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Autore: _sweetnightmare_    19/04/2024    0 recensioni
Nel cuore della Varsavia degli anni '40, tra le strade strettamente intrecciate della città, due sorelle tedesche, Liesel e Clara, si trovano intrappolate nel turbinio della Seconda Guerra Mondiale. Liesel, la maggiore delle due, è una giovane donna riservata e devota, fidanzata ufficialmente con un ufficiale tedesco di nome Klaus, che presta servizio nella città occupata. Clara, invece, è una spirito libero, avventuroso e ribelle, che aspira a una vita al di là delle restrizioni imposte dall'occupazione nazista. Qui, Clara fa la conoscenza di David, un giovane ebreo polacco. Tra loro scocca subito una scintilla, e presto si ritrovano immersi in un amore proibito, minacciato dalla violenza e dalla brutalità del conflitto che li circonda.
Nonostante le avversità e le crescenti tensioni nell'Europa occupata, Clara e David lottano per proteggere il loro amore, trovando conforto e speranza l'uno nell'altro anche nei momenti più bui. Tuttavia, la deportazione di David in un campo di concentramento minaccia di dividerli per sempre.
Genere: Drammatico, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Novecento/Dittature, Olocausto
Capitoli:
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Capitolo 4 – Ritorni
 
Clara guardava fuori dal finestrino del treno che la riportava a Varsavia, lasciando che i ricordi del matrimonio di sua sorella Liesel risorgessero dentro di lei come una marea tumultuosa. Il suono ritmico dei binari che battevano sulle rotaie sembrava quasi un sottofondo alla danza dei suoi pensieri. Ricordava vividamente il giorno del matrimonio, quando Liesel era apparsa radiosa, avvolta nel suo candido abito da sposa, circondata dall'amore e dall'attesa della sua famiglia e di Klaus. Clara aveva assistito alla cerimonia con il cuore gonfio di emozione e di orgoglio per sua sorella, mentre il mondo sembrava fermarsi per celebrare questo momento di gioia e di unione. Ma nonostante la bellezza e la magnificenza del matrimonio, si era sentita come un'estranea nel mezzo della festa. Il contrasto tra la felicità di Liesel e la realtà oscura della guerra che incombeva su di loro era diventato quasi insopportabile. Mentre gli ospiti brindavano alla felicità della coppia, Clara si era ritrovata a chiedersi se al suo ritorno avrebbe rivisto David, immerso nella lettura di un libro tra gli scaffali della sua libreria.
Il peso della nostalgia e della preoccupazione la afferrava con forza, facendo sprofondare il suo cuore in un vortice di emozioni contrastanti. Desiderava ardentemente che il treno potesse portarla indietro nel tempo, a quel momento di gioia e di innocenza, quando la guerra e le sue terribili conseguenze sembravano così lontane. A quando era una bambina spensierata e correva nel giardino della sua casa di Amburgo, con Liesel poco dietro di lei e il loro cane che le seguiva eccitato con un bastoncino nella bocca.
Ma mentre il treno proseguiva il suo viaggio verso Varsavia, Clara sapeva che non c'era modo di tornare indietro. Doveva affrontare la realtà cruda e spietata del suo presente, con tutte le sfide e le incertezze che portava con sé. Con un sospiro, si lasciò andare alla marea dei suoi pensieri, preparandosi mentalmente per ciò che l'attendeva una volta tornata a casa.
Ricordava chiaramente le parole di sua sorella, pronunciate con fermezza e amore: “Non importa dove mi porterà la vita, tornerò da te a Varsavia e non ci separeremo mai più.” Quelle parole risuonavano nella mente di Clara come un mantra rassicurante, una luce nella tempesta delle incertezze che circondavano il suo cuore.
Inoltre, a Varsavia l’aspettava il professore Kowalski, pronto a riprendere le lezioni insieme a lei. Era un pensiero che la riempiva di gioia e di gratitudine, sapendo che avrebbe potuto continuare a coltivare la sua passione per il sapere e per l'apprendimento. Era emozionata all’idea di discutere insieme dei libri che le aveva assegnato prima delle vacanze di Natale e soprattutto, non vedeva l’ora di mostrargli quanto si era esercitata con il polacco. Il professore Kowalski rappresentava per Clara non solo un mentore, ma anche un confidente. Con lui, aveva condiviso le sue speranze, i suoi sogni e le sue paure, trovando sempre conforto e sostegno nelle sue parole sagge e incoraggianti. Era stata la prima persona con la quale si era interfacciata subito dopo il trasferimento in Polonia con la sua famiglia, colui che l’aveva spinta a uscire e a vedere il mondo e, con un sorriso sulle labbra, pensò che forse fosse anche merito suo se aveva conosciuto David, che da quando era andata via era diventato il suo pensiero costante.
 
Il treno si fermò, e Clara scese accompagnata dai genitori e dalle poche valigie che avevano portato con loro. Mentre camminava lungo il binario, sentiva l'aria frizzante di gennaio accarezzare il suo viso. Si strinse nel suo cappotto di lana cotta, con le braccia lungo i fianchi e le mani chiuse in un pugno nelle tasche. Il cielo era un manto di nuvole bianche che si estendeva all'infinito, mentre il vento leggero accarezzava delicatamente la gonna, facendola ondeggiare.
Il quartiere si animava di vita, con persone che si affrettavano lungo i marciapiedi e negozi che mostravano le loro vetrine decorate.
Sua madre aveva incatenato il braccio intorno al suo, mentre il padre le aveva posato una mano sulla schiena, camminando accanto a lei e trasmettendole un senso di sicurezza e di calore che solo la famiglia poteva offrire. Parlavano tra di loro con voce sommessa, condividendo piccoli racconti e aneddoti del matrimonio di qualche giorno prima, mentre si dirigevano a casa.
Quando arrivarono finalmente davanti alla porta, un sorriso luminoso si dipinse sul volto di Clara. Varcò la soglia, sentendo il lieve tepore accogliente dell'ambiente circostante, prima di correre verso la sua stanza. Con un gesto rapido le scarpe scivolarono via e, impaziente, si liberò del cappotto, lasciandolo appeso alla maniglia della porta. Si diresse subito verso l'armadio, alla ricerca di un nuovo abito da indossare. Mentre si sbottonava il vestito, Clara sentiva il cuore batterle forte nel petto, come se fosse pronto a saltarle fuori. Non sentiva la stanchezza del viaggio e dei giorni precedenti: era come se il ritorno a casa le avesse donato nuova vita.
Si affrettò a scegliere un abito blu, che si adattava perfettamente al clima invernale. Il tessuto era morbido e caldo, semplice ma raffinato, con una gonna leggermente svasata che cadeva con eleganza fino al ginocchio. La parte superiore presentava un collo alto e una linea leggermente aderente, che metteva in risalto la figura snella della ragazza senza essere eccessivamente appariscente. Le maniche lunghe offrivano protezione dal freddo, mentre un sottile cinturino in vita aggiungeva un tocco di femminilità.
Con un ultimo sguardo allo specchio, Clara si accertò che tutto fosse perfetto. Afferrò il cappotto appeso alla porta e la chiuse dietro di sé. Mentre si affrettava lungo le scale, decisa a raggiungere l'uscita e partire alla ricerca di David, colpì quasi sua madre, che stava lentamente salendo con una cesta di biancheria tra le braccia.
-“Clara, dove stai andando così di fretta?”- le chiese, sollevando lo sguardo dal carico che portava.
Il cuore della ragazza batté più velocemente, mentre cercava di nascondere la sua agitazione.
-“Oh, mamma! Mi scuso, sto solo uscendo per fare una passeggiata veloce. Ho bisogno di stirare un po' le gambe, dopo tutto quel tempo seduta in treno!”- rispose, cercando di suonare convincente. Non era mai stata molto brava a mentire, ma raccontare tutto l’avrebbe messa in una situazione di pericolo. Nessuno l’avrebbe mai scoperto.
La madre sollevò un sopracciglio, scrutando la figlia con un misto di curiosità e sospetto. –“Una passeggiata? A quest'ora? Fa così freddo fuori. Pensavo volessi far un bagno caldo.”-
-“ Ho pensato di comprare un nuovo libro che vorrei leggere e di cui potrei parlare con il professore Kowalski. Domani ricominciamo le lezioni e sono così emozionata!”- Clara annuì, cercando di rimanere il più calma possibile e far risuonare la sua piccola bugia come la più candida e innocente delle verità.
-“Va bene, va bene. Ma assicurati di non rimanere fuori troppo a lungo. Fa freddo là fuori, e non voglio che ti prenda un raffreddore.”- asserì la donna, cercando di bilanciare con la schiena il carico che aveva tra le braccia.
-“Lo farò, mamma. Non preoccuparti, tornerò presto a casa.”-
Clara uscì di casa con passo deciso, sentendo l'aria fredda dell'inverno abbracciare il suo viso mentre si avventurava per le strade di Varsavia. Il cielo era grigio e cupo, con nuvole basse che sembravano avvolgere la città in un velo di tristezza. Il freddo penetrava nelle ossa, e Clara si stringeva nella giacca sperando di mantenere un po' di calore.
Le strade del ghetto erano deserte e silenziose, con le vecchie case di legno e mattoni che si stagliavano contro il cielo grigio. I vicoli stretti e tortuosi sembravano avvolti in un'atmosfera di mistero e di malinconia, avvolti in un manto di neve candido e scintillante. Ogni angolo era un dipinto invernale, con i tetti delle case e i rami degli alberi che si curvavano sotto il peso della neve fresca. Il silenzio era quasi assordante, interrotto solo dallo scricchiolio soffice dei passi di Clara sulla neve.
Nonostante il freddo pungente e la tristezza che avvolgeva l'ambiente, la ragazza sentiva una strana sensazione di determinazione e di speranza mentre si avventurava nel cuore della città. Era determinata a trovare David, a rivedere il suo sorriso e a sentire di nuovo la sua voce, non importava quanto tempo ci volesse o quanta distanza dovesse percorrere.
Con ogni passo che la portava più vicina alla libreria, Clara sentiva il cuore battere sempre più forte nel petto, un misto di eccitazione e di ansia che la spingeva in avanti.
Dopo qualche minuto si fermò davanti alla porta a vetri, guardando le insegne sbiadite che dondolavano leggermente al vento. La porta era chiusa ma il cartello indicava che la libreria fosse aperta. Una strana sensazione di timidezza e incertezza la afferrò, facendola esitare sul marciapiede innevato.
Guardò di nuovo dentro, osservando le luci soffuse che filtravano dalle finestre e il calore invitante che sembrava emanare dalla porta. Le voci soffuse dei clienti che parlavano tra loro le giungevano come un richiamo lontano, ma Clara non riusciva a decidere se varcare quella soglia significasse affrontare qualcosa di nuovo e sconosciuto. Si morsicò il labbro inferiore, lottando contro la sua esitazione. L'idea di rivedere David la riempiva di emozione, ma allo stesso tempo la spaventava. Cosa avrebbe detto? E se le cose non fossero andate come sperava?
Ma poi, un lampo di coraggio la attraversò. Respirò profondamente, raccogliendo tutte le sue forze, e varcò la soglia della libreria. Il calore accogliente la avvolse come una coperta, cancellando momentaneamente le sue paure e le sue incertezze.
Si fermò davanti agli scaffali di libri, osservando con aria assorta i titoli che si stagliavano davanti a lei. Alzò lo sguardo, lasciando che il fiocco che pendeva dai suoi capelli si muovesse lievemente con il suo respiro, e si abbandonò alla sensazione di calma e di serenità che l'ambiente della libreria le offriva. Le sue mani si afferrarono leggermente dietro la schiena, mentre i suoi occhi scorrevano tra i vari titoli, lasciando che la bellezza delle parole scritte catturasse la sua attenzione. C'erano romanzi classici e contemporanei, saggi e poesie, e Clara si sentiva come se stesse passeggiando in un mondo di infinite possibilità. D'un tratto, il suono di una voce familiare la fece sobbalzare leggermente. Si voltò e vide David, impegnato a servire un cliente all'altra estremità della libreria. Un sorriso fece capolino sul suo volto, illuminandolo e dipingendolo di un rosso vivo.
Lo osservò con gli occhi pieni di emozione, il cuore che batteva più forte nel petto. Inevitabilmente le giunsero alla mente le parole di Liesel, pronunciate in un momento di confidenza e di intimità tra sorelle. “L'uomo giusto lo riconoscerai,” le aveva detto, mentre le raccontava dell'incontro che aveva cambiato la sua vita, quello con Klaus.
Quelle parole risuonavano ancora nitide nella mente di Clara, come un eco lontano che tornava a far vibrare le corde del suo cuore. Aveva sempre sperato che un giorno anche lei avrebbe incontrato qualcuno che sarebbe riuscito a riconoscerla per ciò che era veramente, qualcuno che sarebbe stato in grado di vedere oltre le sue maschere e le sue difese, qualcuno che avrebbe capito e interpretato la sua anima.
L’ultimo cliente uscì, facendo dondolare il campanellino appeso alla porta e David si avvicinò a Clara, che nel frattempo si era messa a sfogliare un libro di poesie.
-“Salve.”- la salutò. La ragazza chiuse il libro con delicatezza e lo posò sul tavolo di fronte a sé, sentendo l'emozione aumentare dentro di lei.
-“Salve”.- rispose con un tono di voce dolce e gentile, sentendosi improvvisamente timida di fronte alla sua presenza. I loro sguardi si incrociarono, e Clara sentì un brivido di emozione percorrere la sua pelle. Si sentiva come se il mondo intorno a loro si fosse fermato, lasciando spazio solo al loro incontro. Era come se potesse leggere nei suoi occhi, come se potesse vedere il riflesso delle sue stesse emozioni in essi.
-“Come state?”- chiese David, con un sorriso che le faceva battere il cuore più forte.
Clara si sentì improvvisamente colma di felicità, sapendo che finalmente aveva di fronte a sé l'uomo che aveva occupato i suoi pensieri e i suoi sogni per così tanto tempo. –“Sto bene, grazie”- rispose, lasciando che il suo sorriso si allargasse. –“E voi?”-
L’uomo annuì. –“Anche io sto bene”- Con un gesto gentile afferrò il libro che la ragazza aveva posato sul tavolo. –“ Avete letto i libri che avete acquistato l’ultima volta?”- chiese, con genuino interesse.
Clara annuì leggermente alla domanda di David. –“Sì, li ho letti entrambi”- rispose con calma, mentre i suoi occhi brillavano di entusiasmo. –“Ma c'è uno in particolare che mi ha colpito molto. E’ 'Anna Karenina' di Tolstoj. È stato il mio compagno durante il viaggio ad Amburgo.”-
David la guardò sorpreso. Non immaginava che un libro così denso e lungo le sarebbe piaciuto così tanto da addirittura leggerlo per tutto il viaggio. –“Anna Karenina?”- chiese alzando un sopracciglio, il suo tono leggermente stupito ma anche incuriosito. –“È un libro meraviglioso. Cosa vi è piaciuto di più?”-
Clara sorrise, sentendosi eccitata nel condividere la sua passione per il romanzo con lui. –“È stato così coinvolgente”- iniziò, i suoi occhi brillavano mentre ricordava le emozioni che il libro aveva suscitato in lei. –“La complessità dei personaggi, le loro lotte interiori, il modo in cui Tolstoj esplora i temi dell'amore, del tradimento e della moralità... Mi ha rapito fin dalle prime pagine.”-
David ascoltò attentamente, catturato dalle parole della ragazza. –“Sì, è vero”- ammise, con un sorriso comprensivo. –“Il modo in cui Tolstoj riesce a creare personaggi così reali e complessi è davvero straordinario.”-
La ragazza annuì, entusiasta. –“Esattamente! E poi c'è la sua scrittura, così profonda. Mi ha fatto riflettere molto sulle relazioni umane e sulle complessità della vita.”-
David annuì, mostrando di comprendere pienamente ciò che Clara stava dicendo. –“Sì, è una delle cose che amo di più dei grandi romanzi classici. Ci fanno riflettere su noi stessi e sul mondo che ci circonda. Sono contento che ti sia piaciuto”. disse con sincerità. Allungò il braccio per riporre il libro che aveva tra le mani al suo posto. –“E gli spartiti? Spero che anche loro siano stati di suo gradimento.”
La ragazza mosse la testa con un sorriso radioso. –“Sì, sono stati perfetti. Grazie mille per il consiglio. Mi hanno aiutato a trascorrere piacevolmente il tempo e a ritrovare un po' di normalità durante il viaggio. E poi mia sorella mi ha seguita nella lettura. Peccato che adesso sia ad Amburgo.”-
David le si rivolse con un'espressione curiosa. –“Siete tornata ad Amburgo per le vacanze di Natale?”- chiese con gentilezza. Clara annuì, un sorriso illuminando il suo volto. –“Sì, sono tornata”-  rispose con calma, i suoi occhi brillavano di emozione al ricordo dei giorni trascorsi con la sua famiglia. –“È stata una bellissima esperienza. Mia sorella Liesel si è sposata durante quel periodo, quindi è stato un momento davvero speciale per tutti noi.”-
-“Sono felice per voi”- ammise sinceramente. –“Deve essere stato un matrimonio meraviglioso.”-
Clara sospirò di felicità. –“Sì, è stato davvero speciale”- disse con dolcezza, il ricordo dei festeggiamenti e della gioia condivisa con la sua famiglia ancora fresco nella sua mente.
David sorrise, colpito dalla sua felicità. –“Sono contento che abbiate avuto una bella esperienza.”- La guardò ancora, cercando le parole giuste. I suoi occhi verdi brillavano alla luce giallastra della libreria, entrando in piena sintonia con i colori dei libri e delle pareti. –“Come posso chiamarvi?”- chiese poi, prendendo coraggio e torcendo una mano nell’altra.
La ragazza ricambiò lo sguardo sorpresa e piena di gioia per quella domanda, per poi scoppiare in una leggera risata imbarazzata, godendosi il nuovo tono della loro conversazione. –“Mi chiamo Clara”- rispose con un tono leggero, felice di poter finalmente condividere quel dettaglio con lui.
David annuì, come se avesse ricevuto una preziosa informazione. –“Clara”- ripeté con un sorriso soddisfatto. "Un nome bellissimo."
Lei arrossì leggermente, colpita dalle sue parole. –“Grazie”- rispose dolcemente, sentendosi felice per quella piccola ma significativa trasformazione nel loro rapporto. Sentì il cuore battere più forte mentre lo guardava con un sorriso giocoso. Era un momento pieno di leggerezza e di intimità, e sentiva il desiderio di approfondire la loro connessione. –“Anche a me piacerebbe sapere come posso chiamarvi.”-
Il sorriso di David si allargò, rivelando un bagliore di gioia nei suoi occhi. –“Mi chiamo David”-rispose con calma.
Clara annuì. –“David.”- ripeté, assaporando il suono del suo nome sulle labbra. –“Mi piace.”-
Con un sorriso complice, i due continuarono a parlare, lasciandosi trasportare dalla leggerezza e dalla gioia di quel momento condiviso. Era un nuovo inizio per loro, un segno di una connessione sempre più profonda che stava nascendo tra loro.

 
   
 
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