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Autore: Velidart    10/06/2024    1 recensioni
Quello che sto facendo fa parte del mio percorso di cura: trovare una motivazione ad andare avanti, anche solo una minima fiammella capace di riattivare il mio corpo e la mia mente.
Se ti sei sempre chiesto che cosa prova una persona depressa, come si sente e come vive le sue giornate; o ancora a che cosa pensa beh, questa lettura fa al caso tuo.
Perché lo sto scrivendo? Per buttare fuori, titolo del primo capitolo, e perché spero di sentirmi meno solo, e di trovare altre persone nella mia stessa situazione: per potermi confrontare con loro.
Buona lettura, confido che in qualche modo ciò che scriverò possa essere di conforto a qualcuno, o possa comunque rendervi meglio l'idea di chi è una persona che soffre di depressione maggiore.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Sapete, mi ero ripromesso di non parlare più di Selene: nonostante nel corso di questi mesi ci abbia pensato e rimuginato sopra, in queste ultime settimane la sua mancanza si è fatta più fievole, meno pesante e pressante nella mia mente. Ma ovviamente il destino a volte sembra godere nel tirarci dei brutti scherzi ed ora mi ritrovo qui a scrivere, nuovamente, lottando contro la nausea che è tornata da un paio di giorni a torturare il mio stomaco. 

 

Sabato 8 giugno.

Una data che all'apparenza doveva essere piacevole: un'uscita con degli amici, un sabato passato fra chiacchiere e bar trasformatosi in uno dei miei peggiori incubi. 

La incontro in città, là dove ci eravamo dati appuntamento durante i nostri primi incontri: bellissima, imbellettata a puntino, vestita nel modo più attraente possibile. È sola, il telefono in mano che si guarda intorno: aspetta qualcuno.

Io arrivo, la vedo e il cuore mi si ferma: sapevo che sarebbe successo prima o poi, sapevo come vi avevo scritto nel capitolo precedente che avrebbe presto trovato un sostituto, e poi probabilmente un altro e un altro ancora. Ma l'incubo di sgamarla, di trovarmela lì dopo l'ultima volta che ci eravamo visti, nel nostro posto ad attendere una nuova preda mi ha sconquassato il cervello.

Sono stato costretto a passarle davanti, ma mentre lo facevo, mentre dentro morivo, ho sfoderato il mio miglior sorriso di cortesia.

-Hey ciao! Come stai?- le rivolgo con simpatia.

Le strabuzza gli occhi, sorride imbarazzata e si guarda intorno.

-Ciao! Sempre qui ci incontriamo! Tutto bene e tu? Come mai da queste parti?- mi risponde amichevolmente.

-Esco con alcuni amici, e tu?-

-Io... aspetto una persona.-

Colpo al cuore.

-Capisco.-

-Nocciola non so perché sono qui. Vorrei scappare, io te l'ho detto ho bisogno di stare da sola... Non so perché lo sto facendo.- 

-Se sei qui evidentemente è perché lo vuoi- le rispondo semplicemente, poi le auguro una buona giornata. Nella mia mente penso "Stattene zitta, fai più bella figura. Che ti arrampichi sugli specchi a fare? Perché le persone non sono capaci di dirci semplicemente che non gli piacciamo più?"

-Aspetta. Tu... come stai?- mi ferma prima che me ne vada.

In quel momento i muscoli dei miei zigomi fanno uno sforzo incredibile, le mie mani tremano e cerco di controllarle in tutti i modi possibili: non deve vedere quanto sto male, non devo darle questa soddisfazione.

-Sto benissimo. Ah e con il lavoro?-

-Alla fine ho cambiato. Ho un contratto di un anno a tempo determinato in Porsche...-

-Bene, sono contento. Spero che questa sia la tua strada.-

-Io ho ancora le tue chiavi di casa...-

Le rispondo di darle alla nostra amica in comune quando la vedrà, che provvederà a consegnarmele. Mi accendo una sigaretta, la mano mi trema. 

Spero che non lo noti.

-D'accordo... Alla fine vai in vacanza?- le chiedo.

-Si vado in Sardegna con le mie amiche.-

-Bene dai. Allora io vado, passa una buona giornata. Spero per te che questo sia quello giusto.-

Lei abbassa lo sguardo e non risponde. La saluto di nuovo e me ne vado. Poco più avanti una mia amica mi aspetta, la saluto e ci incamminiamo assieme verso il centro, mi giro un'ultima volta e lui arriva.

È alto, sui quaranta, con un fisico scolpito, moro con i capelli corti vestito in camicia, pantaloni e scarpe eleganti. Si salutano e si danno un bacio sulla guancia.

Non mi spreco a fare i soliti futili confronti, non ne ho bisogno.

 

Le successive due ore sono un buco: mi parlano, io annuisco, cerco di sorridere ma ho solo voglia di andarmene, di isolarmi, di vomitare tutto quello che ho dentro. Non capisco più nulla, faccio fatica a rispondere e il cuore mi batte a mille. Resisto quel paio d'ore, poi mi congedo e me ne torno verso la moto. L'ultima beffa è trovarmeli davanti di nuovo, mano nella mano, apparentemente felici. 

Inforco la moto e torno a casa sotto un cielo plumbeo, ha iniziato a piovere.

Ma io non sento freddo, non sento la pioggia, non vedo la strada: vedo solo lei stringere la mano di lui e sorridergli. 

Che scherzo il destino: mi ha sbattuto in faccia quello che già sapevo con una tale facilità da lasciarmi spiazzato. 

Persone che vengono scartate dal mazzo come in una partita di carte. Relazioni che durano come una partita e poi vengono dimenticate.

 

Ve lo lascio immaginare, d'altronde se siete arrivati sin qui a leggere già vi siete fatti un'idea di come io possa stare oggi, due giorni dopo che è successo il fattaccio. Cosa penso? Semplicemente che se un briciolo di umanità la ragazza ce l'ha, si deve essere vergognata parecchio di essere stata colta sul fatto. Si deve essere rovinata l'uscita, si deve essere sentita uno schifo. Forse lo spero, in un certo senso, ma non ne sono poi più così sicuro. Non me ne dovrebbe nemmeno importare in un certo senso.

Eppure ieri i miei amici mi hanno dimostrato tutto l'affetto possibile: ho ricevuto tante chiamate, visite inattese a casa, sono stato trascinato fuori, forzato ad andare a "mangiare" con loro sia a pranzo che a cena. Oggi mi stanno tempestando di messaggi: "Come stai? Vuoi passare da noi stasera dopo il lavoro? Vuoi che ci sentiamo al telefono in pausa pranzo?"

Mi hanno detto tutti le solite frasi di rito: si è rivelata per quello che è. È confusa e nemmeno lei sa quello che vuole. Passerà da una cazzo all'altro finché non riuscirà a staccarsi dalla testa quella relazione di dodici anni, quella casa dove ha vissuto e che considerava sua. Cerca solamente di sopperire un vuoto con qualcuno che al momento nessuno potrà colmare, perché il ragazzo con cui è cresciuta sarà sempre fonti di confronto con tutti gli altri. 

Si, tutto vero. Come avevo scritto anche io, SAPEVO che avrebbe fatto così, d'altronde in un certo senso, non lo facciamo tutti prima di accorgerci che è meglio fermarsi e aspettare che il tempo faccia il suo corso? Io mi sono innamorato. Questo mi ha fregato. E questo dovrebbe farci rendere conto che a volte per stare bene USIAMO le persone senza renderci conto che hanno dei sentimenti anche loro, perché siamo concentrati solo sul nostro malessere.

 

Ma trovarsela lì davanti, colta sul fatto ad aspettare un altro che fino ad aprile eri tu è stato devastante. E io ora sono incazzato: sono incazzato perché da un paio di settimane stavo relativamente bene, e ora devo ricominciare tutto da capo. Devo nuovamente distaccarmi, forzarmi di mangiare, di smettere di vedere la sua mano stringere quella di un altro. È devastante.

Dover ricominciare ogni volta da zero intendo, è devastante.

   
 
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