Igor osservò attentamente il limite della foresta chiedendosi come mai i suoi genitori erano terrorizzata da essa e come loro il resto degli abitanti di quel piccolo villaggio nascosto tra i monti. A lui invece quella foresta attirava eccome e aveva una voglia matta di sorpassare la barriera naturare degli alberi per addentrarsi al suo interno e perché anche perdercisi al suo interno: era certo ci fosse qualcosa di buono li dentro anche se non sapeva minimamente cosa.
-Igor vieni subito dentro!- sentì urlare e il bambino si voltò verso quella che era sua madre e dopo aver dato una veloce occhiata al limite del villaggio decise di seguire le parole della madre e quindi rientrare in casa, avrebbe attraversato quella foresta in un altro momento nei giorni a seguire.
E fu proprio cinque giorni dopo che il bambino, lontano dallo sguardo dei suoi genitori, entrò nella foresta incurante che fosse anche sera tardi e che quindi la stessa sarebbe stata ancora più pericolosa che di giorno. Camminò tranquillo per i primi minuti ma poi iniziò a preoccuparsi quando sentì i primi ringhi e ululati accorgendosi anche che aveva letteralmente perso la via di casa: e ora come tornava al suo villaggio? Igor cercò di farsi forza e provare a fare la strada al ritroso finendo però sempre di più per sentire ringhi e anche per perdersi nel fitto della foresta. Maledisse, Igor, quella malsana idea di entrare nella foresta e soprattutto per averlo fatto di notte fonda: sarebbe mai tornato a casa?
Dopo qualche minuto iniziò a non sentire più i ringhi e si rassicurò credendo di essersi avvicinato al villaggio solo che non era quello il caso: i ringhi erano cessati perché il bambino era finito letteralmente nella trappola di quegli animali. Poco alla volta infatti quegli animali mostruosi uscirono dall’oscurità della foresta per palesarsi agli occhi di Igor che iniziò ad urlare completamente spaventato. Quelli che aveva difronte non erano dei semplici lupi, sembravano molto ma molto più spaventosi e con solo la luce lunare ad illuminarli erano ancora più mostruosi.
Una di quelle belve mostrò i denti affilati e un po’ di bava cadde dalla sua bocca prima che la stessa cercasse di assaltarlo. Ma quel morso non arrivò mai visto che Igor sentì delle braccia afferrarlo e subito dopo si trovò con occhi sgranati ad osservare il bosco che scorreva sotto di se: stava volando. Alzò lo sguardo per osservare chi lo avesse portato via e riuscì a intravedere il volto di un ragazzo dai tratti affilati e occhi chiarissimi che sembravano riflettere la luce della luna. Igor rimase immobile ed in silenzio fino a quando quel ragazzo non lo lasciò al centro della piazza del suo villaggio con molta calma e il bambino poté notare anche le ali da pipistrello che erano quelle che lo avevano fatto volare poco prima e quella che sembrava essere una lunghissima coda.
-grazie- sussurrò Igor e vide l’altro che stava per rispondergli ma un forcone passò a pochi millimetri dal suo volto e la creatura si voltò con occhi sgranati.
-stai lontano da quel bambino creatura- urlò quello che era il capo villaggio che li avevano circondati con tutto il resto degli uomini armati di forconi e pale. Il ragazzo non disse niente e spiccò il volo lasciando Igor ad osservarlo preoccupato: gli aveva salvato la vita ma gli altri del villaggio non sembravano volerlo ringraziare.
-Igor vieni subito dentro!- sentì urlare e il bambino si voltò verso quella che era sua madre e dopo aver dato una veloce occhiata al limite del villaggio decise di seguire le parole della madre e quindi rientrare in casa, avrebbe attraversato quella foresta in un altro momento nei giorni a seguire.
E fu proprio cinque giorni dopo che il bambino, lontano dallo sguardo dei suoi genitori, entrò nella foresta incurante che fosse anche sera tardi e che quindi la stessa sarebbe stata ancora più pericolosa che di giorno. Camminò tranquillo per i primi minuti ma poi iniziò a preoccuparsi quando sentì i primi ringhi e ululati accorgendosi anche che aveva letteralmente perso la via di casa: e ora come tornava al suo villaggio? Igor cercò di farsi forza e provare a fare la strada al ritroso finendo però sempre di più per sentire ringhi e anche per perdersi nel fitto della foresta. Maledisse, Igor, quella malsana idea di entrare nella foresta e soprattutto per averlo fatto di notte fonda: sarebbe mai tornato a casa?
Dopo qualche minuto iniziò a non sentire più i ringhi e si rassicurò credendo di essersi avvicinato al villaggio solo che non era quello il caso: i ringhi erano cessati perché il bambino era finito letteralmente nella trappola di quegli animali. Poco alla volta infatti quegli animali mostruosi uscirono dall’oscurità della foresta per palesarsi agli occhi di Igor che iniziò ad urlare completamente spaventato. Quelli che aveva difronte non erano dei semplici lupi, sembravano molto ma molto più spaventosi e con solo la luce lunare ad illuminarli erano ancora più mostruosi.
Una di quelle belve mostrò i denti affilati e un po’ di bava cadde dalla sua bocca prima che la stessa cercasse di assaltarlo. Ma quel morso non arrivò mai visto che Igor sentì delle braccia afferrarlo e subito dopo si trovò con occhi sgranati ad osservare il bosco che scorreva sotto di se: stava volando. Alzò lo sguardo per osservare chi lo avesse portato via e riuscì a intravedere il volto di un ragazzo dai tratti affilati e occhi chiarissimi che sembravano riflettere la luce della luna. Igor rimase immobile ed in silenzio fino a quando quel ragazzo non lo lasciò al centro della piazza del suo villaggio con molta calma e il bambino poté notare anche le ali da pipistrello che erano quelle che lo avevano fatto volare poco prima e quella che sembrava essere una lunghissima coda.
-grazie- sussurrò Igor e vide l’altro che stava per rispondergli ma un forcone passò a pochi millimetri dal suo volto e la creatura si voltò con occhi sgranati.
-stai lontano da quel bambino creatura- urlò quello che era il capo villaggio che li avevano circondati con tutto il resto degli uomini armati di forconi e pale. Il ragazzo non disse niente e spiccò il volo lasciando Igor ad osservarlo preoccupato: gli aveva salvato la vita ma gli altri del villaggio non sembravano volerlo ringraziare.