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Autore: Mery Rosa    02/08/2024    2 recensioni
Un periodo difficile quello in cui Oscar diventa comandante dei soldati della Guardia. I suoi sentimenti per il conte Fersen sono stati archiviati, è alle prese con una nuova esperienza lavorativa e soprattutto inizia a scoprire la sua identità di donna e il suo amore per André.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Missing Moment: "Lo schiaffo"
Quella sera, nella caserma dei soldati della Guardia, gli animi si accesero poiché il soldato Lasalle era stato arrestato per aver venduto il suo fucile. Tutti credettero che fosse stato il comandante Oscar a denunciarlo, eccetto André, che rimase impassibile quando Alain la prese per il bavero, e dopo averle dato un forte schiaffo, la trascinò in cortile, gettandola a terra. Egli non volle sentire ragioni, e la sfidò a duello, che si concluse in favore di Oscar, solo perché il soldato si dimostrò meno agile di lei. André si sentì in colpa di non essere potuto intervenire in sua difesa, ma sapeva che Oscar doveva guadagnarsi la fiducia dei suoi uomini, e non poteva chiedere aiuto alla prima difficoltà.
“Quella donna! È colpa di quella donna se Lasalle è stato portato via, e mi ha anche battuto!” Sbottò Alain furibondo, mentre si medicava la ferita inferta da quella lama tanto femminile quanto mortale. “Avrei potuto vincere se non avesse quelle movenze da gatta”.
“Alain stai attento a quello che dici, c’è qui il suo lacchè” riferì un compagno. Il gruppo si voltò verso André, che rimase in silenzio a guardare la pioggia battente dalla finestra.  
“Hei, fai finta di non sentire? Non so veramente come tu possa essere così zelante con una persona del genere. Tradisce i suoi uomini, e ignora i tuoi sentimenti. Non so proprio cosa ci trovi in lei” Commentò Alain.
“Basta! Tu non la conosci!” Urlò André. “Ti dico che non è lei la responsabile di quanto successo a Lasalle, e nonostante sia una nobile, non è indifferente alla condizione del popolo.”
“Lei non è degna di comandarci, e non è degna di te! Non ti accorgi nemmeno di come ti tratta a volte!” Esclamò Alain, sbattendo la mano sul tavolo.
“Adesso calmati! Credo che tu ti sia sfogato abbastanza, l’hai anche picchiata, sei un vile!” Seguì una pausa. “E io non sono diverso”. Una morsa allo stomaco gli spezzò la loquela, e uscì dal dormitorio. Alain rimase interdetto e lo seguì in corridoio.
“Senti amico, non voglio farmi i fatti tuoi, ma cosa intendevi?” Alain voleva vederci chiaro.
“Non riesco a parlarne…” André era in evidente difficoltà.
“Non credere che non ti abbia osservato, bevi troppo e spesso sei insonne, è chiaro che la ami senza essere corrisposto. Non puoi continuare così” Affermò Alain.
“Sì, io la amo, la amo da sempre. Non sai che pena per me esserle sempre accanto e stare ad un passo dalle sue mura. Ti posso garantire che non tradirebbe mai i suoi uomini. Non si merita questo trattamento da parte vostra. Apparirà glaciale, ma invece è come una perla preziosa nascosta tra la carne di dure valve, un tempio costruito dalla sofferenza intorno a un granello di sabbia”. Le chiome degli alberi si sottomettevano al soffio rabbioso del vento in quella notte buia, i cui spifferi si mischiavano con l’aere che sapeva di stantio.
André abbassò lo sguardo: “Anche io ho le mie colpe”.
“Cosa avrai mai fatto? Le hai portato il tè freddo?” Ghignò Alain.
“Quando mi comunicò che avrebbe lasciato la Guardia Reale per arruolarsi nei soldati della Guardia, aggiunse che non avrebbe più avuto bisogno di me, e che doveva imparare a cavarsela da sola. Il suo tono era inespressivo e freddo, non mi ha guardato nemmeno in faccia, mi sono sentito trattato come un comune servo. Le ho detto che una rosa non potrà mai essere un lillà…” Gli occhi di André si inumidirono al ricordo di quel dispiacere.
“Sei romantico anche quando litighi…In che senso?” Domandò Alain ironico.
“Lei voleva fuggire da Versailles per dimenticare un conte di cui si era innamorata” spiegò André. “Voleva vivere come un uomo rinnegando la sua identità di donna per dimenticare il suo dolore, ma io l’ho offesa profondamente. Quando capì il senso delle mie parole mi afferrò dalla camicia, mi diede uno schiaffo, e persi il controllo”. André si coprì il volto con le mani. Alain attese che proseguisse. “L’ho presa dai polsi, l’ho baciata con la forza, l’ho spinta sul letto e le ho strappato la camicia”.
“Cosa? Ma che razza di uomo sei, e poi critichi me!” Lo rimproverò Alain con il viso corrucciato.
“Le ho gridato il mio amore nella maniera più sbagliata, ma ero acciecato dalla collera e dalla frustrazione. Siamo cresciuti insieme, abbiamo condiviso tutto alla pari. L’ho sempre protetta, e mi ha fatto sentire come uno straccio vecchio.” Appoggiò le mani sul vetro della finestra per sorreggersi.
“Non hai tutti i torti amico, ma esistono modi più tradizionali per dichiarare i propri sentimenti, tipo dei fiori, dei dolci…È bella almeno? Sembra promettere bene sotto quella divisa” Azzardò Alain giocondo.
“Insolente!!” André si asciugò gli occhi con la manica della camicia.
“Forse sarà rimasta turbata sul momento, ma a volte è necessaria una scossa per scardinare certe convinzioni. Non mi sembra riluttante ad averti intorno, anzi mi sembra ti faccia chiamare un po' troppo spesso” Gli fece notare Alain con fare sornione. “Spero si prodighi per il nostro compagno Lasalle. Ora credo che tu voglia andare da lei, ma non commettere altre sciocchezze. Buonanotte André” Gli augurò dirigendosi verso la camerata.
André da quel punto della caserma riusciva a vedere la finestra degli appartamenti di Oscar, da cui si intravedeva una luce. Decise di raggiungerla.
Oscar aveva impresse nella mente le parole di Alain. Stilando i rapporti giornalieri, si era accorta che non tornavano a volte i conti sul numero delle coperte, delle divise, ed in passato di qualche fucile Alcuni soldati erano pallidi, malnutriti, e faticavano a sopportare le sessioni di addestramento. Era in apprensione per Lasalle, che per aiutare la sua famiglia in miseria, rischiava il plotone di esecuzione. Doveva intercedere per lui, ma ci avrebbe pensato l’indomani, poiché sentiva la guancia investita dalla mano violenta di Alain, pulsare dal dolore. Si tolse la divisa bagnata, ed indossò una camicia da notte bianca con una vestaglia di seta blu, poi si sedette sulla poltrona davanti al camino, pettinandosi per asciugare la folta chioma bionda.
Udì bussare. “Chi è?”
“Sono André”
“Entra” Disse in tono secco.
“Ciao Oscar” Le si avvicinò.
“Cosa vuoi?” Ella continuava a seguire la traiettoria del pettine sui suoi capelli.
“Bisogna applicare qualcosa sulla quella guancia arrossata, non credi?” Le consigliò con voce soave.
“Come se fosse la prima volta che un uomo mi colpisce” asserì Oscar, lanciandogli un’occhiata intensa e cristallina.
Un’ovvietà che per lui fu come una freccia piantata nel petto. A cosa poteva riferirsi? Di certo non alle loro zuffe di bambini. Gli sovvennero alla mente le punizioni severe di suo padre, il rifiuto di Fersen, le laide espressioni dei soldati della Guardia, lo sfogo di Alain su di lei, o l’aver demolito in un attimo l’equilibrio del loro rapporto.  
“Come abbiamo potuto ferirti così” Si mortificò senza favella.
“Ho visto che hai preparato sul tavolo una bacinella con l’acqua fredda”. André imbibì delle pezze, e camminò verso di lei. Si inginocchiò, percependo la sua fragranza di gelsomino. Oscar posò sul grembo il pettine. André con una mano le scostò i riccioli d’oro dalla guancia bruciante.
Ella a quel toccò sussultò. Era solo il dolore, o erano quegli occhi verde smeraldo che cercavano di catturarla? Il suo respiro si accorciò, e il cuore le annodò la gola.
“Oscar non avere paura, non ti farò male” La rassicurò dolcemente.
Appoggiò la mano libera sulla guancia illesa, e con l’altra iniziò a tamponare la guancia colpita. Ella si abbandonò a quel gesto delicato, socchiudendo gli occhi, poi si rilassò.
“Come mai mi sento così tranquilla…” Pensò fra sé.
“Come è bella la mia Oscar, vorrei…”
Quelle considerazioni interiori vennero interrotte quando lei posò la sua mano su quella di André mentre stava per alzarsi.
“André ti ringrazio per le tue premure” disse sorridendo.
“E’ il minimo che potessi fare, non sono riuscito ad evitare che Alain inveisse su di te”.  La voce del giovane tremava, avrebbe voluto cogliere quel fiore immacolato, era così a pochi baci da lui. Sospirò profondamente, ritraendosi. Oscar allora avvolse la mano di lui nella sua, stringendola.
“André ti chiedo scusa per tutte le volte in cui ti ho trattato male, come se non mi fosse importato nulla di te.” Oscar apparve arrendevole.
“Sono io che dovrei scusarmi, mi porto dentro un’onta incancellabile, stavo per farti del male, peggio di come ha fatto tuo padre negli anni, e peggio di questi soldati” Ribatté André con amarezza.
Oscar si accostò con il viso quasi a toccargli la fronte.
“Non mi hai fatto nulla. Mi spaventa solo ciò che non riesco a capire e a controllare” Gli confidò.
André comprese il suo disagio. L’avrebbe voluta coccolare, dirle che non ci sarebbe stato alcun pericolo se avesse mostrato le sue emozioni e le sue debolezze, incatenate da anni nel profondo del suo animo.  Appoggiò le mani sulle sue ginocchia, invitandola a divaricarle per avvicinarsi ancor di più. Le cinse la vita e si perdonarono con un tenero abbraccio.
Il ticchettio dell’orologio si fermò, impedendo al tempo di interrompere quell’armistizio.
“Oscar i “se”, i “ma”, i “forse” sono parole che da sole non hanno nulla di minaccioso, ma se messe insieme possono tormentare tutta una vita. Non posso più tacere, perché il mio cuore è colmo di te. Sei come fiele che mi soffoca, e balsamo che lenisce. Vi è più pericolo nei tuoi occhi, che in cento lame di nemici. Sono di umili origini, ma se tu lo vorrai ti terrò sotto il mio braccio per proteggerti, e accanto al cuore per amarti.” Egli si commosse.
“Oddio André. Come ho fatto a non capire…Ma non posso …” Rimuginò tra sé la giovane.
“Sono stata educata come un uomo, non so nulla dell’essere donna, cosa ci trovi in me?” André si rendeva conto che Oscar non aveva alcuna esperienza, non riusciva ad interpretare ciò che provava, e le parole morivano nella sua bocca riarsa. Egli ascoltava il palpitare incalzante del suo cuore.
“Amo tutto di te, e se non mi vorrai come compagno di vita, permettermi almeno di restarti accanto come un amico” Egli non poteva accettare una vita lontano da Oscar.  
“André tu oggi mi battezzi con il nome Amore, quando per molti anni ho sofferto per Fersen, che solo ora capisco essere stato un miraggio, un turbamento effimero, che si presentò come una nube rarefatta già sul suo nascere. Avevo un vuoto dentro, non sapevo come quietare il mio bisogno di affetto. Eppure c’eri sempre tu al mio fianco, e davo per scontata la tua presenza”.  Ella affondò il viso nei suoi capelli neri, e sfiorò con il naso il suo collo. Quell’odore maschile di muschio le invase i polmoni, per un attimo le ammutolì il cuore, e un fremito discese fino agli angoli più nascosti del suo corpo. Un languore la rese leggera. André la attese, come sempre, lasciando che sperimentasse la sua pelle, che l’ardore divampasse simile al fuoco, che illuminava i loro volti.
“Mi accarezzi con le tue parole, possibile che nonostante tutto tu mi voglia ancora bene?” Oscar manifestò tutta la sua fragilità di donna. Si rannicchiò come fosse un pulcino, bagnato dalla rugiada del mattino, ma pronto a spiccare il suo primo volo.
“Sì”. Egli sfiorò le sue labbra. Lei non si mosse, socchiuse le palpebre. André le assaporò, modellandole in un soffice e lento diletto, come fossero un’umida ceramica che cede tra le mani estrose dell’artista.
“Tutto di te mi inebria e con che passione ti vorrei!” Pensò lui.
Ella inclinò il viso, proseguendo in un bacio più profondo, nel tentativo di attenuare la sua sete. Poi aprì gli occhi: “André anche io ti amo”.
“Vorrei tenerti con me. Vorrei tagliare questi istanti in tante piccole stelle, così il cielo sarà così bello, che il mondo si innamorerà della notte, e io guardandolo potrò incontrarti nei miei sogni.” Il giovane bramò ancora la sua bocca, trascinandola in quella valanga di recondite sensazioni. Le trasmise un calore che si insinuò tra le vene, fino a desiderare che egli lambisse ogni lembo del suo corpo. Arrossì.
L’abitudine al controllo cercò di imporsi su quel fiume di piacere, che stava per prendere il sopravvento: “André ti ricordi il mito di Clizia e del dio Apollo che leggemmo da ragazzi?”
“Si certo. Clizia ti assomiglia, con il sorriso radioso e i capelli color del grano” André adorava vezzeggiarla.
“Clizia ammirava Apollo, desiderando di volare con lui tra le nuvole, accarezzata dai suoi raggi. Il suo amore era puro ed incondizionato, quello di lui variabile ed incostante. Egli si stufò ben presto di Clizia, cercando altre distrazioni, e a lei si spezzò il cuore.  Le sue lacrime bagnarono la terra, e il suo corpo lentamente si trasformò in un fiore. I suoi capelli dorati divennero petali radianti, il suo volto si aprì in un sorriso eterno rivolto verso il cielo, e le sue radici si ancorarono al terreno, condannandola a seguire eternamente il suo amato Sole con lo sguardo, senza mai poterlo toccare” Raccontò Oscar.
“Cosa temi amore mio?” Indagò André.
“Di perderti ora che ti ho trovato. Siamo mortali, siamo imperfetti, ti ho fatto soffrire, non saremo mai accettati dalla società. Il nostro sentimento puro ed incondizionato come quello di Clizia può facilmente inciampare tra le variabili e le incognite del mondo in cui viviamo” Oscar giocherellava con una ciocca dei suoi capelli corvini.
“Una roccia per perdersi può solo frantumarsi, e io sarò sempre qui per te, per sempre”.
Ella lo guardò con occhi innocenti e sinceri, perché il giovane era stato capace di una devozione e di una perseveranza difficile da eguagliare.  
“Sei il mio complice André?” Sorrise mentre lo invitava a farle posto sul pavimento davanti al camino.
“Sì, complice per scoprire tutti i frammenti del nostro prezioso amore”. Egli la avvolse fra le sue braccia, e restarono così fino a che le fiamme si affievolirono, e scomparvero sotto la cenere nel silenzio della notte.
 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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