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Autore: BluCamelia    07/08/2024    0 recensioni
Berlino, 2064. Il mondo si sta lentamente riprendendo da una crisi che ha sconvolto l'economia e la scienza. Secondo gli analisti una crisi ancora peggiore è alle porte, e i diversi partiti si preparano come possono.
Purtroppo per le analisi economiche più sofisticate bisogna rivolgersi ai matematici, e si sa che sono tipi strani: c'è chi si è fatto soprannominare come una marca di whisky, chi sogna uno spogliarello del professor Palladino, chi schiaffeggia i colleghi nei corridoi... e perché il professor Wunderlich tiene una pistola nel cassetto della scrivania?
Genere: Commedia, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tulloch prese la piccola pistola che aveva infilato nella cintura sotto la giacca e la soppesò sul palmo della mano, confrontandola con la pesante Dragon rossa.

Se avessi saputo che Wunderlich mi avrebbe fatto questo favore l'avrei lasciata a casa. Addirittura una Dragon... mi voleva proprio  polverizzare! Se le infilò entrambe nella cintura dietro la schiena, si inginocchiò accanto al corpo e prese il comunicatore di Wunderlich per essere sicuro che non fosse riuscito a mandare qualche messaggio pericoloso. Sembrava di no, ma notò ugualmente qualcosa di strano.

Gli serviva un computer decente per verificare, così decise di rientrare nel Dipartimento, anche se era una mossa un po' imprudente.

Si sedette al computer, collegò il comunicatore ed eseguì i programmi che gli servivano. La sua ipotesi era giusta, ma trovò anche qualcosa che non si aspettava. Guardò l'orologio: se voleva mettere la giusta distanza tra sé e la polizia berlinese era decisamente ora di levare le tende, ma non poteva lasciare il lavoro a metà.

Alla fine sospirò e si appoggiò allo schienale della sedia, aggrottando le sopracciglia. Poi controllò di nuovo perché era troppo assurdo. Poi scoppiò a ridere.

«Vaffanculo, Black Stranger!» Tulloch sobbalzò e si girò di scatto. Dietro di lui c'era una donna bassottina dai capelli di un rosso fiammante. «Vedendo che non arrivavi ti ho dato per morto, invece eri in ufficio a leggere barzellette?»

«Judy!» Tulloch si alzò e la strinse in un abbraccio soffocante. «Scusa, non pensavo che ti saresti preoccupata.»

Judy si sciolse dall'abbraccio, ma da un istante di esitazione Tulloch capì che l'aveva gradito. «Dalle tue descrizioni di Wunderlich, qualunque fosse stata la sua decisione non l'avrebbe tirata per le lunghe fino a quest'ora. L'hai convinto?»

Tulloch si finse imbarazzato. «Mettiamola così: l'ho convinto a non procedere oltre...»

«Lo temevo. Allora dobbiamo andarcene subito, se Wunderlich era sotto sorveglianza potrebbe arrivare la polizia.»

«Per quanto sia incredibile stasera non arriverà, e neanche domani. Vieni, ti offro qualcosa.»

La portò alle macchinette del caffè. Lei fece una smorfia: «Sarebbe questo che volevi offrirmi?»

«Siamo all'università, non c'è il wine bar... c'è del whisky ma dovremmo scassinare la porta di Sikorskij e preferisco non mettere troppo alla prova la mia fortuna.»

Presero dei cappuccini e tornarono allo studio di Tulloch. Lui si sedette sulla sua scrivania come al solito, lei prese la sedia girevole dell'altra scrivania e si mise di fronte a lui.

«Spiegami un po' questo fatto che la polizia non arriverà.»

«Qualcuno ha confessato il crimine al posto mio.»

Se Tulloch sperava in una reazione di sorpresa, rimase deluso. Judith si limitò a fissare il suo cappuccino come se la schiuma avesse avuto un colore sospetto. «Le confessioni false si possono smontare. Chi è stata, Petra Antoniou?»

«Come no, un romantico sacrificio per amore! Per niente, anzi, più che salvarmi per poco non è stata la mia rovina. Rischiare la vita perché una ragazza si è andata a cercare 'Dougal' nel dizionario dei nomi mi mancava.»

«Te l'avevamo detto che Black Stranger non era una grande idea per un nome in codice...»

«Allora ero giovane e imprudente. Comunque non dobbiamo preoccuparci che la confessione venga smontata, proviene da una fonte inattaccabile.»

«Hai finito di incuriosirmi? Vuota il sacco!»

«Ti ho detto che nel Dipartimento c'era un agente di Rémy...»

«Per l'appunto!»

«Uno spioncello da quattro soldi, non è un poliziotto ma solo uno studente a cui i ragazzi di Rémy hanno offerto una ricompensa per tenere d'occhio Wunderlich. Tra l'altro frugando a destra e a manca l'ha fatto insospettire, mentre io lo stavo studiando da anni senza lasciare tracce.»

Judith intrecciò le mani dietro la nuca. «Quante arie.»

«Pare che abbia messo le mani sul suo comunicatore e ci abbia inserito un programmino per sentire le sue conversazioni. Ma non è esattamente un genio, proprio grazie a quel programma anch'io ho avuto accesso ai suoi scambi col ministero. In breve, ascoltandoci ha scoperto che Wunderlich stava elaborando un nuovo modello economico basato sul socialismo per rimpiazzare l'Autoregolazione. Ha intravisto la possibilità di fare carriera nei servizi segreti e ha fatto rapporto appropriandosi del mio lavoro, come se fosse tutta una sua scoperta. Si è appropriato anche della 'soluzione'.»

Judith lo guardò, scettica: «Sarebbe stata un'iniziativa molto azzardata per un semplice agente! Più che di fare carriera rischia di finire con un buco in testa anche lui. Credo che Rémy voglia interrogarli i dirigenti di Rote Blitze, non eliminarli. Almeno, non subito.»

«Non so, può darsi che Schwarz non abbia tutti i torti. Rémy vorrebbe sicuramente torchiare Bellringer che si occupa dell'organizzazione, ma un matematico che vuole pasticciare con l'Autoregolazione... secondo me morto gli va benissimo. In ogni caso Schwarz non l'ha fatta passare per una sua iniziativa a salvaguardia del sistema, ha detto che Wunderlich l'ha scoperto e l'ha attaccato con una pistola, che più o meno è vero, a parte che è successo a me. Insomma, l'ha fatto passare per una specie di incidente, e questa versione sarà confermata quando salterà fuori che l'arma era di Wunderlich.»

«Meglio così. Anche se sono venuta in Germania per niente.»

«Per niente non direi. Ci siamo rivisti.» Tulloch si sporse in avanti e toccò con l'indice la punta del naso di Judith. Lei glielo allontanò con un colpo della mano. Un altro uomo che avesse fatto una cosa del genere si sarebbe ritrovato il braccio piegato dietro la schiena in una presa dolorosa. Judith non sopportava di essere trattata da bambina, e con quell'aspetto ne aveva avuto più che abbastanza: oltre a essere bassa aveva il viso tondo picchiettato di lentiggini scure, come una scolaretta che si vuole travestire da Pippi Calzelunghe ma ha esagerato col pennarello marrone.

«Va bene, con Rémy te la sei sfangata. Adesso parliamo del culo che ti farà il Comitato Direttivo.»

«Prego?»

«Ne avevamo parlato fin dall'inizio dell'ipotesi di eliminare Wunderlich, e avevamo concordato che non avrebbe risolto il problema. Quindi hai fallito.»

«A parte la luminosa giustizia di assegnarmi un compito impossibile e poi punirmi perché non lo porto a termine, la situazione non è brutta come sembra. Io non ho trovato una soluzione costruttiva ma so che qualcuno la troverà.»

«E sarebbe?»

«Jochen Bellringer.»

«Ma che diavolo dici?»

«Secondo te, adesso che Wunderlich è morto, Bellringer dirà "ragazzi, senza la nuova Autoregolazione non ha senso prendere il potere, torniamocene tutti a casa"?»  

«Certo che no, ma...»

«Ma niente. Se là fuori c'è qualcuno in grado di portare a termine il lavoro, il formidabile intuito di Jochen lo scoverà. E siccome sarà un osservatore esterno senza i pregiudizi dell'autore, si accorgerà dei difetti del modello. Anzi, non mi stupirei se Jochen avesse il backup già pronto. È impossibile che non sia accorto che far dipendere tutto da un uomo solo è una debolezza politica inaccettabile!»

«Mmm...» Judith fissò un punto al di sopra della spalla di Tulloch, e lui scese dalla scrivania con un saltello. «Ce l'ha già, vero? Lo capisco dalla tua faccia!»

«Non ho idea se sia un backup a questo preciso scopo, ma sappiamo che sta cercando i membri di Nuova Atlantide. Se accettassero di collaborare con Rote Blitze probabilmente sarebbero capaci di risolvere il problema dell'Autoregolazione, però non ce li vedo.»

Tulloch scoppiò a ridere. «Nuova Atlantide! Quando hai parlato di una soluzione apparentemente folle sapevi quello che dicevi! Ma come l'avete saputo? Non riesco a credere che abbiano citato Nuova Atlantide nelle loro analisi, sarebbe stato un suicidio politico. Già sono considerati ridicoli adesso, se poi si mettono a parlare di superuomini...»

«L'hanno scoperto gli spioni di Rémy, suscitando anche il pericoloso interesse del nostro ministro, e una nostra fonte al ministero ce l'ha riferito.»

Tulloch continuò a ridere e a scuotere la testa.

«Mi ospiti da te?» chiese Judith. «Credevo che a quest'ora sarei stata in volo.»

«Sì, tu vai pure a casa mia, io ti raggiungo dopo. Ho ancora una cosa da fare.

«Cosa?»

«Petra mi ha visto con Wunderlich.»

«Povera ragazza.»

I due chiusero lo studio e uscirono dall'edificio. Tulloch si diresse verso il parcheggio. Pensava che Petra fosse tornata a casa ma non voleva chiamarla; una conversazione del genere si poteva fare solo di persona.

Il parcheggio era vuoto a parte due macchine. Una era quella di Petra.

«Ah, Petra. Dobbiamo parlare.»

«Dov'è Wunderlich?» chiese lei, pallidissima.

Tulloch notò che si teneva a distanza, come se avesse avuto paura di scottarsi. Si avvicinò e le mise un braccio attorno alle spalle. Sentì che i muscoli della ragazza erano irrigiditi dalla tensione. «Lascia perdere Wunderlich. Domani ti consiglio di dire a Sikorskij che hai un problema di famiglia e che devi partire urgentemente per la Grecia; ti assicuro che entro una settimana o due avranno altro a cui pensare che a farti completare il semestre.»

«Potrebbero semplicemente farmi interrogare dalla polizia greca. Se scappo all'improvviso sarà come confessare che ho visto qualcosa di interessante.» Il suo tono era strano, un  misto di astuzia e malinconia.

«Ma senti che mente machiavellica.» Tulloch si mise davanti a Petra poggiandole anche l'altra mano sulla spalla e la guardò negli occhi. «A proposito, non ti è venuto in mente che, se io avessi fatto del male a Wunderlich e tu fossi una testimone, aspettarmi in un parcheggio deserto non sarebbe esattamente una mossa geniale? Perché gli scienziati sono così scemi? Comunque non preoccuparti, nessuno ti cercherà in Grecia. È stato Schwarz, ed è un agente della polizia.»

«E non potrebbero incastrare te?» chiese Petra, sempre con quella triste ironia. «Anche se è stato Schwarz un colpevole almeno pro-forma lo devono trovare.»

«I colpevoli pro-forma hanno diritto ad un avvocato, e un avvocato che ficcasse il naso nel Dipartimento rischierebbe di scoprire particolari imbarazzanti. Schwarz ha combinato un sacco di pasticci. Dai retta a me, diranno che è stata una rapina a opera di ignoti.»

Petra prese la mano di Tulloch e la sollevò verso il viso, in un gesto apparentemente affettuoso che contrastava con la sua espressione angosciata.

«Che fai?»

«Guardo questa macchia scura che hai sul polsino. Sembra sangue. Ma immagino sia colpa delle zanzare nel parco.»

«Confermo che gli scienziati sono scemi. Sarebbe molto più sicuro far finta di credermi.»

Lei gli lasciò la mano e fece un passo indietro. «Non ho le idee molto chiare, ma tra quello che ho visto, le tue battute incomprensibili e le tue strizzate d'occhio... quando hai parlato dei professori universitari con una doppia vita ti riferivi a Wunderlich, vero?... ho capito  che non sei qui solo per correggere errori matematici. Per curiosità, mi avresti portato a letto per realizzare i tuoi scopi, quali che siano?»

«No, ti avrei portato a letto perché mi piaci.»

«E pensare che stavo facendo un giochetto a punti con te. Chissà quanti punti ti dovrei togliere per il piccolo difetto di essere un assassino!»

Tulloch si mise le mani in tasca e cominciò a camminare su e giù come faceva durante le lezioni. «So che sembrerà un tentativo di giustificarmi, ma devi capire una cosa: durante le guerre e le rivoluzioni non esistono gli assassini; esistono i soldati, gli eroi, i partigiani, i traditori, e così via. Se si usasse quella brutta categoria si rischierebbe di scoprire che metà della popolazione ne fa parte.» Si era fermato sotto un lampione e Petra pensò con amaro divertimento che illuminato così sembrava un oratore sul palco.

«Ammesso che ci sia un briciolo di verità nel tuo discorso altisonante, non capisco cosa c'entri, visto che non sono in corso né guerre né rivoluzioni.»

«Per ora. Secondo te perché ti ho consigliato di tornare dalla tua famiglia? Se non mi credi,  agisci come ritieni più opportuno. Puoi scappare in Grecia oppure restare. Ma ti assicuro che se vai a sollevare dubbi sulla morte di Wunderlich la polizia sarà l'ultima a ringraziarti.»

Il tono di Petra tornò deciso: «Dopo la scena di stasera, se parto all'improvviso Sikorskij crederà che sia per colpa tua, e ne ho abbastanza di fare la figura dell'adolescente innamorata. Resto, devo pensare anche alla mia carriera.»

«Anch'io in teoria dovevo andarmene, ma visti gli sviluppi imprevisti posso restare. Mi fa piacere che resti anche tu.»

«Che cosa hai capito? Non me ne frega niente se resti o no. Levati dalle palle e non ricomparirmi davanti finché non è scoppiata una rivoluzione!»

«Okay, allora ci sentiamo lunedì.»

FINE

***

NOTE

Scatole Cinesi è stato originariamente scritto come spin-off di un romanzo di gioventù, incentrato sulla rivoluzione prevista da Tulloch nelle ultime righe. Ho aggiunto delle parti per renderlo indipendente, ma  temo che alcuni personaggi e situazioni, come l'accenno a Nuova Atlantide, sembreranno buttati lì e lasciati in sospeso in modo insoddisfacente. Non ho voluto approfondire troppo lo sfondo politico perché, essendo appunto una cosa che avevo scritto da ragazzina, oggi mi suona troppo ingenuo.

Nel romanzo si spiegano anche stranezze minori, per esempio perché nella Zona Economica Occidentale ci sia un 'turbocapitalismo cinese' o  perché la crisi appena passata si chiami Secolo di Fuoco quando ovviamente non può essere durata un secolo.

L'espressione 'Secolo di Fuoco' l'ho presa da un racconto di Kornbluth, L'ultimo cliente del bar.

   
 
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