Vi ricordo inoltre che: Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.
ATTENZIONE: ©
Questa una saga di famiglia che segue questi tre libri.
La storia si chiama Reazione a Catena, poichè segue le reazioni di alcuni personaggi alla scomparsa di Alaska Thompson ne Il Tesoro più prezioso, Essendo una raccolta di one shot, Reazione a Catena pensavo di scriverlo in terza persona, ma non riesco per la introspettiva dei personaggi e l'evolversi della storia, a breve aggiusterò i primi tre capitoli.
Se vi fa piacere potrete seguire le vicende che hanno preceduto Reazione a Catena, leggendo anche gli altri libri qui in elenco.
La storia di Thomas Il tesoro più prezioso; la storia di Gabriel Keller in Liberi di essere se stessi e da questo momento anche con la Thomas & Sapphire story. Figli dell'amore. Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.
PICCOLA CURIOSITA': Nella Religione Ebraica e cattolica, Raphael è l'angelo guaritore, Raziel è l'Arcangelo del Mistero o custode dei segreti di Dio; Chamael è invece l'Arcangelo dell'amore puro, il nome significa colui che vede Dio (in inglese e tedesco si pronuncia comunque Camel, mentre il diminutivo Chamly si pronuncia Cemly)
La la KCG è ispirata alla BCG - Boston consulting group esiste realmente, è una multinazionale del Massachusetts con sedi in quasi tutti gli Stati europei (2 almeno in Italia) l’ho usata ma con nomi e storia diverse, quindi anche in questo caso è tutto di mia invenzione.MAPPA DI BOSTON così da rendervi tutto più chiaro Mappa della Gran Bretagna INFORMATIVA ARRIVATA FINO AD ORA SULLA SERIE Albero Genealogico:I Thompson - I Keller - Kleinsten
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Tornai in Australia con una maturità diversa. O almeno fu ciò che mi disse la nonna Coco quando mi vide.
"Hai trovato un luogo da chiamare casa." Mi disse.
"La mia casa sarete sempre voi che io amo. " le dissi.
Lei mi guardò divertita. "Allora hai trovato anche un'altra famiglia, tuo padre cosa ne pensa?" Mi chiese.
Risi divertito. "Papà non vede l'ora di conoscere Chamly ed è contento che io abbia legato con gli altri miei fratelli." Le dissi. "Penso che ci tenesse molto a questo."
"Quanti fratelli hai in quella città? E se vivono lì perché tuo padre resta a Boston?" Chiese indispettito il nonno.
"Ho tre fratelli a Londra, gli alti due sono di Sapphire, la ex di papà. Mentre Chamly è... speciale."
"Hai un legame con lui?" Chiese la nonna.
"Si, l'ho avvertito da subito. Abbiamo un legame indissolubile, come se fossimo gemelli. Ci compariamo." Affermai.
" Tuo fratello di fatto." Disse nonna. "Attento a non ferire i tuoi veri fratelli."
"La nostra è una famiglia talmente allargata che nessuno resta mai escluso nonna." Dissi rivolgendomi al nonno. "Papà ha anche altri tre figli a Boston e persona più importante c'è il nonno lì. Davvero credi che papà lo lasci da solo a Boston solo per noi?"
"Potrebbe includerlo nei suoi viaggi." Disse il nonno. Anche se percepivo il suo senso di colpa, appena aveva sentito parlare del nonno Tobias si era vergognato del suo precedente pensiero.
"Il nonno ha settantasette anni, non è più un giovincello e fa solo viaggi necessari." Dissi guardando entrambi. "Però anche voi potreste fare un bel viaggio."
"Non dire sciocchezze." Intervenne nonna Coco. "Parlami anzi della tua altra famiglia."
Risi divertito e annuii. "Tom il gemello di mio fratellone Gabriel ha avuto una bambina. È stupenda lei, anche Gabe in America ha avuto un figlio e non vedo l'ora di conoscerlo adesso che tornerò. Lady Cooper la mamma di Tom è una persona stupenda. Mi viene naturale chiamarla mamma, ma ho paura che possa offendersi di questo. Eppure la amo come fosse una madre. Forse sbaglio nel farlo?" Chiesi a nonna.
Lei scosse la testa. "Non è sbagliato. Hai avuto una figura materna per troppo poco tempo e quando scorgi un'anima che potrebbe riempire quel vuoto, giustamente reagisci."
"Lei cosa dice quando la chiami mamma?" Mi chiese il nonno.
Li fissai entrambi facendo spallucce. "Mi sorride e aspetta che le dica perché l'ho chiamata."
"Questo vuol dire che le fa piacere sentirsi chiamare mamma." Disse la nonna. "Gli altri fratelli?"
"Joel lo conoscete, venne qui in Australia un paio di anni fa. Poi c'è Samuel, lui è stato adottato, ma non gli fanno sentire questa cosa e anche a me lui piace tanto. Infine c'è Diamond, assomiglia tanto a mamma Sapphire anche se ha gli occhi di papà e molta verve. È un'idealista nata e penso che arriverà molto in alto." Raccontai. "Infine c'è Raziel, o Isaak come vuole farsi chiamare. Lui è.. sembra molto socievole, se non fosse per la ferita che si porta dietro." Rivelai alla nonna.
"Che ferita?"
"Senso di colpa e solitudine." Spiegai. "Nasconde tutto dietro alla spavalderia o a un sorriso accondiscendente. Ma è lì che bussa ogni volta quella sensazione di aver sbagliato. Credo debba aver subito un grande trauma."
"Spingilo a parlare, aiutalo." Mi consigliò il nonno.
Scossi la testa. "Ci vediamo troppo poco per avere questa confidenza con lui. A differenza degli altri non bazzica tanto a casa Cooper." Rivelai.
"Datevi del tempo. Un modo per avvicinarvi lo troverete." Mi disse nonna.
Trascorsi dei bei giorni con loro. Studiavo in vista degli esami di settembre, andavo a fare surf e stavo con i nonni.
Arrivai a Boston la seconda settimana di agosto. Appurai che Elisabeth ancora non c'era. Però sorprendendomi c'erano Gabriel e Heidi.
Quando li vidi gioiii. "Heidi!" Esultai. "Quanto tempo che è trascorso. Dov'è il mio nipotino? Dimmi dov'è? Non vedo l'ora di conoscerlo."
"Esuberante come sempre tu, vero?" Mi sentii dire.
Mi voltai. Gabriel era a pochi passi da noi, tra le braccia aveva un bambino sicuramente più grande di Kristal, I capelli erano scuri come la pelle che ricordava quella mulatta di Adelaide.
Gabriel aveva un viso sereno, tanto che mi ricordò quello del Gabriel bambino.
"Sei tornato?" Gli chiesi emozionato.
Lui mi guardò sorridendomi. "Sto facendo delle sedute EDMR con uno psicologo esperto. Diciamo che ho iniziato a recuperare i ricordi più importanti." Mi disse avvicinandosi e porgendomi Adam.
Fissai il bambino affascinato. "È bellissimo e perfetto." Sussurrai.
"Lo pensai anche io di te quando ti vidi la prima volta." Mi rivelò Gabriel. "Ti aspettai tanto." Ammise.
"Questo te lo ha detto sempre la terapia?" Chiesi. Scosse la testa. "La terapia è arrivata alle cause del trauma. È emerso che ho provato ad aiutare Má quando ha avuto l'emorragia, da lì la causa principale, il fatto che trascorressi tutti i miei giorni e le ore con lei ha influito. Rimosso lo scoglio grosso ho ricordato tutto da solo." Mi spiegò.
"Sono contento che tu sia tornato. Mi sei mancato tanto Gabriel." Gli dissi non riuscendo a trattenere le lacrime.
Stranamente non avvertii nulla intorno a me, preda di quelle emozioni. La mano di Gabriel era sulla mia testa e la carezzava dolcemente. Cercai il suo sguardo e mi sorrideva, proprio come quando eravamo piccoli.
"Bentornato a casa Rafe." Mi disse mio fratello abbracciandomi.
Non me lo aspettavo, ma mi strinsi a lui incurante della presenza del bambino. Tuttavia stringendo mio fratello mi accorsi che lui non c'era.
Adelaide era andata via col piccolo, ecco cosa non avevo sentito. Non ebbi più freni scoppiai a piangere a dirotto anche se non me ne spiegavo il motivo. Avevo ritrovato mio fratello, era tornato da me, potevo piangere per quello? No! Dovevo esserne felice. Così mi scostai da lui ed asciugai le lacrime, Gabriel mi osservava con sguardo dolce. Eravamo di nuovo fratello, proprio come dieci anni prima.
"Ti è passata?" Mi chiese comprensivo.
Annuii. "Sono stato travolto, non pensavo sarebbe successo più."
Lui annuì. "Eri venuto pronto per uscire con Elisa e non per incontrarmi?" Mi chiese divertito.
"Sai di Elisabeth?" Chiesi sorpreso.
"Me lo hanno raccontato Micky, poi papà con molta moderazione e infine la stessa Elisabeth quando siamo entrati più in confidenza." Ammise. "Delle sue gemelle è la più loquace, inoltre è molto amica di Alaska per cui la notizia è arrivata veloce anche ad Heidi."
Annuii. "Mi piace un casino, ma devo andarci piano Gabe." Ammisi.
"Avete più di quattro anni di differenza, ci sta. Hai avuto una buona idea a portarla in giro, così avrete modo di stare insieme ma senza tentazioni." Mi disse incitando a sedermi sul divano con lui.
La porta si aprì riportandoci Adelaide. "Disturbo ancora?" Chiese trascinandosi dietro un carrellino.
Scossi la testa. "La mia compagna di infanzia non disturba mai." Le dissi, erano finiti i tempi in cui lei e Brooklyn mi infastidivano. Eravamo piccoli e loro due femmine avevano la tendenza a farmi le trecce.
"Bene, perché ho portato una merenda pomeridiana. Adam dorme e possiamo approfittarne per chiacchierare." Ci disse versando a chi il the a chi il caffè.
"Fortunatamente non sono l'unico a prendere il the." Ironizzai prendendo un biscotto.
"Stai prendendo le abitudini inglesi." Mi disse Adela. "È vero ciò che dice Gabriel, a Natale sei stato da Sapphire Cooper?" Mi chiese curiosa.
Sapphire? Come mai me lo chiedevano e cosa sapevano di lei mio fratello e mia cognata.
"Mi ha invitato Jo... Joel." Specificai a mio fratello.
Lui annuì. "Ma tu lo sai no? Hai capito..." Mi fece intendere mio fratello.
Assentii. "Ho conosciuto tante persone. Sentivo che c'era un filo indistinto che ci legava tutti, nonostante le diverse famiglie." Confermai a mio fratello. Inutile parlargli del mio sospetto su Chamael, dopo aver indagato con papà sapevo che non eravamo fratelli. Ma Isaak?
"A casa di Lady Cooper c'era un ragazzo, Raziel Isaak... sentivo questo legame con lui. Tuttavia si è tenuto distante da noi e non riuscivo a capire."
"So di chi parli." Mi disse Gabriel malinconico. "Ma vorrei che tu cercassi di capirlo Rafe. Immagina la sensazione che hai provato quando ho perso la memoria tenendovi tutti distanti."
"Questo cosa c'entra?" Gli chiesi.
"C'entra tanto Rafe. Vedi, al collegio eravamo tutti uniti tra di noi, quindi difficilmente ci facevano altri amici. Fortunatamente io e Tom conoscemmo Heinrich Che divenne nostro amico, Gellert trovò in Joel una persona affine da definire fratello più che me. Raziel che faceva parte del nostro gruppo, anche trovò un amico intorno a cui ruotava la sua vita scolastica."
Compresi cosa cercasse di dirmi Gabriel, da quando avevo conosciuto Chamael potevo capirlo. "Un migliore amico a cui affideresti anche la tua vita" affermai.
"Ebbene, Raziel Isaak aveva questo amico. Stavano sempre insieme e poiché il bambino era stato adottato dalla mamma di Tommy e Joel, i due stavano sempre insieme. Anche durante le vacanze invernali ed estive, si separavano solo per quindici giorni l'anno."
Ingoiai un groppo! Non so perché ma sentivo che quell'amicizia così intima non c'era più. "In pratica...." Sussurrai.
Gabriel nello stesso tono basso mi spiegò. "Il bambino fu rapito e non più trovato." Mi disse lentamente gelandomi nella poltrona. Rapito! Il vuoto che avvertivo in Raziel Isaak era questo? "Da allora Raziel ha perso tutta l'allegria fanciullesca con cui eravamo cresciuti. È stata una tragedia per lui e la famiglia Cooper quella scomparsa."
Adesso capivo! Una singola lacrima solcò la mia guancia. "Gli fu portata via l'anima." Dissi ripensando al vuoto che avvertivo intorno a Raziel.
Gabriel annuì. "Ti prego, quando lo rivedrai sii vicino a lui senza risultare invadente. Salutamelo."
Annuii. "Hai detto che era il figlio di Lady Cooper? Io pensavo fossero solo i quattro che conosco." Dissi.
"In realtà sono molti di più, sia naturali che adottivi. Non so quanti, Tom mi ha raccontato dei fratelli poche volte, non frequentano case perché il suo padrino non è una buona persona, è violento e temono possa fare del male ai ragazzi." Mi raccontò Gabriel.
"Lui non l'ho mai visto a casa Cooper." Ammisi.
"Perché ha un ordine restrittivo. Se hai tempo posso raccontarti cosa gli è accaduto, ma addirittura possiamo tornare indietro nel tempo." Mi rivelò Gabe.
"Tuo padre ci ha raccontato la sua storia. Sappiamo come ha conosciuto Sapphire Cooper." Mi disse Adelaide tirandosi su. "Vado a prendere Adam intanto che Gabe inizia a raccontare."
E così fu! Ciò che non mi aveva detto Sapphire Cooper me lo rivelò Gabriel. La storia d'amore più triste che io avessi sentito fino a quel giorno.
Due giorni dopo il mio arrivo a Boston poterti dire di conoscere meglio mio padre. Sicuramente aveva avuto una giovinezza molto travagliata. Si era visto strappare via l'amore della sua vita in più di un'occasione e quando aveva aperto di nuovo il suo cuore, Marina le era stata portata via brutalmente e all'improvviso. Compresi perché papà non avesse mai amato Denise e perché ella fosse solo una compagnia soprattutto per Gli eventi ufficiali. A Boston avevo avuto le risposte alle mie percezioni, papà e anche Sapphire si portavano dietro quella malinconia dovuta al rimpianto di non essersi amati. Non volevo per me lo stesso destino di papà, avrei dovuto sacrificare la mia libertà in vista di un giorno in cui Elisabeth sarebbe stata grande abbastanza per me. Ma avrei lottato per lei, l'avrei aspettata.
Così quando finalmente rientrò a Boston ero già pronto per il nostro appuntamento. Purtroppo il tempo era poco, a settembre avrei iniziato gli esami e non potevo restare di più a casa, ne con la mia famiglia, ne con lei. Ma in fondo ero andato a studiare a Londra proprio per evitare la tentazione di stare con Elisabeth.
Le diedi dolo il tempo che si riprendesse dal jet leg. La sera a cena accogliemmo le gemelle con la loro cugina Josephine proprio come un anno prima l'unica differenza adesso erano la presenza di Gabriel, Heidi e il piccolo Adam.
"Noi viviamo a Cambridge Josephine. Quindi se avrai bisogno chiedi pure, anche a mia moglie." Propose mio fratello alla cugina delle gemelle.
"Vostro figlio è bellissimo, tanto quanto la nostra nipotina." Esultò Elisabeth.
"Già! Ce la siamo goduta per tutte le vacanze quando abbiamo potuto." Affermò Emma.
"Dove siete state in vacanza?" Chiese Heidi.
"In Giappone. Ci andiamo praticamente tutte le estati." Rispose Elisabeth puntando la forchetta verso di me. "Ho insisto anche a fare surf, ti sfiderò Keller." Mi disse.
Al che scoppiai a ridere. "Ti aspetto, vedremo chi la vince." Risposi.
"Io come sempre." Affermò lei accendendo l'ilarità di tutti.
Anche io ero di buon umore. Solo rivederla mi aveva lasciato una sensazione bellissima dentro.
Il giorno dopo portai Elisabeth sul veicolo anfibio per fare un tour intorno a Boston, il luogo era abbastanza affollato e ci dava modo di stare insieme senza saltarci addosso.
Il volto eccitato e curioso di si guardava intorno ad ogni tappa. Chiacchierammo tanto e lei chiedeva cosa fosse un monumento o un altro.
A tour finito la portai al Quincy market per pranzare insieme cibo locale. Un'altra cosa che mi piaceva di Elisabeth era che fosse di buona forchetta.
Da lì ci dirigemmo verso Hyde park e casa. Il nostro primo appuntamento stava volgendo a termine.
"Mi è piaciuto molto. Sono a Boston da un anno ma non sono mai stata al Quincy, ma anche il tour. Ti ringrazio Rafael." Mi disse.
Al che istintivamente la presi per mano continuando a camminare. "Io invidio te, hai detto che il papà di Alaska ci ha portato a vedere le balene."
Lei annuì stringendomi la mano. "Emma sta anche imparando a portare una barca, Ali è riuscita a convincerla." Si fermò e mi guardò seria. "Mi piacerebbe molto vedere le balene con te Rafael." Ammise.
Fremevo, sentivo il cuore che mi tremava forte. "Ci andremo Eli, io e te da soli. Ti prego non andarci più fino a quando non lo faremo io e te da soli." Le dissi mettendomi di fronte a lei e stringendola anche l'altra mano.
Lei mi sorrise, notai il rossore sulle sue guance piene. Dio se era deliziosa. "Prometto." Sussurrò.
Le sorrisi chinando il viso verso di lei. "Grazie." Le sussurrai prima di sfiorare le sue labbra con le mie.
A quel contatto Elisabeth inclinò leggermente la testa e si alzò sulle punte così da rendermi libero accesso alla bocca. Avvertii il suo sospiro e ne approfittai per baciarla con più passione. Cercai la sua lingua che mi venne incontro e la intrecciai in un bacio passionale. Nel farlo le strinsi le mani che bramavano di toccarla e stringerla a me. Ma non potevo, non ancora.
Mi scostai leggermente da lei affannato. Dio se era bella con le labbra gonfie. "Mi piaci Elisabeth Nasseaux, molto." Ammisi.
Lei abbassò lo sguardo e poggiò la fronte sul mio torace. "Anche tu! I tuoi baci sono sempre unici Rafael Keller." Mi disse.
"Ho preso una decisione." Le dissi serio. "Su noi due, perché sai che non possiamo stare insieme Elisa."
Lei alzò il viso alla ricerca dei miei occhi. Sembrava impaurita. "Dimmi. Accetterò qualsiasi cosa tu abbia deciso."
Sospirai. "Mio padre... lui non è felice Eli, non è felice perché due volta ha amato e due volte gli è stato portato via l'amore." Le rivelai. "Nelle lettere non ti ho scritto tutto ciò che ho fatto in questo anno, ma ho anche incontrato il primo amore di mio padre."
Lei annuì. "Cosa c'entra con noi tuo padre?" Mi chiese delusa.
"C'entra! Perché anche lei come papà è infelice. Perché entrambi si sono arresi al loro destino facendo il loro dovere. E oggi a distanza di ventisei anni sono infelici perché ancora si amano e restano separati. Io Elisa non voglio arrivare come loro, a cinquant'anni, ad avere rimpianti. Ho capito che un Keller è così. Quando si innamora è per sempre! Mio padre ancora ama quella donna ed è anche ricambiato. Nonostante ciò non andrà da lei a riprendersela.
Eli! Ho deciso che io ti aspetterò, è trasparso già un anno. Altri tre passeranno in fretta e allora potrò stare con te. Io ti aspetterò e ti giuro che in questi anni non vedrò nessun altra. Io sento che sei tu la mia persona, adesso e domani." Le dichiarai.
Lei mi fissò allontanandosi leggermente da me. Le mani a coprirle la bocca. Notai le lacrime. Non volevo che piangesse. "Quindi posso aspettarti anche io? Posso non ridicolizzarmi con i ragazzini che mi circondano?" Mi chiese.
Sorrisi sollevato. "Non volevo chiederti quest'offerta, ma se lo fai mi toglieresti un peso dal cuore. Perché ogni volta che nomini Dallas o Ryan o Leo, mi si contorce lo stomaco in maniera assurda." Le dissi.
Lei scoppiò a ridere. "Ryan non bacia bene come te. Mi dispiace Rafe, anche per la tua compagna di corso. Ho saputo poi che ne ha approfittato." Mi disse.
"C...come... tu non hai sentito Chamly vero?" Le chiesi.
"Io no! Ma tuo padre si ed ha ritenuto opportuno mettermi a conoscenza della verità." Mi disse.
Scossi la testa. "Ha spifferato tutto. Giuro che non lo chiamerò più fratello."
"È un amico fedele Rafe. Fossi in te me lo terrei molto vicino." Mi disse.
"Non c'è bisogno che me lo dica tu. Mi è caro come un fratello." Le dissi stampandole un altro bacio. "Cercherò di tornare per Natale e anche prima."
"Io dovrò tornare a casa a Natale. Mia madre ci aspetta sempre trepidante." Mi disse.
"Non sei stata ad Aspen quest'anno?" Le chiesi.
Lei annuì. "Si! Ma adesso ho una nipotina adorabile e quindi penso proprio che torneremo a casa." Mi informò.
"Questi nipoti! Cosa ci fanno." Le dissi ammaliato.
Lei mi sorrise e anziché rispondermi prese l'iniziativa di darmi un altro bacio. Ebbene, mi sarei accontentato di quelli per tutto il tempo necessario.
Purtroppo le cose non andarono proprio come ci eravamo prefissati. La morte di Vanessa sconvolse tutti noi, Thomas per primo che si era fatto carico di lei dopo la nascita della bambina la Vanessa era depressa e le daca tutto il sostegno possibile. Peccato che solo il sostegno di Tommy non era bastato a salvarle la vita.
Questi eventi avevano scatenato una reazione a catena, Gabriel era venuto a Londra e in sostegno di Tommy invitò tutta la famiglia a Boston dicendo a Sapphire che mi avrebbe riportato a casa quell'anno. Ne ero troppo felice per dissentire. Avevo proprio ritrovato mio fratello.
Partii però per Boston prima delle vacanze di Natale, appena finiti i corsi infatti presi i miei libri per studiare in vista degli esami e salutai Chamael che invece sarebbe andato a prendere sua sorella in Germania. Precedere i tempi era l'unico modo per vedere Elisa e darle anche in anticipo il mio regalo.
Anche lei aveva cambiato i programmi, sarebbe tornata ad Aspen con i Curtis. A differenza dell'anno precedente però non ci sarebbe stata Micaela, per via della nostra grande rimpatriata.
Una volta a Boston io ed Elisa andammo a pattinare sul ghiaccio, portai con me anche Emma e Micky e ci tornammo una seconda volta anche con Gabe e Adela.
Anche se avevamo deciso di tenere segreta la nostra storia, a casa sembrava che tutti sapessero di noi due. Fin tanto che non si intromettevano a ma stava anche bene. Il ventidue Elisa ed Emma partirono per Aspen, mentre io mi apprestai a dare il benvenuto a Tommy con papà e gli altri.
A Natale ricevetti inaspettato il mio regalo di Natale. Un locale al centro della city chiamato Book and coffee. Che novità era quella? Lo scoprii il giorno prima il mio rientro in Inghilterra insieme ai miei tre fratelli.
"Di cosa parlate?" Chiesi raggiungendo papà con Gabriel, andai all'angolo bar e mi preparai un gin tonic.
"Regalo di Natale." Rispose il vecchio.
"Ecco parliamone. 'Book & cofee!' Cos'è?" Chiesi.
"Una caffetteria con libreria annessa." Rispose papà. Gabe se la rise prendendo il bicchiere di scotch sul bancone.
"Cosa dovrei farci?" Chiesi ancora.
"Hai speso i cinquemila dollari che ti ho dato in libri." Disse papà.
In realtà non li avevo spesi, ma non lo avrei detto a lui che avevo deciso di finanziare l'associazione di Diamond."Cosa avrei dovuto farci! Non tutti sono portati come voi." Disse indicando i gemelli.
"Infatti. Il book and coffee è un luogo a cui sono molto legato. Ho comprato il palazzo dove si trova proprio per non farlo chiudere. Vorrei che tu lo portassi agli antichi albori, se sei in grado di leggere ancora cartacei saprai come fare per riportarlo in vita." Affermò papà riempiendosi di nuovo il bicchiere. "Forse tu non ci crederai, ma io investo ancora su di te."
"Una libreria sola no?" Chiesi sopraffatto. Avere un'attività a Londra significava non tornare finita l'università.
"Papà andava in quel bar a fare colazione con la sua prima..." Disse Gabriel fermandosi. "Papà si è innamorato in quel posto." Disse facendomi capire che si trattava di Sapphire.
"Potresti chiedere a Isaak di aiutarti col bar." Mi propose Tom.
"Potrei farlo anche io. Mi sono laureato e ho un po' di tempo." Intervenne Joel. "Dove si trova il bar, a Firenze?" Chiese raggiante.
"Sveglia Joel studio a Oxford." Dissi col pensiero a Elisabeth. "È a Londra questo posto, dove papà ha la sua prima sede."
"Noi potremo darci un'occhiata se serve." Mi disse ancora Tom. "Ma lui ha puntato su di te."
"Per risollevare un luogo molto importante." Affermò Joel.
"Se è importante fallo tu." Dissi a papà, sapeva che volevo tornare da Elisabeth cazzo. "Vai a Londra e aprilo."
Papà sbattette il bicchiere sul bancone. "Io non torno a Londra. L'ho promesso e non lo farò più." Disse secco. "Se non vuoi farlo passa la gestione a Joel. Sicuramente è più propenso di te." Uscì dal bancone del bar e ci guardò. "Vado dai bambini. Cerco di godermeli prima che torniate tutti alla vostra vita. Ah si!" Concluse papà sulla porta. "Non vi ho fatto fare biglietti per il ritorno perché anche io parto per l'Europa. Prenderemo tutti il jet." E così facendo sparì.
Quando fummo soli Gabriel con fare minaccioso mi si avvicinò. "Non nominare più Londra a papà." Mi disse.
Nessuno di noi parlò. Mi scostai corrucciato bevendo il suo gin tonic.
"Prendere in gestione un locale significherebbe seguirlo. Stiamo parlando di Londra e io voglio tornare in America finita l'università." Affermai.
Gabriel sospirò. "Non devi essere per forza tu a raggiungere lei." Mi disse.
"Harvard è una tradizione di famiglia." Mi disse. "E le cambieranno, proprio come hai fatto tu con lei." Mi disse Gabriel.
"C'è di mezzo una ragazza?" Chiese Tom.
"C'è di mezzo 'La' ragazza. Quella del per sempre." Affermò mio fratello maggiore.
"Stai con una liceale? Perché non me lo hai detto?" Chiese Joel.
"Semplicemente perché adesso ci vediamo e ci sfugge tutto ciò che solitamente ci scriviamo. Comunque si lei frequenta la Latin Boston per ora e ..."
"E vedrai che un giorno verrà da te a Londra." Mi disse anche Tom. "Se è la ragazza giusta, devi fidarti anche di lei Rafe. Sono sicuro che Raziel ti darà una mano."
Mi convinsero, anche se tenni il muso a papà per tutto il viaggio.
Quando tornammo decisi che la prima persona con cui parlare era chi aveva vissuto il bar e ovviamente se era la persona che papà amava, non poteva essere altri se non Lady Sapphire Cooper.
Andai così di corsa negli uffici della T- consulting e senza farmi presentare andai nell'ufficio.
"Mamma Sapphire!" Esclamai tutto affannato.
"Rafael." Rispose lei imbarazzata nel sentirmi e vedermi. "Hai passato un buon Natale?"
"Mamma Sapphire. Cosa sai del book and coffee?" Chiesi diretto.
Lei trasalì, poi un lieve sorriso apparve sulle sue labbra. "Era il mio luogo preferito. Ogni mattina prima di andare al lavoro ci fermavano lì io e Thomas. Io prendevo un the con latte, dei biscotti. Thomas invece un caffè amaro e un bagel, i quotidiani, li apriva sulla finanza e lasciava a me il resto. Carichi poi iniziavamo a lavorare. Lui qui, io alle undici andavo al bar di Mike. Ci tornavamo qualche volte la sera per un the caldo, con un bel libro davanti a chiacchierare con i nostri amici." Concluse sospirando e io immaginai, anzi vidi quella giovane coppia che al mattino si dirigeva a fare colazione mano nella mano. ..
"Mamma Sapphire. Aiutami con quel posto. Adesso è mio." Le dissi speranzoso.
Ella mi fissò per poi esplodere felice."Si! Si che ti aiuterò Rafael. E hai il permesso di chiamarmi mamma. Chiamiamo Samuel, sta studiando architettura. Saprà darci qualche dritta." Disse prendendomi a braccetto per andare via.
Io, mamma Sapphire, Samuel e... "chiamiamo Isaak." Le dissi.