Generi: fiaba dark
Ma lei volle disobbedire. Uscì nel suo abito di brillanti che illuminava di stelle i sentieri acciottolati. Si chinò tra i cespugli a raccogliere le farfalle, cantando con gli uccelli notturni. Camminò nell’erba fresca di rugiada e giocò a rincorrere una lepre. Si spinse fino al cancello che si apriva sul mare nero; scese tre gradini e si accoccolò ad accarezzare l’acqua che batteva sulla pietra. Attraversata da brividi di freddo e godimento, rise.
Dal buio cappello di foglie di un albero vicino si staccò un’ombra che le balzò addosso. Con le sue braccia pelose e i denti digrignati da cane le strappò la veste e le aprì profondi graffi sul collo. Un tintinnio di gioielli, un grido. Le scavò nella pancia una malattia e l’abbandonò quasi morta.
Lei soffrì per tre giorni e tre notti. La pelle nera divenne bianca, la carne florida si ritirò sulle ossa, il ventre cresceva mostruoso della forza che a lei era stata tolta. La terza notte uscì avvolta da un mantello di cielo scuro e camminò fino all’acqua; sul terzo gradino accucciata, si strappò via dal corpo una murena che le scivolò dalle mani e cadde in mare, schizzando con un colpo di coda le sue gambe.
Le dissero: hai imparato a non passeggiare nel giardino di notte.
Di giorno restò nel castello, stesa a letto, ma si accorse che non poteva più respirare. Con le mani sulla gola sentì che ogni graffio si apriva e frullava. Si alzò di scatto e uscì nuda, tutta grigia sotto al sole.
Corse sui caldi sentieri acciottolati lasciandosi indietro le farfalle. Gli uccelli volarono via al suo passaggio e la lepre, che dormiva, si svegliò per la paura. Con l’ultima forza che le restava, spinse il cancello, aprendolo con un clangore assordante. Mosse un passo sul primo gradino che era freddo e bagnato, e scivolò nel mare.
Dai tagli sul collo entrò un fiotto d’acqua: lei tornò a respirare. Batté le gambe e le braccia e affondò nel buio, beata. Quando vide un pesce, lo mangiò in un boccone. Nella sabbia, tra le rocce e i coralli, trovò la murena che si nascondeva e ne ebbe pietà. La lasciò indietro e prese il largo.
Le avevano rubato la notte, ma l’aveva ritrovata sul fondo del mare.
- Breve fiaba acquatica
Ma lei volle disobbedire. Uscì nel suo abito di brillanti che illuminava di stelle i sentieri acciottolati. Si chinò tra i cespugli a raccogliere le farfalle, cantando con gli uccelli notturni. Camminò nell’erba fresca di rugiada e giocò a rincorrere una lepre. Si spinse fino al cancello che si apriva sul mare nero; scese tre gradini e si accoccolò ad accarezzare l’acqua che batteva sulla pietra. Attraversata da brividi di freddo e godimento, rise.
Dal buio cappello di foglie di un albero vicino si staccò un’ombra che le balzò addosso. Con le sue braccia pelose e i denti digrignati da cane le strappò la veste e le aprì profondi graffi sul collo. Un tintinnio di gioielli, un grido. Le scavò nella pancia una malattia e l’abbandonò quasi morta.
Lei soffrì per tre giorni e tre notti. La pelle nera divenne bianca, la carne florida si ritirò sulle ossa, il ventre cresceva mostruoso della forza che a lei era stata tolta. La terza notte uscì avvolta da un mantello di cielo scuro e camminò fino all’acqua; sul terzo gradino accucciata, si strappò via dal corpo una murena che le scivolò dalle mani e cadde in mare, schizzando con un colpo di coda le sue gambe.
Le dissero: hai imparato a non passeggiare nel giardino di notte.
Di giorno restò nel castello, stesa a letto, ma si accorse che non poteva più respirare. Con le mani sulla gola sentì che ogni graffio si apriva e frullava. Si alzò di scatto e uscì nuda, tutta grigia sotto al sole.
Corse sui caldi sentieri acciottolati lasciandosi indietro le farfalle. Gli uccelli volarono via al suo passaggio e la lepre, che dormiva, si svegliò per la paura. Con l’ultima forza che le restava, spinse il cancello, aprendolo con un clangore assordante. Mosse un passo sul primo gradino che era freddo e bagnato, e scivolò nel mare.
Dai tagli sul collo entrò un fiotto d’acqua: lei tornò a respirare. Batté le gambe e le braccia e affondò nel buio, beata. Quando vide un pesce, lo mangiò in un boccone. Nella sabbia, tra le rocce e i coralli, trovò la murena che si nascondeva e ne ebbe pietà. La lasciò indietro e prese il largo.
Le avevano rubato la notte, ma l’aveva ritrovata sul fondo del mare.