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Autore: Ellery    26/04/2024    3 recensioni
Il Concilio degli Angeli Superiori, incuriosito dalla diatriba tra Charlie, Emily e Sera in tribunale, ha disposto un'indagine a carico del Hazbin Hotel. Emily è stata promossa Ambasciatore Celeste, e dovrà recarsi all'Inferno per poter raccogliere quanti più dati e testimonianze sulle attività del Hotel. E, se da un lato Emily non vede l'ora di riabbracciare Charlie e conoscere finalmente i suoi amici, dall'altro è seriamente preoccupata per il suo accompagnatore: il Capo degli Esorcisti sarà all'altezza del compito? Oppure, come al solito, combinerà un gran casino?
***
"Il presente decreto, sottoscritto all’unanimità dai membri del Concilio Angelico, dispone l’immediata sospensione dello Sterminio, sino a data da destinarsi. Avvalla la necessità di una indagine approfondita riguardante la struttura denominata “Hazbin Hotel” di proprietà di Charlotte Morningstar e delle attività ad essa legate. La serafina Emily viene promossa al ruolo di Ambasciatore Celeste, per tutta la durata dell’inchiesta."
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adamo, Altri, Charlie Morningstar, Emily, Lucifer Morningstar
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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11. Aspettando Godot


Lute scivolò lungo il corridoio della zona notte. Le Sterminatrici si erano allontanate quasi tutte, abbandonando la caserma per dedicarsi a un pomeriggio di shopping sfrenato, a passeggiate lungo le colline del Paradiso in compagnia di un buon gelato, o all’ultimo film appena uscito nelle sale. “Colazione da Massary” prometteva d’essere un capolavoro del cinema romantico: i maggiori esperti lo avevano definito sublime, incalzante e innovativo. Nonostante non fosse un’appassionata del genere, forse gli avrebbe dato una chance. Dopo tutto, le recensioni erano ottime, e in omaggio col biglietto regalavano anche un grazioso porta-popcorn. Magari lo avrebbe proposto ad Adam, al ritorno dalla missione. A conti fatti, nemmeno lui era tipo da film romantici, ma sicuramente avrebbe apprezzato il gadget in omaggio.

Tese l’orecchio, assicurandosi di essere sola: dalle camerate non proveniva alcun rumore, quindi si convinse ad entrare nella prima. Schiuse l’uscio, gettando uno sguardo rapido all’ambiente: sei letti a castello erano disposti lungo le pareti. Una finestra si affacciava sul cortile interno, mentre accanto all’ingresso vi erano una coppia di armadi e le rastrelliere delle armi. Decise di iniziare da queste l’ispezione.

Dunque, in questa stanza dormono: Milkshake, Sugar, Honey, Muffin, Waffle e Pie. Si sussurrò, contando tre lance, due martelli da guerra e una mazza chiodata. Le armi sembravano in ordine: ben affilate, linde e senza danni visibili.

Aprì i guardaroba: a delle grucce in metallo erano appese le divise, stirate e pulite. Tre, sei, nove… ci sono tutte.

Si mosse verso i letti, sollevando le lenzuola e i cuscini; ispezionò i materassi, ma senza trovare nulla di rilevante. Soltanto sul comodino di Honey, incontrò un biglietto che recitava:
Ci vediamo alle quindici davanti all’erboristeria. Non tardare. – H <3

Non rilevante, si disse, abbandonando il foglietto.

Scoperchiò i bauli personali, ma anche qui nulla di interessante: oltre agli abiti civili, vi erano libri, trucchi, blocchi per gli appunti, attrezzi ginnici. Sugar nascondeva lingerie piuttosto accattivante. Pie celava la gabbietta di un criceto sotto al letto, e Muffin un vecchio ricettario con alcuni appunti scritti a matita.
Lute sbuffò, scoraggiata: non vi era nulla di realmente compromettente, ma solo oggetti d’uso comune.

Abbandonò la camerata e passò alla successiva.
Qua dormono Crystal, Gold, Diamond, Pearl, Silver e Bronze.

Anche qui, nulla di anomalo: divise e armi erano in ordine e i bauli celavano ancora meno segreti dei precedenti. Scoprì che Crystal era una grande fan dell’Arcangelo Raffaele e aveva persino un poster autografato; Bronze possedeva una scorta infinita di caramelle gommose e Silver amava suonare il flauto dolce.

Niente. Ringhiò, scivolando verso il terzo uscio. Questa è la camera di Underwear, Sock, Bra, Top, Bikini e Pareo. Spero di incappare in qualcosa di interessante…

Rimase delusa: armi e divise, al solito, erano in perfetto stato.
Sock collezionava francobolli, e Top peluche di panda.
Sul comodino di Bra giaceva una papera di gomma, decorata sulla codina con un grazioso fiocchetto.
Bikini nascondeva, sotto al cuscino, un’agenda dalla copertina azzurra.

Lute lo afferrò, sfogliandolo immediatamente:
 
Caro Diario,
Oggi è il mio primo giorno da Esorcista. Sono così emozionata! Ho superato i test con un buon punteggio e, finalmente, sono pronta a lasciare l’accademia per unirmi all’Esercito. Il Comandante è un vero figo, uno che sa il fatto suo. Mi ha dato un nome stupendo: Bikini! È ispirato ad un atollo nell’Oceano Pacifico, sulla Terra.
Sono certa di piacergli: alle altre ha dato nomi… orrendi, stupidi, maschilisti… strambi: Sock, Underwear, Top… chissà a che diamine stava pensando, quando le ha viste. Invece, beh… quando mi ha notata, mi ha immediatamente battezzato Bikini.
Lo adoro.
 
Passò alla pagina successiva.
 
Caro Diario,
Il Comandante mi ha fatto i complimenti per l’allenamento svolto.
Mi è passato accanto durante la sessione di squat. Ha detto che ho “un culo da paura”. Non sono certa di ciò che intendesse, ma probabilmente riguarda gli Stermini. Tra pochi giorni andremo all’inferno e per me sarà la prima Epurazione.
Non vedo l’ora! Gli dimostrerò quanto sono figa e tosta.
 
Lute proseguì col trafiletto successivo
 
Caro Diario,
Oggi siamo scese all’Inferno. Ho ucciso trentasei peccatori.
Una buona media, considerato che era il mio battesimo.
Il Comandante si è congratulato con me e mi ha offerto una birra <3 <3
 
Le pagine seguenti erano tutte piuttosto simili: il nome di Adam era spesso circondato da vistosi cuori rossastri o evidenziato con colori fluorescenti. Qui e là vi erano anche dei piccoli adesivi glitterati. Scorse pigramente l’agenda, fermandosi soltanto quando vide comparire il proprio nome, accompagnato da un teschio e un paio di fulmini.
 
Caro Diario,
Lute è insopportabile! Ma chi si crede di essere? Solo perché nell’ultima Epurazione ha ucciso più di duecento dannati, non significa che possa atteggiarsi come se fosse la migliore di tutte. Lo ammetto, è brava, ma per essere luogotenente occorrono altre qualità! Non credo che possa essere la persona giusta per Adam [il nome era sottolineato in rosa]: al suo fianco, dovrebbe esserci una donna dolce e sensibile, che faccia risaltare le sue qualità. Una giovane dal nome musicale come… mh… un’isola nell’oceano, che ricordi la purezza dell’acqua e l’imprevedibilità delle onde. Non una che si chiama come un mandolino medioevale, dai!
 
Foglio seguente.
 
Caro Diario,
La odio! Lute crede d’essere migliore di tutte noi soltanto perché Adam [cuoricini sparsi] le ha concesso l’onore di diventare il suo braccio destro. Quella stronza si è già fatta qualche assurdo film mentale: probabilmente pensa che il Comandante le chiederà di sposarla. Ah-ah-ah, che ingenua!
Adam non la ama. Non la amerà mai. L’ha scelta solo perché ha il più alto numero di uccisioni all’attivo, ma… oltre a questo?
Lute, sei solo un numero! Scendi dal tuo piedistallo e apri gli occhi, cretina.
 
Fu tentata di lanciare il diario fuori dalla finestra, ma si obbligò a continuare.
 
Caro Diario,
Lo odio! Adam è un coglione [faccina triste, un cranio stilizzato e una spada che chiaramente trafiggeva il corpo del Primo Uomo].
Ha discusso con Lute (quella stronza, come osa ferirlo?!) e ho pensato di offrirgli una birra e un po’ di svago, per tirarlo su di morale. Ha accettato e siamo andati al pub.
Ha passato tutto il tempo a parlare di lei, ad autocommiserarsi e a frignare come un bambino dell’asilo.
“Lute di qua, Lute di là…” sembrava che non esistesse nessun altro.
Gli ho suggerito di lasciarla perdere, che potrebbe essere una persona tossica e che merita di meglio. Mi ha detto che non capisco niente, mi ha dato della stronza e ha ribadito (udite, udite!) che se hanno litigato, la colpa era sua e doveva andare a chiederle scusa.
Mi ha piantato al bancone, con la consumazione da pagare.
Coglione, deficiente, pezzo di merda!
Mi ero persino messa il completino di pizzo francese.
Fanculo, non mi meriti. Vado a darla al primo che passa!
 
Lute non ricordava bene quell’episodio; in fondo, i litigi con Adam non erano così infrequenti, ma non erano mai definitivi: si riappacificavano sempre, e non era una rarità che il Comandante tornasse da lei con la coda tra le gambe a cercare il perdono. Naturalmente, accadeva anche l’opposto: più d’una volta, aveva dovuto ricredersi e scusarsi per il proprio comportamento, per la testardaggine o per essersi abbandonata a commenti poco appropriati.
E, nonostante il diario contenesse un mucchio di stronzate, non riusciva a smettere di leggerlo: Bikini era chiaramente innamorata del suo superiore ed era gelosa di lei, senza alcun motivo. Forse avrebbe dovuto parlarle e spiegarle che tra sé e Adam non vi era altro che un solido rapporto di amicizia. Sì, avrebbe… oppure no. La sola idea che Bikini potesse provare qualcosa per Adam la irritò: il sangue le fluì al cervello, lo stomaco si strinse in una morsa e le mani si chiusero con forza sulla copertina azzurra. Dopo quello che aveva scritto di lei, quella piccola troia non meritava di conoscere la verità! Che credesse pure – erroneamente, siamo solo buoni amici - che con Adam ci fosse del tenero! Che si crogiolasse nella sua delusione amorosa. Finché uccideva demoni e svolgeva il suo lavoro, a Lute non importavano affatto i suoi pensieri o sentimenti.
Andò alla pagina seguente.
 
Caro Diario
Godofredo è così… così… caliente!
Abbiamo passato una notte stupenda.
Fanculo, Adam! Sarai anche il Primo Cazzo, ma non puoi competere con Godofredo, il Torero di Toledo!
 
Giorno successivo.
 
Caro Diario
Godofredo è una merda!
L’ho lasciato.
Mi sono consolata con Anselmo, il Pizzaiolo di Palermo!
 
Giorno successivo.
 
Caro Diario,
Fanculo Anselmo!
Evviva Makoto, il samurai di Kyoto!
 
 
Giorno successivo.
 
Caro Diario,
Sono davanti alla gelateria, aspettando Godot.
 
 
Da lì, la sfilza degli amanti proseguiva senza sosta. Lute ripose il diario sotto al cuscino.
Niente di interessante, neppure qui sospirò, avviandosi verso la stanza successiva.
 

***

 
Lute allungò il passo nel corridoio. Aveva impiegato più di metà pomeriggio per ispezionare le camerate, ma senza successo: non aveva trovato uno straccio di indizio; si era data ripetutamente della sciocca per aver perso tempo e non aver pensato a visionare immediatamente l’armeria.

Aveva fatto una piccola deviazione verso l’ufficio di Adam, di cui possedeva le chiavi e si occupava personalmente: al superiore, interessava davvero poco delle scartoffie burocratiche. Quando riceveva una comunicazione, si limitava ad accantonarla in un angolo della scrivania con un “ci penserò”; puntualmente, se ne dimenticava e finiva a ristagnare per mesi o finché Sera non iniziava ad inviare fastidiosi promemoria quotidiani. Per evitare seccature ulteriori, Lute si incaricava di stendere i rapporti, supervisionare i documenti e rispondere alle missive più urgenti. Ormai, lo considerava come parte del proprio lavoro.
Aveva, dunque, recuperato il faldone con l’elenco con i lotti degli ultimi armamenti ricevuti.

Raggiunta l’armeria, girò la chiave nella toppa e spinse il battente.
La stanza era completamente priva di arredamento, fatto salvo per le rastrelliere, dove le armi erano divise in base alla loro tipologia. Sul fondo, una seconda porta conduceva al magazzino.
Aprì la cartelletta e piegò a sinistra: la prima sezione era quella dedicata alle armi da lancio. Non erano particolarmente in uso tra gli Esorcisti, che indubbiamente preferivano il corpo a corpo… ma sicuramente avevano la loro utilità. Osservò gli archi e le balestre appesi: i numeri di serie combaciavano con quelli scritti sulla prima pagina.

A12345, A12346, A12347 prese ad elencare, controllando che tutti fossero forniti di faretre e dardi. A12348, A12349, A12354.

Si arrestò immediatamente, osservando il foglio: gli archi A12350 e A12351 risultavano assegnati a Margherita e Capricciosa, ma A12352 e A12353 avrebbero dovuto essere lì. Invece, non erano presenti.
Evidenziò i numeri di serie con un pennarello azzurro e si affrettò a proseguire nell’ispezione.
Nella sezione Balestre mancavano ben tre esemplari.
Passò alla fina successiva: erano assenti quattro mazze chiodate e cinque martelli da guerra; lo appuntò.

Asce, spade, lance e pugnali erano più difficili da controllare: essendo tra le armi più maneggevoli, erano anche le preferite degli Esorcisti. Molte ragazze le avevano scelte e, di conseguenza, le sequenze dei numeri di produzione si interrompevano con maggiore facilità. Non ne mancavano, comunque, così tanti: una trentina, in totale. Chiunque fosse il traditore, evidentemente non era riuscito a sviluppare un grosso giro d’affari. Sarebbe stato semplice arginarlo.

Si allontanò dalla sala principale, dirigendosi verso il magazzino.
All’interno, erano stipate numerose e voluminose casse, impilate le une sulle altre e contenenti sia i lotti passati, sia quelli appena forgiati; questi avevano inciso sulla lama il simbolo degli Sterminatori, un vezzo che Adam aveva fatto applicare a seguito dell’ultimo Sterminio. Combaciavano, dunque, con il pugnale che il Comandante le aveva mostrato.
Recuperò il foglio dal faldone e iniziò la propria indagine.

I numeri di serie, fortunatamente, erano tutti stampati sul fronte delle casse, in un vistoso inchiostro rosso. Asce: mancano ben tre casse, da cinquanta pezzi ciascuna! Si disse, sbalordita Una di archi, due di balestre. Sei di pugnali, sei di lance, cinque di spade…

L’elenco appariva ormai quasi interamente sottolineato in azzurro: i lotti scomparsi erano più di una trentina. Mancavano all’appello quasi duemila armi, tra vecchie e nuove.
Si passò una mano tra i capelli: come era possibile che non si fossero accorti di tale ammanco? In quanto tempo, il ladro aveva sottratto loro le armi? Tra quelle rubate e quelle che costantemente si smarrivano o venivano abbandonate durante gli Stermini, quante erano ora nelle mani dei peccatori?

Normalmente, lo avrebbe reputato un grosso problema: se i dannati utilizzavano l’acciaio angelico per uccidersi a vicenda durante risse da bar, rapine e inseguimenti… in realtà, le alleggerivano soltanto il lavoro. Ben diverso, però, era stato scoprire gli angeli vulnerabili alle loro stesse armi. Durante l’ultimo Sterminio, un peccatore era riuscito ad uccidere una di loro; la notizia si era diffusa, arrivando anche alle orecchie di quella sporca traditrice di Vaggie. In quanti ne erano a conoscenza?

Si pizzicò l’attaccatura del naso, cercando di scacciare il ricordo del recente colloquio: la ferita sul palmo di Adam, il sangue dorato che colava sul tavolo, il pugnale strappato dalle mani di un peccatore qualunque.

Merda, ringhiò a denti stretti, come è potuto succedere? Siamo davvero così sprovveduti? Non possiamo tenere segreto un deficit simile; Sera… scosse il capo. Adam le aveva chiesto di non coinvolgere l’Alto Serafino, ma trovava difficile credere che fosse implicata in tutto questo Non avrebbe mandato Emily all’Inferno, se ne fosse stata a conoscenza. Può essere subdola, calcolatrice, irremovibile nelle proprie convinzioni, ma… a Emily tiene sinceramente. Non l’avrebbe mai messa a rischio.

Non vedeva altra soluzione: doveva assolutamente riferire al Comandante le sue scoperte e decidere le contromisure da prendere.

Si voltò, pronta ad abbandonare il magazzino, quando un gemito sottile ruppe il silenzio.

Lute si bloccò immediatamente e tornò sui propri passi:
«Chi c’è?» esclamò ad alta voce, avanzando tra le casse. La destra scese a cercare l’impugnatura della spada, ma senza successo. Difficilmente girava armata: perché avrebbe dovuto, dopo tutto? Era il fottuto Paradiso, quello! «Chiunque tu sia, fatti avanti!»

Sentì una risatina nervosa e una coppia di passi che si spostava furtivamente verso il fondo della stanza.

«Non ho voglia di giocare a nascondino. Non complicarmi la vita.» sibilò, ma lo scalpiccio continuò imperterrito.

Bene, l’hai voluto tu. Spiegò le ali e balzò in cima alle casse. Colse un movimento alla propria destra e si tuffò in picchiata. Colpì con un calcio una persona minuta, che stava cercando di scavalcare una finestra aperta.

«Ah, perdindirindina!» pianse la figura, rannicchiandosi su sé stessa.

Lute si bloccò immediatamente: conosceva quella voce. Abbassò lo sguardo, sconvolta: ai suoi piedi giaceva un San Pietro… beh, decisamente poco santo. I capelli biondi erano arruffati e gli occhi chiari tradivano una sincera paura. Non indossava altro che un paio di boxer a cuoricini e dei calzini di spugna. Tra le braccia stringeva la propria tunica, arrotolata frettolosamente.
«Ma… che cazzo?!» esclamò, mentre una seconda figura irrompeva nel suo campo visivo.

Riconobbe immediatamente le ali bianche e nere, il casco da Esorcista con le corna da ariete, la bassa statura e il fisico asciutto. Oltre all’elmo, la donna indossava soltanto un completo intimo in pizzo nero.
«Bra!» Lute non riusciva a credere ai propri occhi: San Pietro e Bra stavano…
Dall’imbarazzo di entrambi, l’atteggiamento e la chiara assenza di vestiti, non era difficile intuire il motivo della loro visita al magazzino.

Scopa con il casco in testa? Capisco che San Pietro nudo non sia il massimo da vedere, ma… ironizzò, incrociando le braccia al petto Beh, almeno non stanno contrabbandando armi.

«Esigo una spiegazione!» ringhiò, mentre l’uomo si faceva avanti, schermando la compagna con il proprio corpo.

«No, ti prego… è stata una mia idea, io…»

«Non sto parlando con te.» Lute lo ignorò, rivolgendosi nuovamente alla Sterminatrice «Allora?»

«Mi… mi dispiace.»

«Come siete entrati?»

Bra sollevò la destra, indicandole la vicina finestra, a circa un metro e mezzo da terra.

Lute si avvicinò, notando senza difficoltà segni di scasso sull’imposta:
«L’avete forzata?»

«Non ora, no… è un danno vecchio, quello.»

«Vecchio… di quanto?»

Vide la donna chinare il capo e replicare in modo vago:
«Un po’…»

«Da quanto tempo vi frequentate, Bra?»

«Io… Mi dispiace così tanto!» l’angelo cadde in ginocchio «Lui non c’entra nulla, è stata una mia idea venire qui! Cercavamo un luogo tranquillo dove poter stare, io… non volevo si sapesse, le altre mi avrebbero preso in giro, se avessero scoperto di…»

«Le tue patetiche scuse non mi interessano. Da quanto tempo?»

«Trenta mesi…»

«Che… cazzo siete, in stagionatura come i formaggi?!» Lute allargò le braccia, accennando nuovamente alla finestra «L’hai scassinata tu?»

«Sì. Veniamo spesso qui, ecco…è un posto riservato, dove non passa mai nessuno. Ci permette di stare insieme, ecco…»

«L’ho capito, ma è un magazzino, non una casa di piacere!» sbottò, assottigliando lo sguardo «Non credere che non ci saranno conseguenze per questo.»

Bra nascose il viso tra le mani, mal celando i singhiozzi:
«Mi dispiace, mi dispiace!» ripeté, mentre San Pietro la copriva con un lembo della sua tunica «L’ho fatto solo perché...»

«Deciderò più tardi il tuo castigo. Non posso soprassedere su un atteggiamento così irresponsabile. Adam ne verrà informato e…» spostò l’attenzione sull’ometto biondo, che ancora cercava di proteggere la compagna «…Anche Sera. Questo è tutto. Ora sparite.»

Bra si arrampicò in fretta oltre il bordo della finestra e aiutò San Pietro a fare altrettanto.
Attraversarono rapidamente il cortile, mano nella mano e ancora in mutande.
 

***
 

Lute recuperò una fetta di torta agli agrumi e l’adagiò sul vassoietto, cercando un posto isolato dove accomodarsi. Non aveva alcuna voglia di condividere le riflessioni con le altre Sterminatrici. Desiderava cenare in solitudine e immergersi nei propri pensieri.
Il refettorio della caserma non era altro che una sala quadrata, ospitante tavoli sparsi qui e là e un bancone in legno dove la gentile anima salvata di Carmela, la Panettiera di Matera, serviva sempre porzioni abbondanti.
Si accaparrò un tavolino malmesso in un angolo, accomodandosi sullo sgabello scricchiolante. Accavallò le gambe e rilassò le ali, condendo la minestra con un abbondante cucchiaio d’olio.
Roteò il cucchiaio nella zuppa, attendendo si raffreddasse.

Spiò sottecchi la mensa: Bra sedeva tra le compagne, il capo chino e le guance ancora paonazze. Bikini le stava versando l’acqua, colmando il bicchiere fino all’orlo.

Mi ero quasi dimenticata di quella puttanella, si disse Lute. Gli eventi recenti avevano distolto la sua attenzione dal diario incriminato. E così mi detesti, mh? Pensi che sia una stronza arrivista? Bene… domani, Miss Atollo del Pacifico, ti farò pulire tutte le latrine. Con la lingua.
 
 
Angolino:
Buondì! Arrivo un pochino in ritardo nell'aggiornamento, ma settimana scorsa purtroppo ho avuto un po' di impegni tra studio e lavoro.
Sono settimane un po' impegnative, ma farò il possibile per aggiornare la ff regolarmente (o evitando di far passare troppo tempo, spero!)
Grazie, come sempre,  delle recensioni e dei consigli *__*

E'ry


 
  
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