Capitolo 20-2: Fiamme Nere [2-2]
Michael si sentì come se il mondo gli fosse crollato addosso. Scoprire di avere un fratellastro fu una sorpresa ben diversa da quanto si aspettò da quel breve ma intenso colloquio con Xernes Ravier e il Dottor Lingard.
Sapeva che Azael avesse riempito Gaia di "contenitori" da usare per reincarnarsi, ma mai avrebbe pensato che ci fosse qualcun altro come lui, così vicino per giunta.
Non poté fare a meno di domandarsi, quindi, per quale motivo suo padre avesse scelto lui e non Shiro.
Per giunta, quel fratellastro altri non era se non un compagno che Vermilion e tutta Avalon diedero per morto.
Vermilion, d'altro canto, era completamente scioccata. Shiro, un suo compagno, un suo amico che per così tanto tempo pensò fosse morto per mano di Amon, era ancora vivo.
Non riuscì a credere che fosse lui il carnefice nascosto dietro la fine di Amon.
<< Siamo sicuri... Che sia veramente opera sua? >>
Domandò al Gran Generale, con voce tremante, sperando ancora che, in qualche modo, si fossero sbagliati.
Xernes non disse neanche una parola, ciononostante il suo atteggiamento fu eloquente.
Afferrò lentamente la foto che mostrò ai due ragazzi, quindi scosse semplicemente il capo. I suoi occhi scrutarono attentamente l'immagine del corpo carbonizzato di Amon per qualche istante.
<< E' l'unica possibilità. >>
Rispose, quindi, con calma glaciale.
<< Sono sicuro si tratti di lui. >>
Il cuore di Vermilion si rifiutò di accettare quella possibilità.
<< Ma... Perché? >>
Domandò a nessuno, tremando.
<< Perché Shiro sarebbe dovuto sparire così, per anni? Mi ha... Ci ha fatto credere che fosse morto, poi è riapparso dal nulla e ha ucciso Amon...? >>
<< Il rancore è una brutta bestia. >>
Il Dottor Lingard, con quel suo classico sorriso enigmatico, intervenne.
<< Non sappiamo come abbia trascorso gli anni seguenti alla sua scomparsa, il giovane Shiro. Potrebbe non essere più nemmeno la figura che un tempo conoscevi, mia carissima Luciana Scarlett. >>
Disse, con una nota di divertimento nella sua voce.
<< Considerando gli indizi a nostra disposizione... >>
Continuò, giocherellando con un gessetto.
<< Sarei, invece, incline a supporre che Shiro Taira si sia trasformato in una violenta macchina guidata solamente dalla sua sete di vendetta e dal suo stesso odio. Quei sentimenti possono cambiare una persona nelle sue fondamenta, per sempre e irreversibilmente. >>
Quasi come se le parole di Lingard avessero evocato qualcosa di oscuro, esattamente come finì di parlare qualcuno bussò pesantemente e ripetutamente alla porta degli uffici di Xernes.
Tutti i presenti si voltarono verso quel rumore, mentre una espressione sorpresa si fece largo nel volto del Generale.
Aveva dopotutto dato ordini precisi ai suoi sottoposti, di non disturbarlo durante quella riunione.
Accigliò quindi lo sguardo, dando il permesso a chiunque fosse dall'altro lato di entrare nella stanza: la porta si aprì lentamente, rivelando un soldato in uniforme. Il suo viso era pallido come la cera, ansimava dopo aver corso a tutta velocità verso gli uffici del suo comandante.
<< Che succede? >>
Gli domandò il Gran Generale, impaziente.
<< Avevo dato ordini di non disturbarmi. Sarà meglio che questo sia importante. >>
Continuò subito dopo.
Il soldato deglutì, chiedendo quindi scusa al suo superiore.
<< S-Signore... C'è un problema! >>
Balbettò, il sudore grondava dalla sua fronte.
Xernes inarcò un sopracciglio, sorpreso dalla reazione del suo subordinato.
<< Parla. >>
Gli disse.
<< Ho appena ricevuto notizia di uno scontro nelle strade di Magnus, vicino a un bar nel centro della città! >>
Rispose il soldato, la sua voce rotta dalla preoccupazione.
Xernes s'irrigidì.
<< Uno scontro...? >>
Ripeté, confuso e sorpreso da quelle parole, pensando al peggio.
Lingard si portò una mano sotto al mento, toccandoselo lentamente mentre fissò il soldato con uno sguardo incuriosito e, allo stesso tempo, preoccupato.
<< Tra chi...? >>
Gli domandò.
Il soldato esitò per un istante, come se avesse paura di rivelare cosa fosse successo.
<< A quanto mi è stato detto... Andromeda ha ingaggiato uno scontro con uno sconosciuto in grado di controllare fiamme nere... >>
Non appena disse quelle parole, un freddo glaciale cadde all'interno della stanza.
<< Andromeda... E' stato sconfitto...! I soldati stanno cercando di catturare il criminale, ma hanno richiesto supporto immediato perché incapaci di contrastarlo! >>
Nel cuore di Magnus, pochi minuti prima, il sole brillava sulla città che rapidamente riprese il suo ritmo dopo i pesanti attacchi da parte dei demoni. Un piccolo bar, anonimo come tanti altri, riaprì quindi i battenti avendo avuto la fortuna di non aver subito gli effetti collaterali dei precedenti scontri, a differenza di tanti altri.
Il proprietario, un uomo di mezza età, era felice di vedere i suoi clienti tornare e, nonostante alcuni piccoli intoppi, la sua attività riprese senza troppi problemi. Quella giornata sembrava essere come tutte le altre, una tranquillità che però sarebbe stata spezzata in un istante.
La porta del bar si aprì con un cigolio e il suono di una campanella quando una figura incappucciata entrò, avvolta da un mantello nero che sembrava assorbire la luce. Reggeva in mano una spada mistraliana, l'elsa color oro e il fodero rosso come il fuoco con dei quadrati neri.
Il proprietario lanciò un'occhiata fugace sul nuovo arrivato, ma non si allarmò. Non era raro vedere mercenari di passaggio nella capitale in cerca di lavoro o semplicemente di un posto in cui trascorrere la notte.
La figura si sedette davanti al bancone, estraendo poi un piccolo sacchetto colmo di monete che fece tintinnare sul legno lucidato.
<< Dammi il drink più forte che hai. >>
Ordinò lo sconosciuto con un tono basso.
Il proprietario, abituato a riconoscere i volti dei suoi clienti abituali, si chinò in avanti per osservare meglio lo sconosciuto. Sotto il cappuccio vide il volto di un giovane ragazzo, forse intorno ai vent'anni, una figura fin troppo giovane per il suo drink più potente.
<< Quanti anni hai, ragazzo? >>
Gli domandò, quindi.
Il giovane non rispose subito. Al contrario, strinse con forza l'elsa della sua lama, quindi i suoi occhi brillarono di un rosso intenso.
<< Abbastanza da radere al suolo questo posto. Dammi ciò che ti ho chiesto. >>
Replicò, con freddezza glaciale.
Il proprietario deglutì, realizzando che forse avrebbe fatto meglio a non fare altre domande a un cliente così misterioso. Con preoccupazione afferrò una bottiglia che teneva in uno dei ripiani più alti del suo frigo, quindi cominciò lentamente a versarne il contenuto color miele in un bicchiere ghiacciato che posò davanti al suo nuovo cliente.
Nel frattempo, appena fuori dal bar, Andromeda passeggiava tranquillamente in compagnia di Iris. Il caos delle precedenti battaglie pesò su entrambi, e le due figure sembrarono trovare conforto l'uno con l'altra. Camminavano fianco a fianco, parlando di Lilith e di come avesse influenzato le loro vite. Iris, in particolare, nonostante sembrasse rilassata, non fu in grado di nascondere a dovere la tristezza che provava per sua sorella. L'aspetto della donna era nascosto da una magia illusoria che la faceva sembrare una persona qualunque.
<< Oh, quindi è così che vi siete incontrati... >>
Mormorò la donna demone, mentre il suo sguardo vagava tra i ricordi.
<< Quanto mi sarebbe piaciuto se avesse parlato di più con me... >>
Andromeda annuì, il suo sguardo fisso e attento sulla strada davanti a se.
<< Non è mai stata una persona di tante parole. Esattamente come me, preferiva che fossero le nostre lame a discutere sul campo di battaglia. >>
Iris ridacchiò, trovando conforto in una descrizione che sapesse calzasse perfettamente a Lilith.
<< Già, è sempre stata una maniaca del combattimento. Sai che ha provato più volte a staccarsi le sue ali, pensando che i suoi nemici non la prendessero sul serio per via dei suoi colori accesi? >>
Gli rivelò, ridacchiando.
Improvvisamente, però, qualcosa attirò l'attenzione della donna. I suoi passi cominciarono a rallentare lentamente fino a fermarsi del tutto. Il suo sguardo si fermò su un bar dall'altro lato della strada. Andromeda, notando immediatamente la reazione della sua accompagnatrice, sollevò un sopracciglio.
<< Non sapevo a voi demoni piacesse l'alcol. >>
Le disse, con un sorriso ironico.
<< Non... Non è quello. >>
Mormorò Iris
<< Tutto ok? >>
Le domandò, incuriosito e preoccupato dal comportamento improvviso e inusuale del demone, avvicinandosi leggermente a lei.
Iris scosse rapidamente il capo, cercando di scacciare una sensazione impossibile.
<< Sento... Sento la presenza di Michael, in quel locale. O, per lo meno... E' molto simile... >>
Gli rivelò.
Andrew posò quindi il suo sguardo sul bar, confuso.
<< Com'è possibile? Dovrebbe essere negli uffici di Xernes, al momento, insieme a Vermilion. Che sia sgattaiolato via? >>
Disse.
La coppia varcò quindi la soglia del bar, il tintinnio di una campanella attirò l'attenzione del proprietario su di loro. L'uomo, intento a pulire dei bicchieri, alzò lo sguardo verso i suoi nuovi clienti e i suoi occhi s'illuminarono quando riconobbe il soldato che entrò nel suo locale.
<< Oh! Mister Andromeda! >>
Esclamò con entusiasmo, un enorme sorriso stampato in volto, consapevole di avere nel suo locale una figura militare di spicco.
<< Prego, venga pure! Posso offrirle qualcosa? Qualche drink di suo gradimento? Non si faccia problemi, offre la casa! >>
Esclamò.
Andromeda rispose con un cenno negativo del capo, mantenendo la sua espressione seria.
<< Sto cercando qualcuno. Non sono qui per bere, non quando sono in servizio. >>
Il suo sguardo vagò quindi per la stanza, soffermandosi infine su una figura incappucciata seduta davanti al bancone. La misteriosa figura stava sorseggiando un liquore forte, una bottiglia mezza vuota seduta davanti a lui.
Quella figura lo incuriosì. Posò quindi il suo sguardo su Iris per chiederle conferma, e fu in quel momento che notò che la donna demone stesse fissando intensamente quella stessa figura con uno sguardo confuso.
<< Ci penso io. >>
Le disse, con tono risoluto.
Si avvicinò quindi alla figura che pensava fosse Michael con passo sicuro, fermandosi alle sue spalle. Con un gesto deciso, quindi, posò una mano sulla spalla dell'individuo, impedendogli di portare il bicchiere alla bocca.
<< Sembra che tuo padre abbia avuto una cattiva influenza su di te, dopotutto, nonostante la sua breve permanenza. >>
Disse alla figura, cercando di "smascherare Michael".
La figura incappucciata si fermò per un istante, poi abbassò lentamente il bicchiere posandolo con cura sul bancone.
<< Hai sbagliato persona, soldato. >>
Rispose con calma.
Andromeda strinse le labbra, frustrato dalla risposta evasiva.
<< Tsk. Non fare il finto tonto con me, Michael. >>
Con un movimento rapido afferrò quindi il cappuccio di quella persona, smascherandolo.
Per un istante, Andrew rimase senza parole.
Il volto che vide davanti a se, nonostante fosse giovane, non era assolutamente quello di Michael.
<< Tu... Non sei... >>
Mormorò il soldato, sorpreso, mentre la sua presa si allentò.
<< Ti ho detto che hai sbagliato persona. Lasciami stare. >>
Gli rispose il giovane, con occhi fissi e impassibili.
Andromeda, ancora incredulo, allontanò la sua mano e si voltò verso Iris, alla ricerca di risposte. La donna era tanto sorpresa quanto lui, i suoi occhi ancora fissi sullo sconosciuto.
Qualcosa non quadrava, il suo istinto le diceva che quella persona fosse in qualche modo collegata a Michael. I due avevano un'aura fin troppo simile.
<< Chi sei? >>
Domandò quindi il soldato al ragazzo.
<< Non ti ho mai visto da queste parti. >>
Il ragazzo sollevò un sopracciglio, un sorriso ironico si fece largo nel suo volto.
<< Conosci ogni singola persona a Magnus? >>
Replicò.
Un'ondata di frustrazione pervase il soldato.
<< Hey, non mi piace il tuo tono. Sono un soldato, ti conviene portarmi rispetto e rispondere alla mia domanda. >>
La figura ridacchiò, una risata breve e fredda, prima di tornare a bere il suo drink, ignorando il soldato alle sue spalle.
L'atmosfera nel bar si fece improvvisamente più pesante quando Andromeda, spinto dall'irritazione, colpì il bancone con forza tale da far tremare la bottiglia da cui il ragazzo stava bevendo. Il rumore del colpo risuonò nella stanza, attirando l'attenzione di tutti i presenti che trattennero il respiro, facendo cadere per qualche istante un silenzio tombale, e carico di tensione, all'interno del bar.
Lo sconosciuto non si scompose. Sollevò solamente lo sguardo verso il soldato, fissandolo con disprezzo.
<< Sono tutti così scortesi e violenti i soldati a Magnus? >>
Gli domandò, con sarcasmo.
<< Non m'interessa se non sei chi pensavo tu fossi, ma ti conviene mangiarti la lingua. >>
Disse il soldato, digrignando i denti, tenendo gli occhi fissi sul ragazzo.
Con calma disarmante il ragazzo poggiò delicatamente il bicchiere sul bancone e si voltò verso Andromeda, fissandolo con uno sguardo glaciale.
<< Le dispiace, soldato? Sto cercando di godermi un drink. >>
L'insolenza dello sconosciuto non fece altro che alimentare la rabbia di Andrew, improvvisamente però un ricordo passato riaffiorò nella sua mente. Gli sembrò di aver già visto quel volto in compagnia di Xanders Ravier, anni prima.
<< Ti ho già visto da qualche parte, per caso? >>
Domandò il soldato, cercando di capire chi fosse per davvero.
<< Ci stai provando con me, per caso? >>
Il ragazzino rispose con tono beffardo.
Poi spostò lo sguardo su Iris.
<< Non è cortese verso di lei. >>
Aggiunse subito dopo.
Gli occhi dello sconosciuto e di Iris s'incrociarono per un istante.
Il sorriso beffardo nel suo volto scomparve, sostituito da una espressione sospetta e attenta.
Strizzò gli occhi, tenendola sotto controllo quasi come se avesse notato qualcosa di strano in lei.
Iris sobbalzò, pensando che quel ragazzo fosse riuscito a vedere oltre le sue illusioni, realizzando che fosse in realtà un demone.
<< Stai cercando di farti arrestare, stronzo? >>
Gli domandò Andromeda.
<< Ho commesso qualche crimine, agente? >>
Rispose il giovane con aria di sfida, ignorando quindi la donna con cui incrociò lo sguardo per qualche istante.
L'attenzione del soldato cadde sull'arma ai piedi dello sconosciuto.
<< Hai un permesso per quella? >>
Gli domandò, la sua voce ora ferma e decisa.
Questa volta, lo sconosciuto non disse nulla.
<< Alzati. >>
Ordinò quindi il soldato, la sua pazienza ormai al limite.
<< Credimi, non ti conviene. >>
Fu l'unica risposta del giovane, che non si spostò neanche di un millimetro.
Iris, che fino a quel momento osservò la scena in silenzio, sentì dentro di lei crescere una sensazione di disagio e pericolo. Decise quindi di avvertire il suo compagno tramite la telepatia: "Andrew! Ho una brutta sensazione, andiamo via!"
Il suo avvertimento però non servì a nulla.
Andromeda afferrò l'elsa della sua lama, assicurandosi che lo sconosciuto potesse vedere perfettamente quel suo gesto.
Gli occhi del ragazzo dai capelli neri si spostarono sulla mano del soldato, poi risalirono lentamente fino a incrociare il suo sguardo.
<< Alzati. Ora. >>
Ripeté ancora una volta.
Il ragazzo rimase in silenzio per qualche istante, quindi prese un profondo respiro.
<< D'accordo. >>
Disse, infine, con una calma che sembrava sfidare apertamente la forza e l'autorità del soldato.
Con movimenti misurati si alzò dalla sedia senza mai distogliere lo sguardo dal suo avversario. La tensione era al massimo, ogni sguardo dentro il bar era posato su di loro mentre un filo di puro terrore serpeggiava tra i presenti.
L'aria si riempì di polvere e detriti quando un boato assordante scosse l'intero bar: uno dei muri esplose in mille pezzi sotto l'impatto devastante di fiamme nere. Le urla dei clienti e dei passanti si mescolarono al crepitio delle fiamme e al suono delle macerie che cadevano pesantemente al suolo. Quando il fumo si dissipò apparve Andromeda, il suo corpo avvolto dall'armatura nera di Abraxas, la sua lama brillante rivolta minacciosamente verso il buco fumante nel muro del bar.
Dal fumo emerse lentamente la figura del giovane con cui Andrew ebbe quell'accesa discussione, avvolto ora da intense e terrificanti fiamme nere che danzavano intorno a lui come spettri maligni. Aveva sguainato la sua katana e, con passo sicuro, avanzava lentamente verso il soldato, senza fretta.
<< Uomo avvisato, mezzo salvato. Non prendertela con me per ciò che accadrà. >>
Disse il ragazzo, senza mai distogliere lo sguardo dal suo avversario.
Il volto del soldato si contorse in un'espressione furiosa.
<< Ora si che l'hai fatta grossa! >>
Ruggì l'uomo, lanciandosi verso lo sconosciuto con ferocia.
Con velocità sorprendente, Andrew scattò verso il giovane brandendo la sua spada con tutte le forze che aveva in corpo. Tuttavia il suo fendente mancò il suo bersaglio che lo evitò con una grazia disarmante, spostandosi di lato con movimenti fluidi che sembravano quasi surreali.
Prima che Andrew potesse tornare all'offensiva, venne colpito in pieno ventre da un devastante calcio che lo lanciò violentemente all'indietro, facendolo rotolare nel terreno per svariati metri prima che riuscisse a rimettersi in piedi.
<< Andrew! >>
Esclamò Iris, preoccupata per il suo compagno, apparendo alle spalle dello sconosciuto.
Rapidamente posò il suo sguardo deciso sulla minaccia davanti a loro, allungando quindi entrambe le mani verso il ragazzo e convogliando tutta la sua magia nel palmo delle sue mani.
Prima che potesse lanciare il suo attacco, però, il ragazzo si voltò verso di lei con una velocità sovrumana. Con un semplice gesto allungò una mano verso la donna, lanciando verso di lei una devastante fiammata nera che travolse la donna e devastò l'intero bar in un istante.
Le fiamme nere si alzarono verso il cielo come un muro infernale, riducendo in cenere tutto ciò che toccarono. Il calore era insopportabile, e l'intero edificio cominciò rapidamente a crollare su se stesso come se fatto di carta.
Sfruttando quello che pensava fosse un momento di distrazione del suo avversario, Andromeda tornò ancora una volta all'offensiva, brandendo la sua lama con ferocia.
Ancora una volta, però, il suo avversario fu più veloce di lui. Senza nemmeno voltarsi alzò la sua katana, intercettando il fendente del soldato. Le lame dei due guerrieri si scontrarono con un suono stridente che riecheggiò per le strade, mentre una intensa onda d'urto mandò i vetri delle case circostanti in frantumi.
Andrew grugnì, cercando disperatamente di sopraffare il suo avversario con tutta la forza che riuscì a raccogliere, ma fu inutile. Con un movimento fulmineo, il ragazzo lo disarmò e scagliò via la sua arma, colpendolo poi in pieno volto con un pugno ricoperto di fiamme nere.
L'attacco fu così potente che l'elmo del soldato s'ammaccò visibilmente, una impresa impensabile considerando quanto fosse elevata la resistenza di Abraxas.
Finalmente, il soldato realizzò di aver commesso un grosso errore.
Il giovane si tolse finalmente il mantello, rivelando un corpo giovane ma coperto di intricati segni tribali neri come la pece, simboli che il soldato riconobbe in un istante.
Gli occhi del misterioso sconosciuto cominciarono a brillare di un intenso rosso incandescente.
<< Tu devi essere il soldato di cui la voce che ho in testa ha parlato alcune volte. >>
Disse il giovane, con una faccia da poker.
<< Tu... Sei un figlio di Azael...? >>
Balbettò il soldato, ormai pallido in volto.
<< Te l'ho detto che te ne saresti pentito. >>
Continuò il ragazzo, le sue parole cariche di una minaccia letale.
Improvvisamente una voce familiare riecheggiò nella mente di Andromeda.
[ Soldato! Abbandona subito il campo di battaglia, è un avversario che non possiamo affrontare! ]
Esclamò Abraxas.
Prima che il soldato potesse reagire o rispondergli, però, il giovane si lanciò all'offensiva.
I suoi movimenti troppo rapidi per essere seguiti; un dolore lancinante pervase il soldato quando venne colpito in pieno ventre dall'elsa del ragazzo che perforò la sua armatura come se fosse fatta di burro. Il dolore fu accompagnato da un colpo infuocato, un pugno che lo colpì con una forza tale da sollevarlo da terra e lanciarlo a dozzine di metri di distanza.
Il corpo di Andromeda cadde violentemente al suolo, immobile.
L'armatura di Abraxas, ormai piegata e danneggiata, cominciò rapidamente a scomparire dal corpo del soldato.
Andrew giaceva sconfitto e privo di sensi al suolo, il potere di quello sconosciuto figlio di Azael si rivelò troppo per lui.
Quelle fiamme nere continuarono a crepitare intorno al campo di battaglia, un segno tangibile della sua indescrivibile forza fisica.
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Qui si conclude il secondo capitolo del ventesimo volume, grazie di avermi seguito e alla prossima!