Ne ho scritto e provato a scrivere, nel corso degli anni, diverse versioni, che obiettivamente hanno sempre avuto un clima un po' da soap opera, anche se in questa versione, quella finale scritta nel 2017 (con una piccola revisione attuale relativa a certi aspetti che ritenevo migliorabili - o troppo censurabili), in cui la vicenda centrale si fonde con un'altra di una mia bozza risalente al 2010 ma con altri personaggi, mi sembra che succeda molto meno.
Il racconto è ambientato indicativamente verso la fine degli anni '80, quindi in una società diversa da quella attuale. La maggior parte dei personaggi non avranno un lieto fine e ci saranno scene forti. Leggete a vostro rischio e pericolo.
SIAMO STELLE
[STARLIT]
Starlit era seduta sul bordo del letto e teneva lo sguardo fisso sul pavimento. Quando alzò gli occhi vide che lui sorrideva.
«È finita, amore mio» le assicurò. «Ho parlato con i medici, mi hanno detto che stai bene. Tutto è come prima.»
Starlit non rispose.
L'uomo che aveva di fronte la fissava.
La fissava con quegli occhi così pungenti da costringerla ad allontanarsi da tutto quello che era stata, perfino dal suo vero nome. Erano quegli occhi che la obbligavano a usare con se stessa l’unico soprannome che lui non aveva mai conosciuto, quello con cui la chiamavano le sue amiche durante i primi anni di scuola.
«Tutto sarà come prima» ribadì, con la sua voce che in certi momenti riusciva ad apparire così dolce, «Te lo assicuro.»
Tutto sarebbe tornato come prima?
“E come pensa che sia possibile?”
Il suo interlocutore, però, sembrava non porsi il problema: «Sono stati gentilissimi. Mi hanno assicurato che sarebbero felici di vedere assicurati alla giustizia i bastardi che ti hanno fatto del male. Gli ho detto che vogliamo dimenticarci di questa storia e che sei d’accordo con me sul fatto che non sporgeremo denuncia. Dopotutto non sono riusciti a rubare niente.»
Finalmente Starlit trovò la forza di mormorare due parole: «E loro?»
«Tutti erano un po’ perplessi, ma non possono sapere quale sia la cosa migliore per te. Dobbiamo dimenticarci quello che è successo. Eravamo felici insieme prima e saremo felici insieme anche adesso. Non abbiamo perso nulla.»
Non avevano perso nulla, tranne un bambino che non sarebbe mai nato.
«Non...»
L'uomo che le stava accanto la interruppe, scuotendo la testa: «Non devi preoccuparti, Starlit, tutto andrà bene. Anzi, ho una grande sorpresa per te.»
Starlit avvertì un brivido. Non era un brivido di piacere, come quelli che era stata capace di provare un tempo. Era un brivido di cieco terrore, ma sapeva di non potere fare nulla per dimostrarlo.
«U-una sorpresa?»
Lo vide sorridere. Era da tanto tempo che non sorrideva in quel modo.
«Vedrai, ti piacerà. Voglio offrirti una nuova vita, nonostante tutto. Voglio che tu sappia che ti ho perdonata per essere stata così ingenua da metterti in pericolo. Ormai non ha più importanza. Ci siamo io e te e ci amiamo ancora come il giorno del nostro primo incontro. Si sbagliavano tutti. Si sbagliava Faith, quando diceva che tra noi non sarebbe durata...»
Starlit non riuscì a trattenere un gemito.
«Faith...»
«Non pensare più a lei. Era una stronza invidiosa, che non sapeva quanto profondo potesse essere l’amore. Non sapeva che il nostro legame supererà tutto. Non sapeva che io ti amo e che te l’ho sempre dimostrato, giorno dopo giorno.»
«Faith non...»
Faith non faceva più parte della sua vita.
«Quella puttana sta insieme a un uomo sposato. Che esempio vuoi che possa darti? Te l’avevo detto, che non avresti dovuto dare peso alle sue parole. È stato un errore, uno dei tanti errori che hai fatto.»
I suoi occhi penetranti la fissavano.
Starlit si sentì costretta ad annuire. Non c’era nulla di più semplice.
«Ho fatto tanti errori.»
«Sì, hai fatto tanti errori, e nessun altro al mio posto ti avrebbe perdonata per avere tentato di sfasciare tutto quello che c’era tra noi. Per fortuna adesso hai capito che ti amo. Sono felice di averti salvato la vita.»
Non doveva dimenticarselo: l’aveva salvata, avrebbe potuto lasciarla morire, eppure non l’aveva fatto.
All’improvviso le terribili immagini dell’aggressione le tornarono in mente.
«Grazie» mormorò. «Grazie. Senza di te, non sarei qui.»
Le sorrise, compiaciuto.
«L’hai sempre saputo che, senza di me, tu non sei niente. Te l’ho dimostrato, finalmente, anche se non volevi credermi.»
Starlit annuì.
«Ora lo so.»
«Ed è per questo, appunto» le ricordò, «Che una bellissima sorpresa ti attende.»
Starlit si irrigidì. Se n’era totalmente dimenticata.
«Cos’è?»
«Una nuova vita.»
Starlit aggrottò le sopracciglia.
«Non capisco.»
«Una nuova vita» ribadì l'uomo che aveva accanto, «Lontano da qui. Ho trovato un posto bellissimo dove potremo ricominciare e dimenticarci di tutto il male che mi hai fatto. Sarà stupendo, amore mio.»
«Vuoi dire che...»
Starlit si interruppe e, per la prima volta dopo tanto tempo, si sentì compresa al volo.
«Voglio dire che non dovrai più tornare in quella maledetta casa. Non dovrai più vedere la stanza in cui avresti potuto morire.»
Era un sollievo. Forse avrebbe davvero potuto dimenticare.
«Ora preparati» la esortò con dolcezza. «Voglio portarti via da qui il prima possibile.»
Starlit annuì, alzandosi.
«Come vuoi.»
Si cambiò, indossando un vecchio vestito a fiori. Ce l’aveva già molti anni prima, quando ancora non conosceva l’uomo che le stava accanto. Forse avrebbe dovuto eliminarlo, come tutti i vecchi ricordi che a suo tempo lui aveva preteso di bruciare.
“Tu appartieni a me e al nostro presente” era solito dirle, “non al tuo passato.”
Aveva ragione: poteva amarla, mentre il passato no.
Starlit trattenne a stento una risata. L’amore se l’era sempre immaginato diverso, più simile a quello che veniva descritto nei film, piuttosto che alla relazione che viveva con dedizione, anche se talvolta aveva l’impressione che, nel corso del tempo, le cose fossero sempre andate in peggioramento.
I film erano finzione. L’uomo che amava e che la amava era realtà. Con quel pensiero in testa prese i propri effetti personali e lo seguì fuori dall’ospedale.
Non appena furono all’esterno, il suo partner la afferrò per un braccio.
«Perché cammini così lenta?» le domandò, seccato.
«N-non... non...» balbettò Starlit, sforzandosi di incrementare l’andatura. «Non mi... non mi sento molto bene.»
La stretta si fece più marcata.
«Presto starai meglio.»
«Lo so.»
«Sta per iniziare una nuova vita.»
«Me l’hai già detto.»
«Ed è meglio ripeterlo, perché hai la tendenza a non capire le cose al volo. È per questo che ho dovuto prendere certe decisioni che, per chi non pensa a tutto l’amore che ti ho dimostrato, potrebbero non essere giuste. Ma lo sai come la penso?»
Starlit rimase in silenzio.
Lo sentì insistere: «Lo sai come la penso, amore mio?»
Voleva che dicesse qualcosa.
«Come?»
«Vedo che non hai perso la lingua. Penso che nessuno possa sapere che cosa è giusto per me e per te. Se non lo puoi capire nemmeno tu, come possono capirlo loro? Come possono capirlo i tuoi genitori? Come può capirlo Faith? Nessuno può permettersi di giudicare. Nessuno può permettersi di mettersi in mezzo a noi. Promettimi che lo impedirai.»
Starlit annuì.
«Lo impedirò.»
«Promettimi che ai tuoi genitori non dirai altro che quanto sei felice insieme a me» la pregò, «E che non permetterai loro di intromettersi.»
«Non si intrometteranno» gli assicurò Starlit. «Dopo quello che hai fatto per loro, non lo faranno mai.»
«Promettimi che nessuna puttana come Faith si intrometterà mai tra di noi.»
«Te lo prometto.»
«Promettimi che non permetterai a nessuna puttana come Faith di diventare tua amica.»
«Te lo prometto.»
«Promettimi che non permetterai mai più a nessuno dei tuoi amici falliti di mettersi tra noi.»
Amici falliti? Starlit aveva diciannove anni, l'ultima volta in cui aveva visto i ragazzi del paese.
Si dovette sforzare, per non replicare che non sapeva nemmeno che fine avessero fatto.
Riuscendo a dominarsi, si limitò a confermare: «Non glielo permetterò.»
«E infine promettimi che non permetterai a nessuno schifoso bambino di mettersi tra me e te» fu la pretesa finale. «Lo sai che non voglio figli.»
Starlit si affrettò ad annuire.
«Certo. Non avremo figli. So che non ne vuoi.»
«È proprio così che ti voglio.» Lo sentì allentare la presa sul suo braccio e lo vide sorridere. «Vedrai, la nostra nuova vita sarà fantastica.»
Starlit lo sperava con tutta se stessa.
“Dopotutto” si ritrovò a considerare, “Non sarà mai peggio di quello che è già successo.”
Continuarono a camminare in silenzio fino alla macchina.
L'uomo che le stava accanto le aprì la portiera.
«Sali.»
Starlit obbedì.
La richiuse prima ancora che si fosse accomodata, sbattendogliela addosso.
Possibile che fosse sempre così maldestro? Lo guardò, oltre il finestrino.
I suoi occhi gelidi non più volevano nasconderle una verità che Starlit non era più capace di negare a se stessa.
Lo vide allontanarsi e andare dall’altra parte, prima di salire. Non era maldestro, l’aveva fatto apposta.
«Ti amo» le disse, sedendosi accanto a lei. «Ti amo e te lo dimostrerò. Te lo dimostrerò, come ho sempre fatto.»
Starlit abbassò lo sguardo. Quelle parole, nella sua testa, suonarono come un ultimo inquietante campanello d’allarme prima di consegnarsi nelle mani di un futuro incerto. Ad attenderla, non c’era altro che l’ignoto.