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Autore: dragun95    04/09/2024    1 recensioni
Keto è una città portuale in cui vige la legge del più benestante. Chi ha i soldi può permettersi tutto, mentre i poveri hanno poco o niente. Nergal fa parte di una minuscola parte della parte bassa della città che può vantarsi di avere ricchezza e potere, tanto che tutta la città lo conosce come "Il maestro oscuro".
In genere non gli interessa niente di chi abita la parte alta, basta che non danneggino i suoi affari. Almeno finché non si ritroverà coinvolto suo malgrado in un intrigo che serpeggia in tutta Keto e che sembra voler riportare alla luce un segreto rinnegato nelle profonde acque nere che bagnano e danno vita alla città.
Genere: Noir, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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CAPITOLO 14

 
 

La luna quella sera era coperta dalle nuvole. Un segno propizio pensò il capitano, avevano meno possibilità di essere scoperti. Anche se si trovavano in mare aperto. Non era un tipo nervoso eppure quella sera lo era moltissimo.
 
-Tutto bene capitano? Sembra nervoso- domandò la donna seduta davanti a lui, nella sua cabina.
 
-Ho i miei motivi per esserlo!- rispose lui bevendo dalla bottiglia di rhum scadente.
 
-Riguarda me sulla vostra nave?- domandò Maeva accavallando le gambe. La donna era molto bella e formosa, con una carnagione color caffe. Capelli neri come la pece tagliati a caschetto, da cui sbucavano delle orecchie leggermente a punta. Anche gli occhi e le labbra erano completamente nere. L’unica nota di colore nel suo aspetto erano i tatuaggi all’henne color oro sotto all’occhio destro e la guancia. Unito al vestito rosso e nero che le fasciava il corpo.
 
-Anche…- ammise il capitano: -Ma più che altro è quello che stiamo trasportando!- si guardò intorno come se ci fossero stati occhi ed orecchia su ogni parete. Prendendo un altro sorso dalla bottiglia. La donna invece ridacchiò divertita da quell’atteggiamento.
 
-Allora è un bene che sono venuta a ritirarlo di persona- lui annuì. Anche se quella persona fosse un bel bocconcino da mangiare e dopo mesi in mare, non resisteva alla tentazione della carne. Eppure il suo istinto di sopravvivenza gli stava gridando di starle alla larga, avendo la meglio sulla sua libido.
 
-Posso vederlo?- sorrise mostrando dei lunghi canini appuntiti. L’uomo annuì alzandosi ed uscendo dalla cabina seguito dalla sua ospite. Sul ponte della nave i marinai osservavano incuriositi e intimoriti la grossa figura coperta interamente da un pesante mantello nero e una maschera fatta con del cuoio cucito insieme. Era davvero imponente, superava i due metri di altezza.
Il capitano richiamò i suoi uomini, ordinandogli di portare l’oggetto sul ponte. Usando la piccola gru di legno e un sistema di leve e carrucole, sollevarono la grande cassa fatta in lastre di Oricalco, poggiandola sul ponte. Appena la vide, Maeva vi si avvicinò. Nonostante le lastre poteva percepire dell’essenza di mana sinistro e malsano proveniente dall’interno.
 
Era sufficiente a far venire giramenti di testa e conati di vomito, ma per lei quei segni di malessere erano una vera gioia. Il suo compagno ammantato si avvicinò scuotendo la testa, come a farle una domanda.
 
-Si…quella persona farà i salti di gioia!- affermò lei, con un sorriso.
 
-E in il nostro pagamento?- chiese il capitano. Voleva avere il denaro che gli era stato promesso, oltre che liberarsi di quella cosa. Maeve schioccò le dita e l’omaccione si girò andando alla nave che li aveva portati fino in mare aperto.
 
-Non potevamo farlo più vicino alla costa?- domandò lui incrociando le braccia al petto.
 
-La persona che servo, vuole la massima segretezza. E i porti di Kētō sono troppo in vista, per i suoi gusti- tagliò corto lei. In quel momento l’omaccione tornò con un baule grande un terzo di lui. Maeva lo aprì così da mostrare a tutti la grande quantità di oro che conteneva. Tutti sgranarono gli occhi, pensando già a come spendere la loro parte.
 
-Direi che possiamo concludere qui l’affare!- rise il capitano soddisfatto. La donna annuì sorridendo mostrando nuovamente i canini. L’imponente figura si avvicinò per consegnare il pagamento.
Ma invece di mettere giù il baule lo usò per schiacciare il capitano, come una mosca. Tutti i marinai rimasero sotto shock a quella scena. Prima che potessero reagire, udirono un urlo agghiacciante. Alzarono la testa sull’albero maestro vedendo la loro vedetta con il collo piegato in modo innaturale e la corvina che lo teneva con i capelli.
 
-Vi ringrazio per averlo portato qui. Ma sfortunatamente nessuno di voi potrà raccontare quello che avete visto oggi- mantenendo il sorriso schioccò le dita. A quel comando l’imponente figura tirò fuori le braccia da sotto il mantello. Erano grandi e muscoloso con un sacco di suture.
In ogni mano brandiva dei fucili a ripetizione. Maeve si mise comoda sul bordo del pennone godendosi le urla disperate degli uomini e gli spari che veniva inghiottite dalla notte. In tutto quel coro di sangue e morte, le acqua scure dell’oceano nascondevano qualcosa che sembrava osservare il tutto nascosto dalla vista.
 
 
---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---
 
 
-Detective Rhaul, si svegli- l’uomo aprì lentamente gli occhi guardando un assistente. Digrignò i denti mettendosi seduto. Le brande del suo dipartimento erano scomodissime per lui. Ma non poteva fare altrimenti.
Era da tre giorni che aveva persona la sua casa in un incendio. In attesa di trovare dove stare, aveva pensato di usare le brande per chi faceva tardi a loro. Piuttosto che andare sotto un ponte o in un vicolo.
 
“Appena becco chi è stato…” si alzò facendo scrocchiare le ossa della schiena e poi del collo.
 
-Dovrebbe trovarsi un alloggio nuovo o uno temporaneo che non sia il dipartimento- lo ammonì l’altro. Lo stava facendo, o almeno vedere un posto che non facesse schifo. Il vero problema era che le locande troppo spesso se ne approfittavano per spennare le Guardie. Visto che li pagavano di più rispetto a una persona dei bassifondi.
 
Andò negli spogliatoi togliendosi la maglietta per prenderne una nuova e darsi una rinfrescata.
Aprì il rubinetto sciacquandosi la faccia e imbevendo un fazzoletto lo usò per pulirsi il corpo. A torso nudo, le cicatrici che lo deturpavano erano in evidenza: Due da taglio sul fianco sinistro, una sulla spalla sempre da taglio e una da proiettile sul pettorale sinistro.
Ricordi di vecchi scontri difficili in cui se l’era vista brutta, ma era sopravvissuto.
 
-Ehy Rhaul, il Comandante Saverio ti ha assegnato al porto- lo informò un'altra Guardia. Un tipo di nome Ed qualcosa.
 
-Che problemi ci sono?- chiese passando la testa sotto il rubinetto.
 
-Questo non è un appartamento sai-
 
-Potresti ospitarmi a casa tua, che ne dici?- l’altro distorse lo sguardo con una smorfia. Sbuffò a quella reazione asciugandosi la testa e mettendosi un’uniforme pulita. Negli ultimi giorni alcuni dei suoi colleghi erano diventati freddi sei suoi confronti.
 
-Che succede al porto?-
 
-Una delle navi da Caccia dei Bàthory sta per salpare. Immagino voglia che qualcuno veda che non vada niente a puttane- ovviamente, una scorta o qualcuno che sorvegliava le navi in entrata era d’obbligo. Specie dopo l’incidente, le scorte erano raddoppiate.
Il detective annuì. Si aspettava che lo avrebbe affidato ad incarichi del genere. Vista la sua insubordinazione. Non poteva certo ribattere. Anche lui doveva mangiare. Ma di certo avrebbe continuato a tenere le orecchie aperte. Il porto alla fine parlava più di chi viveva in città.
 
-Buon lavoro- lo sentì ridacchiare appena. Avrebbe voluto mandarlo a quel paese. Ma si trattenne per non dargliela vinta.
 
Come previsto il porto era pieno di altre Guardie, viste le ultime disposizioni di alcuni nobili che avevano paura di essere colpiti anch’essi. O meglio che venissero colpiti nel loro portafoglio.
Ad uno dei moli si trovava una nave da caccia. Era un grande veliero che poteva ospita quasi cento persone, con la prua rinforzata e una grande punta in metallo per gli scontri diretti. Ai fianchi c’erano delle pale girevoli così da permetterle più manovre e un sacco di armi e spara arpioni per cacciare i serpenti marini.
 
-Un bel gioiellino!- ammise il detective accendendosi una sigaretta. Guardando le persone che caricavano le provviste e attrezzatura sulla nave. Se doveva solo stare lì a vederli allora si preannunciava una giornata noiosa. Ma forse poteva essere l’opportunità per fare delle domande in giro.
Mentre si guardava intorno incrociò una figura che conosceva e anche quest’ultima lo inquadrò.
 
-Ah…sei tu- disse Nergal senza troppa emozione o enfasi. Proprio l’ultima persona che voleva incontrare. L’uomo si grattò il collo distogliendo lo sguardo, non tanto per via del suo sguardo. Più perché era in imbarazzo. Succedeva quando giudicavi qualcuno colpevole, prendendo un grosso granchio. Anche se i presupposti c’erano per qualche dubbio.
Ciò nonostante era a disagio a rincontrare quel tipo in nero. Notò che era accompagnato da tre figura ammantate di nero.
 
“Chi sono…le sue adoratrici?” altrimenti chi sarebbe stato così pazzo da andarsene in giro con lui.
 
-Uhm..senti mi spiace per il fatto…di averti sospettato- cercò di scusarsi, prendendo un tiro dalla sigaretta. Il corvino non staccò lo sguardo dalla nave senza dirgli niente o rispondergli. Voleva forse ignorarlo, come si ignorava una formica a terra. Il detective strinse la sigaretta tra i denti cercando di non perdere la calma.
 
-Come mai qui? Le tue navi da carico sono attraccate?- aveva fatto le sue ricerche e sapeva che importava metalli come piombo e rame. Ma per farci cosa nessuno lo sapeva.
 
-Veramente questa è la mia nave da caccia- il suo collo si voltò con uno scatto che per poco non lo sentì scricchiolare. Voleva entrare anche lui nel mercato della pesca al serpente marino. Era un’attività che rendeva bene, se si riusciva a portare a casa qualcosa. E quelle creature non erano come tonni o altri pesci che erano di certo più abbordabili.
 
-Cò an seanair?* (Chi è il nonnino?) - gli chiese Lili guardando quell’uomo restando dietro ad Iasgach.
 
-Chan eil duin, leig seachad e!* (Nessuno, ignoratelo!) - gli rispose Nergal prendendo a guardare il suo orologio da taschino. Padre Gilbert gli aveva raccomandato una sua vecchia conoscenza per quel compito. L’unica cosa che gli aveva detto era che lo conosceva anche lui e che era molto in gamba. Da quel momento cercò tra i volti delle persone che conosceva con i requisiti per poter andare in mare.
 
-Ehy Cacciatore di grimori!- il suo corpo si irrigidì sentendo quella voce, voltandosi lentamente.
 
 
---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---Ψ---
 

-Il vecchio Gil, mi ha comunicato che ti serviva aiuto!- rise la persona che lo aveva chiamato. In risposta il volto di Nergal si fece teso, come se la sola vista di quel tipo lo irritasse.
 
-Perché cazzo, ha chiamato proprio te First?!- a quella domanda l’altro sorrise divertito. First Porrosky era un giovane uomo dall’aspetto di chi era nato in mare.
Forte e muscoloso dalla carnagione bruciata dal sole e dei capelli castani coperti in parte da una bandana. Ma forse il tratto più distintivo era la cicatrice che gli attraversava il viso.
 
-Forse perché sono uno dei migliori uomini di mare che conosce. Oltre che uno dei pochi disposti ad aiutarti!- disse il castano mantenendo il sorriso. Di certo era uno dei migliori a fargli logorare i nervi.
 
-Ti ha spiegato il tuo compito?- l’altro annuì, guardando la nave da caccia.
 
-Di certo non hai badato a spese. Proprio una bella nave!- dopo di che spostò lo sguardo sulle tre figure ammantate vicine al corvino. Dalle istruzioni di padre Gilbert era che avrebbe dovuto scortare quelle persone fino a Tír na nÓg e che loro gli avrebbero dato le istruzioni su come raggiungerlo.
Il suo istinto gli diceva che quelle non erano persone normali.
 
-L’equipaggio è già sulla nave?-  lui si scambiò uno sguardo con le tre ninfe. Per evitare spiacevoli sorprese aveva preferito evitare di chiamare altre persone. La Terre del giovane eterno attiravano gente avida, per cui aveva trovato un’alternativa.
Si abbassò toccando le assi del molo. Da esse iniziarono a spuntare dei rovi che si unirono prendendo la forma di esseri dalla fisionomia alquanto umanoide. Anche le tre fecero lo stesso con i loro poteri. Creando almeno una cinquantina di Golem
First deglutì, mentre Rhaul portò la mano alla pistola. In caso quelle cose, si fossero rivelate aggressive.
 
-Voi farete da supporto al capitano First, durante questo viaggio e lo riaccompagnerete indietro. Ed ora salite sulla nave e proteggete le mie Peathraichean- come un ordine imprescindibile i golem si mossero salendo sulla nave da caccia. Ubbidendo per lo scopo per cui erano stati creati.
 
-Beh questo non capita tutti i giorni- rise First sentendosi un po' nervoso. Mentre il detective toglieva la mano dall’arma. Anche se una parte di lui si chiedeva perché mai quel tipo stesse aiutando quelle persone.
 
-Allora direi di muoversi. Le Terre del giovane eterno non sono dietro l’angolo- disse energico avviandosi verso la nave. Quando il braccio di Nergal gli si avvolse intorno al collo flessibile come un serpente portando la testa vicino al suo volto.
 
“Voglio essere chiaro!” iniziò sussurrandogli sottovoce: “Se scopro che durante il viaggio le hai fatto qualcosa e credimi lo verrò a sapere se succede. Appena torni ti taglio una gamba…Sono stato chiaro?” l’altro deglutì annuendo con il volto cosparso di sudore e il corvino lo lasciò andare. Non ci teneva per niente a fare qualcosa a quelle persone, era una persona dai sani principi lui. Più o meno.
 
-Tapadh leibh airson do chuideachadh, chan eil fios againn ciamar a bheir sinn taing dhut* (Grazie dell’aiuto, non sappiamo come ringraziarti) - gli disse Iasgach, felice che potessero lasciare quel postaccio. Nergal le fece un piccolo sorriso.
 
-In effetti una cosa ci sarebbe- ammise lui: -Una delle mie sorelle si chiama Saoirse. Potresti dirgli che la saluto e anche alle altre- la ninfa dai capelli color pesca annuì con un sorriso. Nonostante l’aspetto e le voci che giravano su di lui, gli aveva dimostrato di tenere alla protezione della sua gente. Silidh e Lili abbracciarono di colpo il ragazzo che rimase interdetto per qualche secondo, da quella dimostrazione di affetto.
 
-Taing, a bhràthair* (Grazie, fratello) – gli sussurrò Lili. Lui accarezzò la testa ad entrambe con fare fraterno. Rhaul si strofinò gli occhi pensando di avere le traveggole, come il resto delle persone che assistevano alla scena. Uno sguardo acuto di Nergal però li fece desistere dal continuare il contatto visivo.
 
- A-nis falbh. Mar as luaithe a gheibh thu dhachaigh, is ann as luaithe a bhios tu sàbhailte!* (Ora andate. Prima arrivate a casa e prima sarete al sicuro!) – Lili annuì staccandosi e raggiungendo la ninfa più grande. Mentre Silidh si stacco regalandogli un sorriso.
 
- Am faod mi beagan comhairle a thoirt dhut?* (Posso darti un consiglio?) – lui incrociò le braccia ma annuì col capo, forse curioso su cosa avesse voluto dirgli.
 
-Chan eil againn ach aon bheatha. Agus tha e nas fheàrr a mhealtainn gu mionaideach, eadhon na rudan as lugha agus as gòrach! Is dòcha nach bi e suas do shlighe agus gu bheil an t-àite seo deò, ach feuch ri tlachd fhaighinn às a h-uile rud as urrainn dhut gus nach bi aithreachas ort* (Di vita ne abbiamo una sola. Ed è meglio godercela a fondo, anche per le piccole cose e le più stupide! Forse non sarà nelle tue corde e questo posto fa schifo, ma prova a goderti tutto quello che puoi così da non avere rimpianti) –
 
Detto ciò raggiunse le altre sulla nave. Il Maestro oscuro rimase ad osservare la nave da caccia partile. Con le tre che lo salutavano.
 
-Sembri…uhm felice- gli disse Rhaul.
Il corvino lo guardò per un’istante riportando l’attenzione sulla nave. Le tre si erano tolte i mantelli così da esporre i loro fiori sbocciati. Un’usanza di saluto delle ninfe. Le sue labbra si piegarono in un sorriso a quella scena.
Si rimise il capello in testa e si voltò per andarsene.
 
-Evita di farmi domande. Tanto non ti risponderei!- quello che doveva fare era fatto. Ora aveva altro a cui pensare.
 
Rhaul lo guardò andarsene sospirando. Era tornato lo stesso blocco di ghiaccio con le corna, sociopatico. Chi riusciva a capire quel tizio era un vero genio. Anche lui si mise a guardare la nave che si allontanava verso l’orizzonte. Visto che se ne stava andando senza problemi il suo lavoro lì poteva definirsi compiuto.
Ma visto che già c’era poteva mettersi a fare qualche domanda in giro. Tanto non credeva che a qualcuno sarebbe dispiaciuto se fosse rientrato un po' più tardi in dipartimento. Mentre ci pensava nell’aria riecheggiò un suono come un sussulto molto basso e poco udibile, che portava con sé una parola: Erede.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autore
 
Nuovo capitolo, con una scena da film strappalacrime. Più o meno…forse meno XD.
 
Finalmente le ninfe tornano a casa e Nergal è sembra essere sollevato che saranno al sicuro. Riceve inoltre un consiglio da una di loro. Chissà come la prenderà.
Di certo Rhaul cerca di tirare avanti anche se ha perso tutto. Ma è uno che non molla facilmente quindi. Intanto nuovi personaggi apparsi sembrano estremamente pericolosi e letali. Cosa sarà ciò che era contenuta nella cassa di Oricalco e cosa significa il sussurro nell’aria impercettibile??
 
Dovrete aspettare i prossimi capitoli per scoprirlo. Per ora ringrazio a chi è arrivato fino a cui e vi saluto al prossimo aggiornamento.
A presto.
  
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