Jonas uscì dall’edificio con un sorriso stampato in faccia che non voleva minimamente saperne di andarsene e lo stesso valeva per Dylan.
-cazzo se sono felice- sussurrò Jonas osservando il suo ragazzo che annuì alle sue parole.
-avevi ragione-
-riguardo cosa di tutto quello che ho sempre detto?- ridacchiò Jonas e Dylan gli tirò un leggero pugno sul braccio.
-non fare il presuntuoso- lo richiamò proprio il moro per poi sorridere -riguardo a come si sarebbe comportato Otto Errera durante il processo-
-amore te l’ho già detto tante volte che quelli sono gli stadi dei criminali o anche del lutto: le due cose sono uguali- sussurrò Jonas che si sentiva strano ad indossare da tutta una giornata quel maledetto completo. Solitamente erano Henok e Rebeca quelli che andavano ai processi e lui semplicemente se ne stava in jeans e pantaloni a lavorare, quella volta però era stato costretto -prima c’è la negazione, la rabbia, il “gossip”, la depressione e alla fine accettano il loro destino-
-già e con il suo “gossip” invece di incolpare gli altri per salvarsi li ha portati tutti in carcere con se- sussurrò Dylan.
-meglio per noi. Vieni con me in ospedale?- chiese poi il rosso e Dylan annuì entrando nella macchina del suo ragazzo, macchina nella quale la prima cose che Jonas fece fu togliersi la giacca di quel maledetto completo e poi partire.
-quanto sei felice di essere stato promosso dopo questo caso?- chiese dopo un po’ Dylan osservando il profilo del suo ragazzo.
-non è cambiato niente a parte che mi hanno aumentato lo stipendio e che sono finalmente riuscito a far accettare a Parker che non sono più il suo jolly da mandare sotto copertura-
-e io sono felice della cosa visto che ti ho tutto per me quando voglio- ridacchiò Dylan spostando lo sguardo sul paesaggio.
-ah non sei contento del mio aumento di stipendio?-
-il mio di stipendio basta per entrambi quindi sono solo contento per te ma non ci cambia tanto la vita-
-ora chi è che sta facendo il presuntuoso?- ridacchiò Jonas parcheggiando la macchina. I due ragazzi entrarono velocemente in ospedale per poi andare nel reparto maternità. Non ebbero minimamente bisogno di chiedere agli infermieri la camera giusta perché trovarono Henok con il telefono in mano in corridoio.
-ehi perché sei in corridoio?- domandò Jonas palesando quindi la loro presenza.
-chiamare no?- ringhiò invece Henok -volevo avere novità del processo-
-è andato bene e Otto Errera insieme ad altri sono tutti finiti in prigione- rispose Dylan -dove sono?-
-venite- si arrese a dire Henok anche se aveva un sorrisetto stampato sulle labbra. Il castano portò i due fino a quella che era la camera di Rebeca dove trovarono la ragazza con in braccio un fagottino rosa che quando li vede sorrise.
-allora? Com’è andata?- domandò Rebeca osservandoli attentamente.
-in prigione, non dovrai più preoccuparti Reb- rispose Jonas avvicinandosi all’amica per osservare la bambina -ciao tesoro- le disse e la bambina iniziò ad osservarlo con i suoi grossi occhioni indagatori.
-Julie hai visto chi c’è?- sussurrò Henok alla figlia -zio Jonas e zio Dylan-
-ha gli occhi di Reb- sussurrò Jonas osservando la bambina attentamente mentre Henok stava per rispondergli ma non fece in tempo visto che il telefono di Jonas prese a squillare con il rosso che si allontanò per rispondere.
-be’ ha ragione anche se gli occhi dei bambini possono anche cambia…- ma anche le parole di Dylan vennero interrotte dal suo stesso telefono e il moro si scusò andando a rispondere a sua volta.
Rebeca e Henok si osservarono per un momento capendo anche che avevano entrambi avuto la stessa idea di quello che stava succedendo.
-devo andare c’è stato…- iniziò Jonas raggiungendoli.
-un omicidio- concluse per lui Dylan.
-vedi sono diventati partner non solo nella vita privata ma anche sul lavoro- sbuffò Henok facendo ridere quella che di li a qualche mese sarebbe diventata anche sua moglie. -non fate i piccioncini tutto il tempo okay? Altrimenti vi lascio cambiare i pannolini a Julie-
-Henok non puoi usare le minacce che io uso con te con loro- ridacchiò Rebeca che fu seguita anche da Jonas e Dylan, Jonas e Dylan che si scambiarono un lungo sguardo prima di salutare i loro amici e dirigersi insieme sulla scena del crimine per lavorare insieme ufficialmente al loro primo caso: primo caso di molti altri.
-cazzo se sono felice- sussurrò Jonas osservando il suo ragazzo che annuì alle sue parole.
-avevi ragione-
-riguardo cosa di tutto quello che ho sempre detto?- ridacchiò Jonas e Dylan gli tirò un leggero pugno sul braccio.
-non fare il presuntuoso- lo richiamò proprio il moro per poi sorridere -riguardo a come si sarebbe comportato Otto Errera durante il processo-
-amore te l’ho già detto tante volte che quelli sono gli stadi dei criminali o anche del lutto: le due cose sono uguali- sussurrò Jonas che si sentiva strano ad indossare da tutta una giornata quel maledetto completo. Solitamente erano Henok e Rebeca quelli che andavano ai processi e lui semplicemente se ne stava in jeans e pantaloni a lavorare, quella volta però era stato costretto -prima c’è la negazione, la rabbia, il “gossip”, la depressione e alla fine accettano il loro destino-
-già e con il suo “gossip” invece di incolpare gli altri per salvarsi li ha portati tutti in carcere con se- sussurrò Dylan.
-meglio per noi. Vieni con me in ospedale?- chiese poi il rosso e Dylan annuì entrando nella macchina del suo ragazzo, macchina nella quale la prima cose che Jonas fece fu togliersi la giacca di quel maledetto completo e poi partire.
-quanto sei felice di essere stato promosso dopo questo caso?- chiese dopo un po’ Dylan osservando il profilo del suo ragazzo.
-non è cambiato niente a parte che mi hanno aumentato lo stipendio e che sono finalmente riuscito a far accettare a Parker che non sono più il suo jolly da mandare sotto copertura-
-e io sono felice della cosa visto che ti ho tutto per me quando voglio- ridacchiò Dylan spostando lo sguardo sul paesaggio.
-ah non sei contento del mio aumento di stipendio?-
-il mio di stipendio basta per entrambi quindi sono solo contento per te ma non ci cambia tanto la vita-
-ora chi è che sta facendo il presuntuoso?- ridacchiò Jonas parcheggiando la macchina. I due ragazzi entrarono velocemente in ospedale per poi andare nel reparto maternità. Non ebbero minimamente bisogno di chiedere agli infermieri la camera giusta perché trovarono Henok con il telefono in mano in corridoio.
-ehi perché sei in corridoio?- domandò Jonas palesando quindi la loro presenza.
-chiamare no?- ringhiò invece Henok -volevo avere novità del processo-
-è andato bene e Otto Errera insieme ad altri sono tutti finiti in prigione- rispose Dylan -dove sono?-
-venite- si arrese a dire Henok anche se aveva un sorrisetto stampato sulle labbra. Il castano portò i due fino a quella che era la camera di Rebeca dove trovarono la ragazza con in braccio un fagottino rosa che quando li vede sorrise.
-allora? Com’è andata?- domandò Rebeca osservandoli attentamente.
-in prigione, non dovrai più preoccuparti Reb- rispose Jonas avvicinandosi all’amica per osservare la bambina -ciao tesoro- le disse e la bambina iniziò ad osservarlo con i suoi grossi occhioni indagatori.
-Julie hai visto chi c’è?- sussurrò Henok alla figlia -zio Jonas e zio Dylan-
-ha gli occhi di Reb- sussurrò Jonas osservando la bambina attentamente mentre Henok stava per rispondergli ma non fece in tempo visto che il telefono di Jonas prese a squillare con il rosso che si allontanò per rispondere.
-be’ ha ragione anche se gli occhi dei bambini possono anche cambia…- ma anche le parole di Dylan vennero interrotte dal suo stesso telefono e il moro si scusò andando a rispondere a sua volta.
Rebeca e Henok si osservarono per un momento capendo anche che avevano entrambi avuto la stessa idea di quello che stava succedendo.
-devo andare c’è stato…- iniziò Jonas raggiungendoli.
-un omicidio- concluse per lui Dylan.
-vedi sono diventati partner non solo nella vita privata ma anche sul lavoro- sbuffò Henok facendo ridere quella che di li a qualche mese sarebbe diventata anche sua moglie. -non fate i piccioncini tutto il tempo okay? Altrimenti vi lascio cambiare i pannolini a Julie-
-Henok non puoi usare le minacce che io uso con te con loro- ridacchiò Rebeca che fu seguita anche da Jonas e Dylan, Jonas e Dylan che si scambiarono un lungo sguardo prima di salutare i loro amici e dirigersi insieme sulla scena del crimine per lavorare insieme ufficialmente al loro primo caso: primo caso di molti altri.