Era buio, ma non era freddo, e si sentiva bene: lontana dalla realtà, lontana dalla vita, priva di pensieri e preoccupazioni. Sembrava durare da sempre, forse ci era nata. Ma poi la sensazione si affievolì, fino a scomparire. Cazzo, le faceva male il braccio. Continuava a pulsare, strappandola lentamente da quel beato spazio senza spazio. Presto altre sensazioni seguirono il dolore che pian piano si tramutò in gelo, ma era surreale; Sel voleva tirarsi la coperta più addosso, ma quella semplicemente scorse, scivolandole via dalle dita finendo a terra. Era sembrata tremendamente pesante da sollevare, così come ogni parte del suo corpo.
Stava anche udendo qualcosa.
Qualcuno stava parlando a poca distanza da lei, erano due voci separate che si sovrapponevano più volte l’una sull’altra, senza però riuscire a distinguere quel che dicevano. Per un attimo credette che i due oratori dovevano trovarsi lontani, ma poi si rese conto che, in realtà, era la sua mente a scivolare e a rimanere in bilico tra l’ignoto e la veglia; e, con quella nuova consapevolezza, finalmente le voci divennero chiare. Realizzò che si trovavano nella medesima stanza, insieme a lei.
« Quale razza di fottuto idiota la farebbe andare in città in quel modo? Se usasse il suo potere attirerebbe su di sé mezza Boston, inoltre sono mesi che non usa un’arma da fuoco! »
« Mh »
« Dovrei andare giù e prenderlo a calci seduta stante… Sfilargli quella bandiera che indossa e strangolarcelo! »
Qualcuno ridacchiò.
« Non sto scherzando », rimbeccò la prima voce. Era femminile e sembrava piuttosto giovane. « Potrebbe anche essere il tizio che l’ha comprata dagli schiavisti e che si sta divertendo a portarla in giro per vedere come può farla massacrare… così, per passatempo malato »
« Ma… la stava soccorrendo, e poi ci ha chiesto di aiutarla. A me non sembra cattivo. Per essere un Ghoul », ribatté la seconda voce.
« Be’, forse non ha intenzione di morire. Non ancora. »
Sel emise un debole gemito e si mise a muovere un poco e le gambe per richiamare l’attenzione.
« Sel? »
Finalmente riuscì a dischiudere le palpebre, ma erano ancora troppo pesanti e fecero a malapena uno spiraglio. Doveva trovarsi stesa su una brandina o una specie di materasso, con una consistenza morbida e abbastanza comoda sotto le dita. Probabilmente era un sacco a pelo.
La stanza presentava un’ambiente piuttosto spazioso, nonostante vi fossero accatastate scrivanie, cartelle e mucchietti di rifiuti. Poi Sel individuò due persone sfocate: una era seduta contro il suo fianco destro tenendo in mano qualcosa, l’altra si stava rannicchiando alla sua sinistra. Una mano calda e liscia le toccò il viso.
« Nora… ti ho trovata, alla fine », sussurrò Sel, provando a sorriderle. La gola era asciutta, rendendole difficile articolare bene le parole. Le lacrime fecero capolino e le si rovesciarono sulle tempie.
Ma il sorriso che le fu restituito si storse in un istante. Nora, con gli occhi rossi e gonfi per la preoccupazione e il sollievo di rivederla, scoppiò in singhiozzi. Si chinò per baciarla sul viso e per abbracciarla come meglio poteva. Quando poi Sel notò che il proprio corpo non sembrava più tanto pesante come fino a qualche attimo prima, provò a sollevare la mano buona per ricambiarla.
« Cerca di non muoverti », la ammonì Nora e se la strinse di più addosso. « Ti stiamo facendo una trasfusione. Hai la sacca agganciata al braccio sano… »
« Cosa? »
Si girò a guardarsi. Sel odiava quelle cose.
Nora stava ancora piangendo in maniera sommessa e incontrollata. « Che diavolo stavi combinando là fuori? » la sua voce uscì attutita e rotta.
Sel spostò la vista appannata su di lei. « Ti stavo cercando », rispose, assumendo subito dopo un’aria perplessa da come quella dichiarazione la fece singhiozzare ancora più forte. L’altra donna che era insieme a loro cercò di calmarla strusciandole con dolcezza la schiena.
Nora alla fine si raddrizzò, raccolse la mano sana di Sel in grembo e la strinse amorevolmente. « Sei proprio un’idiota… », esalò, riprendendo il controllò di sé. « Avresti dovuto aspettarmi, stavo per trovarti! »
Sel si limitò a sorridere e a deviare lo sguardo verso il soffitto, compiacendosi nell’udire di nuovo la voce dell’amica anche se in quel momento la stava rimproverando.
« Ciao Sel, io mi chiamo Leanne. Nora mi ha parlato molto di te, sei il Sangue di Drago, vero? Be’, mi fa un tale piacere conoscerti. Come ti senti? »
Spostò l’attenzione sulla sconosciuta. « Assetata. Ma è sempre meglio del dolore al braccio », rispose, sorridendo.
« Ti do qualcosa da bere, resisti. » Nora si asciugò vigorosamente le guance con la manica della felpa mentre si alzava in piedi e usciva dalla stanza prima che Sel potesse ribattere.
Dopo aver tirato un lungo sospiro rassegnato, Sel si ricordò finalmente di un’altra persona. « Dov’è Hancock? »
Leanne parve assentarsi per un attimo. « Oh, parli del ragazzo che era con te? È di sotto. Nora non ha voluto lasciartelo vicino, almeno finché non sentirà da te chi è di preciso »
« Sta bene? »
« Sì, sembra a posto. Sono solo leggermente scossa dal fatto che Nora non lo abbia lasciato qua con noi… »
Sel cacciò un respiro di sollievo e si rilassò. Sentiva come se un pilastro le si fosse appena staccato dal petto; anche se quella volta aveva seriamente rischiato la vita, almeno Hancock era sano e salvo.
Nora tornò dopo pochi minuti e, mentre la aiutava a bere, Leanne premette la parte anteriore del gomito del Sangue di Drago, intanto che estraeva l’ago e avvolgeva attorno per tutto l’avambraccio una garza imbevuta di una soluzione medica. Sel odiava gli aghi, le sacche di sangue e affini.
« Ti senti meglio, ora? Ti ho rattoppato il braccio, ma è probabile che rimarrà la cicatrice. »
“L’ennesima”, pensò Sel con irritazione, nonostante le pochissime altre fossero a malapena visibili sulla sua pelle candida.
« C’è qualcosa che ti ha fatto una lunga incisione dal gomito fino al polso… È un miracolo che abbia evitato l’arteria, ma eri comunque sull’orlo del dissanguamento. Se puoi, prova a muovere le dita e stringerle a pugno. »
Sel fece qualche movimento, poi Leanne le chiese se si sentiva sollevata nel constatare che le sue dita stavano lavorando bene.
Ora che lo guardava più da vicino, Sel notò quanto fosse avvolto da sotto il gomito fino in fondo: era un disastro, ma almeno era ancora attaccato al resto del corpo. Inoltre, sapeva che sarebbe tornato in sesto molto presto, dal momento la rigenerazione cellulare Sangue di Drago era molto più rapida rispetto a quella umana.
« Nora, per favore, vai a chiamare Hancock », disse con tono esigente. « Il Ghoul che era con me. È un amico. Ho bisogno di vederlo… »
Ma l’espressione della donna si inacidì. Richiuse la bottiglietta d’acqua e la tenne semplicemente in mano. « Sel, sei nei guai? Quel Ghoul ti ha comprata dagli schiavisti? Dimmelo, così possiamo aiutarti. »
Sel scosse la testa.
« Non sono stata drogata per rimanere docile, se è quello che vuoi sentirti dire. Lui è mio amico. Mi ha aiutata a venir fuori da quella merda e ad arrivare fin qui quando gli ho detto di voler venire a cercarti… Per favore, fallo entrare »
« L’ho pensato che fosse un tipo a posto », fece spallucce Leanne. « E ha un fucile con sé. Se avesse voluto raggiungerci non avrebbe certo avuto bisogno del nostro permesso. Sa già che siamo a corto di munizioni. »
Nora, a braccia conserte, strinse contrariata le labbra e un paio di secondi dopo uscì dalla stanza.
Leanne si girò verso Sel e le sorrise bonaria. « Avresti dovuto vederla urlargli contro. Sembrava una matriarca Deathclaw da quanto era infuriata, è stato uno spasso! »
Pochi altri istanti passarono, e Sel avvertì una figura alta e scura ostruire la soglia. Si voltò verso di essa: era Hancock, coperto di terra e di polvere, e aveva anche ritrovato il suo cappello.
Attraversò lo spazio tra loro con passi energici, le si inginocchiò accanto e le prese la mano sana, intrecciandovi assieme le dita. Sorrideva, ma la sua voce era rauca e i suoi occhi la guardavano intensamente.
« Ciao, raggio di sole », mormorò.
« Stai bene? » gli chiese lei, con calma.
Il viso del Ghoul si rabbuiò. « Sì, sto bene. Grazie a te. Ma sei ferita… e io mi sento in colpa per questo. »
Sel gli sorrise debolmente. « Non è stata colpa tua, le cose accadono e basta. Sono felice che tu sia vivo e al sicuro: uno Yao Guai, se vuole averti sul menu, deve prima passare sul mio cadavere. »
Hancock emise un respiro veloce e tremante che Sel non gli aveva ancora mai sentito prima. Si tolse il tricorno e si abbassò per premere caldamente le labbra sulle sue, proseguendo poi con tanti altri piccoli baci sulle sue guance. Solo in quel momento Sel si rese veramente conto di quanto fosse stato in angoscia; le strofinò affettuosamente il viso tra le mani e premette la fronte contro la sua ad occhi chiusi.
« Whoa! » esclamò la voce di Leanne da qualche parte nella stanza, ritirandosi subito dopo in un angolo per lasciargli un po’ di privacy. « Okay, “amico” lo è senza ombra di dubbio. » Dal tono sembrava divertita, ma non in modo derisorio.
Nora fece ritorno e, non appena li vide in quella posizione, tirò un esagerato gemito sorpreso. Hancock sollevò la testa, la guardò dritto e abbozzò un sorriso, « Mi spiace, sorella. Immagino che da ora in avanti saremo come una grande famiglia allargata »
« Sel, dimmi chi è questo tizio », boccheggiò la donna, fissando il Ghoul con occhi fulminanti. « Voglio sapere chi sto per sventrare. »
Hancock ne parve divertito. « Mi piace il tuo stile, ma questa volta non credo che ti perdonerò tanto facilmente come ho fatto prima… Sono Hancock, il Sindaco di Goodneighbor. Al tuo servizio. »
Nora incrociò le braccia sul petto e continuò ad osservarlo, mostrandogli quanto fosse indifferente a quella rivelazione.
« Ho sentito parlare di te. Goodneighbor: una città di Ghoul e di criminali »
« Nora… », s’intromise una agitata Sel, che però non venne considerata.
« E non è neanche tutto quello che ho sentito. Da che parte stai? Cosa vuoi da lei? Ti ha fatto qualcosa? »
« Che? » esclamò Sel come meglio poté, ancora impotente e distesa sul sacco a pelo. « Nora, calmati. Te l’ho già detto, mi ha aiutata per tutto questo tempo. E sì… sono innamorata di lui. » Le parole scivolarono via prima che potesse trattenerle, ma non avrebbe voluto farlo, non voleva nascondere quel fatto: sarebbe stato irrispettoso nei confronti di Hancock.
Chiuse gli occhi, ma ebbe la possibilità di veder spalancare quelli increduli di Nora. Provò a issarsi a sedere dando segno di voler mettersi in piedi, nonostante si sentisse stordita benché già più in forze. Hancock con lo sguardo le chiese se ne fosse sicura, lei annuì e lo ringraziò quando, con molta attenzione, la aiutò a sostenersi sulle gambe, quindi le loro mani si unirono e s’intrecciarono.
« Lui? Veramente? Voglio dire… sei sicura di esserne pienamente cosciente? » aggiunse la voce ancora basita di Nora, subito dopo.
Sel le mostrò un sorriso stanco mentre Hancock ridacchiava.
« Sai, non sono così sfortunato », commentò lui, rivolto alla donna che lo ricambiava stizzita. Aveva rincominciato a essere spiritoso come sempre, una volta appurato che Sel si sentiva meglio. « Hai sentito, raggio di sole? È preoccupata per la tua salute mentale. Anche se, lo ammetto, forse non è completamente senza un valido motivo quando si è insieme a me »
« Guardami, Nora: credi davvero che io possa trovare qualcun altro “normale”? Se c’è un mostro in questa stanza sono io, non certo Hancock. Sono felice di aver incontrato quest’uomo. »
Allungò le labbra in un rinnovato e smagliante sorriso e si girò verso Hancock, che la ricambiava con uno ancora più caldo.
« Allora, siamo ancora al fast food? » aggiunse, provando a cambiare argomento e dando un’occhiata in giro.
« No, ma vicino », rispose Nora, porgendole dell’altra acqua. « Non abbiamo avuto il tempo di trasferirti da quando hai perso tutto quel sangue… Non preoccuparti, siamo su un terreno sopraelevato. È un piccolo ufficio, non c’è nessun altro all’interno »
« Ma non appena ne sarai in grado dovremo muoverci », osservò Leanne, uscendo dal suo angolo e stiracchiandosi le membra.
Nora annuì. « Ha ragione. Da quel che mi ha detto abbiamo ancora un bel po’ di strada da fare, prima di arrivare alla fattoria della sua famiglia. Sel… tu verrai con noi, vero? »
Lei si meravigliò a quella richiesta, che era suonata molto più come un’affermazione naturale e ovvia. La posa di Hancock si fece tesa, benché non espresse nulla.
Lei a quel punto districò la mano dalla sua. « Io… » Girò di poco il busto così da poter guardare direttamente il Ghoul, posizionandosi tra lui e l’amica. Qualche istante dopo, Sel sospirò. « Gli ho fatto una promessa. Non appena ti avrei ritrovata, sarei diventata il suo contatto d’affari con Diamond City. Non era quello su cui eravamo d’accordo? »
Hancock sorrise dolcemente e serrò lo sguardo su di lei. Gli occhi di Nora andavano tesi avanti e indietro tra lui e il Sangue di Drago.
« Lo era. Ma che razza di Sindaco sarei se sfruttassi qualcosa di così meschino per poterti tenere con me? Perciò… l’accordo è sciolto. Devi essere tu a scegliere ciò che vuoi veramente. »
Ma Sel non ebbe bisogno di riflettere sulla propria decisione. Fece un respiro profondo e, senza alcuna minima esitazione, rispose: « Ti voglio, e mi riferisco a tutto quello che ho detto. Ti amo e voglio restare con te. Accordo o non accordo. »
Quella volta, il sorriso del Ghoul si mostrò più ampio e genuino. Doveva essersi chiesto cosa avrebbe fatto lei una volta aver ritrovato Nora.
La donna, dal canto suo, sembrava senza parole, aprendo e richiudendo indecisa la bocca più volte. Chiaramente non poteva decidere se provare a forzare un po’ di buon senso nella testa del Sangue di Drago, o prendere a calci il deretano di Hancock, o entrambe le cose. Alla fine, sospirò combattuta e si strofinò la faccia.
« Ne sei sicura? Voglio dire, avresti un posto sicuro dove stare, se ne hai bisogno. La famiglia di Leanne ha una bella fattoria su a nord. Se invece rimani qui– »
« Nora, io sono un Sangue di Drago. Sono nata per essere libera. Starò bene », l’aveva interrotta Sel alzando con calma la mano, provando a chiarire con semplicità. « Non voglio rendervi un bersaglio come è successo al cottage. Mi hai aiutata molto quando ne ho avuto più bisogno… ma adesso è giunto il momento che io ritorni sulla mia strada. Apprezzo quello che hai fatto per me, quando mi hai raccolta là fuori e mi hai ospitata in casa tua. Goodneighbor è sicuramente un posto che mi terrà occupata e mi darà un gran da fare stando in città. Non sono fatta per la vita in fattoria. Inoltre, Hancock potrebbe comunque aver bisogno di qualcuno come me per i suoi affari, ci sono ancora molte persone da aiutare e schiavisti da eliminare. La strada è ancora lunga, se vogliamo migliorare un po’ questo mondo. Anche io mi sento come se tu fossi mia sorella, Nora, e il nostro rapporto non cambierà mai… Continuerai a far parte della mia famiglia, se vuoi. »
Nora strinse di nuovo le labbra, si sporse in avanti e la abbracciò forte. Sel non poté fare a meno di ricambiarla, anche se col braccio fasciato non era ancora in grado di applicare una gran forza. « Certo che voglio continuare ad essere la tua famiglia! Sappi che sarai sempre la benvenuta. E se resterai qui come dimora di riferimento, ogni tanto verrò a trovarti. E ad assicurarmi che tu non faccia nulla di strano, come... trasformarti in un Ghoul »
« Ehi, andiamo », l’esclamazione di finta offesa di Hancock suonò alle spalle di Sel. « Per tua informazione, sorella, essere Ghoul non è affatto male. »
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Continuarono a parlare a lungo, fino a quando Sel non notò che fuori era rabbuiato da un pezzo. Già quando la luce stava calando e aveva cominciato lentamente a scaldarsi e ad andarsene, Leanne aveva acceso alcune lanterne che teneva nello zaino e tutti avevano concordato sul fatto che sarebbe stato meglio passare la notte lì nel piccolo ufficio. Sel aveva ancora bisogno di riposare nonostante si stesse riprendendo in fretta; in realtà non si trovavano molto lontani da Goodneighbor, ma sarebbe stato pericoloso per lei ed Hancock viaggiare quando non avevano alcuna intenzione di combattere, nel caso fossero stati sorpresi da qualcosa o qualcuno. Il Ghoul aveva quindi persuaso Nora e Leanne nel fare una deviazione a Goodneighbor il giorno seguente, considerando che quella sarebbe stata la strada più sicura per tutti, e inoltre le due donne avrebbero potuto ottenere dei rifornimenti per il lungo viaggio che le attendeva.
Quella stessa sera, Nora gli raccontò della loro tremenda disavventura, su come lei e Leanne erano state costrette in schiavitù isolata in una fattoria in cui Leanne aveva già trascorso quasi un anno intero, prima che Nora vi venisse deportata. Il proprietario del terreno, come Sel e Hancock avevano già avuto modo di scoprire, li faceva coltivare, lavorare, li usava come oggetti e sfruttava le donne per placare i propri impulsi sessuali. Insieme ai suoi due fratelli viveva una vita agiata con i suoi scagnozzi, i quali vigilavano sullo svolgimento del lavoro agricolo e gestivano varie altre attività. Nora non aveva voluto dirle tutto, ma Sel poté immaginare cosa dovevano aver passato; poteva compiacersi solo del fatto che almeno l’uomo era stato massacrato e ucciso dai suoi stessi schiavi. Erano in viaggio verso la fattoria di Leanne quando si erano imbattute nello Yao Guai: erano riuscite a ferirlo, ma non avevano avuto abbastanza munizioni con sé da poterlo abbattere, per cui si erano messe a correre trovando riparo nel retro del fast food dove erano rimaste per quasi ventiquattr’ore. E, per tutto il tempo, l’orso le aveva custodite. Avevano temuto che sarebbero morte lì, di stenti o quando la bestia sarebbe riuscita a raggiungerle. Fortuna volle che Sel e Hancock si fossero trovati nei paraggi e che lei avesse insistito nell’indagare sulla faccenda.
Sel aveva inoltre notato che Nora faceva molto affidamento su Leanne. In più occasioni Leanne le teneva la mano nella propria e le rimaneva vicina. Era molto più silenziosa di Nora benché a prima vista non lo sembrasse, ma si assicurava di essere sempre lì con lei come supporto morale quando la donna raccontava delle settimane passate. Ben presto, le due ammisero di provare dei sentimenti l’una per l’altra, e Sel espresse tutta la propria più sincera felicità per loro. Ne era veramente contenta; Leanne sembrava esattamente il tipo di persona capace di compensare la natura ardente di Nora, riuscendo a vedere oltre le sue reazioni esplosive.
A letti fuori, non restò molto altro da fare, ma dopo aver rovistato negli armadietti e tra le numerose pile di materiali sparsi, Nora, Leanne e Hancock sistemarono dei vestiti in due angoli opposti nella stanza – Sel protestò per poter dare una mano, ma fu costretta a rimanere buona e a riposarsi. Il materasso sul quale giaceva era in realtà uno dei sacchi a pelo delle due donne: ne avevano un secondo con sé e le assicurarono che lo avrebbero sfruttato. Quindi, furono così divisi: Sel e Hancock in un angolo, Leanne e Nora sistemate nell’altro.
Il Ghoul giaceva sdraiato a ridosso del fianco destro di Sel, in cima al mucchio di vestiti, e la guardava. Lei a un certo punto gli prese la mano e la baciò.
« Ne sei proprio sicura? Che vuoi restare a Goodneighbor quando la tua amica invece se ne va? » le chiese, basso e rauco.
« Sto cominciando a pensare che non mi vuoi dintorno. Continui a chiedermelo più volte... », disse lei, seguita dallo sbuffo divertito di Hancock.
« Al contrario, raggio di sole. Ti voglio dintorno, e al mio fianco. Voglio soltanto essere sicuro che tu sia veramente certa della tua scelta ed esserne felice »
« Oh beh, sono sempre in tempo a cambiare idea, in qualunque momento. »
Lo abbracciò e si scambiarono un lungo bacio. Leanne e Nora, strette tra loro dall’altra parte della stanza, si erano assopite da un pezzo.
« Sei stata incredibilmente coraggiosa oggi, con quell’orso », mormorò Hancock pochi istanti dopo, trascorsi ad accarezzarle la guancia e a contemplarla in viso.
« Ne ho affrontati diversi quando non ho potuto evitarli. Non è difficile, se consideri che mi sono battuta anche con i Deathclaw. Ma non avevo ancora mai calcolato la possibilità di affrontarli completamente in forma umana. »
Hancock ridacchiò e la accarezzò ancora.
« Tu non sei un mostro, Sel », continuò, dopo qualche altro istante e tornando serio.
Sel capì che alludeva a quello che aveva detto prima a Nora. « Lo so, ma molta gente non riesce a capirlo. Come fa anche nei confronti di voi Ghoul e dei Sintetici. Ma adesso non voglio continuare questo discorso, lo sappiamo già entrambi come funziona… »
Si compiacque di come Hancock acconsentì nel non prolungarsi oltre sull’argomento, limitandosi ad annuire. Dopo quello che avevano passato, e soprattutto considerata l’ora, non aveva alcuna voglia di avere ulteriori crucci per la testa.
« Lo sai? Pensavo che non avrei mai trovato l’anima gemella. Lieto di essermi sbagliato », sussurrò il Ghoul dopo alcuni minuti di silenzio pensierosi.
Sel sorrise d’accordo. « È curioso come capitino inaspettatamente le cose belle nella vita, eh? »
« Mi hai chiamato per nome oggi, per la prima volta. Mi è piaciuto »
« Vuoi che ti chiami “John”? Ti piace di più? »
« Quando siamo insieme… Sì, mi piace come suona. Quando sei tu a dirlo »
« Okay, allora vorrà dire che ti ci chiamerò più spesso », ridacchiò Sel, mentre lui sbuffava divertito dal naso.
« Ti amo, John. »
Hancock si abbassò e premette la bocca su quella del Sangue di Drago per un momento, prima di rispondere: « Ti amo, Sel. Sei la cosa più bella che mi sia mai capitata. »
Angolo dell'autrice:
Buonsalve!
Sono tornata con un nuovo capitolo, dopo una lunga pausa... pausa dovuta al fatto che per problemi tecnici (e per la mia pessima abitudine di non fare regolarmente backup) ho perso tutti i file con gli aggiornamenti che avevo fatto a questa storia e per qualche mia distrazione mi sono ritrovata con file vecchi di due anni... Quindi devo trovare la pazienza di rimboccarmi le maniche (soprattutto, ritrovare l'ispirazione) e riscrivere e risistemare tutto, pur sapendo che da ora in avanti non sarà più come l'ho scritta la prima volta... nonostante mesi di lavoro e revisioni continue.
Purtroppo non ho la possibilità di recuperare le versioni aggiornate... Sono ancora così arrabbiata e frustrata che ho persino pensato di abbandonare questa storia.
Nel frattempo ho pubblicato questo capitolo, poi penserò al resto. Fatemi sapere cosa ne pensate e se vi piace, ci vediamo al prossimo capitolo (tra cento anni, vi avverto)! miao :3
PS. Vi lascio anche un'illustrazione di Sel che ho realizzato... spero vi piaccia.