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Autore: Shinalia    20/09/2009    15 recensioni
Nessun vampiro, solo umani alle prese con uno strambo matrimonio!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Salveeee sto saltellando di gioia per tutti i vostri bellissimi commenti! wow sono contentissimaaaaaaaaa  ... mi state facendo super felice! é gratificante vedere che la storia viene apprezzata

e proprio per ringraziarvi eccovi il nuovo capitolo ...

sto seguendo tempi di inserimento dei capitoli : record XD. Praticamente uno al giorno!! 

Mi dispiace non poter risp ad uno ad uno, ma è tardi e stavo scrivendo il capitolo 6 di questa storia (se voglio continuare con questi ritmi devo anche trovare il tempo di scrivere XD ...ardua impresa!!!)

Cmq dedico questo capitolo a JustCrazy ahahahahahha ( sei <_genio_> del forum Twilight lovers???) 

Betato by Ronnie8437

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I miei piani andarono a farsi benedire molto presto, quando mi resi conto che le mie supposizioni non potessero essere così distanti dalla realtà dei fatti.

Quel giorno scoprii in Bella molto di più di quello che avrei mai immaginato, ma soprattutto desiderato. Il suo carattere timido e riservato celava una personalità brillante ed interessante.

Davanti a me avevo la donna perfetta, quella che avevo cercato per anni senza incontrarla. Quella con cui avrei desiderato intraprendere una relazione … quella che stava per sposare mio fratello.

Se questa non è sfiga!?

“Quindi ti interessa la letteratura classica?” domandai, notando il libro che stringeva tra le mani. “Emma” di Jane Austen.

Lei annuì ed i suoi occhi furono attraversati da una strana luce. “Si, adoro i romanzi della Auten … trovo che i classici rispecchino un mondo che, benché possa apparire tanto distinto dal nostro, a causa delle convenzioni sociali che lo muovevano, si prospetta invece più simile di quello che crediamo. I suoi personaggi sono così veri, con i loro vizi e le loro virtù. Peccano talvolta di ignoranza e superbia, ma nonostante ciò, alla fine si abbandonano ai sentimenti. Tutto cade davanti all’amore, che siano le differenze di ceto o i pregiudizi, oppure quelle convinzioni e quelle certezze a cui si erano attaccati con tanto ardore. – prese fiato. – la galanteria dei gesti, quell’accuratezza di linguaggio. Per non parlare della capacità della Austen di proiettarti nella sua epoca. Tutto è descritto in modo tanto vivido da trasmetterti ad ogni parola le emozioni dei suoi personaggi, le loro paure e le loro gioie diventano le tue ….”

La passione di cui quelle parole erano intrise mentre si abbandonava alla sua esposizione mi incantarono. Mi trovai a pendere completamente dalle sue labbra. La veemenza con cui si soffermò successivamente sul rapporto di Elisabeth e Darcy, sull’incontrollabilità di ciò che l’amore impone.

Rimasi immobile ed incantato ad ascoltarla, sino a quando il suo viso non assunse particolari colorazioni purpuree e balbettò qualche scusa sconnessa riguardo il suo sproloquio.

La rincuorai, ammettendo di aver gradito non poco il suo pensiero, non troppo dissimile dal mio. Come lei, ero un estimatore delle opere classiche.

“Sono incorreggibile, quando qualcosa mi appassiona non sono in grado di frenare il mio entusiasmo” ammise per l’ennesima volta, rigirandosi il libro tra le mani, ostentando un’espressione imbronciata estremamente deliziosa.

Sorrisi incoraggiante. “Credo sia normale. Se così non fosse, non sarebbe realmente una passione.”

Annuì vistosamente“Già. Tu però eri venuto qui per rilassarti, ed invece hai subito i miei vaneggiamenti!” asserì increspando le labbra.

Scossi il capo divertito. “In realtà ero venuto qui per distrarmi e cercare di riacquistare un minimo di ispirazione” ammisi in tono contrito.

Arcuò le sue sopracciglia perfette. “Ispirazione? – domandò curiosa. – credo di non averti chiesto quale sia il tuo lavoro!”

“Sono un pianista!”

Lei sgranò gli occhi sorpresa. “Davvero?-  domandò entusiasta. – cosa suoni di preciso?”

“Mie composizioni, sul genere classico. Se vuoi posso procurarti un biglietto per il prossimo concerto, che si terrà tra pochi giorni!” proposi nervosamente.

Contrariamente ai miei propositi, mi sentii veramente ansioso di udire la sua risposta. Desideravo farle ascoltare la mia musica, sperando che l’apprezzasse.

Le sue labbra si stesero in un sorriso elettrizzato che contagiò inevitabilmente anche il sottoscritto.

“Mi piacerebbe tantissimo! - esclamò – ti ringrazio!”

Stavo per risponderle quando la suoneria del suo cellulare riempì il silenzio.

“Claire de Lune”

Oh mio dio … ama anche la musica classica?

Destino infausto, perché mi stai punendo? Cosa ho fatto di così terribile ed atroce per meritare un simile trattamento?

Tentai di celare il mio sbigottimento ed il moto di delusione che ne conseguii quando intuii chi fosse il suo interlocutore. Il tono di voce che utilizzava con Emmett era inconfondibile. Tanto simile a quello di una mamma con il proprio bambino, intriso di dolcezza e tenerezza.

Devono amarsi molto …

Mi accasciai malamente sul prato, chiudendo gli occhi e godendomi i caldi raggi solari che inondavano il parchetto. Udii un sospiro sommesso di Bella, ma non proferii parola cercando di distogliere la mia attenzione dalla conversazione che stava avvenendo tra loro. A quanto pareva, Emmett si era preoccupato non trovandola a casa.

Mi sorprendeva poter ammirare tali premure da parte di mio fratello. Ero sempre stato contrario alle sue precedenti relazioni, conscio di quanto quelle ragazze non fossero al suo livello. Ed ora che aveva incontrato una donna meravigliosa non riuscivo a gioire per lui.

In quegli istanti mi sentii un mostro.

Maledizione Edward, cosa cercavi di fare? È la fidanzata di tuo fratello …

Eppure sono così diversi?

Ciò non toglie che non siano innamorati. Anche Alice e Jasper non hanno granché in comune, eppure la loro è una relazione più che felice, che si protrae da anni!

Sbuffai esasperato dai miei stessi pensieri. 

“Edward, tutto bene?” la sentii mormorare. Istintivamente aprii gli occhi, trovando il suo viso più vicino del previsto.

Il mio cuore perse un battito e rimasi incantato a fissare due enormi occhi color cioccolato.

Deglutii a fatica, riuscendo a biascicare un flebile “si”, prima di scattare in piedi allontanandomi da lei. Quella vicinanza non era affatto salutare per il mio stato mentale. L’odore di fresie che mi avvolse mi fece inevitabilmente fremere.

“Credo sia il caso di andare, non credo sia opportuno far preoccupare lo sposino!” affermai ironico, passandomi stancamente le mani sul volto.

Lei asserì con il capo ed insieme ci dirigemmo verso casa, mentre la mia mente veniva invasa dall’inquietudine per quella situazione a cui non trovavo alcuna soluzione. Non potevo che sperare che la loro permanenza fosse la più breve possibile, e che tornassero a New York una volta celebrate le nozze.

Solo la lontananza mi avrebbe permesso di reprimere quelle sensazioni e quei sentimenti che ormai stavano scuotendo il mio animo dal primo istante in cui i miei occhi si erano posati su di lei.

___________________

Giungemmo a casa in pochi minuti, mantenendo un reverenziale silenzio, ognuno assorbito dai propri pensieri. Sebbene il desiderio di poter comprendere cosa le provocasse quell’espressione imbronciata mi tormentò non poco.

Temevo avesse compreso il mio interessamento nei suoi confronti, e non potevo negare di essere tremendamente a disagio presupponendo ciò.

Mio fratello ci accolse sulla porta con un sorriso gaio stampato in volto. Avrebbe potuto illuminare l’intera cittadina di Forks. Trasudava gioia da ogni poro!

Beh, con una ragazza come lei non potrebbe essere altrimenti!

Bella si congedò poco dopo, esternando il suo desiderio di concedersi una doccia rilassante. Io ed Emmett restammo in cucina a chiacchierare, come ai bei vecchi tempi.

Quando gli fu offerto quel lavoro a New York, non ero stato affatto entusiasta. Benché fosse per lui una grande opportunità, il pensiero di separarmi dal mio fratellone mi aveva non poco afflitto. La nostra era sempre stata una famiglia molto unita ed affiatata.

“Ehi Ed, che ne pensi della mia futura mogliettina?” domandò Emmett euforico, distogliendomi dai miei pensieri.

Deglutii rumorosamente, ancora imbarazzato per quello che era accaduto durante quei giorni, per non parlare dei miei sproloqui mentali al parco. L’espressione di Emmett mi permise di intuire che non si era accorto delle mie esitazioni, e ciò in parte mi rincuorò.

“Carina!” mormorai con fare indifferente, scrollando appena le spalle.

Recuperai distrattamente il telecomando, iniziando a fare zapping tra i canali sperando di trovare qualcosa che attirasse la sua attenzione, distogliendolo da quella conversazione tutt’altro che piacevole.

Un incontro di wrestling, donne che lottano nel fango … qualsiasi cosa potesse essere funzionale al mio scopo.

Lo vidi arcuare un sopracciglio in una posa alquanto scettica. “Carina? – mormorò perplesso. – ma l’hai vista?”

Cazzo, si che l’ho vista. Ed è proprio questo il problema.

Ostentai una tranquillità non mia, fingendo totale disinteresse per quella meravigliosa creatura che, in quel momento, si godeva una bella doccia.

Dovetti fare forza su me stesso per non immaginarla.

Oh mio Dio …

Edward per carità, no! Pensa ad altro … pensa alla dentiera di zia Margaret, oppure alle verruche di nonna Peg!

“Dove vi siete conosciuti?” domandai nel vano tentativo di sviare il discorso su qualcosa di meno pericoloso. Oltretutto, ero sinceramente curioso di comprendere come due persone tanto diverse avessero istaurato un rapporto d’amore tanto solido da aver spinto mio fratello ad aspirare al matrimonio.

Lui, il libertino per eccellenza.

“Al campo di basket per l’intervista … ma lì non accadde nulla! C’era troppa gente – spiegò rigirandosi una penna tra le mani. – fortunatamente ho avuto modo di incontrarla nuovamente”

“Dove?” Bella non mi pareva essere tipo da discoteca. Troppo timida ed impacciata per scatenarsi in un simile ambiente.

“In biblioteca!” rispose mesto, sorridendo sardonico.

Corrugai la fronte in un’eloquente espressione dubbiosa. “Tu, in biblioteca?” chiesi ironico.

Emmett considerava i libri come una semplice appendice dell’arredamento. Qualcosa da osservare a distanza. Ero certo che le sue letture fossero tendenzialmente limitate ai giornaletti “hot” che da adolescente nascondeva nell’armadio, almeno sino a quando Alice non li scovò. All’epoca, io e la piccola peste avevamo appena nove anni. Ricordo ancora lo sbigottimento e l’imbarazzo dei miei genitori e di mio fratello che tentavano di sviare – con scarso successo – le nostre pressanti curiosità.

Una scena esilarante, almeno per me!

“Cosa ci trovi di strano?” domandò rivolgendomi uno sguardo torvo ed imbronciato.

Alzai le mani ghignando. “Nulla … figurati” biascicai tentando invano di reprimere le risa incontrollate.

Ridemmo insieme, rammentando la nostra infanzia e scherzando come allora. In quel momento compresi ciò che avrei dovuto fare. Non avrei mai arrecato alcun dispiacere a mio fratello, non gli avrei permesso di notare la mia infatuazione per la sua ragazza … sarei stato lontano da lei, da loro.

Nessuna alternativa …

   
 
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