Capitolo 19-16: Nessun perdono
Quando sua figlia tornò nella capitale, Xernes non riuscì a credere ai suoi occhi.
Dalla carrozza da cui scese sua figlia, uscì una figura che mai si aspettò di vedere, non in quella situazione, per lo meno.
Belzebub mise ancora una volta piede nella capitale, e non riuscì a fare a meno di guardarsi intorno, specialmente quando un grosso numero di soldati puntarono le loro armi su di lui.
Il demone, però, incatenato non sembrò dar loro molto peso.
Seguì le direttive di Sarah Ravier, entrando all'interno dell'ospedale che venne trasformato in una base operativa dall'esercito di Camelot e sparendo dalla vista del Gran Generale.
Incuriosito e sorpreso dalla situazione, Xernes chiese ad Ark Weiss e il Dottor Lingard di attendere il suo ritorno nel suo ufficio.
Dopo aver raggiunto la sua cella, Sarah Ravier lo chiuse al suo interno, sedendosi poi davanti alle sbarre metalliche e restando immobile a fissare il demone che si osservò intorno.
Il silenzio rotto solamente da alcune gocce d'acqua che cadevano dal soffitto; la cella in cui si trovava era desolatamente vuota: l'aria era secca e all'interno della stanza vi era solamente una lampada a olio, spenta, un lavandino arrugginito e un letto di metallo con un materasso sottile e sporco, esattamente come le pareti in pietra.
<< Che bella stanza a cinque stelle. >>
Ridacchiò il demone, con tono sprezzante e infastidito.
Quindi si sedette sul letto, i suoi gomiti appoggiati alle ginocchia e le mani intrecciate sotto il suo mento, mentre cominciò finalmente a ricambiare lo sguardo freddo e sospetto di Sarah.
Improvvisamente a rompere quel silenzio furono dei passi inizialmente sconosciuti.
Belzebub si domandò chi fosse, ma ben presto i loro odori gli furono familiari.
Un ghigno divertito si fece quindi largo nel suo volto.
Anche Xernes Ravier, accompagnato da Ehra e Andromeda lo raggiunsero.
Con uno sguardo sardonico, il demone posò gli occhi sui suoi visitatori.
<< Fortunello me, l'intera famiglia è venuta a farmi visita. >>
Ridacchiò con voce carica di sarcasmo e un pizzico di fastidio.
<< Se volete uccidermi, smettetela con queste stupidaggini e passate direttamente al sodo. >>
Aggiunse, rompendo la facciata e parlando gli umani con un tono sprezzante e superiore.
Xernes incrociò le braccia davanti al petto, fissando il demone all'interno della cella con occhi incuriositi ma, allo stesso tempo sospetti.
Dopotutto sapeva che quel demone non fosse esattamente "docile". C'era qualcosa di strano, considerando che si fosse fatto catturare in quel modo.
<< E' passato un bel po' di tempo dal nostro ultimo incontro, Belzebub. >>
Disse l'uomo, rompendo il ghiaccio.
Il demone cominciò a ridere, ma non di gioia o divertimento.
<< Oh? Ti aspettavi un regalino? Ah, mi dispiace, ho dimenticato i soldi a casa, sarà per un'altra volta! >>
Gli disse, con tono sprezzante e infastidito.
Ehra, sentendo la sola voce del demone, a malapena riuscì a contenere la sua rabbia.
Strinse con forza i pugni e digrignò i denti, mentre Sarah la osservò con uno sguardo preoccupato.
<< Sembrerebbe che abbia perso i suoi poteri, padre. >>
Disse Sarah, subito dopo, con tono secco.
<< Tsk! >>
Esclamò il demone, con disprezzo.
<< Non parlare di qualcosa che non conosci, umana! Non ho "perso" i miei poteri. >>
Le disse.
<< Per quale motivo non ti sei difeso dai miei attacchi, allora? >>
Domandò la donna, quindi, sollevando un sopracciglio, curiosità mista a sospetto.
<< Sei rimasto piuttosto docile anche durante il viaggio di ritorno, che è davvero insolito per uno come te. Non riesco a pensare a nessun'altra possibilità. >>
Non appena Sarah pronunciò quelle parole, una espressione furiosa si materializzò improvvisamente nel volto del demone.
I suoi occhi erano carichi di frustrazione.
<< Cosa diavolo pensate di sapere di me, umani? >>
Le domandò.
<< Ammazzatemi e basta. Non sprechiamo altro tempo in questi stupidi e inutili discorsi. >>
Aggiunse dopo qualche istante di silenzio, evitando gli sguardi dei suoi interlocutori.
Il Gran Generale fece un cenno alla figlia, che rapidamente gli cedette il posto.
L'uomo afferrò la sedia, avvicinandosi alla cella del demone e sedendosi a pochi centimetri dalle sbarre metalliche che li dividevano, attirando su di se lo sguardo infastidito e confuso dell'incarcerato.
<< Credimi: se non le avessi chiesto di trattenersi, Ehra lo avrebbe già fatto. >>
Gli rivelò, scuotendo il capo.
Il demone posò finalmente il suo sguardo sull'unica persona, all'interno di quel gruppo, che non osservò neanche una volta.
Non appena incrociò gli occhi furiosi di Ehra, Belzebub impallidì di colpo: la furia incontrollata che vide nel suo sguardo, gli fece sudare freddo.
La tensione era palpabile.
Ciononostante, Xernes aveva piani diversi.
<< E' la prima volta che abbiamo la possibilità di parlare faccia a faccia senza il rischio che uno scontro possa scoppiare da un momento all'altro. >>
Gli disse con un tono calmo e autoritario.
<< Nonostante tutto, preferirei se potessimo risolvere le nostre divergenze in maniera pacifica, senza dover ricorrere alla violenza. >>
Continuò, ma le sue parole non convinsero il suo interlocutore.
Con disprezzo, il demone scosse quindi il capo.
<< Non abbiamo nulla di cui discutere. >>
Disse.
Xernes rimase in silenzio ad ascoltare le parole del demone, esaminandole con attenzione.
<< Voi odiate me, e io odio voi. >>
Continuò, la sua voce carica di veleno.
<< Ho ucciso quell'uomo: per quale motivo vorreste discutere con me? >>
Non appena disse quelle parole, un verso furioso ma spezzato dal dolore uscì dalle labbra di Ehra.
Con un rapido gesto Xernes la bloccò prima che potesse fare qualsiasi cosa.
Sospirando e trattenendo il dolore, la donna evitò lo sguardo dei suoi compagni e diede loro le spalle.
<< Per quale motivo ti sei lasciato catturare, allora? >>
Gli domandò il Gran Generale, con calma imperturbabile.
<< Se sei così sicuro che quello fosse il nostro intento, per quale motivo sei qui? >>
Belzebub esplose in una grassa risata amara.
<< Non pensare neanche per un istante che io l'abbia fatto di mia volontà, umano. >>
Gli disse, la sua voce sprezzante e furiosa.
<< Se sono qui, è semplicemente perché ho momentaneamente esaurito le mie forze e non posso contrastarvi. Tutto qui. >>
Gli rivelò, finalmente.
Quindi si alzò dal letto, allargando le braccia verso l'esterno, con un atteggiamento di sfida.
<< Sono letteralmente alla vostra mercé. Non è questo che piace a voi umani, eh? Un bersaglio facile da colpire? >>
Domandò quindi all'uomo davanti a se.
In silenzio, Xernes continuò ad ascoltare e fissare il demone.
<< Vi detesto con tutto me stesso. Non esiste un singolo umano di cui io possa o voglia fidarmi: siete tutti... Uguali. >>
Il disprezzo nei suoi occhi era evidente.
Ciononostante, "disprezzo" non fu l'unica cosa che Xernes riuscì a notare, in mezzo a quelle sue parole.
Inferocito dal tono e le parole del demone che uccise Arthur, Andromeda afferrò con forza l'elsa della sua spada; quindi chiese permesso a Xernes di andare all'attacco.
L'uomo, però, non glielo permise.
Con un singolo gesto fece capire al soldato di abbassare la sua arma: Andrew obbedì, anche se con riluttanza.
<< Sai, Belzebub, possiedo un'abilità unica che mi permette di vedere le bugie. >>
Rivelò l'uomo, fissando intensamente la figura davanti a se.
<< Attualmente, l'unica cosa che riesco a domandarmi è... Per quale motivo stai mentendo? >>
Non appena Xernes gli fece quella domanda, Belzebub si bloccò.
I suoi occhi spalancati rimasero fissi sull'umano dietro le sbarre.
<< Non penso tu abbia alcun interesse a convincerci. Quindi... A chi stai mentendo, esattamente? >>
Gli domandò, quindi, il Gran Generale, sporgendosi leggermente in avanti e fissandolo con una espressione indagatrice.
<< Stai mentendo, per caso, a te stesso? >>
Lentamente Belzebub abbassò le braccia.
L'espressione sprezzante e carica di odio che mostrò agli umani davanti a se scomparve in un istante dal suo volto.
Cominciò quindi a prendere dei profondi respiri, accompagnati dal movimento lento del suo petto che si abbassava e sollevava.
Non disse nulla.
<< Ti penti, per caso, di aver ucciso Arthur? >>
Xernes incalzò, la sua voce tagliente come una lama.
Lo sguardo di Belzebub si spalancò improvvisamente, stupore e dolore evidenti nei suoi occhi.
Un tempo avrebbe rifiutato con fermezza quelle parole, ma per qualche motivo questa volta le parole gli si bloccarono in gola.
Un denso, opprimente silenzio tombale cadde intorno ai presenti.
La scena di quando Arthur venne trapassato dai suoi spuntoni in pietra gli tornò in mente.
La scena di quando Isabelle lo salvò dall'offensiva di Sarah Ravier, gli tornò in mente.
Le immagini dei dottori che, pur sapendo che la loro vita fosse in pericolo, preferirono salvare quella di un uomo in fin di vita piuttosto che fuggire da una morte che sarebbe dovuta essere certa.
Il viso del demone era segnato da una profonda angoscia, mentre sentì le ombre che lo perseguitarono durante quelle notti insonni alle sue spalle respirare costantemente nel suo collo.
"Sono sensi di colpa, quelli che provi?"
Finalmente il demone sollevò lo sguardo, e Xernes a malapena riuscì a credere a ciò che vide.
Gli occhi del demone erano provati dal dolore, dalla disperazione e dalla stanchezza: non riuscì a credere che un demone così pericoloso fosse in grado di mostrare uno sguardo così vulnerabile.
<< Volevo odiarvi con tutto me stesso... Vi ho odiati per così tanto tempo... >>
Confessò, la sua voce rotta dall'emozione.
<< Quindi... Perché...? >>
Improvvisamente, il demone cominciò a piangere.
Le sue spalle tremarono a ogni singhiozzo, le lacrime rigarono un volto che un tempo non mostrò loro altro se non odio, disprezzo e superiorità, sovrastando il costante gocciolare del rubinetto della stanza.
<< Per quale motivo... Ho dovuto incontrare "umani buoni" solo ora...? Dove eravate quando la nostra casa era in fiamme...? >>
Domandò all'uomo.
Finalmente, Belzebub abbassò lo sguardo.
La presunzione e la superiorità che un tempo si annidavano nella sua voce non erano altro se non un vago ricordo del passato, mentre parole rotte dal dispiacere e dalla confusione uscirono dalle sue labbra.
<< Mi...Dispiace...>>
Quelle scuse genuine, però, non raggiunsero i cuori di tutti i presenti.
Una rabbia incontrollabile prese quindi il controllo di Ehra che esplose in fiamme rosse come il sangue, fiondandosi all'interno della cella e sciogliendo le sbarre in metallo con un'ondata di calore dolorante.
Una gigantesca esplosione fece saltare in aria il muro dall'altro lato della cella, una esplosione che venne perfino notata dall'esterno dell'edificio.
Quando il fumo si diradò, Xernes, Sarah e Andromeda si affacciarono oltre il buco nel muro che creò Ehra, quindi sollevarono lo sguardo verso il cielo.
Ehra rimase sospesa a mezz'aria con una mano intorno al collo di Belzebub, mentre il demone cercò inutilmente di liberarsi da una presa che nemmeno se fosse stato al pieno delle sue forze sarebbe riuscito a spezzare.
I capelli della donna erano rossi come il fuoco, il suo corpo e le sue ali da farfalla avvolte da un'aura fiammeggiante.
<< Ehra! >>
Esclamò Xernes, inutilmente.
<< Ti dispiace?! TI DISPIACE?! >>
Ruggì la Strega, i suoi occhi colmi di odio e dolore.
<< Le tue scuse non lo riporteranno indietro! Cosa dovrei farmene?! Come ti permetti di prendermi in giro in questo modo?! >>
Urlò con una voce rotta dalla disperazione e dalla rabbia.
Sotto di loro, anche i suoi studenti notarono quella scena.
<< Quella... E' Ehra...? >>
Domandò Vermilion.
Michael, invece, notò la presenza di qualcun altro.
<< ...Quello non è Belzebub?! >>
Esclamò, incredulo.
<< Ehra, basta così! Avevamo un accordo! >>
Esclamò ancora una volta il Gran Generale.
La presa della donna intorno al collo del demone cominciò quindi a stringersi, mentre le fiamme che la circondavano cominciarono a bruciare la sua pelle.
<< Lo amavo...! E tu me l'hai strappato per sempre! >>
Le urla di dolore della donna si erano ormai trasformate in una furia incontrollabile.
Belzebub non disse neanche una parola, lottando contro quella presa senza ormai forze in corpo.
<< Le tue inutili scuse... Non lo riporteranno indietro. Non mi servono a nulla. >>
Lacrime amare cominciarono a rigare anche il viso della Strega.
Il demone smise improvvisamente di dimenarsi, quasi come se si fosse arreso al suo destino.
<< Non ha importanza... >>
Disse, mentre una espressione sorpresa si fece largo nel volto della donna.
<< ...Ne ho avuto abbastanza... Anche io... >>
Aggiunse, la sua voce spenta.
L'odio di Ehra, sentendo le parole del demone, cominciò a vacillare.
<< Per quanto poco valore possano avere le mie parole... Se potessi tornare indietro... Non lo ucciderei... >>
Aggiunse il demone, con un sussurro colmo di rimorso.
Un profondo silenzio cadde tra i due, mentre le parole del demone continuarono a riecheggiare nella mente di Ehra.
Poteva sentire il dolore e il rimpianto del demone e, in qualche modo il suo odio venne lentamente sovrastato dalle corde della compassione.
"Tutti meritano una seconda chance"
Quello era sempre stato il suo motto... In quel momento, però, non sapeva se fosse o meno la scelta giusta da prendere.
Improvvisamente, Ehra cominciò a singhiozzare.
Il suono del dolore ruppe il silenzio opprimente che cadde intorno a loro, quindi lacrime amare iniziarono a rigarle il volto.
L'aura infuocata che l'avvolse fino a quel momento cominciò lentamente a svanire, come se il suo stesso dolore avesse preso il sopravvento della rabbia che le generò.
Le due figure cominciarono una lenta discesa verso il terreno, dove ad attenderli c'erano un gruppo di ragazzi e i soldati che interrogarono Belzebub fino a pochi istanti prima.
I capelli della donna tornarono al loro stato originale, le sue ali svanirono nel nulla come sabbia al vento.
La presa con cui trattenne Belzebub si spezzò, permettendo finalmente al demone di cadere al suolo, che cominciò quindi a tossire e respirare normalmente.
Mentre i giovani ragazzi osservarono in silenzio, confusi da cosa fosse appena successo, Sarah, Xernes e Andromeda impedirono a loro, e altri soldati, d'intervenire.
La tensione nell'aria cominciò quindi a scomparire, la rabbia e il dolore lasciarono lo spazio a una inquieta tregua.
Ehra posò i suoi occhi rotti dalle lacrime su Belzebub.
<< Non so se posso perdonarti..."
Gli disse.
<< ...Nemmeno io. >>
Concordò il demone, sussurrando ed evitando il suo sguardo.
Dopo aver preso un profondo sospiro, Ehra diede le spalle al demone e si allontanò.
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Qui si conclude questo capitolo, grazie di avermi seguito e alla prossima!