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Autore: Lhea    21/09/2009    2 recensioni
ATTENZIONE: POSTATA "SORPRESA"
Los Angeles: nella città più grande della California, dalle spiagge assolate e l’odore del mare nell’aria, la vita della gente trascorre tranquilla tra gli alti e i bassi di tutti i giorni. Per tutti, tranne che per lei.
Irina, 20 anni, pilota prodigio invischiata in qualcosa di molto più grosso di lei, i cui soprannomi sono tanti quante le maschere che porta, vive cercando disperatamente di riguadagnare la libertà che le è stata rubata. Perché lei non è una ragazza qualunque, nonostante cerchi di esserlo. Lei è Fenice, l’unica donna ad essere arrivata così in alto nella Lista Nera, l’elenco dei più famosi piloti clandestini dello Stato. L’unica a essere entrata nelle grazie del capo, lo Scorpione…
E mentre la sregolata vita della criminalità si svolge senza intrusioni di alcun genere, Alexander Went si prepara a entrare in azione per portare a termine la missione più importante che gli sia stata affidata: arrestare lo Scorpione e smontare tutta la sua organizzazione.
Tra auto truccate, notti brave e affari di droga, Alexander capirà che certe volte le cose non si fanno per piacere, ma per necessità. E che ci sono cose che non vanno toccate. Una di quelle cose è proprio Irina… L’unica che potrà mandare in fumo i suoi piani, e l’unica cosa a cui lui terrà veramente…
RIPOSTATO CAP. VI e VII
Genere: Drammatico, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Gioco dello Scorpione' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo XIX

Capitolo XIX

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 20.00 – Officina

 

Xander parcheggiò la BMW davanti all’officina aperta di Maximilian, e spense il motore. Scese dall’auto e si guardò intorno, incuriosito. Sembrava tutto abbastanza tranquillo. Sembrava, appunto.

 

La telefonata del meccanico lo aveva colto di sorpresa: non si sarebbe mai aspettato che volesse parlargli, e con così urgenza. Il tono della sua voce gli era sembrato decisamente freddo e irritato. Odiava sentirsi dare degli ordini, soprattutto da uno che conosceva a malapena, ma si era trattenuto dal ribattergli malamente… Preferiva un faccia a faccia.

 

Max lo aspettava davanti alla porta, le braccia incrociate con aria minacciosa, l’espressione gelida. Gli fece un cenno con il capo e lui lo seguì dentro, in silenzio, notando che l’insegna appesa alla porta diceva “Chiuso”. Nell’officina non c’era nessuno, il suo amico messicano doveva essersene andato.

 

Il meccanico si voltò verso di lui e, senza nemmeno un saluto preliminare, esordì: << Credo tu abbia capito che voglio parlare di Irina >>.

 

Xander annuì. Poteva dirsi che Irina era l’unica cosa che al momento li collegasse: era chiaro che l’argomento sarebbe stato lei.

 

<< Ci sono problemi? >> chiese, tranquillo.

 

<< No… Anzi, sì, ci sono problemi. Ti sta aiutando perché crede che tu possa far arrestare William, ma sta rischiando molto più di quanto tu immagini >> disse Max, aggressivo, << E non mi va che tu la illuda solo per riuscire a portartela a letto >>.

 

Xander inarcò un sopracciglio, leggermente perplesso dall’accusa. Irina gli piaceva, non l’avrebbe mai negato, e non avrebbe neanche negato che, in effetti, qualche fantasia poco innocente l’avesse avuta, ma non era certo il motivo per cui aveva chiesto il suo aiuto.

 

<< Non sto cercando di portarmela a letto >> rispose con calma, << Non sono quel tipo di persona… Essere gentili con una ragazza non significa avere secondi fini. Poi mi pare sia “fidanzata”, e questo dice tutto >>.

 

Max incrociò le braccia. << Non è fidanzata >> ribatté, << Lo sai benissimo. Te lo avrà sicuramente detto. Lei e lo Scorpione non stanno veramente insieme: lavora per lui, e William vuole che la gente pensi che sia la sua ragazza. Non puoi negare che ci stai provando >>.

 

In effetti è vero” pensò, divertito. << Avresti qualcosa in contrario? >> domandò, sapendo di non dargli una risposta. Iniziava a intuire quale fosse il vero problema.

 

<< Sì >> ribatté Max, << Non voglio che uno sbirro come te le giri intorno >>.

 

Quindi il meccanico pensava che fosse un poliziotto… Irina si fidava abbastanza di lui da avergli accennato qualcosa.

 

<< Ti ha detto perché sono qui? >> chiese.

 

<< Mi ha solo detto che hai intenzione di sbattere giù lo Scorpione dal primo posto della Lista >> rispose secco Max, << Quindi presumo su sia uno sbirro >>.

 

Il meccanico continuava a girare intorno alla questione, senza mai arrivare al punto, e Xander iniziò a innervosirsi. Voleva arrivare al sodo, e chiudere quella discussione che non gli risultava piacevole.

 

<< Se sei geloso che tu lo dica >> sbottò, irritato.

 

Lo disse più che altro per provocarlo, ma vide sul volto del meccanico una strana espressione. Un misto di tristezza e fastidio.

 

<< Non dirmi che sei innamorato di lei >> aggiunse Xander, trattenendosi dal ridacchiargli in faccia.

 

Max gli lanciò un’occhiataccia. << No >> rispose secco, << Almeno, adesso non più… E’ come una sorella, per me >>.

 

Xander scrutò il meccanico. Ci mancava solo questo: una crisi di gelosia da uno che si era preso una cotta per Irina, e che ora pensava di dargliela a bere dicendo che la considerava solo come una sorella.

 

<< E allora perché non glielo hai mai detto? >> domandò. Non lo faceva certo per dargli conforto: voleva solo capire se dovesse preoccuparsi o meno di lui. E anche perché era stranamente interessato alla questione.

 

<< Perché ho capito che lei non mi voleva >> rispose arrabbiato Max, come se ammetterlo davanti a lui gli costasse tutta la sua pazienza, << Mi vedeva solo come un fratello e basta. E poi, lei non è per me. Non sarei in grado di darle quello che si merita >>.

 

Xander fissò il meccanico, incerto su cosa dire. Le parole di Max erano intrise di una grande tristezza, dovuta anche al fatto che aveva appena rivelato una parte di sé a un perfetto estraneo. Però non riuscì proprio a smorzare la rabbia che provava in quel momento.

 

<< E adesso? Continui ad amarla senza dire niente? >> chiese, << Sei così codardo da lasciare che William la usi come la sua bambolina? >>.

 

Max sembrò infuriarsi. << Non sono codardo. Per me è e rimane solo una sorella. Le voglio bene, ma non la amo come all’inizio. Contento? >>.

 

<< No >> ribatté Xander, << Se le vuoi così bene, smettila di trattarla male. E soprattutto, smettila di ostacolarla. Non so di preciso cosa ti abbia detto di me, ma sa che con il suo aiuto posso sbattere fuori di qui Challagher. Sto solo cercando di aiutarla, non voglio certo portamela a letto >>.

 

<< Ci andrà di mezzo >> ribatté lui, << Ci crede, Alexander. Crede veramente che tu possa aiutarla… Se non ci riuscirai, sarà l’ennesima batosta che dovrà sopportare. E credimi, fino ad adesso ne ha prese veramente troppe >>.

 

<< Dimmi una cosa, Maximilian >> disse Xander, << Tu cosa stai facendo, per aiutarla? La metti in guardia, la controlli? Visto che tieni così tanto a lei, come mai non ti stai facendo in quattro per darle una mano? >>.

 

Max lo fissò, e per un momento credette che gli sarebbe saltato addosso per prenderlo a pugni.

 

<< Non vuole che mi intrometta >> disse, frustrato, << Non mi ha mai permesso di capire quello di cui ha bisogno… Non ha mai voluto che l’aiutassi, fin dal primo giorno. E so che non è stata del tutto sincera, con me >>.

 

Allora Irina nascondeva il suo ultimo segreto anche a Max, che doveva essere uno dei suoi migliori amici. Continuava a voler fare tutto da sola, a rimanere chiusa nella sua prigione per cercare da sola la sua uscita.

 

<< Se non ti ha permesso di farlo, è perché non vuole metterti nei guai >> disse, neutro, << Io non sono venuto qui per lei, ma non ci penso proprio ad abbandonarla lì dov’è. Rischio comunque. Quindi, mettiti il cuore in pace: non la lascerò da sola >>.

 

Max lo guardò. << Io… >> cominciò.

 

Xander lo interruppe di nuovo. << Lasciala in pace. Ha già troppi problemi, e non mi sembra il caso di litigare per una stronzata come questa. Ci starà male, se continui a incolparla di qualcosa che non sta facendo >>.

 

Era deciso ad andarsene. Quella discussione lo irritava parecchio, soprattutto per via della novità sui sentimenti di Max. Forse era la verità, però lo infastidiva sapere che qualcun altro aveva messo gli occhi su Irina, anche se in passato.

 

Comprese cosa stesse cercando di fare il meccanico: voleva proteggere Irina fin dove lei gli permetteva di intromettersi. Ed era chiaro che lei continuava a nascondere troppe cose, persino ai suoi amici.

 

<< E comunque, tra noi non è successo nulla >> concluse Xander, guardandolo negli occhi << Niente di quello che stai pensando. Ha troppi problemi per la testa, per pensare a me >>.

 

Però le ho rubato un bacio… E’ non sarò in pace con me stesso finché non glielo avrò detto”.

 

Fece per andarsene, quando si ricordò di una cosa. Guardò Max, in piedi di fronte al bancone, lo sguardo imperscrutabile.

 

<< Ah… Sei invitato a una serata in pizzeria. Vedi di esserci. Non lo dico per me, ma per Irina >>.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 11.00 – Università

 

<< Allora >> bisbigliò Jenny, annotando le date degli esami sulla sua agenda, << Ho fissato tutto. Sabato sera, alle 9.30, da “O sole mio”… Devo solo prenotare. Quanti siamo, alla fine? >>.

 

<< Io ci sono >> disse Katy.

 

<< Io anche >> disse Angie, senza staccare gli occhi dal suo quaderno coperto di appunti.

 

<< Idem per me >> aggiunse Irina, << E conta anche Max. Ha detto che viene >>.

 

Irina, seduta a fissare con occhi funerei le date vicinissime degli esami, ripensò al pomeriggio seguente. Max si era presentato a casa sua con la coda tra le gambe e le aveva chiesto scusa per come l’aveva trattata, dicendo di essere stato un po’ superficiale. Scuse accettate, naturalmente, ma Irina non potè fare a meno di chiedersi cosa gli avesse detto Xander per fargli cambiare idea. Doveva avergli dato una bella strigliata.

 

<< Bene >> fece Jenny, << Perfetto, ci siamo tutti… >>.

 

Si mise a parlare di come organizzare le auto, ma Irina non l’ascoltava. Stava pensando che quel pomeriggio Xander sarebbe passato da casa sua per prendere Tommy e portarlo da Sally. La sera prima aveva preparato due borsoni con tutte le cose del suo nipote, che poi aveva abbandonato nell’ingresso di casa con aria afflitta. Suo padre le aveva chiesto cosa stesse facendo, e quando aveva appreso la notizia, come aveva previsto, non aveva fatto una piega.

 

<< Irina? >> qualcuno la chiamò, << Mi stai ascoltando? >>.

 

La ragazza si voltò: a distoglierla dai suoi pensieri era stata, come al solito, Jenny.

 

<< Cosa c’è? >> chiese stancamente.

 

<< Che hai? >> domandò Katy, preoccupata.

 

<< Nulla >> rispose Irina, << Perché mi chiamavate? >>.

 

<< Stavamo pensando che sei l’unica che viene da sola, sabato >> spiegò Jenny, << Io vengo con Jess, Angie e Katy vengono insieme… >>.

 

<< Credo di essere in grado di guidare da sola fino in pizzeria >> borbottò Irina, << Sono piuttosto brava, al volante, sai? >>.

 

Jenny alzò gli occhi al cielo. << Non era quello che intendevo >> disse, << Stavo dicendo che per una volta potresti scroccare un passaggio a qualcuno… >>.

 

Irina capì subito a chi si riferiva. Jenny voleva che Xander la passasse a prendere a casa, e di conseguenza la riaccompagnasse anche.

 

<< Non vedo perché debba scomodare qualcuno, quando sono perfettamente in grado di andare e tornare in tutta autonomia >> disse.

 

Non aveva voglia di affrontare il “discorso Xander”: non era dell’umore giusto per sopportare i tentativi di Jenny di farle ammettere che era innamorata cotta.

 

Il professore finì in quel momento di augurare a tutti gli studenti buone vacanze con tono ironico, e la gente nell’aula iniziò ad alzarsi. Irina fece altrettanto, e disse: << Vado a prendere un caffè >>.

 

<< Aspetta! >> la fermarono le tre amiche, << Che hai? >>.

 

Irina sbuffò. << Non ho niente, sto bene >> rispose, anche se non era vero.

 

Qual’era il suo problema? Era solo e semplicemente uno: Xander.

 

Max ci aveva visto giusto: le piaceva da morire, ma rendersi conto che forse lui non ricambiava la deprimeva. Le occasioni che avevano avuto erano state tante, ma non era mai successo niente.

 

Eppure, in ogni momento libero, la sua mente vagava sempre nella stessa identica direzione, con lo testo pensiero fisso. Xander, Xander e ancora Xander. E poi sentiva lo stomaco stranamente leggero, il sorriso le affiorava sulle labbra senza un motivo apparente, era più distratta del solito. Pensava a come era stata bene, tra le sue braccia, quella sera a Las Vegas…

 

E poi, da quella sorta di felicità virtuale, passava alla depressione. Perché si rendeva conto, che in fondo, non era successo niente, e che molto probabilmente sarebbe continuato così. La prospettiva della pizza non la rendeva euforica come Jenny: a cosa sarebbe servita una serata insieme, se sapeva già come sarebbe andata a finire?

 

Mandò giù tutto d’un fiato la sua tazzina di caffè, sapendo che le tre amiche l’avevano seguita in silenzio. Non aveva voglia di parlare, e per fortuna lo avevano capito.

 

Il resto delle ultime due ore di lezione dell’anno, Irina le passò muta come un pesce a pensare che non era minimamente preparata per affrontare gli esami troppo vicini. All’uscita salutò rapidamente tutti i ragazzi conosceva augurando loro in bocca al lupo e sparì diretta all’asilo per prendere Tommy.

 

Rientrata a casa con il bambino in braccio, Irina guardò con apprensione i borsoni adagiati nell’ingresso. Preparò qualcosa da mangiare solo per Tommy, perché lei non aveva fame, e poi lo vestì.

 

Solo in quel momento si accorse di quante cose avrebbe faticato a rinunciare, di quel bambino. Quando se lo era trovato davanti alla porta di casa non aveva che pochi mesi, e adesso stava in piedi davanti a lei e iniziava a parlare. Lo aveva cresciuto con tutto l’impegno di cui era stata capace, cercando di garantirgli il minimo indispensabile. Lo aveva visto crescere, lo aveva quasi considerato suo figlio.

 

Gli abbottonò i pantaloncini e il bimbo le mise le manine sul volto, ridendo.

 

Un lacrima le rigò il viso: lo avrebbe rivisto, ma le sembrava tanto un addio. Lo abbracciò forte e lo cullò per l’ultima volta.

 

<< Andrai dalla tua mamma >> mormorò, << Vedrai, starai benissimo… Verrò a trovarti un sacco di volte >>.

 

Forse anche Tommy si rese conto che c’era qualcosa che non andava, perché le strinse il collo con le braccine e appoggiò la testa sulla sua spalla.

 

Rimasero così finché non suonò il campanello, e Irina andò ad aprire. Era Xander.

 

<< Ciao >> la salutò, serio.

 

<< Ciao >> rispose lei, la voce atona.

 

Xander entrò in casa, le rivolse un’occhiata preoccupata e chiese: << Stai bene? >>.

 

Irina annuì. << Lì ci sono le sue cose >> disse indicando i borsoni.

 

Xander li afferrò e uscì per portarli in auto. Poi tornò indietro e attese che Irina gli desse il bambino.

 

<< Ciao, piccolo >> lo salutò, dandogli un bacio sulla fronte, << Ci vediamo presto >>.

 

Senza aggiungere altro, perché non aveva la forza di parlare, lo passò a Xander, che lo prese in braccio. Tommy la guardò stranito, ma non si mise a piangere. La stava prendendo meglio di lei.

 

Irina rimase a guardarlo, dicendosi che poteva andarlo a trovare quando voleva, ma non riuscì a trattenere un’altra lacrima. Xander la guardò, serio, poi con il braccio libero le cinse le spalle e la strinse a sé.

 

La ragazza rimase in silenzio, cercando di controllarsi, perché non voleva scoppiare a piangere proprio davanti a lui. Trasse un paio di respiri profondi, poi si staccò e sorrise. Tutto sommato, aveva ragione lui: era meglio che lei non andasse.

 

<< Vuoi che torni qui, dopo? >> domandò Xander.

 

Lei fece di no con la testa. Si avvicinò a Tommy e gli diede un altro bacio sulla fronte; poi, si alzò sulla punta dei piedi e ne diede uno anche a Xander, sulla guancia.

 

Il ragazzo la fissò quasi stupito, poi sorrise e disse: << Ci vediamo presto, piccola >>.

 

E uscì, portandosi dietro la luce che aveva illuminato la vita di Irina per due anni a quella parte.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 18.00 – San Francisco, F.B.I.

 

<< E queste sono le chiavi >> disse Franck White, porgendo a Xander una busta di carta gialla, << Tre come mi ha chiesto >>.

 

Xander afferrò il pacchetto. << Bene >> disse, << Grazie >>.

 

<< Agente Went, veda di non ridurre quest’auto come la precedente >> disse White, con aria stanca, << Anche perché questa ci è costata più del doppio, con tutte le modifiche che ha voluto. Non metto in dubbio che le serva per arrestare Challagher, ma mi chiedo se fosse proprio necessario scegliere un modello non ancora in produzione >>.

 

Xander sorrise. << E’ uno sfizio che posso togliermi solo qui >> ribatté, tranquillo, << E di sicuro la preserverò come se fosse mia >>.

 

White grugnì qualcosa, ma Xander si chiuse la porta dell’ufficio alle spalle, e percorse il lungo corridoio bianco diretto all’ascensore. Sulla strada incrociò un volto a lui noto.

 

<< Ciao Michael >> salutò.

 

<< Ciao Alexander! >> ricambiò l’altro ragazzo, un paio di anni più di lui, << Ho saputo che sei riuscito a farti dare una bella macchina, eh? L’ho vista di sotto >>.

 

Xander sorrise. Michael, i capelli castano scurissimo e l’espressione intelligente, era un bravo agente, e a lui stava simpatico. Lo reputava molto in gamba.

 

<< Sai che le auto sono la mia passione >> ribatté lui, << Dove stai andando? >>.

 

<< Da White >> rispose Michael, con un’alzata di spalle, << Devo parlargli un attimo… Sai com’è, vuole sempre sapere tutto… >>.

 

<< Non dirlo a me >> disse Xander, << Adesso vado di fretta, ma magari la prossima volta facciamo due chiacchere con più calma. Su cosa stai lavorando, adesso? >>.

 

Michael alzò le spalle. << Mah, una cosa di poca importanza >> rispose, << Qualche strano furto di gioielli… Tu come sei messo, a Los Angeles? >>.

 

<< Abbastanza bene >> disse Xander, << Se vado avanti così, dovrebbe filare tutto liscio come l’olio >>.

 

Forse appariva troppo sicuro, ma era meglio non aggiungere altro. Non voleva dare l’impressione che esistessero delle possibilità che potesse fallire.

 

<< Buon per te >> disse Michael, << Ci vediamo in giro, allora. Buon lavoro, Alexander >>.

 

Si salutarono, e Xander corse nel garage sotterraneo. Aveva fretta di tornare a Los Angeles, perché voleva sapere come stava Irina e soprattutto doveva convincerla a farsi portare da lui, a mangiare la pizza.

 

Quando le porte dell’ascensore si aprirono, la sua nuova auto gli saltò subito all’occhio, parcheggiata nel posto sempre riservato a lui.

 

La Ferrari 458 Italia rossa spiccava nitida tra le pareti bianche del garage, un bolide che sembrava in movimento anche da fermo. Fari allungati e dal taglio spigoloso, grande presa d’aria frontale e linea sinuosa la rendevano felina e aggressiva; il cavallino rampante su fondo giallo spiccava sul cofano brillante sotto la luce dei neon, nascondendo il motore potenziato.

 

Xander raggiunse l’auto e salì nell’abitacolo, dicendosi che ne era valsa la pena. Quell’auto era fantastica. Infilò la chiave nel nottolino e il motore si avviò, inondando il garage dell’inconfondibile rumore Ferrari.

 

Con una sgommata, partì diretto a Los Angeles, deciso a provare sull’autostrada la sua nuova macchina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ore 18.00 – Casa

 

Irina era seduta sul divano di casa, sola. Era un po’ depressa per via del silenzio che regnava nella stanza, segno della mancanza di Tommy. Non aveva nemmeno voglia di uscire, nonostante quella stessa sera dovesse andare a mangiare la pizza organizzata da Jenny.

 

Sentì suonare alla porta, e si chiese chi potesse essere. Non aspettava nessuno.

 

Mentre con aria afflitta percorreva il corridoio, una minuscola parte del suo cuore sperò si trattasse di Xander. Quando però aprì la porta, non rimase comunque delusa.

 

Jenny, praticamente in tuta da ginnastica, stava in piedi sulla soglia con aria seria, in mano un borsone scuro più grande di lei. Inarcando un sopracciglio, Irina la salutò. << Che fai qui? >> domandò.

 

<< Ho pensato che avresti avuto bisogno di una mano >> rispose tranquilla, mentre Irina la lasciava entrare in casa.

 

<< E per cosa? >> chiese lei, guardandola poggiare il borsone sul pavimento con aria stanca.

 

<< Per prepararti >> rispose con ovvietà Jenny.

 

<< Ah… >> fece Irina, senza sapere cosa dire. L’amica era sempre in grado di lasciarla senza parole. << Ma… A cosa ti serve quel borsone? >>.

 

<< Ci sono dentro delle cosucce che potranno esserci utili >> spiegò Jenny, << E quello che mi devo mettere io stasera… Posso prepararmi qui, vero? >>.

 

<< Certo… >> borbottò Irina, confusa, << Però… >>.

 

<< Niente “ma” e nemmeno “però” >> la interruppe Jenny, portandosi le mani ai fianchi, minacciosa, << Tu farai quello che ti dico io. Stasera lo stenderai come nessun’altra ragazza ha mai fatto >>.

 

Irina arrossì, comprendendo al volo le intenzioni dell’amica. Jenny sembrava aver preso la cosa come un affronto personale ed era pronta a “scendere in guerra”. Sarebbero state ore di durissime, per lei.

 

<< Jenny, credo tu la stia prendendo nel modo sbagliato… >> cominciò, mentre l’amica apriva il borsone e tirava fuori un beautycase grande come un casa, << Non penso che la situazione sia quella che credi tu… >>.

 

<< E no, mia cara. Io non mi sbaglio mai, su queste cose >> disse Jenny, porgendole un flacone che Irina non degnò nemmeno di uno sguardo, << Quindi può fare il duro quanto vuole, ma lo faremo sciogliere come un cioccolatino al sole… Questa è una sfida >>.

 

Ci mancava solo che si facesse dei segni neri sulle guancie, poi Jenny sarebbe stata pronta per dichiarare guerra a Xander. Sarebbe scoppiata a ridere, se non avesse saputo che i folli piani dell’amica purtroppo erano rivolti su di lei.

 

<< E adesso >> aggiunse Jenny, << Vai a farti una doccia e mettiti quella >>.

 

Irina abbassò lo sguardo sulla confezione che le aveva dato: crema corpo al cioccolato. Irina inarcò un sopracciglio, ma non disse niente e si diresse verso il bagno.

 

<< Posso frugare nel tuo armadio?! >> gridò Jenny, che chissà come si era già fiondata di sopra.

 

<< Sì, fai come se fossi a casa tua >> rispose Irina.

 

Mezz’ora dopo, emergeva dal bagno permeata dal profumo di cioccolata, neanche si fosse immersa in una vasca di cacao. Trovò Jenny davanti al suo letto, mentre guardava con aria critica alcuni vestiti.

 

<< Uhm… Qui ci vuole qualcos’altro >> disse, si voltò verso di lei e disse: << Pronta per i capelli? >>.

 

Irina alzò gli occhi al cielo. << Sì >> mormorò, sconfitta. Jenny sapeva essere molto “convincente”, e lei la conosceva bene. Non aveva la forza morale per intavolare una discussione.

 

<< Cosa facciamo… >> mormorò Jenny, a sé stessa, << Vediamo un po’… >>.

 

<< Ti ricordo che stiamo andando a mangiare una pizza >> disse Irina, seduta al tavolo e l’amica in piedi dietro di lei.

 

<< Lo so… Immagino tu non voglia niente di vistoso, vero? >>.

 

<< Sì >> rispose Irina, stupita che Jenny non insistesse più di tanto, << Non posso farmi semplicemente una coda? >>.

 

<< E sia per la coda >> disse Jenny, << Però i capelli li lisciamo, così viene proprio bene >>.

 

Strano che fosse così arrendevole. Rimase in silenzio mentre Jenny si occupava dei suoi capelli, sicura che dopo si sarebbe scatenata. Le aveva dato l’idea di essere pronta a scatenare il finimondo, e tutte le sue conoscente nel campo dell’estetica, pur raggiungere il suo scopo.

 

<< Bene, adesso passiamo ai vestiti >> disse Jenny, trascinandola in camera sua e spalancando gli armadi.

 

Irina osservò l’amica frugare tra gli abiti, tirando fuori ogni tanto qualcosa e gettandolo sul letto. Metà della roba erano vestiti che le aveva regalato William ma che, per quanto costosi e belli, preferiva non indossare: non rispecchiavano per nulla quello che era lei.

 

<< Uh, questo è il famoso Dior? >> chiese Jenny, ammirando il vestito blu che aveva messo a Las Vegas, << Mamma mia… E’ veramente bellissimo. Chi è che ti ha regalato una cosa del genere? Costerà almeno diecimila dollari >>.

 

<< Il mio capo >> rispose neutra Irina, distogliendo lo sguardo.

 

Jenny rimise l’abito nell’armadio, e quando fu soddisfatta di ciò che aveva preso, la guardò e disse: << Passiamo alla prova >>. Le mostrò una gonnellina di jeans e un top rosso fuoco, << Mettiti questi, intanto io mi vesto >>.

 

Irina si infilò la roba che le aveva dato Jenny, mentre lei tirava fuori dal suo borsone un paio di short neri e una camicetta bianca leggermente trasparente. In un attimo era vestita, e guardava Irina allacciare il top dietro il collo.

 

<< Uhm… >> fece dubbiosa Jenny, << Forse… >>.

 

<< Ma devo per forza mettere la gonna? >> chiese Irina, guardandosi le gambe scoperte con aria perplessa.

 

<< Sì >> rispose Jenny, senza permetterle vie di fuga, << Ai ragazzi piace vedere le gambe delle ragazze, se non lo hai ancora capito… E tu le hai pure belle lunghe, quindi meglio di così >>.

 

<< Ma scusa, perché non la metti tu, la gonna? >> chiese Irina, indicando gli short dell’amica, << Te ne presto una io, no? >>.

 

<< No, perché sono alta un metro e un tappo, e quindi meglio un paio di pantaloncini, in quest’occasione >> rispose tranquillissima Jenny, come se fosse una cosa ovvia, << Slanciano di più e fanno meno nana incazzata… Me lo dice sempre, Jess >>.

 

Irina la fissò per un momento, poi si mise a ridere.

 

<< Non sei nana >> disse.

 

<< Forse no, ma comunque stasera sei tu quella che non deve passare inosservata >> ribatté Jenny, << E non passerai inosservata >>.

 

<< Dai Jenny, tutto questo è inutile. Lo sai meglio di me che non si arriverà a nulla >> disse Irina, una leggera nota di tristezza nella voce, << Si è capito, no? E’ stato solo un errore di valutazione… Magari si comporta così perché ci conosciamo da prima… >>.

 

<< Perché mi sembra che tu sia tanto dispiaciuta di quello che stai dicendo? >> fece Jenny, un sorriso che le si allargava sul volto, << Sarebbe la prima volta che ti esprimi così a favore di un ragazzo >>.

 

Irina sospirò. << D’accordo, hai vinto, mi piace >> disse, << Però questo non toglie che, nonostante ci siano state diverse occasioni, non è mai successo niente… >>.

 

<< E allora? Devi essere tu a fare in modo che “succeda qualcosa” >> ribatté Jenny, infervorata, << Non puoi stare lì e soffrire nel dubbio… Al massimo ti dice “no, guarda, al momento sono preso da altro…”. Ma non te lo dirà, posso scommetterci tutto quello che vuoi >>.

 

<< Sai che non lo farò >> disse Irina, << Non sono quel genere di ragazza… Ma lasciamo perdere, tanto lo so che non ti convinco… Cosa devo mettermi? >>.

 

<< Questo >> rispose subito Jenny, mostrandole un abitino nero sbucato da chissà dove, << Lo avevamo comprato insieme, ti ricordi? >>.

 

Irina annuì. Fare shopping con lei era sempre indimenticabile. Prese il vestito e se lo mise addosso, poi si girò lentamente verso lo specchio, timorosa di quello che vi avrebbe visto.

 

Tutto sommato, non era male. Forse per quello si era lasciata convincere a comprarlo. Le cadeva addosso non troppo aderente, la scollatura non era eccessiva e la gonna corta il giusto. Molto semplice, nel suo stile, e nemmeno troppo elegante. Doveva ammettere che si sentiva a suo agio, anche se era davvero strano.

 

<< Allora? Come ti sembri? >> chiese Jenny.

 

<< Ehm… Abbastanza bene. Meglio di quanto pensassi, a dirti la verità >> rispose Irina, << Non vuoi niente di più provocante? Non è da te scegliere cose così semplici… >>.

 

Jenny sorrise. << Se piaci a Xander, gli piaci per quello che sei veramente. Quindi è giusto che tu ti senta a tuo agio vestita come ti piaci tu… Non ci metterò più di tanto lo zampino. Ti farò solo da consigliere, questa volta >>.

 

Irina la fissò inarcando un sopracciglio.

 

<< Hai bevuto, per caso? >>.

 

Jenny ridacchiò. << No. Avanti, scegli le scarpe >>.

 

Irina aprì la scarpiera e passò in rassegna tutto il suo repertorio con aria critica. Optò per un paio di sandali bianchi e dorati con il tatto non troppo alto, sicura di non avere male ai piedi, e li mostrò a Jenny.

 

<< Perfetto >> disse, << Vanno benissimo… >>.

 

Irina si voltò e tirò fuori un altro paio di scarpe, questa volta nere e con un tacco vertiginoso, e le porse a Jenny. << Queste provale tu >> disse. << Sono Prada… Che ne dici? >>.

 

<< Uh! >> gridò Jenny, << Veramente? Sono bellissime! Veramente me le presti? >>.

 

<< Per me puoi anche tenerle >> disse Irina, contenta di averla appena fatta felice, << Le ho messe una sola volta e non le metterò mai più >>.

 

Jenny la guardò sconvolta per ben un minuto, senza sapere che dire. Poi l’abbracciò lanciando gridolini di ringraziamento.

 

<< Ok, ok, non mi stritolare >> disse Irina, << Che ore sono? >>.

 

<< Le otto >> rispose l’amica guardando l’orologio, << Siamo in anticipo, strano… >>.

 

Alle nove, erano tutte e due belle che pronte, in attesa dei loro “cavalieri”. Jenny era ancora euforica per le scarpe. Irina stranamente tranquilla.

 

Suonarono alla porta, e Jenny corse ad aprire. << Questo è Jess! >> gridò nel corridoio, << Gli ho detto di venirmi a prendere qui da te un po’ prima… Ci vediamo direttamente in pizzeria! >>. Si affacciò in soggiorno e aggiunse, minacciosa: << E non aspettarlo alla finestra, chiaro? Rimani seduta li finché Xander non arriva >>.

 

Senza capire il perché di quella strana richiesta, Irina rimase ferma dov’era, adesso in ansia. Ogni tre secondi guardava l’orologio, chiedendosi cosa avrebbe fatto quando Xander sarebbe arrivato. Cambiare cinque o sei volte colore non era una buona idea…

 

Finalmente il campanello di casa suonò di nuovo, e Irina schizzò in piedi. Trasse un paio di respiri profondi e si diresse verso l’ingresso, lentamente.

 

Quando aprì la porta, ammutolì. Non si ricordava che Xander fosse così bello… O forse era perché era qualche giorno che non lo vedeva. Se ne stava lì con il suo sorriso luminoso, i capelli scuri e gli occhi azzurri, jeans neri e camicia azzurrina, perfettamente perfetto nella sua perfezione.

 

<< Chiudi gli occhi >> disse Xander, senza nemmeno darle in tempo di riprendere l’uso della lingua.

 

<< Oh… Perché? >> chiese lei.

 

<< Chiudili. Ho una sorpresina per te >> disse lui, il ghigno lupesco in azione.

 

Irina sospirò ancora e poi seguì la sua richiesta, incapace di formulare un pensiero coerente.

 

<< Apri la mano >> mormorò Xander.

 

Le posò qualcosa di leggero sul palmo, e lei aprì nuovamente gli occhi.

 

Era un pacchetto quadrato, non molto grande, in carta rossa e con un fiocco giallo. Lo fissò per un attimo senza capire, chiedendosi cosa ci fosse dentro. Alzò lo guardo su Xander, che sembrava molto divertito.

 

<< Aprilo >> disse.

 

Irina scartò lentamente il pacchetto, le mani che tremavano leggermente. Aveva paura di quello che ci avrebbe trovato dentro… Sperava non fosse nulla di impegnativo, perché le sarebbe venuto un attacco di panico.

 

Aprì finalmente la scatolina, e scoprì che dentro c’era una chiave. Una chiave con l’insegna di un cavallino rampante nero su fondo giallo, e che lei riconobbe subito. Però non riuscì a capire dove volesse arrivare.

 

Xander la prese per una mano e la tirò fuori di casa, e allora la vide. Parcheggiata a pochi metri da loro, di un rosso inconfondibile, c’era una Ferrari. Un Ferrari vera, che lei non aveva mai visto dal vivo, ma che riconobbe all’istante.

 

Ferrari 458 Italia, un’auto che non era nemmeno ancora uscita sul mercato, e che forse non era stata nemmeno presentata ad alcun salone dell’automobile. Bassa, larga e inconfondibilmente “made in Italy”, sembrava muoversi anche da ferma. E lo sguardo dei fari allungati le ricordavano quelli di un felino pronto a scattare per aprire la caccia.

 

In un attimo, collegò le chiavi con la macchina. Si girò verso Xander, gli occhi spalancati.

 

<< Credo di aver capito male >> mormorò, senza fiato. << Per caso sei impazzito? >>.

 

Xander ridacchiò. << No… Lo sapevo che mi avresti dato del matto. Ti sto solo regalando un mazzo di chiavi, non è poi così tanto >> disse.

 

Irina guardò il pacchetto, poi lui. << Lo sai vero che macchina è quella? >> chiese.

 

<< Certo. L’ho scelta apposta >> rispose Xander, << Sbaglio, o le Ferrari ti piacciono da morire? >>.

 

<< Sì che mi piacciono, ma… Costerà… Non lo so nemmeno quanto, neanche la vendono! >>.

 

Xander gettò una rapida occhiata all’orologio che aveva al polso.

 

<< Andiamo? >> disse, ignorando le sue proteste.

 

<< Non mi puoi regalare niente, nemmeno le chiavi >> disse Irina, facendo finta di non averlo sentito, << Non le voglio. La macchina è tua, e di sicuro non ti hanno autorizzato a regale le chiavi in giro >>.

 

<< D’accordo, rimane mia, ma sei tu sei “autorizzata” a prenderla, quando ti va >> ribatté sornione, << E poi non seguo mai gli ordini… E… Lo sai che stasera sei molto carina? >>.

 

Perfetto, l’aveva zittita in un attimo. Lo fissò arrossendo, lo precedette verso la macchina e disse: << Tanto non le prendo >>.

 

<< Vedremo chi l’avrà vinta >> disse Xander, aprendole la porta ridacchiando.

 

Quando il motore si accese, Irina rimase in religioso silenzio per godersi quel momento. Uno dei suoi sogni, salire su una vera Ferrari, si era appena avverato.

 

<< Sai dove dobbiamo andare? >> chiese Irina, una volta per strada.

 

<< Sì, Jenny ha provveduto a spiegarmi tutto per bene >> rispose Xander, << Anche troppo >>.

 

Irina si sentì in imbarazzo: cosa gli aveva detto Jenny?

 

<< Scusala, Xander >> disse, << Ma è un po’… Fissata >>.

 

Xander non sembrava essersela presa, e appariva solo divertito. << E’ un po’ buffa, ma è una brava ragazza >> disse, << Ci tiene parecchio a te… Pensava che non ti sarei mai venuto a prendere >>.

 

<< Te lo ha chiesto lei? >> domandò Irina, a bocca aperta.

 

<< Sì, ma in realtà ci avevo già pensato io >> rispose Xander, << L’idea delle chiavi è stata mia, non sua >>.

 

Irina richiuse la bocca e abbassò lo sguardo. Quindi era tutta un’idea di Xander… Allora un pochino pochino le voleva bene.

 

Sospirò a si lasciò andare sull’avvolgente sedile di pelle nera della Ferrari, svuotata.

 

<< Com’è andata in questi giorni? >> chiese Xander, serio, riferendosi all’assenza di Tommy.

 

<< Più o meno… Mi manca, quello sì. Ma ci farò l’abitudine >> rispose Irina, << E’ tutto un po’ strano… >>.

 

<< Come posso farmi perdonare? >> chiese Xander.

 

<< Non hai niente da farti perdonare >> ribatté Irina, << Sono io che ti devo ringraziare >>.

 

Parcheggiarono l’auto a cinquanta metri dalla pizzeria, sotto gli sguardi allibiti dei passanti che fissavano la Ferrari con occhi spalancati.

 

<< Avevi messo in conto che ci avrebbero guardato tutti? >> chiese Irina, chiudendo delicatamente la portiera e cercando di non arrossire.

 

Xander, invece, sembrava come al solito a suo agio. Ridacchiò, ammiccando a un passante che fissò entrambi leggermente perplesso.

 

<< Sì, avevo immaginato anche questo >> disse, chiudendo l’auto, << Però ne vale la pena, eh? >>.

 

<< Se lo dici tu… >> mormorò Irina, poi Xander le avvolse un braccio attorno ai fianchi e la spinse verso il marciapiede.

 

<< Veramente stanno guardando te >> le sussurrò nell’orecchio.

 

Irina sussultò e gli strinse la mano che aveva appoggiata sul fianco. Poteva avvertirla che si stava avvicinando!

 

Il cuore le batteva all’impazzata, e di sicuro se avesse fatto un’altra cosa del genere le sarebbe venuto un infarto.

 

<< Scemo >> mormorò, guardando fisso a terra.

 

Xander la strinse ancora di più. << Ti ho fatto un complimento >> disse divertito, << E mi insulti? >>.

 

<< Sei un ruffiano >> borbottò Irina, << Lo fai apposta per farmi stare zitta >>.

 

<< Mi piace farti cambiare colore >> ribatté Xander, << Lo prendo come un grazie, comunque. E ti va anche bene perché sono grande e grosso, se no ti avrebbero importunato tutta la serata, sai? >>.

 

Irina non sapeva più che pesci prendere. Il cervello si stava lentamente fondendo, e non riusciva a capire se la stesse prendendo in giro oppure no.

 

<< La vuoi smettere? >> disse, liberandosi di quella stretta, anche se un po’ a malincuore.

 

Xander la guardò ridacchiando. << D’accordo, scusa >> disse, << Però non sto facendo il ruffiano, e non dico le bugie. Sei carina, stasera, ti da fastidio sentirtelo dire? >>.

 

<< Sì >> rispose Irina.

 

<< Allora continuerò a dirti per tutta la serata che sei brutta come uno scorfano. Preferisci così? >> ribatté Xander.

 

<< Sì >>.

 

Apparentemente esasperato, Xander la riacciuffò prima che potesse fuggire e se la tenne stretta addosso. Irina lasciò perdere la ricerca di ogni via di fuga, perché tanto non voleva scappare. Proseguirono insieme fino alla pizzeria.

 

Jenny, Jess e tutti gli altri erano già arrivati. Stavano in piedi di fronte all’entrata, parlando tranquillamente tra di loro. Max per un attimo sembrò non vederla nemmeno.

 

<< Ciao ragazzi >> salutò Irina, ricordandosi solo in quel momento che era appiccicata a Xander. E agli amici quel dettaglio non era sfuggito.

 

<< Ciao! >> l’aggredì Jenny con un sorriso enorme, << Aspettavamo solo voi! Entriamo! >>.

 

Uno dopo l’altro, entrarono all’interno del locale, accolti da una gentile cameriera, che indicò loro un tavolo nel dehor esterno, in un angolo tranquillo. Siccome ci andavano sempre, conoscevano il proprietario, un italiano doc trapiantato in America, e gli veniva sempre riservato un trattamento di riguardo. Forse era anche un po’ merito di Irina, che conosceva un po’ tutti.

 

<< Irina? >> la chiamò Jenny.

 

“Oddio, adesso mi intimerà di sedermi vicino a Xander. Magari anche direttamente addosso” pensò disperata lei.

 

<< Ti siedi vicino a me? >> domandò Jenny, gli occhi luccicanti.

 

<< Oh… Ehm, va bene >> acconsentì Irina, totalmente presa alla sprovvista.

 

Gettò una rapida occhiata a Xander e si sedette a capotavola. Lui fece lo stesso, ma dall’altra parte.

 

Jenny si mise a parlare con Katy, piazzata vicino ad Antony, e Angie, di fronte a Max. Jess era finito alla sua sinistra, e sembrava leggermente spaesato.

 

La sua amica doveva aver bevuto qualcosa di strano, quel giorno. Faceva esattamente il contrario di quello che faceva normalmente.

 

<< Come mai non hai insistito perché mi sedessi vicino a lui? >> domandò Irina a voce bassissima, in modo che nessuno la sentisse.

 

<< Mi sembra che la tua tecnica funzioni meglio della mia >> bisbigliò Jenny, sporgendosi verso di lei, << Vedervi arrivare appiccicati è stata una bella sorpresa… Allora ci ho azzeccato: più scappi, più ti insegue >>.

 

<< Non è una tecnica! >> protestò Irina.

 

Jenny ammiccò. << Lo so. Per questo funziona… Tieni, il menù >>.

 

Irina prese il menù, e guardò istintivamente verso Xander. Stava parlando in modo abbastanza tranquillo con Max e Antony, cosa che le fece piacere. Rimase a guardare rapita, vedendolo sorridere di fronte a una battuta del messicano, poi lui alzò gli occhi su di lei.

 

Beccata in flagrante, Irina usò l’unica cosa che aveva a disposizione, il menù, per coprirsi la faccia ed evitare la figuraccia. Alzò il depliant fino davanti agli occhi facendo finta di scegliere la pizza.

 

Jenny la guardò con un sopracciglio alzato, perplessa.

 

<< Che stai facendo? >> chiese.

 

<< Ehm… >> fece Irina, << Scelgo la pizza? >>.

 

Jenny le tolse in menù dalle mani e lo consultò, decisamente più interessata di lei.

 

<< Non fare la scema >> disse, senza guardarla, << Non mi sembra il caso di nascondersi >>.

 

Irina sbuffò e fece finta di niente, anche se sentiva ancora addosso lo sguardo azzurro di Xander. Era talmente presa da stessa che non si accorse nemmeno che Marcello, il proprietario della pizzeria, era venuto personalmente a prendere le ordinazioni.

 

<< Buonasera, ragazze! >> disse Marcello, un uomo alto e pelato con inconfondibile accento italiano, << Come stiamo, eh? >>.

 

<< Oh, benissimo >> rispose Jenny, << Sempre gente, da queste parti >>.

 

<< Certo, modestamente abbiamo la pizza più buona della città >> disse Marcello, compiaciuto, << Basta pensare da dove mi faccio arrivare la mozzarella… Comunque, che vi porto, ragazzi? >>.

 

Passarono alle ordinazioni, con Irina che ogni tanto gettava un’occhiata a Xander cercando di non farsi vedere. Inutile, perché lui la beccava subito.

 

La pizza arrivò prima del previsto, accompagnata da una rosa bianca per ogni ragazza, molto probabilmente un’idea di Marcello per le sue affezionate clienti.

 

Con grande sollievo di Irina, notò che Xander e Max parlavano abbastanza amichevolmente tra loro, e si chiese cosa mai si fossero detti quando lei s’e n’era andata. Dovevano essersi chiariti, finalmente. Sorrise a entrambi quando le rivolsero un’occhiata fugace, e Xander ammiccò verso di lei con aria birichina. Non gli andava giù il fatto che fosse lontana dalle sue frecciatine.

 

Distolse lo sguardo per tornare a guardare Jenny, che stava litigando con Jess a proposito della tipologia di pizza che avevano preso.

 

<< E’ più buona prosciutto e funghi >> stava dicendo la ragazza, << Spiegami che razza di pizza viene fuori se ci metti sopra pure le patatine fritte… >>.

 

<< Guarda che non sai cosa ti perdi >> ribatté Jess, << Assaggia e vedrai >>.

 

Irina li guardò divertita, Jenny che continuava a ripetere che non ci pensava proprio a mangiare “quell’obrobrio di pizza pesante come un mattone”. Alla fine vinse lei e si rivolse a Irina con aria falsamente disinteressata.

 

<< Dove si va, dopo? >> chiese.

 

<< Non dovevi decidere tu? >> ribatté lei.

 

<< Infatti ho pensato di andare a fare una passeggiata sul lungo mare… >> rispose Jenny, << Poi magari se abbiamo voglia andiamo in uno di quei locali sulla spiaggia >>.

 

La prospettiva di infilarsi nell’ennesimo locale tra alcool e musica sparata a tutto volume non la rese più di tanto contenta: per lei iniziavano a perdere ogni attrattiva, visto che ci passava almeno tre sere la settimana. Però avrebbe fatto uno sforzo.

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< D’accordo… >> disse, << C’è un posto carino a Santa Monica… Potremmo farci un salto: ci faranno entrare gratis >>.

 

<< Uh, benissimo >> fece Jenny, estasiata, << Allora sarà un bel posto… A proposito… Perché Xander mi ha chiesto di dirti di non guardare dalla finestra quando sarebbe arrivato? >>.

 

<< Non te lo ha detto? >> chiese Irina, perplessa.

 

<< No, ha detto che era una sorpresa >> rispose Jenny, continuando a guardarla con insistenza, << Jess lo sapeva, ma non me lo ha voluto dire… >>.

 

<< Ehm… >> Irina si morse il labbro inferiore, chiedendosi cosa avrebbe fatto l’amica quando avrebbe sentito la risposta, << Mi è venuto a prendere in… Ferrari >>.

 

La bocca di Jenny si spalancò, e per qualche secondo non fu in grado di dire niente. La fissò con gli occhi fuori dalle orbite, deglutì e poi disse: << In Ferrari?! Ma quanti soldi ha? >>.

 

Gettò un’occhiata a Xander, impegnato a seguire la descrizione di Antony riguardo a qualche particolare di un’automobile, poi tornò a guardare lei.

 

<< Io non ci capisco niente di macchine >> disse, << Ma se mi dici Ferrari so che non costano due dollari… E lo so pure io che sono le tue preferite. Ha intenzione di regalarti un collier di diamanti, entro la fine della serata? >>.

 

<< Sempre esagerata… >> ribatté Irina, anche se iniziò seriamente a preoccuparsi, << E’ solo un caso… Prima aveva una Maserati, che non è che poi costasse molto di meno >>.

 

<< Vorrei tanto capire che razza di lavoro fa… Anzi, soprattutto se lavora >> disse Jenny, << E lo stesso vale per il mio caro informatico qui presente >>, diede una gomitata a Jess, << Perché di sicuro lui non lavora solo con i computer, e Xander non è solo un pilota clandestino… Non sono scema fino a questo punto: ho capito che c’è qualcosa sotto >>.

 

La guardò come a dire “sputa il rospo”, ma Irina si limitò a gettare una rapida occhiata a Jess, lo sguardo serio di chi vorrebbe ma non può parlare.

 

<< Se non te lo hanno detto loro, io non posso farlo >> rispose Irina, << Mi dispiace tanto, ma posso garantirti che non sono criminali come la gente che sono abituata a frequentare… Altrimenti non ti avrei mai permesso di continuare a vedervi >>. Sorrise, accennando a Jess.

 

Jenny sbuffò ma non sembrò offesa. << E va bene… In effetti, me lo hanno garantito anche loro che non sono dei “criminali” >> disse, << Però spero che presto si sbottoneranno… Sono molto curiosa >>.

 

<< Tanto io non verrò mai a prenderti in Ferrari >> disse Jess, ridacchiando, << Non saprei nemmeno guidarla >>.

 

<< Tanto io non ci salirei mai con te >> ribatté Jenny, << Già fai fatica a tenere la BMW di Xander… Guido meglio io di te, e non è un complimento >>.

 

Irina ridacchiò: evidentemente Jess era bravo con i computer, ma non con le auto.

 

<< Sarò bravo in altre cose… >> commentò leggermente sarcastico l’informatico.

 

Finirono lentamente la pizza, dopodiché si alzarono e Xander sparì per qualche momento, per poi tornare mettendo a posto il portafogli. Irina lo raggiunse.

 

<< Dove sei andato? >> gli chiese, sospettosa.

 

<< A pagare >> rispose lui, ghignando.

 

<< E hai pagato per tutti?! >> domandò Irina.

 

<< Certo >> Xander sorrise, << Non posso certo andarmene in giro in Ferrari e poi far dividere il conto per qualche pizza… Tanto la carta di credito non è nemmeno mia >>.

 

Irina lo fissò con sguardo arrabbiato per qualche momento, poi davanti al suo ghigno si sciolse come neve al sole. Era uno che faceva di testa sua, inutile discutere.

 

La prese per la vita e lei si lasciò trascinare fuori divertita e imbarazzata, aspettando che Jenny salutasse Marcello per ringraziarlo dei fiori. Lui sorrise ma non disse nulla.

 

<< Allora, dove si va? >> chiese Xander, tenendosi sempre Irina ben stretta addosso. Jenny stava cercando di non ridere, mentre Irina la fulminava con lo sguardo.

 

<< Sul lungo mare, a Santa Monica >> rispose Irina, << Andiamo alla Sirena Bianca, vi va? >>. Guardò Max e Antony, che conoscevano già il locale perché una volta ci erano andati insieme: era di William, ma lui non ci andava mai. La gente era troppo normale, per i suoi canoni.

 

<< Va bene >> disse Max, << Ci vediamo lì o andiamo tutti insieme? >>.

 

<< Tutti insieme >> rispose Jenny, gettando un’occhiata a Jess, << Andate piano, per favore >>.

 

Xander e Irina tornarono alla Ferrari, ancora parcheggiata lì dove l’avevano lasciata: nessuno aveva provato a rubarla, ed era già molto.

 

Salirono sopra, con Irina che si sentiva la lingua stranamente annodata. Xander accese il motore e aspettò di vedere comparire la sua BMW con Jess e la Golf di Max. Le gettò una rapida occhiata divertita, prima di dire: << Piaciuta la rosa bianca? >>.

 

<< Oh, si, molto gentile… >> rispose Irina, appoggiando il fiore sul cruscotto.

 

<< Pensavo la preferissi rossa >> disse Xander, << Come la Ferrari… >>.

 

Irina lo fissò. << E’ stata un’idea tua! >> sbottò.

 

Xander ridacchiò. << Spero ti piaccia lo stesso >>.

 

Irina arrossì leggermente. << Certo che mi piace lo stesso… >> mormorò, << Anzi, forse mi piace un pochino di più… >>.

 

Aveva confessato. Distolse lo sguardo da Xander per puntarlo sulla rosa bianca, e lo sentì stranamente sospirare.

 

<< Perché… Perché l’hai regalata a tutte quante, però? >> chiese lei.

 

<< Perché mi avresti ucciso >> rispose Xander, << E non l’avresti mai accettata. Mi sbaglio? >>. Sorrise.

 

<< No, non ti sbagli. Come sempre, d’altro canto… Ecco Max >>.

 

Una Golf rossa si avvicinava piano, alla ricerca dell’auto in cui stavano loro due. Xander fece brillare i fari abbaglianti della Ferrari per un paio di volte, e Irina riuscì a vedere l’espressione stupita del meccanico, oltre che di Antony, Angie e Katy.

 

Xander uscì dal parcheggio e si mise in testa alla fila di auto, con Irina che gli indicava la strada. Raggiunsero la Sirena Bianca poco dopo, e lasciarono le macchine nel grande parcheggio vicino all’entrata. Qualcuno guardò la Ferrari con interesse, ma nessuno si fece avanti quando videro smontare Fenice dall’auto.

 

La Sirena Bianca era un grande locale aperto sulla spiaggia, con un lunghissimo bancone nero lucido a cui venivano serviti i tanti tipi di drink preparati sul momento. Una musica ad alto volume, ma che non stordiva, veniva trasmessa dalle grandi casse appese al soffitto. Una moltitudine di ragazzi si muoveva per il locale con aria allegra, e dietro il bancone due barman facevano volare per aria bottiglie di vodka riacciuffandole al volo.

 

Irina si avvicinò alla ragazza che stava all’ingresso e si occupava della cassa. Appena la vide le fece un cenno di saluto, timbrando l’ingresso a un gruppo di nuovi arrivati. Irina si sporse verso di lei e disse, sovrastando la musica: << Dammi il posto più tranquillo che hai >>.

 

La ragazza annuì e le indicò il fondo della sala, che dava proprio sulla spiaggia. Le disse di attraversare la pensilina di legno che conduceva a un piccolo gazebo bianco con divanetto angolare e tavolo rotondo.

 

Irina la ringraziò, gli passò una banconota da cinquanta dollari e chiamò gli altri. La seguirono fino al percorso di legno e raggiunsero il gazebo, dove la musica arrivava più bassa ma faceva sempre da sottofondo. Avevano libero accesso alla spiaggia, dove alcuni ragazzi passeggiavano tranquilli sorseggiando drink.

 

<< Uh, ma che bel posto! >> disse Jenny, accomodandosi sul divanetto.

 

<< Davvero! Guarda, si può andare in spiaggia! >> disse Angie.

 

Jenny prese Jess per mano e lo trascinò a ballare, mentre Irina andava dal barman per chiedergli di portargli qualcosa da bere e da sgranocchiare. Poco dopo tornò al gazebo e si sedette di fianco a Xander, che ridacchiava guardando Jess che ballava con Jenny non tanto lontano da loro.

 

All’improvviso Irina si accorse di una cosa: Max non sembrava calcolarla più di tanto. Aveva pensato che quando l’avesse vista mezza abbracciata a Xander l’avrebbe fulminata con lo sguardo, invece sembrava stranamente preso da qualcos’altro. E quel qualcos’altro era nientemeno che Angie.

 

Per tutta la serata avevano parlato tra di loro, con Angie che sembrava a suo agio più del solito. Si erano visti altre volte, ma non tanto da giustificare quella strana confidenza che sembrava esserci tra loro.

 

Irina si sporse verso Katy, che stava assaggiando un particolare frutto esotico preso dal grande vassoio che il barman aveva portato per loro.

 

<< E’ stata un’idea di Jenny, vero? >> domandò sorridendo, con un cenno verso Max e Angie.

 

<< No >> rispose Katy, con la bocca piena. Deglutì poi continuò: << Questa volta non c’entra niente >>.

 

<< No? >> fece Irina, << Strano. Avrei scommesso ci fosse il suo zampino >>.

 

Katy ridacchiò. << Anche io >> disse, << Ma è troppo presa dal suo informatico… >>.

 

<< Di che state confabulando? >> si intromise Xander.

 

<< Del fatto che Jenny e Jess stanno proprio bene insieme >> rispose Irina voltandosi verso di lui, << E che qui c’è del cocco, lo hai visto? >>.

 

Afferrò un pezzetto di cocco dalla ciotola e lo lanciò verso di lui, che lo prese al volo e ridacchiò. Poi agguantò lei e se la mise a cavalcioni sulle gambe con aria maliziosa.

 

<< No, non l’avevo visto >> disse, << Però ho notato un’altra cosa… >>.

 

<< E cioè? >> soffiò Irina, troppo vicina al viso di lui per connettere con il cervello.

 

<< Te l’ho già detto che sei molto carina, stasera? >> ribatté Xander.

 

Irina alzò gli occhi al cielo. << Me lo hai già detto >> sbuffò.

 

<< Ah, già, vero >> sorrise Xander, facendo finta di ricordarsi qualcosa all’improvviso << Sai che sei molto brutta, stasera? >>.

 

<< Spiritoso… >> disse Irina, ricordandosi in quel momento che molto probabilmente Katy non era l’unica spettatrice, << Anche tu sei piuttosto brutto, sai? Mangiati il cocco, che ti fa bene >>.

 

Si alzò di scatto, decisa a cambiare aria. Se dovevano giocare, che lo facessero lontano dagli sguardi di chi conoscevano. Si tolse i sandali e li lasciò nel gazebo, e iniziò a camminare nella sabbia calda, raggiungendo la battigia.

 

Forse era la serata buona per provare quanto Jenny avesse ragione. Se Xander era in vena di fare il furbo, poteva provarci anche lei.

 

Gli gettò un’occhiata invitandolo a raggiungerla sulla battigia, per non essere a portata di orecchio di nessuno, nemmeno di Jenny che al posto dell’udito era fornita di sonar. Xander si alzò portandosi dietro il cocco sotto lo sguardo divertito di Katy.

 

<< Tieni >> spezzò il frutto in due e ne porse una parte a lei.

 

<< Grazie >>.

 

Irina fece qualche passo allontanandosi dalla musica, poi si sedette sulla sabbia, incurante di poter rovinare il vestito. Sorrise a Xander che si sedette di fianco a lei.

 

Passò qualche minuto, in cui si udivano solo la musica che proveniva dal locale e il leggero sciabordio delle onde a pochi metri da loro. Le lanterne colorate rischiaravano la spiaggia di una luce soffusa.

 

<< Xander… Perché volevi regalarmi le chiavi della Ferrari? >> domandò Irina, guardando in lontananza le luci di una nave.

 

<< Per ringraziarti di quello che stai facendo >> rispose Xander, guardando verso il mare.

 

<< Non ho fatto molto, in realtà >> obiettò Irina, sincera, << E comunque, non così tanto da meritarmi le chiavi di una Ferrari >>. Sorrise all’indirizzo del ragazzo.

 

<< Questo lo dici tu >> ribatté lui, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi della 458 Italia e rigirandosele tra le mani. << Lo so quanto hai rischiato… E quando continui a rischiare >>.

 

<< Lo sto facendo consapevolmente e di mia spontanea volontà >> disse Irina, voltandosi verso Xander, << Non mi aspetto niente in cambio. L’unica cosa che vorrei sai già qual è >>.

 

Stavano di nuovo toccando quell’argomento, lo stesso dell’ultima sera a Las Vegas. Vide Xander fissare serio la schiuma che si formava sulla battigia, colorata di lilla dalle lanterne che illuminavano la spiaggia.

 

<< Sei sicura che sia veramente l’unica cosa che vuoi? >> domandò.

 

“No, non è l’unica cosa che voglio… Vorrei anche sapere perché ti comporti in questo modo… Vorrei sapere cosa ti passa per la testa”.

 

<< Ci sono tante cose che vorrei, ma che non posso avere >> rispose Irina, << Secondo te cosa potrei desiderare, oltre a riguadagnarmi la libertà? >>.

 

Xander tacque e giochicchiò con le chiavi.

 

<< La stessa cosa che vorrei io >> mormorò, piano.

 

C’era una nota di tristezza nella sua voce, e Irina la colse all’istante. Si riferiva a ciò che non poteva avere… Oppure no?

 

Gli sorrise. << Finché non mi dici cos’è, non posso dirti se è veramente la stessa cosa che desidero io >> disse, distendendo le gambe sulla sabbia calda, << Ma tu non me lo vuoi dire… >>. Non capiva cosa stesse passando per la testa di quel ragazzo dagli occhi azzurri, e continuare il discorso non le sembrava opportuno: era come camminare al buio. << Ma tanto le chiavi non le voglio >> aggiunse, per cambiare argomento.

 

<< Questo non mi impedisce di dartele, però >> ribatté Xander, ridacchiando. Con un gesto rapido si avvicinò e le infilò le chiavi della Ferrari nello scollo dell’abito.

 

Confusa e colta alla sprovvista, Irina sentì il metallo freddo scivolare sullo sterno e fermarsi nei pressi del suo reggiseno. Si portò una mano al petto e guardò Xander allibita.

 

<< Ehi! >> gridò, sentendo le chiavi incastrate nel suo abitino nero.

 

Xander la fissò con gli occhi che scintillavano divertiti.

 

<< Bé, se proprio non le vuoi, posso riprendermele >> disse, e si avvicinò di qualche centimetro.

 

Irina indietreggiò. << No! >> sbottò, inginocchiandosi sulla sabbia e guardandola totalmente senza parole.

 

<< Lo hai detto tu. Non vuoi che me le riprenda, quindi le tieni >> disse Xander.

 

Irina sbuffò. << Allora lo fai a posta >> borbottò, << Fai un po’ troppo il furbetto, per i miei gusti… >>. Si guardò nello scollo del vestito, e individuò le chiavi. Guardò Xander. << Non farlo più… Danno fastidio, sai? >>.

 

<< Hai bisogno di una mano per recuperarle? >> chiese Xander.

 

<< No, ce la faccio da sola, grazie >> ribatté Irina, facendogli il verso.

 

Tirò fuori il “corpo estraneo” dall’abito, e lo guardò. In fondo, era solo un mazzo di chiavi, poteva anche prenderlo… Qualcosa però la spingeva a insistere. Guardò Xander per provare a individuare un eventuale suo punto debole, ma era inutile cercarlo: era abbastanza grande e muscoloso che avrebbe potuto prenderla in braccio senza sforzo.

 

<< Non le voglio >> ripeté per l’ennesima volta, avvicinandosi.

 

<< Sei cocciuta, sai? Sono solo delle chiavi… >> ribatté Xander, << Non fare troppo la difficile, eh >>.

 

Irina si avvicinò sempre di più, decisa a provare il tutto e per tutto. Lo afferrò per il colletto della camicia, infilò le chiavi nel taschino e lo fissò, a pochi centimetri dal suo viso.

 

<< Non le voglio >> ripeté, scandendo per bene le parole.

 

Nella sua frase c’era un messaggio, un messaggio che Xander non poteva non cogliere: ti sto dando un’occasione, diceva, coglila fin che puoi.

 

Negli occhi azzurri del ragazzo passò qualcosa che Irina non riuscì a decifrare: prima ancora di avere il tempo di formulare un pensiero coerente, si ritrovò sdraiata sulla sabbia, Xander sopra di lei che le teneva entrambe le mani con aria divertita.

 

<< Invece le tieni >> disse, abbassandosi verso il suo viso.

 

Irina cambiò colore nel giro di qualche centesimo di secondo, conscia della posizione assurda in cui si trovavano. E anche che Jenny molto probabilmente aveva il radar puntato su di loro.

 

<< Se no cosa mi fai? >> chiese, per provocarlo.

 

Xander sembrò pensarci un attimo. Gettò un’occhiata verso il gazebo, poi si abbassò ancora un po’ verso di lei.

 

<< Se no ti bacio qui davanti a tutti >> rispose, ghignando da lupo.

 

La frase lasciò Irina senza parole per qualche secondo. Lo guardò, cercando di liberare le mani dalla sua stretta e senza riuscirci, e si diede della stupida. Era quello che voleva, no? Voleva provocarlo, e lui sembrava averlo capito. E forse si aspettava che negasse, che accettasse davanti a quel compromesso.

 

<< E allora fallo >> ribatté.

 

Xander la fissò per un momento, ed era evidente che quella non era la risposta che si era aspettato.

 

“Avanti Xander. Non ci vuole tutto questo coraggio, per baciare una ragazza. E tu sei uno che non si fa problemi, che fa sempre di testa sua. Se è quello che vuoi, ti sto dando la giusta occasione”.

 

Il ragazzo rimase in silenzio, poi sospirò. Le tenne i polsi con una sola mano, mentre con l’altra recuperava le chiavi dal taschino. Con un gesto lento e calcolato, gliele infilò di nuovo nello scollo dell’abito, sfiorando solo per un momento la sua pelle e provocandole un brivido.

 

<< Prendi quelle chiavi, Irina, fammi questo favore >> disse solo, poi la lasciò libera di alzarsi.

Irina si mise a sedere, con una consapevolezza nuova e amara: Jenny aveva sbagliato tutto, così come lei aveva sbagliato a illudersi. Erano tutti castelli costruiti in aria, supposizioni sbagliate, errori di valutazione: Xander non provava niente per lei, niente che non fosse un sentimento di amicizia dovuta anche alla loro conoscenza a scuola.

 

Rimase a fissarsi i piedi con aria stordita. Quanto era stata ingenua. Xander era venuto da lei perché aveva bisogno del suo aiuto, e di nient’altro. Max ci aveva visto giusto, almeno in parte: gli stava addosso solo perché aveva bisogno di lei…

 

Eppure, era chiaro che anche senza il suo aiuto sarebbe comunque riuscito a portare a termine la sua missione… Perché continuare a vedersi, perché insistere se rischiavano tantissimo?

 

Voleva forse prenderla in giro? Voleva provare a illuderla? Xander era veramente come William?

 

<< Che hai? >> domandò Xander, vedendola turbata.

 

Lei si stampò un finto sorriso in faccia. << Niente… Scusami, stavo pensando >> rispose, << Va bene, prenderò le chiavi, se è questo che vuoi >>.

 

Si alzò in piedi e si spazzolò la sabbia dall’abito. Guardò verso il gazebo e vide Jenny salutarla tutta felice. Voleva andarsene, e sapeva che l’amica l’avrebbe appoggiata quando avrebbe visto la sua espressione depressa. Senza dire niente la raggiunse, troppo arrabbiata e delusa da stessa per parlare con colui che l’aveva mandata in crisi e che si era divertito a giocare con i suoi sentimenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Spazio Autrice

 

Mi limito solamente a rispondere a Fairy29: non ti preoccupare, posterò molto spesso, e soprattutto in settimana! Non ti preoccupare per i papiri: più i commenti sono lunghi, più sono contenta! In questo momento sono piuttosto impegnata, ma appena mi libero risponderò alle tue recensioni in modo decisamente migliore! Un bacio!

 

  
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