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Autore: MelaniaTs    02/10/2024    0 recensioni
I Keller sono una facoltosa famiglia di Boston. Thomas Keller è il primogenito di Tobias e Rosalie, uomo di successo ha sparso gloria, fama e figli per il mondo- Ciò che gli è mancato è stato però esaudire il suo desiderio d'amore. Riuscirà Thomas ad essere felice?
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Wing of freedom Saga dei Keller'
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COPYRIGHT©: Le mie storie non sono assolutamente prelevabili e non potete spacciarle per vostre!©
ATTENZIONE: ©Tutti i nomi, i caratteri e le storie dei personaggi presenti sono frutto di pura fantasia. Ogni riferimento a persone o/e eventi realmente esistenti o esistite è puramente casuale.

Questa è una saga di famiglia gli altri titoli sono:
La storia di Rafael Keller e Joel Il nostro destino
La storia di Chamael e Raziel Figli dell'amore
La storia dei fratelli Thomas Uriel e Diamond Ariel Il tesoro più prezioso;
la storia dei fratelliGabriel e Gellert Keller in Liberi di essere se stessi
La storia di Thomas & Sapphire L'alba di un amore .
La storia di Alaska Thompson ed Emmanuelle Nasseau in Don't Forget
La storia di Dallas Thompson e Micaela Keller in: Anime Gemelle.
Grazie a tutti coloro che seguono le mie storie.

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Era il ventidue dicembre e come sempre con Inga e Taddheus ci eravamo accordati per andare a prendere i bambini al collegio.
Da lì saremmo partiti per Boston. Non vedevo l'ora di riabbracciare i bambini e di portarli a Tom.
Scesi dal taxi guardandomi intorno. Il mio sguardo subito intravide la rossa chioma di Inga, era accanto a Taddheus che stava parlando con un altro papà.
Velocizzai il passo per raggiungerli e una volta che fui a pochi passi da loro li salutai.
"Marina!" Mi salutò Inga venendo ad abbracciarmi.
Certe volte mi dava da pensare, sembrava più calorosa di noi italiani. Anche Tad mi salutò con calore.
Dopodiché fece le presentazioni, anche se il suo compagno di chiacchiere non si voltò.
"Marina ti presento..." Mi disse.
Io risi divertita. Non dovevo mica conoscerlo per forza. "Stephan cos'hai?" Chiese Inga.
Stephan? Quell'uomo che mi dava le spalle si chiamava Stephan? L'altezza era quella. le spalle larghe anche, i capelli erano rasati a zero, ma sembravano sempre castani chiari. Si voltò lentamente e appena incrociai i suoi occhi ebbi un tuffo al cuore.
Occhi verde smeraldo, su un bellissimo viso a cuore elegante. Trattenni il respiro.
"Certo che sto bene Inga, mi era parso di vedere un vecchio amico e mi sono distratto."  Disse alla mia amica.
Anche la voce era la sua. Era proprio Stephan! Il mio Stephan e adesso stava rendendomi la mano.
"Piacere Stephan Nasseau." Mi disse.
Ingoiai il groppo stringendogli la mano. Fui percorsa da un brivido che conoscevo troppo bene. Più intenso anche di quello che provavo con Thomas. "Marina Rossi.  Piacere mio." Dissi continuando a fissarlo.
"Adesso basta!" Sentii Taddheus.
Sussultai guardando mio cognato. Lui fissava entrambi indicandoci le mani unite.
Lasciai andare Stephan, gli occhi puntati su Taddheus. Lui sapeva! Aveva capito.
"Marina, Stephan è venuto a prendere Tom, Joel e Samuel." Mi disse la mia amica.
Lui era venuto per i miei bambini? Perché?
"Stephan, lei è venuta a prendere Gabriel." Concluse Inga. Ovvio che ero andata a prendere Gabe, ma c'era un motivo. Io...
"Avete capito adesso?" Chiese Taddheus.
Stephan! Era possibile che il mio Stephan stesse con Sapphire?
"Certo!" Affermò Stephan. "Non dirò a Gabriel che può venire in auto con noi."
Giusto! I gemelli stavano sempre insieme. "Bene! Devi imparare ad avere polso amico mio." Disse Tad. "Impara con loro ad avere polso con i tuoi figli."
"Che ti ricordo ancora è in cantiere." Rispose l'altro dandomi di nuovo le spalle e guardando verso i cancelli.
"Come vanno i preparativi del matrimonio?" Mi chiese Inga.
"Ci sposeremo in Toscana." Risposi. "Ho vinto io... anche se non c'è guerra contro di me, riesco a tenere in pugno Tom." Affermai giocando con la borsa. Ero nervosa.
"È giusto che ti sposi a casa tua e con la tua famiglia." Mi disse Taddheus.
"Anche perché poi mi trasferirò a Boston." Dissi. "Per questo verrò a prendere io Gabriel fino al matrimonio." Affermai. 
"Anche tu!" Disse secco Taddheus.
"Fate i bravi, eh!" Affermò Inga.
"Io sono bravo." Rispose Stephan.
Cosa significava quella frase. Sarebbe andato a prendere i bambini al collegio per i week end? Ma ci avrei pensato io.
"Eccoli." Disse Tad.
Non ebbi tempo di contrabbandare. Il nostro gruppo di bambini arrivò  di lì a poco in corsa lanciandosi ad abbracciare le nostre gambe.
Sembravano sempre di più. "Eccovi!" Disse Stephan frettoloso. "Salutate gli zii tutti che andiamo."
"Io voglio stare in auto con Gabriel e Rich." Disse Tom.
"Ho già Heinrich con la sua gemella e la sorella più piccola. Poi ci siete voi tre." Affermò Stephan. "Non posso tenere sette bambini in auto."
"Ma io voglio stare un po' con Mà!" Contestò Joel che mi stava stringendo per le gambe.
"Oh santa pazienza!" Dissi. "Bambini non si può. Siete già troppi."
"Davvero non posso andare in auto con Tommy e Rich?" Mi chiese Gabriel dispiaciuto.
"Amore mio!" Gli dissi.
"Ok!" Intervenne Stephan. "Io ho solo quattro posti dietro e due avanti. Quindi Tom, Heinrich e Thea, Gisele Joel, e Samuel  con me. Salutate e salite in auto."
I bambini annuirono scontenti.
"Ma c'è posto per me." Disse Gabe. "E anche per Marina. Hai detto due avanti con te. Samuel è piccolo per stare avanti."
Stephan lo fissò puntandogli il dito contro. "Tu..."
"Mi adori lo so." Disse Gabe con un sorriso birichino.
Stephan gli prese il naso schiacciandoglielo con affetto. "Non significa niente. Devi ascoltare i tuoi genitori." Affermò passando la palla a Inga.
Lei guardò ora Tad,'ora me e Stephan sospirando. "Prendiamo noi Samuel e Giaele. Tu porterai Marina e Gabe, tanto dobbiamo arrivare tutti in aeroporto." Concluse.
Volevo sotterrarmi! Non potevo andare in auto con Stephan. Avrei dovuto fare come Thomas. Ovvero il possibile per evitarlo, perché adesso conoscevo la mia reazione alla presenza di Stephan.
"Marina ha la sua auto, no?" Chiese Stephan.
"È venuta in taxi. Solitamente viene via con noi." Gli rispose Tad.
"Ho capito. Vabbè prendete i bagagli e andiamo." Disse ai bambini. "Ci troviamo all'aeroporto."
Io tenni la mano stretta a quella di Joel e seguii Stephan. "A dopo!" Dissi ai miei anici affranta.
Una volta nel parcheggio notai che Stephan aveva una macchina Italiana. La Fiat multipla, tre posti avanti e tre dietro, un cofano abbastanza spazioso e non so che altro. Sicuro era pratica per chi aveva una famiglia numerosa.
"Forza tutti dietro tranne Thea." Disse Stephan.
"Voglio stare con Marina." Si lamentò Joel.
"E siamo in auto insieme tesoro. Effettivamente Thea è l'unica bimba quindi..."
"Facciamo andare Thea di là e viene Gellert qui." Propose subito Joel.
"No! Thea resta in macchina con me." Intervenne Stephan. "Possiamo fare che Marina viene dietro con voi." La buttò lì.
Al che lo guardai minacciosa. "Cosa vuoi fare tu?" Chiesi fissandolo.
Lui ricambiò lo sguardo indietreggiando. "Per i bambini." Sussurrò tirando su la piccola dagli occhi color nocciola in auto. "Heinrich viene avanti con noi."
"Rich sta con noi." Disse Thomas entrando in auto trascinandosi il gemello. Dietro Heinrich Gabe li fissò complice, quei due non avrebbero mai permesso di escludere Heinrich dalle loro marachelle.
"Forza Joel, salì dietro con loro." Dissi dolcemente al bambino. Poi stringendo gli occhi guardai Stephan. "Declassami e finirai nel bagagliaio." Dissi salendo in auto accanto alla bambina. 
La porta mi si chiuse con un botto. Quando Stephan sali in auto percepii che borbottava qualcosa.
Mise in moto e si avviò. "Con chi parlavi?" Chiesi indispettita.
"Con Taddheus.  Gli ho detto che partivo." Mi rispose secco.
"Potresti non essere arrabbiato?" Gli chiesi. Non eravamo stati noi a fare le auto e non poteva essere nervoso per la durata di mezz'ora di viaggio.
"Non posso!" Affermò. "Caz..."
"C'è la bambina." Lo interruppi. Non gli avrei permesso di inveire in presenza di Thea. Già la piccola di per sé era introversa e se ne stava sempre sulle sue. Sentire alzare la voce non l'avrebbe aiutata. Così la strinsi a me carezzandole i capelli castani.
"Mi spieghi perché dopo tanti anni proprio adesso Marina?" Sussurrò lui accelerando. Mi aveva fatto la domanda in italiano, probabilmente per non innervosire Thea.
Feci un versetto cinico. "Vorrei saperlo anche io." Risposi nello stesso tono.
"Perché?" Chiese. "Perché non sei tornata da tua madre otto anni fa. Perché non mi hai aspettato avendo fiducia in me?" Mi chiese.
Avrei voluto piangere. Scossi la testa. "Mi minacciarono di rovinare i miei genitori e la mia famiglia." Confessai. "Mi avevano detto che i nostri figli erano nati morti." Singhiozzai.
"Lo hanno detto anche a me." Disse lui, ero convinta che stava contravvenendo al codice della strada. Correva volto e lo capirono anche i bambini che esultavano nelle curve.
Avrei voluto riprenderli, ma in quel momento ero concentrata su Stephan. 
"Però ho creduto in te e in noi Marina. Sono venuto a cercarti a casa dei tuoi, sono rimasto lì più di quindici giorni e di te non c'erano notizie. Neanche tua madre sapeva dove ti trovassi, eri scomparsa nel nulla." Mi raccontò.
"Era voluto. Tuo padre diceva che se ti avessi cercato avrebbe rovinato tutti." Sussultai.
"Ma se fossi stato io a cercarti, sta sicura che non ti avrebbero toccata. Ne te, ne i tuoi genitori." Mi disse rallentando leggermente.
"Tu non puoi sapere Stephan. In quel periodo ero molto affranta, avevo partorito ed ero sicura che i nostri figli fossero morti." Dissi ancora. "Volevo farla finita con tutto, fortunatamente però tua sorella Helene, mi ebbe a pietà. Si prese cura di me affidandomi a Lucille e Armand." Affermai.
"Me lo ha detto, un paio di anni fa, scoprendo anche dei gemelli." Rispose. "Mi ha detto che stavano bene in realtà." Disse più calmo. Quasi correre lo avesse rilassato.
Annuii.  "Anche a me. Venne per avvertirmi che ti saresti fidanzato con una marchesa e che i bambini in realtà erano vivi. Si era presa il compito di tracciare ogni loro movimento."
Rivelai evitando di dirgli che non sapevo nulla dei bambini da anni. 
"Perché non hai detto a tua madre che eri incinta?" Mi chiese.
Ero esterrefatta. "Non glielo avrei detto?" Gli chiesi allarmata.
"Secondo te, mi presento a casa tua e non ti trovo. Ovvio che le spiegai cosa era successo." Rispose.
Eppure mia madre non aveva mai affrontato l'argomento, anzi non aveva mai neanche più parlato di Stephan dopo avermi detto che era stato a casa a cercarmi.
"Lei... Lei cosa disse?" Chiesi col cuore in gola.
"Che saresti tornata e che il posto migliore dove lenire le ferite era casa." Dissi. "Infatti quando andai via restammo che l'avrei telefonata per avere notizie."
"Mamma non me l'ha mai detto." Affermai, anche se me lo aspettavo. Era sempre stata contraria alla mia storia con Stephan.  
"Sapevo tutto di te. Sono venuto alla prima del Don Chisciotte, poi a Milano ho visto tutte le tue prime, da Cenerentola a Ondine, ho visto sogno di una notte di mezza estate e l'ultimo tuo balletto, lo schiaccianoci." Mi informò sorprendendomi era stato ovunque mi fossi esibita. "Ovviamente sapevo anche che ti eri risposata. Adesso mi chiedo, io non ti ho mai chiesto il divorzio e non bo ricevuto nulla da parte tua." Mi disse. "Posso capire come hai fatto?"
Lo ascoltai basita. "I tuoi genitori mi hanno fatto firmare delle carte dove rinunciavo a te e... ho scoperto dopo, ai bambini." Ammisi. "Quando ho saputo che uscivi con quella giovane donna bionda, una marchesa. Ho capito che dovevo andare avanti ed ho iniziato a frequentare Marcello, il mio ex marito." Gli raccontai.
Lui mi fissò. "Quando tornai dall'Italia i miei genitori insistettero dicendomi che era un bene tu fossi sparita, poiché non venivi dal nostro mondo e non aveva rango. Io litigai con loro, sai che non mi è mai importato nulla della tua provenienza. Poi papà mi mostrò la matrice di un assegno, dicendomi che eri andata via subito dopo aver avuto l'assegno. Mi disse che era un approfittatrice e che sin dall'inizio la tua intenzione era di truffarci." Feci per palese la lui alzò la mano continuando. "Ovviamente, nonostante la matrice, non gli ho creduto. Credo si conoscerti abbastanza bene da sapere che non avresti permesso a nessuno di offenderti. I miei genitori non avevano pensato a questo. Ripeto, ti ho aspettata e cercata, Amelie era una marchesa che i miei genitori mi hanno presentato e che hanno preteso iniziassi a frequentare. La nostra relazione in realtà, iniziò quando seppi di Marcello." Mi raccontò.
Ero contenta che sapesse non mi ero fatta comprare. "Mi hanno offerto l'assegno prima che nascessero i gemelli. Nervosa lo strappai di fronte a loro abbandonando le stanze, subito dopo mi sentii male e partorii." Raccontai. "Mi sono svegliata nella mia stanza con i tuoi genitori che mi dissero dovevo andare via prima del tuo arrivo, che io non ero adatta a te e i bambini erano morti." Non gli raccontai di nuovo tutto.
Pensavo di averglielo detto già abbastanza volte.

"Come mai non stai più con Amelie? Perché Sapphire?" Chiesi quando notai che finalmente Stephan si fosse calmato.
"Io e Amelie abbiamo chiuso quattro anni fa." Mi disse. "Ritrovai Sapphire al matrimonio di mio fratello, sapevi già che mi piaceva, così ho deciso di corteggiarla." Mi raccontò. Quindi Sapphire era la famosa viscontessa che aveva conosciuto da adolescente.
"Ma è sposata..." Dissi.
"Con un folle, violento e schizofrenico, lo so. Ho accettato di stare con lei senza poterla sposare. Così come accettai di stare con te indipendentemente dal ceto sociale." Mi disse tranquillo. Si fermò un attimo e mi fissò. "Ho detto ai miei genitori che potevano disconoscermi, proprio come feci con te. Ma loro hanno accettato le mie scelte. "
Assurdo. Era stata così tragica la rottura con Amelie? "Se per questo quattro anni fa venendo anche a forte dei marmi a riprendermi." Gli dissi. "Mi supplicarono di tornare con te."
"Sono contento che ti non li abbia ascoltati." Dissi.
"Sarei venuta se fossi stato tu a venire a prendermi." Affermai sincera.
Lo vidi stringere le mani intorno al volante. C'era qualcosa, lo sentivo, che mi stava nascondendo.
"Siamo quasi arrivati." Disse. "Sarà inevitabile incontrarci altre volte. Non volermene se eviterò il tuo sguardo o anche di sfiorarti." Affermò. "Ammetto che non è passata ancora. Credevo fossi solo un caro ricordo e non è così." Ammise. "E io non posso tornare indietro Marina. Ho Sapphire che ne ha passate già tante e non posso assolutamente farla soffrire perché il mio grande amore è tornato."
Feci un colpetto di tosse. "Capisco benissimo. Quando Thomas mi ha chiesto di sposarlo, voleva essere sicuro che io non tornassi da te. Assurdo, vengo io a prendere i bambini per evitargli di incontrare Sapphire e incontro te. Credo che il tuo piano sia buono però. Evitiamo di toccarci e cerchiamo di restare amici per i bambini." Dissi.
Lui sospirò. "Ce la faccio ad esserti amico."
Si iniziavano a vedere gli aerei che partivano o decollavano. Il tempo a nostra disposizione era finito.
"Sappi che ti amo ancora e se avessi saputo che eri qui non sarei venuta." Sussurrai.
"Sappi che anche io ti amo ancora, sicuramente avrei evitato di incontrarti se lo avessi saputo. Ma è andata meglio così, almeno siamo riusciti a chiarirci." Mi disse. "Dovrei dirti solo un'ultima cosa..."
"Posso venire con voi?" Si intromise Thea, io la guardai sorrisa.
"Non puoi. La zia Helene ti aspetta." Rispose Stephan. La zia Helene? Fissai ora Stephan e ora la bambina. Non stava parlando di sua sorella.
"Ma voi siete qui e voglio venire con voi." Disse lei. "Ti prego. Farò la brava e ti farò fare le cose ufficiali senza intromettermi."
Stephan la guardò sospetto, si guardò intorno e parcheggiò. "Bambini scendiamo, cioccolata calda per tutti prima del viaggio." Disse.
Ovviamente i ragazzi sul sedile posteriore esultarono. Scesi e andai ad aiutarli a scendere.
"Qui, c'è un bar." Disse Stephan andando verso il locale con Thea stretta per mano. "Forza entrate, sedetevi e aspettate qualcuno per ordinare." Li istruì. "Io arrivo subito, ordinate anche per Thea e Rich."
"No, ordino io per tutti. Sono il più grande." Disse invece il moro.
Ma Stephan lo fermò per la spalla. "Devo parlare con te." Gli disse risoluto.
Strano, finalmente mostrava il pugno duro con i bambini. "Su forza andate a sederci." Dissi a Tom e Gabe. "Vi prometto che non permetterò a Stephan di sgridare Heinrich. " li rassicurai.
Loro col broncio andarono a sedersi. Quando fummo soli vidi che Stephan aveva messo i gemelli l'uno a fianco l'altra. "Posso capire cosa vi ha detto di me la zia Helene?" Chiese.
"Sappiamo chi sei e sappiamo anche chi è lei." Intervenne subito Thea indicandomi. Era la prima volta che la sentivo parlare così tanto. "Portateci con voi. Ripeto, faremo i bravi." Disse.
"Thea, la zia Helene ha detto che il papà non può tenerci." Le sussurrò Heinrich. Ebbi un tuffo al cuore. Lo aveva chiamato papà? Rich aveva detto di essere più grande di Tom e Gabe, possibile xhe loro due fossero. ..
"Quindi lo sapete." Disse Stephan. "Mi dispiace, ma non posso portarvi con me. Io dovrò andare in Svizzera per una commissione e poi in Lussemburgo, sapete che non potete venire lì. Mettereste nei guai la zia Helene e la zia Mette." Lo sentii dire.
Dio! Quei due bambini erano i miei figli. I miei due bambini. 
"Io devo partire per l'America." Sussurrai dispiaciuta e Tom non sapeva della loro esistenza. Non mi sarei mai aspettata di incontrare così i miei gemelli.
"Non siete insieme?" Chiese delusa Thea.
Io le carezzai i capelli dolcemente. "No tesoro. Hai capito male." Dissi.
"Ovvio che non lo sono." La sgridò Heinrich. "Questa è la prima volta che ci prendono insieme, il papà sta con lady Cooper e la mamma con il signor Keller."
"Io non vengo mai da signor Keller.  Siete tutti maschi lì." Si lagnò lei.
Rich sbuffò. "Questo non toglie che sono divorziati, come i genitori di Mario. Non possiamo stare con loro." Il mio piccolo ometto, era molto maturo.
"Sentitemi." Dissi chinandomi su di loro. "Io e Stephan saremo a prendervi anche dopo Natale. Se vi fa piacere potremo andare da qualche parte prima di separarci anche le prossime volte. Proprio come adesso." Proposi.
"Io verrò anche al tuo matrimonio!" Disse orgoglioso Heinrich.
"E io?" Chiese Thea.
Sospirai. "Puoi venire anche tu se vuoi. Abbiamo chiesto a Heinrich e Giaele perché sono amici con i no... I Keller." Mi corressi. "Ma sei invitata anche tu." Le dissi aprendo la borsa e cercando qualche invito che avevo dietro. "Tieni, dallo alla... zia da parte mia." Le dissi.
"Cosa fate qui? Cosa fate?" Sentii urlare.
Mi voltai in contemporanea con Stephan. Inga e Tad erano sulla porta, Giaele eccitata andò dai 'fratelli'. "Cosa fate?"
"Ci siamo fermati per una cioccolata calda prima di sperarci." Disse Stephan. "Raggiungete i vostri amici e fratelli che arrivano anche per voi."
Sorrisi a Inga. "Quest'uomo si fa ben abbindolare dai bambini." Dissi.
"Senti chi parla." Mi prese in giro lui.
Gli feci una smorfia prendendo Thea per mano. "Io la cioccolata la voglio con i marshmallow, la vuoi anche tu così Thea?" Chiesi alla bambina facendogli il verso.
"Ma è buona?" Mi chiese lei.
"L'ho assaggiata in America. È buonissima e molto dolce."
Dopo quel break ci rimettemmo in auto e una volta in aeroporto ci separammo. Prima di farlo riempii Joel e Thea di baci, poi finalmente mi separai. 
"Di a Saph che mi manca e che ci vedremo a gennaio." Disse Inga a Stephan.
"Abbiamo già una cena prenotata con voi.  Non rilassatevi senza di me." Scherzò lui prendendo Giaele e Samuel per mano. "Adesso vi porto in Svizzera dalla mamma, sei contenta Giaele?" Lo sentii dire.
"Tanto tanto..." rispose la bambina.
Fissai quella scena fino a quando non sparirono dalla mia visuale.
"Tutto bene Marina?" Chiese Tad sospetto.
Annuii. "Si! Ho solo la sensazione che Stephan stesse omettendo di dirmi qualcosa." Risposi sincera.
"C'è qualcosa. Ma è personale e non si dice a chi incontri per la prima volta." Mi disse lui sempre guardingo.
Scossi la testa andando verso il nostro gate. "In realtà lo conosco da quando ho dodici anni." Rivelai aggiustando i capelli a Gabriel.
L'argomento per me era chiuso.
"Marina!" Mi chiamò Taddheus. Io mi voltai paziente. "Scusami... vedi Stephan è malato. Va in Svizzera per la chemioterapia."
Persi un battito, non so che mi prese. Ma avvertii la presa di Taddheus intorno le mie spalle, il suo sguardo castano era calmo e comprensivo. "Stai bene?" Mi chiese preoccupato.
Annuii. "Certo che si. Grazie Tad." Gli dissi con voce incrinata. Stephan aveva un tumore e non me lo aveva detto.
Stephan era ammalato! Il mio dolce Stephan non si meritava una malattia brutta come il cancro.
Ma mi feci forza, non potevo permettere che il mio umore e l'amore ritrovato rovinassero il Natale al Keller. 
Furono dieci giorni bellissimi, come sempre quando ero in America. Rosalie era una padrona di casa fantastica e Gabriel mi portava in giro ovunque nella grande casa.
Dopo Natale però non ce la feci più. Rivelai a Tom che avevo incontrato di nuovo il mio primo amore.
"Cioè tuo marito o il tipo quello importante?" Mi chiese sospeso. Sapevo perché c'era stata quella domanda, lui era a conoscenza dell'importanza che davo all'uno e all'altro.
"Steph!" Sussurrai.
"Stef!" Pronunciò lui. "Quindi questo è il suo nome, Stefano." Mi disse.
Annuii. "E tu?" Mi disse con un'espressione evidentemente spaventata.
"Io pensavo che sarebbe stata tranquillo come incontro. Effettivamente lo è stato..." dissi con voce incrinata.
"Vi siete dati appuntamento?" Chiese ancora.
"Magari! Almeno così sarei stata preparata. Ho perso un battito quando l'ho visto." Confessai.
Lui sospirò. "Lo ami ancora."
Annuii. "Se avessi saputo che lo avrei incontrato e avuto sempre la stessa reazione, avrei fatto come te. Evitato di incontrarlo."
"Vuoi tornare da lui?" Mi chiese.
Sconvolta lo guardai. Rinunciare a Tom per tornare da Stephan? Lo avrei fatto subito, tuttavia mi tornarono in mente i motivi per cui erano riusciti a farmi andare via.
"Sei libera di andare se vuoi. Non pensare a me, sono sicuro che ovunque tu sarai felice, starai bene." Mi disse Thomas con sguardo triste.
Scossi la testa. "Ci lasciammo perché le nostre famiglie non volevano stessimo insieme. Per quanto Stef mi abbia sempre rassicurato io non ho avuto la forza di andare avanti." Rivelai.
"Sei una donna forte. C'è voluto tanto per abbatterti. Sono stati i genitori di lui a non volervi insieme?" Mi chiese.
"Entrambi. Ti ricordi ti dissi: Stefano è famoso? Ebbene i miei genitori non hanno mai approvato." Ammisi. "Hanno spalleggiato i genitori di lui. Comunque è passato." Gli dissi intanto che Inga e Taddheus ci raggiunsero.
"Disturbiamo?" Chiese Tad sedendosi stanco. "Pamela mi ucciderà prima o poi."
Io sorrisi andando a preparare uno scotch per lui e Inga. "Parlavamo di Stef." Ammisi ai due.
Tom annuì intanto che la coppia mi fu guardava sorpresa. "Giusto. Lo avete incontrato anche voi?" Gli chiese.
"In realtà l'ho rivisto grazie a loro. Sembravano amici." Affermai.
"Stephan è un mio caro amico. Si può dire l'unico che abbia a Monaco." Affermò secco Taddheus.
"Che coincidenza." Disse Tom.
"Sai chi è Tom?" Chiese Inga.
"Certo! Stephan o Stefano è il Sapphire di Marina." Rivelò alla coppia che era basita ma non tanto.
"Adesso si spiega tutto." Disse Taddheus.
"Non ci credo. Eppure Stephan non ha dato a vedere di conoscerti." Disse Inga.
"Quando si mette sa essere molto illeggibile." Affermai.
"Come Thomas." Sbuffò Inga. "Ma la vostra storia è finita. Giusto?" Chiese.
"Otto anni fa. Poi lui si è laureato e io invece ho iniziato la carriera di ballerina." Rivelai.
"Argomento chiuso." Disse Tom. "Però Mari, se senti di voler tornare con lui. Non preoccuparti, sei libera di scegliere ciò che vuoi per la tua vita."
"Ho già deciso della mia vita. Sei tu e sono io, siamo noi." Gli ricordai baciandolo.
A quella affermazione nessuno parlò. Si trattarono infatti altri argomenti, come i regali di Natale e il ritorno di tutti in Europa. Tad infatti disse a Tom che a nuovo anno Sapphire sarebbe stata tra la sede di Monaco e del Lussemburgo, per cui c'era da organizzarsi con i bambini.
"Li andrà a prendere Marina, così non ci incontreremo." Disse lui.
E mi si strinse il cuore. Temevo il giorno in cui Tom avrebbe incontrato di nuovo Sapphire, comprendevo, dopo aver rivisto Stephan, che non era facile.
Avevo deciso che non potevo mettermi Stephan alla spalle. Come gli avevo detto saremo rimasti amici, anche perché i nostri figli erano amici tra di loro. Prima o poi Tom  e Sapphire avrebbero dovuto dire a Tommy delle sue origini e allora le nostre sarebbero divenute delle grandi riunioni di famiglia. 
Quindi una volta rientrati al nostro primo incontro fuori il Santa Maria, decisi di prendere la palla al balzo prima che Inga e Taddheus ci raggiungessero. "Ho deciso che voglio riprendere i contatti con te." Gli dissi. "Scegli il metodo e aggiorniamoci su tutto."
"Il metodo più giusto sarebbe il contatto telefonico." Mi rispose.
"Sia ringraziato il cielo." Temetti mi dicesse le lettere.
"Ho detto sarebbe." Continuò. "Quindi sai cosa devi fare."
Sbottai. "Ti faccio avere il mio indirizzo di Boston.  È inutile scriverci qui intanto che ci vediamo." Gli dissi.
"Sempre la solita svogliata." Mi disse divertito. "Volevo avvertirti che ho chiesto ad Helena dei gemelli, rivelandole che sapevano chi siamo. Mia sorella ha rivelato che ha mostrato parecchie nostre foto ai bambini dicendo loro che siamo molto impegnati con eventi ufficiali. Quando mi ha chiesto di prenderli al Santa Maria non si aspettava che entrambi già li conoscessimo." Mi rivelò.
Ero sorpresa. Quindi i bambini avevano tratto da soli le loro conclusioni. "Ma Helene sapeva che saresti andato a prendere i bambini al Santa Maria." Dissi.
"Si Helene sa che prendo sempre Samuel anche se tu porti via Joel e Tommy. Non mi ha mai detto a chi sono figli i gemelli, ma come loro anche io ho tratto le mie conclusioni da solo. Sono nati il trenta aprile del novanta." Mi rivelò.
"Helene ti ha sempre voluto bene." Dissi intanto che arrivarono anche Inga e Taddheus.
"Tutto bene?" Chiese Tad a Stephan. 
Lui annuì. "Certo. Ho preso appuntamento con la dirigente, credo che a presto ci saranno delle novità." Rispose guardandomi. "Mia sorella è sempre fantastica, mi ha dato il suo numero di telefono per te e se la chiami ne sarebbe contenta. Ehi Tad Con Acqua Marina abbiamo promesso ai bambini di portarli a prendere una merenda prima di separarli." Disse poi ai nuovi arrivati.
"Smettila di chiamarmi così."'gli dissi.
"Non darle il nome di una pietra solo perché la tua ragazza lo ha." Gli disse Taddheus. 
"Sicuri? Vi siete mai chiesti perché i suoi genitori l'abbiano chiamata così?" Disse.
"Evito di raccontare cose così intime.  Grazie per la tua intromissione."
"Hai il nome di una pietra preziosa Marina?" Mi chiese Inga.
"Era l'idea dei miei genitori. L'anello di fidanzamento dei miei era una piccola pietra di acquamarina e io sono la loro prima figlia." Rivelai.
"Che coincidenza." Sussurrò Tad.
"Che avremo potuto fare a meno di raccontare." Dissi.
"L'acquamarina simboleggia l'amore sereno." Disse Stephan a Inga.  "Lo zaffiro, simboleggia l'amore fedele. Per questo sono un uomo fedele." Scherzò.
"Anche io sono una donna fedele e senza bisogno di uno zaffiro." Dissi andando impettita verso il cancello. Non lo vidi, però lo percepii. "Stephan non farmi le smorfie dietro. "
"Ma ti pare!" Disse. "Sono un uomo adulto io."
Intanto però sentivo le risate di Inga e Taddheus. "Appunto, cerca di esserlo." Dissi in un sussurro. Dio! Non era cambiato, aveva sempre quella linea sottile di autoironia che me lo faceva vedere come un ragazzo comune e divertente.
"Arrivano i bambini." Annunciò Taddheus. 
Arrivarono e come promesso li portammo da qualche parte prima che ognuno venisse via con la propria famiglia. Li portammo in una sala da gioco dove restammo per una buona oretta, prima che Stephan decise che era ora di andare se non volevano perdere il treno per Zurigo.

 

   
 
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