La
serata
Ha
raggiunto gli amici al bancone – da tre sono diventati
quattro dopo l’aggiunta
di Genzo - piazzandosi alle spalle di Tsubasa.
«Capitano…»
«Ma
guarda chi si fa vedere! Ishizaki, ormai non ci speravo
più!!! Vieni, vieni,
prendi posto anche tu qui con noi…»
E
così dicendo fa un cenno a Hikaru che scala di uno sgabello.
Ryo
si siede sforzandosi di sorridere, e per i primissimi minuti
è tutto uno
sproloquio di convenevoli.
«Come
va la vita a Milano?»
«Vero
che lunedì date una bella strapazzata a Hyuga e a
Gentile?»
«Ma
come ci sei finito qui?»
«Bella
serata, non trovi?»
Lui
annuisce e risponde a quel fuoco incrociato di domande, ribatte
chiedendo le
novità che riguardano i suoi amici. Ogni tanto lancia
qualche occhiata in giro,
ma di lei, per il momento, non c’è traccia.
«A
Milano tutto molto bene. Sì, contiamo di schiantare la Juve.
Serata bellissima,
anzi, superlativa. Sono finito qui con un volo. Riparto domani mattina,
sono
qui davvero soltanto per una scappata.»
Genzo
fa un ghigno.
«C’entra
per caso qualcosa Nishimoto in giro a piede libero?»
Ryo
risponde con quello che sembra un ringhio.
«Non
so cosa te lo faccia pensare.»
Shun
e Hikaru si concentrano all’improvviso sui loro bicchieri,
interviene Tsubasa.
«Ah,
hai già incontrato Nishimoto?»
«No.»
«Nemmeno
io. Però l’ho notata, si è spostata in
direzione delle toilette con Sanae una
decina di minuti fa. Saranno di ritorno a momenti.» torna a
fissare Ryo «Va
tutto bene?»
«Niente
che ti riguardi, Wakabayashi. Perché non vai a pascolare in
mezzo a tutte
queste puledre che ci sono in giro? Ho visto anche il tuo amichetto
Schneider,
potreste darvi man forte.»
Genzo
fa una smorfia e alza gli occhi al cielo.
«Quanto
stai sulla difensiva… Rilassati! L’ho vista
arrivare con Nakazawa e Ozora, va
bene? Anzi, sapevo già che ci sarebbe stata, ne sono stato
informato subito,
visto che la serata l’ho organizzata io… Ma non
sapevo del tuo arrivo. Ho
soltanto fatto due più due. Di solito, in questi casi,
significa che si ha
litigato pesantemente.»
Tsubasa
vorrebbe intervenire, interrompere quel flusso di parole che gli
sembrano quasi
aggressive e metterci una pezza, ma i due non gliene danno la
possibilità.
«Sì,
abbiamo litigato pesantemente. E no, non ho altro da dire e preferirei
che non
avessi altro da dire nemmeno tu.»
Genzo
solleva le mani.
«Come
vuoi.» si alza dallo sgabello sgranchendosi le gambe
«Anzi, sai che ti dico? È
stato un piacere rivederti e accetto il tuo consiglio, vado a pascolare
in giro,
magari trovo qualche bella puledra.»
E
così dicendo si allontana.
Ryo
scuote la testa.
«Ma
tu guarda che stronzo. Passano gli anni, e quello
peggiora…»
«Beh,
Ishizaki, non è che tu ci sia proprio andato piano,
addirittura sembrava
volessi mordere…»
«Nitta,
ti conviene farti gli affari tuoi. Non ti impicciare nelle questioni
mie e di
Nishimoto, non fare il cascamorto con Nishimoto –
perché sì, ti ho visto – e
non provare a darmi contro stasera perché non sono in
vena.»
Cala
un silenzio imbarazzato, che viene rotto dopo qualche istante da
Tsubasa.
«Beh,
Ishizaki, ti va qualche tapas? Dai, assaggia queste. Cerchiamo di
rilassarci un
attimo, vuoi? Alla fine, siamo ad una festa, è una
bellissima serata di
primavera, e siamo tra di noi…»
Ryo
annuisce con aria mesta.
«Grazie,
Tsubasa…»
L’altro
gli dà una pacca sulla schiena e poi gli si avvicina.
«Lo
so che sei teso come una corda di violino, ma devi provare a calmarti,
ok?
Altrimenti temo che non combinerai niente di
buono…»
Le
due ragazze arrivano proprio in quel momento. Stanno parlottando tra di
loro,
Yukari è voltata nella direzione di Sanae per cui non si
accorge subito della
comparsa di Ryo, è l’altra a individuarlo per
prima.
«Ma
guarda un po’ che sorpresa!!! Ishizaki! Ciao!»
Lui
sente chiamare e si gira nella loro direzione.
Vede
la sua (ex?) fidanzata, il pancione dell’amica, e
istintivamente sorride.
«Ciao…»
Yukari
spalanca gli occhi e rallenta il passo, Sanae la strattona e quasi la
trascina
fin lì di fronte a lui.
Che
la osserva, e ci manca poco che rimanga a bocca aperta,
perché quella sera lei
è di una bellezza strepitosa. Diversa dal solito, e
strepitosa.
«Come
stai? Quando sei arrivato?»
«Sono
qui da pochi minuti, mi sono appena seduto… Tu come stai?
I… bambini?»
«Ah,
sto bene! I bambini crescono, la pancia cresce, la bella stagione
è alle porte…
Tutto alla grande!»
«È
bello rivederti…» ruota appena la testa e adocchia
Yukari «Anche te.»
Non
gli risponde, si ritrova a fissare qualcuno più avanti,
oltre Ryo e gli altri.
È Genzo, che sta osservando la scena mentre sorseggia
qualcosa di indefinito da
un bicchiere, l’aria divertita.
Che
stronzo.
«Vuoi
qualcosa da bere?»
La
voce di Ryo la richiama alla realtà.
Sbatte
le palpebre, poi fa un cenno di diniego.
«No.
Ho già bevuto abbastanza.»
«Vuoi…
ballare?»
«No.»
«Vuoi
parlare?»
Lei
sbuffa.
«No.
Non so perché tu sia qui in questo momento ma lasciami dire
che se sei arrivato
fino a Barcellona per ballare o parlare con me, forse non hai avuto
un’idea
geniale.»
Tsubasa
cerca di concentrarsi sul suo succo d’ananas, Sanae si pinza
nervosa la punta
del naso fra pollice e indice.
«Sono
venuto fin qui per trascorrere una bella serata con i miei amici. Non
so se te
ne sei accorta, ma siamo qui in un bel gruppetto, e non ci vediamo da
tempo.»
«Ah,
sì?»
«Sì.»
«Non
sei venuto fin qui per me.»
«No.»
Sanae
afferra il marito per un braccio.
«Portami
a ballare in mezzo alla pista. Ora.» allunga lo sguardo agli
altri due che
stanno assistendo al siparietto e ne sono piuttosto confusi
«Anche voi, dai!
Nitta, Matsuyama, venite con noi!»
I
tre obbediscono senza fiatare e lasciano Yukari e Ryo da soli.
Lui
resta seduto sullo sgabello, i bottoni del colletto della camicia
aperti e il
gomito destro sul bancone; lei le braccia conserte e l’aria
di una che, se
potesse, farebbe una bella piazzata. Ma non oserà,
limitandosi a esprimere
tutto il suo livore con gli occhi e a bassa voce.
«Hai
una gran faccia di culo!»
«Che
carina, quando non ci sono quelli che ti potrebbero capire rendendosi
conto di
quanto sei sboccata non ti trattieni, eh?»
«Sei
arrivato fino a Barcellona per darmi fastidio? Non avevi niente di
meglio da
fare? Che ne so, un’uscita con Aoi, Rossi e Hernandez, ad
esempio? O magari
tisana e nanna alle dieci? Anzi, no, meglio ancora: chiuderti in bagno
a
farti…»
«Stai
zitta. Stai zitta, Yukari, perché non sai nemmeno cosa stai
dicendo! Non mi hai
nemmeno dato la possibilità di parlarti, e ho scoperto per
caso che avevi fatto
le valigie… Ma ti sembra il comportamento di una persona
normale? Eh? È così
che risolvi i problemi?»
«Non
osare rinfacciarmi qualcosa, Ryo! Sono mesi che mi stai trattando come
una
pezza da piedi!»
«Ah,
sì? E tu? Tu hai mai riflettuto su come tratti me? No,
vero?»
«Vai
al diavolo! Io non ho voglia di parlare con te!»
«Ma
vacci tu! Io stasera sono qui per divertirmi, non per stare appresso a
te!»
Yukari
si allontana più in fretta che può, sente le
orecchie andare a fuoco e il cuore
battere all’impazzata. Attraversa la pista, vede Sanae che
balla con Tsubasa, le
sembrano così felici e spensierati. Tutti, lì, le
sembrano felici e
spensierati: le ragazze in minigonna, i ragazzi che ronzano loro
intorno. Lei
invece si sente elettrica, la comparsa improvvisa di Ryo le ha rovinato
la
serata. E si ritrova a prendersela con lui, e anche con sé
stessa.
Al
diavolo.
Oltrepassa
gli ultimi divanetti, raggiunge la balaustra, la afferra con entrambe
le mani.
Respira a pieni polmoni l’aria salmastra e chiude per un
istante gli occhi.
Vorrebbe essere altrove, in un altro luogo, ma soprattutto in un altro
tempo.
Quando era ancora una ragazza, e tutto sembrava più facile.
«Lo
sai anche tu che non ne vale la pena, sei
d’accordo?»
Si
volta in direzione della voce.
«Wakabayashi.»
«In
persona.» le si avvicina «Non ci siamo ancora
salutati.»
«Già.
Ciao.»
«Ciao.»
«La
festa l’hai davvero organizzata tu come ho sentito dire in
giro?»
«Sì.
Ti piace?»
Lei
fa spallucce.
«Era
più gradevole venti minuti fa.»
Genzo
sbuffa.
«Ishizaki
è un coglione, ma non è cattivo.»
«Dici?»
«Sì.
Quando è sotto pressione reagisce male, si deve soltanto
allenare di più.»
«Ti
assicuro che si allena tantissimo.»
«Forse
tralascia qualcosa.»
«Oh,
un mucchio di cose, te lo garantisco.»
Lui
fa un ghigno.
«Avete
litigato pesantemente.»
«Me
ne sono proprio andata di casa. E non ho nessuna intenzione di tornare
indietro.»
«Addirittura?»
«Sì.
Ho deciso che voglio cambiare vita.»
«È
una decisione che non dovrebbe essere dettata da un colpo di
testa.»
Yukari
si mette le mani nei capelli, esasperata.
«Dannazione,
vuoi farmi la paternale anche tu?!»
«Macché.
Ti voglio far divertire. È la mia festa, non voglio musi
lunghi in giro.
Rovineresti l’atmosfera. Dai, vieni a bere
qualcosa?»
Lei
dischiude le labbra, guardandolo di sottecchi.
Con
la coda dell’occhio intravede Ryo, li sta fissando poco
lontano.
«Lo
sai, Wakabayashi? Mi sembra un’ottima idea. Ti
seguo.»
Lo
prende sottobraccio facendosi accompagnare a uno dei divanetti.
Genzo
ordina una bottiglia di Cristal a uno dei camerieri in servizio, e poi
le
chiede se abbia visto l’ultimo film di Christopher Nolan. Si
ritrovano a
parlare di cinema, poi di musica e di viaggi all’estero, e
Yukari quasi senza
accorgersene si scola tre flûte di champagne.
Ryo
invece se ne accorge, perché non l’ha persa di
vista un attimo.
Ma
quando la sente ridacchiare sguaiatamente a una battuta di quello
stronzo non
ci vede più dalla rabbia, e per evitare di combinare un gran
casino se ne va.
Non saluta nessuno, nemmeno Tsubasa, manda di nuovo al diavolo Yukari
– questa
volta solo mentalmente – e chiama l’ascensore.
Sono
appena le dieci, la permanenza di Ryo alla festa è durata
meno di un’ora.