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Autore: sakura bethovina    31/07/2024    0 recensioni
Questa storia altro non è che una piccola raccolta di "pagine di diario"; rappresenta il mio modo di affrontare, pezzetto dopo pezzetto, il dolore per aver detto troppo presto addio al mio papà.
Ho scritto di getto alcuni pensieri, alcuni ricordi; ma anche qualche piccola conquista. Perché, in fondo, la tristezza immensa che provo oggi è solo una misura di quanto l'ho amato in questi ventotto anni.
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Giglio
 
“Volevamo ricordare due accollatori storici del giglio che, da sempre, insieme a tanti altri, hanno rappresentato questa festa”.
 
Vedi papà? Non è così solo per me. Qui manchi proprio a tutti.
 
È la prima domenica del mese, papà; è la nostra festa.
 
Perché sì, la festa del giglio non è solo la festa del nostro paese, ma è anche una festa di famiglia.
Sei stato un grande accollatore, poi una parte importante del comitato; sempre pronto a guidare le nuove leve, sempre devoto al tuo santo. Questa è sempre stata la tua giornata.
 
In tutti questi anni di vita, la festa del giglio è stata da sempre il mio giorno preferito all’anno.
Ricordo quando ero bambina; alle sei del mattino ti alzavi, facevi colazione e poi  uscivi di casa di corsa per andare a sentire la messa in onore di Sant’Antimo.
Mamma ci svegliava e, per nulla sorprese di non trovarti in casa, facevamo colazione e ci vestivamo, felici di venirti a sostenere.
 
Il nostro giglio è maestoso. Alto 36 metri e, in passato, pesante oltre 35 quintali; una costruzione affascinante, che rapisce gli occhi di tutti, soprattutto dei bambini.
 
Non te lo nascondo, papà. Mi ha sempre fatto un po’ paura starci sotto; ho sempre avuto paura che potesse cadere durante la processione. Ma tu, ogni anno mi dicevi: “è impossibile che cada; lo regge Sant’Antimo”.
Ed io così, pur non essendo credente, ho sempre partecipato assiduamente a questa festa. Senza aver paura di sostare sotto questo enorme colosso, ma non per il tuo stesso motivo; la mia fede era riposta in te. Fino a che c’eri tu a sostenerlo, era impossibile cadesse.
 
Era bellissimo uscire di casa con la mamma, venire a seguirti durante la processione. Portarti l’acqua ed il pranzo.
 
Dopo la ballata in stazione, la nostra piazza, noi tornavamo a casa a pranzare senza di te; in tanti anni non hai mai lasciato il giglio prima del rientro in chiesa, nemmeno per mezz’ora.
 
E poi tornavamo a guardarti in piazza, prima del rientro in chiesa.
Eravate incredibili papà. Nonostante una giornata intera a portare a spalla il giglio, eravate ancora pieni di fede, forza e passione. Capaci di far girare più e più volte questo maestoso colosso in piazza. Nessuna generazione di accollatori che vi ha succeduto, è stata in grado di eguagliarvi.
 
Solo una volta riportato Sant’Antimo in chiesa, tornavi a casa a cenare. Stanco e con la spalla rossa e dolorante.
 
Ma questo non ti impediva dopo cena di scendere a fare una passeggiata insieme a me.
 
Mi portavi proprio in chiesa, sotto al giglio; mi facevi vedere qual era il tuo posto, il tuo varrillo e poi ti ci mettevi sotto e lo sollevavi con la spalla. Ed io ti guardavo impressionata, avevo la convinzione che tu da solo potessi sollevare quell’enorme costruzione, per cui mi affrettavo a dirti: “no papà, così lo alzi storto!”.
Tu sorridevi e mi rispondevi: “Ritù a papà, come lo alzo da solo?”.
 
La festa del giglio è sempre stata il mio giorno preferito fino a quest’anno.
Quest’anno è stato uno dei giorni più difficili da mandare giù senza di te.
Tutto mi ricordava te; tutto mi faceva avvertire forte e chiaro il fatto che non eri lì con me.
 
Eppure papà, credo di essere io che sbaglio. Perché tu c’eri. C’eri nella mente e nel cuore di tutti, c’eri quando ti hanno ricordato e ti hanno dedicato la prima alzata. C’eri quando sono venuta a trovarti al cimitero subito dopo e tanti coriandoli della festa volavano per aria, restando sospesi.
 
C’eri; c’eri sicuramente. Perché se esiste qualcosa dopo la morte, sono sicura che domenica non potevi essere in nessun altro posto, se non con noi.
 
Mi manchi papà; manchi a tutti.
  
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