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Autore: dirkfelpy89    15/04/2024    1 recensioni
Il giovane Marius Black ha undici anni e mille dubbi per la testa. Perché non ha ancora ricevuto la sua lettera da Hogwarts? Perché non riesce a compiere neanche la più semplice delle magie. Perché sua madre piange e suo padre lo caccia fuori di casa, il 1° Settembre?
Perché dovrebbe starsene buono e non cercare la sua vendetta?
(Questa fic partecipa alla challenge "Gruppo di scrittura!" indetta da Severa Crouch sul forum "Ferisce più la penna")
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aberforth Silente, Arabella Figg, Famiglia Black, Marius Black, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Capitolo 12, Chiusure… e Aperture

 



Trascorsero settimane dopo l'incontro di Marius con Pollux.
Giorni e giorni di cupa disperazione e rabbia combinate strettamente tra di loro come un cocktail mortale.
Il giovane Black, nonostante tutti gli sforzi, non era ancora riuscito a digerire le parole crude e sferzanti del suo ultimo incontro con il padre.
Ogni frase pronunciata, come un colpo al cuore, aveva scavato un solco profondo nella sua anima.

Mentre le giornate si trascinavano una dietro l'altra, servendo ai tavoli della Testa di Porco, il rumore della sala da pranzo si mescolava costantemente al tumulto dei suoi pensieri.
Ogni movimento, ogni gesto, era permeato dalla sensazione di smarrimento e rabbia che lo avvolgeva come un mantello oscuro.
La tensione era palpabile nell'aria, e Marius poteva sentire gli sguardi curiosi e scrutatori dei clienti che sembravano percepire il cambiamento dentro di lui. Il suo volto, una maschera impenetrabile, nascondeva il tumulto di emozioni che ribolliva.
Con ogni piatto che posava sui tavoli, il dolore e la rabbia bruciavano sempre più intensi, consumandolo dall'interno. Ogni parola pronunciata dal padre, ogni sguardo freddo e distante, era come un colpo diretto al cuore, una conferma amara di quanto la sua famiglia fosse diventata estranea.

Aberforth osservava, aveva capito che qualcosa era cambiato nel suo dipendente, ma si limitava a scuotere il capo.
Sapeva, in cuor suo, che l'agitazione di Marius dipendeva dalla sua famiglia ma aveva già dato fondo alle sue poche frasi sagge e, in realtà, un dolore sordo come quello di avere una famiglia che non ti capisce non poteva essere cicatrizzato dalle vuote parole di qualche conoscente.
Era necessario tempo e forse una vita intera non sarebbe bastata.

/ / / / / / /

Dopo l'ennesima serata vuota, non appena l'ultimo cliente si fu ritirato, il giovane Black si affrettò a salire al piano superiore, diretto verso la sua tana, unico spazio dove si potesse nascondere in pace.
Aprì la porta, fece per entrare e gettarsi sul letto quando, dal piano inferiore, sentì la voce stentorea di Aberforth chiamarlo.
Il ragazzo abbassò le spalle, sbuffò, e fece dietrofront, uscendo dalla camera e affrettandosi a scendere al pianterreno.
Che cosa si era scordato di fare? Forse aveva pulito male il bancone o non aveva preso tutte le sue poche mance?

Ebbe la risposta non appena mise piede nel salone del pub.
Quando raggiunse il fondo, vide sua sorella Cassiopeia davanti a sé, con uno sguardo carico di tensione e domande non dette.
Marius aprì la bocca per chiedere a Cassiopeia il motivo della sua presenza, ma prima che potesse pronunciare una parola, Aberforth intervenne con delicatezza.
"Scusate ragazzi, ho appena ricordato che devo fare un controllo in cucina," disse, con un sorriso forzato. "Vi lascio un po' di spazio per parlare. Se avete bisogno di me, sarò là."
Con un'occhiata significativa a Marius, si allontanò rapidamente, lasciando i due fratelli soli.

Marius fece ancora una volta per parlare, ma Cassiopeia lo interruppe bruscamente con un'espressione carica di emozioni represse.
"È vero che sei stato da nostro padre?" chiese, la voce piena di preoccupazione e rabbia. Marius annuì lentamente, sentendo il peso delle sue azioni sulle sue spalle.
“Sei stato un pazzo, un incosciente, un…” esclamò la ragazza con la voce tremante. “Ti rendi conto a quali rischi sei andato incontro? Ti rendi conto della tua follia? Capisci che avrebbe potuto tranquillamente ucciderti, avrebbe potuto…”
Marius si avvicinò e mise le mani sulle spalle della sorella, nel tentativo di tranquillizzarla.
“So che il mio gesto è stato quello di un folle, ma ne avevo bisogno, Cass,” sussurrò. “Avevo bisogno di risposte, di vedere con i miei occhi, di sentire con le mie orecchie il mostro che mio padre è diventato. Adesso so, solo ora comprendo che non c'è spazio per il perdono, sia da parte sua, che da parte mia.”

La ragazza si portò entrambe le mani al volto, singhiozzando.
Anche Marius avrebbe tanto voluto piangere, crollare per terra e rinchiudersi a riccio ma sapeva che non era la cosa giusta da fare, in cuor suo, comprendeva le parole che doveva pronunciare.
“Per come stanno le cose, adesso, è meglio se per un po’ non ci vediamo. Ti ho messo in una posizione difficile, solo ora me ne rendo conto, dopo questo incontro mio padre vi sorveglierà ancora più strettamente e io non voglio che…”
A quelle parole, Cassiopeia allontanò le mani dal volto e il suo volto, rigato dalle lacrime, si fece improvvisamente più duro mentre indietreggiò di qualche passo.
“È stato lui… non è così?” Chiese.
“Non capisco, cosa…”
“È stato nostro padre a ordinarti di non metterti più in contatto con me, di tagliare i ponti, non è così?”

Sì.
Avrebbe tanto voluto rispondere in questo modo, addossare le colpe esclusivamente su suo padre, ma non poteva farlo.
In primo luogo perché temeva che Cassiopeia compisse qualche gesto inconsulto nei confronti dell'uomo, e poi perché capiva che era meglio così. Non aveva più altro scopo nella vita se non quello di vendicarsi del padre, e la sorella avrebbe potuto distrarlo nella sua missione.

“No, la scelta è mia, è meglio così…”
Ma la ragazza non aspettò la fine della risposta del fratello.
Girò sui tacchi e, senza aggiungere una parola, si diresse a passi spediti verso l'uscita del pub.
Quella mossa fu talmente improvvisa che Marius si riebbe solamente dopo qualche secondo, il tempo di rendersi conto che Cassiopeia se n'era andata.

/ / / / / / /

No, non aveva fatto in tempo a spiegarsi, a dirle quanto le voleva bene, quanto era stata importante per lui. Non poteva essere quella l'ultima conversazione con Cassiopiea.
Perciò, a sua volta, si affrettò a uscire dal pub, il cuore accelerato dalla brama di intercettare sua sorella.
La neve croccante sotto i suoi piedi pareva vibrare di eccitazione insieme a lui.
Con sguardo rapido scrutò l'area circostante La Testa di Porco, sperando di avvistare Cassiopeia, ma non vide che il paesaggio immerso nella quiete e nella candida coltre di neve.

Guardò a destra e a sinistra, cercando tra le case e lungo la strada, ma ogni passo che faceva confermava ciò che temeva: Cassiopeia era scomparsa, come se si fosse dissolta nell'aria gelida.
Un brivido di frustrazione lo attraversò mentre la realizzazione si faceva strada nella sua mente. Cassiopeia si era materializzata altrove, lontano da lui.
Non l'avrebbe più vista.

Marius sbuffò e si voltò, pronto a ritornare alla Testa di Porco, ma nel buio della notte, intravide a ovest una figura che avanzava lentamente, china contro il vento che spazzava la cittadina. Il suo cuore, accelerò i battiti.
Forse la sorella ci aveva ripensato, stava tornando indietro!
Con passo incerto, avvicinandosi con cautela, Marius vide però la figura cadere pesantemente nella neve. Un senso di urgenza lo prese e corse verso di lei, solo per rendersi conto che non era Cassiopeia, ma una giovane donna quasi scheletrica, avvolta in stracci consunti.

Marius si chinò verso la ragazza, il cuore stretto dalla vista di lei che tremava dal freddo.
Senza pensarci due volte, afferrò con delicatezza il corpo esile della ragazza, sollevandola da terra.
"Dobbiamo portarla dentro, subito!" disse ad alta voce.
Corse dentro al pub con la ragazza tra le braccia, sentendo il peso della sua fragilità.
Aberforth, vedendo l'agitazione di Marius, si avvicinò.
"Che cosa è successo?" chiese, mentre osservava la ragazza che tremava di freddo sul divano.
Marius, ansioso e impaziente, rispose: "L'ho trovata fuori, sta morendo di freddo! Dobbiamo far qualcosa, subito!"
La sua voce tradiva la preoccupazione e la paura mentre guardava Aberforth, sperando in una soluzione.

Aberforth annuì, capendo l'urgenza della situazione.
"Sto decisamente diventando una pappamolla. Bah, aiutami a portarla vicino al camino," disse con fermezza, mentre si avvicinava al fuoco.
Con gesti rapidi, accese le fiamme e lanciò un incantesimo che avvolse la sconosciuta con un tepore confortante.
Marius, guardando la ragazza che cominciava a riscaldarsi lentamente, sentì un'ondata di sollievo e gratitudine.

Non capiva perché si sentiva così, forse l'incontro con la sorella lo aveva scosso a tal punto da riuscire a trovare un briciolo di soddisfazione nell'aver salvato la vita a un'altra persona.
Forse, nonostante tutto quello che aveva fatto e avrebbe compiuto per la sua vendetta, non era un mostro insensibile come il padre.

La ragazza gradualmente iniziò a riscaldarsi, i brividi che scuotevano il suo corpo si placarono e lentamente aprì gli occhi.
Lo sguardo era pieno di timore e confusione, ma Marius si affrettò a rassicurarla.
"Sei al sicuro qui," disse con voce gentile, cercando di trasmetterle tranquillità. "Posso chiederti come ti chiami?”
Lei sembrò esitare per un istante, poi rispose con voce flebile: "Mi chiamo Arabella."

Marius e Aberforth si guardarono, senza aggiungere nulla. Non la conoscevano.
"Arabella," riprese Marius, "dove sei stata? Sembri esausta."
Arabella annuì debolmente, gli occhi pesanti di stanchezza.
"Sono venuta dall'Inghilterra," disse con voce fioca, "ho camminato per giorni nella neve per arrivare fino a qui.”
“Non potevi materializzarti?” Chiese Aberforth.
Arabella scosse la testa.
“Sono una… Magonò."

Marius rimase sconvolto dalla rivelazione di Arabella.
Fuori dalle rigide mura dell'orfanotrofio, non aveva mai incontrato un'altra Magonò. Era come se una parte nascosta del suo mondo si fosse improvvisamente manifestata di fronte a lui, in forma umana e vulnerabile.
Il suo cuore si riempì di un misto di emozioni: stupore, curiosità, ma anche una punta di paura e incertezza. Quanto sapeva veramente del suo retaggio magico?
Quante altre persone come lui erano là fuori, nascoste al mondo esterno?

Mentre Arabella chiuse gli occhi, addormentandosi, vinta dalla stanchezza, Marius l'osservò con occhi attenti, cercando di comprendere il significato di questa nuova scoperta.
La sua mente era in tumulto, piena di domande senza risposta.
La ragazza era esausta, il suo corpo indebolito dalle fatiche del viaggio. Il giovane Black sentì un senso di dovere nei confronti di questa compagna di destino, una sorta di legame invisibile che li univa.
Aveva fallito con la sua Sarah ma non l'avrebbe fatto con Arabella.

/ / / / / / /

Ebbene sì, di questa storia mi sono immaginato benissimo l'inizio e la fine e qualche scampolo di capitolo nel mezzo.
E uno di quelli che ho immaginato sin dall'inizio è stato proprio questo qua, l'incontro tra Marius e Arabella.
  
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