La
notte
Mezzanotte
è passata da un pezzo.
Sanae
è stravolta, ha le caviglie gonfie e le fa male la testa.
«Tsubasa,
non ne posso proprio più… Portami a casa, ti
prego. Sono sfinita.»
Lui
sorride dandole un buffetto sulla guancia.
«Amorino…
Avevi così tanta voglia di venire a ballare… Sei
almeno contenta?»
«Tantissimo.
Mi sono proprio tolta lo sfizio!»
«Ne
sono felice, tesoro…»
«Però
adesso non ne posso più. Noi tre…» e si
indica la pancia «vogliamo andare a
dormire, ok?»
«Ok…»
le scocca un bacio sulla fronte «Adesso torniamo a
casa… Dobbiamo solo cercare
Nishimoto…»
«Oddio,
Yukari! Chissà dove si sarà cacciata, non la vedo
da quasi un’ora…»
«Nemmeno
Ryo, eheheh! Magari se ne sono andati via insieme!»
«Non
so… Non sarei troppo ottimista, sai?»
La
festa si sta lentamente spopolando, una buona parte degli avventori
continuerà
la serata da qualche altra parte. Trovano Hikaru seduto su una delle
poltroncine vicine all’ingresso, sta cincischiando con il
cellulare.
«Ehi!
Che fai qui da solo? Ti avevo lasciato impegnato in una conversazione
con una
bionda, mi pare…»
Gli
risponde con una smorfia.
«Mah…
Impossibile fare conversazione in un posto come questo. E non
c’è niente da
fare, non sono il tipo per queste situazioni.»
Sanae
gli sorride comprensiva, Tsubasa allunga il collo per cercare Shun. E
non lo
trova.
«Nitta
dov’è? Se ne è andato per i fatti
suoi?»
«Già,
così pare… Era su di giri, credo abbia trovato
compagnia.» fa spallucce «Siamo
nello stesso hotel, lo becco domani. Voi state tornando a
casa?»
«Sì.
Io sono stanca morta. Non reggo più gli stessi ritmi di
prima, la pancia già
pesa…»
Hikaru
annuisce.
«Si
capisce…»
Interviene
Tsubasa, che intanto le cinge le spalle con un braccio con fare
protettivo.
«Sì,
però lo spirito è sempre lo
stesso…»
«Beh,
non è che siccome una è incinta allora si
trasforma per forza, no?»
«Affatto,
tesoro.»
«Ecco.
Ma senti, Matsuyama, non è che per caso hai notato in giro
Nishimoto? L’ho
persa poco dopo l’arrivo di Ishizaki, e non l’ho
più intravista…»
Hikaru
si gratta il mento, pensieroso.
«Non
sono andati via insieme?»
«È
quello che ho subito pensato anch’io…»
concorda Tsubasa.
«Io
non ne sono poi così sicura.»
«Beh,
però se non c’è, vuol dire che non
c’è.»
Yukari,
naturalmente, non è andata via con Ryo. Non l’ha
raggiunto e neppure cercato, è
rimasta su quei divanetti a sorseggiare champagne con Genzo
chiacchierando a
voce alta, per farsi sentire sopra la musica, finché
qualcuno non li aveva
interrotti. Non avrebbe saputo dire chi fosse, perché in
quel momento l’alcol
che aveva in corpo l’aveva ormai quasi stordita del tutto. Sa
solo che ad un
certo punto Genzo non era più lì seduto davanti a
lei, e lei aveva in mano
questa flûte molto graziosa, e piena di questo liquido di un
colore appena
dorato, ma pallido, con tante bollicine. E se l’era portata
alla bocca, aveva
bevuto, per poi appoggiare la testa sullo schienale, e tutto ad un
tratto si
era presentato un tizio che aveva cominciato a parlarle, ma lei non lo
capiva
bene, forse era colpa della confusione o forse era colpa sua. Lei gli
sorrideva,
per educazione, e questo si avvicinava, e poi non aveva capito come ma
Genzo
era tornato, non da solo ma con alcune ragazze e con qualcuno che aveva
immaginato potesse essere Schneider, si erano seduti vicino a lei e lo
sconosciuto era scomparso.
Ryo
è furioso. Yukari è riuscita a fargli andare il
sangue alla testa con il suo
modo di fare indisponente, non gli ha permesso di dire quello che
avrebbe
voluto dire e l’ha trascinato invece in una sorta di palude
fatta di
recriminazioni e di tensione. Si ritrova amaramente pentito di aver
accettato
quella proposta di Tsubasa, è stata un fallimento su tutti i
fronti. Lo strappo
con Yukari si è soltanto fatto più profondo, ha
litigato con Genzo, non si è
divertito per niente e ha buttato via soldi e tempo. Quando
s’infila sotto le
coperte del suo letto, stizzito, dopo aver puntato la sveglia alle
cinque e
mezza, si ripromette di non cascarci una seconda volta. Non si
farà trascinare
ad altre feste in giro per l’Europa, non si
presterà ad altri giochetti organizzati
dai suoi amici per forzare qualche riappacificazione. Che poi,
riappacificazione… Che termine ridicolo. Lui e Yukari sono
in rotta, in via
definitiva, è evidente che entrambi ne abbiano piene le
scatole l’una
dell’altro. Non si sopportano già più,
sembrano una coppia di vecchi bisbetici.
A
quanto pare, la convivenza è comunque servita a qualcosa.
Serve sempre. A noi,
è servita per farci capire che non siamo fatti per stare
insieme. Funzionavamo
meglio distanti.
Sbuffa,
rigirandosi tra le lenzuola, inqueto.
Sanae
è combattuta: sta letteralmente morendo dalla voglia di
togliersi i tacchi, ma
il senso del dovere le impone di recuperare la sua amica. Fa partire
una
chiamata, Yukari non risponde, e dopo dieci squilli è
costretta a riattaccare.
«Te
l’ho già detto, sarà andata via con
Ishizaki… Per forza non ti risponde!»
«Non
lo so… Ho visto bene la faccia che ha fatto quando si
è accorta della sua
presenza, non era entusiasta, te lo assicuro… E poi li hai
sentiti anche tu
come si sono parlati, non c’era un clima, ehm,
piacevole.»
«Sì,
hai ragione, però poi noi ci siamo allontanati. Per me hanno
fatto pace, adesso
saranno in camera a darsi da fare per recuperare il tempo
perduto…» fa
scivolare una mano sul sedere della moglie e le sussurra
all’orecchio «che poi
è quello che farei anch’io, se ti decidessi a
levare le tende.»
Sanae
sospira e arriccia le labbra, indecisa. Poi, all’improvviso,
compare Genzo.
«Ehi,
Wakabayashi! Per caso hai visto Nishimoto?»
Lui
la guarda imperturbabile, poi dà un’occhiata al
Patek Philppe che tiene al
polso.
«Le
ho lasciato una delle chiavi della mia camera mezz’ora fa,
non si sentiva
troppo bene.»
«Come…
Come non si sentiva troppo bene? La tua camera? Ma
perché?»
«L’hanno
accompagnata Clarissa e Rocìo, non l’ho lasciata
da sola.»
«E
chi diavolo sarebbero Clarissa e Rocìo, ma non potevi
chiamare me?!» Sanae lo
fissa stizzita, i pugni sui fianchi.
«Non
è andata via con Ishizaki.» Tsubasa interviene
nella conversazione.
«No,
è stata con me seduta per un po’ su uno dei
divanetti là dietro…» indica con un
movimento della testa la zona in fondo alla sala «Abbiamo
chiacchierato e preso
da bere, poi si sono unite anche altre persone... Era incazzata come
una vipera
con Ishizaki…»
«Vedi
che non poteva essersene andata con lui?» sottolinea Sanae
dando una leggera
gomitata al marito che si gratta appena la testa pensieroso.
«E
adesso che facciamo? Andiamo a controllare come sta?»
Genzo
fa spallucce.
«Come
volete… Io però non mi preoccuperei,
Rocìo fa l’infermiera, Yukari è in
buone
mani.»
«Ah,
beh… Meno male.»
Tsubasa
ammicca in direzione della moglie che lo ignora.
«No.
Non posso mollarla così. Non esiste.»
Estrae
il cellulare dalla borsetta, prova a chiamarla di nuovo.
Non
risponde.
«Chiamo
io Clarissa, aspetta…»
L’amica
di Genzo risponde al secondo squillo. Li sentono parlare in inglese, si
scambiano poche battute, poi lui chiude la conversazione.
«L’hanno
messa a letto adesso. Poverina, non è stata
bene…»
«Sta…
sta dormendo, ho capito bene?»
«Così
pare… Dai, non diventate matti. Lasciatela dormire qui
stanotte. Domani si sarà
ripresa, o almeno spero, e vi vedrete per l’ora di pranzo. Mi
sembra assurdo
svegliarla per poi metterla su taxi con voi e portarvela a
casa…»
Sanae
e Tsubasa si scambiano un’occhiata.
«Davvero
non ti pesa avere Yukari in camera, Wakabayashi? Non hai niente di
meglio da
fare?»
«Ma
figurati. A parte che la camera è una suite e
c’è spazio… Non sono qui per fare
follie, domani nel primo pomeriggio rientro anch’io in
Germania.»
«E
non hai da fare con delle, ehm, top class? Incontri privati con
Clarissa?
Rocìo? Qualcun’altra?»
«Cosa
ti fa credere che stasera non li abbia già avuti?»
Sanae
arrossisce.
«Va
bene, se proprio la metti così… Se non ti pesa, e
non è un problema lasciarla
dormire… Noi ci sentiamo poi domattina, ok?»
«Certo.
Non ci sono problemi e non mi pesa. Andate tranquilli, dai…
Godetevi il resto
della notte.»