Storie originali > Fantascienza
Segui la storia  |       
Autore: Ghost Writer TNCS    31/08/2024    1 recensioni
Il racconto conclusivo del primo arco narrativo. Questa storia prosegue gli eventi di Eresia, La frontiera perduta e La progenie infernale.
È giunto il momento della resa dei conti. Ma quello che si prospetta all’orizzonte è un conflitto ben più grande di Tenko, di D’Jagger, e degli dei stessi.
Lasciato Raémia, le due fazioni si riuniranno con i rispettivi alleati, ma per tutti loro molte cose sono cambiate, e i loro obiettivi potrebbero non coincidere più.
Per qualcuno sarà la fine, per altri un nuovo inizio, una cosa è certa: nessuna fazione può dirsi davvero unita. Tra interessi personali e ideali opposti, le divergenze interne potrebbero determinare l’esito degli scontri più ancora della forza dei nemici.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie '1° arco narrativo'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

27. Il prezzo del trionfo

L’inizio della rivolta contro gli dei risaliva a più di un anno prima, eppure il vero punto di non ritorno era stato raggiunto solo con l’uccisione di ben due divinità. Non solo i ribelli avevano dimostrato che un dio poteva essere ucciso, ma avevano anche dato prova che sarebbero stati in grado di ripetere il gesto tutte le volte che volevano.

Nessuna divinità poteva più considerarsi intoccabile, e la scomparsa di un dogma così fondamentale avrebbe presto minato la devozione di moltissimi fedeli. Consapevoli di ciò, gli dei superstiti erano fuggiti il più lontano possibile, con la sola eccezione di Enki. Il dio del mare aveva accettato di consegnarsi ai ribelli ed era stato confinato in uno dei suoi stessi templi: una prigione dorata in attesa che i Sei decidessero il suo destino.

Giustiziare il dio del mare era ancora una possibilità, tuttavia i rappresentanti non potevano sottovalutare le conseguenze di un simile gesto: da una parte avrebbe irrigidito ulteriormente la posizione dei lealisti, e dall’altra avrebbe potuto scatenare nuovamente una reazione del pianeta. Quella di Shakdàn era stata la più distruttiva mai vista, con scosse ed eruzioni di lava che si erano protratte per ore, causando la morte di migliaia di persone. Tutti gli edifici in legno erano stati ridotti in cenere, mentre quelli in pietra erano crollati o erano stati sommersi dalla lava.

La più importante città delle terre degli orchi aveva resistito a ben due invasioni – prima da parte dei ribelli e poi dei giganti –, ma niente aveva potuto contro le soverchianti forze della natura.

Qualche lealista aveva provato a diffondere la voce secondo cui il cataclisma era una punizione divina per aver ucciso gli dei, tuttavia i Sei erano riusciti a far prevalere la tesi per cui si trattava di un episodio sì legato alla morte delle due divinità, ma solo nella misura in cui la straordinaria energia sprigionata aveva causato una reazione fuori dal comune. Del resto, se davvero si fosse trattato di una punizione divina, perché aspettare tanto? Perché non ripeterla in altre città sotto il controllo dei ribelli? E perché gli dei erano fuggiti subito dopo averla inflitta?

Dopo aver dedicato alcuni giorni a risolvere quella questione, soccorrere i profughi e organizzare gli aiuti, i Sei si erano presto ritrovati a dover fare i conti con un’altra questione: dal momento che la situazione stava tornando alla normalità, alcuni guerrieri avevano cominciato a sollevare degli interrogativi riguardo le armi magiche, inducendo i loro rappresentanti a chiedere delucidazioni a Havard e al ricco sauriano.

«Mi è stato riferito che queste armi magiche emettono un’energia particolarmente negativa, secondo alcuni addirittura “nefasta”» riferì l’insettoide di tipo formica.

«Ho ricevuto anche io le stesse informazioni» confermò l’umano. «Un guerriero in particolare ha toccato un’arma senza indossare il guanto fornito dai fabbri-alchimisti, e ha riferito di aver sentito grida di dolore e rabbia nella propria testa.»

«Quelli che descrivete sono fatti estremamente spiacevoli, tuttavia comprenderete anche voi che stiamo parlando di armi pensate per uccidere esseri immortali» affermò il sauriano. «Se posso dare la mia modesta opinione, si tratta di effetti collaterali più che accettabili, considerata la loro comprovata efficacia.»

«Se anche si trattasse di semplici effetti collaterali, non è lecito chiedersi da cosa siano causati?» sottolineò il treant con la tipica cadenza solenne e misurata.

«Ovviamente il nostro obiettivo non è screditare le armi magiche» ribadì Pentesilea. «Sappiamo tutti che senza di loro non saremmo riusciti a sconfiggere gli dei. Tuttavia dobbiamo sapere qual è il costo di queste armi, sia in termini materiali che morali, altrimenti in futuro non potremo decidere in maniera pienamente consapevole se e quando utilizzarle. Non siete d’accordo con me?»

La semiumana aveva parlato a tutti i presenti, tuttavia era chiaro che la domanda voleva suscitare una risposta da parte di Havard e del sauriano.

«Ma certo» convenne infatti il ricco mercante. «Sono pienamente d’accordo con voi, tuttavia mi duole ammettere che le mie conoscenze riguardo all’effettiva produzione delle armi magiche sono limitate. Forse l’illustre Havard potrà darci qualche informazione in più in merito.»

«Siete davvero sicuri di volerlo sapere?» domandò il pallido in tono serio.

«Se avete informazioni in merito, vi prego di condividerle» confermò l’umano.

«Nessuna conoscenza è più dolorosa dell’ignoranza» aggiunse il treant. «E questo vale soprattutto per quelli che, come noi, hanno il compito di prendere decisioni per tutti gli altri.»

Havard annuì. Cominciò a parlare, e subito l’espressione degli altri cinque cambiò. Qualcuno abbassò lo sguardo, qualcuno si coprì il volto con le mani, qualcuno scosse il capo.

Nessuno immaginava che la loro vittoria avesse richiesto un simile prezzo.

***

Tenko era felice di poter passare di nuovo un po’ di tempo da sola con Sigurd. Nei giorni precedenti anche loro si erano impegnati per aiutare gli sfollati, ma ora che la situazione si era stabilizzata, potevano finalmente fare una cavalcata nelle praterie in groppa a due monoceratopi.

L’elfo non aveva mai calcato quei robusti animali, ma la sua esperienza con altre creature simili gli aveva permesso di prenderci rapidamente la mano.

«Allora? Come ti sembra?» gli chiese Tenko.

«Non mi aspettavo fossero così mansueti» ammise lo spadaccino. «Sono molto facili da gestire.»

«Ma non li trovi un po’ noiosi? Nella mia terra abbiamo gli ippolafi, e con loro basta un colpo di talloni per farli partire al galoppo.» Provò a fare lo stesso con il suo monoceratopo, ma l’animale la ignorò. «Questi nemmeno se ne accorgono!»

Sigurd sorrise di rimando. «Che ci vuoi fare?» Diede un paio di pacche affettuose al massiccio dorso del suo animale. «Tutta questa corazza ha i suoi svantaggi. Anche se forse tu sei una che preferisce volare…»

Questa volta fu Tenko a rivolgergli un sorriso. «Assolutamente! Sai, il mio spirito guida è una soffiamorte perché da piccola ne ho vista una e mi ha fatto molta paura. A volte mi chiedo cosa voglia dire – forse la piccola me avrebbe paura della me di adesso –, ma in realtà l’unica cosa che mi interessa è che posso usarla per volare.» La sua espressione si incrinò per un istante, ma poi il suo sincero entusiasmo riprese il sopravvento. «E tu? Qual è il tuo spirito guida?»

«In effetti è passato un bel po’ dall’ultima volta che l’ho visto» rifletté Sigurd. «Ma immagino sia sempre Fafnir.» Notando l’espressione interrogativa di Tenko, l’elfo continuò: «È un drago che ho sconfitto moltissimo tempo fa. Beh, in realtà è un nano che si è trasformato in un drago, dicono per via della sua avidità. La sua sconfitta è l’impresa per cui sono più famoso, ed è grazie al suo sangue che ho ottenuto il mio potere di trasformarmi.»

La demone era sempre felice di scoprire qualcosa in più sul passato di Sigurd. A volte questo la preoccupava – l’elfo era così più grande di lei – ma non al punto da attenuare i sentimenti che provava per lui. «Beh, meglio non dirlo a D’Jagger: se scopre che anche tu hai un draghide, ci rimarrà male.»

Lo spadaccino rise allegramente. «Di sicuro si inventerebbe qualche strana polemica.»

«A proposito, prima di tornare da D’Jagger, stavo pensando di chiedere ai fabbri-alchimisti di Havard se possono potenziare i miei Nervi Taglienti. Sarebbe bello se potessero renderli delle armi magiche ammazza-dei.»

 Al sentire quelle parole, l’espressione di Sigurd si incupì. «Non so se sarebbe una buona idea.»

Il suo tono preoccupò non poco la demone. «In che senso?»

«Temo di sapere come le hanno realizzate. E se ho ragione, non è qualcosa che ti farà piacere.»

Tenko fece fermare il suo monoceratopo. «Come le hanno realizzate?»

L’elfo tirò le redini del suo animale per fallo affiancare a quello della demone. «Non posso affermarlo con assoluta certezza, ma ho già visto cose simili in passato, quindi mi sono fatto un’idea abbastanza precisa.»

Le rivelò le sue ipotesi, e l’espressione della giovane passò da stupita ad arrabbiata, salvo poi rilassarsi alla fine.

«Ho capito. Grazie per avermelo detto. Non mi piace quando qualcuno mi nasconde la verità, tanto meno quando lo fanno “per il mio bene”.»

Sigurd annuì. Rimase in silenzio un momento, poi parlò: «Vuoi tornare indietro?»

Tenko valutò rapidamente la posizione del sole. «Abbiamo ancora tempo. Godiamoci questo appuntamento. E poi… Beh, la sincerità deve essere in entrambi i sensi, quindi non voglio nasconderti ciò che intendo fare.»

***

Era ormai calata la notte quando finalmente Havard tornò alle sue stanze. Le discussioni con gli altri rappresentanti erano state particolarmente intense, ma sapeva fin dall’inizio che non sarebbe stato facile gestire la transizione di potere dopo la sconfitta degli dei.

Dovevano dare prova di competenza e lungimiranza per convincere tutti quanti a seguirli, e per farlo erano necessarie grandi opere capaci di migliorare le condizioni di vita di ognuno. La produzione di cibo, i trasporti, l’edilizia, l’istruzione, la sicurezza, le tasse: questi erano solo alcuni degli aspetti che erano chiamati a governare. Senza contare la necessità di reintegrare i membri del Clero nella nuova società: un passo necessario per evitare future rivolte, ma anche utile per diffondere le loro competenze in materie fondamentali quali la scrittura e la magia.

Essendo in sei, ogni rappresentante poteva offrire agli altri i progressi raggiunti dal proprio popolo in varie discipline, ma allo stesso tempo era fondamentale adattare questi progressi a ciascuna cultura, e poi a ciascun territorio tramite dei governatori locali subordinati a quelli centrali. Un processo lungo e graduale che avrebbe richiesto anni, forse decenni per essere portato a pieno compimento.

Stanco ma soddisfatto per i progressi di quel giorno, Havard aprì la porta delle sue stanze. Fece per varcare la soglia, ma ciò che vide lo fece esitare un istante.

Dopo quel momento di incertezza, entrò e si chiuse la porta alle spalle.

«Dov’è Zabar?»

«Gli ho chiesto di andare via» rispose Tenko in tono serio. «Volevo parlare con te in privato. Sai già perché?»

Sui suoi avambracci non c’erano i soliti Nervi Taglienti, né sembrava portare altri armi, in ogni caso Havard non intendeva abbassare la guardia.

«Qualcosa mi dice che non sei qui per ringraziarmi di aver realizzato la tua vendetta» affermò il figlio di Hel, perfettamente calmo.

«È vero che le armi magiche sono realizzate con anime di demoni?»

Il volto del pallido non tradì alcuna reazione. «Te l’ha detto Zabar?»

«È stato Sigurd.»

Havard annuì. «Dovevo aspettarmi che uno come lui l’avrebbe capito. Comunque sì, è vero. I miei fabbri-alchimisti hanno trovato alcuni appunti di Icarus, e da questi hanno ricavato le tecniche necessarie a potenziare le nostre armi utilizzando le anime dei demoni.»

Tenko non si aspettava una confessione così rapida. Non si aspettava nemmeno che Icarus fosse indirettamente coinvolto, ma quello era un altro discorso. «Dunque lo ammetti? Ammetti di aver ucciso decine di demoni?» Sebbene stesse cercando di controllarsi, il suo corpo tradiva la sua rabbia. «Proprio come il Clero ha fatto con la mia famiglia! Quella di Zabar! Tutto il nostro circo!»

«Erano dei criminali?»

«Agli occhi del Clero lo erano.»

«I demoni che ho condannato a essere usati per le armi magiche erano accusati di razzie, stupri e omicidi. Se anche non li avessimo usati per quello, li avrei comunque fatti giustiziare. Se questo non ti sta bene, sentiti libera di esprimere la tua opinione.»

Tenko aveva sentito torcersi le budella al sentire quella parola, ma si sforzò di ricacciare indietro gli orribili ricordi che ancora la tormentavano: doveva restare seria e decisa davanti a Havard.

«Non mi sta bene il fatto che per fare le armi magiche sia necessario uccidere i miei simili, ma in tutta onestà penso tu abbia preso la decisione giusta. Gli dei andavano uccisi, e se il prezzo da pagare è la vita di alcuni criminali, sono felice di pagarlo.» Si portò una mano al petto. «Io stessa gli avrei dato la caccia se fosse stato necessario! Ma questo mi fa anche pensare: cosa farai adesso che sei tu al potere?» Fece un passo verso di lui. «Continuerai a sacrificare gente come me e Zabar? Schiaccerai chiunque la pensa diversamente da te, proprio come faceva al Clero?»

«Ho già affrontato la questione con gli altri rappresentanti, e posso assicurarti che non verranno prodotte altre armi magiche. Anche gli altri rappresentanti erano molto turbati quando hanno scoperto come siamo riusciti a uccidere gli dei, e non hanno nessuna intenzione di sobbarcarsi un simile peso morale, soprattutto ora che abbiamo abbastanza armi per uccidere gli dei rimasti.»

Tenko lo fissò intensamente. «Non hai risposto alla seconda domanda.»

«Non intendo dare la caccia a chi la pensa diversamente da me, ma anche tu dovresti riuscire a capire che senza un’autorità che garantisca l’ordine, tutti quanti sarebbero in pericolo.»

«E cosa farai quando la gente comincerà a ribellarsi?»

«Perché dovrebbero ribellarsi?»

«Perché non dovrebbero?»

«Posso guidare il mondo verso al prosperità e il progresso. Io e gli altri rappresentanti.»

«Tu non sai cosa vuole la gente.»

«Di sicuro ne so più di te.»

La demone serrò i pugni. Forse avrebbe fatto meglio a portare i Nervi Taglienti.

Qualcuno bussò e, senza nemmeno aspettare una risposta, aprì la porta. Era Zabar, e la sua espressione preoccupata riuscì a calmare almeno un po’ l’atmosfera tesa che si respirava fino a un istante prima.

«Va tutto bene?» chiese il demone.

«Sì» tagliò corto Tenko. «Me ne stavo giusto andando.»

Si avviò verso la porta, ma non prima di aver lanciato a Havard uno sguardo di ammonimento.

Zabar si fece da parte per farla passare. Le augurò una buona notte, quindi chiuse la porta e si voltò verso il pallido. «Va tutto bene?»

Il figlio di Hel ci mise qualche secondo per rispondere. «È stata una lunga giornata. Andiamo a letto.»


Note dell’autore

Ciao a tutti!

Dopo alcuni capitoli di scontri, è giunto il momento di riprendere fiato e riflettere su quanto successo. E di cose su cui riflettere direi che ce ne sono parecchie, in particolare il segreto dietro le armi ammazza-dei.

Anche Tenko ne è venuta a conoscenza, e ovviamente non poteva non confrontarsi con Havard. Sebbene la demone sia d’accordo che gli dei andavano uccisi con ogni mezzo, continua a diffidare del semidio. Del resto i due pensano in maniera opposta o quasi, quindi è difficile che vadano d’accordo, soprattutto ora che il nemico comune è stato sconfitto.

E adesso? Eh, vedrete che ce n’è ancora di cose da fare ;D

Per ora grazie mille per aver letto e a presto ^.^

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantascienza / Vai alla pagina dell'autore: Ghost Writer TNCS