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Autore: Rumyantsev    26/05/2024    1 recensioni
Raccolta di racconti di vario genere che hanno in comune elementi sovrannaturali/horror/fantastici e affini. Precisazioni su genere e avvisi sui contenuti saranno forniti prima di ogni racconto.
Aggiornamenti irregolari.
Incipit dei racconti:
1. "Mia madre è morta da due settimane. Da due settimane non sono più in grado di dormire."
2. "Ti seguo mentre corri nella foresta. Tu scivoli tra i rami come una goccia di pioggia, mentre io striscio i miei ginocchi di corteccia e batto i palmi sulla terra."
3. "Le dissero: non passeggiare nel giardino di notte, in ogni angolo nero c’è una mano che si allunga per prenderti."
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Generi: fiaba dark
 
  • Breve fiaba acquatica
Le dissero: non passeggiare nel giardino di notte, in ogni angolo nero c’è una mano che si allunga per prenderti.

Ma lei volle disobbedire. Uscì nel suo abito di brillanti che illuminava di stelle i sentieri acciottolati. Si chinò tra i cespugli a raccogliere le farfalle, cantando con gli uccelli notturni. Camminò nell’erba fresca di rugiada e giocò a rincorrere una lepre. Si spinse fino al cancello che si apriva sul mare nero; scese tre gradini e si accoccolò ad accarezzare l’acqua che batteva sulla pietra. Attraversata da brividi di freddo e godimento, rise.

Dal buio cappello di foglie di un albero vicino si staccò un’ombra che le balzò addosso. Con le sue braccia pelose e i denti digrignati da cane le strappò la veste e le aprì profondi graffi sul collo. Un tintinnio di gioielli, un grido. Le scavò nella pancia una malattia e l’abbandonò quasi morta.

Lei soffrì per tre giorni e tre notti. La pelle nera divenne bianca, la carne florida si ritirò sulle ossa, il ventre cresceva mostruoso della forza che a lei era stata tolta. La terza notte uscì avvolta da un mantello di cielo scuro e camminò fino all’acqua; sul terzo gradino accucciata, si strappò via dal corpo una murena che le scivolò dalle mani e cadde in mare, schizzando con un colpo di coda le sue gambe.

Le dissero: hai imparato a non passeggiare nel giardino di notte.

Di giorno restò nel castello, stesa a letto, ma si accorse che non poteva più respirare. Con le mani sulla gola sentì che ogni graffio si apriva e frullava. Si alzò di scatto e uscì nuda, tutta grigia sotto al sole.

Corse sui caldi sentieri acciottolati lasciandosi indietro le farfalle. Gli uccelli volarono via al suo passaggio e la lepre, che dormiva, si svegliò per la paura. Con l’ultima forza che le restava, spinse il cancello, aprendolo con un clangore assordante. Mosse un passo sul primo gradino che era freddo e bagnato, e scivolò nel mare.

Dai tagli sul collo entrò un fiotto d’acqua: lei tornò a respirare. Batté le gambe e le braccia e affondò nel buio, beata. Quando vide un pesce, lo mangiò in un boccone. Nella sabbia, tra le rocce e i coralli, trovò la murena che si nascondeva e ne ebbe pietà. La lasciò indietro e prese il largo.

Le avevano rubato la notte, ma l’aveva ritrovata sul fondo del mare.
   
 
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