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Autore: Vallentyne    28/04/2024    9 recensioni
A volte le cose si rivelano diverse da come ce le siamo immaginate. Come la vita a Milano per Yukari che, dopo aver accettato con entusiasmo la proposta di Ryo di raggiungerlo in Italia, si ritrova a fare i conti con una realtà deludente.
Per fortuna esistono gli amici…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Yukari Nishimoto/Evelyne Davidson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sonno

 

Mentre stanno tornando a casa in taxi, Sanae è pensierosa.

È quasi mezzanotte, le luci della città sono stelle al neon che sembrano voler illuminare la voglia di far festa di quel sabato sera. Ci sono gruppi di amici lungo i marciapiedi, giovani coppie che si tengono per mano mentre si spostano verso i locali della movida.

Per qualcuno la notte è appena cominciata.

«Non sono sicura sia stata la scelta giusta…»

«Ma come? Mi sembravi stanca, avevo capito che preferissi andare a riposarti!»

«Sì che sono stanca… Sto parlando di Yukari! Non riesco a non sentirmi una stronza, ho insistito tantissimo perché venisse a questa festa e prima le abbiamo fatto trovare Ryo a sua insaputa e poi sul più bello l’ho mollata alla mercé di Wakabayashi… Domani me la farà pagare, ne sono sicura.»

Tsubasa ridacchia.

«Non essere così drammatica, dai! Non è alla mercé di Wakabayashi, lui è un amico che le sta, anzi, ci sta, dando una mano. E lo fa perché può, non perché deve. Hai sentito, no? Lo ha proposto lui!»

«Mmh.»

«E, secondo me, Nishimoto sarà pure contenta di starsene tranquilla a dormire, deve aver preso una sbronza colossale. Gliene sarà grata. A lui, ma anche a te.»

«Dici?»

«Ma certo. E poi, dai, un po’ se l’è pure cercata... È scomparsa per più di due ore, non ha risposto al telefono, se non avessimo incrociato Wakabayashi per caso non avremmo neppure saputo dove si era cacciata! Probabilmente ce ne saremmo tornati a casa convinti che lei fosse in compagnia di Ishizaki.»

Sanae sorride, e intanto si attorciglia una ciocca di capelli neri sull’indice mentre appoggia la testa al finestrino.

«Parla per te, amore. Io dopo averli visti insieme non ho mai creduto che lei potesse essere in compagnia di Ishizaki.»

«Poveretto, però. Lui se ne deve essere andato incazzato nero. Pensa che ha il volo di rientro domani mattina alle sette e mezza.»

«Non lo invidio…» commenta Sanae sbadigliando.

«Proprio no. Ma poi hai visto come era nervoso, non sembrava nemmeno lui… È riuscito ad alterarsi con tutti, con Wakabayashi ha praticamente litigato, ci mancava poco e rischiava di litigare anche con Nitta.»

«Già.»

«E poi con Nishimoto hanno fatto scintille, ma non in senso buono.» fa una smorfia «Lei comunque è la solita castratrice.»

«Ma non è vero, sei ingiusto. Lui è stato indifendibile, che cosa pretendeva?»

«Magari che gli permettesse di parlare?»

«C’è modo e modo di dire le cose, dai, lo sai bene anche tu… E lui ha toppato di brutto. Se l’è cercata anche lui.»

Tsubasa schiocca la lingua e sospira.

«Sarà… Però mi dispiace per lui. Non era così che doveva andare la serata…»

 

 

Yukari sta dormendo.

Era scesa al piano di sotto con le due amiche di Genzo, le due ragazze di cui non ricorderà il nome ma che erano state molto gentili e carine con lei. L’avevano tenuta a braccetto, una alla sua destra e l’altra a sinistra, perché faceva davvero fatica a reggersi in piedi, figuriamoci a camminare su quei tacchi. Il fatto è che le girava la testa da un po’ e poi aveva rischiato di assopirsi su quel divanetto, nonostante la musica ad alto volume e il rumore, era stato Genzo a preoccuparsi per lei, le aveva chiesto se volesse andare a stendersi da qualche parte, lei aveva biascicato qualcosa in risposta e aveva annuito, lui l’aveva aiutata ad alzarsi, le braccia intorno al collo, lei per sbaglio gli aveva quasi sbavato addosso, aveva riso, e poi si era accorta di stare traballando. Rocìo e Clarissa erano subito intervenute, e così si era ritrovata nella suite. Prima in bagno a vomitare e a darsi una ripulita, e poi sdraiata sul divano. Le avevano sfilato le scarpe, avevano recuperato una coperta leggera dall’armadio e un cestino per le emergenze che avevano posizionato con discrezione lì accanto a lei. Le aveva ringraziate in qualche modo, loro l’avevano salutata ed erano scomparse.

 

Yukari sta sognando.

Le sembra di essere ancora alla festa, sente nelle orecchie le voci di tutte le persone lì intorno, qualcuno le parla, ma lei fa fatica a comprendere le parole. C’è la musica, quella bella musica che piace tanto a Sanae. Sanae balla, ha ballato con Tsubasa ed erano felici. Lei non ha ballato, nel sogno ci prova ma non riesce a muoversi come vorrebbe, è troppo lenta, a volte troppo veloce, sempre fuori tempo.

Scoordinata.

Le fanno male i piedi. Ha sete, e anche caldo. Si muove e si scopre, la coperta scivola per terra.

Vede Ryo che la fissa con odio, sì, è proprio un’espressione di odio la sua, e lei si sente a disagio, così gli volta le spalle. Lo ignora. Ride. Scuote i capelli. Barcolla. Wakabayashi la afferra al volo, ha una stretta sicura e l’aiuta a ricomporsi. Ha anche un buon odore. Prova ad andargli più vicino, ad annusarlo, e si ritrova a leccargli il collo. Si blocca, vergognandosene, ma lui sembra non farci caso. Sta dicendo qualcosa, ha questa voce calda e profonda, persino una bella voce, ma tu pensa, non ha praticamente niente di brutto. E Ryo? Chi è Ryo, non se lo ricorda in quel momento, la voce di Wakabayashi le sta cancellando la memoria, è una magia…

 

Genzo è appena entrato nella suite, la vede dormire e nota la coperta caduta a terra, la raccoglie e gliela sistema addosso.

«Ma che cazzo, devi farle anche da babysitter?»

«Ssh. Dai, non prendertela… Stava male, hai visto anche tu… Non me la sentivo di far finta di niente, rischiava di collassare da qualche parte, magari dentro uno dei gabinetti del Touch.»

Uno sbuffo.

«Problemino per il tuo paparino, visto che hotel e locale sono suoi.»

«Smettila. La conosco da quando eravamo ragazzi… E poi la stanza è grande, noi andiamo di là.»

«Mi auguro che la porta della camera da letto abbia la chiave.»

«Ce l’ha…» un sorrisetto «E comunque lei è praticamente svenuta, credo non si alzerà per parecchie ore. Abbiamo tutta la privacy che ci serve.»

   
 
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