Capitolo XIX
Ore 20.00 – Officina
Xander parcheggiò
La telefonata del
meccanico lo aveva colto di sorpresa: non si sarebbe mai aspettato che volesse
parlargli, e con così urgenza. Il tono della sua voce gli era sembrato decisamente freddo e irritato. Odiava sentirsi dare degli ordini, soprattutto da uno che conosceva a
malapena, ma si era trattenuto dal ribattergli malamente… Preferiva un faccia a
faccia.
Max lo aspettava
davanti alla porta, le braccia incrociate con aria minacciosa, l’espressione
gelida. Gli fece un cenno con il capo e lui lo seguì dentro, in silenzio,
notando che l’insegna appesa alla porta diceva “Chiuso”. Nell’officina non
c’era nessuno, il suo amico messicano doveva essersene andato.
Il meccanico si
voltò verso di lui e, senza nemmeno un saluto preliminare, esordì: << Credo
tu abbia capito che voglio parlare di Irina >>.
Xander annuì. Poteva
dirsi che Irina era l’unica cosa che al momento li collegasse: era chiaro che
l’argomento sarebbe stato lei.
<< Ci sono
problemi? >> chiese, tranquillo.
<< No… Anzi,
sì, ci sono problemi. Ti sta aiutando perché crede che tu possa far arrestare
William, ma sta rischiando molto più di quanto tu immagini >> disse Max,
aggressivo, << E non mi va che tu la illuda solo per riuscire a
portartela a letto >>.
Xander inarcò un
sopracciglio, leggermente perplesso dall’accusa. Irina gli piaceva, non
l’avrebbe mai negato, e non avrebbe neanche negato che, in effetti, qualche
fantasia poco innocente l’avesse avuta, ma non era certo il motivo per cui aveva chiesto il suo aiuto.
<< Non sto
cercando di portarmela a letto >> rispose con calma, << Non sono
quel tipo di persona… Essere gentili con una ragazza non significa avere
secondi fini. Poi mi pare sia “fidanzata”, e questo dice tutto >>.
Max incrociò le
braccia. << Non è fidanzata >> ribatté, << Lo sai benissimo.
Te lo avrà sicuramente detto. Lei e lo Scorpione non stanno veramente insieme:
lavora per lui, e William vuole che la gente pensi che sia la sua ragazza. Non
puoi negare che ci stai provando >>.
“In effetti è vero” pensò, divertito.
<< Avresti qualcosa in contrario? >> domandò, sapendo di non dargli
una risposta. Iniziava a intuire quale fosse il vero problema.
<< Sì >>
ribatté Max, << Non voglio che uno sbirro come
te le giri intorno >>.
Quindi il meccanico
pensava che fosse un poliziotto… Irina si fidava abbastanza di lui da avergli
accennato qualcosa.
<< Ti ha
detto perché sono qui? >> chiese.
<< Mi ha solo
detto che hai intenzione di sbattere giù lo Scorpione
dal primo posto della Lista >> rispose secco Max, << Quindi presumo
su sia uno sbirro >>.
Il meccanico
continuava a girare intorno alla questione, senza mai arrivare al punto, e Xander iniziò a innervosirsi. Voleva arrivare al sodo, e
chiudere quella discussione che non gli risultava
piacevole.
<< Se sei
geloso che tu lo dica >> sbottò, irritato.
Lo disse più che
altro per provocarlo, ma vide sul volto del meccanico una strana espressione.
Un misto di tristezza e fastidio.
<< Non dirmi
che sei innamorato di lei >> aggiunse Xander,
trattenendosi dal ridacchiargli in faccia.
Max gli lanciò un’occhiataccia.
<< No >> rispose secco, << Almeno, adesso non più… E’ come
una sorella, per me >>.
Xander scrutò il
meccanico. Ci mancava solo questo: una crisi di gelosia da uno che si era preso
una cotta per Irina, e che ora pensava di dargliela a bere dicendo che la
considerava solo come una sorella.
<< E allora
perché non glielo hai mai detto? >> domandò. Non lo faceva certo per
dargli conforto: voleva solo capire se dovesse preoccuparsi o
meno di lui. E anche perché era stranamente interessato alla questione.
<< Perché ho capito che lei non mi voleva >> rispose arrabbiato
Max, come se ammetterlo davanti a lui gli costasse tutta la sua pazienza,
<< Mi vedeva solo come un fratello e basta. E poi, lei non è per me. Non
sarei in grado di darle quello che si merita >>.
Xander fissò il
meccanico, incerto su cosa dire. Le parole di Max erano intrise di una grande
tristezza, dovuta anche al fatto che aveva appena rivelato una parte di sé a un
perfetto estraneo. Però non riuscì proprio a smorzare
la rabbia che provava in quel momento.
<< E adesso?
Continui ad amarla senza dire niente? >> chiese, << Sei così
codardo da lasciare che William la usi come la sua bambolina? >>.
Max sembrò
infuriarsi. << Non sono codardo. Per me è e rimane solo una sorella. Le voglio
bene, ma non la amo come all’inizio. Contento? >>.
<< No
>> ribatté Xander, << Se le vuoi così
bene, smettila di trattarla male. E soprattutto, smettila di ostacolarla. Non
so di preciso cosa ti abbia detto di me, ma sa che con
il suo aiuto posso sbattere fuori di qui Challagher.
Sto solo cercando di aiutarla, non voglio certo portamela a letto >>.
<< Ci andrà
di mezzo >> ribatté lui, << Ci crede, Alexander. Crede veramente
che tu possa aiutarla… Se non ci riuscirai, sarà l’ennesima batosta che dovrà
sopportare. E credimi, fino ad adesso ne ha prese veramente troppe >>.
<< Dimmi una
cosa, Maximilian >> disse
Xander, << Tu cosa stai facendo, per aiutarla?
La metti in guardia, la controlli? Visto che tieni così tanto
a lei, come mai non ti stai facendo in quattro per darle una mano? >>.
Max lo fissò, e per
un momento credette che gli sarebbe saltato addosso
per prenderlo a pugni.
<< Non vuole
che mi intrometta >> disse, frustrato, <<
Non mi ha mai permesso di capire quello di cui ha bisogno… Non ha mai voluto
che l’aiutassi, fin dal primo giorno. E so che non è stata del tutto sincera,
con me >>.
Allora Irina
nascondeva il suo ultimo segreto anche a Max, che doveva essere uno dei suoi
migliori amici. Continuava a voler fare tutto da sola, a rimanere chiusa nella
sua prigione per cercare da sola la sua uscita.
<< Se non ti
ha permesso di farlo, è perché non vuole metterti nei guai >> disse,
neutro, << Io non sono venuto qui per lei, ma
non ci penso proprio ad abbandonarla lì dov’è. Rischio comunque. Quindi, mettiti il cuore in pace: non la lascerò da sola
>>.
Max lo guardò.
<< Io… >> cominciò.
Xander lo interruppe di
nuovo. << Lasciala in pace. Ha già troppi problemi, e non mi sembra il
caso di litigare per una stronzata come questa. Ci starà male, se continui a
incolparla di qualcosa che non sta facendo >>.
Era deciso ad
andarsene. Quella discussione lo irritava parecchio, soprattutto per via della
novità sui sentimenti di Max. Forse era la verità, però lo infastidiva sapere
che qualcun altro aveva messo gli occhi su Irina, anche se in passato.
Comprese cosa stesse cercando di fare il meccanico: voleva proteggere
Irina fin dove lei gli permetteva di intromettersi. Ed era chiaro che lei
continuava a nascondere troppe cose, persino ai suoi amici.
<< E comunque, tra noi non è successo nulla >> concluse Xander, guardandolo negli occhi << Niente di quello
che stai pensando. Ha troppi problemi per la testa, per pensare a me >>.
“Però le ho rubato un bacio…
E’ non sarò in pace con me stesso finché non glielo avrò detto”.
Fece per andarsene,
quando si ricordò di una cosa. Guardò Max, in piedi di fronte al bancone, lo
sguardo imperscrutabile.
<< Ah… Sei
invitato a una serata in pizzeria. Vedi di esserci. Non lo dico per me, ma per
Irina >>.
Ore 11.00 – Università
<< Allora
>> bisbigliò Jenny, annotando le date degli esami sulla sua agenda,
<< Ho fissato tutto. Sabato sera, alle 9.30, da “ ’O
sole mio”… Devo solo prenotare. Quanti siamo, alla fine? >>.
<< Io ci sono
>> disse Katy.
<< Io anche
>> disse Angie, senza staccare gli occhi dal
suo quaderno coperto di appunti.
<< Idem per
me >> aggiunse Irina, << E conta anche Max. Ha detto che viene
>>.
Irina, seduta a
fissare con occhi funerei le date vicinissime degli esami, ripensò al pomeriggio
seguente. Max si era presentato a casa sua con la coda tra le gambe e le aveva
chiesto scusa per come l’aveva trattata, dicendo di essere stato un po’
superficiale. Scuse accettate, naturalmente, ma Irina non potè
fare a meno di chiedersi cosa gli avesse detto Xander
per fargli cambiare idea. Doveva avergli dato una bella strigliata.
<< Bene
>> fece Jenny, << Perfetto, ci siamo
tutti… >>.
Si mise a parlare
di come organizzare le auto, ma Irina non l’ascoltava.
Stava pensando che quel pomeriggio Xander sarebbe
passato da casa sua per prendere Tommy e portarlo da Sally. La sera prima aveva
preparato due borsoni con tutte le cose del suo nipote, che poi aveva
abbandonato nell’ingresso di casa con aria afflitta. Suo padre le aveva chiesto
cosa stesse facendo, e quando aveva appreso la notizia, come aveva previsto,
non aveva fatto una piega.
<< Irina?
>> qualcuno la chiamò, << Mi stai
ascoltando? >>.
La ragazza si
voltò: a distoglierla dai suoi pensieri era stata, come al
solito, Jenny.
<< Cosa c’è?
>> chiese stancamente.
<< Che hai?
>> domandò Katy, preoccupata.
<< Nulla
>> rispose Irina, << Perché mi chiamavate? >>.
<< Stavamo
pensando che sei l’unica che viene da sola, sabato
>> spiegò Jenny, << Io vengo con Jess, Angie e Katy vengono insieme…
>>.
<< Credo di
essere in grado di guidare da sola fino in pizzeria >> borbottò Irina,
<< Sono piuttosto brava, al volante, sai? >>.
Jenny alzò gli
occhi al cielo. << Non era quello che intendevo >> disse, <<
Stavo dicendo che per una volta potresti scroccare un
passaggio a qualcuno… >>.
Irina capì subito a
chi si riferiva. Jenny voleva che Xander la passasse
a prendere a casa, e di conseguenza la riaccompagnasse
anche.
<< Non vedo
perché debba scomodare qualcuno, quando sono perfettamente in grado di andare e
tornare in tutta autonomia >> disse.
Non aveva voglia di
affrontare il “discorso Xander”: non era dell’umore
giusto per sopportare i tentativi di Jenny di farle ammettere che era
innamorata cotta.
Il professore finì
in quel momento di augurare a tutti gli studenti buone vacanze con tono
ironico, e la gente nell’aula iniziò ad alzarsi. Irina fece altrettanto, e
disse: << Vado a prendere un caffè >>.
<< Aspetta!
>> la fermarono le tre amiche, << Che hai?
>>.
Irina sbuffò.
<< Non ho niente, sto bene >> rispose, anche se non era vero.
Qual’era il suo
problema? Era solo e semplicemente uno: Xander.
Max ci aveva visto
giusto: le piaceva da morire, ma rendersi conto che forse lui non ricambiava la
deprimeva. Le occasioni che avevano avuto erano state tante, ma non era mai
successo niente.
Eppure, in ogni
momento libero, la sua mente vagava sempre nella stessa identica direzione, con
lo testo pensiero fisso. Xander,
Xander e ancora Xander. E
poi sentiva lo stomaco stranamente leggero, il sorriso le affiorava sulle
labbra senza un motivo apparente, era più distratta del solito. Pensava a come era stata bene, tra le sue braccia, quella sera a Las
Vegas…
E poi, da quella
sorta di felicità virtuale, passava alla depressione. Perché si rendeva conto,
che in fondo, non era successo niente, e che molto probabilmente sarebbe
continuato così. La prospettiva della pizza non la rendeva euforica come Jenny:
a cosa sarebbe servita una serata insieme, se sapeva già come sarebbe andata a
finire?
Mandò giù tutto d’un fiato la sua tazzina di caffè, sapendo che le tre
amiche l’avevano seguita in silenzio. Non aveva voglia di parlare, e per
fortuna lo avevano capito.
Il resto delle
ultime due ore di lezione dell’anno, Irina le passò muta come un pesce a
pensare che non era minimamente preparata per
affrontare gli esami troppo vicini. All’uscita salutò rapidamente tutti i
ragazzi conosceva augurando loro in bocca al lupo e sparì diretta all’asilo per
prendere Tommy.
Rientrata a casa
con il bambino in braccio, Irina guardò con apprensione i borsoni adagiati
nell’ingresso. Preparò qualcosa da mangiare solo per Tommy, perché lei non
aveva fame, e poi lo vestì.
Solo in quel
momento si accorse di quante cose avrebbe faticato a rinunciare, di quel
bambino. Quando se lo era trovato davanti alla porta
di casa non aveva che pochi mesi, e adesso stava in piedi davanti a lei e
iniziava a parlare. Lo aveva cresciuto con tutto l’impegno di cui era stata
capace, cercando di garantirgli il minimo indispensabile. Lo aveva visto crescere,
lo aveva quasi considerato suo figlio.
Gli abbottonò i
pantaloncini e il bimbo le mise le manine sul volto, ridendo.
Un
lacrima
le rigò il viso: lo avrebbe rivisto, ma le sembrava tanto un addio. Lo
abbracciò forte e lo cullò per l’ultima volta.
<< Andrai
dalla tua mamma >> mormorò, << Vedrai, starai benissimo… Verrò a
trovarti un sacco di volte >>.
Forse anche Tommy
si rese conto che c’era qualcosa che non andava, perché le strinse il collo con
le braccine e appoggiò la testa sulla sua spalla.
Rimasero così
finché non suonò il campanello, e Irina andò ad aprire. Era Xander.
<< Ciao
>> la salutò, serio.
<< Ciao
>> rispose lei, la voce atona.
Xander entrò in casa, le
rivolse un’occhiata preoccupata e chiese: << Stai bene? >>.
Irina annuì.
<< Lì ci sono le sue cose >> disse indicando i borsoni.
Xander li afferrò e uscì
per portarli in auto. Poi tornò indietro e attese che Irina gli desse il
bambino.
<< Ciao,
piccolo >> lo salutò, dandogli un bacio sulla fronte,
<< Ci vediamo presto >>.
Senza aggiungere
altro, perché non aveva la forza di parlare, lo passò a Xander,
che lo prese in braccio. Tommy la guardò stranito, ma non si mise a piangere.
La stava prendendo meglio di lei.
Irina rimase a
guardarlo, dicendosi che poteva andarlo a trovare quando voleva, ma non riuscì
a trattenere un’altra lacrima. Xander la guardò,
serio, poi con il braccio libero le cinse le spalle e la strinse a sé.
La ragazza rimase
in silenzio, cercando di controllarsi, perché non voleva scoppiare a piangere
proprio davanti a lui. Trasse un paio di respiri profondi, poi si staccò e
sorrise. Tutto sommato, aveva ragione lui: era meglio
che lei non andasse.
<< Vuoi che
torni qui, dopo? >> domandò Xander.
Lei fece di no con
la testa. Si avvicinò a Tommy e gli diede un altro bacio sulla fronte; poi, si
alzò sulla punta dei piedi e ne diede uno anche a Xander,
sulla guancia.
Il ragazzo la fissò
quasi stupito, poi sorrise e disse: << Ci vediamo presto, piccola
>>.
E uscì, portandosi
dietro la luce che aveva illuminato la vita di Irina per due anni a quella
parte.
Ore 18.00 – San Francisco, F.B.I.
<< E queste
sono le chiavi >> disse Franck White, porgendo
a Xander una busta di carta gialla, << Tre come
mi ha chiesto >>.
Xander afferrò il
pacchetto. << Bene >> disse, << Grazie >>.
<< Agente Went, veda di non ridurre quest’auto come la precedente
>> disse White, con aria stanca, << Anche perché questa ci è costata più del doppio, con tutte le modifiche che ha
voluto. Non metto in dubbio che le serva per arrestare Challagher,
ma mi chiedo se fosse proprio necessario scegliere un modello non ancora in
produzione >>.
Xander sorrise. <<
E’ uno sfizio che posso togliermi solo qui >> ribatté, tranquillo,
<< E di sicuro la preserverò come se fosse mia >>.
White grugnì qualcosa,
ma Xander si chiuse la porta dell’ufficio alle
spalle, e percorse il lungo corridoio bianco diretto all’ascensore. Sulla
strada incrociò un volto a lui noto.
<< Ciao
Michael >> salutò.
<< Ciao
Alexander! >> ricambiò l’altro ragazzo, un paio di anni più di lui,
<< Ho saputo che sei riuscito a farti dare una bella macchina, eh? L’ho
vista di sotto >>.
Xander sorrise. Michael, i capelli castano scurissimo e l’espressione intelligente,
era un bravo agente, e a lui stava simpatico. Lo reputava molto in gamba.
<< Sai che le
auto sono la mia passione >> ribatté lui, << Dove stai andando?
>>.
<< Da White
>> rispose Michael, con un’alzata di spalle, << Devo parlargli un
attimo… Sai com’è, vuole sempre sapere tutto… >>.
<< Non dirlo
a me >> disse Xander,
<< Adesso vado di fretta, ma magari la prossima volta facciamo due chiacchere con più calma. Su cosa stai lavorando, adesso?
>>.
Michael alzò le
spalle. << Mah, una cosa di poca importanza >> rispose, <<
Qualche strano furto di gioielli… Tu come sei messo, a Los Angeles? >>.
<< Abbastanza
bene >> disse Xander, << Se vado avanti
così, dovrebbe filare tutto liscio come l’olio >>.
Forse appariva
troppo sicuro, ma era meglio non aggiungere altro. Non voleva dare
l’impressione che esistessero delle possibilità che
potesse fallire.
<< Buon per
te >> disse Michael, << Ci vediamo in giro, allora. Buon lavoro,
Alexander >>.
Si salutarono, e Xander corse nel garage sotterraneo. Aveva fretta di
tornare a Los Angeles, perché voleva sapere come stava Irina e soprattutto
doveva convincerla a farsi portare da lui, a mangiare la pizza.
Quando le porte
dell’ascensore si aprirono, la sua nuova auto gli saltò
subito all’occhio, parcheggiata nel posto sempre riservato a lui.
La Ferrari 458
Italia rossa spiccava nitida tra le pareti bianche del garage, un bolide che
sembrava in movimento anche da fermo. Fari allungati e dal taglio spigoloso,
grande presa d’aria frontale e linea sinuosa la rendevano felina e aggressiva;
il cavallino rampante su fondo giallo spiccava sul cofano brillante sotto la
luce dei neon, nascondendo il motore potenziato.
Xander raggiunse l’auto e
salì nell’abitacolo, dicendosi che ne era valsa la pena. Quell’auto era
fantastica. Infilò la chiave nel nottolino e il motore si avviò, inondando il
garage dell’inconfondibile rumore Ferrari.
Con una sgommata,
partì diretto a Los Angeles, deciso a provare sull’autostrada la sua nuova
macchina.
Ore 18.00 – Casa
Irina era seduta
sul divano di casa, sola. Era un po’ depressa per via del silenzio che regnava
nella stanza, segno della mancanza di Tommy. Non aveva nemmeno voglia di
uscire, nonostante quella stessa sera dovesse andare a mangiare la pizza
organizzata da Jenny.
Sentì suonare alla
porta, e si chiese chi potesse essere. Non aspettava nessuno.
Mentre con aria
afflitta percorreva il corridoio, una minuscola parte del suo cuore sperò si
trattasse di Xander. Quando però aprì la porta, non
rimase comunque delusa.
Jenny, praticamente in tuta da ginnastica, stava in piedi sulla
soglia con aria seria, in mano un borsone scuro più grande di lei. Inarcando un
sopracciglio, Irina la salutò. << Che fai qui? >> domandò.
<< Ho pensato
che avresti avuto bisogno di una mano >> rispose tranquilla, mentre Irina
la lasciava entrare in casa.
<< E per
cosa? >> chiese lei, guardandola poggiare il borsone sul pavimento con
aria stanca.
<< Per
prepararti >> rispose con ovvietà Jenny.
<< Ah…
>> fece Irina, senza sapere cosa dire. L’amica era sempre in grado di
lasciarla senza parole. << Ma… A cosa ti serve
quel borsone? >>.
<< Ci sono
dentro delle cosucce che potranno esserci utili >> spiegò Jenny, <<
E quello che mi devo mettere io stasera… Posso prepararmi qui, vero? >>.
<< Certo…
>> borbottò Irina, confusa, << Però… >>.
<< Niente
“ma” e nemmeno “però” >> la interruppe Jenny, portandosi le mani ai
fianchi, minacciosa, << Tu farai quello che ti dico io. Stasera lo
stenderai come nessun’altra ragazza ha mai fatto >>.
Irina arrossì,
comprendendo al volo le intenzioni dell’amica. Jenny sembrava aver preso la
cosa come un affronto personale ed era pronta a “scendere in guerra”. Sarebbero
state ore di durissime, per lei.
<< Jenny,
credo tu la stia prendendo nel modo sbagliato… >> cominciò,
mentre l’amica apriva il borsone e tirava fuori un beautycase grande come un
casa, << Non penso che la situazione sia quella che credi tu… >>.
<< E no, mia
cara. Io non mi sbaglio mai, su queste cose >> disse Jenny, porgendole un
flacone che Irina non degnò nemmeno di uno sguardo, << Quindi può fare il
duro quanto vuole, ma lo faremo sciogliere come un cioccolatino al sole… Questa
è una sfida >>.
Ci mancava solo che
si facesse dei segni neri sulle guancie, poi Jenny sarebbe
stata pronta per dichiarare guerra a Xander.
Sarebbe scoppiata a ridere, se non avesse saputo che i folli piani dell’amica
purtroppo erano rivolti su di lei.
<< E adesso
>> aggiunse Jenny, << Vai a farti una doccia e mettiti quella
>>.
Irina abbassò lo
sguardo sulla confezione che le aveva dato: crema corpo al cioccolato. Irina
inarcò un sopracciglio, ma non disse niente e si diresse verso il bagno.
<< Posso
frugare nel tuo armadio?! >> gridò Jenny, che
chissà come si era già fiondata di sopra.
<< Sì, fai
come se fossi a casa tua >> rispose Irina.
Mezz’ora dopo,
emergeva dal bagno permeata dal profumo di cioccolata, neanche si fosse immersa
in una vasca di cacao. Trovò Jenny davanti al suo letto, mentre guardava con
aria critica alcuni vestiti.
<< Uhm… Qui
ci vuole qualcos’altro >> disse, si voltò verso di lei e disse: <<
Pronta per i capelli? >>.
Irina alzò gli
occhi al cielo. << Sì >> mormorò, sconfitta. Jenny sapeva essere
molto “convincente”, e lei la conosceva bene. Non aveva la forza morale per
intavolare una discussione.
<< Cosa facciamo… >> mormorò Jenny, a sé stessa, <<
Vediamo un po’… >>.
<< Ti ricordo
che stiamo andando a mangiare una pizza >> disse Irina, seduta al tavolo
e l’amica in piedi dietro di lei.
<< Lo so…
Immagino tu non voglia niente di vistoso, vero?
>>.
<< Sì
>> rispose Irina, stupita che Jenny non insistesse più di tanto, <<
Non posso farmi semplicemente una coda? >>.
<< E sia per
la coda >> disse Jenny, << Però i capelli li lisciamo, così viene
proprio bene >>.
Strano che fosse
così arrendevole. Rimase in silenzio mentre Jenny si occupava dei suoi capelli,
sicura che dopo si sarebbe scatenata. Le aveva dato l’idea di
essere pronta a scatenare il finimondo, e tutte le sue conoscente nel
campo dell’estetica, pur raggiungere il suo scopo.
<< Bene,
adesso passiamo ai vestiti >> disse Jenny, trascinandola in camera sua e
spalancando gli armadi.
Irina osservò
l’amica frugare tra gli abiti, tirando fuori ogni tanto qualcosa e gettandolo
sul letto. Metà della roba erano vestiti che le aveva
regalato William ma che, per quanto costosi e belli, preferiva non indossare:
non rispecchiavano per nulla quello che era lei.
<< Uh, questo
è il famoso Dior? >> chiese Jenny, ammirando il vestito blu che aveva
messo a Las Vegas, << Mamma mia… E’ veramente bellissimo. Chi è che ti ha
regalato una cosa del genere? Costerà almeno diecimila dollari >>.
<< Il mio
capo >> rispose neutra Irina, distogliendo lo sguardo.
Jenny rimise
l’abito nell’armadio, e quando fu soddisfatta di ciò che aveva preso, la guardò
e disse: << Passiamo alla prova >>. Le mostrò una gonnellina di
jeans e un top rosso fuoco, << Mettiti questi,
intanto io mi vesto >>.
Irina si infilò la roba che le aveva dato Jenny, mentre lei tirava
fuori dal suo borsone un paio di short neri e una camicetta bianca leggermente
trasparente. In un attimo era vestita, e guardava Irina allacciare il top
dietro il collo.
<< Uhm…
>> fece dubbiosa Jenny, << Forse… >>.
<< Ma devo per forza mettere la gonna? >> chiese Irina,
guardandosi le gambe scoperte con aria perplessa.
<< Sì
>> rispose Jenny, senza permetterle vie di fuga, << Ai ragazzi
piace vedere le gambe delle ragazze, se non lo hai ancora capito… E tu le hai
pure belle lunghe, quindi meglio di così >>.
<< Ma scusa, perché non la metti tu, la gonna? >> chiese
Irina, indicando gli short dell’amica, << Te ne
presto una io, no? >>.
<< No, perché
sono alta un metro e un tappo, e quindi meglio un paio di pantaloncini, in
quest’occasione >> rispose tranquillissima Jenny, come se fosse una cosa
ovvia, << Slanciano di più e fanno meno nana incazzata… Me lo dice
sempre, Jess >>.
Irina la fissò per
un momento, poi si mise a ridere.
<< Non sei
nana >> disse.
<< Forse no,
ma comunque stasera sei tu quella che non deve passare
inosservata >> ribatté Jenny, << E non passerai inosservata
>>.
<< Dai Jenny, tutto questo è inutile. Lo sai meglio di me che
non si arriverà a nulla >> disse Irina, una leggera nota di tristezza
nella voce, << Si è capito, no? E’ stato solo un errore di valutazione…
Magari si comporta così perché ci conosciamo da prima… >>.
<< Perché mi
sembra che tu sia tanto dispiaciuta di quello che stai dicendo? >> fece
Jenny, un sorriso che le si allargava sul volto,
<< Sarebbe la prima volta che ti esprimi così a favore di un ragazzo
>>.
Irina sospirò.
<< D’accordo, hai vinto, mi piace >> disse, << Però questo
non toglie che, nonostante ci siano state diverse occasioni, non è mai successo
niente… >>.
<< E allora?
Devi essere tu a fare in modo che “succeda qualcosa” >> ribatté Jenny,
infervorata, << Non puoi stare lì e soffrire nel dubbio… Al massimo ti
dice “no, guarda, al momento sono preso da altro…”. Ma
non te lo dirà, posso scommetterci tutto quello che vuoi >>.
<< Sai che
non lo farò >> disse Irina, << Non sono quel genere di ragazza… Ma lasciamo perdere, tanto lo so che non ti
convinco… Cosa devo mettermi? >>.
<< Questo
>> rispose subito Jenny, mostrandole un abitino nero sbucato da chissà
dove, << Lo avevamo comprato insieme, ti ricordi? >>.
Irina annuì. Fare
shopping con lei era sempre indimenticabile. Prese il vestito e se lo mise
addosso, poi si girò lentamente verso lo specchio,
timorosa di quello che vi avrebbe visto.
Tutto
sommato,
non era male. Forse per quello si era lasciata convincere a comprarlo. Le
cadeva addosso non troppo aderente, la scollatura non era eccessiva e la gonna corta il giusto. Molto semplice, nel suo stile, e nemmeno
troppo elegante. Doveva ammettere che si sentiva a suo agio, anche se era
davvero strano.
<< Allora?
Come ti sembri? >> chiese Jenny.
<< Ehm…
Abbastanza bene. Meglio di quanto pensassi, a dirti la
verità >> rispose Irina, << Non vuoi niente di più provocante? Non
è da te scegliere cose così semplici… >>.
Jenny sorrise.
<< Se piaci a Xander,
gli piaci per quello che sei veramente. Quindi è giusto che tu ti senta a tuo agio vestita come ti piaci tu… Non ci metterò più di tanto
lo zampino. Ti farò solo da consigliere, questa volta >>.
Irina la fissò
inarcando un sopracciglio.
<< Hai
bevuto, per caso? >>.
Jenny ridacchiò.
<< No. Avanti, scegli le scarpe >>.
Irina aprì la
scarpiera e passò in rassegna tutto il suo repertorio con aria critica. Optò per un paio di sandali bianchi e dorati con il tatto
non troppo alto, sicura di non avere male ai piedi, e li mostrò a Jenny.
<< Perfetto
>> disse, << Vanno benissimo… >>.
Irina si voltò e
tirò fuori un altro paio di scarpe, questa volta nere e con un tacco
vertiginoso, e le porse a Jenny. << Queste provale tu >> disse.
<< Sono Prada… Che ne dici? >>.
<< Uh!
>> gridò Jenny, << Veramente? Sono bellissime! Veramente me le
presti? >>.
<< Per me
puoi anche tenerle >> disse Irina, contenta di
averla appena fatta felice, << Le ho messe una sola volta e non le
metterò mai più >>.
Jenny la guardò
sconvolta per ben un minuto, senza sapere che dire. Poi l’abbracciò lanciando
gridolini di ringraziamento.
<< Ok, ok,
non mi stritolare >> disse Irina, << Che ore sono?
>>.
<< Le otto
>> rispose l’amica guardando l’orologio, << Siamo
in anticipo, strano… >>.
Alle nove, erano
tutte e due belle che pronte, in attesa dei loro “cavalieri”. Jenny era ancora
euforica per le scarpe. Irina stranamente tranquilla.
Suonarono alla
porta, e Jenny corse ad aprire. << Questo è Jess!
>> gridò nel corridoio, << Gli ho detto di venirmi a prendere qui
da te un po’ prima… Ci vediamo direttamente in pizzeria! >>. Si affacciò
in soggiorno e aggiunse, minacciosa: << E non aspettarlo alla finestra,
chiaro? Rimani seduta li finché Xander
non arriva >>.
Senza capire il
perché di quella strana richiesta, Irina rimase ferma dov’era, adesso in ansia.
Ogni tre secondi guardava l’orologio, chiedendosi cosa
avrebbe fatto quando Xander sarebbe arrivato.
Cambiare cinque o sei volte colore non era una buona idea…
Finalmente il
campanello di casa suonò di nuovo, e Irina schizzò in piedi. Trasse un paio di
respiri profondi e si diresse verso l’ingresso, lentamente.
Quando aprì la
porta, ammutolì. Non si ricordava che Xander fosse
così bello… O forse era perché era qualche giorno che non lo vedeva. Se ne
stava lì con il suo sorriso luminoso, i capelli scuri e gli occhi azzurri, jeans neri e camicia azzurrina, perfettamente perfetto nella
sua perfezione.
<< Chiudi gli
occhi >> disse Xander, senza nemmeno darle in
tempo di riprendere l’uso della lingua.
<< Oh…
Perché? >> chiese lei.
<< Chiudili.
Ho una sorpresina per te >> disse lui, il ghigno lupesco in azione.
Irina sospirò
ancora e poi seguì la sua richiesta, incapace di formulare un pensiero
coerente.
<< Apri la
mano >> mormorò Xander.
Le posò qualcosa di
leggero sul palmo, e lei aprì nuovamente gli occhi.
Era un pacchetto
quadrato, non molto grande, in carta rossa e con un fiocco giallo. Lo fissò per
un attimo senza capire, chiedendosi cosa ci fosse dentro. Alzò lo guardo su Xander, che sembrava molto divertito.
<< Aprilo
>> disse.
Irina
scartò lentamente il pacchetto, le mani che tremavano leggermente. Aveva paura di
quello che ci avrebbe trovato dentro… Sperava non fosse nulla di impegnativo, perché le sarebbe venuto un attacco di
panico.
Aprì finalmente la
scatolina, e scoprì che dentro c’era una chiave. Una chiave con l’insegna di un
cavallino rampante nero su fondo giallo, e che lei riconobbe subito. Però non riuscì a capire dove volesse arrivare.
Xander la prese per una mano e la tirò fuori di casa, e allora la
vide. Parcheggiata a pochi metri da loro, di un rosso inconfondibile, c’era una
Ferrari. Un Ferrari vera, che lei non aveva mai visto
dal vivo, ma che riconobbe all’istante.
Ferrari 458 Italia,
un’auto che non era nemmeno ancora uscita sul mercato, e che forse non era
stata nemmeno presentata ad alcun salone dell’automobile. Bassa, larga e
inconfondibilmente “made in Italy”, sembrava muoversi
anche da ferma. E lo sguardo dei fari allungati le
ricordavano quelli di un felino pronto a scattare per aprire la caccia.
In un attimo,
collegò le chiavi con la macchina. Si girò verso Xander,
gli occhi spalancati.
<< Credo di
aver capito male >> mormorò, senza fiato. << Per caso sei
impazzito? >>.
Xander ridacchiò.
<< No… Lo sapevo che mi avresti dato del matto. Ti sto solo regalando un
mazzo di chiavi, non è poi così tanto >> disse.
Irina guardò il
pacchetto, poi lui. << Lo sai vero che macchina è quella? >>
chiese.
<< Certo.
L’ho scelta apposta >> rispose Xander, <<
Sbaglio, o le Ferrari ti piacciono da morire? >>.
<< Sì che mi
piacciono, ma… Costerà… Non lo so nemmeno quanto, neanche la vendono! >>.
Xander gettò una rapida
occhiata all’orologio che aveva al polso.
<< Andiamo?
>> disse, ignorando le sue proteste.
<< Non mi
puoi regalare niente, nemmeno le chiavi >> disse Irina, facendo finta di
non averlo sentito, << Non le voglio. La macchina è tua, e di sicuro non
ti hanno autorizzato a regale le chiavi in giro >>.
<< D’accordo,
rimane mia, ma sei tu sei “autorizzata” a prenderla, quando ti va >> ribatté sornione, << E poi non seguo mai gli ordini…
E… Lo sai che stasera sei molto carina? >>.
Perfetto, l’aveva
zittita in un attimo. Lo fissò arrossendo, lo precedette verso la macchina e
disse: << Tanto non le prendo >>.
<< Vedremo
chi l’avrà vinta >> disse Xander, aprendole la
porta ridacchiando.
Quando il motore si
accese, Irina rimase in religioso silenzio per godersi quel momento. Uno dei
suoi sogni, salire su una vera Ferrari, si era appena avverato.
<< Sai dove
dobbiamo andare? >> chiese Irina, una volta per strada.
<< Sì, Jenny
ha provveduto a spiegarmi tutto per bene >>
rispose Xander, << Anche troppo >>.
Irina si sentì in
imbarazzo: cosa gli aveva detto Jenny?
<< Scusala, Xander >> disse, << Ma è un po’… Fissata
>>.
Xander non sembrava
essersela presa, e appariva solo divertito. << E’ un po’ buffa, ma è una
brava ragazza >> disse, << Ci tiene parecchio a te… Pensava che non
ti sarei mai venuto a prendere >>.
<< Te lo ha
chiesto lei? >> domandò Irina, a bocca aperta.
<< Sì, ma in
realtà ci avevo già pensato io >> rispose Xander, << L’idea delle chiavi è stata mia, non sua
>>.
Irina richiuse la
bocca e abbassò lo sguardo. Quindi era tutta un’idea di Xander…
Allora un pochino pochino le
voleva bene.
Sospirò a si lasciò
andare sull’avvolgente sedile di pelle nera della Ferrari, svuotata.
<< Com’è
andata in questi giorni? >> chiese Xander,
serio, riferendosi all’assenza di Tommy.
<< Più o meno… Mi manca, quello sì. Ma
ci farò l’abitudine >> rispose Irina, << E’ tutto un po’ strano…
>>.
<< Come posso
farmi perdonare? >> chiese Xander.
<< Non hai
niente da farti perdonare >> ribatté Irina, << Sono io che ti devo
ringraziare >>.
Parcheggiarono
l’auto a cinquanta metri dalla pizzeria, sotto gli sguardi allibiti dei
passanti che fissavano la Ferrari con occhi spalancati.
<< Avevi
messo in conto che ci avrebbero guardato tutti? >> chiese Irina,
chiudendo delicatamente la portiera e cercando di non arrossire.
Xander, invece, sembrava
come al solito a suo agio. Ridacchiò, ammiccando a un
passante che fissò entrambi leggermente perplesso.
<< Sì, avevo
immaginato anche questo >> disse, chiudendo l’auto, << Però ne vale
la pena, eh? >>.
<< Se lo dici
tu… >> mormorò Irina, poi Xander le avvolse un
braccio attorno ai fianchi e la spinse verso il marciapiede.
<< Veramente
stanno guardando te >> le sussurrò nell’orecchio.
Irina sussultò e
gli strinse la mano che aveva appoggiata sul fianco.
Poteva avvertirla che si stava avvicinando!
Il cuore le batteva
all’impazzata, e di sicuro se avesse fatto un’altra cosa del genere le sarebbe venuto un infarto.
<< Scemo
>> mormorò, guardando fisso a terra.
Xander la strinse ancora
di più. << Ti ho fatto un complimento >> disse divertito, <<
E mi insulti? >>.
<< Sei un ruffiano >> borbottò Irina, << Lo fai
apposta per farmi stare zitta >>.
<< Mi piace
farti cambiare colore >> ribatté Xander,
<< Lo prendo come un grazie, comunque. E ti va
anche bene perché sono grande e grosso, se no ti avrebbero importunato tutta la
serata, sai? >>.
Irina non sapeva
più che pesci prendere. Il cervello si stava lentamente fondendo, e non
riusciva a capire se la stesse prendendo in giro
oppure no.
<< La vuoi
smettere? >> disse, liberandosi di quella stretta, anche se un po’ a
malincuore.
Xander la guardò
ridacchiando. << D’accordo, scusa >> disse, << Però non sto
facendo il ruffiano, e non dico le bugie. Sei carina,
stasera, ti da fastidio sentirtelo dire? >>.
<< Sì
>> rispose Irina.
<< Allora
continuerò a dirti per tutta la serata che sei brutta come uno scorfano.
Preferisci così? >> ribatté Xander.
<< Sì
>>.
Apparentemente
esasperato, Xander la riacciuffò prima che potesse
fuggire e se la tenne stretta addosso. Irina lasciò perdere
la ricerca di ogni via di fuga, perché tanto non voleva scappare. Proseguirono
insieme fino alla pizzeria.
Jenny, Jess e tutti gli altri erano già arrivati. Stavano in piedi
di fronte all’entrata, parlando tranquillamente tra di loro. Max per un attimo
sembrò non vederla nemmeno.
<< Ciao
ragazzi >> salutò Irina, ricordandosi solo in quel momento che era
appiccicata a Xander. E agli amici quel dettaglio non
era sfuggito.
<< Ciao!
>> l’aggredì Jenny con un sorriso enorme, <<
Aspettavamo solo voi! Entriamo! >>.
Uno dopo l’altro,
entrarono all’interno del locale, accolti da una gentile cameriera, che indicò
loro un tavolo nel dehor esterno, in un angolo
tranquillo. Siccome ci andavano sempre, conoscevano il proprietario, un
italiano doc trapiantato in America, e gli veniva
sempre riservato un trattamento di riguardo. Forse era anche un po’ merito di
Irina, che conosceva un po’ tutti.
<< Irina?
>> la chiamò Jenny.
“Oddio, adesso mi intimerà di
sedermi vicino a Xander. Magari anche direttamente
addosso”
pensò disperata lei.
<< Ti siedi
vicino a me? >> domandò Jenny, gli occhi luccicanti.
<< Oh… Ehm,
va bene >> acconsentì Irina, totalmente presa alla sprovvista.
Gettò una rapida
occhiata a Xander e si sedette a capotavola. Lui fece
lo stesso, ma dall’altra parte.
Jenny si mise a
parlare con Katy, piazzata vicino ad Antony, e Angie, di fronte a Max.
Jess era finito alla sua sinistra, e sembrava
leggermente spaesato.
La sua amica doveva
aver bevuto qualcosa di strano, quel giorno. Faceva esattamente il contrario di
quello che faceva normalmente.
<< Come mai
non hai insistito perché mi sedessi vicino a lui? >> domandò Irina a voce
bassissima, in modo che nessuno la sentisse.
<< Mi sembra
che la tua tecnica funzioni meglio della mia >> bisbigliò Jenny,
sporgendosi verso di lei, << Vedervi arrivare appiccicati è stata una
bella sorpresa… Allora ci ho azzeccato: più scappi, più ti insegue
>>.
<< Non è una
tecnica! >> protestò Irina.
Jenny ammiccò.
<< Lo so. Per questo funziona… Tieni, il menù
>>.
Irina prese il
menù, e guardò istintivamente verso Xander. Stava
parlando in modo abbastanza tranquillo con Max e Antony,
cosa che le fece piacere. Rimase a guardare rapita, vedendolo sorridere di fronte
a una battuta del messicano, poi lui alzò gli occhi su di lei.
Beccata in
flagrante, Irina usò l’unica cosa che aveva a disposizione, il menù, per
coprirsi la faccia ed evitare la figuraccia. Alzò il depliant fino davanti agli occhi facendo finta di scegliere la pizza.
Jenny la guardò con
un sopracciglio alzato, perplessa.
<< Che stai
facendo? >> chiese.
<< Ehm…
>> fece Irina, << Scelgo la pizza? >>.
Jenny le tolse in
menù dalle mani e lo consultò, decisamente più
interessata di lei.
<< Non fare la
scema >> disse, senza guardarla, << Non mi sembra il caso di
nascondersi >>.
Irina sbuffò e fece
finta di niente, anche se sentiva ancora addosso lo
sguardo azzurro di Xander. Era talmente presa da sé stessa che non si accorse nemmeno che Marcello, il proprietario
della pizzeria, era venuto personalmente a prendere le ordinazioni.
<< Buonasera,
ragazze! >> disse Marcello, un uomo alto e pelato con inconfondibile
accento italiano, << Come stiamo, eh? >>.
<< Oh,
benissimo >> rispose Jenny, << Sempre gente, da queste parti
>>.
<< Certo,
modestamente abbiamo la pizza più buona della città >> disse Marcello,
compiaciuto, << Basta pensare da dove mi faccio arrivare la mozzarella…
Comunque, che vi porto, ragazzi? >>.
Passarono alle
ordinazioni, con Irina che ogni tanto gettava un’occhiata a Xander
cercando di non farsi vedere. Inutile, perché lui la beccava subito.
La pizza arrivò
prima del previsto, accompagnata da una rosa bianca per ogni ragazza, molto
probabilmente un’idea di Marcello per le sue affezionate clienti.
Con grande sollievo
di Irina, notò che Xander e Max parlavano abbastanza
amichevolmente tra loro, e si chiese cosa mai si fossero detti quando lei s’e
n’era andata. Dovevano essersi chiariti, finalmente. Sorrise a
entrambi quando le rivolsero un’occhiata fugace, e Xander
ammiccò verso di lei con aria birichina. Non gli andava giù il fatto che fosse
lontana dalle sue frecciatine.
Distolse lo sguardo
per tornare a guardare Jenny, che stava litigando con Jess
a proposito della tipologia di pizza che avevano preso.
<< E’ più buona prosciutto e funghi >> stava dicendo la ragazza,
<< Spiegami che razza di pizza viene fuori se ci metti sopra pure le
patatine fritte… >>.
<< Guarda che
non sai cosa ti perdi >> ribatté Jess, <<
Assaggia e vedrai >>.
Irina li guardò
divertita, Jenny che continuava a ripetere che non ci pensava proprio a
mangiare “quell’obrobrio di pizza pesante come un
mattone”. Alla fine vinse lei e si rivolse a Irina con aria falsamente
disinteressata.
<< Dove si
va, dopo? >> chiese.
<< Non dovevi
decidere tu? >> ribatté lei.
<< Infatti ho pensato di andare a fare una passeggiata sul
lungo mare… >> rispose Jenny, << Poi magari se abbiamo voglia
andiamo in uno di quei locali sulla spiaggia >>.
La prospettiva di
infilarsi nell’ennesimo locale tra alcool e musica sparata a tutto volume non
la rese più di tanto contenta: per lei iniziavano a perdere ogni attrattiva,
visto che ci passava almeno tre sere la settimana. Però
avrebbe fatto uno sforzo.
<
< D’accordo…
>> disse, << C’è un posto carino a Santa
Monica… Potremmo farci un salto: ci faranno entrare gratis >>.
<< Uh,
benissimo >> fece Jenny, estasiata, << Allora sarà un bel posto… A
proposito… Perché Xander mi ha chiesto di dirti di
non guardare dalla finestra quando sarebbe arrivato? >>.
<< Non te lo
ha detto? >> chiese Irina, perplessa.
<< No, ha
detto che era una sorpresa >> rispose Jenny, continuando a guardarla con
insistenza, << Jess lo sapeva, ma non me lo ha
voluto dire… >>.
<< Ehm…
>> Irina si morse il labbro inferiore, chiedendosi cosa avrebbe fatto
l’amica quando avrebbe sentito la risposta, << Mi è venuto a prendere in…
Ferrari >>.
La bocca di Jenny
si spalancò, e per qualche secondo non fu in grado di dire niente. La fissò con
gli occhi fuori dalle orbite, deglutì e poi disse:
<< In Ferrari?! Ma quanti soldi ha? >>.
Gettò un’occhiata a
Xander, impegnato a seguire la descrizione di Antony riguardo a qualche particolare di un’automobile, poi
tornò a guardare lei.
<< Io non ci
capisco niente di macchine >> disse, << Ma
se mi dici Ferrari so che non costano due dollari… E lo so pure io che sono le
tue preferite. Ha intenzione di regalarti un collier di diamanti, entro la fine
della serata? >>.
<< Sempre
esagerata… >> ribatté Irina, anche se iniziò seriamente a preoccuparsi,
<< E’ solo un caso… Prima aveva una Maserati,
che non è che poi costasse molto di meno >>.
<< Vorrei
tanto capire che razza di lavoro fa… Anzi, soprattutto se lavora >> disse
Jenny, << E lo stesso vale per il mio caro informatico qui presente
>>, diede una gomitata a Jess, << Perché
di sicuro lui non lavora solo con i computer, e Xander
non è solo un pilota clandestino… Non sono scema fino a questo punto: ho capito
che c’è qualcosa sotto >>.
La guardò come a
dire “sputa il rospo”, ma Irina si limitò a gettare
una rapida occhiata a Jess, lo sguardo serio di chi
vorrebbe ma non può parlare.
<< Se non te
lo hanno detto loro, io non posso farlo >> rispose Irina, << Mi
dispiace tanto, ma posso garantirti che non sono criminali come la gente che sono abituata a frequentare… Altrimenti non ti avrei mai
permesso di continuare a vedervi >>. Sorrise, accennando a Jess.
Jenny sbuffò ma non
sembrò offesa. << E va bene… In effetti, me lo
hanno garantito anche loro che non sono dei “criminali” >> disse,
<< Però spero che presto si sbottoneranno… Sono molto curiosa >>.
<< Tanto io
non verrò mai a prenderti in Ferrari >> disse Jess,
ridacchiando, << Non saprei nemmeno guidarla >>.
<< Tanto io
non ci salirei mai con te >> ribatté Jenny,
<< Già fai fatica a tenere la BMW di Xander…
Guido meglio io di te, e non è un complimento >>.
Irina ridacchiò:
evidentemente Jess era bravo con i computer, ma non
con le auto.
<< Sarò bravo
in altre cose… >> commentò leggermente sarcastico l’informatico.
Finirono lentamente
la pizza, dopodiché si alzarono e Xander sparì per
qualche momento, per poi tornare mettendo a posto il portafogli. Irina lo
raggiunse.
<< Dove sei
andato? >> gli chiese, sospettosa.
<< A pagare
>> rispose lui, ghignando.
<< E hai
pagato per tutti?! >> domandò Irina.
<< Certo
>> Xander sorrise, << Non posso certo
andarmene in giro in Ferrari e poi far dividere il conto per qualche pizza…
Tanto la carta di credito non è nemmeno mia >>.
Irina lo fissò con
sguardo arrabbiato per qualche momento, poi davanti al suo ghigno si sciolse
come neve al sole. Era uno che faceva di testa sua, inutile discutere.
La prese per la
vita e lei si lasciò trascinare fuori divertita e imbarazzata, aspettando che
Jenny salutasse Marcello per ringraziarlo dei fiori. Lui sorrise ma non disse
nulla.
<< Allora,
dove si va? >> chiese Xander, tenendosi sempre Irina ben stretta addosso. Jenny stava cercando di non
ridere, mentre Irina la fulminava con lo sguardo.
<< Sul lungo
mare, a Santa Monica >> rispose Irina, << Andiamo alla Sirena
Bianca, vi va? >>. Guardò Max e Antony, che
conoscevano già il locale perché una volta ci erano andati insieme: era di
William, ma lui non ci andava mai. La gente era troppo normale, per i suoi
canoni.
<< Va bene
>> disse Max, << Ci vediamo lì o andiamo tutti
insieme? >>.
<< Tutti insieme >> rispose Jenny, gettando un’occhiata a
Jess, << Andate piano, per favore >>.
Xander e Irina tornarono
alla Ferrari, ancora parcheggiata lì dove l’avevano lasciata: nessuno aveva
provato a rubarla, ed era già molto.
Salirono sopra, con
Irina che si sentiva la lingua stranamente annodata. Xander
accese il motore e aspettò di vedere comparire la sua BMW con Jess e la Golf di Max. Le gettò una rapida occhiata
divertita, prima di dire: << Piaciuta la rosa bianca? >>.
<< Oh, si,
molto gentile… >> rispose Irina, appoggiando il fiore sul cruscotto.
<< Pensavo la
preferissi rossa >> disse Xander, << Come
la Ferrari… >>.
Irina lo fissò.
<< E’ stata un’idea tua! >> sbottò.
Xander ridacchiò.
<< Spero ti piaccia lo stesso >>.
Irina arrossì
leggermente. << Certo che mi piace lo stesso… >> mormorò, <<
Anzi, forse mi piace un pochino di più… >>.
Aveva confessato.
Distolse lo sguardo da Xander per puntarlo sulla rosa
bianca, e lo sentì stranamente sospirare.
<< Perché… Perché l’hai regalata a tutte quante, però? >>
chiese lei.
<< Perché mi
avresti ucciso >> rispose Xander, << E
non l’avresti mai accettata. Mi sbaglio? >>. Sorrise.
<< No, non ti
sbagli. Come sempre, d’altro canto… Ecco Max >>.
Una Golf rossa si
avvicinava piano, alla ricerca dell’auto in cui stavano loro due. Xander fece brillare i fari abbaglianti della Ferrari per
un paio di volte, e Irina riuscì a vedere l’espressione stupita del meccanico,
oltre che di Antony, Angie
e Katy.
Xander uscì dal
parcheggio e si mise in testa alla fila di auto, con Irina che gli indicava la
strada. Raggiunsero la Sirena Bianca poco dopo, e lasciarono le macchine nel
grande parcheggio vicino all’entrata. Qualcuno guardò la Ferrari con interesse,
ma nessuno si fece avanti quando videro smontare Fenice dall’auto.
La Sirena Bianca
era un grande locale aperto sulla spiaggia, con un
lunghissimo bancone nero lucido a cui venivano serviti i tanti tipi di drink
preparati sul momento. Una musica ad alto volume, ma che non stordiva, veniva trasmessa dalle grandi casse appese al soffitto. Una
moltitudine di ragazzi si muoveva per il locale con aria allegra, e dietro il
bancone due barman facevano volare per aria bottiglie di vodka riacciuffandole
al volo.
Irina si avvicinò
alla ragazza che stava all’ingresso e si occupava della cassa. Appena la vide
le fece un cenno di saluto, timbrando l’ingresso a un gruppo di nuovi arrivati.
Irina si sporse verso di lei e disse, sovrastando la musica: << Dammi il
posto più tranquillo che hai >>.
La ragazza annuì e
le indicò il fondo della sala, che dava proprio sulla spiaggia. Le disse di
attraversare la pensilina di legno che conduceva a un piccolo gazebo bianco con
divanetto angolare e tavolo rotondo.
Irina la ringraziò,
gli passò una banconota da cinquanta dollari e chiamò gli altri. La seguirono
fino al percorso di legno e raggiunsero il gazebo, dove la musica arrivava più bassa ma faceva sempre da sottofondo. Avevano libero accesso
alla spiaggia, dove alcuni ragazzi passeggiavano tranquilli sorseggiando drink.
<< Uh, ma che
bel posto! >> disse Jenny, accomodandosi sul divanetto.
<< Davvero!
Guarda, si può andare in spiaggia! >> disse Angie.
Jenny prese Jess per mano e lo trascinò a ballare, mentre Irina andava
dal barman per chiedergli di portargli qualcosa da bere e da sgranocchiare.
Poco dopo tornò al gazebo e si sedette di fianco a Xander,
che ridacchiava guardando Jess che ballava con Jenny
non tanto lontano da loro.
All’improvviso
Irina si accorse di una cosa: Max non sembrava calcolarla più di tanto. Aveva
pensato che quando l’avesse vista mezza abbracciata a Xander
l’avrebbe fulminata con lo sguardo, invece sembrava stranamente preso da
qualcos’altro. E quel qualcos’altro era nientemeno che Angie.
Per tutta la serata
avevano parlato tra di loro, con Angie che sembrava a
suo agio più del solito. Si erano visti altre volte, ma non tanto da
giustificare quella strana confidenza che sembrava esserci tra loro.
Irina si sporse
verso Katy, che stava assaggiando un particolare
frutto esotico preso dal grande vassoio che il barman aveva portato per loro.
<< E’ stata
un’idea di Jenny, vero? >> domandò sorridendo, con un cenno verso Max e Angie.
<< No
>> rispose Katy, con la bocca piena. Deglutì
poi continuò: << Questa volta non c’entra niente >>.
<< No?
>> fece Irina, << Strano. Avrei scommesso ci
fosse il suo zampino >>.
Katy ridacchiò.
<< Anche io >> disse, << Ma è troppo
presa dal suo informatico… >>.
<< Di che
state confabulando? >> si intromise Xander.
<< Del fatto
che Jenny e Jess stanno proprio bene insieme >>
rispose Irina voltandosi verso di lui, << E che qui c’è del cocco, lo hai
visto? >>.
Afferrò un pezzetto
di cocco dalla ciotola e lo lanciò verso di lui, che lo prese al volo e
ridacchiò. Poi agguantò lei e se la mise a cavalcioni
sulle gambe con aria maliziosa.
<< No, non
l’avevo visto >> disse, << Però ho notato un’altra cosa… >>.
<< E cioè?
>> soffiò Irina, troppo vicina al viso di lui
per connettere con il cervello.
<< Te l’ho
già detto che sei molto carina, stasera? >> ribatté Xander.
Irina alzò gli
occhi al cielo. << Me lo hai già detto >> sbuffò.
<< Ah, già,
vero >> sorrise Xander, facendo finta di
ricordarsi qualcosa all’improvviso << Sai che sei molto brutta, stasera?
>>.
<< Spiritoso…
>> disse Irina, ricordandosi in quel momento che molto probabilmente Katy non era l’unica spettatrice, << Anche tu sei
piuttosto brutto, sai? Mangiati il cocco, che ti fa bene >>.
Si alzò di scatto,
decisa a cambiare aria. Se dovevano giocare, che lo facessero
lontano dagli sguardi di chi conoscevano. Si tolse i sandali e li lasciò
nel gazebo, e iniziò a camminare nella sabbia calda, raggiungendo la battigia.
Forse era la serata
buona per provare quanto Jenny avesse ragione. Se Xander era in vena di fare il furbo, poteva provarci anche
lei.
Gli gettò
un’occhiata invitandolo a raggiungerla sulla battigia, per non essere a portata
di orecchio di nessuno, nemmeno di Jenny che al posto dell’udito era fornita di
sonar. Xander si alzò portandosi dietro il cocco
sotto lo sguardo divertito di Katy.
<< Tieni
>> spezzò il frutto in due e ne porse una parte a lei.
<< Grazie
>>.
Irina fece qualche
passo allontanandosi dalla musica, poi si sedette sulla sabbia, incurante di
poter rovinare il vestito. Sorrise a Xander che si
sedette di fianco a lei.
Passò qualche
minuto, in cui si udivano solo la musica che proveniva dal locale e il leggero
sciabordio delle onde a pochi metri da loro. Le lanterne colorate rischiaravano
la spiaggia di una luce soffusa.
<< Xander… Perché volevi regalarmi le chiavi della Ferrari?
>> domandò Irina, guardando in lontananza le luci di una nave.
<< Per
ringraziarti di quello che stai facendo >> rispose Xander,
guardando verso il mare.
<< Non ho
fatto molto, in realtà >> obiettò Irina, sincera,
<< E comunque, non così tanto da meritarmi le chiavi di una Ferrari
>>. Sorrise all’indirizzo del ragazzo.
<< Questo lo
dici tu >> ribatté lui, tirando fuori dalla tasca dei pantaloni le chiavi
della 458 Italia e rigirandosele tra le mani. << Lo so quanto hai
rischiato… E quando continui a rischiare >>.
<< Lo sto
facendo consapevolmente e di mia spontanea volontà >> disse Irina,
voltandosi verso Xander, << Non mi aspetto
niente in cambio. L’unica cosa che vorrei sai già qual
è >>.
Stavano di nuovo
toccando quell’argomento, lo stesso dell’ultima sera a Las Vegas. Vide Xander fissare serio la schiuma che si formava sulla
battigia, colorata di lilla dalle lanterne che illuminavano la spiaggia.
<< Sei sicura
che sia veramente l’unica cosa che vuoi? >> domandò.
“No, non è l’unica cosa che voglio… Vorrei
anche sapere perché ti comporti in questo modo… Vorrei sapere cosa ti passa per
la testa”.
<< Ci sono
tante cose che vorrei, ma che non posso avere >> rispose
Irina, << Secondo te cosa potrei desiderare, oltre a riguadagnarmi la
libertà? >>.
Xander tacque e
giochicchiò con le chiavi.
<< La stessa
cosa che vorrei io >> mormorò, piano.
C’era una nota di
tristezza nella sua voce, e Irina la colse all’istante. Si riferiva a ciò che
non poteva avere… Oppure no?
Gli
sorrise.
<< Finché non mi dici cos’è, non posso dirti se
è veramente la stessa cosa che desidero io >> disse, distendendo le gambe
sulla sabbia calda, << Ma tu non me lo vuoi dire… >>. Non capiva
cosa stesse passando per la testa di quel ragazzo dagli occhi azzurri, e continuare
il discorso non le sembrava opportuno: era come camminare al buio. << Ma
tanto le chiavi non le voglio >> aggiunse, per
cambiare argomento.
<< Questo non
mi impedisce di dartele, però >> ribatté Xander, ridacchiando. Con un gesto rapido si avvicinò e le
infilò le chiavi della Ferrari nello scollo dell’abito.
Confusa e colta
alla sprovvista, Irina sentì il metallo freddo scivolare sullo sterno e
fermarsi nei pressi del suo reggiseno. Si portò una mano al petto e guardò Xander allibita.
<< Ehi! >>
gridò, sentendo le chiavi incastrate nel suo abitino nero.
Xander la fissò con gli
occhi che scintillavano divertiti.
<< Bé, se
proprio non le vuoi, posso riprendermele >> disse,
e si avvicinò di qualche centimetro.
Irina indietreggiò.
<< No! >> sbottò, inginocchiandosi sulla sabbia e guardandola
totalmente senza parole.
<< Lo hai
detto tu. Non vuoi che me le riprenda, quindi le tieni >> disse Xander.
Irina sbuffò.
<< Allora lo fai a posta >> borbottò, << Fai un po’ troppo il
furbetto, per i miei gusti… >>. Si guardò nello scollo del vestito, e
individuò le chiavi. Guardò Xander. << Non farlo più… Danno fastidio, sai? >>.
<< Hai
bisogno di una mano per recuperarle? >> chiese Xander.
<< No, ce la
faccio da sola, grazie >> ribatté Irina,
facendogli il verso.
Tirò fuori il
“corpo estraneo” dall’abito, e lo guardò. In fondo, era solo un mazzo di
chiavi, poteva anche prenderlo… Qualcosa però la spingeva a
insistere. Guardò Xander per provare a individuare un eventuale suo punto debole, ma era inutile cercarlo:
era abbastanza grande e muscoloso che avrebbe potuto prenderla in braccio senza
sforzo.
<< Non le
voglio >> ripeté per l’ennesima volta, avvicinandosi.
<< Sei
cocciuta, sai? Sono solo delle chiavi… >> ribatté Xander,
<< Non fare troppo la difficile, eh >>.
Irina si avvicinò
sempre di più, decisa a provare il tutto e per tutto. Lo afferrò per il
colletto della camicia, infilò le chiavi nel taschino e lo fissò, a pochi
centimetri dal suo viso.
<< Non le
voglio >> ripeté, scandendo per bene le parole.
Nella sua frase
c’era un messaggio, un messaggio che Xander non poteva non cogliere: ti sto dando un’occasione,
diceva, coglila fin che puoi.
Negli occhi azzurri
del ragazzo passò qualcosa che Irina non riuscì a decifrare: prima ancora di
avere il tempo di formulare un pensiero coerente, si ritrovò sdraiata sulla
sabbia, Xander sopra di lei che le teneva entrambe le
mani con aria divertita.
<< Invece le
tieni >> disse, abbassandosi verso il suo viso.
Irina cambiò colore
nel giro di qualche centesimo di secondo, conscia della posizione assurda in
cui si trovavano. E anche che Jenny molto probabilmente aveva il radar puntato
su di loro.
<< Se no cosa
mi fai? >> chiese, per provocarlo.
Xander sembrò pensarci un
attimo. Gettò un’occhiata verso il gazebo, poi si abbassò ancora un po’ verso
di lei.
<< Se no ti
bacio qui davanti a tutti >> rispose, ghignando da lupo.
La frase lasciò
Irina senza parole per qualche secondo. Lo guardò, cercando di liberare le mani
dalla sua stretta e senza riuscirci, e si diede della stupida. Era quello che
voleva, no? Voleva provocarlo, e lui sembrava averlo capito. E forse si
aspettava che negasse, che accettasse davanti a quel compromesso.
<< E allora
fallo >> ribatté.
Xander la fissò per un
momento, ed era evidente che quella non era la risposta che si era aspettato.
“Avanti Xander. Non ci vuole
tutto questo coraggio, per baciare una ragazza. E tu
sei uno che non si fa problemi, che fa sempre di testa sua. Se
è quello che vuoi, ti sto dando la giusta occasione”.
Il ragazzo rimase
in silenzio, poi sospirò. Le tenne i polsi con una sola mano, mentre con
l’altra recuperava le chiavi dal taschino. Con un gesto lento e calcolato,
gliele infilò di nuovo nello scollo dell’abito, sfiorando solo per un momento
la sua pelle e provocandole un brivido.
<< Prendi
quelle chiavi, Irina, fammi questo favore >> disse solo, poi la lasciò
libera di alzarsi.
Irina si mise a
sedere, con una consapevolezza nuova e amara: Jenny aveva sbagliato tutto, così
come lei aveva sbagliato a illudersi. Erano tutti
castelli costruiti in aria, supposizioni sbagliate, errori di valutazione: Xander non provava niente per lei, niente che non fosse un
sentimento di amicizia dovuta anche alla loro conoscenza a scuola.
Rimase a fissarsi i
piedi con aria stordita. Quanto era stata ingenua. Xander
era venuto da lei perché aveva bisogno del suo aiuto, e di nient’altro. Max ci
aveva visto giusto, almeno in parte: gli stava addosso solo perché aveva
bisogno di lei…
Eppure, era chiaro
che anche senza il suo aiuto sarebbe comunque riuscito a portare a termine la
sua missione… Perché continuare a vedersi, perché insistere se rischiavano
tantissimo?
Voleva forse
prenderla in giro? Voleva provare a illuderla? Xander
era veramente come William?
<< Che hai?
>> domandò Xander, vedendola turbata.
Lei si stampò un
finto sorriso in faccia. << Niente… Scusami, stavo pensando >>
rispose, << Va bene, prenderò le chiavi, se è questo che vuoi >>.
Si alzò in piedi e
si spazzolò la sabbia dall’abito. Guardò verso il gazebo e vide Jenny salutarla
tutta felice. Voleva andarsene, e sapeva che l’amica l’avrebbe appoggiata
quando avrebbe visto la sua espressione depressa. Senza dire niente la
raggiunse, troppo arrabbiata e delusa da sé stessa per
parlare con colui che l’aveva mandata in crisi e che si era divertito a giocare
con i suoi sentimenti.
Spazio Autrice
Mi limito solamente
a rispondere a Fairy29: non ti
preoccupare, posterò molto spesso, e soprattutto in settimana! Non ti
preoccupare per i papiri: più i commenti sono lunghi, più sono contenta! In questo
momento sono piuttosto impegnata, ma appena mi libero risponderò alle tue
recensioni in modo decisamente migliore! Un bacio!