stato molto carino- la voce di Tom fece girare di nuovo Harry verso di lui, sorpreso.

-Tom… puoi parlarmi… tranquillamente?- chiese, sorpreso, indicandosi.

-I tuoi zii sembrano odiosi… ovvio, sono babbani, dopotutto…- Tom non rispose esplicitamente, ma continuò a parlare a Harry, mentre distoglieva lo sguardo da lui per puntarlo in un punto vuoto, il volto ancora poggiato sulle braccia e le ginocchia al petto.

-Non tutti i babbani sono cattivi… ma i miei zii lo sono. E anche mio cugino- spiegò Harry, un po’ incerto. Non voleva lamentarsi, soprattutto non nel ricordo di qualcosa di così brutto.

Tom continuò a non guardarlo.

-Com’erano i tuoi genitori? Sai qualcosa, di loro?- chiese, in tono neutro.

Era raro che facesse domande, e Harry rimase piuttosto sorpreso, in positivo.

Di solito si limitava più a rispondere, che a chiedere, ma a Harry piaceva che stesse cercando un dialogo per essere più vicini.

E lo sentiva più sincero, rispetto a prima.

-Non so molto, ma ho un loro album di foto… me l’ha dato Hagrid…- ammise, a voce bassa. Tom non commentò, così Harry continuò -…dicono tutti che somiglio molto a mio padre, tranne che per gli occhi, che sono quelli di mia madre. Mio padre era anche lui cercatore nella squadra di Quidditch, entrambi erano Grifondoro, e… mia madre è il motivo per il quale sono sopravvissuto. Non sono io ad aver sconfitto Voldemort, non sono speciale. Mia madre si è sacrificata per salvarmi, e questo mi ha protetto- raccontò, in tono piuttosto solenne. 

Tom rimase in silenzio per qualche secondo, sembrava in profonda contemplazione.

Harry lo fissò, senza riuscire a decifrare il suo sguardo, e aspettò.

Tanto avevano tutta la notte.

-Forse ho sbagliato, con Rubeus…- ammise Tom, dopo un po’.

Il cuore di Harry perse un battito, e qualcosa di positivo e piacevole gli scaldò il petto.

-Tu… credi?- chiese, sorpreso e rassicurato.

Tom raramente ammetteva uno sbaglio. Harry aveva notato che tendeva sempre a giustificarsi. Il fatto che anche solo valutasse l’idea di aver sbagliato qualcosa di così importante significava davvero tanto.

Era un segno che Tom si fidava di lui, e che era aperto e capace di mettersi in discussione, per Harry.

-…non lo so. So solo che avevo paura. La scuola rischiava di chiudere, e se non trovavo un colpevole…- si interruppe per un istante, sembrava in difficoltà -…insomma, pensavo che fosse lui. Aveva un’acromantula nascosta. Sono pericolose le acromantule. E non potevo permettermi di tornare qui e rinunciare a Hogwarts…- sussurrò, e affondò nuovamente il volto sulle ginocchia.

Harry rifletté sulla situazione, pensando al suo punto di vista. In effetti anche lui era sceso a conclusioni affrettate, anche solo l’anno prima, quando aveva accusato Piton di essere colui che cercava di rubare la pietra filosofale, senza prove, ma solo a sensazioni e perché Piton era sospetto.

Certo, alla fine le sue accuse infondate non avevano avuto conseguenze, ma sbagliare era umano, poteva capitare, l’importante era comprendere gli errori, e rimediare.

Per Tom era difficile adesso rimediare, ma era già tanto che ammettesse che poteva esserci un errore, ed era innegabile che Hagrid avesse comunque fatto qualcosa di sbagliato, portando quel ragno gigante a Hogwarts.

Inoltre… 

-…ti capisco, Tom. Hogwarts è anche la mia casa. Per questo indago e ce la metto tutta per capire cosa succede, anche se dovrei lasciar fare ai professori, ma… il fatto è… che prima dell’attacco di Mrs Purr, e anche prima di quello di Colin, ho anche sentito una voce, tra i muri- raccontò, un po’ nervoso. Hermione e Ron gli avevano sconsigliato di parlare di ciò che aveva sentito, ma lui era Tom. Harry poteva fidarsi di Tom, giusto?

Forse Tom poteva aiutarlo a capire meglio ciò che succedeva. Era intelligente, ed esperto, ed erano così simili che Harry dubitava che Tom l’avrebbe giudicato.

Non lo aveva fatto quando Harry aveva ammesso di parlare con i serpenti, dopotutto.

Tom rimase in silenzio qualche secondo, e con il volto coperto, Harry non poteva vedere la sua espressione.

-Scommetto che l’hai detto a Ron e Hermione, vero?- chiese, e il suo tono sembrava… in difficoltà?

-Sì, erano con me alla festa di Halloween… è per questo che sono finito nel corridoio dove abbiamo trovato Mrs Purr. Stavo seguendo la voce- spiegò Harry, ricordando quella terribile notte. Il ricordo era quasi come un sogno, non ricordava tutti i dettagli.

-Voldemort…- ci fu un tremore nella voce di Tom quando disse quel nome -…che sai di lui?- continuò ad indagare, cambiando argomento.

Harry esitò appena nel rispondere.

-Era un mago oscuro molto potente, che ha ucciso moltissime persone. Ha tentato di uccidermi quando ero piccolo, e ci ha riprovato anche lo scorso anno…- raccontò, rabbrividendo al pensiero di Raptor, dell’attacco nella foresta proibita, e delle prove per raggiungere la pietra filosofale. 

Tom sollevò la testa di scatto, e lo guardò con occhi sgranati.

-L’anno scorso?! Ma quindi non è morto?!- chiese, e Harry non riuscì a capire esattamente a cosa fosse dovuta la sua sorpresa.

Suppose fosse preoccupato per lui, e si sentì un po’ in imbarazzo.

Certo, non poteva immaginare che la preoccupazione era principalmente per Voldemort.

-Sì… beh… non proprio. In qualche modo è sopravvissuto, ma era attaccato al mio vecchio professore di Difesa contro le arti oscure… letteralmente, aveva Voldemort sulla nuca, solo il volto, come un parassita- raccontò, portando una mano dietro la nuca e mimando la situazione.

-Oh… ed era un bravo insegnante?- chiese Tom, in tono neutro, distogliendo nuovamente lo sguardo.

Harry non capì il perché di quella domanda, ma rispose comunque. 

-Beh, non proprio… ma era decente, finché non ha tentato di rubare la pietra filosofale per far tornare in vita Voldemort- ricordò quelle lezioni balbettanti all’odore di aglio. 

-E la pietra filosofale è ancora a scuola?- Harry iniziò ad essere un po’ confuso dal tipo di domande che Tom continuava a porre. Non sembravano avere un vero e proprio senso, in realtà. 

Dai, forse era solo curioso.

E si sentiva comunque in uno stato un po’ confuso, come in un sogno, anche se era del tutto cosciente di quanto stesse capitando intorno a lui.

-No, Silente l’ha distrutta, per evitare che Voldemort ci riprovasse- spiegò. Anche lui si era fatto due domande sulla necessità di distruggere la pietra filosofale, ma in effetti era stata una giusta idea. Gli dispiaceva per Nicolas Flamel e sua moglie, ma alcuni oggetti pericolosi era meglio non tenerli a portata di maghi oscuri.

-Oh, che fortuna- commentò Tom, ma non sembrava particolarmente sollevato.

-Comunque… Voldemort è cattivo e malvagio, e secondo Silente potrebbe tornare ancora. Non so molto altro, non so nemmeno perché ha provato ad uccidermi quando ero piccolo- Harry cercò di chiudere l’argomento con i pochi dettagli interessanti rimasti da dire. Non serviva conoscere molto di Voldemort per sapere che fosse crudele e che era molto meglio che non fosse in circolazione.

-Silente non ti ha detto nulla?- fu la successiva domanda di Tom.

-Mi ha detto che me lo dirà quando sarò più grande- Harry alzò le spalle.

-Tipico…- c’era una traccia di ilarità nella voce del bambino.

-Perché sei così curioso, Tom?- provò a indagare Harry, un po’ incerto.

-Voglio solo conoscerti meglio, Harry. Capirti meglio… essere sicuro che tu sia al sicuro da questo Voldemort, sembra davvero pericoloso per te- lo rassicurò Tom, gentile. Il suo tono era diverso da come Harry aveva letto le sue parole dal diario. Era incredibile come suonassero bene pronunciate dal vivo, anche se erano esattamente le stesse parole a cui Harry era abituato.

Ed era anche molto strano sentirle pronunciate da un bambino così piccolo che però si comportava come se fosse grande.

-Anche io voglio conoscerti meglio, Tom… sei cresciuto qui?- si guardò intorno nella soffitta oscura e fredda.

Tom fece lo stesso.

-Non qui in soffitta, anche se sono finito in punizione un considerevole numero di volte. Non mi sono mai trovato molto con i miei compagni di orfanotrofio- ammise, con voce bassa.

-Neanche io mi sono mai trovato con i miei compagni di classe, prima di andare a Hogwarts- Harry gli fece un sorrisino, voleva farlo sentire compreso.

Non avevano avuto esattamente le stesse esperienze, ma si potevano comunque capire.

-A Hogwarts sei riuscito a trovare degli amici… io non tanto, invece. Suppongo che i serpeverde siano effettivamente meno accoglienti verso coloro che vengono da contesti babbani, rispetto a voi grifondoro- il tono di Tom era neutro, ma non guardò Harry negli occhi.

-Mi dispiace che sei finito tra i serpeverde… sai, il cappello parlante avrebbe voluto mettere tra i serpeverde anche me, ma io ho chiesto di non andare lì. Non volevo finire nella stessa casa di maghi cattivi come Voldemort- rivelò, torturandosi le dita -…non che tu sia cattivo, Tom. Tu sei buono, serpeverde o no- si affrettò ad aggiungere, per non dare l’impressione di starlo accusando.

Tom gli fece un sorrisino.

-Non ti vedo bene tra i serpeverde, è una fortuna che tu non sia finito lì, ma… a me piace la mia casa di Hogwarts. Mi sono ambientato, e poi la sala comune è stupenda, con la vista sul lago nero. E non sono tutti cattivi, alla fine- spiegò, e Harry notò il suo orgoglio.

Era felice di essere un serpeverde, amava la sua casa di Hogwarts.

Forse sarebbe dovuto essere un campanello di allarme, visto quanto crudeli erano i serpeverde che Harry aveva conosciuto: Malfoy, Tiger, Goyle, Piton… lo stesso Voldemort… ma Harry si sentì invece rassicurato, quasi intenerito, e il suo unico pensiero fu che forse i serpeverde davvero non erano così male.

E che se lui fosse finito a serpeverde, non significava che sarebbe per forza stato cattivo.

Perché Tom non lo era, quindi non lo erano tutti.

-Alla fine non è importante la nostra casa a Hogwarts, ma chi siamo noi- si avvicinò a Tom, sentendosi il petto più leggero, e si rese conto, quando la sua spalla sfiorò quella di Tom, che poteva, effettivamente sentire la sua presenza.

Forse non era intangibile come lo erano stati i personaggi dell’altro ricordo.

-Quindi Hagrid…?- Tom iniziò a porre una nuova domanda, ma si interruppe, e si irrigidì vistosamente, quando Harry, un po’ incerto, gli mise una mano sulla spalla, confermando che poteva, in effetti, toccarlo.

Tom si ritirò, come scottato.

-Che stai facendo?!- chiese, lanciandogli un’occhiataccia.

-Scusa! È solo che… pensavo di non poterti toccare in un ricordo, e volevo… provarci. Scusami, se ti ha dato fastidio non lo farò più- Harry sollevò le mani, e si allontanò appena, sorpreso da tutta questa veemenza.

Anche Tom, dopo l’iniziale rabbia, si aprì in uno sguardo sorpreso, come se si fosse reso conto solo in quel momento che Harry era riuscito effettivamente a toccarlo.

-Va bene… ero solo… non me lo aspettavo- cercò di tornare tranquillo e padrone di sé, e si rimise in posizione.

In quel momento sembrava davvero il bambino che interpretava in quel ricordo.

Harry lo trovò molto dolce.

-Quindi… posso toccarti?- chiese, incerto, in un sussurro.

Tom alzò le spalle.

-Certo, certo, fai come vuoi. Allora, dicevo… Hagrid…- Tom provò a riprendere la domanda che stava per fare a Harry, ma venne di nuovo interrotto, quando Harry approfittò di aver ricevuto il permesso per avvicinarsi e abbracciarlo forte, vinto dal suo moto di empatia e dal desiderio di mostrare a Tom tutta la sua vicinanza e partecipazione.

Era da quando lo aveva visto, così piccolo e solo in quella soffitta polverosa, che voleva abbracciarlo e dirgli che tutto sarebbe andato bene.

Tom si irrigidì e si zittì, ma non si scansò questa volta, rimase fermo dov’era, come una bambola.

-Non sei più solo, Tom, okay? Siamo amici, e puoi aprirti con me, fidarti di me, e dirmi tutto- lo rassicurò, dicendo a Tom ciò che aveva sempre voluto che altri gli dicessero.

Percepiva il bisogno di connessione e contatto umano che aveva Tom, e lo condivideva con lui.

-Sono un diario, Harry…- sussurrò Tom, in tono neutro, ma con una traccia di malinconia.

-Non mi interessa, non cambia il fatto che sei mio amico. E ora abbiamo anche trovato il modo di vederci, no?- rispose Harry, con sicurezza e ingenua dolcezza, continuando ad abbracciarlo.

Lentamente, molto molto lentamente, Tom sollevò le braccia, e ricambiò la stretta.

-E se scoprissi che ho fatto qualcosa di brutto, Harry…?- sussurrò Tom al suo orecchio, un sibilo che Harry, ancora una volta, non capì trattarsi di serpentese.

E non si rese conto neanche di rispondere nella medesima lingua.

-L’importante è che cerchi di rimediare alle cose brutte. Ti aiuterò, se vuoi- rispose, incoraggiante.

Rimasero abbracciati per un po’. Sembrava che Tom non avesse mai abbracciato nessuno, e stringeva Harry come se tentasse in qualche modo di inglobarlo.

Alla fine, fu Harry a staccarsi, dato che iniziava a sentire che gli mancava il fiato.

-Allora, che mi volevi chiedere su Hagrid?- tornò all’argomento precedente, un po’ imbarazzato dall’averlo interrotto due volte.

-Non è così importante, piuttosto… parlami di te, Harry. Come ti trattano i babbani, esattamente?- chiese Tom, separandosi, ma continuando a fissare Harry con un’espressione piuttosto intensa e difficile da definire chiaramente.

Harry iniziò a raccontare un po’ la sua infanzia, e Tom disse qualcosa anche della propria.

Non si riusciva a comprendere esattamente il tempo che passava, ma fu tutto molto piacevole, e ad un certo punto Harry si svegliò, sentendosi più stanco di quando era andato a dormire.

E quando, in ritardo, scese per fare colazione, fu agghiacciato nello scoprire che durante la notte c’era stato un altro attacco, al tassorosso Justin Finch-Fletchley, uno dei più fervidi sostenitori della teoria che Harry fosse l’erede di Serpeverde.

Era stato pietrificato mentre rientrava in sala comune per prendere del materiale scolastico che aveva dimenticato.

E da lì, le cose iniziarono a crollare.

 

Nei due mesi successivi, ci furono altri due attacchi, e nessun indizio per capire chi ci fosse dietro.

Dopo tanta calma, fu come se improvvisamente si fosse scatenata un’immensa tempesta.

Harry tenne Tom aggiornato, ma neanche il diario sembrava avere risposte.

E i consigli che riusciva a dargli non si rivelarono particolarmente utili.

Tom gli aveva dato il permesso di confidare a Hermione e Ron che Hagrid era stato accusato la prima volta, ovviamente senza fare il nome di Tom, anche se Hermione aveva capito che Harry e il diario avevano in qualche modo comunicato, ma parlare con Hagrid non si era rivelato particolarmente utile.

“Tom, oggi abbiamo parlato con Hagrid, era molto agitato e non ci ha detto molto. Però ci ha spiegato che l’acromantula è sopravvissuta, ed è nella foresta proibita, ma non è responsabile… non so che pensare. Gli voglio credere. Pensi che dovrei andare a parlare con il ragno?”

“No, Harry, è troppo pericoloso. Perché non controlli cos’hanno in comune tutte le vittime?”

Harry indagò sulle vittime, ma l’unica cosa che avevano in comune, era che tutte erano, in qualche modo, anche alla lontana, relazionate a Harry.

Aveva litigato con Gazza e Mrs. Purr era stata pietrificata.

Aveva sbottato contro Colin, ed era stato pietrificato anche lui.

Justin lo accusava… nuova vittima.

Dean Thomas chiedeva di essere spostato di dormitorio… ed era finito all’infermeria.

Ed infine Penelope Wright… Harry non aveva alcuna relazione con il prefetto corvonero, tranne che aveva rimproverato Harry quando lo aveva trovato a correre nei corridoi fuori dall’aula di difesa contro le arti oscure… e aveva trovato la stessa fine degli altri.

La gente ormai iniziava ad evitarlo costantemente, come se fosse appestato, e Harry odiava la situazione, anche se i suoi migliori amici continuavano a stargli vicino.

Anche Fred e George cercavano di tirarlo su scherzando, ma non aiutavano più tanto come prima.

E la cosa peggiore era che non riusciva proprio a capire su cosa indagare, perché si sentiva sempre stanco e distratto. Troppo per pensare lucidamente a qualsiasi cosa.

Hermione faceva ricerche su ricerche, passando più tempo tra i libri che a fare qualsiasi altra cosa, ma anche lei sembrava persa, e si lamentava di avere dei vuoti di memoria e di non trovare i suoi appunti su cosa poteva celarsi all’interno della camera dei segreti.

Era frustrata, e lo erano anche lui e Ron.

“Tom, si parla di chiudere Hogwarts, non so cosa fare! È arrivata una lettera per licenziare Silente, e temo che anche Hagrid potrebbe essere portato via. Ho paura. Sta succedendo tutto così in fretta, ed è tutto confuso. Che mi consigli di fare?” 

“Mi dispiace, Harry… come procede la ricerca di un antidoto? E le ricerche di Hermione?” 

“Manca poco per liberare tutti, e Hermione stava pensando che potesse essere colpa di un basilisco”

“Hermione è davvero intelligente, ma non so se sia una giusta possibilità. I basilischi uccidono, non pietrificano, a meno che non vengano visti in modo indiretto. C’erano oggetti riflettenti vicino alle vittime?”

“Non mi pare, no. Forse solo Colin e Mrs. Purr”

“Allora probabilmente il responsabile e qualcos’altro. I professori non fanno niente?” 

“Ci accompagnano in giro, pattugliano i corridoi… onestamente penso che Allock passi tutto il tempo nel suo ufficio e basta, quell’incompetente!”

“Prova a dormire, Harry, la notte porta consiglio, e magari domani le cose potrebbero risolversi, o migliorare”

“Ne dubito, ma ci proverò… sono davvero stanco, questi giorni”

“Perché hai sempre il peso del mondo sulle spalle, ma non è tua responsabilità, Harry. Dormi un po’. Se vuoi stasera possiamo parlare della tua prima partita di Quidditch”

Ultimamente Harry passava le notti nei ricordi di Tom, che erano come dei sogni molto vividi. Era riuscito anche a mostrare a Tom alcuni dei suoi ricordi, anche se erano molto meno elaborati rispetto a quelli del diario. Il loro legame era sempre più stretto. Harry si sentiva in pace ogni volta che scriveva a Tom o passavano del tempo insieme. Era come un piccolo posto sicuro.

“Mi consolerà sul fatto che hanno cancellato le partite a causa degli attacchi” rispose, chiudendo poi il diario prima di andare a dormire, e mettendolo sotto il cuscino. Più erano vicini, più i sogni erano piacevoli, di solito.

Quando chiuse gli occhi quella notte, non avrebbe mai potuto immaginare che sarebbe stato come chiudere per sempre un capitolo della sua vita.

Perché quando li riaprì il giorno successivo, assolutamente distrutto nonostante avesse passato una lunghissima notte addormentato profondamente a sognare il Quidditch, Ron, responsabile primario del suo risveglio quel sabato mattina, lo accolse con le ultime parole che si sarebbe aspettato di sentire: 

-Harry, hanno scoperto chi è il responsabile! E Silente vuole vederti nel suo studio- rivelò infatti, agitato.

Harry improvvisamente si sentì super sveglio, e molto spaventato.

-Pensa che il responsabile sia io?!- chiese, preoccupato, infilando gli occhiali sul viso.

-No, non ci crederai mai, hanno scoperto che è stato Allock!- 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(Angolo autrice)

ALLOCK?! WTF?!

Questo capitolo è stato una montagna russa, e in effetti doveva essere diviso in due, ma poi ho deciso di stringere un po’ e mettere tutto insieme, anche per aggiornare più in fretta.

E perché non vedo l’ora di arrivare al prossimo capitolo, dove tutto ciò che è stato solo accennato in questo, riguardo agli attacchi, verrà finalmente spiegato.

In che senso è stato Allock?! Qual è il piano di Tom? È tutta un’elaborata strategia per vendicarsi di Harry e ucciderlo? O ha cambiato i suoi piani dopo le parole di Harry? Cosa vuole Silente? Perché Hermione ha vuoti di  memoria? Come mai non è stata pietrificata anche lei? E soprattutto… aggiornerò presto anche la prossima volta?

Tutte le risposte si otterranno nel prossimo capitolo… soprattutto riguardo all’ultima che è un po’ meno scontata delle altre (no, forse anche le altre sono poco scontate, eheh) 

Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Personalmente ha molti momenti che mi è piaciuto scrivere, soprattutto la parte nel ricordo d’infanzia di Tom

   
 
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