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Autore: Placebogirl_Black Stones    10/07/2024    0 recensioni
Prima di entrare in scena per l'ultimo atto, sentì il bisogno di rivedere ancora una volta il viso di quel ragazzo a cui più di tutti odiava dover voltare le spalle. Lui l'aveva capita, l'aveva ascoltata e ora lei gli avrebbe fatto, in silenzio e senza lame, ciò che gli aveva fatto Mihawk.
Entrò nella stanza dove lo spadaccino dai capelli verdi riposava immobile sul letto sospeso e gli disse addio.
- Al Baratie ho detto che io non avevo amici, ma...la verità è che non mi è permesso averne...perché ferisco sempre le persone vicine a me-
*Ispirata al Live Action di Netflix*
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Usop | Coppie: Nami/Zoro
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMER
 
In questo primo capitolo ci sono delle scene somiglianti alla FF “In Catene” di Onda nel silenzio: tali somiglianze sono puramente involontarie (non avevo letto la sua storia quando ho scritto questa) e la questione è già stata chiarita con l’autrice.
Buona lettura!


 
LA RAGAZZA CHE NON AVEVA AMICI

 
Camminava lungo il molo ventidue stringendo saldamente fra le mani la sua borsa ormai logora, compagna di avventure e disavventure, dentro la quale aveva i seimila Berry che le sarebbero serviti per pagare l'uomo che la sera prima si era offerto di darle un passaggio fino all'arcipelago Konomi. Gli aveva chiesto se sull'imbarcazione sarebbe salita solo lei o anche i suoi amici, ma lei aveva precisato che il suo sarebbe stato un viaggio solitario. Così lo aveva iniziato e così lo doveva terminare. Eppure, si sentiva come se si stesse lasciando alle spalle qualcosa a cui non avrebbe voluto rinunciare, qualcosa che sapeva di felicità.
Per anni aveva desiderato una vita normale, la libertà di poter scegliere cosa fare della sua vita, degli amici su cui contare. Adesso aveva finalmente l'occasione di avere tutte queste cose, ma il prezzo da pagare era rinunciare a salvare il suo villaggio dalla prigionia di Arlong.
Ogni due passi la sua testa si voltava indietro in direzione della barca sulla quale aveva lasciato quei tre sgangherati con cui aveva trascorso le sue ultime giornate, nella speranza di non essere scoperta ma anche di poterli vedere un'ultima volta. E infine c'era lui, quello che la stava facendo maggiormente preoccupare. Quello spadaccino dagli insoliti capelli verdi e dall'atteggiamento burbero, che in qualche modo era riuscito a scavare dentro di lei e a comprendere che si nascondeva dietro una maschera. Sapeva che di lì a poco avrebbe dovuto sfidare l'uomo dagli occhi di falco, Dracule Mihawk, conosciuto anche come lo spadaccino più forte del mondo. Non aveva alcuna possibilità di farcela, eppure non era riuscita a persuaderlo dal rinunciare a quel duello perso in partenza. "È il suo sogno, Nami" le aveva risposto Luffy quando gli aveva chiesto di convincere il suo primo ufficiale a non fare una pazzia che gli sarebbe costata la vita. Stupido ragazzino di gomma...i sogni erano per chi poteva permetterseli, non per quelli come loro. Anche lei aveva un sogno, ma lo aveva seppellito insieme a sua madre molti anni prima.
Giunta all'imbarcazione che l'avrebbe portata lontano da lì, l'uomo del bar le chiese se volesse salire ma lei non rispose: si girò indietro ancora una volta con gli occhi lucidi, sull'orlo del pianto. Non voleva andarsene, non voleva lasciarli. Non voleva lasciare lui.
 
"Cosa vuoi che faccia, eh?! Vuoi che ti dica che sei il migliore? Sei il migliore, va bene? Se il migliore che io abbia mai incontrato ma non sei migliore di lui! E se combatti contro di lui domani morirai!"
"E a te perché interessa?"
"Perché sei mio amico, idiota!"
"L'hai detto tu stessa, non hai amici."
 
Le tornò in mente quella brusca conversazione che avevano avuto, alla quale era seguito solo un lungo silenzio e poi la sua fuga. Zoro aveva usato la sua confessione di poco prima come arma contro di lei e questo le aveva fatto terribilmente male. La freddezza con cui aveva pronunciato quelle parole era stata disarmante. Avevano iniziato quella conversazione come un gioco travestito da scusa per bere, ma alla fine non era altro che un modo per conoscersi meglio. Lui era sospettoso di lei, doveva aver intuito che stesse nascondendo qualcosa; lei dal canto suo era incuriosita e in qualche modo affascinata da lui, così diverso da tutti quelli che aveva incontrato fino a quel momento. La chimica fra loro si era fatta sentire forte e chiara. Chissà, forse in un'altra vita avrebbero persino potuto frequentarsi e avere una relazione, per quanto assurda sembrasse l'idea.
 
- Allora, sali o no?- le chiese nuovamente l'uomo, impaziente di partire.
- Ho cambiato idea. Mi dispiace- rispose.
 
Aveva appena rinunciato a mettersi al sicuro per restare al fianco di tre pazzi che aveva appena conosciuto. Tre pazzi che si erano guadagnati un posto speciale nel suo cuore.
Mentre una lacrima le scivolava lungo la guancia, prese i suoi bagagli e ritornò indietro per assistere a quel duello che avrebbe preferito non vedere.
La sfortuna volle che arrivasse proprio nell'esatto secondo in cui Mihawk piantò la lama del coltellino a forma di croce che portava al collo nella carne del petto di Zoro. Deglutì a fatica, mentre il sangue le si gelava nelle vene. Sapeva bene che l'uomo dagli occhi di falco non si sarebbe limitato a quello, che non avrebbe risparmiato la vita di un giovane ragazzo che aveva osato, in modo incosciente e folle, sfidarlo. Entrambi erano guerrieri ed entrambi conoscevano solo un modo di finire un duello: uno in piedi e l'altro a terra incapace di rialzarsi. Le sarebbe andata bene anche così, purchè avesse avuto la certezza che Zoro respirasse ancora, anche da sconfitto.
Lo spadaccino dai capelli verdi era visibilmente stremato e ormai consapevole dell'errore commesso, al punto tale da consegnarsi al suo avversario. Si piazzò davanti a Mihawk e gli fece capire che avrebbe atteso di ricevere il colpo di grazia. Si maledisse per non aver insistito abbastanza nel farlo desistere, ma in cuor suo sapeva che non ci sarebbe mai riuscita. Il suo sogno era più grande di qualsiasi altra cosa.
Insieme ad Usopp e Luffy, osservò terrorizzata Mihawk estrarre la sua famigerata lama nera, quella spada così grande e pesante che avrebbe potuto tagliare a metà anche il mondo. Era arrivato il momento, presto sarebbe tutto finito.
Istintivamente, strinse forte la mano di Usopp in cerca di conforto. La trovò fredda e sudaticcia per la tensione. Nella sua testa immaginò per un attimo che quella mano salda nella sua fosse quella di Zoro, calda e resa ruvida dai calli provocati dalle spade. Non aveva avuto occasione di avere nessun contatto fisico con lui e ora rimpiangeva di non averlo fatto. Aveva come l'impressione che l'energia che emanavano quando erano insieme fosse così forte che, se si fossero toccati, avrebbero generato scintille. Non era pronta a perderlo, non poteva perdere quell'uomo che aveva saputo capirla come nessuno mai aveva fatto in diciotto anni. Voleva dirgli ancora una volta che lo considerava un amico e voleva che lui le dicesse che la considerava allo stesso modo. Era disposta a perdonargli anche quell'uscita infelice che aveva fatto la sera prima pur di non vederlo morire.
Con un solo, veloce fendente, la lama nera si abbatté su Zoro e squarciò a metà il suo petto.
E in quel momento il suo cuore fece lo stesso.
 
 

ANGOLO DELL'AUTORE
In questo primo capitolo ho voluto dare voce a quelli che penso possano essere stati i pensieri di Nami in quella scena del live action. Nei prossimi due capitoli aggiungerò parti inventate non presenti nel live action.
I dialoghi di questo capitolo sono presi dal live action.
Il tutto condito con un po' di Zonami.
Spero vi possa piacere!
   
 
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