14
La salute della nonna stava migliorando a vista d’occhio. Nonostante zia Edith sostenesse che la nonna ormai non si rendesse conto di ciò che succedeva intorno a lei, nonna Valerie continuava a dare prova del fatto che non era così malconcia come la figlia la dipingeva.
Era un fine settimana, perciò sia Donna che Thomas erano tornati a Murray Hill per vedere come stava la nonna. Quel pomeriggio, durante il turno di guardia di Eric, i due salirono a farle compagnia.
Come al solito, la televisione era accesa su un canale che trasmetteva solo documentari, ma l’audio era stato tolto. Eric stava raccontando alla madre cosa aveva dovuto riparare il giorno precedente a scuola, e l’anziana sembrava più disgustata che interessata al racconto dei topi che scorrazzavano per le aule.
«Oh, mamma, guarda chi è arrivato!» disse Eric, non appena vide arrivare i suoi figli, per distrarre la madre dal pensiero dei topi.
«Donna! Tommy!» disse la nonna, con un sorriso senza denti.
«Ciao, nonna!» disse Donna. «Come stai?»
«Eh…» disse vagamente la nonna, agitando una mano davanti a sé.
«Eh, potrebbe stare meglio…» tradusse Eric.
«Ti trovo bene,» disse Thomas.
«Mamma, glielo dici ai ragazzi quello che hai detto a me?» chiese Eric.
Con evidente difficoltà, la nonna si mise dritta sulla sedia e assunse un’espressione di assoluta serietà.
«Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino,» disse fieramente nonna Valerie.
«Wow, che brava!» disse Donna.
«Parla benissimo!» disse Thomas.
«E non è tutto,» disse Eric. «Com’è Donna?»
La nonna guardò la nipote. «Bella!» disse.
«E Thomas?» chiese Eric.
Nonna Valerie si voltò verso Thomas. «Bravo.»
«E Lucy invece?» chiese Eric.
«Impunita,» disse fermamente la nonna.
Donna e Thomas risero.
«E Xander?» chiese Eric.
«Borioso,» rispose la nonna.
«Edith?»
La nonna alzò una mano, la tenne chiusa a becco e mosse per qualche secondo il pollice sotto le quattro dita unite. Anche Eric si unì alle risate dei figli.
«E Bobby com’è?» chiese Eric.
«Stanca,» rispose la nonna.
«E io invece?» proseguì Eric.
«Buono,» disse nonna Valerie, con un altro sorriso sdentato.
«E nonno Joe?» chiese Donna, indicando la foto del nonno su una mensola.
La nonna guardò verso dove indicava la nipote, e il suo viso si illuminò. «Bello,» disse guardando la foto.
Quando tornarono al piano inferiore, i due fratelli si aggiornarono sulle rispettive vite.
«Allora, come va la ricerca di lavoro?» chiese Thomas a Donna.
«Beh, ormai ho girato talmente tanto per New York che la conosco a memoria,» rispose la ragazza. «Comunque credo di essere sulla buona strada: ho dato il mio curriculum ad una palestra, e molto probabilmente mi assumeranno. Tu, come va l’università?»
«Tutto bene, mi mancano solo un paio di esami per finire l’anno.»
«E con Alexa come va?»
Thomas tirò un lungo sospiro. Ormai anche la menzione di quel nome riusciva a farlo agitare senza motivo.
«Non la sento più,» ammise. «Ho troncato tutti i rapporti con lei.»
«E come mai?»
«Era un continuo elemento di disturbo, mi mandava continuamente messaggi, e non capiva che doveva lasciarmi in pace mentre studiavo. E poi i suoi ultimi messaggi…»
Thomas rabbrividì al solo pensiero. Donna rimase vicina a suo fratello senza chiedergli ulteriori spiegazioni. Sapeva che lui sarebbe stato perfettamente in grado di dirle tutto ciò che voleva condividere, quando sarebbe stato pronto.
«Mi ha detto che ha un profilo falso con cui si diverte a mentire a un altro ragazzo,» disse Thomas. «E poi mi ha detto che ha visto le nostre foto al mare, sul tuo profilo. Poi si è messa a fare certi commenti…»
«Ti ha fatto sentire a disagio?» gli chiese Donna.
Thomas annuì. «Ha detto che si divertiva a scrivermi quelle cose un po’ “spinte” per vedere la mia reazione e farmi vincere la mia timidezza.»
«Come se fosse un difetto…»
«È quello che ho detto io! Alla fine ho sbottato, le ho scritto tutto ciò che mi faceva arrabbiare di lei e l’ho bloccata dappertutto.»
Donna si avvicinò al fratello e lo abbracciò, per dargli conforto. «Hai fatto la cosa giusta. Se una persona ti fa stare male, devi andartene il prima possibile.»
«Ha provato a mandarmi SMS per un paio di giorni, dopo, ma io non le ho mai risposto. Alla fine ha lasciato perdere anche lei.»
«Meglio così.»
Thomas, sentendosi meglio, si separò dalla sorella. «Secondo te cosa ne penserà zia Edith?» disse. «È stata lei a farmela conoscere. Non è che ci rimarrà male?»
«A zia Edith non interessano le relazioni interpersonali. Per lei, le uniche che contano sono quelle in cui lei ottiene qualche vantaggio. Se fossi in te, non le parlerei di Alexa.»
«Perché no?»
«Non credo che ti farebbe piacere saperlo.»
«Che cosa?»
A malincuore, Donna decise comunque di rivelare al fratello ciò che sapeva.
«So perché zia Edith ti ha messo in contatto con Alexa,» disse.
«Perché? Per farmi vincere la timidezza?»
Donna scosse la testa. «Non solo. L’ha fatto principalmente perché si preoccupava troppo del fatto che tu non avessi una ragazza.»
«In che senso?»
«Aveva paura che fossi gay, così ha preso la prima ragazza che ha trovato e l’ha messa in contatto con te, anche se sapeva benissimo che quella tipa fosse fuori come un balcone.»
Thomas non riusciva a credere alle sue orecchie. Davvero una parente che aveva praticamente appena conosciuto era stata in grado di fare una cosa simile, per un motivo così ridicolo?
«So che parecchi anni fa ha fatto la stessa cosa con zia Bobby,» continuò Donna. «Ha cercato di farla mettere con un rompiscatole che cercava di fare la corte a lei, ma ovviamente non ha funzionato…»
«Perché per lei è un problema che io non abbia una ragazza?»
«Non lo so. Evidentemente è rimasta con le idee di qualche centinaio di anni fa. Pensa che parla sempre male di me perché ho il problema opposto…»
Thomas sorrise. Parlare con Donna riusciva sempre a tirarlo su di morale.
«Non capisco perché a zia Edith dovrebbe importarne qualcosa,» continuò Donna. «Esci con qualcuno? Benissimo. Non esci con nessuno? Fantastico! Vuoi uscire con duecento persone contemporaneamente? Non credo che sia una situazione facilmente gestibile, ma buon per te! La tua vita sentimentale è affar tuo, non spetta di certo agli altri decidere chi o cosa ti piace. E comunque, anche se fossi davvero gay, sappi che io ti accetterei e continuerei a volerti bene. E anche mamma e papà.»
«Grazie, Donna. Ma in realtà credo che la mia situazione sia un po’ più complicata…»
«Che vuoi dire?»
«Che, tutto sommato, questa vicenda di Alexa mi ha spinto a farmi delle domande e ho capito delle cose…»
Donna rimase in silenzio, per non interrompere il fratello e lasciare che parlasse liberamente. Thomas fece un respiro profondo, per riordinare le idee e cercare di esprimere al meglio ciò che provava.
«Non mi piacciono le ragazze,» cominciò Thomas.
Donna annuì silenziosamente, per far capire a Thomas che lo stava ascoltando attentamente.
«E nemmeno i ragazzi,» continuò lui. «Credo di essere asessuale… o qualcosa del genere. Voglio dire, non provo interesse per le persone che non conosco, non mi sento attratto da persone con cui non ho prima stretto un legame emotivo. Non ho mai conosciuto Alexa di persona, e non esisteva nemmeno una caratteristica che potevamo avere in comune: per questo non avrebbe mai funzionato con lei.»
«Oltre al fatto che, da quello che mi hai raccontato, si trattava di una relazione piuttosto tossica,» disse Donna.
Thomas annuì. «All’inizio credevo fosse solo quello il motivo, ma poi ho capito che c’era dell’altro. Ti ricordi di Dorothy?»
«Sì, quella con cui uscivi tipo un anno fa.»
«Ti avevo detto che la storia era finita perché “non è andata”. In realtà mi ha lasciato lei, perché lei voleva portare la nostra relazione al livello successivo e io… non ero pronto. Non sentivo di conoscerla abbastanza per fare qualcosa del genere con lei.»
«Hai fatto bene. È sempre meglio aspettare piuttosto che fare cose di cui ti pentiresti.»
«È che non ne vedevo la necessità. A me piaceva passare del tempo con lei. Dorothy mi piaceva molto… solo che non mi piaceva in quel modo. Non lo so, è difficile spiegarlo…»
Donna non aveva mai condiviso le stesse esperienze del fratello. Tuttavia, fece del suo meglio per capire il suo punto di vista.
«E poi, qualche settimana fa, mi è successa un’altra cosa strana,» continuò Thomas. «C’è questa ragazza del mio corso, Sophie, con cui non avevo mai davvero parlato di persona, eppure mi ha invitato ad uscire.»
«Un appuntamento?»
«Sì… no… non lo so… Non so cosa pensasse davvero di me, dato che quella era praticamente la prima volta che ci parlavamo. E non mi ha nemmeno detto se per lei era un appuntamento o una semplice uscita tra amici…»
«Le ragazze non dicono mai queste cose.»
«Lo so, ma non è questo… Non ci sono stati nemmeno segnali impliciti che indicassero che tipo di relazione volesse avere con me… O forse sono stato io che non li ho notati…»
«Noi ragazze siamo complicate.»
«No, tutto questo è più complicato! Prima che lei mi contattasse, a malapena sapevo chi fosse. Poi siamo usciti, siamo andati al Met, e… non so bene come sia successo, né quando, ma Sophie è cambiata. Più passava il tempo, e più mi sembrava diversa da come l’avevo conosciuta: era più reale, più… bella, in un certo senso. Fino al giorno prima non avevo mai pensato minimamente a lei, ma dopo essere tornati al campus, quel pomeriggio, all’improvviso avevo voglia di vederla di nuovo. A te non è mai capitato niente del genere?»
Donna scosse la testa. «Tutti i ragazzi che ho avuto mi sono sempre piaciuti da subito.»
«Quindi è strano sentirsi così? Non sentirsi attratti da qualcuno fin da subito? Pensare che in una relazione ci siano cose molto più importanti del sesso? Voler conoscere a fondo una persona prima di iniziare una relazione? C’è qualcosa che non va in me?»
«Non c’è niente che non vada in te, Tommy.»
«E se semplicemente avessi paura di iniziare una relazione con qualcuno a causa di ciò che è successo con Alexa?»
«No, Alexa non c’entra niente: sei sempre stato così.»
«Così come?»
«Sei sempre stato più interessato allo studio che alle ragazze. Certo, mi hai detto che sei uscito con qualcuna, anche prima di Dorothy, ma per te non è mai stata una priorità assoluta. Non sei mai stato preso da una passione travolgente che ti ha portato ad abbandonare ogni cosa.»
«Quindi è come se mi mancasse qualcosa?»
«Assolutamente no, sei perfetto così come sei. Ti interessa più la personalità che l’aspetto fisico, preferisci girare per musei e parlare tutto il giorno di arte e letteratura piuttosto che portarti a letto la prima ragazza ubriaca e poco vestita che incontri in un bar: non c’è niente di male in questo! Anzi, un po’ in fondo ti ammiro: se fossi come te, non avrei mai perso il lavoro cinque anni fa.»
«E se a Sophie non piacessi? E se pensasse che sono strano?»
«Secondo me tu a lei piaci davvero, altrimenti non ti avrebbe mai invitato a uscire. Se ti fa sentire più a tuo agio, parla direttamente con lei: è molto meglio che immaginare tutti i possibili scenari catastrofici.»
Thomas sorrise alla sorella. «Grazie, Donna.»
«Di niente! E poi, nel caso remoto in cui dovesse andare male, chiamami: ci abbufferemo di gelato e guarderemo film demenziali per tutta la notte!»
Era passato un anno dalla morte di nonna Mo, perciò Thomas e Donna decisero di telefonare alla madre, che senza dubbio sarebbe stata a casa del nonno per stargli vicino in un momento così difficile.
«Ciao, Thomas! Ciao, Donna!» li salutò Eliza, felice di ricevere la loro telefonata.
«Ciao, mamma!» disse Donna. «Come sta nonno?»
«Ciao, ragazzi!» intervenne il nonno. «Grazie per la telefonata!»
«Figurati, nonno,» disse Thomas. «Come stai?»
«Eh sì va avanti…» disse il nonno. «Per fortuna ho le figlie, qui, che mi fanno compagnia…»
«Ciao, bambini!» intervenne zia Audrey. «È da tanto che non ci sentiamo! State tutti bene lì?»
«Ciao, zia,» disse Donna. «Sì, qui tutto bene.»
«E la nonna, come va?» chiese zia Audrey.
«Alla grande,» disse Thomas. «Recita i proverbi a memoria, riconosce ancora le persone…»
«Ieri ha dato un calcio a zia Bobby perché non le dava retta,» aggiunse Donna.
Le risate del nonno e zia Audrey si sentirono chiaramente attraverso il telefono.
«Mi piace la nonna!» disse zia Audrey.
«È una forza,» disse Donna.
«Sono felice che stia bene,» disse Eliza. «Ora va per i cent’anni!»
«E ci è arrivata splendidamente, da quello che mi raccontate!» disse zia Audrey.
«Lei dice che è tutto merito del latte e del farsi gli affari propri,» disse Thomas.
«Ha ragione,» disse il nonno. «Fossimo tutti sani come lei, alla sua età!»
Thomas e Donna risero.
«Come vanno le cose a Juliet Springs?» chiese Donna.
«Bene, come al solito,» disse Eliza.
«Sì, beh, a parte il fatto che Dom e Griselda si sposano!» aggiunse zia Audrey.
«Davvero?» chiese Thomas.
«Non è possibile,» disse Donna.
«Credevamo che fosse uno scherzo, ma questi si sposano sul serio!» riprese zia Audrey. «E dopo che tutti gli avevamo detto che non sarebbe stata una grande idea…»
«Beh, ma se si piacciono davvero…» provò a dire Donna.
«Quest’estate sono andati in vacanza insieme, e lui non ha fatto altro che lamentarsi del fatto che lei in casa non facesse assolutamente niente,» disse Eliza. «Non cucinava, non faceva la lavatrice, non faceva la spesa, non portava nemmeno la borsa del mare in spiaggia!»
«Questo è il karma, Eliza,» intervenne zia Audrey. «Per anni ci siamo lamentate di Dom che non aiutava mai in casa, e adesso finalmente sta per sposare una più scansafatiche di lui: sarà costretto a lavorare per forza, adesso!»
«Beh, non hai del tutto torto…» disse Eliza.
Tutti quanti risero.
«E non è nemmeno la parte peggiore,» aggiunse zia Audrey. «Hanno già mandato gli inviti per il matrimonio. Ci credete che quella si chiama Griselda Labelle? Pure Dom a un certo punto si è reso conto che quella è Griselda Mica-tanto-belle.»
«Quando si dice l’ironia…» disse Donna.
«Ma dai, ve l’immaginate?» riprese zia Audrey. «Peter Dominic Andrew Rakes, vuoi tu prendere questo mostro come tua legittima sposa?»
Una nuova risata coinvolse entrambi i lati della telefonata. Thomas e Donna furono felici di sapere che, tutto sommato, il nonno era in buone mani. La loro madre gli dava conforto, e zia Audrey lo faceva ridere, distogliendolo dal pensiero costante dell’assenza della moglie.
La salute della nonna stava migliorando a vista d’occhio. Nonostante zia Edith sostenesse che la nonna ormai non si rendesse conto di ciò che succedeva intorno a lei, nonna Valerie continuava a dare prova del fatto che non era così malconcia come la figlia la dipingeva.
Era un fine settimana, perciò sia Donna che Thomas erano tornati a Murray Hill per vedere come stava la nonna. Quel pomeriggio, durante il turno di guardia di Eric, i due salirono a farle compagnia.
Come al solito, la televisione era accesa su un canale che trasmetteva solo documentari, ma l’audio era stato tolto. Eric stava raccontando alla madre cosa aveva dovuto riparare il giorno precedente a scuola, e l’anziana sembrava più disgustata che interessata al racconto dei topi che scorrazzavano per le aule.
«Oh, mamma, guarda chi è arrivato!» disse Eric, non appena vide arrivare i suoi figli, per distrarre la madre dal pensiero dei topi.
«Donna! Tommy!» disse la nonna, con un sorriso senza denti.
«Ciao, nonna!» disse Donna. «Come stai?»
«Eh…» disse vagamente la nonna, agitando una mano davanti a sé.
«Eh, potrebbe stare meglio…» tradusse Eric.
«Ti trovo bene,» disse Thomas.
«Mamma, glielo dici ai ragazzi quello che hai detto a me?» chiese Eric.
Con evidente difficoltà, la nonna si mise dritta sulla sedia e assunse un’espressione di assoluta serietà.
«Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino,» disse fieramente nonna Valerie.
«Wow, che brava!» disse Donna.
«Parla benissimo!» disse Thomas.
«E non è tutto,» disse Eric. «Com’è Donna?»
La nonna guardò la nipote. «Bella!» disse.
«E Thomas?» chiese Eric.
Nonna Valerie si voltò verso Thomas. «Bravo.»
«E Lucy invece?» chiese Eric.
«Impunita,» disse fermamente la nonna.
Donna e Thomas risero.
«E Xander?» chiese Eric.
«Borioso,» rispose la nonna.
«Edith?»
La nonna alzò una mano, la tenne chiusa a becco e mosse per qualche secondo il pollice sotto le quattro dita unite. Anche Eric si unì alle risate dei figli.
«E Bobby com’è?» chiese Eric.
«Stanca,» rispose la nonna.
«E io invece?» proseguì Eric.
«Buono,» disse nonna Valerie, con un altro sorriso sdentato.
«E nonno Joe?» chiese Donna, indicando la foto del nonno su una mensola.
La nonna guardò verso dove indicava la nipote, e il suo viso si illuminò. «Bello,» disse guardando la foto.
***
Quando tornarono al piano inferiore, i due fratelli si aggiornarono sulle rispettive vite.
«Allora, come va la ricerca di lavoro?» chiese Thomas a Donna.
«Beh, ormai ho girato talmente tanto per New York che la conosco a memoria,» rispose la ragazza. «Comunque credo di essere sulla buona strada: ho dato il mio curriculum ad una palestra, e molto probabilmente mi assumeranno. Tu, come va l’università?»
«Tutto bene, mi mancano solo un paio di esami per finire l’anno.»
«E con Alexa come va?»
Thomas tirò un lungo sospiro. Ormai anche la menzione di quel nome riusciva a farlo agitare senza motivo.
«Non la sento più,» ammise. «Ho troncato tutti i rapporti con lei.»
«E come mai?»
«Era un continuo elemento di disturbo, mi mandava continuamente messaggi, e non capiva che doveva lasciarmi in pace mentre studiavo. E poi i suoi ultimi messaggi…»
Thomas rabbrividì al solo pensiero. Donna rimase vicina a suo fratello senza chiedergli ulteriori spiegazioni. Sapeva che lui sarebbe stato perfettamente in grado di dirle tutto ciò che voleva condividere, quando sarebbe stato pronto.
«Mi ha detto che ha un profilo falso con cui si diverte a mentire a un altro ragazzo,» disse Thomas. «E poi mi ha detto che ha visto le nostre foto al mare, sul tuo profilo. Poi si è messa a fare certi commenti…»
«Ti ha fatto sentire a disagio?» gli chiese Donna.
Thomas annuì. «Ha detto che si divertiva a scrivermi quelle cose un po’ “spinte” per vedere la mia reazione e farmi vincere la mia timidezza.»
«Come se fosse un difetto…»
«È quello che ho detto io! Alla fine ho sbottato, le ho scritto tutto ciò che mi faceva arrabbiare di lei e l’ho bloccata dappertutto.»
Donna si avvicinò al fratello e lo abbracciò, per dargli conforto. «Hai fatto la cosa giusta. Se una persona ti fa stare male, devi andartene il prima possibile.»
«Ha provato a mandarmi SMS per un paio di giorni, dopo, ma io non le ho mai risposto. Alla fine ha lasciato perdere anche lei.»
«Meglio così.»
Thomas, sentendosi meglio, si separò dalla sorella. «Secondo te cosa ne penserà zia Edith?» disse. «È stata lei a farmela conoscere. Non è che ci rimarrà male?»
«A zia Edith non interessano le relazioni interpersonali. Per lei, le uniche che contano sono quelle in cui lei ottiene qualche vantaggio. Se fossi in te, non le parlerei di Alexa.»
«Perché no?»
«Non credo che ti farebbe piacere saperlo.»
«Che cosa?»
A malincuore, Donna decise comunque di rivelare al fratello ciò che sapeva.
«So perché zia Edith ti ha messo in contatto con Alexa,» disse.
«Perché? Per farmi vincere la timidezza?»
Donna scosse la testa. «Non solo. L’ha fatto principalmente perché si preoccupava troppo del fatto che tu non avessi una ragazza.»
«In che senso?»
«Aveva paura che fossi gay, così ha preso la prima ragazza che ha trovato e l’ha messa in contatto con te, anche se sapeva benissimo che quella tipa fosse fuori come un balcone.»
Thomas non riusciva a credere alle sue orecchie. Davvero una parente che aveva praticamente appena conosciuto era stata in grado di fare una cosa simile, per un motivo così ridicolo?
«So che parecchi anni fa ha fatto la stessa cosa con zia Bobby,» continuò Donna. «Ha cercato di farla mettere con un rompiscatole che cercava di fare la corte a lei, ma ovviamente non ha funzionato…»
«Perché per lei è un problema che io non abbia una ragazza?»
«Non lo so. Evidentemente è rimasta con le idee di qualche centinaio di anni fa. Pensa che parla sempre male di me perché ho il problema opposto…»
Thomas sorrise. Parlare con Donna riusciva sempre a tirarlo su di morale.
«Non capisco perché a zia Edith dovrebbe importarne qualcosa,» continuò Donna. «Esci con qualcuno? Benissimo. Non esci con nessuno? Fantastico! Vuoi uscire con duecento persone contemporaneamente? Non credo che sia una situazione facilmente gestibile, ma buon per te! La tua vita sentimentale è affar tuo, non spetta di certo agli altri decidere chi o cosa ti piace. E comunque, anche se fossi davvero gay, sappi che io ti accetterei e continuerei a volerti bene. E anche mamma e papà.»
«Grazie, Donna. Ma in realtà credo che la mia situazione sia un po’ più complicata…»
«Che vuoi dire?»
«Che, tutto sommato, questa vicenda di Alexa mi ha spinto a farmi delle domande e ho capito delle cose…»
Donna rimase in silenzio, per non interrompere il fratello e lasciare che parlasse liberamente. Thomas fece un respiro profondo, per riordinare le idee e cercare di esprimere al meglio ciò che provava.
«Non mi piacciono le ragazze,» cominciò Thomas.
Donna annuì silenziosamente, per far capire a Thomas che lo stava ascoltando attentamente.
«E nemmeno i ragazzi,» continuò lui. «Credo di essere asessuale… o qualcosa del genere. Voglio dire, non provo interesse per le persone che non conosco, non mi sento attratto da persone con cui non ho prima stretto un legame emotivo. Non ho mai conosciuto Alexa di persona, e non esisteva nemmeno una caratteristica che potevamo avere in comune: per questo non avrebbe mai funzionato con lei.»
«Oltre al fatto che, da quello che mi hai raccontato, si trattava di una relazione piuttosto tossica,» disse Donna.
Thomas annuì. «All’inizio credevo fosse solo quello il motivo, ma poi ho capito che c’era dell’altro. Ti ricordi di Dorothy?»
«Sì, quella con cui uscivi tipo un anno fa.»
«Ti avevo detto che la storia era finita perché “non è andata”. In realtà mi ha lasciato lei, perché lei voleva portare la nostra relazione al livello successivo e io… non ero pronto. Non sentivo di conoscerla abbastanza per fare qualcosa del genere con lei.»
«Hai fatto bene. È sempre meglio aspettare piuttosto che fare cose di cui ti pentiresti.»
«È che non ne vedevo la necessità. A me piaceva passare del tempo con lei. Dorothy mi piaceva molto… solo che non mi piaceva in quel modo. Non lo so, è difficile spiegarlo…»
Donna non aveva mai condiviso le stesse esperienze del fratello. Tuttavia, fece del suo meglio per capire il suo punto di vista.
«E poi, qualche settimana fa, mi è successa un’altra cosa strana,» continuò Thomas. «C’è questa ragazza del mio corso, Sophie, con cui non avevo mai davvero parlato di persona, eppure mi ha invitato ad uscire.»
«Un appuntamento?»
«Sì… no… non lo so… Non so cosa pensasse davvero di me, dato che quella era praticamente la prima volta che ci parlavamo. E non mi ha nemmeno detto se per lei era un appuntamento o una semplice uscita tra amici…»
«Le ragazze non dicono mai queste cose.»
«Lo so, ma non è questo… Non ci sono stati nemmeno segnali impliciti che indicassero che tipo di relazione volesse avere con me… O forse sono stato io che non li ho notati…»
«Noi ragazze siamo complicate.»
«No, tutto questo è più complicato! Prima che lei mi contattasse, a malapena sapevo chi fosse. Poi siamo usciti, siamo andati al Met, e… non so bene come sia successo, né quando, ma Sophie è cambiata. Più passava il tempo, e più mi sembrava diversa da come l’avevo conosciuta: era più reale, più… bella, in un certo senso. Fino al giorno prima non avevo mai pensato minimamente a lei, ma dopo essere tornati al campus, quel pomeriggio, all’improvviso avevo voglia di vederla di nuovo. A te non è mai capitato niente del genere?»
Donna scosse la testa. «Tutti i ragazzi che ho avuto mi sono sempre piaciuti da subito.»
«Quindi è strano sentirsi così? Non sentirsi attratti da qualcuno fin da subito? Pensare che in una relazione ci siano cose molto più importanti del sesso? Voler conoscere a fondo una persona prima di iniziare una relazione? C’è qualcosa che non va in me?»
«Non c’è niente che non vada in te, Tommy.»
«E se semplicemente avessi paura di iniziare una relazione con qualcuno a causa di ciò che è successo con Alexa?»
«No, Alexa non c’entra niente: sei sempre stato così.»
«Così come?»
«Sei sempre stato più interessato allo studio che alle ragazze. Certo, mi hai detto che sei uscito con qualcuna, anche prima di Dorothy, ma per te non è mai stata una priorità assoluta. Non sei mai stato preso da una passione travolgente che ti ha portato ad abbandonare ogni cosa.»
«Quindi è come se mi mancasse qualcosa?»
«Assolutamente no, sei perfetto così come sei. Ti interessa più la personalità che l’aspetto fisico, preferisci girare per musei e parlare tutto il giorno di arte e letteratura piuttosto che portarti a letto la prima ragazza ubriaca e poco vestita che incontri in un bar: non c’è niente di male in questo! Anzi, un po’ in fondo ti ammiro: se fossi come te, non avrei mai perso il lavoro cinque anni fa.»
«E se a Sophie non piacessi? E se pensasse che sono strano?»
«Secondo me tu a lei piaci davvero, altrimenti non ti avrebbe mai invitato a uscire. Se ti fa sentire più a tuo agio, parla direttamente con lei: è molto meglio che immaginare tutti i possibili scenari catastrofici.»
Thomas sorrise alla sorella. «Grazie, Donna.»
«Di niente! E poi, nel caso remoto in cui dovesse andare male, chiamami: ci abbufferemo di gelato e guarderemo film demenziali per tutta la notte!»
***
Era passato un anno dalla morte di nonna Mo, perciò Thomas e Donna decisero di telefonare alla madre, che senza dubbio sarebbe stata a casa del nonno per stargli vicino in un momento così difficile.
«Ciao, Thomas! Ciao, Donna!» li salutò Eliza, felice di ricevere la loro telefonata.
«Ciao, mamma!» disse Donna. «Come sta nonno?»
«Ciao, ragazzi!» intervenne il nonno. «Grazie per la telefonata!»
«Figurati, nonno,» disse Thomas. «Come stai?»
«Eh sì va avanti…» disse il nonno. «Per fortuna ho le figlie, qui, che mi fanno compagnia…»
«Ciao, bambini!» intervenne zia Audrey. «È da tanto che non ci sentiamo! State tutti bene lì?»
«Ciao, zia,» disse Donna. «Sì, qui tutto bene.»
«E la nonna, come va?» chiese zia Audrey.
«Alla grande,» disse Thomas. «Recita i proverbi a memoria, riconosce ancora le persone…»
«Ieri ha dato un calcio a zia Bobby perché non le dava retta,» aggiunse Donna.
Le risate del nonno e zia Audrey si sentirono chiaramente attraverso il telefono.
«Mi piace la nonna!» disse zia Audrey.
«È una forza,» disse Donna.
«Sono felice che stia bene,» disse Eliza. «Ora va per i cent’anni!»
«E ci è arrivata splendidamente, da quello che mi raccontate!» disse zia Audrey.
«Lei dice che è tutto merito del latte e del farsi gli affari propri,» disse Thomas.
«Ha ragione,» disse il nonno. «Fossimo tutti sani come lei, alla sua età!»
Thomas e Donna risero.
«Come vanno le cose a Juliet Springs?» chiese Donna.
«Bene, come al solito,» disse Eliza.
«Sì, beh, a parte il fatto che Dom e Griselda si sposano!» aggiunse zia Audrey.
«Davvero?» chiese Thomas.
«Non è possibile,» disse Donna.
«Credevamo che fosse uno scherzo, ma questi si sposano sul serio!» riprese zia Audrey. «E dopo che tutti gli avevamo detto che non sarebbe stata una grande idea…»
«Beh, ma se si piacciono davvero…» provò a dire Donna.
«Quest’estate sono andati in vacanza insieme, e lui non ha fatto altro che lamentarsi del fatto che lei in casa non facesse assolutamente niente,» disse Eliza. «Non cucinava, non faceva la lavatrice, non faceva la spesa, non portava nemmeno la borsa del mare in spiaggia!»
«Questo è il karma, Eliza,» intervenne zia Audrey. «Per anni ci siamo lamentate di Dom che non aiutava mai in casa, e adesso finalmente sta per sposare una più scansafatiche di lui: sarà costretto a lavorare per forza, adesso!»
«Beh, non hai del tutto torto…» disse Eliza.
Tutti quanti risero.
«E non è nemmeno la parte peggiore,» aggiunse zia Audrey. «Hanno già mandato gli inviti per il matrimonio. Ci credete che quella si chiama Griselda Labelle? Pure Dom a un certo punto si è reso conto che quella è Griselda Mica-tanto-belle.»
«Quando si dice l’ironia…» disse Donna.
«Ma dai, ve l’immaginate?» riprese zia Audrey. «Peter Dominic Andrew Rakes, vuoi tu prendere questo mostro come tua legittima sposa?»
Una nuova risata coinvolse entrambi i lati della telefonata. Thomas e Donna furono felici di sapere che, tutto sommato, il nonno era in buone mani. La loro madre gli dava conforto, e zia Audrey lo faceva ridere, distogliendolo dal pensiero costante dell’assenza della moglie.
L'angolo dell'autrice:
Questo
capitolo è stato incredibilmente difficile da scrivere.
Volevo
essere più esplicita possibile nel descrivere le emozioni
provate da Thomas, dato che non sono per niente comuni, e ho finito per
scrivere, riscrivere, cancellare, aggiungere, modificare questo dialogo
più e più volte. Spero di essere riuscita a
trasmettere
bene ciò che prova.
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia, lasciandomi un commento, una recensione o un messaggio privato. E non dimenticate di venirmi a trovare su Facebook, Threads e Instagram.
A presto!
⁓Arkytior
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia, lasciandomi un commento, una recensione o un messaggio privato. E non dimenticate di venirmi a trovare su Facebook, Threads e Instagram.
A presto!
⁓Arkytior