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Autore: Ily18    20/09/2009    6 recensioni
Questa è una rivisitazione dell'episodio 15 dell'ottava serie, per cui per chi non l'ha visto è spoiler. Tutto inizia esattamente come nell'episodio: Lois è appena tornata da Star City e Clark si è dimenticato di andare a prenderla. In seguito lei e il mondo sapranno il suo segreto, causandogli vari problemi e lui sarà costretto a riportare tutto alla normalità. Ma cosa sarebbe successo se si fosse dimostrato un po' più coraggioso e avesse detto a Lois anche l'altro grande segreto che si tiene dentro?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Clark Kent, Lois Lane
Note: Alternate Universe (AU), What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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A/N: Tecnicamente è ancora domenica e vi chiedo scusa se posto il nuovo capitolo solo ora, ma tra una cosa e l'altra, ho avuto tutto il resto della giornata impegnato e questo è stato l'unico momento libero :)
Vabeh, l'importante è che l'aggiornamento ci sia, no? :P

@ cordina87: Grazie davvero per tutti quei complimenti, ma dovresti davvero pensarci due volte prima di farmeli, perché potrei finire col montarmi la testa!! ahahah
Wow, hai davvero riletto questa storia per ingannare l'attesa? 16 capitoli tutti in una volta? Cacchio!! XD
E grazie per aver pubblicizzato anche l'altra mia storia Clois XD se qualcuno avesse letto la tua recensione, son sicuro che sarà andato a leggerla, magari preso dalla curiosità! XD
Grazie ancora! ;)

@ Cris: Che bello sapere che sei d'accordo con me su tutto quello che ho detto su Clark nel capitolo precedente! *.* XD
E sonp ovviamente super felice che il capitolo precedente ti sia piaciuto :) Sul pezzo dei flashback di Lois non ne ero molto convinta, più che altro non sapevo se sarebbero piaciuti o no, ma son contenta che abbiano ricevuto recensioni positive :P

@ Cosmo: Ti ho mai detto che ti adoro perché mi lasci recensioni super lunghe che non mi stanco mai di leggere? E soprattutto, lascia che ti dica quanto mi ha fatto morire dal ridere la fine dell'ultima che mi hai lasciato!!! XD
ahahah e concordo sulla critica ai costumisti dello show! XD Rendere tutti idioti solo per non far notare a nessuno che Clark si vesta esattamente allo stesso modo della Macchia, è davvero da stupidi! XD e concordo col NO a Lana e sì alla nostra Mad Dog!! :P

@ Enya: Ho avvertito Clark di stare attento nel caso che non abbia intenzione di ridire a Lois il suo segreto, che tu sei pronta a fargli vedere le stelle! Ha detto che lui è solo un povero giuggiolone indifeso e che non ha nessuna colpa...
Il punto è che... mi unisco a te e lo picchiamo in due! XD XD

@ Leti: Eheheh cara Leti, cosa succederà ora lo sappiamo solo io e il mio pc *inserire risata maligna QUI*

Anzi no, visto che ora leggerete il prossimo capitolo, lo saprete pure voi! ;)





Il suo aereo era appena atterrato all’aeroporto di Metropolis e Lois non poteva essere più stanca. Non vedeva l’ora di lasciarsi alle spalle il viaggio che aveva appena terminato e ricominciare a vivere la sua vita, il che includeva anche un certo contadinotto che aveva evitato per le ultime quattro settimane.

Aveva provato a non pensare a lui nell’ultimo mese, ma la verità era che lui era stato quello a cui aveva sempre pensato, anche se non l’avrebbe mai ammesso.

Se fosse stata un po’ più sincera con sé stessa, avrebbe confessato che le notti passate in ospedale al fianco di Jimmy, erano state accompagnate da pensieri su pensieri su Clark Kent.

Cosa stava facendo… con chi lo stava facendo… se sentiva almeno un po’ la sua mancanza…

Tutte quelle domande l’avevano accompagnata nel corso di quelle quattro settimane lontana da Metropolis e oggi avrebbe potuto avere una risposta se solo non fosse stata terrorizzata alla sola idea fare le giuste domande ed avere finalmente una risposta a quei dubbi che ancora oggi la perseguitavano.

Si diresse al ritiro bagagli, sperando di non dover aspettare un’eternità prima che la sua valigia si facesse viva, o peggio ancora, che fosse dispersa chissà dove.

Rimase a fissare il nastro trasportatore che iniziava a girare e tra le persone che come lei aspettavano di prendere i propri bagagli e tornare a casa, c’era il bambino che durante il viaggio sedeva dietro di lei e che era stato così "gentile" da non smettere di piangere per un solo secondo.

Spostando lo sguardo di poco, intravide il ragazzo che solo qualche minuto prima sedeva di fianco a lei e che le aveva chiesto se avesse voluto prendere un boccone insieme a lui, una volta atterrati.

Ci ripensò e si diede della stupida per aver risposto di no. Per quanto ancora avrebbe rinunciato ad uscire con qualcuno, solo perché quel qualcuno non era Clark?
Lui aveva voltato pagina con Lana – se si poteva definire voltare pagina tornare con la ragazza che ti aveva più e più volte spezzato il cuore – e lei avrebbe dovuto fare lo stesso.

Smettere di pensare a lui era l’unica cosa sensata che avrebbe dovuto fare, se voleva che quel poco di sanità mentale che le era rimasta non andasse perduta.

Lanciò una seconda occhiata al ragazzo che le dava le spalle e più cercava di immaginarsi seduta con lui al tavolino di qualche bar, sorseggiando del caffè e semplicemente parlando, meno ci riusciva.

Più si immaginava seduta a sorseggiare del caffè, più riusciva a disegnare perfettamente e senza alcuna sbavatura la figura di Clark che sedeva di fronte a lei e le raccontava quanto le era mancata in quei circa 28 giorni in cui non si erano visti né sentiti.

’28 giorni?’ Si disse quasi incredula. ‘Ho tenuto il conto?!’  Continuò, sorpresa di aver fatto una cosa del genere.

Clark la stava facendo decisamente impazzire e lei non sapeva come fare per evitarlo.

Finalmente notò la sua valigia e si precipitò a prenderla, sperando che lo stesso ragazzo che le offuscava i pensieri, fosse in orario e già lì all’aeroporto.

Non gli avrebbe mai perdonato di essere in ritardo.

Lois prese la sua valigia e si avviò verso l’uscita, evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di quel ragazzo che le aveva chiesto di uscire.

Non appena superò le porte scorrevoli, le si presentò uno spettacolo che avrebbe volentieri evitato.

‘Oddio, ti prego no.’ Pensò buttando gli occhi al cielo e desiderando di essere ovunque tranne che lì.

Decine di coppiette felici si riunivano dopo tanto tempo passato lontani e Lois non riuscì a resistere a quello spettacolo troppo sdolcinato per i suoi gusti. Abbassò lo sguardo sperando di non sbattere contro nessuno e si diresse all’uscita più vicina che riuscì ad intravedere.

‘Quando pensi che le cose non possano diventare più imbarazzanti…’ Pensò, ricordandosi quanto sarebbe stato imbarazzante di per sé il rivedere Clark dopo tanto tempo. Ovviamente lo sfondo romantico che avrebbe accompagnato quel rendez-vous, non aiutava di certo a rendere le cose più semplici.

“Andiamo Smallville, dove diavolo sei?” Alzò lo sguardo per cercarlo, ma nessuno dei ragazzi che vide assomigliava vagamente a Clark.

Prese un respiro profondo e appoggiò la schiena al muro dietro di lei, concedendosi del tempo per pensare nuovamente a quella cosa che la turbava.

Come avrebbe dovuto salutarlo quando si fosse fatto vivo?

Una stretta di mano amichevole o un abbraccio?

Di certo il modo in cui si erano lasciati non era stato dei migliori.

Quel quasi bacio al matrimonio di Jimmy e Chloe e quell’abbraccio nella corsia d’ospedale che sembrava quasi un addio, non aiutava a prendere una decisione.

Perché il loro rapporto doveva essere così complicato? Perché non potevano sedersi a parlare e decidere se essere solo amici, o se tra loro c’era davvero qualcosa di più?

In effetti, ora che ci pensava, l’idea si sedersi e parlarne da persone civili non sembrava tanto male. Magari avrebbe potuto buttare con nonchalance un invito durante una conversazione, sperando che Clark recepisse il messaggio.

Magari lo avrebbe potuto invitare a prendere un caffè.

‘Già. Smallville e una tazza di caffè fumante… non suona male.’ Pensò annuendo e pensando seriamente a quell’opzione.

Sbuffò rumorosamente, sempre cercando la figura di Clark tra tutta la gente che si ritrovava di fronte. Lo avrebbe riconosciuto tra mille e a quanto pare, aveva preferito qualche mucca a lei, decidendo di non farsi vivo.

‘Andiamo Smallville.’ Pensò, pregando che si decidesse ad arrivare il più in fretta possibile.

Il clima che si respirava in quell’aeroporto non aiutava a non pensare a lui. Tutte quelle dannatissime coppiette sembravano spuntare come funghi e non sembravano volersi staccare l’uno dall’altro.

“Prendetevi una stanza.” Disse a voce bassa e denti stretti, guardandone una di sbieco.

Tornò a fissare di fronte a sé in attesa che Clark, quando la sua tipica giacca rossa e maglietta blu la colpirono, lasciandola di sasso.

Dopo che lo aveva tanto invocato, finalmente era lì di fronte a lei e non avrebbe mai immaginato che rivederlo l’avrebbe lasciata senza parole.

Rivederlo a pochi passi da lei dopo tutto quel tempo, le fece capire una cosa.
 
Le era mancato da morire.

“Bentornata, Lois.” Le disse con quel sorriso che avrebbe potuto riconoscere tra mille.

Lois sorrise a sua volta, senza riuscire a controllare il respiro che aveva iniziato a diventare un po’ più corto. Notò che reggeva in mano un ombrello chiuso e semplicemente le sorrideva, senza dire né fare nient’altro.

Sapeva che avrebbe dovuto dire o fare qualcosa, ma il suo corpo sembrava non reagire agli impulsi del suo cervello, rifiutandosi di muoversi o parlare, per cui rimase semplicemente lì a sorridergli a sua volta.

Avrebbe voluto dire qualcosa di tipico e pensare a qualche battuta delle sue da fare, sembrava la cosa più sensata da fare al momento, eppure più ci pensava, meno riusciva a fare qualunque altra cosa diversa dal notare ogni suo minimo particolare e sorridergli.

Era sempre stato così bello da toglierle il fiato, oppure gli era successo qualcosa in quelle quattro settimane in cui non si erano visti?

Il suo fisico sembrava più tonico, quasi come se i lavori alla fattoria avessero avuto un impatto decisamente positivo sui suoi muscoli.

Il suo sorriso era affascinante come sempre, ma meno luminoso del solito, quasi come se ci fosse qualcosa che lo turbasse, che non lo facesse essere il sé stesso che Lois aveva sempre visto e imparato a conoscere.

E i suoi occhi, blu e ipnotici come sempre, le sembrarono simili a quelli che aveva lasciato qualche settimana prima… tristi.

Rimase confusa per qualche secondo nel vedere quell’espressione triste sul suo viso e le fece male pensare che forse quell’espressione era lì per causa sua. Gli pesava davvero così tanto andare a prenderla all’aeroporto? O forse aveva a che fare con Lana?

Si diede della stupida per non averci pensato prima.
Quando si parlava di Clark, ovviamente tutto aveva sempre a che fare con Lana.

Avrebbe voluto subito dirgli che non aveva assolutamente bisogno di lui e che avrebbe potuto benissimo prendere un taxi per tornare a casa, ma lui fu più veloce di lei e ruppe quel silenzio che Lois non si era nemmeno resa conto fosse calato tra loro.

“Prendi, ti servirà.” Le disse porgendole l’ombrello che reggeva in mano e Lois ubbidì confusa, mentre lui prendeva le valigie che stavano vicino a lei e piano-piano si incamminava verso la macchina.

Almeno avevano evitato la parte imbarazzante del saluto, anche se in fondo lei avrebbe voluto tanto abbracciarlo, stringerlo a sé per aiutarla a rendersi conto che questa non era una delle tante volte in cui l’aveva sognato mentre stava a Star City. Aveva bisogno di sapere che questa volta era reale e che il contadino dalle buone maniere era finalmente tornato a far parte della sua vita.

Lasciò perdere quel pensiero ridicolo e lo seguì, chiedendosi il perché di un ombrello in una giornata in cui non avrebbe chiaramente piovuto. “Perché mai dovrebbe-” Non fece in tempo a finire la frase, che iniziò a piovere e dovette aprire l’ombrello per evitare di bagnarsi.

Lo guardò confusa, indecisa se chiedergli o no come diavolo avesse potuto sapere che avrebbe piovuto proprio in quel momento, quando lui si girò a guardarla e semplicemente le sorrise, facendole dimenticare ogni singola parola che avrebbe voluto dirgli.

“Previsioni del tempo.” Disse senza che lei se lo aspettasse, quasi le avesse appena letto la mente.

Lo guardò confusa ancora una volta, ma invece di rispondergli, abbassò lo sguardo fingendo di dover evitare una pozzanghera e continuò a seguirlo in silenzio, prima di rendersi conto che lui era sotto la pioggia battente e non si era nemmeno lamentato.

“Hey superuomo, rischi di prenderti un malanno così. Dovevo tornare io a Metropolis per ricordarti che non sei invincibile?” Gli disse, riuscendo finalmente a tirare fuori quella parte di lei che riusciva a rendere tutto meno imbarazzante.
Clark si limitò semplicemente a sorriderle, continuando a caricare le sue valigie in macchina, quasi senza sforzo.

“So badare a me stesso, Lois.” Evitò di guardarla mentre le rispondeva, ma avrebbe scommesso tutto l’oro del mondo che in quel momento le stava nuovamente sorridendo.

Invece di rispondergli, si limitò semplicemente ad avvicinarsi a lui e ripararlo con l’ombrello.

“Non farti strane idee, Smallville.” Gli disse subito non appena vide le sue sopracciglia aggrottarsi, preso alla sprovvista da quel suo gesto così premuroso. “Lo faccio solo perché così mi devi un favore.” Sorrise a labbra serrate e piegò la testa leggermente di lato, sperando che quel suo modo di fare non smascherasse il fatto che ovviamente si preoccupava per lui.

Clark si limitò ad annuire e sorridere, distogliendo immediatamente lo sguardo dai suoi occhi castani e finendo di sistemare le valigie in macchina. Chiuse lo sportello posteriore e aprì immediatamente quello anteriore per far salire Lois, che rimase piacevolmente sorpresa da quel suo gesto.

Sapeva che Clark era un gentleman, ormai lo conosceva abbastanza bene, ma essere trattata in quel modo così particolare, la faceva sentire speciale.

Salì in macchina chiudendo l’ombrello e senza mai incrociare il suo sguardo, sussurrò un grazie che non seppe se Clark sentì o meno.

Cavolo se le era mancato.

Star City era davvero una bella città, quasi quanto Metropolis e soprattutto era piena di tanti bei ragazzi che avrebbero fatto girare la testa a chiunque.
Avrebbe potuto fare strage di cuori se solo avesse voluto, se solo non avesse avuto lui in testa.

Perché doveva proprio perdere la testa per un ragazzo come lui che riusciva a pensare sempre e solo alla solita ragazza che gli spezzava il cuore?
Perché non poteva essere lei quella ragazza che occupava perennemente i suoi pensieri?

‘Perché non sono Lana.’ Si disse.

Una cosa era certa, si innamorava sempre dei ragazzi sbagliati.

Il rumore sordo della portiera che veniva sbattuta da Clark, la riportò alla realtà ed interruppe il suo filo di pensieri.

Clark mise in moto e partirono, mentre la pioggia faceva da sottofondo al silenzio imbarazzante che era sceso tra loro.

La tolleranza di Lois verso i silenzi era sempre minore, soprattutto quando si trattava di stare in silenzio con Clark ed ignorare quello di cui entrambi avrebbero dovuto parlare.
Perché in fondo, ne avrebbero dovuto parlare prima o poi, no?

Lana, il loro quasi bacio, il loro continuo gioco di sguardi che entrambi negavano…

C’erano davvero tante, troppe cose di cui avrebbero dovuto discutere, ma nessuno dei due sembrava voler iniziare il discorso.

“Allora… come sta Shelby?” Chiese improvvisamente e si diede della stupida per aver tirato in ballo la palla di pelo che la faceva perennemente starnutire.

Vide Clark sorridere per qualche secondo, senza mai distogliere lo sguardo dalla strada. “Benissimo. Credo che tu gli sia mancata.”

Lois lo guardò confusa, senza ben capire se si riferisse veramente a Shelby, o lo stesse semplicemente usando per farle sapere che era a lui che era mancata. “Oh certo, immagino che i miei starnuti gli siano mancati da morire.” Disse ironica, riuscendo a far ridere Clark.

Il sentire la sua risata, la fece sorridere a sua volta e vedere finalmente il suo tipico sorriso illuminargli nuovamente il viso, diede il via al battito d’ali di tutte quelle farfalle che ormai avevano preso possesso del suo stomaco.

Sì, gli era davvero mancato.

Clark non era una di quelle persone che ridevano spesso, sembrava quasi dovesse portare sulle spalle il peso del mondo e che quindi non avesse tempo per divertirsi.
Ma Lois aveva imparato a notare che quando era attorno a lei, era più rilassato e si lasciava andare a dei frequenti sorrisi e a delle risate che ogni volta avevano un effetto distruttivo sul suo corpo.

Sentirlo ridere le toglieva il respiro e odiava il fatto che Clark non ridesse spesso, perché adorava il modo in cui la faceva sentire quando lo faceva.

Ma forse era proprio per quello che la sua risata le faceva quell’effetto. Sentirla così raramente la rendeva speciale, quasi la riservasse solo a pochi fortunati e lei era una di quelli.

Presa da quei pensieri, Lois non fece caso al silenzio che era nuovamente calato tra loro.

“Sai per caso il limite in questa strada?” Le chiese improvvisamente e per un momento pensò di aver chiaramente capito male.

“Scusa?” Chiese confusa, sperando che una volta ripetuta la domanda, suonasse diversa.

“Ho chiesto se sai il limite di velocità in questa strada.” Ripeté nuovamente, gli occhi sempre fissi sull’asfalto di fronte a lui.

Lois sgranò gli occhi sorpresa, sicura che lui non l’avrebbe vista. “Uhm, 60 credo.” Disse scrollando le spalle e chiedendosi ancora il perché di quella domanda.

“Sai, Jimmy verrà portato al Met-Gen.” Fu di nuovo lei a parlare, sperando che la conversazione questa volta decollasse e che non ricadessero di nuovo in quell’odioso silenzio.

“Così ho sentito dire.” Lo vide annuire. “Quindi sei sicura che il limite è 60?” Le chiese nuovamente e Lois non poté fare a meno di buttare gli occhi al cielo e poggiare la testa al sedile, rassegnandosi quasi completamente al fatto che non sarebbe riuscita ad avere un discorso sensato con Clark.

“Penso di sì, Clark.” Si limitò a rispondere, sempre più confusa da quel suo comportamento. Perché preferiva rimanere in silenzio, invece di parlare di qualcosa, qualunque cosa? Sapeva benissimo che odiava i silenzi più di ogni altra cosa, quindi perché non si sforzava anche lui, invece di rispondere a monosillabi?

Scosse la testa non riuscendo a darsi una riposta e lasciò che ancora una volta il silenzio calasse.

In fondo non pretendeva di parlare subito di loro due. Avrebbero potuto prendere il discorso alla lontana e piano-piano arrivare a discutere di quello che era o non era successo tra loro.

“Tutto apposto al Daily Planet?” Il suo odio profondo per i silenzi ebbe ancora una volta la meglio, costringendola a parlare della prima cosa che le venne in mente.

“Sì, Lois.” Lo vide annuire. “Tutti hanno sentito la tua mancanza.” Aggiunse, senza che lei se lo aspettasse.

Ancora una volta le sembrava che le stesse lanciando un segnale, un messaggio criptato per farle capire che le era mancata. Questa volta avrebbe provato a decriptarlo, stuzzicandolo come solo lei riusciva a fare.

“Anche tu, Smallville?” Inoltre, sperava che questa volta Clark non cambiasse argomento come aveva fatto prima e finalmente il discorso di spostasse su loro due.

In fondo era così grave rispondere a quella domanda? Un sì o no le sarebbero bastati, dopotutto.

Clark rimase per qualche secondo in silenzio, quasi stesse pensando a cosa risponderle e mentre Lois aspettava nervosamente, sentì il cuore che prendeva a batterle un po’ più forte alla sola idea che lui le dicesse di sì. “Sai, penso che il limite qui sia 50, non 60, Lois.”

Si morse il labbro superiore notando il suo chiaro intento di cambiare argomento.

Ci avrebbe potuto provare tutto il giorno, ma di sicuro non ci avrebbe ricavato nulla di buono. Clark e i discorsi sui suoi sentimenti e su quello che provava non andavano proprio d’accordo.

“Sì, penso tu abbia ragione.” Disse semplicemente, prima di accendere la radio e lasciare che le note di una canzone mai sentita riempissero il vuoto di quelle parole che si sarebbe voluta sentir dire.

Era così difficile dirle che in fondo gli era mancata?
O forse non le era mancata affatto?

Dopotutto aveva passato le ultime quattro settimane con l’amore della sua vita, perché mai avrebbe dovuto pensare a lei?

Prese un lento respiro profondo e alzò di qualche tacca il volume della radio, sperando che questo rendesse il silenzio più facile da sopportare e soprattutto che la aiutasse a non pensare a nulla che avesse a che fare con la persona seduta di fianco a lei.

Incrociò le braccia al petto e appoggiò la testa alla testiera del sedile, fissando il panorama che scorreva veloce fuori dal finestrino.

Sapeva che nella vita c’era un momento per parlare e uno per stare in silenzio.
Purtroppo per quanto lo odiasse, questo apparteneva alla seconda categoria.

Sbuffò nuovamente, sperando che tutta la frustrazione che sentiva in quel momento lasciasse il suo corpo e la facesse rilassare.

Era consapevole che quello sarebbe stato un lungo, lunghissimo viaggio fino al Daily Planet.





A/N: Che dire, spero questa piccola "scena tagliata" vi sia piaciuta! :)
Mi son sempre chiesta quanto in realtà fosse stato imbarazzante questo viaggio in macchina e penso che nel telefilm sarebbe potuto succedere una cosa del genere.

Mi pare di non avere nient'altro da aggiungere se non che ci si legge martedì e che ormai il countdown alla fine della storia e all'inizio della stagione 9 di Smallville e a -5!!!!!! *corre eccitata per tutta la stanza* XD

A martedì allora! Come sempre, grazie mille a chi legge e alle mie fedelissime che recensiscono! ;)

Uuuuu, anzi, anzi!! Ho un ps! XD
Avete notato il titolo di questo capitolo? U.U XD
Per chi non masticasse inglese: Bentornata a casa v2.0
E per chi non masticasse informatica XD il v2.0 sta per "seconda versione". XD

Ditemi che son geniale... *fa i puppy dog eyes di Clark* XD
   
 
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