Benvenuto all’Inferno
One-shot
Le loro vesti
lacere,
le loro mani,
i loro respiri,
le loro putride bocche…
Hai sempre
saputo della loro esistenza,
ma non hai mai pensato che sarebbero venuti a
prendere te.
Piangere non serve
a niente,
se non ad aprire loro una porta in più
sulla tua anima.
Chiudere gli
occhi non risolve nulla,
non allontana la consapevolezza di essere
dimenticati da tutti,
di essere ormai per il resto del Mondo Magico
peggio che morti.
Condannati.
Carcere a
vita.
Azkaban a vita.
Dissennatori a vita.
E anche oltre la vita,
perché saranno loro ad accompagnarti alla
pazzia,
che qui è la vera morte,
ed arriva molto prima che il tuo corpo venga seppellito.
Noi
condannati ti diamo il benvenuto…
Benvenuto all’inferno.
“ Lupin, ti prego…non sono stato io.
Ti prego, credimi! ”
Nemmeno un processo.
“ Non sono
stato io a provocare quell’esplosione! ”
La convinzione era ancora forte…quando
lo avevano portato lì.
Quella voce aveva cominciato a parlargli
dopo solo poche ore di isolamento.
“ E non sei stato tu a convincere James e Lily
a cambiare Custode segreto? Non sei stato tu a suggerire Peter?
”
“ Non sono
stato io, Lupin! E’ Codaliscia
il traditore! ”
“ Come
pensi che ti crederebbero? Una strada babbana saltata interamente in aria...il
dito di Peter ad essere l’unico
pezzo rinvenuto…”
Ce n’erano sempre almeno cinque in più, in quei giorni.
Ormai tutti i prigionieri di Azkaban avevano imparato a
riconoscere il tipo di giornata dal numero di Dissennatori
che riempivano i corridoi della fortezza. E in quel braccio di massima
sicurezza i Dissennatori erano sempre e comunque più numerosi che in tutto il resto del carcere.
Oggi si sarebbero riempite le celle più
lontane dalla grata di ingresso, oggi ne sarebbero
arrivati altri.
I prigionieri vissero come meglio
potevano le loro piccole abitudini quotidiane: le poche pulizie personali che
gli erano concesse, il pasto e l’eventuale colloquio con ospiti dall’esterno…quest’ultimo diritto abrogato in realtà ormai per molti di
loro.
Uno dei divertimenti che alcuni
condannati avevano deciso di ricavarsi era quello di scommettere sulla
resistenza dei maghi prossimi alla reclusione…ma
quella mattina le loro celle non erano state aperte, i Dissennatori
li avevano lasciati lì dentro, impedendo loro anche quel minimo giornaliero di
comunicazione.
Cominciarono a
respirare più rapidamente, erano eccitati.
Restavano fermi davanti alle loro
guardiole solo perché nell’aria c’era anche la presenza di membri del Wizengamot, quelli che avevano pronunciato l’ultimo
verdetto di colpevolezza. E chi sarebbe stato il fortunato, questa volta?
Sirius Black distolse lo sguardo dal soffitto e si rigirò sulla
branda, la faccia verso la parete.
Un altro Dissennatore
ci aveva provato con lui, quella notte, e questa volte era stato
davvero ad un passo dal succhiargli la sua ultima resistenza, il suo ultimo
pensiero capace di sopravvivere alla pazzia.
E’
solo questione di tempo, si ripeté mentre udiva
fischiare i cardini della grata, solo
questione di tempo…non ti illudere.
“ Padre, ti prego! Ti prego, non
lasciarmi qui! ”
Sirius Black si avvicinò alla guardiola della sua cella.
L’urlo e il pianto non avevano alcuna
speranza di successo, più nessuno avrebbe ascoltato
quella voce disperata.
Sembrava una voce di ragazzo, se non un
bambino.
Lo vide scalciare e puntare i piedi
sulle pareti, ma le mani ossute e deformate dei Dissennatori lo allontanarono da qualsiasi appoggio utile.
“ Lasciatemi stare! Padre, ti prego! ”
Le urla del ragazzo si mischiarono a
quelle dei suoi complici, che affrontavano la deportazione in modo completamente
diverso: “ Lui non dimenticherà i nomi di chi gli è stato fedele! Lui
ritornerà, e premierà la nostra fede! ”
Se anche
avessero posseduto la voce per ribattere, Sirius
sapeva che le guardie non avrebbero sentito il bisogno di farlo. Azkaban era scomparire, senza alcuna possibilità. Era la
fine. Perché avrebbero dovuto sprecare fiato a
rispondere ai vaneggiamenti di un condannato, se anche fosse stato il peggiore
criminale, il braccio destro in persona di Lord Voldemort?
Il pensiero del detenuto Sirius Black andò oltre: quella
voce lui la conosceva. A confermargli quella sensazione,
l’esclamazione esaltata della terza persona appena rinchiusa dentro la cella
dove sarebbe marcita.
“ Il mio padrone tornerà a prendermi,
perché solo io l’ho servito fino infondo! ”
Prima di rendersene conto, Sirius scattò in piedi, disgustato. “ Bellatrix.
”
Non aveva pronunciato il suo nome a voce
alta, ma la cugina riuscì comunque a sentirlo. “ Tu!
La feccia che ha tradito la famiglia dei Black!
Guardie, io non voglio dividere la prigionia con questo rinnegato! ”
“ Risparmia il tuo fiato, cugina. ”
“ Taci! Non osare rivolgermi la parola!
”
Sirius dovette
far appello a tutto il proprio autocontrollo per non sputare. Sapeva che lei
era stata rinchiusa nella cella dopo quella del
marito…altra piacevole compagnia dei
suoi giorni futuri…Se avesse sputato a terra, Bellatrix
avrebbe sicuramente colto di essere la destinataria di quel gesto…ma questo non
avrebbe risolto la sua situazione.
Se aveva imparato una cosa, lì nel
braccio di massima sicurezza di Azkaban,
era che sfogarsi in quel modo non avrebbe fatto altro che attirare a sé la
presenza costante e punitiva dei Dissennatori.
Sirius Black si concentrò sul primo condannato, trasportato di peso
proprio nella prigione di fronte alla sua. Si era rannicchiato nell’angolo
dietro alla sua branda, singhiozzando come un bambino, gli occhi iniettati di
terrore semicoperti da un ciuffo di capelli sporchi e stopposi
color paglia.
“ Non torneranno, per un po’. ”
Il ragazzo non diede cenno di risposta.
Cominciò a dondolarsi avanti e indietro, gemendo in una litania poche parole: “
Sono tuo figlio…sono tuo figlio…”
“ Come ti chiami? ”
“
Lui è il figlio del nostro caro Barty Crouch ” rispose Bellatrix Black.
Sirius non
trattenne più la sua rabbia: “ Non l’ho chiesto a te! ”
“ Ti sei proposto come sostegno morale
per gli sfortunati che entrano qui? ” lo schernì Rodolfus
Lestrange.
“ Non sono affari vostri! Continuate le
vostre preghiere al padrone perché vi venga a liberare…e a premiare per la
vostra fedeltà! ”
“ Questo ragazzo è già morto, Sirius, e lo sei anche tu! ”
“ Grida pure quello che vuoi, Bellatrix. Siamo sulla stessa barca, se non te ne sei
accorta. Voldemort non verrà a salvarti. ”
“ Tu non lo scoprirai mai, perché quando
verrà i Dissennatori ti avranno già succhiato l’anima
traditrice che ti ritrovi. Quando uscirò, andrò a
salutare la nostra cuginetta Ninfadora.
La manderò da te al più presto, non temere…”
“ Tu non farai proprio nulla, mi hai
sentito?! ”
La risata di Bellatrix
e del marito sovrastò i suoi sfoghi.
Dentro alla sua
cella, il ragazzino condannato dal suo stesso padre continuava a piangere.
Peggio che morto…
proprio come
presto sarebbe stato Sirius.
Restava da
vedere chi se ne sarebbe andato per primo…