Note dell'autrice:
Secondo voi Nohat come si comporterà adesso?
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Desideri
Parte 1
Parte 1
Diana Dalla Fonte,10 novembre 2024
La prima persona che Corelius ci consigliò di confrontare fu l’antico rappresentante dei vampiri: Azair.
Corelius aveva parlato con lui poco dopo il consiglio e gli era sembrato scontento delle idee dei più. Così, una settimana dopo, io, Nohat e Vanilla ci intrufolammo nelle sue stanze.
Corelius lo aveva avvisato di una proficua visita notturna, quindi lo trovammo in piedi, vestito di tutto punto, girato di spalle, in chiara attesa.
“Oh, quindi voi… sareste la proficua visita notturna?” Domandò Azair divertito. “Non avete perso tempo ragazzini. Siete qui da appena un mese e già causate guai?”
“I guai ci adorano.” Rispose Vanilla incrociando le braccia cercando di celare il suo nervosismo.
“Uhm… e quali guai intendente portare?”
“Dipende. Quali guai le servono?” Continuò Vanilla senza distogliere lo sguardo da lui per mezzo secondo. Azair fece un sorriso soddisfatto e sorpreso, probabilmente non si aspettava che conoscessimo le regole di questo gioco. “Su questo disquisiremo a breve. Prima voglio comprendere quale guaio volete che causi.” Disse Azair versandosi qualcosa che chiaramente non era un bel rosso corposo.
Nohat fece un passo in avanti. “Ci serve il tuo voto per poter uscire da qui senza una taglia sulla testa.” Nohat non era mai stato una persona adatta a questi giochetti, sarebbe stato un pessimo politico. “E immagino che… Corelius… ti abbia già informato al riguardo.”
Azair mantenne il sorriso e si rigirò il calice tra le dita lasciando trace di sangue sul cristallo immacolato. Non ero certa su come interpretare la scena.
“Sì, questo è decisamente un piccolo guaio, un misero favore… e in cambio esigerò una sciocchezzuola, in favore miserrimo.” Disse fissandoci attraverso il calice o, meglio, fissando Nohat.
“Non ti hanno insegnato che non si gioca con il cibo?” Domandò Nohat infastidito, forse era più affamato di quel che voleva ammettere. Azair rise e si appoggiò sul cassettone in mogano. “Oh, questo non è per me.” Nohat ci guardò: Vanilla era chiaramente schifata e le mie labbra non stavano celando una smorfia. Avevo già assaggiato il sangue una volta ed era disgustoso. “Non credo che le mie amiche gradirebbero.”
“Oh, infatti questo è solo per te.” Disse porgendoglielo.
“Se mi vuoi avvelenare potevi inventarti qualcosa di meglio.” Azair rise al commento di Nohat. “Sciocco ragazzo, io non avvelenerei mai la mia unica speranza di vendetta verso quella bella statuina e quella stupida erbaccia saccente.”
Alzai il sopracciglio confusa. “Spiegati.” Decretai guardandolo negli occhi.
Azair sospirò ed iniziò a parlare continuando a giocare con il calice. “Purtroppo, solo due vampiri sono venuti con voi e l’altro vostro amico… Lukas, giusto? Non ha quel che mi serve.”
“E io cosa avrei di così speciale?” Domandò Nohat incrociando le braccia mentre io osservavo con estrema minuzia ogni singolo movimento del nostro potenziale alleato. “Un talento che se Silvia e Zorok scoprissero non ti lascerebbero mai uscire da qui.”
Nohat gli fece cenno di proseguire.
“Quelli come noi sono chiamati Viaggiatori e per farla breve: bevendo il sangue di chiunque possiamo vederne il passato e i ricordi.” Sgranai gli occhi: pensai alle potenzialità di un talento simile nello spionaggio. Praticamente non sarebbe più stato necessario comprare informazioni o torturare qualcuno per ottenerle. “Ovviamente la cosa è più raffinata e complessa di come l’ho posta ma il succo è questo. E, sorpresa delle sorprese, ai miei due cari colleghi non va’ a genio che un talento simile esca da questo edificio, figuriamoci dalla città. Da quando ho preso questa carica, e risvegliato il mio talento, avrò incontrato sette persone come me e tutte troppo giovani per sopportare il peso di questo talento o troppo indottrinate per anche solo pensare di andare contro al volere dei nostri antenati. Il mio predecessore si è assicurato che fosse così. E ha lasciato che tutti gli altri Viaggiatori morissero nell’ignoranza o impazzissero a causa di questo.” Mentre parlava i suoi occhi rossi iniziarono a brillare e con essi il suo sangue cominciò ad emettere un leggero fumo rosso che si librò nell’aria circostante.
“Questo è il mio sangue. Se lo berrai avrai accesso a tutte le mie conoscenze su questo dono. Bevilo e ottieni questo magnifico dono proibito di conoscenza. E, quando incontrerai qualcun altro come te, non esitare a donargli la conoscenza.”
Nohat guardò il calice con una coscienza diversa. “E… ti fidi a farmi questo dono? Chi ti garantisce che non lo terrò per me?”
“Nessuno. Ma mi fido del potenziale che ho visto. Non hai avuto una vita facile e non sei una brava persona, questo è vero, ma ho visto il potenziale per una grande persona e questo mi deve bastare.” Disse Azair porgendogli il calice guardandolo con determinazione.
Stava per infrangere un tabù, era perfettamente conscio delle implicazioni, eppure voleva mandare all’aria millenni di tradizioni.
Nohat esitò un istante.
“Se i tuoi colleghi se ne accorgeranno mi uccideranno o mi costringeranno a prendere il tuo posto.” Azair sorrise. “Attilius è l’unico che potrebbe accorgersi di questo e costringerti qui, ma questo avverrà solo se inizierai ad usare attivamente il tuo dono. Quindi, finché sarai qui, trattieni la tua curiosità e limitati ad ascoltare ciò che i tuoi predecessori hanno da dire.”
Le dita di Azair e di Nohat si sfiorarono il tempo necessario perché il calice scivolasse nelle mani del novo Viaggiatore.
“Questa conversazione non è mai avvenuta.” Disse Azair.
Nohat accennò d’aver capito e bevve tutto d’un fiato.
Una parte di me voleva bloccarlo, ma la scelta spettava solo a Nohat e il voto di Azair era necessario e facilmente ottenibile. Per giunta vedevo i vantaggi che un dono simile avrebbe fornito a lungo andare. Non conoscevo le limitazioni di questo potere ma sapevo che si sarebbe rivelato un’arma non indifferente.
Quando il calice fu vuoto, Nohat appoggiò con forza il calice sul comò e si portò una mano alla gola, brutto segno. E quando alzò lo sguardo vidi i suoi occhi azzurri come il ghiaccio brillare in maniera quasi innaturale, altro brutto segno.
“Ho… sete….” Disse Nohat con voce strozzata mentre si piegava su sé stesso cedendo alla gravità.
Non feci in tempo ad entrare nel panico che Azair tirò fuori una borraccia traboccante di sangue. Nohat non esitò un istante e bevve direttamente dal collo della bottiglia mentre i suoi denti si allungavano. Non avevo mai visto sintomi così gravi in tutta la mia vita.
Aveva appena fatto fuori almeno due litri di sangue e la prima cosa che disse fu una lamentela. “Ha… un sapore… blea…” I suoi occhi brillavano ancora ma pareva calmo adesso, tirai un sospiro di sollievo. “Immagino, sono almeno un centinaio di donatori mescolati tra loro.” Nohat fece una faccia schifata. “È l’unico modo che hanno per permettermi di nutrirmi senza che io adoperi il mio dono.”
“Ma perché cazzo…? Se hanno così tanta paura di questa magia, perché conservarla?” Domandai confusa continuando a tenere un occhio attento su Nohat e l’altro rivolto verso l’esterno. Dubitavo che sarebbe passato qualcuno ma non si sapeva mai. Nel frattempo, Vanilla si avvicinò a Nohat.
“Perché gli serve qualcuno con il mio talento. Non avete idea della quantità di gente a cui ho risparmiato mesi di tortura con un singolo, piccolo, assaggino. O delle situazioni di dubbia testimonianza in cui è bastata una goccia di sangue per comprendere se diceva il vero o meno. Però è il tipo di magia che può essere facilmente usata nelle maniere più sbagliate possibili. Ho visto, e il tuo amico vedrà, alcuni ricordi che ne sono la prova. Ma il male si annida ovunque e questo luogo non è da meno. Io e gli altri non siamo altro che marionette nelle mani di Silvia e Zorok, e la cosa peggiore è che abbiamo accettato questo destino con il sorriso. Questa… diciamo che è la mia piccola ribellione verso un sistema che premia solo l’ordine e la tradizione. La magia è caos, è vita, è energia pura e mi piange il cuore a vederla rinchiusa in quattro mura.”
La parte razionale di me sentiva che stava mentendo: non poteva essere tutto qui, doveva esserci del altro. Ma perché mai dare questo dono a Nohat se non per diffondere il caos?
“Mi sembra che ci siano un po’ troppi vantaggi per noi, dov’è la fregatura?” Domandai.
“A parte il fatto di vedere i ricordi di chiunque si beve il sangue può essere una gran bella scocciatura? Nessuna fregatura.”
Sembrava sincero. Ma mi sembrava tutto troppo facile, troppo comodo.
Ci doveva essere una fregatura! Eppure, non riuscii a vederla.
“Non ti fidi di me, ragazzina?” Mi domandò Azair divertito.
“Mi sembra un po’ troppo facile.” Ammisi mettendo la mano al coltello in una non così tanto velata minaccia.
“Oh, ti garantisco che non sarà facile. Almeno per il vostro amico. Il fatto che tu non veda una battaglia non vuol dire che stia avvenendo.” Quindi era roba da mondo interiore, battaglia dentro di sé e stronzate simili. La trovai una stronzata, da quale grande ipocrita che ero, pensai che nulla fosse più difficile della merda che il mondo ti lancia addosso.
“Te la senti di scendere?” Domandò Vanilla a Nohat, avevamo finito qui.
“Non ho molta scelta, o scendiamo adesso o ci beccano.” Disse Nohat ma gli bastarono due passi per perdere l’equilibrio e senza Vanilla la sua faccia si sarebbe scaraventata a terra. “Nohat…?”
“Sto vedendo cose… Anna… ha la tosse… quel peluche, non lo vedevo da anni… aspetta, lo aveva dato ad Anna? Signor Longo lei… non può aver detto una cosa simile, no.” Ci misi qualche istante di troppo a capire di chi stesse vedendo i ricordi: Giulio. “No, non… è stato crudele… perché fa così male.” Azair afferrò il volto di Nohat, i suoi occhi divennero rossi e probabilmente ipnotizzò Nohat.
“Il bloccò che ti ho imposto durerà qualche ora ma il flusso di ricordi è inevitabile e si placherà solo tra qualche giorno. La casa in cui ti ho messo è sicura ma non dire loro nulla. Fingiti malato e aspetta che passi. Potresti sognare cose strane ma non ti preoccupare. Tra circa una settimana tutto ti sembrerà quasi come prima. E adesso andate. Ci rivedremo tra un anno.”