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Autore: Calico    14/10/2024    1 recensioni
Quando Jyo e Tista, due amici yokai che vivono la loro immortalità con indolenza e insoddisfazione, decidono di iscriversi a un torneo di lotta in pieno stile "battle shonen" si ritrovano catapultati in un ambiente che fino a quel momento avevano osservato solo dall'esterno. Con non poca malizia e voglia di divertirsi, i due decidono di buttarsi a capofitto nei folli conflitti protagonisti delle vicende qui narrate.
GO GO! Gatto e volpe, fateci sognare!!
Genere: Azione, Comico, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Nonsense | Avvertimenti: Violenza
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L'odore di foglie di tabacco in quella stanza era talmente pesante da levare il respiro al più accanito fumatore di tutta la contea, cosa che non sembrava curare il giovane dai lunghi capelli bianchi raccolti in una coda bassa che se ne stava ritto in piedi affianco alla poltrona da cui partiva la colonna di fumo, 
"Questi sigari sono terribili" dichiarò una voce profonda, proveniente dalla poltrona, facendo così girare il ragazzo verso di essa "Sono talmente terribili che è praticamente come fumare della diavolina avvolta in un vecchio giornale."
"E allora perchè li fuma, signore?" gli chiese il ragazzo con un sorriso divertito. 
"Perchè sono il meglio, Arlecchino," fu la risposta brusca della figura, "Ma il meglio a me non basta."
Arlecchino volse lo sguardo a terra, la sua espressione indecifrabile, dovette rialzarlo quando una piccola colonna di fumo gli arrivò in faccia. 
"Gli inviti sono stati distribuiti?"  
"Sì, signore," rispose subito il ragazzo coi capelli bianchi "Anche se non in maniera uniforme"
Seguì un breve attimo di silenzio. 
"Perchè?", domandò ancora la voce cavernosa, l'ennesimo sbuffo di fumo esalato. 
"Perchè altrimenti sarebbe stato troppo sospetto, non trova?" fu la sorridente risposta del canuto, sicuro di sè. 
Una lieve risata venne sbuffata dall'interlocutore del ragazzo, assieme ad altro fumo "E io che pensavo che tu fossi un cretino, a quanto pare mi sbagliavo, sei un ragazzo intelligente." 
Il grosso sigaro venne spento in un posacenere di terracotta sul tavolino accanto alla poltrona, la figura seduta su di essa si alzò, imponente. 
"Andiamo Arlecchino," proclamò, sorreggendosi a un imponente bastone da passeggio la cui impugnatura in ottone raffigurava la testa di una salamandra "Andiamo a vedere cos'hanno preparato i tuoi fratelli e le tue sorelle,"
Arlecchino gli si fece da presso, sorreggendolo con un braccio sulla schiena.
"Sì, padre mio."


Caricandosi in spalla il pesante involto con tutto il necessario, Tista si diede una scrollata per rimuovere la terra dai suoi pantaloni, "Abbiamo tutto?" 
Nel mentre Jyo, comodo, sedeva sul suo giaciglio guardando con insistenza un vecchio telefono a monorotaia nero che non era attaccato a nulla "Tutto." 
"Le borracce d'acqua? Restare idratati è importante!" 
"Ce le abbiamo." 
"Le schifezze da mangiare per poi sentirci in colpa subito dopo?" 
"Ce le abbiamo." 
"Gli estratti di melatonina e valeriana nel caso non riuscissimo a dormire?" 
"Ce le abbiamo." 
"La convinzione che se continui a fissare il telefono succederà qualcosa?" 
Jyo rimase in silenzio contemplando il vecchio telefono ancora per qualche istante, "E se poi mi chiama e non mi trova?", le sue cinque code ondeggiavano nervosamente, alzando intorno a loro polvere e foglie secche. 
Tista, presa da un moto di compassione (e decisamente stufa di rimanere in piedi con quel peso sulla schiena), posò per terra il grosso sacco e gli si sedette vicino, la testa appoggiata  sulla sua spalla "Proprio non impara a usare un cellulare, eh?" 
"Macchè!" esclamò Jyo, passandosi una mano tra i capelli "Quello è un boomer!"
Tista scoppiò in una fragorosa risata, pestando i piedi e sollevando così altra polvere che andò a far starnutire una delle volpi intorno a loro, "Essere sposato col principe dell'Oltretomba è un grande privilegio, dopotutto non si può avere ogni cosa che si vuole dalla vita," Jyo si voltò a guardarla con una perfetta poker face, che la fece ridere ancora di più "Oppure più che un privilegio è una condanna, ho capito!" 
La kitsune esalò l'ennesimo sospiro, alzandosi poi finalmente in piedi, "Andiamo, amica mia mettiamo via i pensieri! Abbiamo già perso troppo tempo," porse la sua mano alla nekomata, per poi aiutarla a rialzarsi con un sorriso. 
Presero poi le loro maschere che avevano lasciate appese al muro e le indossarono, allaciandole dietro le loro teste.
"Secondo te non ci danno un aspetto un po' troppo stereotipato? Dovremmo lottare contro queste cose per sdoganare le vecchie dicerie sulle nostre specie!" 
"Tista, indossiamo abiti tradizionali giapponesi e inganniamo le persone, se dobbiamo interpretare un personaggio tanto vale farlo fino in fondo."
Tista sbuffò una risata e lo guardò con attenzione mentre si posizionava al centro della stanza, concentrandosi, Jyo protese le sue braccia forti con le punte delle dita annerite, le lunghe unghie curate nere anch'esse, riflettevano la luce emessa dalle lanterne nella stanza. 
Prese un profondo respiro, soffiò aria, la inspirò nuovamente, aprì gli occhi gialli che emettevano luce propria attraverso la maschera.
Infine incrociò le braccia sul petto, le mani a imitare i musi di volpe nelle ombre cinesi, di quelle per far divertire i bambini o spaventarli. 
Volpi che incantano, seducono, ingannano, sbranano. 
"Fuoco di volpe!" fu l'urlo che squarciò l'aria nella stanza, fiammelle lilla tutte intorno a lui. 
Un'ultima estensione delle braccia, palmi ora aperti e le fiammelle si unirono formando un largo portale infuocato, abbastanza grande per entrambi. 
Tista applaudì "Sempre spettacolare! Hai mai pensato di diventare un attore teatrale?" 
"Non riscuoterei molto successo, ma ho sentito che adesso vanno le ragazze-gatto, potresti provare tu, Tista." 
La nekomata sbuffò una risata, incamminandosi verso il portale ma prontamente acchiappata da Jyo che la trattenne per la collottola sollevandola da terra, "E ora cosa c'è?"
"Non dimentichi qualcosa?" le domandò la kitsune, gurdandola inflessibile e indicando col pollice nero il loro bagaglio, abbandonato a terra poco fa da lei stessa.
Come ultima ancora di salvezza, Tista si tolse la maschera, guardò Jyo allargando le sue pupille da gatto e facendo apparire le sue vere orecchie che abbassò prontamente, lo fissò dritto negli occhi, "Devo per forza portarlo io?". 
"Sì" Jyo mollò la presa facendola finire seduta per terra. Severo ma giusto. 
Le orecchie da gatta di Tista scomparvero, sostituite da quelle della sua maschera che si rimise sospirando "Non ho scelta, vero?", 
"Hai perso a morra cinese, tesoro. Lo sanno tutti: chi perde paga pegno! E' la legge morale che regola questo universo," dichiarò solennemente, facendo delle carezze alle sue fide volpi per saluarle, sorridendo a tutte loro. 
"Speravo te ne fossi dimenticato! E comunque, sono abbastanza sicura che non sia quella la legge morale che regola questo universo della malora!" sbottò lei, mettendosi vicino al portale di fuoco lilla e scoccando una feroce occhiata al sacco di proporzioni assurde accanto a lei, sembrava quasi guardarla con aria di scherno, il farabutto.
Il suo amico la raggiunse con un ghigno "Abbiamo vissuto talmente a lungo, Tista. Potremmo persino riscriverle noi." 
Lei dopo essersi caricata nuovamente il sacco sulle spalle, gli restituì il sorriso beffardo con un sopracciglio alzato "Riscrivere le regole? Mi piace come suona." 
Un paio di falcate e sparirono entrambi dentro al portale. 
Una volpe starnutì. 
Il telefono squillò. 


Suonare nelle piazze per molti potrebbe non essere il modo migliore per portare la pagnotta a casa, per qualcuno come Roman che eccelleva nel tirare fuori melodie paradisiache dalla sua cetra era invece ben lontano dall'essere il modo peggiore. 
Vivere di espedienti andava bene fino a un certo punto, ogni tanto bisognava fingere di essere un bravo ragazzo, dare una lavata alla sua camicia e sedersi in piazza a suonare, cercando di sovrastare il vociare del mercato. Qualche signora deliziata dai suoi motivi gli lasciava cadere delle monete nella vecchia ciotola di latta ai suoi piedi, lui le ringraziava schioccando loro dei baci o alzandosi il cappello, andava bene così. 
Un giovane satiro che faceva ciò che chi della sua specie sapeva fare meglio, ingannare e ammaliare. 
Se poi i pesci si buttano di loro sponte nella rete, ancora meglio, proprio come stava per succedere in quel preciso istante.
"Sei bravo bravo!" 
"Devi sempre dire bravo due volte, Tista?" 
"E perchè no? Se uno è bravo bisogna dirglielo due volte, così ne sarà sicuro, accrescerà la propria autostima e gli si spianerà una strada piena di interessanti opportunità!" 
La kitsune dai capelli color glicine guardò la nekomata in silenzio per qualche secondo, con sorriso mordace dipinto sulle labbra. 
La nekomata, che a quanto pare si chiamava Tista, rispose prontamente "Certo, questa è una visione decisamente distopica, considerando che viviamo in una società classista e nepotista, ma si può sempre sognare," accanto a lei c'era un involto dalle dimensioni allarmanti, cosa accidenti ci avevano messo dentro?!
Per tutto il tempo che quei due bizzarri individui conversavano tra loro, Roman aveva continuato a fissarli come se gli si fossero materializzati davanti due spaventapasseri vestiti di vecchie buste della spesa con due spaghetti squash al posto della testa che ballavano il can can tenendosi per mano. 
Sembravano proprio due faciloni. 
Era il suo giorno fortunato.


Essere belle era stancante. 
E Fairuza Bluebell era decisamente esausta.
Ma, si sa, quando si è delle vere star come lei non si ha mai un attimo per riprendere fiato, il pubblico la aspetta, la desidera, la brama come la più potente delle droghe. Vuole ogni goccia del suo assenzio, ogni sbuffo dei suoi boccoli dello stesso colore azzurro cenere del fumo che occupava ogni angolo del locale. 
Tossico e letale, come lei. 
Tossico come il blu petrolio del suo rossetto, un'ultima passata di cipria per darle quell'aria spettrale per cui tutti la adorano
Infilò il suo coltellino commissionato personalmente all'artigiano del paese nelle reggenti, un rasoio avvolto in un fazzoletto nel reggiseno e via. 
Partiva per conquistare anche stasera l'approvazione dei suoi ammiratori su quel palco dove a ogni fine serata quel ragazzo carino coi capelli rossi e le branchie a cui manda sempre dei baci sulle punte delle dita asciuga il suo sudore e le gocce del suo profumo. Non che lei ne abbia bisogno, si disse tra sè sogghignando e chiudendosi la porta del suo camerino alle spalle. Le andava bene vivere così, assassina durante il giorno e faux queen durante la notte. 
La voce profonda di Madame Valo la chiamò e lei, docile e devota, le si avvicinò con sicurezza "Mi volevi, madre?", 
Valo, padrona indiscussa del locale dai capelli argentei con sfumature bordeaux legati in uno stretto chignon e lo sguardo severo, si fece spruzzare un po' di acqua salata sul collo e sul viso ("Questo, tesoro" le aveva detto una volta, quando Fairuza era più giovane "Serve a impedire alla mia pelle di disidratarsi, dovresti provare anche tu, qualche volta", tutti gli altri ragazzi erano scoppiati a ridere e Fairuza era arrossita fino alle punte dei capelli), mise una mano guantata sulla spalla di Fairuza e la guardò dritta negli occhi, 
"Sai che giorno è oggi, cara?", fu la penetrante domanda che rivolse alla più talentuosa delle sue figlie. 
Fairuza ricambiò lo sguardo con la stessa intensità "La prima serata della nuova stagione, madre," il sorriso dipinto di bordeaux che ricevette in tutta risposta dalla sua mentore si spense quando la sua mano tirò fuori con un gesto fulmineo il rasoio dalla coppa del reggiseno e uno dei suoi tentacoli si alzò esibendo il coltellino che fino a poco fa era stato nella sua giarrettiera. Pessimo inizio. 
"Non ti avevo detto di-," 
"-tenere il più possibile le due vite separate, lo so, madre," Finì per lei la frase Fairuza, sospirando "Voglio solo evitare che qualche mascalzone dia fastidio alle ragazze stasera..." 
Lo sguardo di Madame Valo per un attimo si fece comprensivo, poi esalò anche lei un sospiro di rassegnazione "Sei una ragazza dedicata e piena di voglia di fare, cerca di far sì che questo non ti rovini il debutto di questa stagione, chiederò a Seven e Quentin di tenere d'occhio le entrate e le ragazze nel salone, a te invece," proclamò puntandole il dito contro "Chiedo di fare del tuo meglio anche stasera e di salire su quel palco dimostrando a tutti quei bigotti che sostengono che le donne non possono fare drag mantenendo la loro femminilità che le nostre performance così come la nostra arte è valida, tutto chiaro?". 
Fairuza le prese il dito e glielo baciò, lasciandole una piccola traccia blu sul guanto bianco immacolato "Tutto chiaro, madre", le rispose sorridendo. 
Madame Valo fece un cenno di approvazione e si allontanò, ora aveva le quinte tutte per sè e un bel pò di adrenalina da smaltire. 


Nel suo antro, che Jyo nei momenti di intimità amava definire "l'alcova", il Principe dell'Oltretomba sospirava steso sul suo trono, una lunga gamba muscolosa adornata da uno stivale nero pendeva da uno degli braccioli. 
Le luci soffuse della stanza si riflettevano sulla pelle olivastra del monarca e sui suoi lunghi e vaporosi capelli rosa cipria, dove Jyo amava infilare la il viso e sentirne il forte profumo di incenso alla mirra.
Ripose la cornetta del telefono a rotaia laccato di blu notte rivolse lo sguardo stanco verso il soffitto, "Non mi sta richiamando, avrò fatto qualcosa di male?". 
Poichè nella sua stanza adoravano scorrazzare dei piccoli conigli neri , che contrastavano con le fulve volpi di Jyo, uno di loro gli si sedette in grembo e il principe prese ad accarezzarlo con gesti lunghi e lenti. 
"Eppure l'ultima volta siamo riusciti a metterci d'accordo su dove andare a pranzo senza discutere...", sollevò il coniglietto e lo guardò negli occhi, "Dovrei fargli una sorpresa?". 
Il piccolo coniglio inclinò il capo, un'espressione confusa gli apparve sul musetto, "Che fatica, i matrimoni," sospirò nuovamente il principe "Fortuna che lo amo". 


Tista e Jyo seguivano Roman che procedeva spavaldo verso le vie del mercato, guardandosi intorno curiosi. 
"Sapete," il satiro si voltò a guardarli sogghignando "È davvero bello vedere delle facce nuove come le vostre una volta tanto, portano una bella ventata d'aria fresca in questo buco di culo! Anche se a guardarvi meglio avete un non so che di familiare..." constatò poi, assottigliando gli occhi gialli con la pupilla rettangolare verso i due.
Il suddetto "buco di culo", ovvero la cittadina in cui il loro torneo avrebbe avuto luogo, pullulava di talmente tante creature, tanto diverse tra loro quanto chiassose che a Jyo venne spontaneo chiedersi che cosa intendesse quello strano ragazzo dal linguaggio colorito "Dici, eh? Beh, certamente non siamo gli uniche persone eccentriche qua dentro, vero Tista?" Jyo si guardò in giro cercando la nekomata che fino a pochi attimi fa gli camminava a fianco, non trovandola "Tista? Ma dove sei fini- Tista ma che fai?!",
Tista era intenta a farsi sommergere da piccoli strumenti musicali da un leprecauno che gestiva una bancarella poco distante "Gli ho dato un minimo di retta e si è fissato, aiutami ti prego," mormorò debolmente lei, mentre il mercante continuava imperterrito a riempirle le braccia di melodica e ukulele vari. 
Roman esplose in una sonora risata "La tua amica si è fatta abbindolare da Eoghan, una volta che sei tra le sue grinfie non esci più!", Jyo sospirò iniziando ad avviarsi verso la bancarella, "Scusa Roman, la recupero e torno subito!".
Dopo un breve giro di scuse e un saluto, in pochi attimi tutti gli strumenti tornarono al loro posto sul tavolo e Tista e Jyo si appartarono un momento, Roman era poco distante che si accendeva una sigaretta. 
"Stiamo cercando di farla a questo capretto facilone, non di farci fregare a nostra volta, devi stare attenta, rischiamo di finire come due anni fa, ricordi?", la ammonì Jyo con le mani sui fianchi, mentre Tista, esausta dal peso, poggiava a terra lo zaino che aveva continuato a portare per tutto il tempo "Sto attenta, credimi! Cavolo, Jyo sembri mio padre!" sbuffò, sgranchendosi le spalle e abbassando le orecchie. 
"Quel che voglio dire, Tista, è-", ma una voce ruvida lo interruppe bruscamente.
"Quaranta ori per una spada affilata quanto un coltello per il burro? Ragazzo mio, ma mi stai prendendo in giro? Ti diverti a prenderti gioco del tuo stesso padre?"
"Oh! Jyo ma ti è cambiata la voce?" le orecchie di Tista scattarono verso l'alto "Accidenti, ora sì che sembri veramente mio padre!" 
"Cosa?! Ma quello non ero io! Era-" una nuova voce, stavolta più giovane, lo interruppe nuovamente. 
"Dai, babbo! Non ho fatto nulla di male e poi era scontata! Guarda come luccica, è bellissima!"
"Non voglio andare a registrarmi perchè ho un'arma in casa  che il mio stupido figlio ha preso senza il mio consenso, riportala indietro!"
La kitsune e la nekomata si guardarono negli occhi con espressione sbalordita sul volto di entrambi, esclamando in coro "Ma quella voce è del pupazzo di legno!". 
"Ma che diamine succede qui?" la voce ruvida ebbe finalmente un volto quando un uomo sulla sessantina fece capolino da una tenda colorata appesa a una bancarella poco distante, appena notò Jyo e Tista rivolse loro uno sguardo astioso, "Ancora voi...", aveva una lunga barba color cioccolato con alcuni peli bianchi, i capelli dello stesso colore la pelle coperta di macchie e... era alto solo un metro e venti. 
"Porridge!" lo salutò allegramente Roman, "Come stai? Il tuo figliolo?" 
"Starei meglio senza aver visto queste due stupide facce di porcellana!" la voce di Porridge si alzò notevolmente, puntando un massiccio dito verso i due, che nel mentre facevano i vaghi "Non crediate che io non possa riconoscervi, toglietevi subito quelle maschere!".
Tolte le maschere, Tista sbuffò "Non possiamo lasciarci tutto alle spalle?", si aggiustò i capelli "Sono passati due anni ormai." 
"Babbo che succede?" la voce giovane e allegra di poco fa si rivelò appartenere a un giovane ragazzo, o meglio, a un burattino dalle sembianze di un ragazzo, pelle olivastra scolpita nel legno e un caschetto di capelli verde pino, più alto di Porridge di almeno una ventina di centimetri.
"Ehi!", il suo viso si illuminò vedendo i due Yokai, "Mi ricordo di voi, siete i miei amici di quella volta, mi siete mancati! Avete trovato poi quello che cercavate?".


   
 
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