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Autore: Bruhduck    08/08/2024    2 recensioni
"Lo guardi, come sempre, da lontano. Si trova là, dall’altra parte della stanza, seduto al lungo tavolo dalla sua Casata, in compagnia dei suoi amici, quei fortunati che hanno il diritto, il privilegio di conversare, ridere, scherzare con lui ogni giorno, ogni ora. Ma tu quel privilegio non ce l’hai: è buffo, in un certo senso, quanto potrebbe essere facile alzarti dal tuo posto, attraversare la Sala Grande, salutarlo e sederti accanto a lui.
Già, potrebbe essere facile, ma non lo è. Se la distanza tra te e lui può apparire, a uno spettatore esterno, come di qualche metro, tu sai bene, come lo sa anche lui, che non è affatto così. Che tra di voi ci sono ben più di pochi metri di pavimento a dividervi: tra voi ci sono anni di silenzi, frecciatine, prese in giro, crudeltà gratuite, antipatia reciproca."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Lo guardi, come sempre, da lontano. Si trova là, dall’altra parte della stanza, seduto al lungo tavolo dalla sua Casata, in compagnia dei suoi amici, quei fortunati che hanno il diritto, il privilegio di conversare, ridere, scherzare con lui ogni giorno, ogni ora. Ma tu quel privilegio non ce l’hai: è buffo, in un certo senso, quanto potrebbe essere facile alzarti dal tuo posto, attraversare la Sala Grande, salutarlo e sederti accanto a lui.

Già, potrebbe essere facile, ma non lo è. Se la distanza tra te e lui può apparire, a uno spettatore esterno, come di qualche metro, tu sai bene, come lo sa anche lui, che non è affatto così. Che tra di voi ci sono ben più di pochi metri di pavimento a dividervi: tra voi ci sono anni di silenzi, frecciatine, prese in giro, crudeltà gratuite, antipatia reciproca.

E sai perfettamente anche un’altra cosa, ossia che la colpa è solo tua. Perché quel dannato giorno di alcuni anni prima, da Madam Malkin, quando ancora non conoscevi l’identità di quel bambino basso e mingherlino, dai neri capelli spettinati e un’aria decisamente da sfigato, non sei riuscito a tenere la bocca chiusa. E non ci sei riuscito neppure quando, un mese dopo, vi siete rincontrati sul treno, dopo che l’avevi cercato in tutti i vagoni, perché sapevi che l’avresti trovato, da qualche parte, e non vedevi l’ora di parlargli.

Harry Potter.

Un nome, una leggenda. Fin da piccolo, sei stato abituato a sentire questo nome, pronunciato di bocca in bocca in vari modi, chi con ammirazione, chi con disprezzo, chi con timore. Conoscevi a memoria quella storia: gli adulti raccontavano spesso di come quel bambino fosse misteriosamente riuscito a sconfiggere Colui Che Non Dev’essere Nominato, il mago oscuro più potente che il mondo avesse mai conosciuto dai tempi di Gellert Grindelwald.

Su quel bambino che a poco più di anno dalla nascita aveva trionfato laddove i maghi più dotati di intere generazioni avevano fallito, se n’erano dette di ogni: come aveva fatto a sopravvivere all’Anatema Che Uccide? E perché, subito dopo quel fatto, era stato così duramente isolato dal mondo magico, senza spiegazioni? Che fosse un mago oscuro destinato a diventare ancora più potente di Colui Che Non Dev’essere Nominato? Che possedesse una qualche abilità speciale fino ad allora sconosciuta?

Trovavi quell’argomento estremamente affascinante, avevi letto tutto a riguardo, e ti sentivi pronto a incontrarlo, a parlare con lui, a stringere amicizia. Non potevi lasciarti scappare quell’occasione: avevi la fortuna di essere coetaneo del grande, famoso Harry Potter. Lo volevi al tuo fianco, dovevi averlo al tuo fianco.

Non ti saresti mai aspettato che il Ragazzo che è sopravvissuto, il responsabile della caduta del Signore Oscuro, fosse lo stesso bambino che avevi incontrato alcune settimane prima a Diagon Alley: quel piccoletto con addosso vestiti tre volte più grandi della sua taglia e che di certo non era a conoscenza dell’esistenza dei parrucchieri.
Ti era sembrato così anonimo e ordinario, eppure ricordavi bene il suo volto, il suo aspetto trasandato e l’atteggiamento timido che ti erano sembrati a loro modo adorabili. E adesso era di nuovo davanti a te: la celebre cicatrice, un mese prima nascosta da un ciuffo di capelli ribelli, ora era in bella mostra, a conferma del fatto che, sì, quello lì era proprio Harry Potter, un nome leggendario inciso sulla carta dei libri di storia che finalmente prendeva forma e si incarnava in un qualunque ragazzino, esattamente come te.

Ed ecco che, ancora una volta, non eri riuscito a tenere a freno la lingua: avevi insultato il suo amico, un bambino dai capelli color carota, palesemente un Weasley (davvero, che cosa ci stava a fare uno come Harry Potter con un Weasley? Proprio non capivi), e lui ti aveva rifiutato freddamente, lasciando che la tua mano tesa fosse lasciata ricadere lungo il fianco, ancora fredda.

Se da Madam Malkin evidentemente non gli avevi fatto una buona prima impressione, in quel momento avevi girato il coltello nella piaga, rovinando tutto. Certo, ovviamente Harry Potter doveva essere un santo, un difensore dei Sanguemarcio e dei pezzenti! E aveva rifiutato l’amicizia del rampollo dei Malfoy – un Malfoy! – preferendoti un Weasley.

Bene, che se gli scelga da solo gli amici, allora! Voglio proprio vedere, pensavi tornando nella tua cabina, anche se un pesante senso di delusione cominciava pian piano a opprimerti e, guardando fuori dal finestrino, pensavi a quei bei occhi verdi che al vostro primo incontro ti erano sfuggiti.
Nel corso degli anni nulla era cambiato: tu avevi continuato a comportarti da stronzo, mentre Potter talvolta sceglieva di reagire, talvolta di ignorarti, ormai abituato alle quotidiane prese in giro.

Così adesso ti ritrovi a guardarlo a distanza, ad ammirarlo fingendo di disprezzarlo, a seguire ogni suo movimento, a fissare il suo bel viso, i capelli corvini come sempre spettinati, i suoi incantevoli occhi verdi.
E sai che, no, non potresti mai annullare la lontananza che c’è tra voi, non potresti mai sederti al suo fianco, perché ti respingerebbe senza troppi complimenti, e ne avrebbe tutte le ragioni. Così come sai che quel dolce sorriso non sarà mai rivolto a te, né ora né mai.
Perché lui ti odia e tu, per qualche motivo, hai fatto di tutto per farti odiare.

Che cos’era all’inizio? Invidia, desiderio di primeggiare, stizza per il suo rifiuto? Non ne sei certo neanche tu.

Puoi però dire che, a un certo punto, ci hai preso gusto: non puoi fare a meno di trarre godimento dalle sue reazioni, da quei fiammeggianti occhi di un bel verde brillante colmi di rabbia, che si agganciano ai tuoi e ti trafiggono. Adori quello sguardo su di te, lo brami con ogni pezzo della tua anima: ami il fatto che sia così intenso, così vivo e che sia puntato solo su di te e nessun altro.

Guardami, guardami ancora, ti prego. Non importa se nei tuoi occhi vedo solo odio, voglio vedere quel bel verde, voglio che sia solo per me.

E così questo sarà un giorno come tutti gli altri, tu lo provocherai in ogni modo possibile pur di attirare la sua attenzione, pur di attirare il suo sguardo su di te, e lui ti ringhierà contro, ti risponderà a tono, con quel fervore che ti piace così tanto.

Godrai di quel briciolo di attenzione che ti riserva, rimarrà nei tuoi pensieri fino a domani, quando ti sveglierai e ne avrai ancora bisogno. E nel frattempo ignorerai quell’altro desiderio, che col passare del tempo sta crescendo sempre di più, senza che tu possa farci niente: il desiderio che in quegli occhi possa nascere qualcos’altro al posto dell’odio.
Ma è inutile sperare, ti dici, ormai è troppo tardi. Oggi sarà come ieri, domani sarà come oggi. Nulla cambierà mai tra voi, nulla potrà mai cambiare. Siete su due pianeti diversi, voi due, e forse è meglio così.

Anche oggi ti comporti male con lui, fai qualche battuta stupida, su di lui e sui suoi amici, ridacchi alle sue spalle e lui ti degna della sua attenzione, ti lancia una delle sue migliori occhiatacce, e tu percepisci quel famigliare calore germogliare nel petto.
Poi si allontana e tu lo guardi, mentre se ne va. Lo vedi fare un sorriso ai suoi amici, che camminano al suo fianco.
Lo guardi e quel senso di calore pian piano si spegne, come braci che lentamente muoiono colpite dal vento freddo.
 





Note: L’ennesima storia che un bel giorno mi è apparsa improvvisamente in testa e scalpitava per essere scritta. Beh, alla fine ce l’ho fatta a renderla un minimo coerente, e finalmente, dopo anni trascorsi da semplice lettrice, ho realizzato il sogno di scrivere una Drarry OwO.
   
 
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