CAPITOLO 35 - EXIT WOUNDS
Girò la chiave nella toppa lentamente, senza reale intento. Alessio varcò la soglia di casa rabbrividendo appena: c’era una notevole differenza di temperatura tra l’esterno e quella percepita nell’appartamento. Ed era anche stato sufficientemente fortunato, almeno per quel sabato sera di fine Novembre, a non beccarsi la pioggia. Aveva passeggiato per un paio d’ore, un’abitudine che aveva iniziato da poco e a cui si abbandonava solo per rare volte durante la settimana, ma che gli bastava almeno come svago temporaneo. Era comunque molto meglio sfogare lo stress camminando, piuttosto che nell’alcool.
Accese la luce nell’entrata mentre si sfilava le scarpe, poi togliendosi anche il cappotto pesante e sfregandosi le mani tra loro. Aveva ancora addosso il freddo dell’autunno inoltrato, senza riuscire a scrollarselo di dosso nemmeno lì dentro.
Fece per andare oltre l’ingresso dopo aver riposto le scarpe, ma si bloccò di colpo: la luce in salotto era già accesa, e si sentiva un vociare di sottofondo. Non sarebbe stato nulla di strano se fossero stati Alice e i bambini. Ma Alice aveva in programma di uscire, con Christian e Federica annessi, un’ora prima per passare una serata in compagnia di Sergio al cinema: non potevano essere loro, a meno che non fosse successo qualcosa nel frattempo.
Controllò il cellulare, recuperandolo dalla tasca dei jeans, ma non vi trovò alcuna notifica, né per messaggi nuovi né per chiamate perse.
Alessio si costrinse ad avanzare piano, il più silenziosamente possibile, il cuore in gola per la paura di quel che avrebbe potuto scoprire dopo pochi metri, appena svoltato l’angolo che dava sul soggiorno. E poi, quando finalmente lo fece, l’agitazione si trasformò tutta in stupore, facendolo bloccare e sgranare gli occhi.
-Ciao, Raggio di sole-.
Giulia era già voltata nella sua direzione – era ovvio che stesse aspettando il momento di salutarlo da quando aveva aperto la porta d’ingresso-, la testa che sbucava da dietro lo schienale del divano. Era sorridente e piuttosto divertita, probabilmente per l’espressione di muto sbigottimento che doveva avere dipinta in viso.
E poi c’era Caterina di fianco a lei, seduta specularmente all’altra, ed anche lei gli stava rivolgendo un sorriso consapevole di averlo sorpreso e non poco.
-Lo so che sei felice di vederci, ma non c’è bisogno di fare quella faccia- continuò Giulia. Quelle parole ebbero il potere di scuoterlo.
-Che ci fate voi qui?- chiese frettolosamente, avanzando verso di loro – Come siete entrate?-.
-Alice ci ha fatto entrare. Siamo arrivate giusto in tempo prima che lei e i bambini uscissero- spiegò Caterina.
Ora aveva tutto più senso, perlomeno.
Alessio fece il giro del divano, arrivando di fronte alle due. Avevano lasciato i loro cappotti sulla poltrona lì vicino, e avevano lasciato due bicchieri già vuoti sul tavolino da caffè – probabilmente qualcosa che Alice aveva offerto loro prima di andarsene. Avevano decisamente preso possesso del suo salotto.
-Se ne sono andati un’oretta fa- disse Giulia, indirettamente confermando ciò che Alessio si era già domandato – Ci stavamo chiedendo quando saresti ricomparso tu-.
-E per rispondere alla prima domanda, prima te ne dobbiamo fare una noi: che programmi hai per stasera?- si intromise di nuovo Caterina, facendogli quasi girare la testa. Stava ricevendo troppe informazioni in un lasso di tempo troppo misero.
-Non ne ho idea- borbottò Alessio, disorientato – Guardare un film? Leggere qualcosa? Non fa molta differenza-.
Seppe il secondo dopo aver finito di parlare di aver sbagliato a dare quella risposta. L’occhiata che si scambiarono Giulia e Caterina fu sufficiente per fargli capire che qualcosa bolliva in pentola.
-Ti cambiamo il programma- furono le parole di Caterina.
-Cioè?-.
Giulia lo guardò con un sorriso talmente esagerato che Alessio capì subito che sarebbe stato particolarmente difficile togliersi da quella situazione.
-Tra quattro giorni è il mio compleanno- iniziò a dire lei.
-Lo so- Alessio si costrinse a dirlo.
-Ma mi sembrava giusto festeggiare un po’ anche stasera- Giulia arrivò alla conclusione, con enfasi e con lo stesso sorriso scaltro – Insomma, non passo fuori un sabato sera da non so nemmeno quanto tempo-.
Era esattamente quello che temeva Alessio, ma averne la conferma non gli dava alcun aiuto per tirarsene fuori. In qualsiasi altro momento forse avrebbe accolto quell’idea di Giulia con serenità, forse addirittura entusiasmo, ma non quella sera. Non in quei mesi così neri.
Ed aveva l’impressione, piuttosto palese, che Giulia e Caterina fossero lì più per lui che non per la serata in sé; era la stessa sensazione che aveva avuto tutte le altre volte in cui, in quelle settimane, avevano provato ad invitarlo fuori da qualche parte e che lo aveva sempre portato a rifiutare. Ma nessuno dei suoi amici si era presentato mai di persona lì in casa sua, quasi a volerlo stanare nella sua stessa tana, e quindi sarebbe stato solo doppiamente più difficile convincerle a lasciarlo perdere, da solo e in pace.
-E Alberto?- chiese a Giulia. Era la prima cosa che gli era venuta in mente, e un po’ si sentì in colpa per aver scelto proprio quella.
Giulia lo guardò con un sopracciglio alzato:
-Filippo non è mica un elemento decorativo della casa-.
-Appunto- Caterina gli lanciò uno sguardo deprecabile – Non fare il maschilista-.
Alessio alzò le mani, già del tutto pentitosi di quella sua uscita disperata:
-Non intendevo … -.
-Quindi, eccoci qua- Giulia non lo lasciò nemmeno finire, alzandosi dal divano e avviandosi verso di lui puntandogli un dito contro – Stasera siamo tu e noi, in giro per Venezia, a festeggiare-.
E forse, a quel punto, la scusa migliore sarebbe stata proprio la verità.
-Non credo di esserne molto in vena, sinceramente-.
Era piuttosto sicuro che ormai Caterina avesse parlato a Giulia – e sicuramente ormai lo sapevano anche Nicola e Filippo- di quel che le aveva detto riguardo Pietro più di un mese prima. Non si incrociavano tutti insieme da un po’, ma ogni volta che Alessio si ritrovava a parlare con qualcuno di loro era sempre ovvio come evitassero di chiedergli o parlargli di Pietro. E lui non aveva perso tempo a negare, e non valeva la pena nascondere il suo malessere neanche quella sera: era palese che lo sapessero già tutti.
-E chi ti dice che non lo stiamo facendo proprio per questo?- gli chiese Caterina, confermando ciò che sospettava già.
Alessio non disse nulla. Capiva l’intento delle sue amiche, e in fondo era anche grato loro per voler provare a tirarlo fuori dal suo guscio. Sapeva che lo stavano facendo solo per il suo bene e perché ci tenevano, ma ne aveva davvero la forza? La sola idea di uscire, come se nulla fosse, lo metteva in ansia.
“Però Pietro non ha avuto questo problema”.
Il ricordo del Celebrità gli fece chiudere la bocca dello stomaco, e cercò di ignorarlo il più velocemente possibile.
Sia Giulia che Caterina dovettero aver captato quel suo cambio d’umore, più arrendevole rispetto a prima. Anche Caterina si alzò, ma si limitò a stargli ferma di fronte, le braccia incrociate contro il petto in attesa. Giulia, però, si era fatta più vicina, e gli aveva passato un braccio attorno alle spalle.
-Su, Raggio di sole. Passiamo un sabato sera come ai vecchi tempi: noi tre senza figli a carico, a sballarci in giro per un po’ di ore- mormorò, aggrottando la fronte subito dopo – Non troppe, e senza neanche troppo alcool-.
Ad Alessio venne quasi da ridere, ma in realtà gli venne quasi più da piangere. C’era una parte di lui che agognava terribilmente il suo bisogno di solitudine, di ritrovare conforto nelle sue nottate passate da solo nella sua stanza, ma ce n’era anche un’altra che stava acquisendo sempre più vigore e che dopo le parole di Giulia stava guadagnando anche più attrattiva.
-Avanti, fallo per me e per il mio compleanno- cercò ancora una volta di convincerlo, scuotendolo appena.
Il sorriso pieno di aspettative di Giulia e l’espressione di attesa speranzosa di Caterina gli diedero il colpo finale. Alessio sospirò a fondo, scuotendo appena il capo:
-Me ne pentirò per il resto della mia vita, vero?-.
Giulia gli diede un colpetto sulla spalla:
-Come sei drammatico, Raggio di sole-.
Forse un po’ lo era, ma nonostante avesse ceduto Alessio continuava ad avere dei dubbi. L’ultima volta che aveva provato ad uscire, il mese prima, si era ritrovato quasi sul punto di fare sesso con un completo sconosciuto di cui non gli importava niente, per poi tornarsene a casa ubriaco e disperato. Stavolta non era già brillo, e non gli capitava di esserlo da quella notte, e non sarebbe nemmeno stato solo, ma davvero poteva sperare che potesse andare meglio?
Si ritrovò di nuovo a pensare a Pietro. Lui non si era fatto problemi ad uscire, a passare le nottate in giro con amici – anche se forse quello era stato il suo metodo per provare a voltare pagina. Forse doveva provarci anche lui, ma con la compagnia giusta.
-Avanti, non accettiamo altre risposte che non siano sì- Caterina gli si fece più vicino, con un sorriso incoraggiante – Quindi adesso te ne vai in bagno, ti fai una bella doccia, e nel mentre noi scegliamo il tuo outfit. Farai invidia a tutti-.
-Invidieranno anche noi- rincarò la dose Giulia, facendo l’occhiolino ad entrambi.
Alessio sospirò di nuovo.
“Forse dovrei provarci”.
Stavolta sarebbe stato diverso: sarebbe stato con Giulia e Caterina, due delle persone di cui si fidava di più al mondo. Due persone che reputava due sorelle, sebbene non di sangue.
Non sarebbe stato un altro disastro.
-E va bene. Va bene- si ritrovò a mormorare, spostando gli occhi dall’una all’altra – Tanto finirete comunque per trascinarmi fuori di qui di peso, giusto?-.
Caterina accolse quella domanda retorica con una risata:
-Verissimo-.
-Quindi se non vuoi che ti portiamo fuori con le cattive, sii collaborativo- lo minacciò Giulia, prima di lanciargli un sorrisetto compiaciuto e dargli una leggera spinta – Su, la doccia ti attende-.
E ad Alessio non rimase altro che eseguire.
Accese la luce nell’entrata mentre si sfilava le scarpe, poi togliendosi anche il cappotto pesante e sfregandosi le mani tra loro. Aveva ancora addosso il freddo dell’autunno inoltrato, senza riuscire a scrollarselo di dosso nemmeno lì dentro.
Fece per andare oltre l’ingresso dopo aver riposto le scarpe, ma si bloccò di colpo: la luce in salotto era già accesa, e si sentiva un vociare di sottofondo. Non sarebbe stato nulla di strano se fossero stati Alice e i bambini. Ma Alice aveva in programma di uscire, con Christian e Federica annessi, un’ora prima per passare una serata in compagnia di Sergio al cinema: non potevano essere loro, a meno che non fosse successo qualcosa nel frattempo.
Controllò il cellulare, recuperandolo dalla tasca dei jeans, ma non vi trovò alcuna notifica, né per messaggi nuovi né per chiamate perse.
Alessio si costrinse ad avanzare piano, il più silenziosamente possibile, il cuore in gola per la paura di quel che avrebbe potuto scoprire dopo pochi metri, appena svoltato l’angolo che dava sul soggiorno. E poi, quando finalmente lo fece, l’agitazione si trasformò tutta in stupore, facendolo bloccare e sgranare gli occhi.
-Ciao, Raggio di sole-.
Giulia era già voltata nella sua direzione – era ovvio che stesse aspettando il momento di salutarlo da quando aveva aperto la porta d’ingresso-, la testa che sbucava da dietro lo schienale del divano. Era sorridente e piuttosto divertita, probabilmente per l’espressione di muto sbigottimento che doveva avere dipinta in viso.
E poi c’era Caterina di fianco a lei, seduta specularmente all’altra, ed anche lei gli stava rivolgendo un sorriso consapevole di averlo sorpreso e non poco.
-Lo so che sei felice di vederci, ma non c’è bisogno di fare quella faccia- continuò Giulia. Quelle parole ebbero il potere di scuoterlo.
-Che ci fate voi qui?- chiese frettolosamente, avanzando verso di loro – Come siete entrate?-.
-Alice ci ha fatto entrare. Siamo arrivate giusto in tempo prima che lei e i bambini uscissero- spiegò Caterina.
Ora aveva tutto più senso, perlomeno.
Alessio fece il giro del divano, arrivando di fronte alle due. Avevano lasciato i loro cappotti sulla poltrona lì vicino, e avevano lasciato due bicchieri già vuoti sul tavolino da caffè – probabilmente qualcosa che Alice aveva offerto loro prima di andarsene. Avevano decisamente preso possesso del suo salotto.
-Se ne sono andati un’oretta fa- disse Giulia, indirettamente confermando ciò che Alessio si era già domandato – Ci stavamo chiedendo quando saresti ricomparso tu-.
-E per rispondere alla prima domanda, prima te ne dobbiamo fare una noi: che programmi hai per stasera?- si intromise di nuovo Caterina, facendogli quasi girare la testa. Stava ricevendo troppe informazioni in un lasso di tempo troppo misero.
-Non ne ho idea- borbottò Alessio, disorientato – Guardare un film? Leggere qualcosa? Non fa molta differenza-.
Seppe il secondo dopo aver finito di parlare di aver sbagliato a dare quella risposta. L’occhiata che si scambiarono Giulia e Caterina fu sufficiente per fargli capire che qualcosa bolliva in pentola.
-Ti cambiamo il programma- furono le parole di Caterina.
-Cioè?-.
Giulia lo guardò con un sorriso talmente esagerato che Alessio capì subito che sarebbe stato particolarmente difficile togliersi da quella situazione.
-Tra quattro giorni è il mio compleanno- iniziò a dire lei.
-Lo so- Alessio si costrinse a dirlo.
-Ma mi sembrava giusto festeggiare un po’ anche stasera- Giulia arrivò alla conclusione, con enfasi e con lo stesso sorriso scaltro – Insomma, non passo fuori un sabato sera da non so nemmeno quanto tempo-.
Era esattamente quello che temeva Alessio, ma averne la conferma non gli dava alcun aiuto per tirarsene fuori. In qualsiasi altro momento forse avrebbe accolto quell’idea di Giulia con serenità, forse addirittura entusiasmo, ma non quella sera. Non in quei mesi così neri.
Ed aveva l’impressione, piuttosto palese, che Giulia e Caterina fossero lì più per lui che non per la serata in sé; era la stessa sensazione che aveva avuto tutte le altre volte in cui, in quelle settimane, avevano provato ad invitarlo fuori da qualche parte e che lo aveva sempre portato a rifiutare. Ma nessuno dei suoi amici si era presentato mai di persona lì in casa sua, quasi a volerlo stanare nella sua stessa tana, e quindi sarebbe stato solo doppiamente più difficile convincerle a lasciarlo perdere, da solo e in pace.
-E Alberto?- chiese a Giulia. Era la prima cosa che gli era venuta in mente, e un po’ si sentì in colpa per aver scelto proprio quella.
Giulia lo guardò con un sopracciglio alzato:
-Filippo non è mica un elemento decorativo della casa-.
-Appunto- Caterina gli lanciò uno sguardo deprecabile – Non fare il maschilista-.
Alessio alzò le mani, già del tutto pentitosi di quella sua uscita disperata:
-Non intendevo … -.
-Quindi, eccoci qua- Giulia non lo lasciò nemmeno finire, alzandosi dal divano e avviandosi verso di lui puntandogli un dito contro – Stasera siamo tu e noi, in giro per Venezia, a festeggiare-.
E forse, a quel punto, la scusa migliore sarebbe stata proprio la verità.
-Non credo di esserne molto in vena, sinceramente-.
Era piuttosto sicuro che ormai Caterina avesse parlato a Giulia – e sicuramente ormai lo sapevano anche Nicola e Filippo- di quel che le aveva detto riguardo Pietro più di un mese prima. Non si incrociavano tutti insieme da un po’, ma ogni volta che Alessio si ritrovava a parlare con qualcuno di loro era sempre ovvio come evitassero di chiedergli o parlargli di Pietro. E lui non aveva perso tempo a negare, e non valeva la pena nascondere il suo malessere neanche quella sera: era palese che lo sapessero già tutti.
-E chi ti dice che non lo stiamo facendo proprio per questo?- gli chiese Caterina, confermando ciò che sospettava già.
Alessio non disse nulla. Capiva l’intento delle sue amiche, e in fondo era anche grato loro per voler provare a tirarlo fuori dal suo guscio. Sapeva che lo stavano facendo solo per il suo bene e perché ci tenevano, ma ne aveva davvero la forza? La sola idea di uscire, come se nulla fosse, lo metteva in ansia.
“Però Pietro non ha avuto questo problema”.
Il ricordo del Celebrità gli fece chiudere la bocca dello stomaco, e cercò di ignorarlo il più velocemente possibile.
Sia Giulia che Caterina dovettero aver captato quel suo cambio d’umore, più arrendevole rispetto a prima. Anche Caterina si alzò, ma si limitò a stargli ferma di fronte, le braccia incrociate contro il petto in attesa. Giulia, però, si era fatta più vicina, e gli aveva passato un braccio attorno alle spalle.
-Su, Raggio di sole. Passiamo un sabato sera come ai vecchi tempi: noi tre senza figli a carico, a sballarci in giro per un po’ di ore- mormorò, aggrottando la fronte subito dopo – Non troppe, e senza neanche troppo alcool-.
Ad Alessio venne quasi da ridere, ma in realtà gli venne quasi più da piangere. C’era una parte di lui che agognava terribilmente il suo bisogno di solitudine, di ritrovare conforto nelle sue nottate passate da solo nella sua stanza, ma ce n’era anche un’altra che stava acquisendo sempre più vigore e che dopo le parole di Giulia stava guadagnando anche più attrattiva.
-Avanti, fallo per me e per il mio compleanno- cercò ancora una volta di convincerlo, scuotendolo appena.
Il sorriso pieno di aspettative di Giulia e l’espressione di attesa speranzosa di Caterina gli diedero il colpo finale. Alessio sospirò a fondo, scuotendo appena il capo:
-Me ne pentirò per il resto della mia vita, vero?-.
Giulia gli diede un colpetto sulla spalla:
-Come sei drammatico, Raggio di sole-.
Forse un po’ lo era, ma nonostante avesse ceduto Alessio continuava ad avere dei dubbi. L’ultima volta che aveva provato ad uscire, il mese prima, si era ritrovato quasi sul punto di fare sesso con un completo sconosciuto di cui non gli importava niente, per poi tornarsene a casa ubriaco e disperato. Stavolta non era già brillo, e non gli capitava di esserlo da quella notte, e non sarebbe nemmeno stato solo, ma davvero poteva sperare che potesse andare meglio?
Si ritrovò di nuovo a pensare a Pietro. Lui non si era fatto problemi ad uscire, a passare le nottate in giro con amici – anche se forse quello era stato il suo metodo per provare a voltare pagina. Forse doveva provarci anche lui, ma con la compagnia giusta.
-Avanti, non accettiamo altre risposte che non siano sì- Caterina gli si fece più vicino, con un sorriso incoraggiante – Quindi adesso te ne vai in bagno, ti fai una bella doccia, e nel mentre noi scegliamo il tuo outfit. Farai invidia a tutti-.
-Invidieranno anche noi- rincarò la dose Giulia, facendo l’occhiolino ad entrambi.
Alessio sospirò di nuovo.
“Forse dovrei provarci”.
Stavolta sarebbe stato diverso: sarebbe stato con Giulia e Caterina, due delle persone di cui si fidava di più al mondo. Due persone che reputava due sorelle, sebbene non di sangue.
Non sarebbe stato un altro disastro.
-E va bene. Va bene- si ritrovò a mormorare, spostando gli occhi dall’una all’altra – Tanto finirete comunque per trascinarmi fuori di qui di peso, giusto?-.
Caterina accolse quella domanda retorica con una risata:
-Verissimo-.
-Quindi se non vuoi che ti portiamo fuori con le cattive, sii collaborativo- lo minacciò Giulia, prima di lanciargli un sorrisetto compiaciuto e dargli una leggera spinta – Su, la doccia ti attende-.
E ad Alessio non rimase altro che eseguire.
*
Tell me, how's it feel sittin' up there?
Feelin' so high, but too far away to hold me
You know I'm the one who put you up there
Name in the sky, does it ever get lonely?
Thinkin' you could live without me
Thinkin' you could live without me
Baby, I'm the one who put you up there
I don't know why
Thinkin' you could live without me
Live without me
Baby, I'm the one who put you up there
I don't know why [1]
Feelin' so high, but too far away to hold me
You know I'm the one who put you up there
Name in the sky, does it ever get lonely?
Thinkin' you could live without me
Thinkin' you could live without me
Baby, I'm the one who put you up there
I don't know why
Thinkin' you could live without me
Live without me
Baby, I'm the one who put you up there
I don't know why [1]
L’ultima volta che aveva messo piede in un bar la sensazione che lo aveva avvolto era lo spaesamento. Ci era entrato da brillo, da solo, e con l’unico scopo di dimenticare Pietro fino a compiere certe scelte di cui si era inevitabilmente pentito.
C’erano tutti i presupposti, però, per far sì che quella sera andasse diversamente. Non conosceva il locale né aveva mai frequentato particolarmente quella zona di Venezia, ma l’aveva scelto Caterina perché ci era già stata, e seppure la festeggiata della serata fosse Giulia, lei aveva accettato di buon grado il suggerimento. Si erano ritrovati tutti e tre ad un tavolo alto, seduti su tre sgabelli di un marrone lucido, ed immersi in un’atmosfera dove il giallo regnava sovrano. Era un ambiente accogliente, forse per l’arredo in legno e le luci che emanavano tonalità così calde.
In quel momento, mentre seguiva mentalmente le note e la voce di Halsey che usciva dalle casse del bar, Alessio non poteva dirsi pentito di averle seguite fin lì. Cominciava a sciogliersi dalla sua rigidezza che aveva mantenuto per il tragitto a piedi, e a perdere un po’ dell’imbarazzo che lo aveva accompagnato da ancor prima di uscire di casa – forse dovuto al fatto che lui, le ultime volte che era uscito di casa, non aveva certo badato troppo allo stile. Ma Giulia e Caterina erano state di parola anche da quel punto di vista, e si erano davvero cimentate alla ricerca, nel suo armadio, di qualcosa di più accattivante. Il maglione blu cobalto che gli avevano fatto indossare gli risaltava l’azzurro degli occhi, e persino l’orecchino che avevano scelto era in un qualche modo più particolare rispetto a quello che portava normalmente nelle giornate lavorative.
Era un cambiamento anche quello: era inevitabile che, volendo rimanere anonimo, negli ultimi tempi avesse badato ben poco anche all’aspetto esteriore.
-Avete scelto cosa prendere?- chiese Caterina, che stava leggendo il menu dei drink da minuti interi, sempre con la stessa fronte aggrottata.
-Ah, per me è una scelta facile- iniziò a dire Giulia, con un finto sorriso entusiasta – Un qualsiasi cocktail analcolico andrà benissimo-.
-Devi ancora aspettare per ubriacarti sul serio- la prese in giro Caterina, scuotendo il capo divertita.
-Credo che ti imiterò, in realtà- proruppe Alessio rivolto a Giulia, cogliendo la palla al balzo. Aveva meditato a lungo se lasciarsi andare a qualcosa di alcolico ma non troppo forte, o se lasciare perdere a prescindere. Il fatto che Giulia non potesse bere per via dell’allattamento lo faceva sentire meno strano.
-Sul serio?- Caterina lo guardò con occhi e bocca spalancati – Mi lasciate ad ubriacarmi da sola?-.
Giulia la guardò malinconica:
-Almeno avrai qualcuno che ti riporterà a casa sana e salva-.
-E va bene- sbuffò Caterina, riponendo il menu sul tavolo con un gesto brusco – Allora prenderà un Moscow mule-.
Alessio rise sommessamente, ma venne distratto quasi nell’immediato dal vibrare del suo cellulare. Abbassò gli occhi, tirandolo fuori dalla tasca dei jeans, e scoprendo subito che ad avergli scritto era Martino. Non era nulla di strano: erano passati venti giorni da quel loro incontro in cui si erano confrontati, e due settimane da quando Alessio lo aveva ricontattato per chiedergli di tenerlo aggiornato, di tanto in tanto, su Pietro. Quella decisione di non mollare era stata un insieme di impulsività e coraggio che non sapeva nemmeno lui da dove sbucavano fuori.
Martino aveva mantenuto la parola, ed era già capitato più di una volta che gli indicasse un luogo dove lui e Pietro avrebbero passato la serata, ma Alessio non si era ancora presentato da nessuna parte – un po’ perché non voleva presentarsi di nuovo inaspettatamente come se gli stesse tendendo una trappola, un po’ perché temeva che potesse di nuovo finire male, e un altro po’ perché aveva semplicemente paura. E anche perché, inevitabilmente, era difficile improvvisare certe uscite la sera incastrando orari che per lui, molto spesso, erano impossibili.
Il messaggio che aveva appena ricevuto non cambiava molto rispetto ai precedenti:
«Sembra di buonumore stasera. Ha addirittura proposto lui il posto in cui stiamo andando».
Alessio dovette sforzarsi per non lasciarsi sfuggire un sorriso divertito per la sottile ironia che poteva ravvisare nelle parole di Martino. Prima che potesse digitare una risposta, in cui lo avrebbe avvertito che era nuovamente impegnato anche lui, ne ricevette un secondo dall’altro:
«Due minuti e siamo arrivati. È un bar che dovrebbe chiamarsi Roses, a Cannaregio».
Alessio rilesse il messaggio un paio di volte. Anche lui, con Giulia e Caterina, si trovava a Cannaregio quella sera. Il nome del bar citato da Martino gli era tremendamente famigliare, e con il cuore in gola cercò di ricordare come si chiamava il locale dove era proprio in quel momento.
Quando alzò gli occhi verso il bancone, dove sulla parete di fondo come decorazione campeggiava il nome del bar, Roses, formato da luci neon, si rese conto di aver appena trovato la risposta che cercava.
Prima di poter realizzare con una nota di panico cosa significava tutto quello, la porta d’ingresso del bar si aprì, e Alessio avvertì un moto di nausea dovuta all’ansia quando riconobbe all’istante Pietro, Martino e il ragazzo che aveva visto con loro anche al Celebrità.
Martino doveva averlo intravisto ancora più velocemente di lui, perché Alessio ricevette un suo messaggio proprio in quel momento:
«Beh … Credo tu sappia già che siamo arrivati».
Alessio avrebbe solamente voluto sotterrarsi.
-Che hai?- gli chiese improvvisamente Caterina, confusa.
Alessio si ritrovò indeciso se risponderle sinceramente o meno, ma sarebbe stato inutile mentirle: sia lei che Giulia si sarebbero accorte presto della presenza di Pietro in qualsiasi caso.
-Sembra che non siamo stati gli unici a voler venire qui stasera- mormorò atono, facendo un cenno verso la porta.
Nello stesso momento in cui Caterina e Giulia si girarono, Alessio si rese conto che anche Pietro si era accorto di loro. Era evidentemente allarmato, con gli occhi sgranati e il passo decisamente rallentato, probabilmente indeciso su cosa fare. Dubitava, però, che potesse ignorare così apertamente Caterina e Giulia che lo salutavano con le mani.
Lo vide staccarsi un po’ dagli altri due e dirigersi teso verso il loro tavolo, e Alessio si sentì semplicemente in preda all’ansia più nera. Non aveva certo preso in considerazione l’ipotesi di rivedere Pietro proprio quella sera, e soprattutto non da solo.
Scostò lo sguardo prima che arrivasse accanto al loro tavolo, costringendosi a guardare altrove. Era piuttosto certo che il suo comportamento schivo non sarebbe passato inosservato, e il fatto che Caterina – e probabilmente anche Giulia- sapesse già che tra loro le cose non andavano bene un po’ lo sollevava. Non avrebbe dovuto darle spiegazioni.
-Ciao a tutti- esordì Pietro, accostandosi a loro. Alessio azzardò ad alzare lo sguardo solo fugacemente, e non si stupì affatto di come Pietro lo stesse volutamente evitando a sua volta. Se lo aspettava, ma la consapevolezza fece comunque male.
-Stavo quasi sospettando che avresti tirato dritto senza salutare- insinuò Caterina, ironicamente, alzando lo sguardo verso l’altro.
Pietro rise, nervosamente:
-Non sono così maleducato-.
-Dallo scomparire a toglierci pure il saluto è un attimo- sbuffò Giulia.
“Non l’ha affatto toccata piano” pensò Alessio, un po’ ridendo tra sé e sé. Pietro incassò il colpo senza ribattere, limitandosi a guardarla con espressione di scuse.
-Sembra che abbiamo avuto la stessa idea di venire in questo posto- continuò Caterina, che sembrava aver preso per sé il ruolo da diplomatica in quella situazione imprevista – Che poi eri stato proprio tu a suggerirmelo, no?-.
Pietro annuì:
-Penso di sì-.
-Buon suggerimento-.
-Un buon posto per festeggiare il mio non-compleanno- commentò Giulia, e Alessio sorrise di sottecchi per quella battuta. In quel momento vide Martino e l’altro ragazzo avvicinarsi a loro volta, fermandosi poco dietro Pietro.
-Ciao- Martino lo mormorò nella direzione di Alessio, riservandogli un mezzo sorriso prima di rivolgersi invece a Giulia e Caterina, perfettamente padrone della situazione – Momento presentazioni, immagino. Martino, piacere. Un amico di Pietro-.
Allungò la mano destra prima verso Caterina, che si presentò sorridente a sua volta, e poi la stessa cosa accadde con Giulia.
-Ma voi due vi conoscete già?- chiese Caterina, l’indice che indicava Martino ed Alessio, che si era del tutto aspettato una domanda simile dal momento stesso in cui si erano salutati senza però presentarsi. Pietro sembrò sul punto di prendere parola, ma Alessio lo precedette:
-Sì. Lunga storia-.
Era piuttosto certo che Caterina e Giulia gli avrebbero fatto mille domande in proposito non appena fossero rimasti loro tre da soli.
Martino rise sotto i baffi:
-In realtà no, ma dettagli-.
Pietro quasi sbuffò, scuotendo il capo:
-Lui è Dario. Un … - disse, indicando l’ultimo rimasto, che sembrava piuttosto annoiato – Il coinquilino di Martino-.
A quelle parole, però, il volto impassibile si contrasse in una risatina maliziosa:
-Oh sì, il coinquilino-.
Alessio non aveva idea di chi fosse – non ricordava di averlo mai sentito nominare, e l’unica altra volta a cui poteva associarne il ricordo era quella sciagurata sera di Ottobre-, ma ebbe l’impressione che scoprirlo non gli avrebbe dato alcun piacere. L’espressione vagamente irritata di Martino poteva essere un indizio da non sottovalutare.
-Nicola e Filippo?- chiese Pietro, svelto a cambiare argomento.
-A casa, a badare alla prole- rispose prontamente Giulia – Stasera serata esclusiva tra donne-.
Allungò un braccio verso Caterina, sedutale di fianco, ridendo di fronte all’occhiata scettica che Alessio, dall’altra parte del tavolo, le aveva appena lanciato.
-Mi sa che hai visto male, Giulia-.
-Non sentirti escluso, Raggio di sole- gli rispose lei, sbattendo le ciglia – Tu sei il nostro prediletto, per questo hai l’onore di essere qui con noi-.
Alessio considerò seriamente l’idea di andarsene definitivamente, l’imbarazzo che gli aveva sicuramente tinto le gote di rosso.
-Allora vi lasciamo alla vostra serata- tagliò corto Pietro, che sembrava voler andarsene il prima possibile a sua volta – Noi andiamo a cercare un tavolo libero-.
Nessuno gli propose di fermarsi lì, e Alessio tirò un sospiro di sollievo. Per quanto Pietro potesse mancargli, e il desiderio di averlo accanto fosse diventato quasi incontrollabile da quando lo aveva visto varcare la soglia di quel bar, era consapevole che quella non sarebbe stata una buona idea.
Li osservò allontanarsi, Martino che faceva strada verso il fondo della sala in un tavolo piuttosto appartato, e Dario che si stava voltando nella direzione di Pietro per sussurrargli qualcosa all’orecchio. Alessio avvertì una morsa alla bocca dello stomaco già solo per quel dettaglio.
-Bene- esordì Giulia – Questa serata ha già preso una piega inaspettata-.
Alessio avrebbe usato qualche altro aggettivo, ma Giulia non ci era andata troppo distante: l’ultima cosa che si era prospettato da quella giornata incolore, anonima e grigia, era di incontrare per puro caso Pietro. E non aveva la minima idea di come poter comportarsi di conseguenza.
*
In the arms of another who doesn't mean anything to you
Do you lose yourself in wonder?
If I could, I would hover while he's making love to you
Make it rain as I cry
Do you lose yourself in wonder?
If I could, I would hover while he's making love to you
Make it rain as I cry
Era difficile rimanere concentrato su qualsiasi altra cosa che non fosse Pietro. Di certo gli sarebbe stato più facile se non fosse stato lì, a non molti metri di distanza, seduto ad un tavolo che, sebbene, appartato, era ben visibile dal punto in cui Alessio era seduto.
Si costrinse, a malincuore, a tornare a puntare gli occhi su Giulia e Caterina. Aveva perso il filo della conversazione, ma provò a fingere di aver ascoltato fino a quel momento. Non aveva idea di quanto sarebbe potuto risultare credibile.
Passarono a malapena pochi secondi prima che i suoi occhi si indirizzassero nuovamente verso l’altro tavolo. Pietro era seduto sulla panca, la schiena contro il muro, e sembrava intento ad ascoltare attentamente Martino. Aveva una birra davanti a sé, ed ogni tanto ne beveva qualche sorso portandosi il collo della bottiglia alle labbra.
“È piuttosto patetico essere invidiosi persino di una bottiglia”.
Non lo aveva osservato per tutto il tempo, ma solo perché aveva cercato di contenersi e di non farsi notare troppo da Caterina e Giulia. Rivedere Pietro dopo tutto quel tempo equivaleva, ora che ne aveva l’occasione, ad aver bisogno di osservarlo per quanto più poteva, come se non avesse potuto bere per giorni interi ed ora si ritrovasse di fronte ad una fonte d’acqua limpida e fresca: ne aveva semplicemente bisogno. E avrebbe avuto bisogno di molto altro ancora – avvicinarglisi, e se non abbracciarlo almeno poterlo sfiorare con la punta delle dita, parlargli e chissà cos’altro.
Ovviamente non ci aveva nemmeno provato. Non aveva neanche preso in considerazione l’idea di alzarsi dal suo sgabello, percorrere i metri che lo separavano da lui, e chiedergli se potevano parlare. Sarebbe stata una copia della sera di Ottobre in cui l’aveva fatto davvero, e Alessio temeva che sarebbe finita allo stesso modo. Il coraggio che lo aveva accompagnato il pomeriggio in cui si era visto con Martino era come evaporato, come se la presenza fisica di Pietro gli avesse fatto riponderare tutto quanto.
E forse, a farlo, aveva contribuito anche la presenza di Dario. Alessio non aveva idea di chi fosse, se fosse davvero il coinquilino di Martino come Pietro aveva detto quando l’aveva presentato, ma sapeva solo che di certo la vicinanza di Pietro gli piaceva. Tutte le volte che si era girato verso il loro tavolo aveva colto le mani di Dario addosso a Pietro – magari a cingergli il busto, o attorno ad un polso, e chissà in quanti altri posti che non aveva osservato-, ed ogni volta era stata come una fitta. Il dubbio aveva serpeggiato in lui sempre con più forza – il dubbio che Pietro avesse voltato pagina con qualcun altro.
Ormai era talmente forte da essere quasi certezza.
-Terra chiama Alessio!-.
Si ritrovò a sobbalzare visibilmente nel momento stesso in cui Caterina allungò una mano davanti ai suoi occhi, scuotendola per richiamare la sua attenzione.
-Che c’è?- chiese lui, stravolto. Cominciava a sentirsi stanco, e sebbene non avrebbe voluto perdere nemmeno un secondo per rimanere con gli occhi puntati su Pietro, iniziava a convincersi che avrebbe fatto meglio a tornarsene a casa e basta. Evidentemente, per quante occasioni avesse già perso e per quanto Martino gli stesse dando una mano, non era quella buona nemmeno stavolta.
-Eri un po’ assorto- rispose Caterina, che era già al secondo drink, ma sembrava ancora piuttosto lucida. Lo stava osservando con il capo sorretto da una mano, il gomito posato sulla superficie del tavolo, e Alessio si sentì come sotto esame.
-Sono solo un po’ assonnato-.
Giulia ridacchiò:
-Oh sì, adesso si dice così quando guardi qualcuno?-.
Alessio non provò a negare. Sarebbe stato più strano non essere mai beccato da nessuna delle due che non il contrario.
-È stato decisamente imprevisto trovare anche Pietro qui stasera- replicò Caterina, più cauta – Immagino non abbiate ancora ripreso i contatti-.
Lui si limitò a scuotere semplicemente il capo, senza aggiungere nulla.
-C’era un po’ di tensione nell’aria- convenne Giulia, prima di puntargli un dito contro – Non ci hai più raccontato come facevi a conoscere già il suo amico, Raggio di sole-.
Alessio aveva sperato che se ne fossero scordate. Avevano parlato di tutt’altro in quel lasso di tempo, dopo che Pietro e gli altri due al seguito si erano allontanati – dei loro figli, del fatto che l’appartamento di Giulia e Filippo ormai fosse davvero troppo stretto per tutti loro, di Alice che ormai era ad un passo dal trovare casa con Sergio, e chissà quante altre cose Alessio si era perso nei suoi momenti di distrazione-, ma nulla su Martino. Era stato decisamente troppo ottimista.
-Non c’è molto da raccontare- iniziò a dire – Martino l’avevo già incontrato per caso una volta in primavera, e una sera sono uscito con entrambi. Lui e Pietro, intendo-.
Era stato vago, era vero, ma era anche stato sincero. Aveva omesso tante altre cose, ma non era importante che Caterina e Giulia sapessero del loro ultimo incontro di quasi un mese prima.
-E l’altro lo conosci?- chiese Caterina. Era ovvio si riferisse a Dario, e a quel punto ad Alessio non rimase altro che scuotere il capo.
-No. Non so chi sia-.
-Forse non esattamente un amico, visto come sta addosso a Pietro- sbuffò Giulia – Non aveva un’aria molto simpatica-.
Caterina annuì:
-Non ispirava molto nemmeno me-.
Alessio tacque, amareggiato.
“Allora non è solo una mia sensazione”.
Il fatto che anche Giulia avesse notato certi atteggiamenti tra Dario e Pietro non fece altro che agitarlo ancora di più. Cercò di accantonare quel pensiero, e cercò anche di ricordarsi che Pietro era single, e che poteva fare quel che gli pareva, e che per quanto riguardava se stesso, ormai, avrebbe fatto bene a non ripetere la stessa ostilità che aveva riservato a Giada anni prima. Non era più un egoista ed egocentrico, almeno non più da quel punto di vista.
-In ogni caso … - Giulia riprese a parlare, ma Alessio smise di seguirla quasi subito. Avrebbe davvero voluto andarsene a casa, lasciarsi quella serata alle spalle e tornare alle sue vecchie abitudini, come faceva ogni sera quando poteva finalmente concedersi il lusso di sdraiarsi nel suo letto e rimanere solo con i suoi pensieri e con le sue lacrime.
Si domandò se Pietro avrebbe notato la sua assenza, se se ne fosse andato. Lo avrebbe osservato andarsene? Si sarebbe chiesto il perché di quella fuga? O magari avrebbe semplicemente scrollato le spalle, e pensato che non aveva più voglia di rimanere lì?
Forse non gliene sarebbe fregato nulla.
E forse, in fondo, sarebbe stato meglio così per entrambi.
Ma quando alzò gli occhi, dopo minuti che non dirigeva il suo sguardo a quel tavolo, Alessio si rese conto che, se si fosse alzato in quel momento per andarsene, Pietro di certo non se ne sarebbe nemmeno reso conto. Non quando era impegnato a farsi baciare da Dario.
Alessio non ebbe neanche la forza di girarsi. Rimase a guardarli, immobile, rendendosi conto che, se non fosse stato un codardo, forse al posto di Dario ci sarebbe stato lui.
E invece Pietro stava baciando un altro, con coinvolgimento, come se non avesse aspettato di fare altro da quando era entrato in quel bar.
Una coltellata in mezzo alla schiena sarebbe risultata meno dolorosa.
-Alessio- Caterina lo chiamò, ma senza molti risultati – Ma che stai … -.
Prima che potesse riprendere controllo di sé, almeno in apparenza, e risponderle, la vide girarsi verso la direzione dove stava guardando anche lui fino ad un attimo prima. E Caterina aprì la bocca per lo stupore.
-Oh, cazzo. Questa non me l’aspettavo-.
Giulia si girò a guardare a sua volta, e quando tornò a voltarsi aveva gli occhi verdi sgranati:
-Io sì, ma speravo di non vederlo succedere- borbottò, sospirando pesantemente – Sul serio? Con quello?-.
Era quasi commuovente come entrambe avessero preso in antipatia Dario a pelle, ma Alessio non si sentì affatto meglio.
Anche ora che aveva scostato lo sguardo continuava a rivedere lui e Pietro come se li avesse di fronte a sé, come in un loop infinito.
-Evidentemente Pietro ha pessimi gusti in fatto di uomini- disse con sarcasmo Caterina, e Alessio non poté fare altro che darle ragione.
“Non a caso si era innamorato di me”.
Quando Caterina tornò a girarsi, di nuovo verso di lui, lo guardò confusa:
-Stai bene?-.
Alessio dovette schiarirsi la voce prima di riuscire a parlare, la gola che sembrava essersi chiusa per il groppo che avvertiva:
-Sì, io … -.
“Voglio solo andarmene”.
Avrebbe dovuto comportarsi normalmente, magari fingersi sorpreso allo stesso modo, ma comunque essere tutto sommato normale. O avrebbe lasciato intuire a Caterina e Giulia tutto ciò che non aveva ancora detto.
Non ci riuscì.
Sentiva gli occhi appannarsi, e il dolore che si faceva troppo forte e che stava per sopraffarlo.
-Vado un attimo in bagno. Torno subito-.
Vide Caterina e Giulia annuire in sincrono, prima di lanciarsi uno sguardo tra di loro. Forse avevano capito tutto. Probabilmente avevano capito tutto, almeno quello che c’era da capire.
Ad Alessio non importò.
Si alzò dal suo sgabello il più in fretta possibile, e quando raggiunse la toilette avvertì le prime lacrime rigargli già le guance.
Want you so bad I can taste it
But you're nowhere to be found
I'll take a drug to replace it
Or put me in the ground
Put me in the ground
Put me in the ground
Put me in the ground [2]
But you're nowhere to be found
I'll take a drug to replace it
Or put me in the ground
Put me in the ground
Put me in the ground
Put me in the ground [2]
*
The truth is you're not here
Here I am, I'm screwed up again
No matter what
Which way I turn
How am I feeling?
Slowly bleeding here for you
I'm spending time with hope
And I don't know why it is
It's just the way it is
What am I to say?
What am I to do?
What am I alone without you? [3]
Here I am, I'm screwed up again
No matter what
Which way I turn
How am I feeling?
Slowly bleeding here for you
I'm spending time with hope
And I don't know why it is
It's just the way it is
What am I to say?
What am I to do?
What am I alone without you? [3]
Si bagnò il viso con l’acqua gelida che scendeva dal rubinetto, lasciando che i polpastrelli scendessero sulle sue gote fino alla barba. Quando alzò di nuovo il volto verso lo specchio, l’immagine che questo gli restituì lo fece sentire ancora peggio.
Alessio sospirò rassegnato. Una volta uscito da quel bagno, Caterina e Giulia ci avrebbero messo pochi secondi a capire che aveva pianto. Per minuti interi.
Gli occhi rossi che si ritrovava lasciavano poco spazio ai dubbi, e continuare a lavarsi la faccia con acqua fredda non avrebbe cambiato la situazione. Avrebbe sempre potuto aspettare ancora qualche minuto prima di uscire dalla toilette, ma rimanere lì a lungo sarebbe comunque sembrato un po’ sospetto. In un modo o nell’altro era spacciato.
“E poi, tanto, cosa cambierà?” si chiese.
Era ovvio che potessero già intuire come mai se ne era andato – letteralmente fuggito- in quel bagno. Era palese non se ne fosse andato in un momento casuale, ed ormai potevano fare due più due, collegare i punti e capire anche quale era il motivo dell’allontanamento tra lui e Pietro.
Era tutto così maledettamente trasparente.
Alessio strizzò gli occhi, combattendo contro le nuove lacrime che rischiavano di rigargli ancora il viso. Gli era bastato ripensare ancora per un attimo a Pietro per sentirsi soffocare di nuovo, come quando era ancora seduto al tavolo, a guardarlo da distante mentre baciava un altro.
Forse lo aveva fatto consapevole che lui lo avrebbe visto, o forse non gli era importato nemmeno di quello.
Non che facesse granché differenza, ormai.
Forse era davvero meglio così.
Alessio perse qualsiasi speranza di poter fermare il pianto. Stavolta, perlomeno, lasciò andare le lacrime in silenzio, non accompagnate dai singhiozzi a cui si era abbandonato non appena aveva varcato la soglia dell’ambiente sicuro dell’antibagno. Stava lasciando uscire fuori tutta la frustrazione accumulata, tutto il dolore e tutto il pentimento che sentiva ancora di covare dentro.
Avrebbe tanto voluto tornare indietro nel tempo, ad Agosto, e darsi del deficiente da solo.
Chiuse il rubinetto, limitandosi ad osservare il riflesso che lo specchio gli restituiva: era il viso di un uomo di trent’anni pieno di stanchezza e di rimpianti, e che aveva gli occhi troppo arrossati per nascondere il pianto a cui si era appena abbandonato.
Fece per aprire di nuovo il rubinetto, fare un ultimo tentativo con l’acqua fredda per calmare almeno il rossore delle guance, quando la porta della toilette si aprì. Per pochi secondi la musica che proveniva dalla sala del bar e il vociare delle persone si udì più chiaramente, fino a quando la porta non venne richiusa. Ma il vuoto non venne riempito dal rimbombo dei passi che Alessio si sarebbe aspettato. Alzò il viso confuso, quasi sicuro che chi avesse provato ad entrare pochi attimi prima avesse cambiato idea prima di mettere piede all’interno, ma la realtà era decisamente molto diversa da quella sua ipotesi.
Pietro lo stava fissando di rimando restandosene fermo immobile, come se non si aspettasse di trovarlo già lì, e fosse in preda all’indecisione – restare o andarsene, ignorarlo o dargli prova che avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di evitarlo.
Alessio preferì levargli l’impaccio di quella decisione.
-Non ti preoccupare- gli disse atono, la voce rauca, mentre raccattava qualche salvietta per asciugarsi – Me ne sto andando-.
“Quindi puoi restare” era la parte che aveva sottaciuto, ma era sicuro che Pietro potesse intuirla da sé.
Pietro mosse qualche passo verso l’interno dell’antibagno, sbuffando a mezza voce:
-È la cosa che ti riesce meglio, d’altro canto-.
Pur provando dolore a quelle parole, Alessio cercò di far finta di nulla. Non aveva più alcuna energia per ribattere.
-Almeno stavolta ti farò un piacere-.
Era arrivato ad affiancare Pietro, quando lui parlò di nuovo, girandosi verso di lui:
-O lo stai facendo a te stesso?-.
Alessio si bloccò a sua volta. Non aveva alcuna voglia di litigare, né aveva la forza di provare ad intavolare una qualche conversazione, con nessuno e men che meno con Pietro. Non in quel momento.
-È un bagno pubblico, puoi anche restare. Penso di riuscire a resistere alla tua presenza per pochi minuti- Pietro gli rivolse ancora la parola, sempre con voce ostile, non nascondendo quanto in realtà avrebbe probabilmente voluto non averlo lì.
Si voltò verso il lavandino più vicino, aprendo a sua volta il rubinetto. Alessio scostò lo sguardo, limitandosi ad asciugarsi il viso in silenzio, completamente apatico. Tempo qualche secondo e avrebbe comunque potuto andarsene.
-È per me?-.
Forse era solo una sua impressione, ma la voce di Pietro stavolta gli parve meno spigolosa, quasi esitante.
-Cosa?- Alessio glielo chiese genuinamente, alzando gli occhi verso di lui: Pietro lo stava già guardando attraverso il riflesso dello specchio, gli occhi neri fissi sulla sua immagine.
-Lo sai-.
Alessio abbassò gli occhi per un attimo, intuendo quello a cui Pietro aveva appena alluso. D’altro canto, era ovvio che anche lui avesse capito che si era rintanato lì dentro per darsi alle lacrime in pace. Doveva essergli bastato guardarlo in faccia per capirlo, senza troppo sforzo.
-Cambierebbe qualcosa se ti dicessi di sì?-.
Pietro non rispose a quella domanda. Si limitò a ricambiare ancora per qualche secondo il suo sguardo, prima di essere lui, stavolta, ad abbassarlo.
Quello sarebbe stato il momento perfetto per andarsene – nessuna parola di troppo, nessun casino da aggiungere a quelli già esistenti, una situazione tutto sommato calma-, ma le gambe di Alessio non si mossero. Non riusciva a staccare gli occhi da Pietro, e neanche a non ricordare il motivo per cui si era rifugiato lì dentro.
-Stai con lui?-.
Aveva parlato così a bassa voce che per un attimo temette – sperò- che Pietro potesse non averlo udito. Le sue parole potevano essersi perse nello scroscio dell’acqua che cadeva nel lavandino, o nel silenzio immobile dell’antibagno. Ma Pietro chiuse il rubinetto di colpo, stavolta non più guardandolo attraverso il riflesso dello specchio, ma girandosi verso di lui.
-Parli di Dario?- gli chiese, l’ostilità ora ritornata.
Alessio annuì, e non appena lo fece Pietro scosse il capo, sbuffando:
-Vuoi farmi una scenata di gelosia?-.
Forse, se fosse successo anni prima, Alessio gliene avrebbe fatta una sul serio. Era successo talmente tante volte quando Pietro stava con Giada, o quando aveva iniziato a frequentare Fernando, che Alessio aveva persino perso il conto delle volte in cui aveva lasciato scorrere la gelosia nelle sue vene. Non era successo sempre consapevolmente, né all’epoca si sarebbe mai spinto a definirla gelosia, ma lo era sempre stata.
Aveva avuto paura di perdere Pietro, benché fosse stato lui per primo a volerlo tenere a distanza, e si era comportato come un folle possessivo – e alla fine aveva perso Pietro comunque.
Non avrebbe rifatto gli stessi errori, almeno non nella stessa misura del se stesso più giovane e più codardo che era stato.
-Non ne ho alcuna intenzione- sussurrò.
I finally open up
For you I would do anything
But you've turned off the volume
Just when I've begun to sing
For you I would do anything
But you've turned off the volume
Just when I've begun to sing
Pietro sembrò preso contropiede, ma fu questione di un paio di secondi al massimo: l’attimo dopo lo stava guardando di nuovo irato, facendoglisi più vicino. Alessio si costrinse a rimanere immobile dove si trovava anche se Pietro ora gli era di fronte, decisamente vicino, stagliandosi su di lui.
-Ti ricordi cosa ti avevo detto ad Agosto, dopo che avevamo scopato e dopo che tu te ne sei andato mollandomi da solo?- sibilò, guardandolo dritto in faccia.
-Me lo ricordo-.
“Anche troppo bene”.
Non riusciva a decifrare lo sguardo che Pietro gli stava rivolgendo. Era arrabbiato, come l’ultima volta che si erano visti, ma c’era anche altro, come se fosse risentito o ferito. Il peso di quello sguardo era difficile da sopportare, ma Alessio non arretrò.
-Allora ti sei già risposto da solo se sto con lui o no-.
Pietro gli fu ancora più vicino. Era una distanza intima, ormai – per un attimo fugace Alessio si ritrovò a pensare che gli sarebbe bastato davvero molto poco sporgersi verso di lui e baciarlo. E così facendo, molto probabilmente, si sarebbe guadagnato un ceffone sonoro.
Era difficile stargli così vicino, così tanto come non lo era da mesi, senza pensare a quel risvolto. Per quanto potesse ancora avvertire il vuoto che l’aveva spinto a rifugiarsi lì dentro, c’era anche tutto il resto che la sola vicinanza di Pietro gli provocava.
Forse quello slancio era dovuto anche al fatto che Pietro avesse appena ammesso che non aveva una relazione con Dario, almeno non romantica.
-Secondo te potrei stare con un’altra persona? Dopo pochi mesi, come se nulla fosse?- gli sibilò addosso Pietro – Come se potessi smettere di provare quel che provo per te da un momento all’altro?-.
-Se tu fossi felice con lui, allora a questo punto preferirei fosse così davvero- mormorò Alessio. E lo pensava davvero, per quanto si sentisse sollevato nel sapere che qualsiasi tipo di relazione avessero, Dario non aveva preso il suo posto. Era una gioia egoistica, ma immaginava sarebbe stato diverso se Pietro avesse voltato pagina.
Pietro sbuffò di nuovo:
-Quando stavo con Giada non avresti mai detto così-.
-Infatti- Alessio annuì – Perché ero uno stronzo egoista-.
“E un po’ lo sono anche adesso” si ritrovò a pensare, “Ma in modo diverso”.
Come to your senses
Defenses are not the way to go
And you know, or at least you knew
Defenses are not the way to go
And you know, or at least you knew
-Non sto con lui- Pietro lo ribadì di nuovo, e stavolta, in un qualche modo, la rabbia sembrò scemare – Non è niente di serio-.
“Non è niente di serio”.
Le parole di Pietro gli rimbombarono in mente, ripetendosi come un mantra che secondo dopo secondo assumeva sempre più concretezza.
Alessio si chiese come mai Pietro glielo avesse voluto dire così chiaramente: era ovvio che non voleva che dubitasse della veridicità di quel che provava, ma poi?
Qualsiasi fossero le implicazioni, Pietro era stato onesto con lui. Lo era stato tutte le ultime volte che si erano parlati. E per quanto si sentisse agitato, e non fosse minimamente preparato a parlargli in quel momento, Alessio si sentì quasi in dovere di ricambiare quella specie di favore.
Pietro si era girato, probabilmente intenzionato ad andarsene, ma Alessio allungò una mano verso il suo polso e lo trattenne. Era il gesto che avrebbe dovuto fare anche ad Agosto – non lasciarlo andare via da casa sua senza aver nemmeno provato a mettere insieme qualche parola-, e che si ritrovò a compiere in quel momento con il cuore in gola e con così tanti pensieri e così tante cose da dire che non aveva nemmeno idea di quale piega avrebbe preso quella possibile conversazione.
-Avevi ragione a dire che non sono riuscito a proteggerti da me-.
Alessio lo disse con voce quasi strozzata, nell’attimo in cui Pietro si era di nuovo voltato verso di lui. Gli lasciò andare il polso, ma stavolta fu lui a riavvicinarsi e Pietro a non arretrare.
-Ho dovuto perderti sul serio per rendermi conto fino in fondo di quante cose non vadano in me-.
Pietro lo guardò con espressione indecifrabile:
-E hai capito quali sono?-.
-Alcune- Alessio lo disse sommessamente – Ma credo mi servirà aiuto da qualcuno per capirle fino in fondo. E risolverle una volta per tutte-.
Si sentì come se si fosse appena tolto un peso dalle spalle. Non aveva mai realizzato davvero, non come in quel momento, quanto fosse convinto delle sue parole. Forse era stata la conversazione avuta con Caterina più di un mese prima a fargli aprire gli occhi – e fortunatamente l’aveva fatto.
-Mi hai fatto male- Pietro glielo disse a mezza voce, senza quella rabbia viscerale che aveva sempre caratterizzato le loro ultime conversazioni – Parecchio-.
Alessio annuì, il viso contratto:
-Lo so. Non credo mi perdonerò mai per questo-.
Si fece ancora più vicino, le lacrime che gli bruciavano agli angoli degli occhi. Non gli importava di nasconderle, né di fermarle, forse perché era giusto così. Voleva mostrare quel lato di sé a Pietro, fargli vedere quanto potesse sentirsi vulnerabile di fronte a lui.
-Ma avevo paura di affrontare un sacco di cose- mormorò ancora – E quello che è successo tra di noi era una di queste-.
-Pensi che io non avessi paura di dirti che sono innamorato di te?-.
Gli sembrò che anche Pietro avesse gli occhi lucidi, anche se il suo viso non era rigato da lacrime silenziose come lo era il suo.
-Avevo paura di perderti. E alla fine è successo comunque- Pietro abbassò per qualche secondo il viso – Forse me lo sarei dovuto aspettare-.
-Ma non è successo per il motivo per cui credi tu-.
Alessio gli era di nuovo sufficientemente vicino per poterlo baciare. Non lo avrebbe fatto, non in quel momento e non così, ma quella vicinanza gli fece bene ugualmente. Forse era la consapevolezza che Pietro, ad Ottobre, non si sarebbe mai fatto avvicinare in quella maniera, e per quanto l’ombra di Dario incombesse comunque tra di loro, Alessio sperò di poterlo reputare un passo avanti.
-È che ho avuto paura di non poterti dare quello che vorresti e che meriteresti- disse ancora, ignorando le lacrime che scendevano – E negli ultimi due mesi ho provato ad andare avanti, a convincermi che è davvero così e che ti meriti di essere felice con qualcun altro. Ma non ci riesco-.
Sfiorò con i polpastrelli una mano di Pietro. Non si spinse oltre, si limitò a quella carezza quasi casuale, anche se era sicuro che Pietro ci avesse fatto caso eccome. Era solo una minima parte di quello che avrebbe voluto fare, ma si costrinse a farselo bastare.
-Mi manchi ogni cazzo di giorno, e odio il non aver saputo parlarti e dirti subito come mi sentivo-.
Pietro continuava a restare in silenzio, il viso non più teso dall’ira come quando era entrato nel bagno – o come le volte precedenti in cui si erano rivisti. Sembrava combattuto, ma deciso a continuare ad ascoltare.
-E capisco se non mi credi, e se non ti fidi- Alessio parlò ancora, a mezza voce – D’altro canto non sono mai stato granché a parlare di quel che provo, e ti ho allontanato già altre volte, e ti ho ferito di nuovo-.
Avrebbe voluto dire tanto altro, ma la voce gli morì in gola. Avvertiva le lacrime scendere ancora, e avrebbe voluto piangere anche di più, più forte, ma provò a trattenersi.
-Ti ci sono voluti solo quasi quattro mesi per dirlo- sussurrò Pietro.
-Ci ho messo troppo tempo, no?- rise amaramente, ricordando le parole che si era sentito rivolgere più di un mese prima – Volevo fare un ultimo tentativo per provare a parlarti, ma … -.
“Ma non so se potrà davvero funzionare”.
Alessio non riuscì ad aggiungere nient’altro. In quel momento avrebbe voluto fiondarsi su Pietro, abbracciarlo e sperare che lui ricambiasse e lo stringesse a sé, ma in cuor suo sapeva che sarebbe stata una pessima scelta. Non era ancora il momento, e forse nemmeno si sarebbe mai presentato.
L’unica cosa che gli riuscì di fare fu muovere qualche passo per allontanarsi, il silenzio di Pietro troppo pesante da sopportare. Alessio non aveva idea di cosa potesse star pensando: che ormai ogni altro suo tentativo sarebbe stato inutile? Che per quanto quello che aveva con Dario non fosse serio o esclusivo ora, magari lo sarebbe diventato e che per lui non ci sarebbe stato più posto? Che le ferite erano troppe per far sì che qualsiasi parola potesse ormai curarle?
Alessio aveva bisogno di uscire da quel posto.
-Mi serve un po’ di tempo-.
Si bloccò nel momento stesso in cui udì Pietro pronunciare, a voce a malapena udibile, quelle parole. Per i primi secondi temette di essersele solo immaginate, ma voltandosi verso di lui osservò di nuovo il suo viso disorientato ed incerto. Pietro si mosse più velocemente di quanto non aveva fatto lui, dirigendosi verso la porta d’uscita lanciandogli un’ultima occhiata. Ad Alessio non rimase altro che guardarlo andarsene, e pensare che, perlomeno, se ne era andato in modo diverso da come l’aveva lasciato da solo fuori dal Celebrità quella sera di Ottobre.
Quella era l’unica certezza che aveva, oltre al fatto che anche lui avrebbe fatto bene ad andarsene di lì, pensando ad una scusa da rifilare a Giulia e Caterina per averci messo così tanto tempo. E poi, forse, nella notte che avrebbe passato da solo a casa, si sarebbe permesso di sperare almeno un po’ che con Pietro ci fosse ancora un qualche spiraglio di possibilità.
Everything's strange
You've changed, and I don't know what to do
To get through, I don't know what to do [4]
You've changed, and I don't know what to do
To get through, I don't know what to do [4]
[1] Halsey - "Without me"
[2] Placebo - "Exit wounds"
[3] Mark Owen- "Alone without you"
[4] "Come to your senses" dal musical "Tick tick ... Boom!"
Il copywright delle canzoni appartiene esclusivamente ai rispettivi artisti e autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Siamo ormai giunti alle porte dell'inverno (e fa molto strano dirlo e leggerlo, visto che invece nella realtà abbiamo ancora 35 gradi all'ombra 😂), ed entriamo anche ufficialmente nella seconda metà di Adulthood!
E iniziamo questo nuovo capitolo con un Alessio letteralmente braccato e prelevato da casa sua da Caterina e Giulia, intenzionate a fargli passare una serata un po' diversa dal suo solito. E in effetti, tanto per citare la stessa Giulia in questo aggiornamento, la serata ha davvero preso una piega inaspettata!🔥
Da quella che poteva essere una semplice uscita con le sue amiche, Alessio si ritrova invece, stavolta per pura coincidenza, nello stesso spazio di Pietro, in compagnia di Martino e Dario. La presenza di Dario ha portato a certe conseguenze e, anche se ovviamente non c'è stata nessuna scenata di gelosia, Alessio non se l’è comunque passata benissimo dopo aver visto con i propri occhi un bacio scambiato tra lui e Pietro (e chissà che in tutta questa baraonda Caterina e Giulia non abbiano intuito qualcosa di quello che sta succedendo tra i loro due amici).
La scena finale, però, segna un vero e proprio in giro di boa considerevole per quanto riguarda la situazione tra Alessio e Pietro. Non tutto è ancora risolto, ma stavolta sono riusciti a parlarsi molto di piú e in maniera piú sincera rispetto alle precedenti... E, infatti, questa volta Pietro gli ha chiesto solo un altro po' di tempo, risposta ben diversa al dirgli di non volerlo piú rivedere 😉 Insomma, la questione si sta avviando alla risoluzione... O capiterà altro?
Inizieremo a scoprirlo mercoledí 18 settembre con il capitolo 36!
Ma ci troveremo in questi lidi già mercoledì 11, con in nuovo aggiornamento della raccolta "I just wanna live in this moment forever" :)
Kiara & Greyjoy
[2] Placebo - "Exit wounds"
[3] Mark Owen- "Alone without you"
[4] "Come to your senses" dal musical "Tick tick ... Boom!"
Il copywright delle canzoni appartiene esclusivamente ai rispettivi artisti e autori.
NOTE DELLE AUTRICI
Siamo ormai giunti alle porte dell'inverno (e fa molto strano dirlo e leggerlo, visto che invece nella realtà abbiamo ancora 35 gradi all'ombra 😂), ed entriamo anche ufficialmente nella seconda metà di Adulthood!
E iniziamo questo nuovo capitolo con un Alessio letteralmente braccato e prelevato da casa sua da Caterina e Giulia, intenzionate a fargli passare una serata un po' diversa dal suo solito. E in effetti, tanto per citare la stessa Giulia in questo aggiornamento, la serata ha davvero preso una piega inaspettata!🔥
Da quella che poteva essere una semplice uscita con le sue amiche, Alessio si ritrova invece, stavolta per pura coincidenza, nello stesso spazio di Pietro, in compagnia di Martino e Dario. La presenza di Dario ha portato a certe conseguenze e, anche se ovviamente non c'è stata nessuna scenata di gelosia, Alessio non se l’è comunque passata benissimo dopo aver visto con i propri occhi un bacio scambiato tra lui e Pietro (e chissà che in tutta questa baraonda Caterina e Giulia non abbiano intuito qualcosa di quello che sta succedendo tra i loro due amici).
La scena finale, però, segna un vero e proprio in giro di boa considerevole per quanto riguarda la situazione tra Alessio e Pietro. Non tutto è ancora risolto, ma stavolta sono riusciti a parlarsi molto di piú e in maniera piú sincera rispetto alle precedenti... E, infatti, questa volta Pietro gli ha chiesto solo un altro po' di tempo, risposta ben diversa al dirgli di non volerlo piú rivedere 😉 Insomma, la questione si sta avviando alla risoluzione... O capiterà altro?
Inizieremo a scoprirlo mercoledí 18 settembre con il capitolo 36!
Ma ci troveremo in questi lidi già mercoledì 11, con in nuovo aggiornamento della raccolta "I just wanna live in this moment forever" :)
Kiara & Greyjoy