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Autore: Fujikofran    27/09/2024    4 recensioni
La storia si svolge tra il 26 marzo e il 31 del 1985, dal salvataggio di Kaori alla morte di Hideyuki. Nel mezzo, succede qualcosa, perché questa storia è un "what if" grande quanto una casa, perché tra i due sweeper succede qualcosa di importante e su Hideyuki si viene a sapere qualcosa, che spiegherò nella nota al capitolo finale.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hideyuki Makimura, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
Capitoli:
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Era la sera del 30 marzo, l’ultima da diciannovenne di Kaori e Ryo ebbe l’idea di uscire con lei e Hideyuki, con l’intento di bere fino a devastarsi. Quest’ultimo, però, cercò di bere il meno possibile, ma, ironia della sorte, fu quello che butto giù più alcool di tutti, addormentandosi su un divanetto del locale in cui erano andati a festeggiare quella sorta di conto alla rovescia per i vent’anni di Kaori.
 
- Riportiamolo a casa… - disse Ryo – E meno male che eravamo venuti con la sua macchina, perché lui diceva che sarebbe rimasto sobrio per guidare! –
 
- Già…non è da lui – disse Kaori.
 
- Domani dobbiamo incontrare un cliente particolare e forse, bevendo, non voleva pensarci –
 
- Senti, guido io e prima accompagno a casa te, poi ce ne torniamo lui e io. Almeno si è svagato, stasera, era fin troppo teso in questi giorni –
 
Nel tragitto verso casa, Ryo era pensieroso e l’allegria della serata sembrava svanita di colpo. Era meno lucido di Kaori, ma non era abbastanza sbronzo per non avvertire una strana inquietudine pensando al suo collega.
 
- Chiamami, quando arrivate a casa, va bene? Non sei totalmente sobria nemmeno tu –
 
- E nemmeno tu –
 
- Ma io non guiderò –
 
Ryo e Kaori si salutarono con un bacio, promettendosi di rivedersi il giorno successivo, per il compleanno della ragazza.
 
                                                                                                    ****
 
Il giorno seguente, Hideyuki decise di andare da solo all’appuntamento con il cliente. Era seduto con Ryo, su una panchina e si percepiva una certa tensione.                                                                                                             
 
- Lasciare perdere, è una cosa mia, – disse – vado io all’appuntamento, è alle 19 al Silky Club –
 
- Sei sicuro di voler andare da solo? –
 
- Sì, tanto ci metterò poco. Se vieni anche tu c’è il rischio che qualcosa si complichi e … -
 
- Guarda che il Silky Club è un postaccio, perché ti hanno dato appuntamento lì? –
 
 
- Non lo so. Comunque, oggi vorrei fare una cosa. Lo vedi questo anello? Era della madre di Kaori. Lei è figlia di un malvivente che era morto e, quindi, non avendo nessuno, mio padre decise di adottarla. Un giorno la portò a casa e disse: “Lei da oggi sarà tua sorella”. Era una neonata e mio padre aveva deciso che le avrebbe regalato questo anello, appena compiuti vent’anni. Ma poi lui è morto cinque anni dopo e ora tocca a me darglielo. Stasera le racconterò tutta la verità e tu dovrai stare zitto, mi raccomando -
 
- Parli del diavolo e spuntano le corna! Eccola che arriva! –
 
Kaori arrivò trafelata.
 
- Scusate il ritardo! – disse.
 
- Allora, io vado…Ryo, stasera ti aspettiamo per cena per festeggiare. Kaori cucinerà per noi –
 
- Ci sarà un digestivo? –
 
Kaori gli mollò un pugno.
 
- Non ce ne sarà bisogno, cretino! –
 
- Ma di una pomata sì. Mi hai fatto male, ti rendi conto? –
 
Hideyuki li salutò, l’appuntamento con il cliente si stava avvicinando.
 
- Mi hai detto, però, che il pranzo di ieri ti era piaciuto –
 
- Ma sì, scherzavo, sciocca! Non è vero che cucini male, ma baci molto meglio! –
 
- Ti sei salvato per un pelo, con questa affermazione –
 
I due si scambiarono un bacio veloce e si incamminarono per una passeggiata, anche se stava per piovere. Al massimo, si sarebbero recati in un caffè. Ryo non riuscì a gustarsi quel momento con Kaori, ma non era colpa sua. Lo impensieriva l’appuntamento di Hideyuki. Gli aveva dato la pistola, eppure qualcosa lo tormentava.
 
- Senti, ti riaccompagno a casa. Non vorrei che il tempo si mettesse troppo male – disse lo sweeper a Kaori – Tanto ci vedremo più tardi, ok? –


                                                                                             **** 

Ryo era a casa, si era fatto una doccia e si era vestito bene per la cena. Non c’era bisogno di voler fare colpo su Kaori, ma voleva sentirsi più presentabile ai suoi occhi. Voleva prima passare a comprare un mazzo di fiori per regalarglielo, così, appena pronto, decise di uscire, ma stava iniziando a piovere. “Proprio ora che sono uscito doveva mettersi a piovere…” pensò tra sé e sé. Notò poi qualcuno avvicinarsi a lui con un’andatura strana, come se si stesse trascinando. Era Hideyuki, con la giacca sgualcita, gli occhiali rotti che gli pendevano da un lato e un rivolo di sangue che gli usciva dalla bocca e dal naso. Si avvicinò a Ryo, respirando affannosamente. Il suo sguardo perso incuteva paura. Era ferito in modo grave, ma cercava ancora di restare aggrappato alla vita, gettandosi tra le braccia del collega e dandogli l’anello. Toccava a lui consegnarglielo a Kaori.
 
- Abbi cura di lei, ti prego – furono le sue ultime parole.
 
- No, Maki, no, resisti, ora andiamo in… -
 
 
Ma le parole gli si bloccarono nel momento in cui si rese conto che il suo amico e collega aveva esalato l’ultimo respiro.  L’unica reazione che in quel momento ebbe Ryo andava di pari passo con la sua natura: si sarebbe vendicato subito.
 
 
                                                                                              ****

Era tutto pronto e la tavola imbandita, solo che Ryo e Hideyuki erano in forte ritardo. Kaori iniziò a preoccuparsi, ma si rasserenò non appena sentì suonare il campanello.
 
- Maki, sei tu? –
 
Si trovò davanti Ryo, da solo, con una valigetta in mano, l’aria quasi assente e nessuna voglia di cenare. Porse l’anello a Kaori, dicendole che era in ricordo di Maki e che quest’ultimo era appena stato vendicato da lui. La ragazza si rese conto che quella sera suo fratello non solo non avrebbe partecipato alla cena, ma non sarebbe tornato mai più. Forse era lo choc, ma, in quell’istante, non versò una sola lacrima.
 
- Non stai piangendo… - disse Ryo – Non ci sono riuscito nemmeno io. Forse perché non c’è tempo: siamo nella lista nera di chi ha ucciso Maki. Ora cercheranno di uccidere anche noi. Oltre all’anello, prendi questi soldi. Vai via di qui e cerca di fare una vita diversa –
 
- E tu che farai? –
 
- Io resterò qui, non posso andarmene. Il mio destino è già segnato, ma almeno salvati tu. Ti prego! Fallo per Maki…Ma anche per me! –
 
Una lacrima era comparsa sul volto di Kaori, ma lei si trattenne comunque dal piangere.
 
- No, non voglio andarmene…Non voglio lasciarti, Ryo! Se per te non significa niente quello che abbiamo vissuto in questi giorni, per me, invece, vuol dire tanto –
 
- Ti sbagli: per me sei così importante da desiderare il meglio per la tua vita. Sai quali sono state le ultime parole di tuo fratello? “Abbi cura di lei” –
 
- E vorresti farlo lasciandomi andare via? Che cavolo ti passa per la testa? Non me ne vado… anzi, ho deciso: hai bisogno di un nuovo assistente e sarò io. Non mi importa di quello che pensi. Se vuoi davvero avere cura di me, devi prendermi con te –
 
Ryo non se la sentì di controbattere e accolse la decisione della ragazza. Non poteva fare altrimenti, anche perché aveva capito da tempo che aveva carattere e si sarebbe fatta valere. Le piaceva proprio per questo motivo e lasciarla andare via sarebbe stata una scelta stupida. E poi, come l’avrebbe protetta? Doveva prendersi cura di lei; era la promessa da mantenere in nome di Maki. Kaori gli si avvicinò e si abbracciarono, dandosi qualche bacio.

 
- Proviamo a mangiare qualcosa, Ryo. Lo so, avevo preparato per noi tre, ma almeno noi cerchiamo di non soccombere –
 
- Hai ragione e, anche se non ho fame, se non metto qualcosa tra i denti, credo che potrei svenire. Non so come stia facendo a rimanere lucido: ho visto delle situazioni orribili e poi tuo fratello ridotto…no, lascia stare… -
 

Si accomodarono a tavola, provando a mangiare.
 

- E ora? Dov’è Hide? Come facciamo per il funerale e…oddio, non voglio pensarci –
 
Kaori trattenne le lacrime a stento.
 
- Ce ne occuperemo l’agente Nogami e io domani –
 
- Saeko, intendi? Non era la poliziotta che frequentava mio fratello? Almeno credo –
 
- Sì, è lei. Poi, ovviamente, partirà l’indagine e se ne occuperà lei. Ci sono un po’ di cose che non si devono sapere, almeno per ora, e lei è l’unica che potrebbe davvero occuparsene. Ora pensiamo a noi. Intendi rimanere in questa casa? Voglio dire…da me c’è molto spazio, avrai anche una stanza tutta per te. Poi decidi tu cosa vorrai fare, ma per fare la mia assistente ti converrà stare a stretto contatto con me –
 
- Giorno e notte con un pervertito come te? Beh, non ho scelta –
 
 
Dopo aver cenato, seppur a fatica, Kaori sparecchiò e si mise a lavare i piatti, mentre Ryo andò a sedersi sul divano. Si concesse un momento per piangere, ne aveva bisogno e cercò di non farsi notare da Kaori, nel momento in cui lo raggiunse.
 
- Sì…Devo andarmene da questa casa, altrimenti Hide me lo vedrò dappertutto. Se penso che non ci sarà più il suo sorriso gentile, che non riceverò mai più gesti premurosi e che non mi farà qualche noiosa predica... Dimmi che sto solo avendo un incubo e che presto mi sveglierò –
 
Kaori parlava con voce strozzata, mentre il suo volto veniva rigato da copiose lacrime. Ryo non le rispose e volse il suo sguardo altrove, perché gli stava nuovamente venendo da piangere.
 
- Dimmi qualcosa, Ryo! –
 
- Mi dispiace, Kaori, ma questo è un incubo che ho sempre avuto io e che si è trasformato in realtà. Lo vedevo strano, nervoso, preoccupato e cercavo di minimizzare. L’ho anche lasciato andare da solo da quei maledetti e questo non me lo perdonerò mai –
 
- Lo so… ed è colpa mia: lo hai lasciato andare per uscire con me –
 
- No no no, Kaori, non pensarci minimamente. Che potevi saperne? Sono stato io lo stupido. L’ho vendicato, ma non basta. Il brutto deve ancora arrivare e ora devo pensare solo a proteggerti. Il resto non mi importa. Non lo farò solo perché me lo ha chiesto tuo fratello, ma anche perché… -
 
Suonò il telefono e Kaori corse a rispondere. Era Saeko, che voleva parlare con Ryo. La conversazione telefonica durò più del previsto, tanto che, quando Ryo tornò da Kaori, la trovò addormentata sul divano. Era crollata. La prese in braccio delicatamente e la portò in camera sua, adagiandola sul letto.
 
- Ryo, stai andando via? – gli domandò.
 
Purtroppo, si era svegliata. Un vero peccato, dato che a lui piaceva osservarla mentre dormiva.
 
- No, devo nuovamente telefonare a Saeko, se non ti dispiace –
 

Kaori decise di fare una doccia, lavarsi i denti e mettersi in pigiama. Era pronta per andare a dormire e quasi si dimenticò che Ryo fosse ancora in casa, presa dalla sua routine serale. Si addormentò, ma non molto tempo dopo si svegliò, rendendosi conto che si sentivano le voci di un tg provenire dal soggiorno. Suo fratello lo guardava ogni sera e, per un attimo, in una sorta di dormiveglia, pensò fosse lui.


- Hide? Hide? Che fai, non vai a dormire? –
 
In realtà, era Ryo ad aver acceso il televisore per guardare un notiziario. Poi si alzò e si affacciò in camera di Kaori.
 

- Tutto a posto, Kaori? –
 
- Ah, no niente… è che avevo pensato che ci fosse Hideyuki. Lui guardava sempre l’edizione notturna dei tg –
 
- Lo so… ma… -
 
- Oh, mio Dio, ho paura di non abituarmi alla sua assenza… non voglio impazzire! -
 
La ragazza scoppiò a piangere, Ryo si sedette a bordo del letto e la prese per mano, per cercare di calmarla.
 
- Lo so, non sarà facile abituarsi, non ci abitueremo mai a non rivederlo più, ma lui sarà sempre con noi lo stesso. Ora cerca di dormire… Io vado via, domani sarà una giornata impegnativa. Devo occuparmi con Saeko e altri del funerale di Hide. Tu, però, non devi venire; stai qui. Verrai direttamente al funerale, non voglio che tu lo veda in quello stato. Devi ricordartelo com’era, va bene? Però ti telefonerò per aggiornarti –
 
Si chinò per darle un bacio delicato, sulle labbra, e le accarezzò i capelli.
 
- No, Ryo, non andartene… Non lasciarmi sola, stanotte –
 
- Ok, ma… -
 
- Ti prego, non ce la faccio. Resta qui, accanto a me, mi farò spazio –
 
- Farà fresco, vado di là a prendermi la giacca –
 
- No, quello non sarà un problema… -
 

Kaori non lo lasciò andare, ma si sollevò per abbracciarlo forte. Ecco, non aveva bisogno di prendersi la giacca: l’avrebbe scaldato lei, con tutta se stessa. Non stava fraintendendo nulla, Ryo, né tanto meno assecondando quella ragazza in qualcosa. Aveva semplicemente smesso di riflettere e anche solo di pensare. Era un’intenzione che andava nella medesima direzione, un momento di simbiosi delle azioni. Lui ricambiò l’abbraccio, a cui seguirono alcuni baci, che si facevano sempre meno casti e si riempivano di una voluttuosità finalizzata solo a diventare l’inizio di qualcosa che era altro e oltre. Non erano su una panchina né in un cinema a fare del soft petting e quella stanza, quella casa non contenevano più la presenza di Hideyuki, che, brutto a pensarsi, non rappresentava un ostacolo in un momento pronto a trasformarsi in una fusione di due corpi. Si spogliarono a vicenda e si ritrovarono, nel giro di pochissimo, sotto le lenzuola, vestiti solo della loro pelle e della voglia di diventare un solo e unico corpo. Liberi di esplorarsi, di assaggiarsi, di mischiare dolcezza a slanci impetuosi e di lasciarsi totalmente andare all’amore fisico, passionale e di assoluta mancanza di razionalità, si abbandonarono a un caos di movimenti all’unisono, prima lenti, poi sempre più concitati, poi di nuovo lenti, dai guizzi perfino teneri e che si facevano spazio tra la forza dell’ansimare, dei gemiti e del cigolio del letto che faceva il tifo per loro.  Non contava quante energie potessero rimanere a entrambi né quanto fosse grande la potenza di quel magnifico e travolgente amplesso. Per loro poteva anche finire il mondo, in quel momento, perché nulla contava, se non i loro corpi pronti a incendiarsi nell’estasi della cosiddetta “piccola morte”, quel sommo piacere che raggiunsero quasi nello stesso istante. Anzi, nemmeno la morte, quella vera, avrebbe potuto fare nulla, contro di loro.
 

Quando tutto finì, Ryo si mise supino, esausto e come se si fosse addormentato di colpo. Kaori notò che non si muoveva. Era svenuto?
 
- Ryo, tutto ok? -
 
Sì, sembrava incosciente.
 
 - Ehi…mi stai facendo preoccupare, perché non rispondi? –
 
Ryo si destò di colpo.
 
- Eh? Scusami, mi sono sentito strano, come se fossi morto per un attimo –
 
- Ti succede tutte le volte che… -
 
- No…Ma non mi è mai capitato di sentirmi così bene! –
 
- Ah, ecco, se stai bene perdi conoscenza? Sei davvero strano… meravigliosamente strano –
 
 
Kaori gli si avvicinò e gli diede dei baci delicati sul collo. Si addormentarono abbracciati.
 
                                                                                              ****
 
“Che stai facendo? Mi vergogno di te!”
 
Ryo si svegliò, spaventato. Hideyuki gli era comparso in sogno e aveva pronunciato quelle parole indignate nei suoi confronti, con fare perentorio, giudicante. Lo sweeper notò che Kaori dormiva beatamente prona e lui si sollevò per rimanere seduto, con la testa che gli girava. Si rese conto che ciò che il suo collega gli aveva detto in quell’incubo era, in fondo, quello che in realtà lui pensava di se stesso. Sentì una lacrima rigargli il volto, mentre si stava convincendo che quanto era successo con Kaori era stato solo un errore. Makimura gli aveva detto di prendersi cura di lei, non di portarsela a letto. In quel modo, forse l’aveva destabilizzata, ma non ne era sicuro. L’unica certezza era che ciò che aveva provato con quella ragazza era per lui qualcosa di inedito. Lei era diversa dalle altre e, in pochi giorni, gli aveva stravolto l’esistenza. Gli piaceva davvero, non poteva negarlo a se stesso; anzi, gli aveva fatto completamente perdere la testa. Si girò per guardarla e per ammirare la sua schiena perfetta, che prese ad accarezzare. Una ventenne, per lui già bellissima, era appena sbocciata in qualcosa di ancora più estatico, dopo che l’aveva fatta sua. Fare l’amore con lei era stato un errore, sì, ma il più bello della sua vita e lo avrebbe ripetuto senza alcun dubbio. Si sarebbe inebriato ancora di lei, privo di alcun pentimento. Indietro non si poteva tornare.
 
- Ryo, stai bene? – gli domandò Kaori, mettendosi su un fianco e accarezzandogli un braccio e la schiena, così possente e muscolosa da incantarla e farle venire voglia di provare nuovamente dei brividi di piacere –
 
-  Ehi, tesoro, ti ho svegliata, scusami –
 
- No, figurati -
 
Kaori aveva vissuto un momento indimenticabile con quell’uomo bellissimo e che le era piaciuto fin dalla prima volta in cui lo aveva visto, che non era stata cinque giorni prima, ma quando lei era ancora al liceo. Non sapeva se lui se ne ricordasse, ma poco importava. Aveva voglia di abbracciarlo, di amarlo ancora e per tutta la notte. Non aveva dubbi: a Ryo non avrebbe rinunciato.
 
- Kaori…oggi tu hai compiuto vent’anni e io cinque giorni. Perché tu mi hai fatto nascere una seconda volta –
 
- Ryo, ma che assurdità stai dicendo? Io… -
 
- No, - la interruppe – non sto scherzando; è la verità e io voglio stare con te. Solo che, rimanendo con il sottoscritto, ti stai infilando in guai seri ed è giusto che tu lo sappia. Sarà una vita difficile e piena di ostacoli, però ti lascio scegliere: non sei obbligata a stare con me –
 
- Non mi importa, tanto non ho nulla da perdere. Siamo rimasti entrambi da soli, non abbiamo nessuno e allora? Perché dovremmo separarci? Oppure hai ottenuto quello che volevi e ora stai cercando di liberarti di me? Del resto, tu sei Ryo Saeba e so quello che si dice di te! –
 
- Ma se ti ho detto che voglio stare con te e che tu sei quella libera di scegliere se rimanere insieme o lasciarmi per una vita diversa e come quella di tante altre ragazze! Hai anche detto che vuoi essere la mia assistente, abbiamo deciso che vivremo sotto lo stesso tetto e ora mi metti in testa pensiere e parole che non mi appartengono? –
 
Kaori si commosse e faticava davvero a credere che quell’uomo volesse stare con lei, con tutte le accezioni possibili.
 
- Però c’è un problema, Kaori. Anzi, ti chiedo di accettare ciò che sto per dirti, perché è l’unico compromesso da fare, se vogliamo vivere felici: nessuno deve sapere di noi due insieme, come coppia. Nessuno, capito? Visto il casino in cui ti stai infilando… Devono tutti pensare e vedere che siamo semplici colleghi e nient’altro –
 
- Ma… -
 
- Se qualcuno viene a sapere che tu sei la mia ragazza, saresti ancora più nel mirino di chi vuole il peggio da me. Mi faccio continuamente nemici e già potrebbero prenderti di mira solo per essere la mia assistente, ma se sapessero di noi come legati in una relazione, per loro sarebbe ancora più soddisfacente e vantaggioso colpirmi negli affetti. Non sarà facile nascondere quello che provo per te, ma non possiamo fare altrimenti. L’alternativa sarebbe fare finta che tra noi non ci sia stato nulla e lasciarci, ma a quel punto, credimi, non riusciremmo nemmeno a vivere insieme e io ci starei troppo male. Forse anche tu, ma non so… –
 
- Non voglio rinunciare a te e sono disposta a fare questo compromesso. Farà parte del nostro lavoro anche questo, non trovi? –
 
- Hai ragione, e, una volta a casa, saremo sempre liberi di vivere come vogliamo. Pensavo anche a una cosa: sai quanto mi piacciano le donne e, se dovessi avere atteggiamenti strani o sbagliati con qualche cliente, beh, devi assolutamente riportarmi sulla retta via. Puoi anche punirmi, in nome dell’etica professionale. Sembra buffo, ma anche questo sarà lavoro. Vediamo se funzionerà. Anzi, deve funzionare. Secondo me, ci sarà da divertirsi, ne sono sicuro, e poi mi servirà per capire se sarai una brava assistente. Proviamoci, ok? -
 
- E se qualcuno dovesse scoprire di noi due? Cioè, che non siamo solo colleghi? –
 
- Non lo so. Non possiamo prevedere tutto. Noi vediamo come andrà… Conterà anche quanto sarai brava a reggermi il gioco –
 
- Vuoi mettermi alla prova? Guarda che potrei essere gelosissima –
 
- Ma anche io di te… -
 
- Quando mi insegnerai a sparare? –
 
- Dopo che avremo salutato il nostro caro Maki, faremo due cose: verrai al mio poligono e poi ci occuperemo del tuo trasloco –
 

Kaori annuì. Quella notte sembrò lunghissima e fatta per amarsi ancora, con tutte le forze rimaste, fino a cedere, finalmente, al sonno, che li avrebbe accompagnati fino alla mattina seguente e per uno speciale inizio.
 

Loro due ora erano i nuovi City Hunter e non li avrebbe fermati nessuno.
 
 
 Nota dell'autrice: è vero, questa storia ha un grosso "what if", perché i due sweeper si dichiarano fin dall'inizio. Ma... se è vero che nel corso della storia canonica l'amore tra Ryo e Kaori cresce giorno per giorno, è anche vero che i due si sono piaciuti fin da subito; inutile nasconderlo. E, a volte, sia rileggendo il manga sia riguardando l'anime, ho sempre avuto l'impressione che davvero a noi lettori/spettatori volessero nasconderci il loro privato. 
Quanto a Hideyuki innamorato di Kaori, non sono impazzita, ma mi sono ispirata a delle tavole di Hojo comparse nel racconto Vendetta, contenuto nel romanzo City Hunter vol 1, uscito negli anni 90. E comunque, se davvero Hide non si fosse deciso con Saeko per questo motivo? Del resto, Kaori non era la sua vera sorella...
Spero che abbiate apprezzato questa storia.
 
 
 
   
 
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