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Autore: Mixxo    01/07/2024    3 recensioni
Karin è in fase di riabilitazione dopo un'incidente sul lavoro. Per non rimanere con le mani in mano, si dedicherà alla lettura di un misterioso libro di recente successo a Yrff. Non tanto per la capacità dell'autore, quanto alle voci - per lei fondate - che sia stato scritto da un'emerso, una persona proveniente da un'altro mondo.
"Boral è un mondo abbandonato dalle divinità. Il sole si è spento da anni e gli ultimi barlumi di vita combattono per la sopravvivenza. In quel luogo ho incontrato un gruppo di caotici avventurieri che non meritano il titolo di eroi, ma che han fatto ciò che serviva per concedere loro di essere chiamati tali."
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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[Strale Khanterz]

Il soffitto in legno oscilla come fosse cullato, sento lo scrocio delle onde che si frantumano contro la nave.

La flebile luce di una sferzatenebre illumina la scrivania sopra la quale è appesa, mi sporgo dall’amaca per prendere il bicchiere d’acqua che Syn deve avermi lasciato. Non ci arrivo per un soffio. Scendo a terra, una scheggia di legno si spezza sotto gli stivali; aguzzando la vista ne vedo tante altre gettate senza troppa cura, sono di forme e dimensioni diverse e quasi tutte sono sporche di sangue.

Questa volta ci sono andato vicino a lasciarci la pelle, ma se sono qui, Kae sta bene. E probabilmente ha sfondato fisicamente o di rimproveri la ragazza dei costrutti. O entrambi.

Tendo l’orecchio: all’esterno è tranquillo, la dakrariana dev’essersi calmata, e io mi sono perso tutto. Dannazione.

Mi passo la mano tra i capelli, mi avvicino alla porta della cabina. La spalanco, l’aria di mare mi riempie le narici. Il ponte della nave manca del parapetto in vari punti, diverse tavole del pavimento sono piegate, alcune spezzate. Syn è vicina all’albero maestro e mi dà le spalle, intenta a dare delle martellate su una placca di metallo. Avvicinandomi la sento borbottare qualcosa.

“…buono, buono, arrivati a Cyrrium ti rimetto a posto.”

Dovrebbe arruolare qualcuno. Almeno per compagnia. Si sente così sola che parla alla sua nave.

“Che è successo?”

Syn si volta, mi lancia un’occhiataccia. “Porti sfiga. Tu o la darkrariana che mi ha rifilato la tua balia.”

Strabuzzo gli occhi. “La darkrariana è qui?!”

“Sì, io sto bene.” Syn si volta e riprende a battere sulla placca con il martelletto.

“Ma io so che te la cavi, sorellona.”

Syn mi guarda negli occhi. “E tu no. Piantala di dare preoccupazioni a papà, perderà tutte le piume per lo stress.”

Incrocio le braccia. Belsar ha un sacco di cose di cui preoccuparsi, sicuramente non sono io il suo unico problema. “Potrei dirti lo stesso, vai in giro da sola per i mari. Dovresti farti aiutare.”

“Io so cavarmela senza creare disastri o senza farmi recuperare dalla gattabuia.”

Accuso il colpo, ma non voglio ammetterlo. “Fion ne tira tanti dentro, le celle erano piene.”

“A tutti sta sulle palle Fion, ma non mette tutti in galera.”

“Certo, alcuni li fa sparire!”

Sospira rassegnata. “Lasciamo perdere.”

La luce si alza dall’orizzonte, il sole artificiale della Nimbus si accende gradualmente sulla cima dell’edificio.

“Vai a dire al resto del tuo gruppo che siamo quasi arrivati.”

Non è il mio gruppo.

 

Spalanco la porta, mi trovo davanti Kae che ritrae la mano, con l’altra tiene in spalla un grosso fagotto di coperte.

“Lieta di rivederti in piedi!”

Indico con il pollice alle mie spalle. “Syn dice che stiamo per arrivare al porto.”

“Oh. Ottimo!” Kae si volta verso i letti. “Sentito Akuro! Stiamo per metterci in gioco!”

Akuro è seduta accanto all’altra darkrariana con una mano tremante sul suo petto. Barcolla appena ma tiene gli occhi spalancati, borbotta frasi sconnesse. Le corna sfiorano le doghe del letto superiore, la cenere che rotea attorno a lei rende il tutto più strano. Non è che se toccano il legno prende fuoco? A qualche letto di distanza Arial sta minacciando di appendere Clark per la giacca, scrollandolo.

“Smettile di puntarle quell’affare addosso, capito!?”

“Arial mettimi giù, ora!”

Si menano? Mi unisco. Sorpasso Kae e porto la mano all’elsa. Le mie dita si stringono sul vuoto. Abbasso lo sguardo. La spada che ho rubato a Lewis è scomparsa. Ah.

Stringo i pugni e carico il braccio quando mi sento appoggiare una mano sulla spalla. “Strale, No.”

Mi congelo, desisto appena sentita la voce di Kae. “Ok.”

“Ora siediti. Dobbiamo parlare.” Ha alzato la voce quel tanto che basta per attirare l’attenzione di tutti. Arial lascia cadere Clark con un tonfo.

Faccio qualche passo indietro e mi metto su uno dei tanti letti. Kae molla il fagotto gigante che tiene con l’altra mano, un lieve mugolio esce da esso. Chi c’è là dentro?

“Stiamo per arrivare a Cyrrium. Ovviamente la gente vedendo due darkrariane potrebbe andare nel panico, quindi serve un modo per rendere ufficiale la gilda agli occhi di tutti senza che cerchino di affondarci mentre scendiamo dalla nave. Quindi, idee?”

Frena un secondo. Gilda? Mi alzo. “Di che Gilda stiamo parlando?”

Kae si rivolge verso di me. Indica le due darkrariane. “Quella che permetterà loro di girare libere per la città e a te di non scontare la pena.”

“Per iniziarne una servono quattro persone. Siete a posto. Io torno dentro.” Mi alzo, e mi allontano verso la porta.

“C-cosa? Perché!?” Kae si avvicina a passi rapidi, preme la mano sulla porta. Cercherebbe di convincermi guardandomi, non funzionerà stavolta.

“Non voglio fare la scimmia ammaestrata per te.” Le do uno strattone, Kae si ritrae ed esco.

[Kae]

Mi è capitato di vedere reazioni simili tra altre persone di cui mi sono presa cura, solitamente significa aver toccato qualche tasto dolente. È stata una mia pecca, Strale è un ragazzo troppo esuberante, pensavo che non avesse mai considerato la vita di una gilda perché nessuno voleva avere a che fare con le spese causate dai suoi danni. Il problema dev’essere molto più profondo.

Guardo Clark. Lui si guarda attorno, anche le altre lo stanno fissando. “Beh?”

Akuro scuote la testa desolata. “Considerando che avete interloquito con Strale senza troppi problemi nella carrozza di Fion, posso constatare che tu lo conosca e sappia perché abbia assunto tale atteggiamento.”

Clark non smette di pulire il fucile. “I problemi di Strale sono di Strale. Non devo essere io a raccontarli.”

Mi avvicino, lui alza lo sguardo per fronteggiarmi. “Capisco il non volersi intromettere, ma sento che ci manca un’informazione fondamentale per comprendere le sue motivazioni.”

Clark alza la tesa del cappello. “Quindi?”

Inspiro, spaccare la faccia al vicesceriffo non è la strategia migliore per farsi benvolere dalla città. “Quindi penso che potresti fare qualcosa per lui, anche se non direttamente.”

Clark sposta gli occhi verso le due darkrariane. “In tutta onestà, ero piccolo anch’io quando è spuntato. Al tempo si diceva che i suoi fossero dei pyraxiani al servizio degli Starchampion.”

Questa informazione non sembra utile, devo tirargli le cose dalla lingua. “E dove si trovano i suoi genitori ora?”

Clark alza un sopracciglio. “Sul serio questa domanda? È cresciuto con Belsar, dove vuoi che siano i suoi genitori?”

Devo tirargli ogni singola parola dalla lingua. “Come sono morti?”

“Kae, non ne ho la più pallida idea, non so nemmeno se esistevano veramente.”

Certo che esistevano veramente, da qualche parte dev’essere spuntato. Stamattina Fion, poi Asheon, ora lui. Le persone cercano in tutti i modi di innervosirmi oggi. Belsar saprà qualcosa, e avrà voglia di rispondermi.

“Arial, resta qui con le darkrariane, io vado da Strale.”

Esco dalla cabina, Syn si sporge dal parapetto. Uno splash! sonoro viene seguito da “Ma tu sei proprio un coglione!”

Raggiungo la calcamaree e guardo verso il basso. Bollicine increspano la superficie dell’acqua.

“Ha cercato di-”

“Raggiungere il porto a nuoto. Con l’armatura ancora addosso. Sì, è stupido.” Syn schiocca le dita, una delle corde della nave si getta in acqua, viene tirata su all’improvviso, all’estremità è attaccato Strale.

“È normale che vai a fondo se hai addosso della roba che pesa quanto te, coglione!”

Syn ci va pesante, privilegi da sorella? Strale la guarda a testa in giù, sputa l’acqua che ha bevuto come una fontanella. “Oi, vuoi prenderle?”

Syn schiocca le dita nuovamente, la corda cala rapida oltre il parapetto, Strale sparisce in acqua.

“Tiralo su.”

La corda si tende ancora una volta, Strale ha le guance piene, sputa l’acqua addosso alla sorella.

Syn si volta verso di me, stringe il pugno e lo tira indietro, la corda lo scaglia sul ponte. “Gestiscilo tu, è il tuo lavoro.” La calcamaree gira i tacchi e si dirige verso l’albero.

Mi avvicino a Strale intento a scrollarsi l’acqua di dosso.

Forse prenderlo con le buone non è la maniera in cui capirò cos’ha, specie dopo aver visto l’interazione che ha con sua sorella. Incrocio le braccia. “Sei grandicello per fare i capricci.”

Si toglie uno stivale, lo rovescia e lascia scendere l’acqua rimasta dentro. “Sei grandicella per giocare con le persone come bambole.”

Sbatto le palpebre. “Scusa?!”

Strale sbatte lo stivale un paio di volte per terra prima di rinfilarselo. “Perché sai, tutta questa storia sembra diventata un pretesto per recuperare le darkrariane. Che per carità, mi sta bene, voglio combattere contro una di loro.” Si toglie l’altro stivale e ripete la stessa azione fatta con l’altro. “Ma fingere che tu stia facendo tutto questo anche per me mi suona infido.”

“…Scusa?!”

Strale infila l’altro stivale e si mette in piedi. “Ehi è a me che è finita l’acqua nel cervello, perché sei tu a bloccarti?”

Stringo i pugni. “Strale. Sto cercando di insegnarti a non pensare solo a te stesso.”

“Io ti ho salvato la vita. Non mi serve che mi insegni a fare la cosa giusta. Però non m’interessa essere incastrato a fare la vita che vuoi tu.”

“Serve che tu faccia questa vita per un po’ così che gli altri si fidino di te. Hai visto come reagisce Vaxt quando ti vede? Tutte quelle lettere? Non ci hai pensato nemmeno un secondo al fatto che quando Fion ti ha lanciato nella carrozza, nessuno abbia fatto nulla per opporsi a quel sopruso?”

“Non mi interessa se nessuno si è opposto. Quel tizio ha piantato lo stivale nella schiena di una ragazza che non si stava difendendo.”

“Si chiama Akuro.”

“Chissenefrega per ora! Mi sembra che a parte te io sia stato l’unico a fare attivamente qualcosa! Solo che io sono stato sbattuto in cella.”

“Perché non hai la fiducia della gente-”

“Non m’interessa la fiducia di gente così! Che si fa ingannare da un nome o da un bell’aspetto!”

“E di tuo padre non ti interessa?”

Strale esita. “Lui capirebbe perché sa come sono fatto, non perché sono un lavoro da portare a termine. Lavoro che nemmeno ti interessa particolarmente.”

“Credo che tu non abbia capito le mie intenzioni. In questo caso, lasciami esprimerle in maniera che tu possa comprendermi.” Lui alza un sopracciglio. Ha capito le mie intenzioni. Gli lancio un sorriso di sfida. “Uno contro uno, se vinco ti unisci alla gilda, e sono sicura che capirai le mie motivazioni per farti prendere parte a questa cos-”

“Non m’interessa combattere contro di te, mi rifiuto.” Strale si dirige verso la cabina, si chiude la porta alle spalle.

Cosa?

[Karin Alden]

Myra tiene le mani sulle mie spalle, mi spinge dolcemente verso la stanza dello staff. So dove si trova, che cazzo spinge?

“Se i miei calcoli sono esatti, nel tragitto in macchina hai letto il tredicesimo capitolo. È un capitolo da cui dovresti prendere insegnamento.”

Tu dovresti prenderti un camion in faccia, magari torni a Shinka.

“Sono ancora al dodici.”

“Oh.”

“Che insegnamento devo avere, che ancora non capisco cosa sto cercando?”

Mi stacca le mani di dosso, fa un passo indietro. “…Torno dalle allieve. Tu… Tu leggilo.”

La acchiappo per la coda di capelli. Stavolta non mi scappi. “Sputa il rospo, elfa.”

Myra agita le dita frenetica. Deglutisce rumorosamente. “E-ecco… leggi il capitolo.”

Perdo la presa sui suoi capelli. La bastarda sparisce scoppiando in una miriade di scintille luminose. Questo non sapeva farlo prima!

Abbasso lo sguardo sul libro. Cosa c’è di così importante nel capitolo tredici? Sono irritata, qui sembra che tutti vogliano nascondermi qualcosa. Beh. Non è che abbia altra scelta, se il capo ha bisogno di me mi farà chiamare come sempre.

Abbasso la maniglia della stanza per lo staff, nessuno in vista. Leggiamo ‘sto dannato capitolo tredici.

  
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