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Autore: Schwarzfreiheit    20/09/2009    3 recensioni
Non sono brava con i colpi di scena, quindi non ce ne saranno. E' una storia. Dolce, triste, dolorosa. Una storia in cui i protagonisti dovranno crescere, maturare, scoprendo che non sempre è facile, che può essere doloroso, che può fare male. Male da piangere.Che dovranno prendere delle decisioni che, inevitabilmente, coinvolgeranno anche altri. Ma impareranno anche che si può imparare a sorridere di nuovo, anche attraverso alle lacrime che bruciano il viso.
Genere: Romantico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Tokio Hotel
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 18
Entrò in casa cercando di fare meno rumore possibile, era tardi e immaginò che stessero già dormendo, magari abbracciati nello stesso letto che, seppure stretto, amavano dividere.
Entrò nella camera di suo fratello in punta di piedi, si avvicinò al letto e posò in bacio lieve sui capelli corvini che spuntavano da sotto quella orribile coperta arancione ed azzurra che gli strappò un sorriso che era fin troppo amaro.
-  Come mai è solo?  -. Si chiese corrugando leggermente la fronte.
Scese in sala e si sedette con un sospiro sul divano, di fronte al camino spento in attesa dei ricordi che, in quel periodo, si affacciavano un po’ più prepotenti del solito alla sua mente.
Faticava a rilassarsi, quando sentì due occhi che lo fissavano dal buio, due occhi che lui conosceva molto bene, quegli stessi occhi a cui lui aveva pensato per tutto il giorno, a cui pensava tutti i giorni chiuso in quello studio di registrazione.
Per una strana ironia della sorte si era ritrovato a ricoprire quel ruolo, lo stesso ruolo di quell’ uomo che, assieme agli altri, aveva fatto impazzire tante e tante volte e che, forse senza saperlo, gli aveva insegnato tutto quello che lui stava ora mettendo in pratica.
-  Devo ricordarmi di telefonare a David  -. Pensò con un sorriso grato.
E non solo per ciò che gli aveva insegnato riguardo al lavoro ...
La giovane band di cui era manager e produttore gli dava molte soddisfazioni, ma non poteva certo impedirgli di desiderare ardentemente di tornare a casa per poter trovare quegli occhi.

La giovane donna gli si avvicinò silenziosa come un gatto, con passi felpati e quei movimenti felini che lo facevano impazzire da sempre, si sedette accanto a lui accarezzandogli la nuca, quei rasta biondi non c’ erano più, sostituiti da delle lunghe treccine nere, che lei aveva imparato ad amare quanto i suoi storici rasta, con mano leggera.
<<  Come è andata oggi?  >>.  Gli chiese sussurrando, quasi temesse di spezzare quell' atmosfera quasi irreale.
Lui sorrise, lei sapeva già la sua risposta : per quanto fosse stanco e la giornata fosse stata lunga ed impegnativa, non poteva far altro che darle sempre la solita risposta.
<<  Tutto bene  >>.
Ed era la verità, perché nel momento stesso in cui lei gli poneva quella domanda, guardandolo con quei suoi bellissimi occhi blu, con quel sorriso dolce sulle labbra, la sua giornata diventava meravigliosa.
Quella sera non faceva eccezione, sebbene qualcosa  di inevitabile e di dolorosamente opprimente alegiasse attorno a loro avviluppandoli, loro malgrado, nelle sue spire.
<<  Tutto bene  >> Ripetè senza però riuscire a nascondere un largo sbadiglio.
<< … Bill si è addormentato da solo?  >>.
Le chiese piano, modulando la sua voce profonda.
Lei sorrise di riflesso.
Sebbene avesse solo sei anni, Bill era molto orgoglioso e determinato e aveva promesso che sarebbe andato a letto da solo.
<<  Ci tiene molto a mantenere la sua promessa … E alla tua approvazione, lo sai … Vedrai che domattina te lo racconterà con entusiasmo  >>.
Disse lei in tono dolce ed orgoglioso del suo cucciolo.
Tom sorrise e baciò leggermente le labbra della donna, temendo di conoscere perfettamente il motivo per cui sui suoi occhi fosse sceso quel velo di malinconia e dolore.
<<  Domani …  >>.
Disse lei allontanandosi impercettibilmente dall’ uomo, cosa che però a lui non sfuggì, rinnovando in lui quella piccola fitta di dolore che non era mai riuscito a sconfiggere del tutto.
<<  Domani saranno passati  undici anni da quando è morto … >>.
Parole fredde che pesavano sul cuore, una lacrima solcò il viso della giovane donna che non la asciugò, né, stranamente, lo fece lui.
<<  Lo so …  >>. Rispose Tom semplicemente.

La risposta un po’ fredda ed il suo rispetto verso il proprio piccolo egoistico rifiuto di poco prima, ferirono un po’ Nic.
-  … Cosa pretendi? … Lo hai respinto … Stai soffrendo è vero, ma sta soffrendo anche lui … Dovresti cercare di non dimenticarlo …  -. Eppure, sebbene si ripetesse questa frase ogni anno, ogni anno il dolore riusciva ad allontanarla un po' da lui.
Sarebbe mai riuscita a smettere di fuggire?

Quella sera, mentre, dopo essere passati a controllare per l’ ennesima volta Bill, si stesero nelle lenzuola fresche ma le braccia di Tom non la avvolsero con il loro consueto calore e desiderio ma trovarono la loro giusta collocazione sotto il proprio cuscino, che avvolse, sdraiandosi a pancia in giù, voltando il viso dalla parte opposta a quella della donna che rimase sveglia ancora a lungo, fissando la schiena del suo uomo, la sua pelle leggermente abbronzata, quei movimenti appena percettibili che le svelavano che era ancora sveglio ...
Sapeva che lo sarebbe stato ancora a lungo, proprio come lei, rintanato nel suo dolore, custodendolo gelosamente così come lei faceva con il proprio.
Si chiese come fosse possibile che l’ orgoglio, di entrambi, fosse ancora così maledettamente presente tra di loro.
E dispiacendosene.
Nicola sapeva perfettamente di avere la sua parte di colpe.

La mattina dopo fu il giovane uomo a svegliarsi per primo, si rigirò nel letto, posò lo sguardo su Nic.
-   Dio quanto è bella …   - .
Quella semplice considerazione riusciva a regalargli un sorriso fin dal mattino, trovarla al suo fianco gli permetteva di iniziare ogni giornata nel migliore dei modi.
Non importava se fuori stesse piovendo e il sole non avesse alcuna intenzione di spuntare tra le nuvole dense, lui aveva il suo raggio di sole personale.
Per un attimo non importò nemmeno che giorno fosse.
Era sua.

Si alzò cercando di non svegliarla, sapeva quanto amasse restare a letto fino a tardi, nel fine settimana, e si diresse in cucina a preparare la colazione.
Preparò la caffettiera.
Anche se il caffè lo faceva meglio Nic, il prepararle la colazione nel finesettimana, era diventata una dolce abitudine da ormai molto tempo.
Adesso stava facendo scaldare appena il latte per Bill, aveva preso i suoi cereali preferiti … Sorrise.
Anche suo fratello amava i cereali al mattino, ricordava quanto diventasse intrattabile se scopriva che erano finiti  e quanto il tourbus, in quei casi, diventasse stretto …
Preparò il grande vassoio e si diresse alla loro camera, cercando di non rovesciare nulla, assumendo un’ espressione concentrata che, sapeva, la divertiva sempre molto.
Il sorriso si rinnovò incontrando lo sguardo della giovane donna.

Nic stava sorridendo, la mano posata dolcemente sopra un mucchietto di coperte che celava il corpicino esile di suo figlio.
Si avvicinò al letto rivolgendosi alla giovane donna regalandole un occhiolino d‘ intesa.
<<  … Per fortuna Bill dorme ancora …  >>.
E si sedette leggermente sul suo bambino.
<<  Ehy ! Ehy, io non sto affatto dormendo ! Sono qui ! E mi stai schiacciando … Daiiiiiiii, alzati papà!  >>.
A quella parola il cuore di Tom si gonfiò una volta di più di orgoglio e d’ amore, e sorrise a Nic che lo guardava intenerita.

La ragazza sentiva di amarlo immensamente in quel momento.
Sentiva sempre un po’ più forte quell’ amore quando lo vedeva riflesso negli occhi di Tom nel momento in cui si posavano sul loro cucciolo.

Sì, era diventato padre.
Aveva atteso trepidante in sala d’ attesa di vederlo per la prima volta,  aveva passato notti insonni cercando di far dormire quel fagottino urlante, aveva cambiato pannolini e tutine e rinunciato per un lungo periodo, fin troppo lungo, pensò, ricordando la sua impazienza e il suo desiderio di lei, all’ intimità con la donna che amava.
Aveva, insomma, messo la testa a posto, rinunciando a quello stile di vita che era stato suo e che pure adesso sembrava così lontano, qusi abbandonato in un' altra vita.
Nic non gli aveva mai impedito nulla, non lo tartassava di telefonate, non lo assillava di domande, non gli vietava di uscire con i suoi amici o di rientrare tardi la sera.
Era lui a non desiderarlo più.
Certo, c’ erano state altre serate passate davanti alla play station , serate passate a bere e chiacchierare con Georg e Gustav, passate a suonare con loro, anche …
Ma, in effetti, quelle serate in particolare non erano state molte.
Non sopportava il modo dolce e colpevole in cui lei chiudeva gli occhi per impedirsi di piangere o di lasciar trapelare al di fuori le sue emozioni, o in cui serrava strette le labbra per impedire alle parole di quelle canzoni di posarvisi leggere e dolorose.
Ma arrivava sempre quel momento in cui, alzandosi, si scusava con i suoi amici e tornava a casa, travolto dal desiderio di stare con lei, di stringerla tra le braccia, di sentirla e saperla sua, di sentirsi suo.
Di sapersi e sentirsi vivo, di avere uno scopo.
E non avrebbe potuto desiderare di meglio.

Adesso osservava con quel sorriso storto e sornione, che non lo aveva mai abbandonato, il piccolo Bill davanti a lui.
Il labbro inferiore sporto in fuori in un espressione offesa, si stava rivolgendo alla mamma.
<<  Mammaaaaa! Papà mi schiaccia sempre!  >>.
La donna sorrise, un lieve dolore all’ altezza del cuore.
Quel bambino assomigliava così dannatamente a Bill …
Tanto da fare male, a volte.
Aveva preso tutto, da Tom, in maniera impressionante.
Aveva gli stessi occhi di quel nocciola ambrato, intensi, lo stesso sorriso, la stessa corporatura esile, gli stessi tratti gentili del viso.
Da lei aveva ereditato solo i capelli, di un nero corvino, tagliati corti ma non troppo, ribelli.
Ma a lei non dispiaceva affatto.
Era contenta che assomigliasse a Loro …
Sebbene a volte facesse un po’ male.
Adesso aprì le braccia per accogliere quell’ angioletto offeso, che le ricordava maledettamente Bill quando, scherzoso, cercava il suo appoggio e il suo conforto ogni volta che Tom lo sgridava.
<<  Uff ! E va bene … Mi dispiace cucciolo  >>.
Stava dicendo adesso Tom, sorridendogli e scompigliandogli i capelli.
Sistemò sul letto la colazione e si beò del sorriso grande del suo bambino, ricordando con un tuffo al cuore un altro sorriso che aveva lo stesso identico potere di sciogliergli il cuore.
Mentre facevano colazione, Bill smise un attimo di mangiare e alzò uno sguardo serio e assorto su suo padre.
<<  Hai visto? Ieri sono andato a dormire da solo …  >> Arrossì  leggermente.  
<<  Veramente la mamma mi ha tenuto un po’ compagnia … Ma poi è andata via e io ho dormito tutto solo  >>.
Lo fissava intensamente, in modo così ingenuamente fiducioso e timoroso assieme, in trepidante attesa di un assenso da parte sua, della sua approvazione.
Tom sorrise, volgendo uno sguardo carezzevole a Nic.
Era bello sapere di essere così importante … Per qualcuno.
<<  Ed è stato così terribile ?  >>. Chiese divertito.
<<  No … E poi ho fatto un sogno … Bello …   >>.
I due giovani genitori ora stavano rivolgendo tutta la loro attenzione al bambino che proseguì serio il suo racconto.
<<  Prima era tutto buio ed io ero un po’ spaventato, ma poi è arrivato un signore e subito mi è sembrato papà … Ma aveva i capelli lunghi e neri e gli occhi truccati come la mamma qualche volta e ho capito che era lo zio … Mi ha guardato tanto e io non ho detto niente, poi mi ha posato una mano qui … >>.
E dicendo questo si era portato una piccola manina sul petto, all’ altezza del cuore.  
<<  E mi ha sorriso, mi ha detto che  sono un bravo bambino e che è contento di me, che è orgoglioso che mi chiamo come lui e che mi vuole bene … Prima di andare via mi ha detto con voce dolce che voleva bene anche alla mia mamma e al mio papà, di ricordarvelo e di dirvi che non dovete preoccuparvi di nulla, che lo sapeva e che è  felice che le due persone che ha amato di più al mondo siano insieme , che siano l‘ una per l‘ altro … >>.
Fece una breve pausa, una buffa espressione sul piccolo volto, evidentemente non capendo a fondo il significato di quelle parole che  ugualmente voleva ricordare perfettamente, esattamente come gli erano state rivolte, come se ricordare tutto fosse stato difficile ma immensamente importante.  
<<  Stamattina quasi me lo stavo dimenticando, ma poi mi sono ricordato! Sono stato bravo,
vero?  >>.
Quel visetto ansioso, in attesa di una conferma, bloccò le parole in gola a Tom che lo osservava intensamente, quasi senza vederlo, confondendo quel piccolo volto con un altro volto che vi si sovrapponeva pericolosamente.
Nicola, vedendo che il bambino stava per mettersi a piangere, sorpreso dall’ espressione assente e fredda del padre, lo strinse tra le braccia.
<<  Si cucciolo, sei stato bravissimo …  >>. La voce le tremava appena.
Gli posò un bacio sui capelli corvini e alzò uno sguardo preoccupato su Tom.

Quello che vide, le spezzò il cuore : erano passati molti anni ormai, erano cresciuti, erano maturati, avevano vissuto …
Ma il dolore era ancora lì, nascosto da qualche parte e loro non avrebbero mai potuto sconfiggerlo del tutto, il ricordo di Bill era ancora vivo e nitido nella loro memoria e faceva male e bene in uguale misura.
Nic allungò un braccio verso il giovane uomo, pregandolo con gli occhi di fidarsi di lei, di permetterle di stargli accanto.
Tom si avvicinò, avvolgendo entrambe le persone che amava di più al mondo nelle sue forti braccia, nascondendo il viso sul collo di Nic.

Il rombo di un motore, il campanello.
Tom non si mosse.
<<  Bill, tesoro, vai ad aprire agli zii e a prepararti con Di, ok?  >>. Gli sorrise dolcemente Nic.
Il bimbo sorrise di riflesso, annuì obbediente alla madre lanciando un breve sguardo indagatore al padre, precipitandosi poi giù per le scale.

Nicola rivolse tutta la sua attenzione a Tom.
Sembrava essere il loro destino.
Non passava giorno in cui loro non trovassero un motivo per punzecchiarsi a vicenda, come era sempre stato ma, come sempre, era l’ uno nell’ altro che trovavano il conforto e la forza di cui avevano bisogno.
Adesso, mentre Tom teneva ancora il viso contro la gola di Nic, lei potè sentire una lacrima calda scivolare sulla propria pelle …
Le lacrime di Tom la ferivano, facendola sentire sciocca e inutile.
<<  Tom … Mi dispiace … E mi dispiace non riuscire a fare nulla di più, per te … Se esistesse … Se ci fosse qualcosa, qualsiasi cosa che io possa fare, per farti stare meglio, lo farei …  Lo sai, vero ? >>.
Ormai le lacrime rigavano anche il suo volto.
Non temeva l’ arrivo improvviso di Bill, era certa che Georg, Gustav e Diane sapessero cosa  stessero affrontando e lo avrebbero intrattenuto loro.

Si sentiva dilaniare dentro …
L’ amore per Tom era qualcosa che ancora non riusciva a spiegarsi.
C’ era ...  Ed era grande e forte, e l’ aveva aiutata a superare tutto …
Tutti gli ostacoli che si era trovata di fronte , tutte le proprie paure e le proprie incertezze …
E l’ aveva aiutata a superare anche le sue, quelle di quel ragazzo che era diventato uomo accanto a lei.
Era cresciuto con lei, al suo fianco, non l’ aveva mai lasciata sola.
Non ricordava il giorno preciso in cui aveva capito di amarlo, di non potersi permettere di perdere anche lui.
A volte si chiedeva se l’ amore che la legava a lui nascesse dal desiderio di ritrovare in lui qualcosa di Bill.
Altre volte credeva che lo avesse iniziato ad amare semplicemente per salvarlo …
O per salvare sé stessa …
Forse  non c’ era nessuna ragione, forse ce ne erano infinite e lei non sarebbe mai riuscita a scoprirle tutte, ma avrebbe avuto la gioia di scoprirne una ogni giorno che avrebbe passato con lui …

Aveva paura di perderlo, questo era certo.

Non era la semplice paura di perdere il suo corpo che ogni notte la scaldava e proteggeva tra le sue braccia, era la distanza che sentiva scavarsi tra di loro a volte, che vedeva nei suoi occhi nocciola che improvvisamente smettevano di sorriderle mostrandole la via …
Aveva temuto più volte che lui decidesse di non tornare da lei …
Come in quel momento.
Lo strinse un po’ più forte, cercando di colmare quel vuoto improvviso, cercando di scacciare quel freddo che rischiava di sopraffarla … 
Di sopraffare entrambi …
... Di riportarlo dentro di sè ...
Si sentiva maledettamente impotente …

Tom, il profumo della pelle di Nic che gli sfiorava il viso, si dette dell’ idiota …
-  Cazzo Tom ! La stai facendo soffrire, la stai facendo sentire inutile … Lei ! Senza di lei tu non saresti sopravissuto … Non saresti niente ora, solo la metà di un’ Anima spezzata … E’ stata lei … E’ lei che devi ringraziare, per tutto quello che sei diventato, per tutto quello che hai … -.
Alzò gli occhi, riluttante a mostrare quel dolore, quella debolezza che ancora non era riuscito a sconfiggere o, per lo meno, ad accettare e superare.
La amava, ohhh sì, aveva riconosciuto quel sentimento da un bel po’ di tempo ormai, anche se esprimerlo ad alta voce …
Bhè, su quello ci stava lavorando esattamente da quando lo aveva capito …
E ormai era passato decisamente molto tempo.
Adesso però  fece forza sul suo orgoglio e fissò i suoi occhi in quelli di Nicola.
<<  Tu  >>.
Le disse severo, ma con l’ amore che trapelava da ogni sillaba.
<<  Tu sei la cosa più bella che potesse capitarmi …  >>.
Il volto ancora segnato dalle lacrime, la voce ferma e sicura di chi sa esattamente quello che sta dicendo.

Nic lo guardava.
Lui, le tracce di quelle lacrime che, ignorando la cocciutaggine di quel ragazzo, erano scese da quegli occhi così intensi, sentendo un calore immenso dentro di sé : partiva dal cuore e si irradiava in tutto il suo corpo, era una gioia quasi dolorosa, tese le braccia verso il giovane uomo.

Tom si ritrovò ad osservare quelle braccia tese come un naufrago guarda alla terra ferma …
Nic era il suo porto sicuro e lui era grato di averlo trovato, raggiunto, conquistato, anche se non era stato facile …
Anche se non era ancora del tutto convinto di averlo fatto davvero suo.
Quel pensiero fece apparire una leggera ruga sulla fronte, ma quelle braccia tese erano un invito troppo allettante, qualcosa a cui lui non avrebbe più saputo rinunciare.
Improvvisamente ricordò che erano passati  sette anni dalla prima volta che glielo aveva detto, quella notte, la notte in cui avevano fatto l’ Amore per la prima volta e sei da quando glielo aveva detto l’ ultima volta, non appena l’ aveva vista con Bill, appena nato, tra le braccia.
Due sole volte, poi non glielo aveva detto più.
I motivi erano almeno tre: pensava che non ce ne fosse bisogno, stavano insieme, e anche lei si era adattata a non usare quelle due semplici parole, i fatti parlavano per loro, poi, e su questo non si discuteva, lui non era mai stato il tipo di uomo che mostrava spesso i suoi sentimenti ed infine …

… Ricordava fin troppo bene che suo fratello, invece, glielo diceva spesso, sempre …
Che erano state le ultime parole che le aveva detto e temeva sempre un po’ di risvegliare in lei ricordi dolorosi …
O di non essere all' altezza ...

Ma adesso si rese conto di essere stato uno stronzo egoista, si rese conto che lei le meritava quelle due parole e si accorse, non senza un po’ di stupore, che anche lui ne aveva bisogno, aveva davvero bisogno di sentirsele dire, di sentirle dalla dolce voce melodiosa di lei …
Ma lei lo aveva assecondato, toccava a lui fare il primo passo, ingoiando il suo stupido orgoglio e quella assurda timidezza che sentiva crescergli dentro.

Ma prima c’ era una domanda, una domanda che non le aveva mai fatto, troppo spaventato dalla risposta, talmente spaventato da preferire ignorarla semplicemente.

Si staccò da lei abbastanza da poter perdere lo sguardo in quei suoi meravigliosi occhi blu.
<<  Nicola …  >>.
La voce dolce, carezzevole, incerta che si posava sulla pelle di lei.
La giovane donna sussultò, lui non l’ aveva mai chiamata così troppo spesso, lo aveva fatto solo … Bill.
Fissò gli occhi in quelli dell’ uomo che aveva di fronte, bellissimi, intensi, dolcissimi occhi nocciola, gli occhi del suo Tom.
<<  Dimmi …  >>. Un soffio.
<<  Tu ti sei … Voglio dire …  >>.
Tom si passò un dito dietro l’ orecchio in quel suo gesto che lei trovava adorabile e che rivelava tutto il suo imbarazzo e quella dolce insicurezza che si imponeva di nascondere.
Lo guardò in attesa.
<<  Tu ti sei mai … Pentita di quello che hai fatto ? Delle decisioni che hai preso?  >>.

Lei sgranò i suoi già grandi occhi con espressione attonita.
<<  E’ questo quello che pensi ? E’ questo quello che hai sempre pensato? Stiamo insieme da sette anni ormai e tu … Tu hai avuto questo dubbio dentro da sempre?   >>.
Nic non sapeva nemmeno più se arrabbiarsi o mettersi a ridere, se prenderlo a sberle o andarsene senza nemmeno degnarlo di una risposta.
Ma poi, lo sguardo un po’ perso e un po’ ansioso e molto dolce di lui la spinse ad abbracciarlo, stretto, così stretto a sé da sentirne male.
<<  Tom … Ho amato molto Bill, è stato il mio primo Amore e una parte di me lo amerà sempre, questo tu lo sai, io sono sempre stata sincera con te, lo hai sempre saputo viste le tue paure, ma … Ma, quell’ amore,  non lo devi temere … Non ho potuto decidere io della fine di quella storia, ma avevo il potere di decidere del mio futuro ... Avrei potuto decidere di rimanere da sola, di fuggire, di dimenticare tutto e tutti … Ma ho deciso di restare, di affrontare il mio passato e soprattutto di vivere il mio futuro. Ed ho deciso di farlo con te … Avevo perso Bill ma avevo trovato te al mio fianco e, dal momento in cui lo ho finalmente capito, non ho desiderato altro … Quel futuro che avevo deciso di affrontare insieme a te si è trasformato nel mio bellissimo presente, ho un bimbo meraviglioso che Amo con tutta me stessa e che mi ricorda in ogni istante quanto sono fortunata, e sono felice che sia tu il padre di quel bambino, ed ho un uomo meraviglioso al mio fianco …
Ho te ,Tom … Amo te, il Tuo sorriso non il riflesso di un sorriso che resterà comunque con noi, del resto sono convinta che nessuno di noi due voglia scacciarlo dalla nostra vita…
Ci siamo trovati, raggiunti, conquistati … Anche in mezzo ai problemi e alle difficoltà che la vita ci ha posto davanti, ed io ne sono infinitamente grata … No, Tom, non mi sono mai, MAI, pentita delle mie scelte, delle mie decisioni, perché si sono rivelate tutte giuste, perfette per me …  >>.

Tom aveva ascoltato ogni singola parola uscita da quelle labbra da cui non riusciva a distogliere lo sguardo.
Il loro muoversi, il suono di quella voce, il significato di quelle parole.
Alla fine, era stata lei la prima a dirlo.
Se ne era nutrito, dissetato, e avrebbe desiderato che quel momento non finisse mai se non fosse stato per l’ urgenza con cui sentiva premergli in gola e nel cuore quelle due semplici parole.
<<  Ti amo …  >>.
La strinse forte tra le braccia, sorrise su suoi capelli.
<<  Respira, Nicola …  >>.  Le disse piano.
E lei lo fece, rilasciò l’ aria che si era bloccata nel suo petto per l‘ emozione e la sorpresa, lui la potè sentire lieve e calda sulla sua gola, assieme ad un timido sorriso che le fremette sulle labbra, poi le alzò il viso e la baciò.

Un bacio, dolce, intenso, profondo, intimo, appassionato … D‘ Amore.

La lingua di lui le sfiorò piano le labbra saggiandone la morbidezza di seta, sentendole presto cedere e schiudersi per lui, sfiorò la lingua di lei, danzarono insieme a tocchi lievi come i fremiti delle ali di una farfalla.
Quel bacio  bruciò poi di passione, le mani di lui, forti e delicate che scendevano lungo la schiena della giovane donna, quelle di lei tra i suoi capelli, stringendolo a sé, poi tornò dolce, le mani di lui sul suo viso, quelle di lei sul suo petto.
Sì, Amore …

<< … Una volta mi dicesti che io non sapevo cosa fosse un bacio, che non lo avei mai saputo … Credi che io possa dire di saperlo, adesso?  >>.
Sorrise vedendo un lieve rossore colorire le guance della giovane donna, segno che anche lei ricordava quel giorno, quelle parole dure che gli aveva rivolto.
<<  Io … Mi dispiace Tom … Ero …  >>.
In imbarazzo. Ecco cos’ era. E lui lo sapeva perfettamente.
-  Non sai cosa dire? … -.
Pensò sorridendo ironico per un attimo tra sé e sé poi, tornato improvvisamente serio, seppe cosa voleva dirle, cosa desiderava sentirsi dire.
<<  … Dimmi solo di sì … Dimmi che adesso lo so, dimmi che lo ho imparato con te …  >>.
Era una richiesta dolcemente infantile.

Il suo Tom, quel ragazzino che aveva dovuto crescere in fretta, per la musica prima, per qualcosa di molto più complicato da accettare dopo, che nascondeva dentro di sé alcuni timori infantili, quelle piccole grandi insicurezze che sarebbero potuti risultare sciocchi agli occhi dei più, ma non ai suoi.
Mai.
E l’ Amore che sentiva dentro le si riversò nel sorriso, negli occhi, nella voce.
<<  … Sì …  >>. Rispose lei.

Amore …

Tom lo sentì, lo invase completamente, lo sentiva con ogni senso, con ogni fibra del suo corpo, gli riempiva il cuore e l’ anima.
Pensò al loro bambino, a Bill che aveva imparato a dormire da solo e pensò che ne era così orgoglioso, pensò alla giovane donna, la Sua Nicola, sua, adesso lo sapeva, che quella notte si sarebbe addormentata tra le sue braccia e rivolse un pensiero grato e così pieno d' amore a quella Metà della sua Anima che un tempo aveva creduto perduta per sempre e che adesso, finalmente, sentiva viva e presente dentro di sé.
-  Grazie Bill …  -.
Prese Nic per mano, accese lo stereo permettendo alle prime note di quella struggente canzone di sempre, di invadere la loro stanza : la voce di Axl era sempre la stessa, stessa la musica potente, stesse le struggenti parole che ora non si limitavano a ferire ma sapevano essere di malinconico sollievo …

Talk to me softly
There is something in your eyes
Don’ t hang your head in sorrow
And please don't cry
I know how you feel inside 
I’ ve been there before
Somethin’ is changin’ inside you
And don’ t you know
Don’ t you cry tonight
I still love you baby
Don’t you cry tonight
Don’ t you cry tonight
There’s a Heaven above you baby
And don’ t you cry tonight
Give me a whisper
And give me a sight
Give me a kiss before you tell me goodbye
Don’ t you take it so hard now
And please don’ t take it so bad
I’ ll still be thinkin’ of you
And the times we had … Baby
And don’ t you cry tonight
Don’ t you cry tonight
Don’ t you cry tonight
There’s a Heaven above you baby
And don’ t you cry tonight
And please remember 
That I never lied
And please remember
How I felt inside now … Honey
You gotta make it your own way
But you’ ll be allright now … Sugar
You’ ll feel better tomorrow
When the morning light now … Baby
And don’ t you cry tonight
And don’ t you cry tonight
And don’ t you cry tonight
There’a a Heaven above you baby
And don’ t you cry
Don’ t you  ever cry
Don’ t you cry tonight  …
Baby … Maybe someday …
Don’ t you cry
Don’ t you ever cry
Don’ t you cry …
Tonight …

Si accostarono alla finestra tenendosi per mano, sperduti e ritrovati,sopravissuti e vivi, sentendo le risate di Bill, Georg, Gustav e Diane risuonare nel giardino e, con Nicola stretta tra le sue braccia si sentì pronto, come non si era mai sentito, ad affrontare il resto dei suoi giorni con la certezza che nulla mancava nella sua vita.


FINE

Ed eccoci giunti alla fine di questa soria ...
Sono passati poco meno di nove mesi da quando ho iniziato a pubblicarla ... Praticamente una gravidanza ^_-) ... Ho avuto dei momenti di nero sconforto, dei momenti in cui la storia non mi convinceva, dei momenti in cui avrei mollato tutto, compreso il p.c giù dal quinto piano, momenti di vuoto totale in cui i miei personaggi (che, ricordo per l' ultima volta, NON MI APPARTENGONO,all' infuori di Nicola e la cui storia (FRUTTO DELLA MIA MENTE BACATA e assolutamente  NON rappresentante ALCUNA verità) NON ho scritto a scopo di lucro), i " miei " personaggi mi lasciavano lì, a fissare quello schermo fastidiosamente troppo bianco, quella pagina vuota ... Ma alla fine ... Alla fine ci sono giunta a questa fine ...
Sarebbe potuta essere diversa, sarebbe potuta essere peggiore o migliore a seconda dei punti di vista di chi legge ... Ma è QUESTA e, alla fine, sono contenta così ...

Questa storia mi mancherà, sebbene in questi nove mesi io sia riuscita a postare altri racconti (che ho ugualmente amato), e ad iniziare altri "progetti a lungo termine", ma ...
Questa storia mi mancherà ... Mi mancheranno le emozioni contrastanti che mi ha suscitato, le immagini che mi ha donato e che ho cercato, con i miei limiti, di riportare a chi si è soffermato su queste righe ...
Lascio con un po' di dispiacere la mia Nicola, così come i "Nostri Ragazzi", sapendo che, in "questo" finale, non sono soli ...
E lascio il piccolo Bill ...
RINGRAZIO tutti coloro che hanno letto, seppure senza lasciare un segno del loro passaggio, RINGRAZIO chi ha inserito la storia tra i preferiti, e RINGRAZIO chi ha recensito.
Concludo ringraziando in particolare : Ky che non ha recensito spesso ma che conosce la storia fin dagli albori, fin dalla nascita della vaga idea, fin dalla prima volta che, ascoltando "Don't Cry" su un treno, mentre un paesaggio triste e spruzzato di neve scivolava fuori dal finestrino, l' immagine di un fragile e forte Angelo dalle ali spezzate mi è apparsa davanti agli occhi, e che da allora ha subito ogni riga ed i diecimila dubbi che mi portava ...
Xoxo-Valy che è stata una presenza altalenante ma importante (come tutti coloro che mi sono stati accanto, per tanto e per poco che sia, in questo viaggio), ringraziandola per le belle parole che mi ha regalato ... Dello scorso capitolo hai scritto che " Se Bill potesse vederli (Tom e Nic) sarebbe contento " ... Se hai letto questo ultimo (sì, questa volta ci siamo! ^_-) capitolo avrai capito che Bill LI VEDE ed è effettivamente contento ... Del resto sono le due persone che ha amato di più ... GRAZIE per il supporto, e anche se non credo sia necessario, prego per le emozioni che ti ho regalato... il regalo più bello è sapere di esservi riuscita! n___n
Lady Cassandra : Bhè ... Tu ci sei sempre stata ... Ho potuto contare su di te, sul tuo appoggio, sulle tue parole, sulla tua presenza, giorno dopo giorno, capitolo dopo capitolo ... Cosa si dice a qualcuno che ha fatto tutto questo per te? Che ti è stata affianco, che ti ha incoraggiata, sostenuta e consigliata? Che ti ha tirato su quando tutto sembrava troppo nero? Semplicemente GRAZIE, parola di cui si abusa spesso ma non ne conosco molte altre o le altre sarebbero troppe da lasciare qui... Grazie, Gemellina, di TUTTO! ... La tua scorsa recensione mi ha letteralmente fatta sciiiiogliiieeereeee... E sono felice che tu abbia percepito la passione con la quale io ho affrontato questa storia ... E sono felice che anche tu, come me (e xoxo-Valy n_n) apprezzi Tom e Nicola assieme ... Credo davvero che meritassero un raggio di sole ... (sebbene come sai, inizialmente non avessi messo in conto di terminarla così, sono felice che durante la "gestazione" le cose si siano evolute in questo modo... n_n) ...  
Bene, dopo questo sproloquio saluto chiunque si trovi a passare da queste parti ...
Grazie a Tutti e a rivederci in un' altra fantasia! Nana.
   
 
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