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Autore: Terreno    04/10/2024    0 recensioni
Sei sicuro che ciò che chiedi ti porterà felicità?
Fank, un ragazzo che vive nell'Europa di oggi, incontra una fata che gli promette di portarlo nei mondi in cui si è realizzato ciò che chiede.
Certe regole sono solo frutto dell'avidità o hanno un loro perché? Sei sicuro di avere tu la soluzione o stai solo banalizzando il problema? Davvero stai lottando per la giustizia o le tue sono scuse per poter continuare a fare ciò che vuoi?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno dopo, Frank si svegliò e notò che effettivamente tutti i giochi disponibili, potevano essere scaricati gratuitamente e nella completa legalità. Presto però notò che da anni non ne uscissero di nuovi. Molti dei titoli che lui apprezzava, non erano presenti.
Sembrava che gli sviluppatori avessero perso qualsiasi interesse nel produrre giochi. Le rare volte in cui veniva proposto un progetto, chi la sviluppava si faceva pagare prima e il risultato non era altro che un’accozzaglia di musiche già sentite, immagini originarie di altri giochi e molti altri tipi di pezzi, presi da altro. Non vi era niente di nuovo e il prodotto era sempre scadente.
Gli unici titoli veramente originali consistevano in giochini realizzabili in pochi giorni, che qualcuno programmava e metteva ogni tanto in rete, consapevole che ciò che aveva fatto sarebbe stato o ignorato o copiato da altri, i quali, difficilmente, avrebbero riportato l’autore del prodotto. In ogni caso si trattava di progetti che non interessavano a Frank, abituato a standard ben più alti.
Mancavano proprio le cose nuove e a un livello professionale.
Discorso analogo valeva per altre opere. Film nuovi non ne venivano prodotti più. Vi erano solo montaggi di quelli vecchi, con musiche prese da altre opere. Riguardo a fumetti e letteratura, la maggior parte delle opere nuove consisteva in cose puramente amatoriali, nella maggior parte dei casi, corti e fatti male.
Sembrava che tutto l’intrattenimento, così come parte della cultura, si fosse fermato dalla sua nascita, riproponendo solo le stesse cose in combinazioni diverse, spesso a spezzoni.
Frank andò in panico e fortunatamente la fata lo raggiunse presto.
“Che cosa hai fatto?”
Domandò lui.
“Ti ho portato in un mondo in cui, dalla tua nascita, hanno abolito il diritto d’autore.”
Spiegò lei.
“L’unica cosa che vedo è che non ci sono molti giochi.”
Rispose.
“Ma è il risultato del non proteggere chi ha prodotto qualcosa.”
Gli evidenziò Sonia.
“Ancora con questo discorso egoista.”
Disse lui, ancora sulle sue posizioni.
“Ma non è un discorso egoista. Questo è un mondo in cui tutti possono appropriarsi di qualsiasi proprietà intellettuale, senza che chi le abbia realizzate, venga premiato.”
Gli fece notare, pazientemente, lei.
“Non può essere.”
Biascicò lui, non volendosi dare per vinto.
“Frank, se vuoi posso portarti in un mondo in cui il lavoro dei tuoi genitori e il tuo, non venga retribuito. Così puoi farlo altruisticamente.”
Decise di usare quel metodo, per fargli capire. Non sapeva se il ragazzo lavorasse già o meno.
“Non ti azzardare.”
Intervenne subito lui.
“Perché?”
Domandò lei, capendo di essere sulla buona strada.
“Non avremmo niente se non ci pagassero. Perché dovrebbero o dovremmo lavorare gratis? Cambieremmo subito lavoro.”
Disse lui, pensando ai suoi genitori.
“Vedo che inizi a capire, Frank. Lo stesso motivo per cui i tuoi genitori non farebbero il loro lavoro attuale, se non venissero pagati è lo steso che porta i potenziali creatori di arte, contenuti o ricercatori a non intraprendere della professione.”
Gli fece notare la fata. Il ragazzo rimase in silenzio, come se avesse capito o se non potesse più far finta di capire. Poi ricominciò.
“Portami in un mondo in cui non vi sia il diritto d’autore, ma i professionisti producano comunque opere.”
Disse, assurdamente, lui.
“Questo è impossibile, Frank.”
Lo fermò lei. Gli aveva già spiegato il perché, ma il ragazzo sembrava non voler accettare la cosa.
“Fallo lo stesso.”
Continuò lui.
“Come ti ho detto, posso portarti in mondi che differiscono solo per sistema legale e per le conseguenze che ne derivano, non in mondo assurdi. Vorresti un mondo in cui le conseguenze fossero svincolate dalla causa? Magari uno simile ai cartoni animati? Se il problema è questo, le leggi che tanto detestavi, c’entrano poco.”
Spiegò lei.
“Funzionerebbe benissimo un mondo in cui la gente produce giochi ad alto livello, senza chiedere nulla in cambio.”
Continuò lui, irremovibile.
“Ti devo ricordare l’esempio del lavoro dei tuoi genitori?”
Gli ricordò lei. Possibile che non volesse darsi per vinto?
La fata continuò a provare a farlo ragionare, lui però continuava non volerne sapere di ammettere che qualcosa quelle leggi servivano. Andarono avanti e a un certo punto la loro conversazione degenerò in una lite, tanto che lei decise, a un certo punto, di uscire fuori una decina di minuti, per smaltire l’arrabbiatura. Forse, una volta che entrambi fossero stati calmi, sarebbe stato più facile ragionare. Una pausa, non poteva che fare bene a tutti e due.
 
Quando Sonia tornò, trovò Frank in lacrime.
“Ma io volevo solo piratare dei giochi, non vivere in un mondo più triste.”
Dichiarò, piangendo. Ammettendo finalmente ciò che in realtà pensava e voleva, dietro ai finti discorsi morali. Che avesse temuto che lei non tornasse più e lo lasciasse lì?
“Tranquillo Frank, ti porterò in un mondo migliore rispetto a questo, dove protrai piratare tutti i giochi che vuoi.”
Lo rassicurò lei. Quindi mise in atto tutti i preparativi, dopo di che usò la sua magia su di lui e lo portò nel mondo dove era nato.
Non pensava che il sistema del mondo in cui aveva riportato Frank fosse perfetto, ma bisognava premiare il merito, altrimenti nessuno avrebbe cercato di essere meritevole.
 
 
 
Frank imparò la lezione? Sicuramente non del tutto, dato che riprese a piratare giochi.
Tuttavia capì che le leggi che tento odiva, erano necessarie per far sì che continuassero ad esistere i giochi che amava. Senza leggi che tenevano a bada la pirateria, fenomeno di cui lui stesso faceva parte, non sarebbe stato possibile avere giochi nuovi.
   
 
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