Era una domenica di maggio e Napoli era in piena febbre calcistica. Il Napoli stava per giocare una delle partite più importanti della stagione contro la Juventus, e la città era in subbuglio. Nella casa dei Di Lauro, l’atmosfera era carica di aspettative. Antonio, Gennaro e Pasquale non parlavano d’altro che della partita, mentre Sofia ascoltava con un sorriso. Aveva capito ormai che il calcio, e soprattutto il Napoli, non era solo una passione per la famiglia: era una questione di fede.
"Ah, Sofia mia," iniziò Antonio, "quella partita nun la potevamo perdere. Era ‘na questione d’onore. La Juve... nun ce sta niente da fare, contro ‘e Juve è sempre ‘na guerra."
Sofia, divertita dall’intensità con cui parlavano della partita, chiese: "E Lello? Anche lui era così fissato con il Napoli?"
Pasquale scoppiò a ridere prima di rispondere. "Fissato? Lello faceva ‘e cose ca manco te lo puoi immaginà! Quella volta che Napoli stava pe’ vince lo scudetto, Lello si mise a fare miracoli!"
Sofia si sporse in avanti, curiosa. "Miracoli? Che vuoi dire?"
Gennaro sorrise, già pronto a raccontare. "Era il 1987. Eravamo a poche partite dalla fine del campionato e mancava poco pe’ vince ‘o scudetto. Napoli stava volando, ma c’era una partita che ci preoccupava: contro la Juve, appunto. Tutti avevamo paura, perché contro di loro nun se poteva mai dire. E così Lello, come sempre, decise di fare ‘na delle sue."
Antonio si intromise, con un sorriso furbo. "Lello si presentò quel giorno cu ‘nu barattolo di sapone. Ma mica ‘o sapone normale, eh! Sapone mescolato cu sangue finto, di quello che usano a Carnevale. Diceva ca era per imitare ‘o miracolo di San Gennaro."
Sofia sgranò gli occhi. "Che ci faceva con quel sapone?"
"Ah, chillo fece ‘nu spettacolo!" intervenne Pasquale, ridendo. "Lello s’era messo davanti al bar del rione, dove tutti passavano prima di andare allo stadio o a vedé ‘a partita. Ogni volta che vedeva qualcuno, lo fermava e diceva: ‘Fermate, ve devo benedì!’ E faceva ‘nu segno sulla fronte cu ‘sto sapone rosso, dicendo ca era ‘nu miracolo di San Gennaro."
Sofia non poteva trattenere le risate. "E la gente ci credeva davvero?"
"Ma certo che ci credevano!" rispose Antonio. "Quello che toccava Lello diventava subito ‘na cosa seria. Tutti passavano e si facevano benedire da lui. Dicevano: ‘Me l’ha detto Lello, quindi deve esse’ vero.’"
"E il bello," aggiunse Gennaro, "è che quella partita Napoli la vinse davvero, 3-1. Fu ‘na vittoria schiacciante. E dopo, tutti quanti tornarono al bar per ringraziarlo. Dicevano che aveva portato fortuna. Era diventato ‘o San Gennaro del rione!"
Sofia era piegata dalle risate. "Ma quindi... Lello fece ‘o miracolo davvero?"
Antonio annuì, ma con un sorriso ironico. "Sì, ‘o miracolo del sapone e della fede nel Napoli! Ma ti dico la verità, Sofia, a Napoli, certe cose succedono perché ce crediamo tutti quanti insieme. E Lello sapeva benissimo come farci credere ‘e cose."
Quella sera, mentre Sofia rifletteva su quella storia, cominciava a vedere Lello sotto una nuova luce. Non era solo uno strano personaggio che faceva ridere tutti. C’era qualcosa di più in lui, una sorta di carisma che riusciva a trascinare le persone. Forse, pensava Sofia, la vera magia di Lello non stava nei "miracoli" che faceva, ma nel modo in cui sapeva unire le persone attorno a sé, facendole credere, anche solo per un momento, che tutto fosse possibile.
La domenica successiva, durante il pranzo, Sofia tornò sull’argomento. "Ma zio Pasquale, Lello ci credeva veramente a tutte queste cose? O lo faceva solo per far ridere?"
Pasquale, questa volta, non rispose subito. Si prese un momento, come se cercasse le parole giuste. "Sofia mia, Lello era uno che ci credeva davvero. Nun faceva mai le cose per scherzo, manco quanno faceva ride’. Diceva sempre ca San Gennaro l’aveva scelto pe’ vedé quello che gli altri nun vedevano. E certe volte, ci azzeccava, e come."
Antonio annuì con convinzione. "Era come se Lello avesse una marcia in più. Viveva ‘nzieme a noi, ma con un piede sempre in un altro mondo, dove solo lui poteva arrivare."
Sofia rifletté su quelle parole. Più ascoltava le storie di Lello, più si rendeva conto che, dietro alle risate e ai miracoli improvvisati, c’era un uomo che viveva davvero a metà tra il mondo reale e quello del mistero. E forse, proprio per questo, era scomparso. Forse, Lello stava ancora cercando qualcosa che solo lui poteva capire.