Come se stesse tornando a galla da un profondo mare dalle nere profondità, le voci che dapprima sentiva ovattate e lontane, ora si erano fatte più vicine che mai e quando anche la vista era tornata normale la luce a intermittenza lo ferì. Socchiuse le palpebre, mentre la voce dell'allarme continuava a ripetersi senza fine e gli ultimi resti dello scudo particellare cadevano. Era il finimondo, voci agitate cercavano di darsi un controllo, una su tutte cercava in tutti i modi di mettere a tacere le altre e di fare lavorare chi di dovere.
XonZ fu così felice di vederlo sveglio. -Yukio! Sono felice che tu sia sveglio! Hai preso una bella botta, pensavo fossi...-
Il Primo Ministro gemette dolorante quando provò ad alzarsi, XonZ lo stava aiutando, ma alla fine volle farcela da solo e ci riuscì. Una volta in piedi, corse con fatica di nuovo alla ringhiera e osservò il generale e il comandante provare a impartire ordini. -Che succede?-
I due si girarono, furono stupiti di vederlo lì in piedi e soprattutto preoccupati. Stavano per dire qualcosa, ma vennero messi a tacere.
-Non è interessante come stia io, forza dite...!-
Kaine prese parola. -Signore, l'ultimo carico è stato sistemato... dobbiamo chiudere il corridoio- spiegò semplicemente. -Il nostro scudo è caduto in gran parte e abbiamo solo un'opportunità di...-
-Dobbiamo fare il salto temporale- tagliò secco. -Se è tutto a posto, sbrigatevi!- li richiamò e dopodiché si tenne al tubo di ferro, visto la vibrazione potente.
Il generale spronò di nuovo gli uomini e facendo un po' di fatica, riuscirono a rimuovere il corridoio, ma dovettero fare manualmente a causa dei danneggiamenti. Degli operari avevano rischiato la vita per sganciare il corridoio, due uomini di Cleila in tuta spaziale erano usciti da un portellone e lo avevano sganciato. Era stata una situazione terribilmente ansiosa, in cui tutti avevano tenuto gli occhi incollati sullo schermo del computer.
Naturalmente, anche i Ferxiani avevano fatto la loro parte in quella situazione staccando l'altra parte del tunnel. Se ne erano andati, ma le loro armate militari erano rimaste.
-Preparate il salto!- Ordinò ancora Yukio.
Un giovane ragazzo ai comandi fece la solita procedura. -Sì, signore, lo tenevamo pronto... siamo quasi pronti a partire, pochi secondi.-
All'improvviso, videro qualcosa di grosso sbucare dal nulla e di fronte a loro. Nessuno seppe descrivere da dove fosse comparsa quell'enorme nave, dai colori scuri e dalle tre linee caratteristiche sul davanti.
Era come un grosso gigante, anche loro a suo cospetto erano piccoli, minuscoli anzi e chiunque la guardava a bocca aperta per quanto fosse intimidatoria. Terribile.
Era tagliente, sembrava essere capace in tutti i modi di fendere lo spazio e tagliarne via un bel pezzo. Sembrava riuscisse a scalfire quell'infinita materia, come se fosse fisica e a farsi spazio nel nulla. Restando la vera e concreta cosa in quel mare di niente.
Aveva l'aria della morte in persona, pronta a prendere le anime e le vite dei poveri sfortunati che la incontravano.
Nessuno aveva mai visto una nave del genere, nessuno era stato al suo cospetto o nel suo mirino. Neanche la nave più grossa dell'impero poteva fare qualcosa.
Yukio però l'aveva già incontrata molto tempo fa' e aveva il cuore in gola a vederla, tremava. -La Azalus! Dobbiamo andarcene!- Gridò.
-Manca poco!- gridò anche il ragazzo.
Sul muso della maestosa nave c'era una grossa canna di fucile puntata verso di loro, alla fine si trovavano dei dischi metallici, che a un tratto si misero a convogliare una strana energia e si notarono delle piccole scosse elettriche che la percorrevano.
Yukio sapeva.
Si stava caricando ed era potente, se li avessero colpiti avrebbe significato solo una cosa... la fine. Sarebbero esplosi in mille pezzi e dei loro corpi non sarebbe rimasto nulla, neanche i resti.
Yukio la guardava terrorizzato e nervoso, perché cazzo non stavano andando?!
A un certo punto, prima che potesse dire qualcosa, dalla canna del cannone. proprio al centro, si concentrò un globo di pura energia rossa. Dopo pochi istanti sparò, percorrendo tutto il campo da guerra e colpendo e sfiorando le navi militari di Cleila. Alcune esplosero colpite, fiamme dai colori vari e resti che galleggiavano nello spazio.
La loro nave tremò più che mai e delle grida si alzarono nella sala comando...
poi, dopo una sirena continua, fu circondata da un alone blu e prima che l'energia rossa li colpisse si ritrovarono in un'altra sezione di spazio. Senza il campo da battaglia, ma solo il loro pianeta, la sua superficie era un misto di terre emerse dalle acque e distese di oceani.
Intorno molti satelliti e navi militari sorvegliavano il perimetro spaziale e attorno alla base che galleggiava a pochi metri da Cleila.
La situazione all'interno della nave era più tranquilla ora, non c'era nessun allarme o luce a intermittenza. Ruppe quello strano silenzio una voce di un uomo, proveniente dalla radio.
-Nave Eva, Qualche problema?-
Il generale Akine prese parola. -Base Euru, stiamo bene...-
-Lo scambio è avvenuto con successo?-
-Si, ma siamo dovuti scappare c'è stato un attacco, adesso torniamo in Patria.-
-Nessun ferito?-
Akine si guardò attorno e si soffermò sul ragazzo dai capelli bianchi, fu preso un attimo dal panico a vederlo in quello stato ma decise di mantenere la calma e di restare serio. Stava tranquillamente in piedi, forse non c'era nessun motivo per cui preoccuparsi. -Probabilmente qualche soldato o lavoratore del deposito.-
Non voleva gettare il panico nella base per quanto riguardava il Primo Ministro.
XonZ osservò Yukio con preoccupazione e gli poggiò una manona sulla spalla. -Yukio, vieni devi stenderti un attimo...-
-Eh? Sto bene- disse sicuro di sé.
-Lo so', ma hai preso una brutta botta in testa e sicuramente dopo l'abbassamento dell'adrenalina ne risentirai...-
Non disse nulla sapendo che aveva pienamente ragione, quindi decise di non discutere e di seguire i soldati in una stanza dove potesse riprendersi e sistemarsi.
Gli uomini lo fecero accomodare in una cabina, con bagni annessi e con la presenza di un letto e un tavolo su cui poter mangiare.
Si accomodò sul materasso e XonZ di fianco a lui, guardò i due soldati e fece un piccolo sorriso rivolto a loro. -Per favore, portate una casetta di primo soccorso.-
I soldati annuirono e li lasciarono da soli, insieme a loro solo KavaneL seduto al tavolo e guardando il suo superiore e il ragazzo ferito, con altrettanta preoccupazione.
-Mi dispiace molto che siate stati coinvolti in un combattimento a fuoco, soprattutto che vi siate trovati sulla nostra nave.-
XonZ scosse il capo, con sempre quell'espressione molto paterna.
-Non dispiacerti, non è stata colpa tua e poi potremo recuperare un po' di quel tempo perso.-
Annuì amaramente. -Si, ma non ho bisogno di cure, sul serio, mi sento dolorante e stanco, del resto sto bene.-
Il bestione bianco lo guardava serio. -Ascoltami, non so' se ti sei reso conto che non ci vedi da un occhio.-
In quel momento Yukio sussultò. -Che?-
-Appunto- si lasciò sfuggire un sospiro. -È il tuo artificiale, penso che sia rotto e poi penso che anche il tuo braccio abbia qualche problema.-
Si osservò il braccio androide e in effetti una lucina d'allarme si faceva notare, cercò di muoverlo ma era parecchio pesante ora.
-Ah, potrebbe essersi danneggiato...- commentò e poi lo osservò in viso. -L'occhio artificiale difficilmente me ne accorgo- fece un amaro sospiro e poi con occhi pieni di un'infinita tristezza mormorò stancamente. -Sono proprio da buttare, eh?- Chiese tirando un sorrisino.
A XonZ gli si spezzò il cuore, non poteva vederlo ridotto così e non resistette. Si catapultò ad abbracciarlo, mormorando parole dolci nella sua lingua, che di solito si riservavano ai cuccioli e che diceva ogni Ferxiano padre o madre quando la loro prole stava male.
Yukio fu travolto ancora di più dalla tristezza, ricambiò la stretta con il solo braccio funzionate e nonché il più facile da muovere in quell'esatto momento.
Rimasero così allungo, fino a quando non udirono la porta aprirsi e lasciarono terminare quella stretta confortevole.
I due soldati avevano portato il necessario, anche se non sapevano come l'avrebbero usato, visto che si era rovinata solo la parte androide. Aveva alcuni lividi in faccia, su quella ancora umana, ma nulla di troppo grave.
XonZ congedò i due uomini, con delicatezza aprì la cassetta e si ritrovò davanti a diversi oggetti di uso medico. Aveva imparato, come detto prima, ad armeggiare con attrezzature di grandezza umana e per lui erano abbastanza piccoli. Dopo anni a capire come fare, era diventato bravo e poteva fare qualsiasi cosa.
Soprattutto prendersi cura del ragazzo, che lo guardava altrettanto confuso come i due soldati di prima.
-Che vorresti fare?- Chiese altamente perplesso. -Non ho nulla di umano rotto o ferito, quindi non capisco.-
XonZ con un grosso sorriso prese delle bende. -Cerchiamo di farti avere un'immagine normale.-
-Non sarebbe poi così tanto normale, no? Voglio dire, bendato e...-
-Ascolta, se non teniamo bene su quel braccio i circuiti e anche i legamenti meccanici, tireranno la tua carne e questo non ti farebbe per nulla bene- disse annuendo. -Il collegamento con la carne farà sempre più male se troppo teso e appesantito, si potrebbe staccare procurandoti tagli profondi.-
Non ebbe nulla da reclamare, aveva ragione.
Si lasciò sistemare dalle sue mani attente e finì giusto in tempo di essere entrati nell'orbita del pianeta e atterrati subito dopo nella zona d'atterraggio delle navi Imperiali.
Molti tecnici corsero alla nave, ma anche medici siccome i danni erano ben evidenti sui fianchi e su tutto il corpo d'acciaio.
Il portellone di scarico si abbassò, subito le merci furono scaricate dai muletti gravitazionali.
Scesero tutti gli operatori della nave, alcuni feriti e aiutati da altri e dopo di loro le figure più importanti come il Primo Ministro, il generale, il capitano e i due Ferxiani.
Yukio spostò i suoi occhi sul bestione bianco al suo fianco. -Sarete ospiti del palazzo imperiale fino a quando una vostra nave verrà a prendervi.-
-Ti ringrazio, siamo felici di essere vostri ospiti.-
-Questo e altro per coloro che donano a noi il vaccino- fece un piccolo sorriso.
Il suo occhio androide era coperto dalla fasciatura e il suo braccio ben sorretto sull'addome, bastò questo a far preoccupare i dottori che accorsero da lui immediatamente.
Il medico imperiale fu il primo a raggiungerlo, si era appostato lì con gli altri medici ben consapevole che sarebbe potuto accadere.
-Signore! Come state?- chiese con preoccupazione palpabile, il suo viso era una maschera di tensione.
Scosse la testa con un sorriso. -Niente di cui preoccuparsi, solo le mie parti meccaniche ne hanno risentito... il mio viso è stato curato dalle mani esperte del Ministro XonZ.-
Il medico fece un breve inchino al bestione bianco e poi rassicurato da lui, si sentì più sollevato e tranquillo. -Sono felice che del resto stiate bene- disse e guardò il Ferxiano. -Signore, se qualche vostro uomo fosse ferito rivolgetevi a noi.-
XonZ scambiò uno sguardo a KavaneL, che a sua volta lo fissò e posando gli occhi sugli uomini con loro li studiò attentamente. Dopodiché tornò al medico. -Abbiamo due feriti- disse indicandoli in quella manciata di Ferxiani, che si fecero avanti doloranti e dei medici li guidarono ai mezzi volanti.
Il Primo Ministro fece accomodare i Ferxiani all'Ambasciata dei mondi esterni, dove erano garantiti un buon vitto e alloggio. Invece XonZ e KavaneL erano ospiti del palazzo Imperiale, di fatto si diressero lì.
Naturalmente la grande struttura spiccava sempre, più di ogni altra cosa in città e si capiva chiaramente che lì soggiornava la famiglia imperiale e che fosse il simbolo di Cleila. Era il luogo più difeso sulla facciata del pianeta, calcolando anche le varie ambasciate e il tribunale del congresso.
Nessuno era mai riuscito a fare un attentato a quei luoghi tanto importanti e mai erano stati resi macerie, avevano la loro aria di importanza austera e neanche il peggiore fra gli stupidi, o fra i narcisisti (spregiudicati), aveva tentato una disavventura simile.
Yukio era stato sicuramente visto da qualche giornalista lì sul posto quando erano atterrati, sapeva che la notizia di lui ferito si sarebbe propagata in pochi minuti e non gli importava più di tanto ora come ora. La notizia della sua partenza era stata resa pubblica solo all'ultimo, ma di certo alcuni cacciatori di notizie avevano fatto di tutto e si erano riusciti a procurare foto della partenza. Un buon numero di loro con molta probabilità avevano sempre saputo il giorno della partenza, c'era stata una fuga di notizie dal palazzo imperiale, come al solito, il che non era un problema. Non era una missione top secret, ma l'avevano tenuta nascosta fino alla fine per evitare caos fra i cittadini.
Il ritorno era stato da programma, agitato, tra fotografi, uomini e donne al di là delle pareti protettive trasparenti. Scattando foto e gridando domande.
Si trovavano dentro le mura del palazzo, furono accolti subito da alcuni ministri e l'Imperatore in persona. Il suo viso duro era leggermente ammorbidito da un sorriso di circostanza, che si doveva tra figure importanti.
-È un piacere avervi qui come nostri ospiti, sono sollevato e felice che stiate bene- disse l'Imperatore.
Xonz e KavaneL fecero un mezzo inchino, dopodiché fu il primo a parlare. -Ringraziamo voi per la vostra ospitalità e gentilezza.-
-Questo e altro per coloro che hanno aiutato Cleila.-
-Figuratevi, lo abbiamo fatto per senso del dovere verso di voi e anche perché io e Yukio ci conosciamo da lunga data.-
-Capisco- annuì sorridente. -La servitù vi guiderà alle vostre stanze.-
Due donne guidarono via da lì i bestioni, mentre Yukio fu trattenuto dall'Imperatore.
Le varie figure importanti se ne andarono a svolgere i loro doveri.
Yukio invece, si ritrovò nella stanza imperiale e al cui centro c'era il solito tavolone con sopra l'ologramma di Cleila, che volteggiava su sé stesso, come in una danza infinita.
Si era accomodato pesantemente su una sedia, era stanco, per fortuna l'uomo gli diede il permesso di mettersi comodo in sua presenza. Di solito non era così che andava. Abituato al suo caratteraccio brusco, tutto quello appariva strano. Forse stavolta era per il semplice fatto che fosse ferito gravemente, cosa mai successa se non dopo moltissimi anni e probabilmente si, avrebbe preoccupato molti cittadini.
L'indistruttibile Primo Ministro, la sua fama, era tornato ridotto a quel modo?
Per quanto fosse mezzo androide, era visto come un imbattibile "uomo", ma poteva davvero mettere in crisi questa visione di lui.
-Nessuno ti ha visto così?- Chiese con voce ferma.
Fece spallucce. -Impossibile, ci saranno stati molti testimoni come voi sapete... la notizia del nostro arrivo era diffusa.-
L'uomo fece un profondo sospiro.
-Non vi preoccupate... farò in modo che tutti sappiano che non è nulla di grave, ma solo ferite alla mia parte non umana e quindi nulla di troppo grave- socchiuse gli occhi. -Per ora preoccupiamoci solo per le vaccinazioni dei malati, nulla di più e nulla di meno; poi il resto si vedrà nei momenti di maggiore calma.-
Da una parte, in un piccolo spazietto, sapeva che nel suo cuore si preoccupava per lui anche se non lo dimostrava apertamente. In fondo, lo aveva cresciuto e aiutato in molti ambiti, come lo studio o la crescita personale. Un legame, anche se minino, c'era d'affetto.
-Fatti sistemare il prima possibile.-
Yukio annuì. -Lo farò, ma prima mi occuperò di certe faccende più importanti e poi penserò a me stesso.-
Ci furono attimi di silenzio costante e l'Imperatore era alle sue spalle, lo osservava coi suoi occhi grigi quasi neri e duri quanto i suoi tratti del viso. -Va bene, ma per oggi puoi prenderti una giornata libera.-
Abbassò gli occhi sulle sue mani e quella umana stringeva quella artificiale, che sentiva come un oggetto esterno mezzo attaccato al suo corpo. Era assurdo che gli suggerisse di non lavorare e di prendersi del tempo per sé, per riprendersi.
Stava per dirgli che non poteva, ma l'uomo lo bloccò con altre parole e con quella domanda chiara. -Cosa è successo?-
Yukio gli raccontò tutto, pure della Azalus, di come questa fosse arrivata e avesse gettato tutti nel caos, nell'agitazione e nella paura di morire.
Di come erano fuggiti e salvati all'ultimo, come avevano caricato le merci e come si era procurato quei danneggiamenti. Quest'ultima era venuta fuori per una sua domanda.
Dopodiché l'imperatore lo congedò al riposo e gli promise che si sarebbe fatto aggiustare il più velocemente possibile per tornare a lavorare subito.
Andò nella sua stanza a riposare, dove ad attenderlo c'era Charry che fin da subito lo strinse in un abbraccio e poi passarono il resto della loro giornata insieme. Lei si prese cura di lui e fece da "guardia" mentre dormiva, onde evitare che qualcuno potesse interrompere il suo sonno.
Aiden stava sistemando casa quando arrivò alle sue orecchie la notizia che la nave, partita qualche giorno fa', era appena tornata. Era andata in grande segreto, vi erano state speculazioni che alla fine si erano avverate.
A sentire dalla televisione accesa, guardata da sua madre e da Hun, corse in sala.
Era conscio che su quella nave ci fosse Yukio.
Molti avevano parlato di quanto fosse pericolosa quella missione in quei giorni, non poté che essere nervoso e agitato all'idea che potesse morire in qualche modo e senza avergli parlato di persona un'ultima volta.
Non sapeva se sua madre si fosse accorta che fosse teso in quei pomeriggi, ma molto probabilmente sì, lo sapeva leggere benissimo e soprattutto lui non era capace di nascondere ciò che lo angosciava.
Si concentrò sullo schermo della tv, su cui poteva vedere la nave scendere lentamente fino a toccare il suolo e poi dopo qualche istante cominciarono a uscire gli uomini dell'equipaggio.
Alcuni di questi, quelli non feriti, scaricavano gli enormi cassoni e dove vi erano rinchiusi dentro i vaccini.
A vedere quelle persone ferite si allarmò, questo significava che avevano subito un attacco e ci potevano essere dei morti.
La voce della presentatrice descriveva la scena con un misto di gioia ma di preoccupazione. -Gli uomini sono feriti, ma hanno portato i vaccini su Cleila- fece una piccola pausa. -Sembrano stare tutti bene, solo feriti e nessun deceduto...-
Osservava con attenzione lo spostamento della telecamera, che andava in ogni angolo e finalmente si diresse verso il secondo ponte. Dove subito notò due bestioni bianchi, al loro fianco il Primo Ministro...
Era fasciato.
Un braccio sorretto da un tessuto e legato dietro la sua nuca, poi delle bende attorno alla sua testa e sul suo occhio. Anche la sua faccia era ricoperta di medicazioni.
Aveva un'espressione seria, allo stesso tempo sorrideva spesso e parlava con quei due alieni. Se non si sbagliava erano di Ferx.
Non poteva sentire quel che si dicevano, la registrazione non arrivava fino a quel punto.
Lo osservava senza perdersi alcun dettaglio di lui, preoccupato.
Mai si era visto il Primo Ministro ridotto a quella maniera, soprattutto per come era conosciuto e per il suo passato. Nessuno era riuscito a batterlo o a ferirlo così tanto.
La presentatrice fu scandalizzata come tutti a vederlo. -Oh, il Primo Ministro è ferito. Non si era mai visto così, incredibile, cosa sarà mai successo?-
Aiden non diceva nulla, sua madre lo fece accomodare al suo fianco, sul divano del salotto e se lo teneva stretto a sé con un braccio sulle sue spalle. -Starà bene... è solo un pochino ammaccato.-
Osservando il suo viso, poté notare che effettivamente anche lei pareva tesa e ricordava uno specchio che rifletteva i suoi stessi stati emotivi. Ma come lui, non riusciva a tenerli celati, neanche con tutta la sua determinazione.
In fondo sua madre aveva dei legami più forti con lui, era come uno zio molto alla lontana che non era cambiato di una virgola dal passato e nemmeno invecchiato.
Aiden osservò Hun, anche lui aveva un'espressione come la loro.
A proposito del vecchio generale, aveva deciso di stare lì a tempo indefinito, non si sapevano i suoi piani... ma forse sarebbe stato finché non sarebbe finita tutta quella situazione, dove di lavoro anche lui non aveva molto.
Come generale di alto grado aveva un compito differente, non doveva mantenere l'ordine fra i cittadini, ma fare missioni un po' più lontane da Cleila. Fra queste vi era la guerra continua contro Benjerk, pianeta contro l'attuale famiglia imperiale da innumerevoli anni e sarebbe continuata fino a chissà quanto. Oltre a questa, aveva missione di trasporto di materiali pericolosi e molto altro.
La paura di sua madre era che un giorno potesse non fare più ritorno e perdere un'altra persona amata, per questo non vedeva l'ora che potesse andare in pensione o che almeno si ritirasse per conto suo.
Aiden capiva che aveva molto da fare, i suoi superiori gli davano sempre da fare dei lavori visto che era uno degli uomini migliori e lui per senso del dovere obbediva. Si vedeva bene però quanto in realtà fosse stanco, diceva sempre a sua madre: "faccio un ultimo compito e poi do' le dimissioni."
Ma era come se i generali sopra di lui lo sentissero e gli davano da lavorare continuamente.
Tornò a concentrarsi sul Primo Ministro, lo vedeva discutere con dei medici e poi osservare, solo per un attimo, le merci che venivano caricate. Alla fine, se ne era andato coi due bestioni, salendo su un mezzo imperiale e la camera riprese la loro partenza fino a non riuscire più a inquadrarli.
Appena scomparso il mezzo, la donna continuò a parlare e a fare supposizioni su quanto fosse accaduto e che probabilmente avrebbe intervistato il Primo Ministro. Per trovare risposte a tutte quelle domande che aveva sia lei che la maggior parte del pubblico a casa.
Aiden lasciò perdere e si diresse in camera sua, dove avrebbe scritto immediatamente al Primo Ministro.
Sapeva che quella parte ferita in realtà era la sua parte androide, ma desiderava sapere se si fosse fatto male in qualche modo e sperava di no.
Dopodiché rimase disteso sul materasso, aspettando col cuore in gola una sua risposta e probabilmente non gliene avrebbe data. Lo sapeva. Magari era stanco, anzi lo era sicuramente e quindi a un certo punto decise di alzarsi. Tornando a sistemare casa e poi andando al lavoro, tenendo d'occhio comunque il cellulare.
La scuola per ora era inagibile e l'edificio da quel giorno aveva il compito di contenere i malati lì dentro, essendo un punto di partenza della malattia. Si trovava sotto quarantena e quindi adesso il suo principale mestiere era al ristorante orientale, dove passava molto più tempo e faceva numerosi turni.
Non vedeva l'ora di tornare a lavorare nella scuola, sentiva i suoi amici, gli avevano detto di stare bene e che fino a quando c'era questa situazione le lezioni si facevano in remoto ed erano parecchio intense.
Occupava a loro la maggior parte del tempo.
Non li invidiò per nulla in quel momento.
Yukio dopo qualche giorno di meritato riposo, si era quasi rimesso e quel giorno avrebbe dovuto chiamare Eleija per fare il cambio di pezzi e la manutenzione.
Durante quei attimi di pace, aveva evitato di entrare in contatto col pubblico ed era rimasto più fra le sue. Anche se le chiacchiere che circolavano su di lui colpivano la sua persona, ma aveva bisogno di riposare il più possibile e di godersi anche le teorie divertenti.
Non era mai uscito da palazzo, neanche per prendere un po' d'aria fresca e quindi la situazione era ancora più comica.
-Il Primo Ministro è deceduto.-
-Il Primo Ministro è rimasto senza pezzi e sarebbe brutto da guardare.-
-Il Primo Ministro non si vuole far vedere debole.-
E altre cose più divertenti.
Era seduto sulla parte interna della finestra, che rientrava.
Da lì osservava i giardini immensi del palazzo Imperiale. Avevano come sempre un colore intenso e le varie tinte colorate dei fiori, lo abbellivano sempre più e questo negli anni non era mai cambiato. Certo, i tipi di fiori sì, ma di certo non quella tavolozza e molto probabilmente avevano cambiato solo di posto più volte.
Era sempre bello poter osservare quel mare di verde naturale, in città vi erano soltanto piante finte con la stessa funzione di purificazione dell'aria e di certo non erano belle quanto quelle vere. Era triste che non tutti potessero avere quel privilegio, eppure una volta, la natura era una cosa pressoché normale e di cui tutti avevano perso il collegamento con l'avvenuta della tecnologia e della sua evoluzione. Ma a quei tempi era per tutti, erano anni davvero lontani e le storie non finivano mai di incantare i bambini di quest'epoca.
Oggi avrebbe dovuto non solo chiamare il suo "amico", ma doveva partecipare ad un intervista. Improvvisata a dire il vero, con lui anche i due Ferxiani, l'aveva voluta l'Imperatore stesso per far tacere le chiacchiere sul Primo Ministro.
Era strano, ma pareva preoccupato per la sua persona e mai l'aveva visto così apprensivo con lui. Sapeva che nel cuore di quel vecchio Imperatore, che aveva cresciuto lui da una parte, c'era un pochino d'affetto.
Andò al telefono della sua stanza, visto che il suo occhio non funzionava e compose il numero di Eleija. Dopo alcuni attimi d'attesa l'uomo rispose e la sua voce fu abbastanza squillante, anche se un po' si sentiva trascinata.
-Pronto? Primo Ministro, è un piacere sentirvi.-
-Buongiorno dottor Eleija, anche per me lo è.-
-Ho sentito, e soprattutto visto, che avete bisogno di riparazioni.-
Eleija sapeva che non poteva parlare in modo confidenziale ora, fu felice che avesse capito che era una linea seminascosta e registrata solo dalle guardie Imperiali. Queste tipo di registrazioni non andavano mai all'esterno del palazzo, servivano solo per precauzione sui ministri se avessero mai fatto a gara per il potere imperiale e per attuare un colpo di stato.
-Si hai indovinato, dottor Eleija... quando mi è possibile prenotare un appuntamento?-
L'uomo lo fece attendere un momento, mormorava qualcosa ad alta voce e poi dopo qualche attimo comunicò il giorno. -Sono libero, solo per voi, tra quattro giorni... mi spiace farvi attendere così tanto, signore.-
Fece un piccolo sorrisino. -Non ti preoccupare, hai il tuo lavoro e non posso intromettermi come e quando voglio.-
-Vi ringrazio- fece un piccolo sospiro. -Vi prometto, che, se nel mentre mi si liberano i giorni precedenti sarete assolutamente il primo ad essere avvertito.-
Annuì, mugugnando. -Ti ringrazio, dottore.-
La sua voce assunse una sfumatura più calda, non troppa, ma comunque alle orecchie di Yukio percepibile. -Ministro, posso confidarvi una cosa?-
Socchiuse gli occhi, un po' addolcito e si poggiò con una spalla alla parete al suo fianco. -Dimmi pure.-
-Sono felice che siate sano e salvo.-
Gli si sciolse il cuore, fece un sorriso terribilmente dolce e non poté fare a meno di sentirsi al settimo cielo. Detto da lui, aveva un significato che conosceva bene e pur essendo parole quasi del tutto normali... avevano quell'importanza che solo loro due conoscevano.
-Che siate vivo, non vedo l'ora di potervi incontrare per aggiustare i vostri pezzi e farvi stare bene. Posso immaginare che siano faticosi da avere e soprattutto dolorosi.-
Annuì. -Hai ragione, è doloroso... ma posso aspettare, sul serio.-
-Signore, troverò posto per voi il prima possibile e vi prego di non rifiutare.-
Socchiuse l'unico occhio funzionante. -Va bene, vedrò di accettare- ridacchiò di gusto. -Tu come stai, dottore?-
Fece qualche risata. -Al contrario di voi, signore, sono stato tranquillo nella mia fabbrica e non ho rischiato la vita.-
Alzò il sopracciglio e la sua fronte fu ricoperta di pieghe. -Davvero? Eppure, so' che a causa di un incidente avvenuto lì dentro... sei diventato mezzo androide.-
Restò qualche istante in silenzio, poi con complicità lo ammise. -Avete ragione, Primo Ministro ma se dobbiamo essere pignoli non soltanto il mio mestiere è pericoloso... vorrei farvi notare che il vostro lavoro è molto più rischioso del mio.-
-Va bene va bene, siamo pari.-
-Direi di no, ho ragione e voi torto.-
Lo sentiva ridere e le sue risate lo contagiarono, sorrideva col cuore pieno di felicità e buoni pensieri. Parlare con lui, a quel modo, era salutare e non poteva desiderare di meglio, anzi, poteva desiderare solo di rivederlo.
Insieme a Eleija rise e poi tornò serio. -Come sempre sai come tirarmi su di morale, dottore.-
-Questo è altro per uno dei miei pazienti migliori e importanti.-
-Siete un terribile adulatore- disse con un grosso sorriso. -E...-
Qualcuno bussò alla porta di camera sua e girò lo sguardo verso di essa. -Si un attimo- disse e poi tornò all'uomo dall'altro lato della cornetta.
-Che succede, mio signore?- Chiese Eleija perplesso. -Avete visite?-
-Probabile. Allora ci sentiamo per maggiori chiarimenti, arrivederci dottor Eleija.-
-Buona giornata a voi.-
Riattaccò e aprì la porta con un comando situato sulla sua scrivania, non troppo lontana dalla finestra e dalle librerie colme di videolibri e in mezzo ad essi vi era un libro vero e proprio, l'ultimo della sua specie cartaceo.
Apparve sulla soglia un ragazzo. Parecchio alto e da un fisico piuttosto allenato, ma non esagerato, era un fisico ben bilanciato e per chi si trattava non si poteva di certo aspettarsi di meno.
Il suo viso era allungato, non in modo estremo, ma comunque affascinante a modo suo e piacevole da guardare. Sulle guance comparvero due fossette, quando gli sorrise e che gli fece ammorbidire i tratti e anche i suoi occhi tradivano quell'aria austera che cercava sempre di avere. Falliva, miserabilmente.
Yukio questo lo sapeva e non poteva fare a meno di sorridere dolcemente, come se si trattasse di suo figlio in carne e sangue.
I suoi capelli corti erano biondissimi, andavano quasi sul bianco in certi punti e non potevano far altro che mettere in evidenza quei tratti infantili che ancora possedeva, pur essendo diventato pressoché adulto.
"Dermot, che ci fate qui?" Chiese gentile e caloroso.
La porta si chiuse dietro le sue spalle e poi si fece avanti, rimanendo a qualche metro da lui.
Il ragazzo tacque per diverso tempo, osservando il viso di lui ancora incerottato con un misto di preoccupazione e dispiacere.
Intuì subito e scosse il capo. -Non vi dovete preoccupare, mi riprenderò e poi solo le mie parti meccaniche sono state colpite... nulla di grave.-
Era abituato a lui, al suo modo poco loquace e in parte sicuramente lo aveva ereditato da suo padre, ma da sua madre aveva ereditato l'essere piacevole agli occhi e la sua intelligenza brillante.
-Sei sicuro?- Chiese incerto.
Annuì. -Certo, prossimamente andrò a farmi riparare...-
-Quando?-
-Quanto prima, appena potrà il dottore Eleija.-
Assunse un'aria abbastanza altezzosa, come se per lui fosse totalmente sbagliato quello che gli aveva appena detto. -Questo è ineccepibile, se fosse mio padre a richiedere l'appuntamento per te... saresti già sistemato.-
Socchiuse gli occhi dolcemente, lo raggiunse e poi la sua mano gli passò fra i corti capelli. Sistemò due ciuffetti sparati e si rese conto che per fare quel suo gesto abbastanza abitudinario, aveva dovuto alzarsi sulle punte. -Siete cresciuto molto... accidenti, rimango sempre il più basso dei bambini che cresco alla fine- disse ridacchiando e tornò immediatamente serio. -Dermot, non dovete dire queste cose. Ognuno ha i suoi impegni, personali e non, non dobbiamo metterci in mezzo con egoismo.-
Restò in silenzio, osservandolo nell'unico occhio funzionante.
-Per quanto siamo importanti per il popolo, non possiamo trattare questo come se fosse il nulla... chiaro? Da un buon imperatore ci si aspetta il rispetto per tutti.-
-Ma non è così che va' su Cleila, questo lo sappiamo bene sia tu che io.-
Annuì. -È difficile rispettare questi buoni propositi, visto che un imperatore deve dimostrare anche la sua forza.-
I suoi occhi azzurrissimi lo fissavano con attenzione, desideroso di imparare altro.
-Ma voi dovete essere così in futuro, voglio che siate un imperatore migliore di vostro padre- poggiò la mano sulla sua spalla e con sguardo sicuro lo guardava dritto negli occhi. -Ce la farete di sicuro ad essere così.-
Dermot non era un granché rassicurato, non sapeva di essere capace a tenere un grande impero come stava facendo suo padre e soprattutto di stare allerta agli assassini. Questi accadevano non solo per motivi politici, ma anche per la linea di sangue... per ora era una parte della sua famiglia a detenere il potere, ma l'altra in qualsiasi momento pareva pronta per toglierlo.
Era terribile vivere sempre in quello stato, dove doveva dubitare di chiunque e anche dei suoi fratelli o sorelle.
-Comunque, siete venuto a vedere come sto?- Chiese gentile.
-Si- annuì ancora e dopo alcuni minuti aggiunse. -Mi chiedevo se stessi bene, visto che è da molti giorni che non esci da palazzo.-
-Oh, sì, certamente. Sto bene, a parte i miei componenti artificiali, ma del resto sto più che bene.-
Yukio si andò ad accomodare di nuovo alla finestra, sulla parte interna, seguito dal biondo che subito si sistemò di fronte a lui.
-E quale è il motivo per cui non vuoi uscire?-
Fece qualche risata, ma poi scosse il capo. -Lo volete sapere? Guardate che la risposta è banale.-
Lo osservava con occhi attenti, studiando il suo volto fine e l'unico occhio in vista. La sua iride ricordava l'ambra, la parte più chiara.
Era incantevole e allo stesso tempo strano, visto che non esistevano colori così nella natura del loro pianeta.
Sapeva che arrivava da fuori Cleila, fin da piccolo lo aveva sempre saputo, ma una cosa che lo incuriosiva davvero era quello di sapere quale fosse il suo pianeta.
-Mi sono riposato, ho staccato la spina col mondo esterno. Avevo bisogno di un po' di tempo per me- sorrise sincero.
Dermot poteva credere a quelle parole, più volte lo aveva visto affaticato e stanco mentre lavorava. Forse era davvero per quel motivo, non aveva nulla per dubitarne e quindi decise di credergli. Era una scusa più che lecita.
-Oggi hai un'intervista?- Chiese sapendo già la risposta.
-Si, dopo questi giorni di riposo devo farmi risentire e soprattutto vedere bello tranquillo.-
Lo guardava con occhi attenti, scrutando ogni minima espressione. Nonostante il braccio meccanico rotto e l'occhio andato, era rilassato e senza alcun problema.
A vederlo così si sentì più tranquillo, in quei giorni aveva deciso di non dargli fastidio e praticamente tutti a palazzo avevano fatto così. Anche gli ospiti Ferxiani.
-Oggi vado a fare visita al ministro XonZ e al suo sottoposto KavaneL, sono stato un po' maleducato nei loro confronti.-
-A quanto ho sentito da mio padre, non sono stati per nulla offesi dal tuo modo di fare e anzi hanno capito la situazione.-
Yukio sorrise, sapendo già che effettivamente i due si preoccupavano molto della sua salute fisica. -Si, lo so' bene, ma è comunque giusto nei loro confronti.-
Si issò in piedi, dopo aver osservato il quadrante dell'orologio. -Ora devo proprio andare, ho un'intervista che mi aspetta, mi spiace di non poter passare del tempo con voi. Ma oggi, come me, avete importanti cose da fare.-
Il ragazzo biondo fu in piedi di fronte a lui. -Beh, devo continuare i miei studi...-
Poggiò una mano sulla sua spalla. -Infatti, è molto importante. Nessuno smette mai di imparare- sorridente lo accompagnò alla porta e poi insieme uscirono, camminavano l'uno di fianco all'altro.
-Hai ragione, ma spero di poter riprendere a fare lezione con te, il miglior maestro che ho avuto.-
Yukio ridacchiando arrossì un pochino sugli zigomi. -Vi ringrazio, quando avrò un pochino di tempo libero vi aiuterò ben volentieri.-
Insieme camminavano, fino a raggiungere l'ingresso del palazzo dove lì si divisero, ognuno prese la sua strada.
Dermot lo osservò prendere un mezzo imperiale, fino a vedere l'auto sparire dalla sua vista e dopo ciò tornò dentro, pronto per tornare a impegnarsi sui suoi studi.
Yukio aveva terminato la sua intervista, la conduttrice era stata molto persuasiva a farlo parlare e alla fine c'era riuscita nel suo intento. Anche se non completamente, alcune cose se le era tenute per sé, essendo personali e private.
Aveva rassicurato che stesse bene, si sarebbe fatto sistemare, avrebbe ripreso a lavorare da lì a poco e che avevano subito un attacco dai loro eterni nemici Berjerkiani.
Doveva addossare la colpa a loro, non poteva di certo dire la verità... Nessun civile, neanche i soldati o i generali minori, sapevano dei Ivren.
Solo chi era sopra a tutti ne era a conoscenza, queste persone di certo non potevano parlarne.
I più fidati dell'Impero.
Era sera ormai, aveva programmato di andare al locale di Sam, per parlare con i suoi simili in modo più intimo.
Stava per salire sul suo mezzo, vestito in modo molto vicino a un civile normalissimo, quando una voce lo chiamò.
Girato lo vide. Si trattava del ragazzo biondo, che quella mattina era venuto a fargli visita.
-Dermot, mio signore- lo salutò. -Perché siete qui? Non dovreste...-
-Vorrei venire con te.-
Lo guardava in silenzio, notando che aveva indosso pure lui dei vestiti molto umili.
Non sarebbe stata la prima volta, in passato lo aveva già accompagnato e nessuno sapeva riconoscerlo. Nel loro pianeta era una legge scritta che il primogenito, o per meglio dire tutti i figli dell'Imperatore, celassero identità e visi.
Si sapevano solo i nomi, non era quindi un particolare problema andare in giro con l'erede.
-Se lo desiderate, non posso dirvi di no- mormorò -Era da tanto che non mi accompagnavate- si spostò da un lato, facendo gesto di accomodarsi sul mezzo.
-Lo so', ma a causa dei miei vari studi...- disse accomodandosi sul sedile.
Yukio chiuse il portellone e si sedette di fronte. -Già, vi siete impegnato molto negli ultimi tempi.-
-Mio padre sta invecchiando sempre più...-
Il mezzo si alzò in volo e poi partì, non sentirono molto gli effetti della partenza.
Yukio ridacchiò. -È una giusta preoccupazione, ma posso garantirvi che vostro padre vivrà ancora a lungo.-
-Dici?- chiese alzando un sopracciglio.
-Beh, gli Imperatori della vostra famiglia sono stati tutti abbastanza longevi.-
-Ma di certo non potrà evitare assassini.-
Rimase in silenzio.
-Cioè, non voglio dire che possa succedere... o che sia io il mandante, desidero che viva ancora a lungo per quanto io non lo sopporti.-
-Vostro padre non è cattivo.-
Assunse un'espressione malinconica, pareva che la sua mente fosse volata al passato. -Me lo ripeti da quando sono piccolo, eppure non c'è mai stato per me o per gli altri figli e tratta sempre male te e i mezzi androidi.-
-È solo un uomo con l'educazione ferrea, poi non ha potuto stare con voi per il suo lavoro.-
-Che sbrighi per la maggior parte te.-
Socchiuse l'occhio funzionante e si lasciò andare sul sedile, rilassandosi e guardando le proprie gambe. Dopo qualche attimo scosse il capo. -Signore, voi vedete vostro padre come un tiranno da sempre, ma dovete sapere da quando sono tornato, sono stato trattato bene da lui e avrete notato con quanto affetto abbia voluto che io mi prendessi i miei tempi.-
Dermot tacque, osservandosi i piedi.
-E poi, se fosse così cattivo, non tratterebbe bene vostra madre o i suoi figli.-
Annuì, non potendo dargli torto, effettivamente aveva ragione.
-Non lavoro solo io, mio signore. Può sembrare strano, ma anche lui ha i suoi impegni.-
Yukio osservava il panorama cambiare molto velocemente, il suo occhio seguiva i profili dei palazzi e le macchine volanti che sgusciavano via sotto di loro. -Vostro padre vi vuole bene e vi sarà strano ma ha i suoi doveri, per questo non sta molto con voi.-
Annuì. -Hai ragione, eppure è così difficile.-
Tirò un sorrisino. -Si, è un uomo complicato.-
Lo studiò per un po' in viso, era così sincero e soprattutto rilassato. Decise di cambiare argomento, andando su qualcosa di più leggero e divertente. -Ti devo ricordare che mi devi dare del tu quando siamo fuori dal palazzo? Alcuni si potrebbero fare delle domande per i tuoi modi di parlare con me.-
Ridacchiò di gusto. -Avete ragione, ma per ora siamo soli, quindi...-
-Però dammi del tu, dopo-
-Certamente, non ho mai mancato di farlo mio signore- sottolineò le ultime due parole per scherzo.
Insieme iniziarono a ridere, cominciando a parlare di argomenti leggeri.