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Autore: Aivlim2020    03/06/2024    0 recensioni
Un amore proibito se non addirittura scandaloso. Potrebbe sembrare vendetta ma è solo bisogno di riconoscimento. In alcune stagioni la vita può mostrarsi dispettosa e può ferire al punto da incrinare una sicurezza sulla quale si era basata la propria esistenza. E così, può capitare di udire un richiamo. Si può udire il canto delle sirene? E cosa succede quando dal mare torniamo sulla terra e le sirene non chiamano più?
E' la storia di una donna, non più giovanissima, con una famiglia stabile, che senza esserne consapevole lascia una porta socchiusa dalla quale penetra sottilmente un richiamo. Si ritrova così coinvolta nelle emozioni di un amore fresco, giovanile, ma il senso di colpa la divorerà per tutto il tempo mettendola di fronte alla difficoltà di gestire il conflitto tra desiderio e dovere morale.
E' la storia di tante donne che ogni giorno affrontano la difficile esistenza nella vita.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

 

Tanto gentile e tanto onesta pare

la donna mia quand'ella altrui saluta

ch'ogne lingua deven tremando muta

e li occhi no l'ardiscon di guardare

Ella si va, sentendosi laudare,

benignamente d'umiltà vestuta,

e par che sia una cosa venuta

da cielo in terra a miracol mostrare.

Mostrasi si piacente a chi la mira,

che dà per li occhi una dolcezza al core,

che 'ntender no la può chi no la prova

e par che de la sua labbia si mova

un spirito soave pien d'amore,

che van dicendo a l'anima : sospira

 

Trovò questo sonetto, appena accese il telefono, il mattino dopo. Laura si era svegliata molto presto e, scesa giù in cucina, aveva trovato questo messaggio di Stefano con questi versi di Dante. Ebbe un tuffo al cuore. Aveva bisogno di leggerlo con calma. Andò fuori in giardino, si accomodò sotto il gazebo e riprese a leggere. Più volte. Un sonetto di Dante. Solo quello e nient'altro. Una dedica importante, una citazione di grande spessore e l'aveva dedicata a lei. Aveva capito che le piaceva la letteratura classica.

Laura cercò di interpretare quella dedica interrogandosi su quali motivazioni avessero portato Stefano a inviarle un simile scritto. Si sentiva lusingata che un ragazzo negli anni ‘90 le avesse dedicato uno scritto di Dante. Chissà in che momento lo aveva scritto...

Sembrava una storia fuori dalla realtà.

Si sentiva una liceale e si vergognò di questo, ma le piaceva che lui la pensasse in quel modo. Una donna d'altri tempi che par sia venuta dal cielo in terra a miracol mostrare. Sorrise.

 

Marco si stava preparando per andare a lavoro. Mancavano ancora pochi giorni alle ferie estive. Suo marito sarebbe rimasto in casa per tutto il tempo e lei avrebbe perso la sua libertà. Si sentì una brutta persona scoprendo di desiderare che quelle ferie non arrivassero mai. Povero Marco, lavorava tutto l'anno senza risparmiarsi e aveva tutto il diritto di riposarsi, ma ora, sentiva che le era d'intralcio…

Rientrò per preparare la colazione. Marco, come al solito, consumò velocemente poche cose che Laura aveva preparato. Lei invece si accomodò e con calma gustò ogni cosa lentamente. Non vedeva l'ora che suo marito uscisse. Sarebbe tornata sotto al gazebo, lì, avrebbe terminato di fare colazione e avrebbe riletto il messaggio.

Pochi minuti dopo lui la salutò con un fugace bacio su una guancia e uscì. Laura sistemò ogni cosa in un vassoio e tornò in giardino. Lesse più volte il sonetto. Continuò a sorseggiare l'infuso di erbe, mangiò alcuni pezzetti di pane con la marmellata e intanto pensava a una risposta. Non voleva manifestare troppa gioia per aver ricevuto quel messaggio, ma non voleva neanche dare poca considerazione al gesto di lui. Dopo lunga riflessione scrisse  Bello… e inviò. Troppo misero? Lui ci sarebbe rimasto male? Anche lei doveva doveva cercare uno scritto che fosse all'altezza? Quanti dubbi!

Terminò la sua colazione, riportò tutto in cucina e come ogni mattina si dedicò a tutti gli animali; innaffiò alcune piante, raccolse dei frutti, si fece una doccia e si rilassò un pochino sull'amaca. I ragazzi si sarebbero svegliati tardi come era solito in quel periodo. Erano attivi la notte e meno il giorno.

Verso le nove uscì per fare un po' di spesa. Voleva sbrigarsi per rientrare presto prima che iniziasse il forte caldo. Al supermercato incontrò Silvia, una compagna di coro.

«Tu verrai stasera?»

«Dove?» domandò Laura.

«Abbiamo le prove ogni sera per l’esibizione di Venerdì a Sassalunga». Sassalunga era un paesino che sorgeva su una piccola collina nelle vicinanze.

«Non hai ricevuto la mail?» continuò Silvia.

«No, non ancora...va bene, penso che ci sarò».

 

Appena tornò a casa andò nello studio e accese il PC. Non controllava la posta da due giorni. Sì, c'era una mail del gruppo che spiegava la richiesta ricevuta dal comitato per le attività estive di Sassalunga. Si trattava di una serata importante dove si sarebbero esibite anche altre compagnie. Alcune esibizioni si sarebbero svolte per le vie del paese, altre nelle piazze o sui palchi. Tutto il paese sarebbe stato animato da iniziative diverse e la gente avrebbe potuto seguire l'esibizione che preferiva.

I responsabili del gruppo di Laura proponevano una performance a cui avevano lavorato l'anno prima in altre località. Riguardava una messa in scena ambientata nella Roma antica dove donne e uomini, di ceto sociale popolare, bisticciavano per le strade, nelle osterie, si sfidavano in stornelli e infine cantavano e danzavano. La proposta prevedeva che il tutto si svolgesse in forma itinerante, a tappe, rievocando l’anima storica del paese, recitando e cantando in mezzo agli spettatori. Sarebbe stato coinvolgente anche se faticoso.

A tutti veniva richiesto di prendersi l'impegno a partecipare alle prove ogni sera, fino al giovedì, poiché si rendeva necessario ripasare tutte le parti e ambientarle al paesino di Sassalunga.

A Laura venne l’idea di informare Stefano. Gli scrisse un messaggio: Venerdì sera ci esibiremo in un paesino nelle colline qui vicino. Si tratta di uno spettacolo diverso da quello che tu hai visto. Ti andrebbe di venire?
Inviò con le mani tremanti. Era un invito a tutti gli effetti. Doveva essere impazzita. Come l’avrebbe presa lui? Il messaggio di risposta arrivò circa un'ora dopo quando ormai Laura non ci sperava più.

Fu assalita da un attacco d’ansia quando arrivò la risposta di Stefano. Sì, ma devi passare a prendermi, io sono senza auto
Non credeva che lui avrebbe accettato, ma lo aveva desiderato.

Le cose da pianificare erano tante. L’ esigenza organizzativa richiedeva che tutto il gruppo si ritrovasse sul posto con largo anticipo per preparare l’esibizione. Inoltre, sarebbe dovuta passare a prendere Stefano e questo le richiedeva del tempo in più.

Doveva uscire presto.

Come avrebbe trascorso il tempo, Stefano, durante tutta la preparazione? Cosa avrebbe detto agli altri? Intanto gli rispose.

 Va bene. Poi ci sentiamo per accordarci stava per inviare poi aggiunse  Sono felice che ci sarai e inviò prima di ripensarci. Si rese conto solo dopo, che quello che gli aveva appena proposto, aveva tutte le caratteristiche di un appuntamento. Quando però le arrivò il messaggio di risposta di lui,  Ok ,  il dubbio di poco prima si trasformò in eccitazione.

 

Alessio la raggiunse in cucina. I lunghi e folti capelli, stropicciati dal sonno dal quale si era appena svegliato, gli coprivano la fronte e anche un po’ gli occhi.

«Vuoi mangiare qualcosa?» gli chiese premurosa Laura. «Ti sbuccio qualche frutto?»

«Va bene, grazie». In questi giorni di riposo estivo sembrava più bello. Il viso rilassato, gli occhi più luminosi e somigliava ancora di più a suo padre, quando Laura lo aveva incontrato per la prima volta. Gli occhi però erano blu, come i suoi. Era consapevole di abituarlo a troppe comodità, ma il fatto era che sia lui che la sorella non mangiavano abbastanza frutta. Almeno in quel modo l'avrebbe mangiata.

«Senti mamma...» quando Alessio iniziava così, le doveva chiedere qualcosa.

«Dimmi».

«Posso prendere l'automobile? Ora?»

Laura non rispose subito.

«Dove devi andare?» Sembrava strano che uscisse a quell'ora.

«Vorremmo andare al mare» rispose Alessio con un po' di esitazione.
Al mare a quell'ora si sarebbe di certo ustionato. Perché i ragazzi non si curavano mai di certe cose?

«Alessio, lo sai come la penso. Non voglio che te ne stai in spiaggia sotto il sole delle undici».

«Ma staremo sotto l'ombrellone. Non mi metto al sole a quest'ora, semmai più tardi».
Laura volle sapere con chi sarebbe andato. Con tre amiche aveva risposto lui; sarebbero andati con la sua auto, che era poi di Laura, loro avrebbero portato ombrellone e cibo. Tre amiche...però! Con Alessio era difficile opporsi ad una sua decisione. Lo vedeva così giovane… ma sapeva bene che in realtà era molto più scaltro di quanto sembrasse. Si fece promettere di tenere addosso la maglietta. Sarebbe rincasato prima di cena.

 

I giorni della settimana sembravano non passare mai. In Associazione si provava ogni sera fino a tardi. La preparazione richiedeva la massima attenzione ai dettagli; bisognava prevedere ogni genere d’imprevisto.

A casa annunciò l'evento il martedì. Visto che rientrava sempre tardi si premurò di spiegare a cosa stavano lavorando. Durante la cena, quando tutti erano presenti, sua figlia Sara esordì

«Sarà una bella festa. Ci saranno tanta di quelle persone. Potrei venire anche io? Magari porto un'amica...» Laura non seppe che dire, quella richiesta la coglieva del tutto impreparata. Non si interessavano mai alle sue attività...

«Potremmo andare insieme, ti porto io» aggiunse Marco a complicare la situazione.

Si sentì assalire dal panico. Non li voleva, non li voleva. Tentò, con moto disperato, di cercare una motivazione che reggesse.

«Ma siamo già organizzati. Io andrò in auto con Silvia e altri, dobbiamo portare con noi tutto il necessario e poi trovarci sul posto con molto anticipo per le prove. Cosa fareste lì per tutto quel tempo prima?» Padre e figlia ipotizzavano soluzioni: andare a passeggio per il paese mentre lei sarebbe stata occupata; raggiungerla più tardi.

«Più tardi?» Esclamò Laura quasi scandalizzata. «Voi non avete idea della confusione che ci sarà… Non troverete parcheggio… Lasciate stare che è meglio!»

«Sembra che non ci vuoi» si lamentò Sara.

«Vi ho invitato tante volte e non avete mai mostrato interesse, adesso ti interessi proprio alla serata più complicata? reagì Laura un po' risentita.

«Questo è vero» puntualizzò Marco «e poi io non potrei andare presto, a quell'ora sono ancora a lavorare». Laura si sentì un po' sollevata.

«Va bene» si lagnò Sara «per una volta che volevo venire...»

«Vieni ad un altra serata» le disse Laura «Ne faremo altre durante l'estate, magari in situazioni meno difficoltose...»

L'unico a non mostrare alcun interesse era Alessio che continuava a mangiare in silenzio. Oramai conduceva una vita autonoma e organizzata. Aveva tutte le sere impegnate e di sicuro non era interessato alla festa di paese. L'idea di ritrovarsi mezza famiglia proprio nella serata in cui lei vi si sarebbe recata con Stefano, sembrava per ora sfumare. Un po' era dispiaciuta, però. In un altro momento le avrebbe fatto piacere che le chiedessero di accompagnarla. Da quando i suoi figli erano cresciuti non facevano quasi più nulla insieme. Ma perché le cose si complicavano sempre tutte assieme?

Il mercoledì successivo Laura realizzò che avrebbe dovuto parlare con Stefano e spiegargli bene il programma della giornata. Decise di chiamarlo.

Compose il numero con una certa emozione. Dopo diversi squilli cadde la linea. Nessuna risposta. Erano quasi le undici, possibile che stesse dormendo? Sì, possibile per uno della sua età e in vacanza per giunta. Si accinse a fare le cose che doveva fare come ogni giorno, riordinare, progettare un pranzo, caricare una lavatrice. Dopo circa mezz'ora le arrivò un messaggio Scusa ero sotto la doccia. Posso chiamare adesso? 
Chiamò lei. Dopo due squilli sentì la sua voce

«Ehi occhi blu!» Risentirlo dopo tutti quei giorni le fece uno strano effetto. E quel tono confidenziale!

Mormorò un debole «Ciao...» senza riuscire ad aggiungere altro.

«Ciao» rispose lui.

«Come stai?» le uscì finalmente.

«Bene, sto bene. Questa mattina mi sono svegliato tardi...»

«Ah...in genere quali sono i tuoi orari?»

«Bé, entro le nove in genere sono sveglio, ma ieri abbiamo fatto tardi». Parlava con voce impastata di sonno e a tratti interrotta da eclatanti stiracchiamenti. Laura lo immaginò sdraiato pigramente sul letto.

«Che hai fatto di interessante?» Si pentì subito dopo averla fatta quella domanda. Perché si impicciava della sua vita? Non aveva alcun diritto.

«No scusa...non volevo sapere...»

«Ma no, figurati…» la interruppe lui «Te lo dico volentieri. Un paio di amici conoscevano un gruppo che suonava in un locale a cinquanta chilometri da qui e così siamo andati. La musica era bella, ma abbiamo fatto davvero tardi...»

«Già…cinquanta chilometri sono tantini...» pensò di approfittare di quell'argomento e così proseguì «Invece, venerdì raggiungeremo una località più vicina. Volevo appunto spiegarti un po'...»

«Si, dimmi...»

Laura parlò con misurata lentezza.

«Allora, io dovrei essere lì un po' prima, perché dobbiamo provare, organizzare la scena… In realtà un bel po' prima». Fece una lunga pausa, a un certo punto non era più sicura dei suoi progetti. Fu presa dal panico. «Stefano, ho paura che tu possa annoiarti, sei sicuro che ti va di venire?» Dio, che stupida! Perché si comportava così?

«Laura, a te va che io venga? Ci sono problemi? Parlami tranquillamente». Ecco che si mostrava più maturo di lei.

«Ma certo che mi va, per questo te l'ho proposto. Mi preoccupa il fatto che dobbiamo essere lì molte ore prima e ho timore che tu possa stancarti dalla noia e mi dispiacerebbe trascinarti in una serata noiosa. Ecco, solo questo».

«Come si chiama la località?» chiese Stefano, dimostrando di occuparsi di cose pratiche senza perdersi in aspetti esistenziali.

«Sassalunga. Lo conosci? Sei già stato lì?»

«No, vedi? E' un occasione per conoscerlo. Porterò la macchina fotografica». Ah ecco… ha anche la passione per la fotografia… Che bella cosa!

«Ti piace fotografare? Che bello!»

«Sì, abbastanza».

«Allora, lì ti potrai sbizzarrire! C'è davvero molto da fotografare!»

«Bene» disse lui «Hai detto che è in collina giusto?»

«Sì, su una delle colline a trenta chilometri da qui» precisò Laura.

«E quindi, visto che non c'è il mare… cosa faremo dopo?» Chiese lui con tono che a Laura parve nascondere una punta di malizia. Una domanda che la colse impreparata. Le venne da ridere, spontaneamente.

«Dopo si vedrà» rispose lei stando al gioco. «Mentre raggiungeremo il luogo faremo delle ipotesi e poi...vedremo come andrà la serata».

«Va bene. A che ora passi?» Ecco appunto, la cosa più importante.

«Io pensavo per le sedici...Va bene per te?»

«Sì certo, va bene». Stefano propose a Laura di incontrarsi nella parte bassa del paese. In questo modo avrebbe risparmiato tempo. Laura considerò che era una premura molto carina.

Si salutarono, lei un po' esitante, lui rispose con voce calda. Le vennero i brividi. Quando chiuse la telefonata si sentiva stordita. Sbagliò a mettere il prodotto nella vaschetta della lavatrice, invece del sapone mise il detergente per i sanitari. Roba da pazzi! Come poteva ridursi così, alla sua età? Si vergognava pensando ai suoi figli. A sua figlia.

Si sentiva eccitata, ma anche spaventata. Questa volta non si trattava di un incontro casuale, ma di un vero appuntamento. Ed era stata lei a proporlo.

Trascorse tutto il giorno con la testa tra le nuvole. Era una sensazione diversa rispetto a quando aveva una giovane età. All'epoca, tutto sapeva di ignoto nella relazione con l'altro. Adesso invece, lei portava con sé tutto il bagaglio dell'esperienza di vita. Conosceva certi meccanismi. Sapeva come funzionava il genere maschile. Sapeva come funzionavano gli ormoni. Non erano due adolescenti ai primi appuntamenti. Lui era un uomo, giovane, ma pur sempre un uomo. Lei era una donna, bella matura. E lui lo sapeva. Non si aspettava certo da lei il comportamento di un’adolescente. Però, quello che lei provava in quel momento rievocava le stesse sensazioni provate durante l’adolescenza. E sapeva di buono.

 

La sera, durante le prove, si sentiva un'energia diversa. Anche gli altri lo notarono e le fecero i complimenti. Cantò e recitò con forte coinvolgimento.

Rimaneva solo un'altra sera per le prove finali.

Il giorno dopo, trascorse gran parte del tempo in giardino a ripassare tutte le parti. I dialoghi, i canti. Fece tutti gli esercizi di rilassamento e di concentrazione e di respirazione.

L’ultima sera, le prove terminarono molto tardi. Prima dei saluti, si accordarono per i dettagli del giorno dopo. L’appuntamento su al paese era per le diciassette.

Quando Laura rincasò c'era solo sua figlia Sara, sveglia, a guardare un film. Alessio si trovava fuori, con amici. Marco su in camera.

«Oggi hai finito più tardi» le disse sua figlia.

«Sì, dovevamo stabilire tutti gli ultimi dettagli. Domani alle sedici devo essere lì» le specificò Laura.

«Sarà bello... Con tutti i costumi per le vie del paese...»

Un senso di malessere la colse d'improvviso. Il suo cuore di mamma le suggeriva di annullare tutto con Stefano per andare con Sara. Il suo istinto di donna invece, le rievocava tutte le sensazioni magiche provate qualche notte prima.

«Sarà anche molto faticoso...» puntualizzò «Comunque, la prossima volta ci organizziamo e vieni con me, ma ci organizziamo in tempo, non come fai tu con le richieste all'ultimo minuto».

«E' che domani non ho nessun programma».

«Ah ecco! Quindi io sarei il piano B» scherzò Laura.

«Ma no...» ribattè Sara e l'avvolse in un abbraccio. In quei momenti si scioglieva di felicità. Ormai, da quando i suoi figli erano cresciuti, le manifestazioni fisiche di affetto erano sempre più rare. Invece a lei mancavano.

«Che guardi?» chiese Laura alla figlia

«Un thriller ».

«Mi posso sedere qui accanto?» Laura non aveva voglia di andare a dormire. Non era interessata al film, del quale non avrebbe capito nulla, ma voleva prendersi ancora un po' di tempo.

«Però non parlare!» le raccomandò Sara, consapevole che spesso sua madre, durante la visione di un film, faceva commenti e domande. Lei le sorrise.

Del film non vide nulla. Il suo corpo era lì, ma la mente era tutta rivolta al giorno dopo. Non doveva dimenticare niente. Avrebbe messo ogni cosa in auto già dal mattino. Pensò a come sarebbe stato il tragitto in auto con Stefano. Di cosa avrebbero parlato? E poi, una volta giunti, come si sarebbero comportati? Lo avrebbe presentato agli altri oppure ognuno libero per fatti suoi? Era confusa… Se ne sarebbe occupata al momento.

 

«Mamma, mamma...» Una voce sussurrava vicino alla sua faccia. Aprì gli occhi e trovò il viso di sua figlia.

«Ti sei addormentata. Vai a letto, sei stanca» le raccomandò Sara. Il film era finito da un pezzo e anche Sara saliva a dormire. Era Mezzanotte passata. Andò in bagno a sistemarsi e poi entrò in camera. Marco dormiva. Lei si sistemò nel letto e si addormentò subito.

   
 
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