E così iniziò un periodo di cambiamenti, anche se ad essere sinceri non erano proprio quello che ci aspettavamo.
L'estate arrivò all'improvviso e con essa anche il caldo, un caldo secco, ma non fu questa la novità che ci sorprese tutti.
Venne anche la guerra.
Non fu l'Europa a entrare in guerra per prima, ma venne una notte in cui la Federazione Russa entrò nell'ex repubblica sovietica dell'Ucraina entrando in guerra con l'unico paese che ancora non era entrato nella NATO, evitando così una guerra con l'intero Asse.
Ne parlarono tutti i giornali e le televisioni.
In pochi giorni quasi metà del territorio ucraino, grande quanto la Germania, passò sotto il controllo russo a causa dell'effetto sorpresa, da allora ebbe inizio una delle più grandi guerre dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
Era divampato un incendio che rischiava di diffondersi a livello globale.
In poche settimane diverse città divennero obiettivi di bombardamenti e azioni di guerriglia in una costante contesa territoriale.
Io e Anastasia seguimmo ogni giorno l'evolversi della situazione.
Non ebbe inizio una guerra internazionale, ma i nostri programmi cambiarono bruscamente.
Poiché l'Ucraina era sostenuta dall'Asse ebbe inizio una massiccia fornitura di armamenti di vario tipo da tutte le nazioni che ne facevano parte.
A sua volta, visita la rapidità con cui venivano distrutti, similmente ai corazzati russi, questo mise in moto l'industria inglese ed europea nella produzione di armamenti.
Pure quella russa si mise in moto, quindi dopo una giornata di duro lavoro venni a sapere che il trasferimento della Caledonia Corporation era stato dirottato da Tristan de Cunha alla Germania, dove aveva sede una delle filiali.
Ci saremmo trasferiti entro la metà di settembre.
Non osavo immaginare come Anastasia l'avrebbe presa, soprattutto con un figlio in arrivo.
Significava tornare nel Vecchio Mondo e correre di nuovo il rischio di essere riconosciuti, peggio ancora con il rischio di una Grande Guerra le incognite erano molte.
Quella sera decisi di passare a comprare due pizze in un ristorante italiano vicino a dove abitavamo.
Ultimamente l'appetito di Anastasia stava diventando molto più vorace, soprattutto perché ora a mangiare erano in due.
Dopo cena non parve particolarmente entusiasta della notizia, in un certo senso per lei era come se fossimo fuggiti in Inghilterra per niente.
-Fino a poco tempo fa eravamo come due ricercati, ora abbiamo un lavoro e ci siamo costruiti una parvenza di normalità.- stava dicendo lei.
- Vero, ma cosa cambierebbe se andassimo a vivere per un periodo in Germania o in Francia?- dissi io, -Potremmo sempre tornare.-
-Forse dimentichi che i loro sistemi di sorveglianza potrebbero avere i nostri identikit facciali, cosa sai cosa troveremo? -
-Ho controllato il posto, si trova a pochi chilometri dal confine con l'Olanda, è in una regione tedesca chiamata NordRhein-Westfalen, in una piccola cittadina chiamata Nettetal, di circa ventitremila abitanti,- spiegai -un posto abbastanza tranquilo.-
-Questo non significa essere necessariamente al sicuro.- disse Anastasia.
-Siamo onesti, quale posto ormai può essere sicuro del tutto con cio che sta succedendo in giro?.- dissi.
-Non lo so, ma dobbiamo evitare di correre rischi che possiamo evitare, sopratutto ora che stiamo per avere un figlio.- osservò Anastasia.
-Però se andavamo a Tristan de Cunha mi sembravi favorevole all'idea.- notai.
-Certo, ci saremmo trasferiti con il lavoro in un posto lontano da tutto.-
-Già, ma purtroppo con l'arrivo della guerra in Ucraina i programmi sono cambiati in modo drastico.- dissi.
-Quindi cosa facciamo?- chiese Anastasia.
Mi alzai da tavola e mi appoggiai ad un mobile a braccia conserte riflettendo.
Il trasferimento era obbligatorio, era una delle clausole del contratto che avevo firmato quando avevo iniziato a lavorare per la Caledonia Corporation, rifiutarlo avrebbe significati il licenziamento.
Dall'altra parte essendo un'industria appaltatrice della Difesa del Regno Unito che operava in diverse nazioni, non solo del Commowealth Britannico, la Caledonia Corporation poteva permettersi di sostenere alloggi per le famiglie dei dipendenti trasferiti, oltre che una una serie di comfort di prima necessità tra i quali spese mediche, istruzione ecc.
Non era certo cosa da poco visti i tempi che correvano.
-Se mi licenziassi, ho dei dubbi che riuscirei a trovare un opportunità lavorativa di altrettanta qualità,- spiegai ad Anastasia, -abbiamo un po di tempo per organizzarci prima della partenza in Germania, quindi valuteremo tutto passo per passo, forse potremmo alla fine trovare una sistemazione definitiva per noi e nostro figlio.-
Lei mi ascoltò con attenzione e sembrò rifletterci su.
-Ammetto che l'idea non mi piace molto, tuttavia il tuo discorso non fa una piega, mi servono due giorni per rifletterci, non è una decisione semplice.- disse.
-Non posso darti torto, comunque per ma va bene.-
Il giorno successivo trascorse come una giornasta normale.
I notiziari continuavano a discutere in prima pagina cronache dalla guerra che crepitava sull'Europa orientale, nel frattempo il lavoro in fabbrica andava gradualmente aumentando in linea con gli ordini che arrivavano.
Sopratutto dalle nazioni dell'Europa orientale.
A peggiorare la situazione il caldo torrido esterno sommato a quello dentro rendevano l'aria quasi irrespirabile.
Quando arrivava la sera invece le cose miglioravano perchè andava rinfrescando.
In realtà fu così per tutta la settimana, le giornate lavorative sommate al caldo ci facevano arrivare a casa semplicemente troppo stanchi e stufi per affrontare qualunque argomento serio.
A cena parlavamo poco e il giorno successivo o io o lei per primi eravamo già andati al lavoro prima che l'altro si svegliasse. dopotutto questo succedeva per la maggior parte delle coppie.
Mi resi conto per la prima volta che presto avrei dovuto abituarmi al concetto di avere una famiglia.
Mi sentivo strano all'idea.
Finchè una sera, dopo ben oltre i due giorni prestabiliti, Anastasia mi disse che probabilmente spostarsi sarebbe stata l'idea migliore, nonostante i rischi.
-Ho fatto una ricerca su Nettetal, devo ammettere che sembra un posto davvero tranquillo, forse adatto per quando nascerà nostro figlio.- mi spiegò
-Non sappiamo se sarà una sistemazione definitiva, potrebbe essere anche solo temporanea.- dissi.
-Non lo metto in dubbio, ma so che presto non sarò più in grado di lavorare tra qualche mese, quindi la soluzione migliore sarebbe quella di trasferirci in un posto tranquillo.- osservò lei.
-Forse dovremmo approffittarne e visitare qualche posto dei Regno Unito prima che ci spostino in Germania, che ne dici?- feci con un sorriso.
Gli occhi di Anastasia si illuminarono.
Contrariamente alle nostre aspettative, tuttavia, il lavoro per me incrementò più del doppio, nuove gigafactory per la produzione e lo stampaggio di armi iniziarono a essere in costruzione per soddisfare la crescente domanda di armamenti sempre più esigente.
Eravamo ufficialmente entrati in un economia di guerra vera e propria.
Anche la produzione mineraria prese slancio, finchè nel mio stabilimento la produzione di bozzoli per bombe e proiettili non divenne che la maggior parte dei prodotti stampati per essere esportati all'estero.
Raramente sacmbiavo più di due parole con i miei colleghi di lavoro, tuttavia non fu diffiicile comprendere che la senzazione generale era che ci stavamo pericolosamente avvicinando al rischio di un conflitto bellico.
L'estate fu interamente dedicata a lavorare e mettere da parte un importante budget economico per il futuro in arrivo.
Le necessità non mancavano.
Fra un figlio in arrivo e le probabilità di una Grande Guerra sempre più vicine, questa era una necessità obbligatoria.
Si respirava un clima di paura in generale, non una paura vera e propria di chi teme possa succedere qualcosa , ma piuttosto uno stato di tensione sociale nell'inesorabile incertezza del futuro.
I giornali non smettevano di menzionare le conseguenza di una guerra atomica, tuttavia la vera novità fu quella che sfatarono una volta per tutte l'esistenza dell'inverno nucleare, un mito che aveva ossessionato le generazioni precedenti il secolo scorso, durante la Prima Guerre Fredda.
Finchè una calda notte di fine agosto, dopo aver fatto l'amore, abbracciata a me e semi-sudata, Anastasia mi disse ciò che più voleva e più temeva.
-Voglio andarmene via da tutto questo. Voglio vedere crescere nostro figlio in un posto tranquillo, lontano da tutto e da tutti, non ne posso più di questo clima di paura che ci sta divorando l'esistenza.-
-Sono d'accordo con ogni tua parola,- dissi -resisti ancora un po, poi ci trasferiremo e vedremo come sono le cose in Germania.-
-E se fosse peggio che qui?- sospirò lei accanto a me.
-Fino a non molto tempo fa eravamo due ricercati in Estonia, poi siamo venuti qui, forse la tappa successiva sarà la migliore.- feci notare.
-In caso contrario?-
-Andremo da qualche altra parte.- dissi.
-La fai facile, ma non è la stessa cosa di quando abbiamo lasciato l'Estonia, ora siamo in tre e tra poco sarò limitata nei movimenti. - osservò lei
-Anastasia, - iniziai -non possiamo partire già in partenza con il dubbio, l'unico modo per anticipare io futuro è vedere come evolvono le cose ogni giorno.-
-Spero che tu abbia il buonsenso di capire quali sono tutti, e sottolineo tutti, i rischi che corriamo.-
-Ci penso ogni giorno, onestamente.- dissi.
Era vero.
Il giorno successivo non ci fu giornata lavorativa.
Un misterioso blackout aveva bloccato metà dell'alimentazione elettrica su metà della città di London.
Ci fu chi disse si trattasse di un attacco hacker causato dai russi, qualche altro giornalista lo attribuì invece ai cinesi.
Rimasi a casa con Anastasia.
Ne approfittammo per farci una passeggiata nel parco vicino, solitamente molto frequentato ma oggi stranamente vuoto.
Ci sedemmo su una panca e restammo a guardare le foglie che iniziavano a cadere dagli alberi.
-Quest'anno le foglie hanno iniziato a cadere un mese prima, dicono i locali.- dissi incuriosito.
-Che nome daremo a nostro figlio se sarà maschio?- cambiò discorso lei.
-Sinceramente non me lo ero ancora chiesto, Alex?- dissi.
-Be, non è un brutto nome, mi piace.- disse Anastasia.
-E se fosse femmina?- chiesi incuriosito.
Anastasia ci rifletté un istante, come se avesse difficoltà a dirmelo.
-Sarò sincera, non mi è mai piaciuto dare nomi già sentiti o comuni, comunque, e non ridere, ho sempre pensato che se avessi avuto una figlia l'avrei chiamata Veda, è un nome sanscrito.- spiegò lei.
-Cosa significa?-
-"Saggezza"- disse.
-Mi piace come suona,- dissi, -approvato.-
-Non ho bisogno della tua approvazione,- rise lei -la chiamerò così in ogni caso.-
-E se sarà maschio lo chiameremo Alex.- conclusi io con un vago sorriso.
-Vedremo..-
La attirai a me e la baciai direttamente sulla fronte, sentii il profumo dei suoi capelli.
-Facciamo che no sapremmo se è maschio o femmina finché non sarà nato.- disse Anastasia.
-Per me va bene.-
Lei sorrise, quindi azzerai le distanze tra il mio viso e il suo e mi persi in quel sapore liquido di un bacio tra le sue labbra. Tra le prime foglie dell'autunno.
La settimana successiva Anastasia lasciò il lavoro, io mi presi invece una settimana di congedo, fu così che con la metropolitana e poi con la rete ferroviaria facemmo un viaggio, anche se di breve durata, verso il nord Inghilterra.
Da London ci spostammo in treno fino a Doncaster, poi da Doncaster a Edimburgh.
Qui affittammo una stanza in un Bed and Breakfast per qualche giorno in periferia della città dove i prezzi erano più calmierati.
Rimasi sorpreso di trovare cielo sereno, quando al contrario mi immaginavo questo posto come estremamente piovoso.
Anastasia ebbe modo di ammirare il Castello di Edinburgh, costruito sulla cima di una collina rocciosa di origine vulcanica.
Io al contrario non ero per niente ammirato, quel posto mi ricordava molto una fortificazione militare rimasta in sospeso nell'eternità del tempo come le rocce che componevano quella collina rocciosa.
Un costrutto creato dall'uomo molto prima che le nostre generazioni iniziassero ad esistere.
L'ultima sera dopo il tramonto a Edinburgh, io e Anastasia stavamo passeggiando sulla spiaggia, soli sotto le stelle, con lo sciabordare delle onde che faceva da sottofondo.
Al terzo mese, il rigonfiamento del ventre di lei iniziava leggermente a farsi notare.
A volte, solo nei miei pensieri, mi sentivo in colpa per quella mattina di alcuni mesi fa, quando avevo disertato dall'esercito, di essere entrato dalla finestra di casa sua.
Mi chiedevo come sarebbe stata la sua vita senza che vi fossi entrato così prepotentemente.
Ora invece si trovava in un paese straniero con in grembo il figlio di un disertore.
-Hai visto quelle nuvole?- fece lei interrompendo il flusso dei miei pensieri, -le vediamo anche dalle nostre parti durante l'estate fino a ottobre.-
Indicò le nuvole di un colore blu iridescente alte nel cielo.
-Non ci avevo fatto caso, cosa sono? - chiesi.
-Le chiamano "nuvole noctilucenti", si formano quando nella mesosfera le temperature sono molto basse, sono fatte di cristalli di ghiaccio che riflettendo la luce del sole all'alba o al tramonto danno loro questa tonalità blu.- spiegò lei.
-Non ne ho mai sentito parlare.- ammisi.
-Non mi sorprende, sono un fenomeno nuovo degli ultimi decenni, stanno diventando sempre più diffuse.- disse lei.
-Spettacolari.- osservai.
-Già, - disse lei prendendomi per mano, -a cosa stavi pensando?-
-A te.- dissi.
-So a cosa pensi di tanto in tanto,- fece lei - comunque, tu ci creda per no sono felice di averti incontrato.-
Rimasi in silenzio per qualche istante.
-Anch'io di aver trovato te.- sussurrai.
Quindi la baciai, il suono dei nostri schiocchi liquidi rotto soltanto dall'infrangersi delle onde sulla spiaggia.
L'andrivieni ritmico delle onde sulla spiaggia è l'eco del nostro respiro: un'inspirazione è l'avanzare di una cresta schiumosa, un'espirazione segna invece il ritirarsi della marea.
Così il confine è tracciato.
Il mare incontra la riva; l'infinito dice al finito ciò che deve essere.