C'è odore di bruciato. E di calzini sudati.
Sanji arriccia il naso, soffocando un principio di starnuto. Gli costerebbe troppo, non ha tutte quelle energie in corpo. Non deve fare altro che inclinare leggermente la testa sul pavimento per sottrarsi a quel fastidio.
Peccato, però, stava più comodo com'era messo prima, ora sente lo zigomo picchiare insistentemente contro qualcosa. Un oggetto oblungo, piuttosto solido. E vagamente umido.
Che diavolo...?
L'odore nauseante non accenna a lasciarlo in pace. Sanji soffoca un'imprecazione tra i denti, troppo stanco anche solo per formularla mentalmente. Prova ad aprire gli occhi, e subito il mal di testa lo colpisce come un'onda d'alta marea. Non ricorda l'ultima volta in cui si è svegliato così, si sente stordito e ammaccato, come se lo avesse investito una mandria di bufali in tacchi a spillo.
Un verso non meglio identificato gli fa capire di non essere solo. Sanji apre e chiude debolmente le palpebre, accecato dalla luce del pieno mattino che s'infiltra di prepotenza nella stanza. La prima cosa che mette a fuoco è lo stramaledetto oggetto che ha urtato con la guancia.
Sembra una banana. Sbucciata quasi per intero. Di un sano colore giallo chiaro, indicante che è giunta a piena maturazione.
E dura.
"PORCA MERDA!"
Sanji si dimena come morso da una tarantola e scatta a sedere traumatizzato, tremante di disgusto.
"Ben svegliato, mio caro!"
Tutto, gli gira tutto — la testa, la vista, la stanza —, ma l'impulso di allontanarsi da quello schifo ha avuto la meglio su qualsiasi cosa.
E quella voce... oh, appartiene giusto alla persona che vuole imbottire di calci.
Deve solo riprendersi un attimo dallo shock, smettere di fissare quell'orrore lasciato lì per terra che sino a poco tempo prima stava – ed era pure un po' umido...
Cazzo!
"Sto preparando le frittelle per tutti" sente trillare con entusiasmo, "mi piace farvi da cuoca!"
Lo ucciderà.
Seduta stante.
Trovato finalmente il coraggio di togliere gli occhi di dosso dal vibratore-banana, Sanji alza uno sguardo furente verso la penisola della cucina. A stento nota la bambola gonfiabile infilata dentro al forno. Dietro al tavolo su cui è acciambellato Rufy, la pancia nuda ricoperta di residui di patatine, panna e glitter fucsia, un rivolo di bava che gli penzola dalle labbra spalancate e una bolla al naso pericolosamente prossima a scoppiare, c'è il proprietario di quel dannato vibratore.
Sorridente e gioviale come appena uscito da un centro benessere, Bonchan spadella rapidamente tra i fornelli, fischiettando tutto contento nel suo grembiule a fiori e zucchine falliche, vestito solo di quello e di un paio di abominevoli fundoshi terminanti in una altrettanto abominevole testa di cigno. "Saranno pronte in un attimo" ammicca nella sua direzione con un occhiolino, "non senti che bell'odorino di –"
"...bruciato! Schifoso, maniaco, pervertito..."
"Senti da che pulpito, gioia! Ma lo sai che mi piace quando fai lo stronzo!"
Sanji si dimena per ritrovare l'equilibrio, intenzionato ad avventarsi oltre la penisola della cucina per ammazzarlo. Di bruciato, oltre alle frittelle, ci sarà presto anche il suo cigno, dovesse rimetterci una gamba per incenerirlo.
"Ahiaaa!" L'urlo di dolore che si leva non appartiene al suo bersaglio, ma alla persona distesa sul pavimento contro la quale è appena inciampato. "Ma che modi sono!?"
Svegliatosi di soprassalto con una pedata allo stomaco, Usopp impreca di malagrazia contro di lui. Sanji vorrebbe rispondergli a tono perché è di nuovo finito a terra per colpa sua, ma non appena alza gli occhi sul suo volto ogni scintilla di rabbia evapora. Non riesce a fare altro che fissarlo come un pesce lesso. Anche l'amico sembra aver perso ogni traccia di irritazione.
"Oddio, Sanji..." Il cecchino lo fissa con un misto di compassione e scherno, "dovresti guardarti allo specchio, quelle mutande rosa con le fragoline sono a dir poco..."
"... no, sei tu quello che deve guardarsi allo specchio."
Bonchan scoppia a ridere e Sanji fatica a trattenersi dall'imitarlo, le spalle scosse da tremori incontrollati.
"Giuro che non è opera mia!" mette le mani avanti l’uomo in grembiule.
Usopp impallidisce e si libera del groviglio di coperte sotto il quale stava dormendo, correndo in bagno.
Sanji inizia a sghignazzare senza ritegno non appena lo sente urlare. In mezzo a tutti quegli schiamazzi non avverte la bolla al naso di Rufy scoppiare e non si accorge che il suo capitano si è svegliato. Lo nota soltanto quando quest’ultimo, nel tirarsi su dal tavolo, urta accidentalmente una serie di oggetti non meglio identificati che cadono fragorosamente a terra, trascinandoselo dietro sul finire.
Il suo capitano si massaggia distrattamente la testa con sguardo vacuo e aria intorpidita, per nulla urtato dalla propria caduta, portandosi alla bocca altrettanto distrattamente alcuni residui di patatine che sta ripescando dal suo torso nudo."Dove mi trovo?"
"Questo è un incubo! Un incubooo!"
Bonchan ride sguaiatamente, reggendosi la pancia tra le mani, dimentico delle frittelle sui fornelli. L'odore di bruciato è sempre più forte. Sanji corre a spegnere i fornelli, realizzando solo allora che Rufy doveva essere veramente distrutto se nemmeno l'odore del cibo, per quanto scadente, l'aveva svegliato – anche se non è ancora del tutto sicuro che siano state le urla di Usopp provenienti dal bagno ad averlo fatto.
"Come? Sono finito in un incubo?"
Sanji vorrebbe davvero rispondergli, ma è praticamente piegato in due sul pavimento, senza fiato per il troppo ridere.
"Insomma, Usopp, ma dove sei? Cosa c'è che non va?"
Una specie di tornado in formato umano esce dal bagno spalancando la porta con una manata. "Cosa c'è che non va?" inspira furiosamente, "cosa c'è che non va?" ripete sarcastico, vedendo che Rufy lo fissa senza battere ciglio. "QUESTO!" urla e ringhia, puntandosi un dito al volto.
Sanji picchia ripetutamente un pugno a terra, le lacrime agli occhi.
"Sulla mia faccia è tatuato un fottuto pene!"
Bonchan sta praticamente ululando.
"Tecnicamente..." esala il cuoco a fatica, "non è proprio un pene, ma –"
"Va' a farti fottere!"
"Ma" Rufy batte le palpebre, perplesso, “non capisco, io vedo solo due cerchi disegnati ai lati del tuo naso... con degli strani ricciolini."
"Appunto, il resto ce lo mette lui al naturale!"
"Uffa, Bonchan! Mi spieghi che vuol dire?"
Un tatuaggio senza fronzoli inutili. Sobrio. Minimal.
Per poco Sanji non si strozza dal ridere.
Complimenti all'artista.
Mentre Usopp si dispera e Bonchan tenta con scarso successo di arginare il caos che ha combinato ai fornelli, Rufy, rassegnatosi a non ottenere risposte da quest’ultimo, gli si avvicina sbavando come un cammello. “Quelle fragole che hai lì sopra mi mettono fame, mi viene voglia di addentarle.”
“Scherzi, vero?”
Quando Sanji vede l’altro scuotere la testa con innocenza realizza che è arrivato il momento di andare a cambiarsi quelle dannate mutande. Che poi, si chiede mentre si dirige in bagno, perché ce le ha addosso? Deve avergliele per forza messe qualcun altro, forse una ragazza particolarmente dispettosa con cui ha folleggiato la sera prima… la sera prima di cui non ricorda un bel niente, nada, zero assoluto.
Non può fare a meno di storcere la bocca in una smorfia non appena si guarda allo specchio. Ha un aspetto orribile. Pallido, spettinato, gli occhi rossi e stanchi, con due borse sotto le palpebre grosse come barche a due piani. Però, sorride e ammicca compiaciuto al suo riflesso stravolto, ha tanti graffi sul corpo, specie nelle spalle – e oh-mio-dio-guarda-quanti-sulla-schiena! –, nonché dei vistosi, inconfondibili segni di rossetto sul collo e sul petto che scendono giù fino al – oh-mio-dio-parte-due!
Sanji interrompe la propria ispezione, rilasciando l’elastico delle mutande. Non sa se esultare o incavolarsi, perché non è giusto, non è semplicemente possibile che non si ricordi un accidente dei meravigliosi momenti a luci rosse che l’hanno visto protagonista. Gli serve una sigaretta. Decisamente. O meglio, gli serve il suo rituale mattutino di caffè, sigaretta e cagata perfetta senza il quale non potrebbe iniziare la giornata col piede giusto – non che sia partita nel modo migliore, con il vibratore usato di Bonchan attaccato alla faccia.
“Aaaaaah!”
Ecco, appunto, l’effetto che fa il solo immaginarlo è più o meno quello.
Sanji smette di rovistare fra boccette, flaconi e portasaponette in cerca di un accendino, realizzando a scoppio ritardato che l’urlo non proveniva dalla sua testa.
Che diavolo succede stavolta?
Forse Bonchan ha dato fuoco alla cucina. Se c’è una cosa che detesta fin nel midollo è lo spreco di cibo, gli darà la lezione che si merita, in fondo è quello che aveva intenzione di fare sin da appena sveglio.
Quando ritorna nell’area soggiorno della suite, il cuoco trova Usopp rannicchiato in braccio a Rufy con aria terrorizzata. Bonchan è armato di padella e impegnato in una corsa a ostacoli con l’ammasso di pentolame, biancheria, avanzi di cibo e immondizia di vario genere disseminata sul pavimento. Sembra stia inseguendo qualcosa.
“È spuntato da dietro la tenda del balcone e mi ha tirato un pugno in faccia!” strilla Usopp indignato. “Fermate quella cosa!”
La ‘cosa’ in questione deve essere vicina al tappeto, perché Bonchan scavalca una delle poltrone con un salto e vi si lancia contro in un placcaggio convinto.
Fallendo.
“Insomma, Usopp, vuoi scendere sì o no!?”
“Torna qui, brutto bastardo!”
Sanji è troppo stordito per pensare anche solo di intervenire parlando, insultando o picchiando. Per sua fortuna l’inseguimento finisce poco dopo, quando Rufy, riuscitosi a liberare dell’amico fifone, se ne esce con un gioioso “Timothy!”
La ‘cosa’ smette di scappare talmente in fretta che Bonchan non fa in tempo a frenare la propria corsa e si schianta contro il muro.
Una testa rotonda fa capolino da dietro la penisola della cucina, rivelando due occhi da cucciolo speranzoso.
“Timothy!” urla di nuovo Rufy, andandogli incontro.
Nel giro di pochi attimi Sanji assiste a un abbraccio strappalacrime tra il suo capitano e un animale che ha tutta l’aria di essere –
“Un dugongo di Alabasta!?”
Se non fosse per l’urlo interdetto di Usopp, si chiederebbe cosa diavolo gli abbiano messo nel bicchiere la sera prima.
“Non è un dugongo qualunque!” si affretta a chiarire il ragazzo di gomma, “lui è mio amico, è Timothy!”
“Rufy” lo chiama Sanji.
“Sì?”
Bonchan geme di dolore, ancora tramortito contro la parete. Usopp non dà segni di vita.
“Che diavolo ci fa lui qui?”
Il dugongo scende a terra e inizia a menare pugni all’aria, imitato dal babbeo di gomma, che lo ignora bellamente.
Più Sanji li guarda sorridere contenti come due idioti più si indispone. “Se non rispondi immediatamente giuro che ti taglio la lingua e te la faccio mangiare!”
“L’ho portato con noiii!”
“Portato con noi?” ripete praticamente abbaiando. “Cosa vuol dire che l’hai ‘portato con noi’?”
Rufy ridacchia in risposta, mentre il dugongo, come colpito da un fulmine, interrompe all’improvviso il suo teatrino per profondersi in sentiti gesti di scuse verso Usopp, che lo guarda dall’alto in basso con un dente in meno e un occhio nero.
Sanji si accascia su una poltrona del soggiorno, sfinito dal dopo sbronza, dagli schiamazzi, dall’alto tasso di idiozia generale che lo circonda, ma si rialza subito dopo schifato, spingendo via con una manata un altro oggetto fallico che cade sul pavimento accanto a un paio di boxer bianchi e rossi con stampato sopra un lecca-lecca. Poco più lontano da lì, fra le cose più guardabili occupanti la stanza, giacciono una camicia ridotta a brandelli e un manichino decapitato con scritto sulle chiappe ‘vietato l’accesso’.
Quel posto è ridotto un vero schifo. Sanji fa vagare lo sguardo da una parte all’altra con un misto di curiosità ed esitazione, non trovando una sola zona pulita, libera da oscenità o semplicemente normale. La cucina finge proprio di non vederla, troppo addolorato all’idea di sapere un luogo sacro del genere ridotto in un porcile di stoviglie sporche, cibo avanzato e piatti rotti. Ma gli piacerebbe sapere cosa ci faccia un accappatoio appeso al lampadario, stesso discorso per la matita che trafigge una tetta di gomma infiocchettata con un papillon e abbandonata in una delle mensole della vetrina distrutta. Per non parlare della bambola gonfiabile di un marinaio piegata a novanta sul tavolo del soggiorno con una corda al collo, terminante in un nodo al polso del manichino dietro di lei, che è inclinato in perfetta posizione di tiro, con tanto di maschera da cavallo in testa e occhiali da sole – difficile intuirne l’artefice…
“Siamo rovinati” sentenzia Usopp in tono sepolcrale, scegliendo proprio quel momento per sintonizzarsi con le sue riflessioni, “guardatevi attorno, abbiamo praticamente distrutto ogni cosa.”
Sanji sospira. “Cerchiamo di darci una sistemata e andiamocene in fretta da qui.”
“Già, vado a svegliare Zoro” conviene l’altro, mentre Bonchan tenta di rimettersi in piedi.
Rufy e il dugongo battono mani e zampe l’uno su quelle dell’altro in un gioco partecipe, immuni al caos che li circonda. Sanji si abbandona nuovamente sulla poltrona e li squadra con stizza. Mentre ripesca trionfante un pacchetto di sigarette e un accendino nella fessura tra i cuscini nota che anche quei due, nonostante il loro buon umore, sembrano avere un’aria sbattuta, a tratti allucinata. Come lui e Usopp.
L’unico apparentemente privo di un pallore malaticcio e spento è –
“Smettila di frignare come una ragazzina e porta subito il tuo culo qui!”
“Ooh, mi piace questa proposta!” Bonchan si scolla dalla parete contro la quale stava ancora gemendo dolorante e gli si avvicina a balzelli.
Sanji arriccia istintivamente il naso vedendo la sua espressione ambigua. “Di un po’” gli dice in tono sospettoso, “come mai abbiamo tutti un aspetto di merda tranne te?”
“Cos’è, il tuo strano modo di provarci con me?”
“Bonchan!”
“E va bene, va bene! È merito della mia miracolosa skin care, altrimenti sarei ridotto male anch’io!”
Sanji si accende una sigaretta e lo squadra circospetto. “Tu per caso ricordi –”
“Ragazzi, abbiamo un problema!”
Diamine, perché Usopp deve sempre fare il tragico?
Il cuoco lo sente correre trafelato nel soggiorno e non può trattenere il verso che gli scappa alla vista della sua faccia. Gli ci vorrà parecchio per abituarsi a restare serio davanti a quel tatuaggio. O molto più probabilmente non ci riuscirà mai.
“Zoro non c’è.”
Ecco, ci manca solo la testa d’alga a rompere i coglioni.
“Hai controllato in tutte le camere?”
“Sì, dappertutto. Non è da nessuna parte.”
“Come?” si inserisce Rufy, interrompendo il suo gioco, “ne abbiamo perso uno?”
“Già” conferma Usopp.
“A meno che non sia uscito prima” riflette Sanji, “tu” abbaia, gettando un’occhiataccia all’individuo in grembiule, “l’hai per caso visto andarsene?”
Bonchan fa spallucce e scuote la testa. “Onestamente dubito che sarebbe riuscito ad andare da qualche parte nelle condizioni in cui era ridotto” alza le mani in alto in segno di innocenza alla vista della sua reazione insospettita, “beh, ci abbiamo tutti dato dentro parecchio ieri sera, no? Se fa fatica ad alzarsi normalmente, figuriamoci dopo essersi sbronzato come se non ci fosse un domani.”
“Zoro?” chiama nel frattempo Rufy, scostando le tende del balcone.
“Mah, a un certo punto dovrà pur essersene andato, visto che non è da nessuna parte. Usopp” Sanji chiama l’amico, che nel frattempo era tornato a fare un altro giro d’ispezione delle camere, “ancora niente?”
“No!” gli sente urlare in risposta.
“Zoro? Zoro?” Rufy apre un pouf posizionato contro un’armatura in minigonna, come se si aspettasse di vederlo saltare fuori da lì.
Il cuoco si picchia una mano sulla fronte con rassegnazione. “Ho capito. Cerchiamo di darci una sistemata e scendiamo a cercarlo.”
“Agli ordini, tesoro!”
“Richiamami in quel modo e ti taglio la gola.”
Bonchan si allontana ridacchiando, lasciandogli libera la visuale su una raffinata vignetta nella parete di fronte a lui, ritraente un pene eretto e circondato da rami d’alloro che recita un solenne ‘pannocchia regna’.
“Ragazzi, ho controllato anche nel forno, dietro a quella strana bambola. Zoro non è nemmeno lì.”
Sanji arriccia il naso, soffocando un principio di starnuto. Gli costerebbe troppo, non ha tutte quelle energie in corpo. Non deve fare altro che inclinare leggermente la testa sul pavimento per sottrarsi a quel fastidio.
Peccato, però, stava più comodo com'era messo prima, ora sente lo zigomo picchiare insistentemente contro qualcosa. Un oggetto oblungo, piuttosto solido. E vagamente umido.
Che diavolo...?
L'odore nauseante non accenna a lasciarlo in pace. Sanji soffoca un'imprecazione tra i denti, troppo stanco anche solo per formularla mentalmente. Prova ad aprire gli occhi, e subito il mal di testa lo colpisce come un'onda d'alta marea. Non ricorda l'ultima volta in cui si è svegliato così, si sente stordito e ammaccato, come se lo avesse investito una mandria di bufali in tacchi a spillo.
Un verso non meglio identificato gli fa capire di non essere solo. Sanji apre e chiude debolmente le palpebre, accecato dalla luce del pieno mattino che s'infiltra di prepotenza nella stanza. La prima cosa che mette a fuoco è lo stramaledetto oggetto che ha urtato con la guancia.
Sembra una banana. Sbucciata quasi per intero. Di un sano colore giallo chiaro, indicante che è giunta a piena maturazione.
E dura.
"PORCA MERDA!"
Sanji si dimena come morso da una tarantola e scatta a sedere traumatizzato, tremante di disgusto.
"Ben svegliato, mio caro!"
Tutto, gli gira tutto — la testa, la vista, la stanza —, ma l'impulso di allontanarsi da quello schifo ha avuto la meglio su qualsiasi cosa.
E quella voce... oh, appartiene giusto alla persona che vuole imbottire di calci.
Deve solo riprendersi un attimo dallo shock, smettere di fissare quell'orrore lasciato lì per terra che sino a poco tempo prima stava – ed era pure un po' umido...
Cazzo!
"Sto preparando le frittelle per tutti" sente trillare con entusiasmo, "mi piace farvi da cuoca!"
Lo ucciderà.
Seduta stante.
Trovato finalmente il coraggio di togliere gli occhi di dosso dal vibratore-banana, Sanji alza uno sguardo furente verso la penisola della cucina. A stento nota la bambola gonfiabile infilata dentro al forno. Dietro al tavolo su cui è acciambellato Rufy, la pancia nuda ricoperta di residui di patatine, panna e glitter fucsia, un rivolo di bava che gli penzola dalle labbra spalancate e una bolla al naso pericolosamente prossima a scoppiare, c'è il proprietario di quel dannato vibratore.
Sorridente e gioviale come appena uscito da un centro benessere, Bonchan spadella rapidamente tra i fornelli, fischiettando tutto contento nel suo grembiule a fiori e zucchine falliche, vestito solo di quello e di un paio di abominevoli fundoshi terminanti in una altrettanto abominevole testa di cigno. "Saranno pronte in un attimo" ammicca nella sua direzione con un occhiolino, "non senti che bell'odorino di –"
"...bruciato! Schifoso, maniaco, pervertito..."
"Senti da che pulpito, gioia! Ma lo sai che mi piace quando fai lo stronzo!"
Sanji si dimena per ritrovare l'equilibrio, intenzionato ad avventarsi oltre la penisola della cucina per ammazzarlo. Di bruciato, oltre alle frittelle, ci sarà presto anche il suo cigno, dovesse rimetterci una gamba per incenerirlo.
"Ahiaaa!" L'urlo di dolore che si leva non appartiene al suo bersaglio, ma alla persona distesa sul pavimento contro la quale è appena inciampato. "Ma che modi sono!?"
Svegliatosi di soprassalto con una pedata allo stomaco, Usopp impreca di malagrazia contro di lui. Sanji vorrebbe rispondergli a tono perché è di nuovo finito a terra per colpa sua, ma non appena alza gli occhi sul suo volto ogni scintilla di rabbia evapora. Non riesce a fare altro che fissarlo come un pesce lesso. Anche l'amico sembra aver perso ogni traccia di irritazione.
"Oddio, Sanji..." Il cecchino lo fissa con un misto di compassione e scherno, "dovresti guardarti allo specchio, quelle mutande rosa con le fragoline sono a dir poco..."
"... no, sei tu quello che deve guardarsi allo specchio."
Bonchan scoppia a ridere e Sanji fatica a trattenersi dall'imitarlo, le spalle scosse da tremori incontrollati.
"Giuro che non è opera mia!" mette le mani avanti l’uomo in grembiule.
Usopp impallidisce e si libera del groviglio di coperte sotto il quale stava dormendo, correndo in bagno.
Sanji inizia a sghignazzare senza ritegno non appena lo sente urlare. In mezzo a tutti quegli schiamazzi non avverte la bolla al naso di Rufy scoppiare e non si accorge che il suo capitano si è svegliato. Lo nota soltanto quando quest’ultimo, nel tirarsi su dal tavolo, urta accidentalmente una serie di oggetti non meglio identificati che cadono fragorosamente a terra, trascinandoselo dietro sul finire.
Il suo capitano si massaggia distrattamente la testa con sguardo vacuo e aria intorpidita, per nulla urtato dalla propria caduta, portandosi alla bocca altrettanto distrattamente alcuni residui di patatine che sta ripescando dal suo torso nudo."Dove mi trovo?"
"Questo è un incubo! Un incubooo!"
Bonchan ride sguaiatamente, reggendosi la pancia tra le mani, dimentico delle frittelle sui fornelli. L'odore di bruciato è sempre più forte. Sanji corre a spegnere i fornelli, realizzando solo allora che Rufy doveva essere veramente distrutto se nemmeno l'odore del cibo, per quanto scadente, l'aveva svegliato – anche se non è ancora del tutto sicuro che siano state le urla di Usopp provenienti dal bagno ad averlo fatto.
"Come? Sono finito in un incubo?"
Sanji vorrebbe davvero rispondergli, ma è praticamente piegato in due sul pavimento, senza fiato per il troppo ridere.
"Insomma, Usopp, ma dove sei? Cosa c'è che non va?"
Una specie di tornado in formato umano esce dal bagno spalancando la porta con una manata. "Cosa c'è che non va?" inspira furiosamente, "cosa c'è che non va?" ripete sarcastico, vedendo che Rufy lo fissa senza battere ciglio. "QUESTO!" urla e ringhia, puntandosi un dito al volto.
Sanji picchia ripetutamente un pugno a terra, le lacrime agli occhi.
"Sulla mia faccia è tatuato un fottuto pene!"
Bonchan sta praticamente ululando.
"Tecnicamente..." esala il cuoco a fatica, "non è proprio un pene, ma –"
"Va' a farti fottere!"
"Ma" Rufy batte le palpebre, perplesso, “non capisco, io vedo solo due cerchi disegnati ai lati del tuo naso... con degli strani ricciolini."
"Appunto, il resto ce lo mette lui al naturale!"
"Uffa, Bonchan! Mi spieghi che vuol dire?"
Un tatuaggio senza fronzoli inutili. Sobrio. Minimal.
Per poco Sanji non si strozza dal ridere.
Complimenti all'artista.
Mentre Usopp si dispera e Bonchan tenta con scarso successo di arginare il caos che ha combinato ai fornelli, Rufy, rassegnatosi a non ottenere risposte da quest’ultimo, gli si avvicina sbavando come un cammello. “Quelle fragole che hai lì sopra mi mettono fame, mi viene voglia di addentarle.”
“Scherzi, vero?”
Quando Sanji vede l’altro scuotere la testa con innocenza realizza che è arrivato il momento di andare a cambiarsi quelle dannate mutande. Che poi, si chiede mentre si dirige in bagno, perché ce le ha addosso? Deve avergliele per forza messe qualcun altro, forse una ragazza particolarmente dispettosa con cui ha folleggiato la sera prima… la sera prima di cui non ricorda un bel niente, nada, zero assoluto.
Non può fare a meno di storcere la bocca in una smorfia non appena si guarda allo specchio. Ha un aspetto orribile. Pallido, spettinato, gli occhi rossi e stanchi, con due borse sotto le palpebre grosse come barche a due piani. Però, sorride e ammicca compiaciuto al suo riflesso stravolto, ha tanti graffi sul corpo, specie nelle spalle – e oh-mio-dio-guarda-quanti-sulla-schiena! –, nonché dei vistosi, inconfondibili segni di rossetto sul collo e sul petto che scendono giù fino al – oh-mio-dio-parte-due!
Sanji interrompe la propria ispezione, rilasciando l’elastico delle mutande. Non sa se esultare o incavolarsi, perché non è giusto, non è semplicemente possibile che non si ricordi un accidente dei meravigliosi momenti a luci rosse che l’hanno visto protagonista. Gli serve una sigaretta. Decisamente. O meglio, gli serve il suo rituale mattutino di caffè, sigaretta e cagata perfetta senza il quale non potrebbe iniziare la giornata col piede giusto – non che sia partita nel modo migliore, con il vibratore usato di Bonchan attaccato alla faccia.
“Aaaaaah!”
Ecco, appunto, l’effetto che fa il solo immaginarlo è più o meno quello.
Sanji smette di rovistare fra boccette, flaconi e portasaponette in cerca di un accendino, realizzando a scoppio ritardato che l’urlo non proveniva dalla sua testa.
Che diavolo succede stavolta?
Forse Bonchan ha dato fuoco alla cucina. Se c’è una cosa che detesta fin nel midollo è lo spreco di cibo, gli darà la lezione che si merita, in fondo è quello che aveva intenzione di fare sin da appena sveglio.
Quando ritorna nell’area soggiorno della suite, il cuoco trova Usopp rannicchiato in braccio a Rufy con aria terrorizzata. Bonchan è armato di padella e impegnato in una corsa a ostacoli con l’ammasso di pentolame, biancheria, avanzi di cibo e immondizia di vario genere disseminata sul pavimento. Sembra stia inseguendo qualcosa.
“È spuntato da dietro la tenda del balcone e mi ha tirato un pugno in faccia!” strilla Usopp indignato. “Fermate quella cosa!”
La ‘cosa’ in questione deve essere vicina al tappeto, perché Bonchan scavalca una delle poltrone con un salto e vi si lancia contro in un placcaggio convinto.
Fallendo.
“Insomma, Usopp, vuoi scendere sì o no!?”
“Torna qui, brutto bastardo!”
Sanji è troppo stordito per pensare anche solo di intervenire parlando, insultando o picchiando. Per sua fortuna l’inseguimento finisce poco dopo, quando Rufy, riuscitosi a liberare dell’amico fifone, se ne esce con un gioioso “Timothy!”
La ‘cosa’ smette di scappare talmente in fretta che Bonchan non fa in tempo a frenare la propria corsa e si schianta contro il muro.
Una testa rotonda fa capolino da dietro la penisola della cucina, rivelando due occhi da cucciolo speranzoso.
“Timothy!” urla di nuovo Rufy, andandogli incontro.
Nel giro di pochi attimi Sanji assiste a un abbraccio strappalacrime tra il suo capitano e un animale che ha tutta l’aria di essere –
“Un dugongo di Alabasta!?”
Se non fosse per l’urlo interdetto di Usopp, si chiederebbe cosa diavolo gli abbiano messo nel bicchiere la sera prima.
“Non è un dugongo qualunque!” si affretta a chiarire il ragazzo di gomma, “lui è mio amico, è Timothy!”
“Rufy” lo chiama Sanji.
“Sì?”
Bonchan geme di dolore, ancora tramortito contro la parete. Usopp non dà segni di vita.
“Che diavolo ci fa lui qui?”
Il dugongo scende a terra e inizia a menare pugni all’aria, imitato dal babbeo di gomma, che lo ignora bellamente.
Più Sanji li guarda sorridere contenti come due idioti più si indispone. “Se non rispondi immediatamente giuro che ti taglio la lingua e te la faccio mangiare!”
“L’ho portato con noiii!”
“Portato con noi?” ripete praticamente abbaiando. “Cosa vuol dire che l’hai ‘portato con noi’?”
Rufy ridacchia in risposta, mentre il dugongo, come colpito da un fulmine, interrompe all’improvviso il suo teatrino per profondersi in sentiti gesti di scuse verso Usopp, che lo guarda dall’alto in basso con un dente in meno e un occhio nero.
Sanji si accascia su una poltrona del soggiorno, sfinito dal dopo sbronza, dagli schiamazzi, dall’alto tasso di idiozia generale che lo circonda, ma si rialza subito dopo schifato, spingendo via con una manata un altro oggetto fallico che cade sul pavimento accanto a un paio di boxer bianchi e rossi con stampato sopra un lecca-lecca. Poco più lontano da lì, fra le cose più guardabili occupanti la stanza, giacciono una camicia ridotta a brandelli e un manichino decapitato con scritto sulle chiappe ‘vietato l’accesso’.
Quel posto è ridotto un vero schifo. Sanji fa vagare lo sguardo da una parte all’altra con un misto di curiosità ed esitazione, non trovando una sola zona pulita, libera da oscenità o semplicemente normale. La cucina finge proprio di non vederla, troppo addolorato all’idea di sapere un luogo sacro del genere ridotto in un porcile di stoviglie sporche, cibo avanzato e piatti rotti. Ma gli piacerebbe sapere cosa ci faccia un accappatoio appeso al lampadario, stesso discorso per la matita che trafigge una tetta di gomma infiocchettata con un papillon e abbandonata in una delle mensole della vetrina distrutta. Per non parlare della bambola gonfiabile di un marinaio piegata a novanta sul tavolo del soggiorno con una corda al collo, terminante in un nodo al polso del manichino dietro di lei, che è inclinato in perfetta posizione di tiro, con tanto di maschera da cavallo in testa e occhiali da sole – difficile intuirne l’artefice…
“Siamo rovinati” sentenzia Usopp in tono sepolcrale, scegliendo proprio quel momento per sintonizzarsi con le sue riflessioni, “guardatevi attorno, abbiamo praticamente distrutto ogni cosa.”
Sanji sospira. “Cerchiamo di darci una sistemata e andiamocene in fretta da qui.”
“Già, vado a svegliare Zoro” conviene l’altro, mentre Bonchan tenta di rimettersi in piedi.
Rufy e il dugongo battono mani e zampe l’uno su quelle dell’altro in un gioco partecipe, immuni al caos che li circonda. Sanji si abbandona nuovamente sulla poltrona e li squadra con stizza. Mentre ripesca trionfante un pacchetto di sigarette e un accendino nella fessura tra i cuscini nota che anche quei due, nonostante il loro buon umore, sembrano avere un’aria sbattuta, a tratti allucinata. Come lui e Usopp.
L’unico apparentemente privo di un pallore malaticcio e spento è –
“Smettila di frignare come una ragazzina e porta subito il tuo culo qui!”
“Ooh, mi piace questa proposta!” Bonchan si scolla dalla parete contro la quale stava ancora gemendo dolorante e gli si avvicina a balzelli.
Sanji arriccia istintivamente il naso vedendo la sua espressione ambigua. “Di un po’” gli dice in tono sospettoso, “come mai abbiamo tutti un aspetto di merda tranne te?”
“Cos’è, il tuo strano modo di provarci con me?”
“Bonchan!”
“E va bene, va bene! È merito della mia miracolosa skin care, altrimenti sarei ridotto male anch’io!”
Sanji si accende una sigaretta e lo squadra circospetto. “Tu per caso ricordi –”
“Ragazzi, abbiamo un problema!”
Diamine, perché Usopp deve sempre fare il tragico?
Il cuoco lo sente correre trafelato nel soggiorno e non può trattenere il verso che gli scappa alla vista della sua faccia. Gli ci vorrà parecchio per abituarsi a restare serio davanti a quel tatuaggio. O molto più probabilmente non ci riuscirà mai.
“Zoro non c’è.”
Ecco, ci manca solo la testa d’alga a rompere i coglioni.
“Hai controllato in tutte le camere?”
“Sì, dappertutto. Non è da nessuna parte.”
“Come?” si inserisce Rufy, interrompendo il suo gioco, “ne abbiamo perso uno?”
“Già” conferma Usopp.
“A meno che non sia uscito prima” riflette Sanji, “tu” abbaia, gettando un’occhiataccia all’individuo in grembiule, “l’hai per caso visto andarsene?”
Bonchan fa spallucce e scuote la testa. “Onestamente dubito che sarebbe riuscito ad andare da qualche parte nelle condizioni in cui era ridotto” alza le mani in alto in segno di innocenza alla vista della sua reazione insospettita, “beh, ci abbiamo tutti dato dentro parecchio ieri sera, no? Se fa fatica ad alzarsi normalmente, figuriamoci dopo essersi sbronzato come se non ci fosse un domani.”
“Zoro?” chiama nel frattempo Rufy, scostando le tende del balcone.
“Mah, a un certo punto dovrà pur essersene andato, visto che non è da nessuna parte. Usopp” Sanji chiama l’amico, che nel frattempo era tornato a fare un altro giro d’ispezione delle camere, “ancora niente?”
“No!” gli sente urlare in risposta.
“Zoro? Zoro?” Rufy apre un pouf posizionato contro un’armatura in minigonna, come se si aspettasse di vederlo saltare fuori da lì.
Il cuoco si picchia una mano sulla fronte con rassegnazione. “Ho capito. Cerchiamo di darci una sistemata e scendiamo a cercarlo.”
“Agli ordini, tesoro!”
“Richiamami in quel modo e ti taglio la gola.”
Bonchan si allontana ridacchiando, lasciandogli libera la visuale su una raffinata vignetta nella parete di fronte a lui, ritraente un pene eretto e circondato da rami d’alloro che recita un solenne ‘pannocchia regna’.
“Ragazzi, ho controllato anche nel forno, dietro a quella strana bambola. Zoro non è nemmeno lì.”
**
Un branco di scimmie che si dimenano in gabbia come se fossero state tolte loro le banane da sotto il naso dopo giorni di digiuno. Urlanti, tormentate da mosconi ronzanti, in preda a un prurito acuto per la scabbia. Se qualcuno gli chiedesse di descrivere gli effetti del mal di testa che sta avvertendo, Sanji si servirebbe di quell'orrido scenario partorito dalla sua mente per rendere l'idea. C'è troppo movimento, troppo baccano intorno a lui, ma le mani di Rufy che gli siede a fianco continuano a picchiare contro le zampe del dugongo in un'appassionata filastrocca motoria. Ogni ciocco prodotto dal loro contatto gli ricorda lo scoppio di un fuoco d'artificio, forse perché oltre ai postumi della sbornia deve fare i conti con l'astinenza da nicotina e un caffè doppio che tarda ad arrivare.
Gli bruciano gli occhi, ha il collo mezzo bloccato, e se prova ad appoggiare la testa di lato gli viene da starnutire per lo sgradito olezzo emanato dal suo stesso corpo – un'eresia, per un amante dell'igiene come lui. Avrebbe voluto darsi una lavata prima di scendere a fare colazione, ma il box doccia con tanto di soffione staccato e pannelli di una staccionata prelevati da chissà dove incastrati all'interno per sostituirne le pareti distrutte gli aveva impedito di adempiere al suo agognato rituale mattutino. Era un'autentica fortuna che il lavandino del bagno avesse ancora i rubinetti, ma da lì non era uscita una sola goccia d'acqua, come in quello della cucina. Così Sanji, a differenza di Rufy che aveva suggerito di usare l'acqua del water come soluzione alternativa, si era rassegnato a puzzare di nicotina, alcol e ascelle sudate già di primo mattino – sempre che si potesse definire 'primo mattino' l'una del pomeriggio. Non era nemmeno riuscito a sbarbarsi, ci aveva rinunciato quando aveva trovato resti altrui di robusti peli ricciuti sul proprio rasoio, difficilmente provenienti da una zona del corpo al di sopra dell'ombelico.
“Non mi sento bene.” La testa di Usopp si affloscia sul tavolo, la punta del suo naso tremola miseramente. “Temo sia la fine per me. È stato bello conoscervi… o forse no.”
Il cuoco continua a litigare con un accendino che non vuole proprio saperne di funzionare, limitandosi a riprenderlo a mezze labbra con un falla finita per evitare che la sigaretta gli cada. Gli serve della nicotina. Prima di subito. Peccato solo che il cameriere, un borioso tizio impomatato che quando si era avvicinato per prendere le loro ordinazioni li aveva squadrati come fossero un mucchio di sterco parcheggiato nel lounge bar, sembra ignorare di proposito i suoi tentativi di attirarne l’attenzione. Costringendolo così ad affidarsi a quell’unico accendino scarico.
Andiamo… dai che ce la fai, dai che… non ce la fa. Esclusa la solita, microscopica scintilla inafferrabile che sta producendo da tre quarti d'ora buoni.
“Fame!”
“... tizio sdraiato sul lettino di fronte a noi ha degli addominali da urlo! Altro che grattugiarci il formaggio, io mi ci metterei direttamente sopra, oh, sì... mi ci rifarei direttamente le unghie, e poi glielo –”
“Famee!”
"
... fino in fondo. Andrei a offrirgli un giro dentro questo gran bel pezzo da novanta, se non avessimo un pesce più grosso da trovare. Accidenti a Zoro, ma dove diavolo si sarà cacciato?"
"Faameee!
“Smettila di gridare, mi scoppia la testa!”
Bravo, Usopp, diglielo.
“Ma io ho bisogno di mangiare! Quand’è che ci portano –"
"E tu, se proprio non riesci a restare concentrato sul da farsi" insiste il cecchino stizzito, fulminando Bonchan con lo sguardo, "almeno evita di renderci partecipi dei tuoi pensieri a luci rosse!"
Grazie, amico mio.
“... spiedini al curry? E il pesce griglia – uuh, ragazzi, guardate!” Rufy inizia a picchiettare il braccio del suo vicino di posto con insistenza per fargli vedere quello che reputa un grande spettacolo, ma che in realtà non è altro che il dugongo con un mucchio di tovaglioli avvolto attorno alla testa. “Sanji? Sanji? Devi vede-”
La sua testa cozza contro il tavolo.
Il cuoco fa una mezza smorfia di dolore. Deve essersi contorto in modo strano per prenderlo a calci, perché sente una fitta sospetta alla gamba che ha sollevato. O forse è solo ancora troppo stordito dalla sbronza micidiale della notte precedente. “Ce la facciamo a comportarci civilmente per cinque minuti?”
Il cameriere imbellettato raggiunge il loro tavolo proprio in quel momento, fissando il suo piede ancora premuto contro la testa di Rufy con un’espressione tra il perplesso e lo schifato.
Sanji non si scompone, facendogli cenno di posare i vassoi contenuti nel carrello sul tavolo. “Potrebbe portarmi anche un accendino, per cortesia?”
"Prima il conto."
Mentre Usopp sferra un'occhiata d'avvertimento a Rufy, atta a significare niente furti dal carrello, il cuoco rovista nelle tasche dei pantaloni, rivolgendo un sorriso affettato al ragazzo fermo davanti a lui con fredda espressione perentoria.
"Ecco a lei" Sanji gli tende alcune banconote spiegazzate, "tenga il resto."
E smettila di fissarci come se fossimo escrementi parlanti, stronzetto, o ti infilo quella cravatta a pois su per il culo.
La freddezza sul volto del cameriere lascia il posto a sorpresa diffidenza, ma il potere dei soldi sembra avere la meglio sui suoi sospetti, perché lo spinge ad accettare l'extra senza farsi domande e a servire le portate richieste a tavola.
Un caffè, tre sigarette e cinque minuti dopo, Sanji si sente sempre più in alto mare. Credeva che la sua mente si sarebbe snebbiata, invece non ricorda ancora nulla della notte precedente, nemmeno il volto di una delle belle fanciulle con cui si è divertito. Perché deve essersi divertito. È il minimo che si merita per le condizioni penose in cui si è svegliato.
Indosso i vestiti del giorno prima, puzzo da far schifo, al posto del mio portafoglio mi ritrovo banconote sgualcite in tasca. Sembro –
"... Zoro?"
Un brivido gli scivola giù per la schiena. Può accettare di non essersi potuto lavare e radere, ma non di venire paragonato a quello spreco di ossigeno. Anche la morte lenta e dolorosa che gli riserverebbe Nami se non tornassero indietro con lui in tempo per le nozze sarebbe preferibile. Lo stesso Usopp sembra pensarla come lui, a giudicare dal tono disperato con cui ne ha pronunciato il nome.
Un momento.
Il cecchino lo sta guardando con una certa impazienza, mentre Bonchan sorseggia tranquillo il suo tè verde. "Mi hai sentito sì o no? Rufy ha finito di ingozzarsi, possiamo andare!"
"Scusami, tesoro, io sarei invisibile?"
"Una formica berrebbe più velocemente di te!"
"Almeno io non mi faccio prendere a botte anche dagli uccelli!"
"E questo cosa diavolo c'entra?"
"Volevo restare in tema animali! Anche se, tecnicamente, quello che ho detto prima sugli uccelli e me non è del tutto vero..."
"Bonchan, se non la finisci di dire idiozie quel tè te lo avveleno!"
"Fate silenzio!"
A eccezione di Rufy, che caccia un rutto fissando vacuo il cielo oltre una torretta di piatti sporchi, tutti si voltano verso Sanji. Persino il dugongo ha intuito che è più importante cercare di capire cosa stia succedendo, perché ha smesso di infilarsi i tovaglioli nel naso.
"Non ho più il portafoglio."
"E allora?"
"E allora" il cuoco stringe una mano chiusa a pugno sul tavolo, portandosi una sigaretta alle labbra con l'altra, mentre fissa Bonchan con sarcasmo, "significa che sono completamente rimasto al verde."
"Sicuro di non averlo lasciato su in camera?"
"Sicurissimo."
"Continuo a non capire quale sia il problema" l'esperto di arti marziali soffia sulla propria tazza di tè, lo sguardo ostinatamente fisso sull'energumeno sdraiato a bordo piscina che aveva puntato da prima, "visto che il cameriere l'abbiamo già pagato."
"L'ho già pagato."
"E capirai, per due caffè, un tè, una porzione di alghe..."
"E ventisette piatti di carne, più diciotto di pesce."
"Ma quelli li ha mangiati tutti Cappellino Boy, noi abbiamo ancora lo stomaco sottosopra!"
"Non erano comunque gratis! E adesso, dato che non mi è rimasto neanche mezzo berry, toccherà a voi" Sanji punta il mozzicone della sua sigaretta su Bonchan e Usopp, "rimborsare alla struttura i danni provocati in camera."
Il primo arriccia le labbra con rilassato dissenso, l'altro si inalbera immediatamente. "Se c’è una cosa che mi ricordo benissimo è che la suite l'ho pagata io per intero ieri mattina! Quindi verserò la mia parte e stop! Non voglio sentire discussio-"
"Potremmo andarcene e basta, senza pagare."
"Non se ne parla, Bonchan!"
"Adoro quando ti arrabbi, mio bel principe caliente!"
"Ricordi cosa ti avevo detto a proposito dei tuoi stupidi nomignoli?"
"Sanji ha ragione, non possiamo andarcene senza pagare, però dobbiamo fare tutti la nostra parte!"
Il cuoco emette uno sbuffo che somiglia perlopiù a una risata beffarda bloccata sul nascere, indicando la persona seduta proprio fra loro due. "Con 'tutti' ti riferisci anche a lui?"
Rufy non sembra aver minimamente seguito la conversazione in corso. È intento a fissarsi l'indice teso davanti al volto con fare assorto e incuriosito, i gomiti poggiati al tavolo, la pancia che gli esplode sotto il gilet. Sopra il suddetto dito tiene una sostanza viscida e appiccicaticcia di colore marrone scuro. Usopp distoglie lo sguardo appena in tempo per risparmiarsi lo spettacolo di lui che se la infila in bocca.
"Mmh, quella gialla sapeva di formaggio" Rufy deglutisce, pallido come non mai, "questa invece... sa più di cipolla croccante!"
Mentre Sanji soffoca un conato e il dugongo batte le mani in segno di approvazione del suo idolo, Bonchan controlla dentro la pochette che si tiene gelosamente al fianco in cerca di denaro, decretando poco dopo con un'alzata di spalle mi spiace, sono a corto anch'io.
Usopp inizia a palpare la palla di ciccia umana in cui si è trasformato il ragazzo di gomma, che è talmente gonfio da non riuscire nemmeno ad abbassare il collo per provare a capire cosa stia succedendo. "Col cavolo che pago di nuovo tutto io!"
Sanji chiude gli occhi, massaggiandosi le tempie. Forse farebbero davvero bene ad andarsene e basta. È una questione di priorità, devono fare in modo di salpare da Dressrosa entro sei ore, se vogliono arrivare in tempo per le nozze. Prima trovano Zoro, poi penseranno al risarcimento danni. In fondo ha già strategicamente avvertito il personale dell'albergo della sua intenzione di estendere il soggiorno nella suite per un'altra notte, raccomandandosi che nessuno entrasse per le pulizie perché le mie bimbe stanno riposando e non vogliono assolutamente essere disturbate, se capisce che intendo. Per un po' hanno già le spalle coperte.
"Pantaloni... tasca sinistra" sente biascicare dal suo capitano con voce lamentosa. Non si stupisce di sapere che quell'idiota sta facendo indigestione. Malgrado il suo aspetto un po' più riposato rispetto agli altri tre, Bonchan ha mangiato soltanto una zolletta di zucchero, mentre lui e Usopp non sono riusciti a mandare giù nemmeno mezzo boccone per la nausea. È già tanto se –
Rufy tenta di sorridere incoraggiante quando il cecchino riesce a recuperare il contenuto della sua tasca.
"Un lecca lecca..."
"A forma di cavalluccio marino, bello, ve –"
"... e un paio di monete."
"Quant'è?"
Usopp serra le labbra, tendendo con sarcastica rassegnazione il palmo della mano verso Sanji. "Due berry."
"Due berry e cinquanta" precisa a fatica Rufy, "perché quelle facce? Non bastano?"
"Sta' tranquillo" Bonchan si preme le dita di una mano sulle labbra e poi le tira via, soffiando con leggiadria nella sua direzione per dargli un bacio a distanza, "tutto risolto, mio caro."
"Ottimo!"
Sanji e Usopp si lanciano un'occhiata d'intesa. Il primo si alza da tavola accendendosi una sigaretta, l'altro sospira rassegnato prima di seguirlo a ruota.
"Mi raccomando" avverte tutti il cuoco a mezze labbra, dando le spalle al tavolo, "con nonchalance, senza attirare l'attenzione. Niente movimenti improvvisi, niente urla, né –"
Le sue parole vengono coperte da un suono disgustoso, seguito da un verso allarmato del dugongo.
"Santo cielo, Cappellino Boy!"
Non appena il cuoco si volta vede che qualcuno ha chiaramente, inevitabilmente vomitato.
"Oh, accidenti, te l'avevamo detto di non ingozzarti anche stavolta! "
Mentre Usopp sgrida Rufy i clienti seduti ai tavoli in zona e a bordo piscina si voltano nella loro direzione, osservando la scena con disagio.
Ultime parole famose.
"... visto le facce che avevamo quando ci siamo svegliati? Io sembro reduce da un intervento a cuore aperto, Sanji fa concorrenza a un barbone" – ehi… stronzo! – "Bonchan, inutile che decanti i miracoli della sua skin care!, ha la faccia più allucinata di un bradipo strafatto e –"
"Parla quello che si è messo diciotto chili di fondotinta per coprirsi le palle intorno al naso, sei proprio una faccia da cazzo, in tutti i sensi!"
Con nonchalance, aveva detto loro.
Senza attirare l'attenzione.
Già.
Sanji si immobilizza. Il dugongo ha afferrato qualcosa da tavola nel punto in cui Rufy ha vomitato.
Una chiave.
Per quanto disgustosa, quell'immagine promette bene. Potrebbe dare loro indizi su quanto accaduto la notte precedente, aiutarli persino a capire dove sia finito Zoro. Ha due lettere incise sull'impugnatura, una 'C' e una 'P'.
C.P… non mi dice niente.
"Almeno io ho solo la faccia da cazzo, e per colpa di uno stupido tatuaggio per il quale non ho dato alcun consenso!, mentre tu sei una testa di cazzo!"
"Vienimelo a dire da più vicino, invece di indietreggiare come un cacasotto!"
Forse sono le iniziali del nome di un locale, oppure...
Le urla di Usopp e Bonchan, l'espressione vacua di Rufy, le facce seccate dei clienti impiccioni – ogni cosa finisce in secondo piano, i suoni si spengono, i volti si offuscano, lasciando il posto a un silenzio immoto. Perché il dugongo, dopo averla sollevata verso l'alto ed essersela lentamente rigirata nella zampa, ha ingoiato la chiave.
Sanji non capisce più niente, vede rosso come un toro e si butta contro l'animale, placcandolo a terra, afferrandolo per il collo, strozzandolo senza alcuna pietà.
"Lascia stare Timothy!"
"Che diavolo stai facendo!?"
"Ha ingoiato la chiave" spiega Sanji, riconoscendo la voce di Usopp, "vomitata da... Rufy!"
Il dugongo continua a dimenarsi disperato, cercando di prenderlo a pugni.
Però, è forte il tipetto.
Il cuoco non realizza subito cosa stia succedendo, ma non appena riesce a mettere a fuoco l'ammasso nero e ricciuto scagliatosi su di loro capisce che Usopp si è lanciato a propria volta contro il dugongo per picchiarlo.
Un po' troppo appassionatamente, visto che sono finiti a bordo piscina.
Luogo in cui la loro vittima, liberatasi a suon di morsi feroci e codate, si lascia scivolare in cerca di un rifugio garantitogli dal suo habitat ideale.
"Timothy, ti salvo io!"
Una palla di ciccia gommosa si tuffa poco dopo, sollevando ovunque spruzzi degni di una cannonata. Un vecchietto che era beatamente sdraiato lì vicino si alza a sedere di scatto, investito in pieno dal getto d'acqua proprio quando Bonchan, lanciatosi con aggressiva urgenza in soccorso di Rufy, gli passa davanti per tuffarsi a sua volta in piscina, colpendolo con una manata in faccia. Il vecchietto barcolla un po', tramortito, urtando l'anziana signora che gli era accanto e che si era alzata per aiutarlo, provocando la caduta in acqua di entrambi.
Sanji si tuffa prontamente, premurandosi di soccorrere soltanto la coppia rimasta vittima. Quando riemerge insieme a loro, lo accolgono una serie di proteste e insulti. Il dugongo ha riportato Rufy a riva e sta cercando di rianimarlo con una raffica di schiaffi. Bonchan è rimasto ad annegare da qualche parte. Usopp si è dato alla fuga. Di fronte a lui, mentre l'anziana signora che ha salvato gli sussurra un sospirato grazie all'orecchio e gli lascia un bacio sulla guancia, se ne sta il cameriere impomatato di prima che gli punta il dito contro con annoiata commiserazione, affiancato da tre tizi della stazza di Franky, ma decisamente meno amichevoli e armati di falci delle dimensioni di ippopotami.
Diavolo, mi servirà un nuovo accendino.
**
"Senti, bello, ora tu ti metti qui e fai il tuo dovere."
"Non puoi mica costringerlo!"
"Scommettiamo? Lo farò ingozzare finché non cagherà anche quello che ha mangiato otto mesi fa!"
"Ahi ahi, Cappellino Boy, quando Sanji diventa scurrile significa che è veramente arrabbiato, meglio non contraddirlo!"
Il dugongo tiene la testa bassa, emettendo sconsolato qualche verso dispiaciuto, ma Sanji non si lascia intenerire. Lui e il resto del gruppo si sono fermati in un vicolo della città che odora di spezie andate a male, bisognosi di una piccola tregua. Dopo essersi tolti di dosso gli addetti alla sicurezza, con annessa ed inevitabile evacuazione di massa dal lounge durante la scazzottata all'ultimo sangue che ne era conseguita, avevano lasciato l'albergo e fatto il giro dell'intera città per cercare Zoro. In quelle due ore di corse e arrampicate non-stop fra strade, piazze, viuzze, fognature, tetti di case e punti panoramici avevano ricavato soltanto vestiti più sporchi e sudati, punture di insetti, minacce di morte dai mercanti di cibo al passaggio di Rufy, contatti ravvicinati con topi, scarafaggi, nani in coma etilico nascosti tra i cespugli e l'adrenalina di essere costantemente inseguiti da tre donne incappucciate decise a pugnalarli.
Sanji era quasi morto, ma d'infarto, quando una delle belle signore in questione l'aveva bloccato a terra e gli aveva involontariamente schiacciato i seni sui pettorali per puntargli la lama alla gola, non avendone gradito i corteggiamenti mentre stava cercando di infilzare Usopp.
Di Zoro neanche l'ombra.
Accidenti a Zucca Verde! Che i miei sogni più reconditi si siano finalmente avverati? Gli alieni sono davvero venuti a prenderlo per portarlo via per sempre? Avrebbero almeno potuto aspettare dopo il matrimonio...
"Guardate che brutto colore ha il cielo, sta per venire un nubifragio."
Quattro ore. Ci restano solo quattro ore per salpare in tempo da Dressrosa.
"Ve l'avevo detto" piagnucola Usopp rannicchiato su uno scatolone, il tatuaggio ormai quasi completamente visibile per il fondotinta sbavato, lo sguardo tremulo e arrossato, "lei sa, lei sa!"
Mentre Rufy e Bonchan continuano a passare avanzi di pollo fritto e mentine raccattate durante la ricerca con fuga al dugongo, il cecchino si stringe in un abbraccio melodrammatico e si dondola ossessivamente sul posto, ripetendo disperato questa è opera sua, non lo capite?
"Vuoi smetterla di frignare come un'oca isterica?" Sanji si toglie sbrigativamente una ragnatela dalla spalla e si accende altrettanto in fretta una sigaretta, "la dolce Nami non è responsabile del maltempo in arrivo! Non appena questa palla di stupidità avrà espletato la chiave che ha ingoiato –"
"Non badargli, Timothy, tu sei tutto fuorché stupido, parola di Rufy!"
"... potremo verificare se oltre alle lettere che ho visto ha incisi dei segni particolari, magari il logo di un locale..."
"E sei anche più bello di lui!"
"... che ne so, qualcosa che la gente del posto potrebbe riconoscere subito, e poi –"
"Io dico di far saltare la nostra copertura e di mobilitare l'esercito imperiale nelle ricerche" Bonchan si dà una passata di rossetto sulle labbra, fermando con un automatismo della mano libera il braccio di Rufy, allungatosi verso una terrina di sardine a lui non destinate, "a questo punto è più importante trovare Zoro in tempo, piuttosto che mantenere un profilo basso."
"Non se ne parla" ribatte Sanji categorico, "non con testa d'alga che potrebbe essere finito in situazioni più che compromettenti – e prima di sposarsi, poi! –, sai che guaio se finisse sui giornali e Nami lo scoprisse?"
"Che intendi per" Bonchan mima delle virgolette a mezz'aria, ammiccando malandrino mentre tende la porzione di sardine al dugongo, "'situazioni compromettenti'?"
"Lo sai benissimo" gli abbaia l'altro in risposta.
"Mmh, non saprei... non credo che Zoro farebbe certe cose, lui è un fustacchione per bene, mica un ragazzaccio come te!"
"Ma i dugonghi non erano erbivori?"
"Zitto un po', Usopp!"
"No, tu sta' zitto, fenomeno da circo! È da tutto il giorno che mi stai dando sui ner-"
"Silenzio!" Sanji squadra i presenti con espressione omicida, "finiamola con i bisticci da dodicenni e concentriamoci sul da farsi, vale a dire: capire chi fossero le splendide fanciulle che abbiamo tristemente seminato, far defecare la chiave a questo mammifero-rifiuto –"
"Così lo fai piangere!"
"... e trovare quel cavernicolo idiota prima che –"
"Yesopp, piccolo bastardo!"
Il cuoco ammutolisce, notando che la sua sorpresa è gemella a quella di Usopp, Bonchan e il dugongo, che stanno fissando qualcuno comparso allo sbocco del vicolo alle sue spalle.
"Mi era sembrato di riconoscere la tua voce, e infatti – ah, ma io glielo avevo detto a Serafino che non ci avresti dato buca, che non doveva mandare Moscerino Smasherino a cercarti per tagliarti una gamba!, ma lui –"
"Che? Tagliarmi una gamba!?"
Quando Sanji si volta dall'altra parte si ritrova faccia a faccia con un colosso di due metri e venti in canottiera e bermuda, con una coda di cavallo bionda e il tatuaggio di un alce in tacchi a spillo che fuma una pipa ancheggiando.
"Su, su, presto, Yesopp, dobbiamo sbrigarci! Hai solo cinque minuti di tempo prima di andare in scena! Il pubblico è in visibilio, ho fatto sold out perché avevo garantito la tua presen – ma che cavolo di tatuaggio ti sei fatto?"
Sanji non riesce a muoversi. Né a reagire. Il tizio che gli è passato davanti per raggiungere Usopp non l'ha degnato di uno sguardo, ma gli occhi gli sono accidentalmente caduti sui suoi pettorali strizzati nella striminzita canottiera che indossa, e non hanno potuto fare a meno di notare il tatuaggio di un pene eretto che erutta felice puntando verso nord.
Cavatemi gli occhi.
Adesso.
"Aspetta, non dirmelo, l'hai fatto di proposito per lo show! Sai che c'è? Adesso entriamo in camerino e togliamo ogni residuo di trucco per metterlo in bella vista! Presto, presto, non c'è più tempo!"
Note
Prima di tornare con una long dall’atmosfera piuttosto pesante ho pensato di dedicarmi a qualcosa di completamente opposto: questa storia è la cosa più cretina a cui abbia mai dato vita, premetto che il primo capitolo è normale, se paragonato con gli altri (ce ne saranno 5-6 circa). Ovviamente, come spero che suggerisca il titolo stesso, si tratta di una rivisitazione del film Una notte da leoni, ambientata però nell’universo di One Piece. Inutile dire che Zoro fa la parte di quel povero sfigato di Doug che risulta disperso, vero?
Nei prossimi aggiornamenti si capirà come mai Sanji e gli altri risultano apparentemente irriconoscibili agli occhi di chi li guarda. Ah, ci troviamo a Dressrosa.
P.s il tatuaggio di Usopp l’ha scelto il mio compagno, la colpa (o il merito?) non è mia.
Alla prossima (se non vi importa di perdere diversi neuroni)!