Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: Vavi_14    20/04/2024    0 recensioni
Dal capitolo I:
[...]Sta quasi per lasciare via libera a Morfeo, quando la vibrazione del cellulare sul palmo della mano lo fa sobbalzare. Il suo cervello impiega un secondo ad inviare impulsi elettrici al resto del corpo; gli basta vedere quel nasino un po’ arricciato ammiccare verso di lui assieme alla scritta “videochiamata” per relegare il sonno ad un bisogno secondario.
«Noona» sussurra, mettendosi a gambe incrociate e stropicciandosi entrambi gli occhi. «Che ci fai sveglia a quest’ora?»
Vede la lunga coda di Jieun muoversi un poco, mentre la ragazza dall’altra parte del display scuote dolcemente la testa. «Ho anch’io il mio bel da fare, Jeon».

***
Di quando una schedule può essere ben gestita, ma due cominciano a stare strette.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Jeon Jeongguk/ Jungkook
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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XVI



We laugh together, we cry together
These simple feelings were everything I had
 
Still with you, Jungkook









 
«Quello lo mangi?» chiede Seokjin, indicando l’ultimo pezzetto di carne presente ancora nel piatto di Jungkook. Dato che stava banchettando con i suoi soldi, pensava di meritare almeno una degna conclusione del pasto ricevendo l’onore dell’ultimo boccone. Per tutta risposta, il più piccolo afferra lo straccetto di manzo con le bacchette e, lentamente, lo avvicina alle labbra già schiuse dello hyung, ma proprio prima che quest’ultimo possa addentarlo, gli fa fare un fulmineo dietrofront per poi mangiarlo lui con la stessa foga di un ipotetico ultimo pasto sulla faccia della Terra.
«Ingrato e pure ingordo» commenta piccato il maggiore, ignorando le risate sommesse di Hoseok. «Domani mattina avrai la faccia a palla, per quanto ti sei strafogato».
Jimin si sente in dovere di partecipare alla conversazione, anche se un po' gli dispiace contraddire lo hyung.
«Stanotte lo smaltirà in flessioni, non temere».
«Aish e sta un po' zitto» lo rimbecca subito l’altro, mentre finge di non aver visto l’espressione schifosamente soddisfatta e compiaciuta di Jungkook.
Taehyung, seduto accanto a lui, gli lancia un’occhiata tra il perplesso e il divertito.
«Sempre se non vomita prima».
«Se proprio devi, dalla parte di Taehyung, grazie» commenta Yoongi con nochalance, stravaccato all’altro lato del maknae.
Jungkook fa appena in tempo a sentire l’inizio di una debole protesta da parte del diretto interessato che il suo cellulare comincia a vibrare. Quando legge il mittente della chiamata ha ancora la voce di Taehyung in un orecchio e quella di Yoongi nell’altro. Con suo estremo stupore, si tratta di Jieun: la credeva a lavoro, visto che gli aveva anticipato quanto sarebbe stata occupata con la registrazione del suo ultimo disco, e anche se Jungkook era un po' preoccupato – negli ultimi giorni l’aveva sentita parecchio giù di corda, forse anche influenzata  – lei gli aveva promesso che l’avrebbe chiamato appena terminate le sessioni in studio e che non sarebbe dovuto stare in pensiero. Quindi, suo malgrado, Jungkook era preparato ad almeno quarantotto ore di silenzio. Sapeva quanto era impegnativo avere delle schedule serrate: talvolta il tempo non bastava nemmeno per mangiare, perciò avrebbe rispettato i suoi impegni e atteso con pazienza di ricevere sue notizie. "Troppo presto" si ritrova quindi a mormorare tra i denti, accorgendosi appena di averlo detto ad alta voce.
«Eh?!» domanda infatti Taehyung con tono stralunato, probabilmente ancora preso dalla conversazione sull’eventuale indigestione del più piccolo, mentre in Jungkook inizia a crescere, con sempre maggior insistenza, un brutto ed indesiderato presentimento. In altre circostanze sarebbe stato contento di rispondere ad una sua chiamata mentre era insieme a tutti gli altri; in fondo capitava sempre più di rado che riuscissero a conciliare i loro impegni con del tempo libero, eppure adesso vorrebbe essere solo, nella sua stanza, lontano da tutti e tutto, con la voce della ragazza nelle cuffiette. Fa un mezzo sospiro, e proprio quando Namjoon ha iniziato ad accorgersi che qualcosa non quadra, risponde al telefono.
«Noona?»
«Ciao, Jungkook». Una pausa. Forse Jieun si stava prendendo del tempo per elaborare la confusione e il rumore di stoviglie dall’altra parte del telefono. «Ti disturbo?»
Il timbro è flebile ed instabile. Stanchezza, forse. Suo malgrado, quasi come attirato da quell’attenzione che sentiva su di sé, Jungkook alza lo sguardo verso il leader che tacitamente, con discrezione, gli domanda attraverso lo sguardo cosa sta accadendo. Il problema è che Jungkook ancora non lo sa.
«N-no, certo che no. Sono a pranzo con gli hyung. Ma posso uscire un attimo, avevamo quasi finito».
«Oh». Un’altra pausa. «Mi spiace. Possiamo risentirci».
«Noona, che succede?»
In quel momento, anche gli altri ragazzi, seppur cercando di non farlo sentire al centro dell’attenzione, abbassano istintivamente il tono di voce, stupiti dalla piega che stava prendendo quella conversazione telefonica.
«N-niente, è solo che…»
Basta una lieve esitazione nel timbro di Jieun, che si abbassa fino a divenire quasi impercettibile, per far suonare un campanello di allarme nel cervello di Jungkook. Senza dire nulla si alza, fa un cenno agli hyung giusto per comunicare che sarebbe tornato subito, e si allontana in direzione dell’uscita a passo concitato. Non appena è fuori si guarda intorno, appurando che, per sua fortuna, c’è ben poca gente nei pressi del locale. Nel frattempo, però, Jieun ha smesso di parlare e ciò che sente provenire dall’altoparlante è un suono che gli fa letteralmente attorcigliare lo stomaco su sé stesso: l’accenno di un pianto. 
«Jieunni, parlami. Per favore» Si sforza di chiederglielo senza sembrare in evidente apprensione. 
«Scusa. Scusa Jungkook. Non avrei dovuto disturbarti, sul serio. Sono una stupida».
«Ma che stai dicendo? Di qualsiasi cosa si tratti, hai fatto bene a chiamarmi. Voglio aiutarti».
Un altro singhiozzo.
«Non puoi».
Ricevere un pugno sullo stomaco sarebbe stato meno doloroso. Prima che possa controbattere, sente due o tre colpi di tosse ed una leggera soffiata di naso. Dall’ultima volta che si erano parlati al telefono, la salute della ragazza sembrava nettamente peggiorata. Pensare che potesse registrare in quelle condizioni era al limite dell’impossibile perfino per uno come Jungkook.

«Allora dimmi cosa posso fare».
«E’ solo che…sono stanca». Un altro colpo di tosse. «Molto». La sente ammettere con voce incrinata e si ritrova a cambiare posizione per cercare di arginare l’agitazione, sempre più preoccupato dalla piega che stava prendendo quella telefonata. Ha un interrogativo, scontato e banale, che però tiene per sé (“Perché diavolo non ti lasciano andare a casa?”): se la ragazza avesse potuto rimandare i suoi impegni, di sicuro lo avrebbe fatto. Se avesse avuto una soluzione per preservarsi da quell’estenuante sofferenza, sarebbe stata sotto le coperte con una bella tazza di tè caldo tra le mani. Invece stava parlando con lui, tra le lacrime, incapace perfino di spiegargli cosa la tormentava.
«Mi spiace tanto» riesce solo a rispondere Jungkook, odiandosi per non aver trovato una risposta più soddisfacente. Sentirla  così vulnerabile gli faceva venir voglia di prendere a pugni qualcosa.
«Non so cosa ho pensato» riprende lei. «Mi sentivo sopraffatta… e forse… volevo sentire la tua voce. Sì, volevo… sentirmi meno sola».
«Ti stanno supportando adeguatamente?»
Jieun annuisce come se il ragazzo fosse lì davanti a lei, pulendosi il naso con un fazzoletto. «Sono tutti molto gentili, Jungkookie, ma lo sai come funziona».
Il minore sospira.
«Sì. La macchina non si ferma».
«Non si può rimanere indietro» continua Jieun, con fatalità.
«Nessuno aspetta».
«Nemmeno se cadi».
Jungkook guarda in basso.
«Nemmeno se cadi» ripete, quasi come un mantra.
«Sto facendo deprimere anche te».
«No, affatto» si sbriga a contraddirla lui, stupito da quella constatazione. «Penso che tu sia solo molto stanca, noona. Me lo hai detto prima. Se non ti senti in forma è normale che anche il tuo umore ne risenta».
«Hai ragione. Sai cosa potrebbe tirarmi su di morale?»
Jungkook esita. «Una barzelletta?»
Jieun sospira sconsolata dall’altra parte ma Jungkook sente finalmente un accenno di risata. «Certo. Era esattamente quello a cui stavo pensando» lo canzona in modo ironico.
«Lo sapevo. Sono bravissimo a leggere nel pensiero».
«E sei bravo anche a raccontare barzellette?»
«Non molto. Ma se vuoi ti passo Jin hyung, lui è un esperto».
«Meglio evitare. Se rido troppo, mi torna la tosse».
«Non c’è pericolo. Ho detto che le sa raccontare, non che sono divertenti».
Jieun ridacchia e, proprio come aveva preannunciato, si ritrova di nuovo a tossire. Jungkook, a questo punto, non sa se deve sentirsi in colpa oppure sollevato per averle restituito un po' di positività.

«Per favore, non allarmare gli altri».
«Cosa dovrei dire?»
«Che volevo parlare un po'».
Jungkook sospira.
«Va bene. Ma non ci crederà nessuno». Era un’autentica frana nel raccontare balle. Ce la metteva tutta, ma sembrava che la verità fosse impressa caratteri di fuoco proprio nei suoi occhi, che lui lo volesse o meno.
«Jimin mi ha mandato un messaggio di incoraggiamento ieri. Ti prego, ringrazialo da parte mia. Non sono riuscita a rispondergli. E oggi chiamo te in questo stato. Sono un disastro, Jungkookie».
«Smettila di parlare, o ti brucerà la gola».
Jieun accoglie quel goffo tentativo di interrompere le proprie autocommiserazioni con un altro sorriso. Si sentiva già molto meglio.
«Non sei affatto un disastro, noona. Sei la persona più altruista, dolce, premurosa, tenace, lunatica, testarda, fifona - » interrompe la frase a metà perché sente Jieun protestare.
«Ehi! Avevi iniziato bene, poi che è successo?»
Adesso è Jungkook a ridere, chiaramente soddisfatto del proprio elenco, ma lei lo segue subito dopo, mormorando un flebile “Il solito scemo”, prima di ricevere un richiamo che la invita a rientrare in sala prove. Al che il più piccolo si ricompone, tornando per un attimo serio.
«Voglio sapere come stai. Non a registrazioni finite. Lo voglio sapere stasera».
«Va bene Jeon, c’è nient’altro che vuoi?» domanda retorica lei, visto il tono abbastanza perentorio che aveva usato il ragazzo.
Jungkook sembra rendersi conto solo in quel momento di come ha posto la questione e la cosa lo fa sentire abbastanza in imbarazzo.
«Ehm no, va bene così» replica, facendo di nuovo ridere la ragazza. 
«A stasera, allora» accorda lei infine.
Jungkook lancia un’occhiata all’interno del locale. Gli hyung stanno parlando tra loro, ma ha come la sensazione che abbiano da poco distolto lo sguardo da lui. La bugia che aveva promesso a Jieun di provare a raccontare non avrebbe retto nemmeno mezzo secondo.

Esita qualche istante prima di replicare, non vuole sembrare di nuovo sgarbato, ma deve esserne certo: «Chiamami».
«Ti chiamo, testone» lo rassicura dolcemente lei. «Grazie».
 









 
 
  
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