DICEMBRE 1961
L’ospedale, un piccolo edificio rosa e verde che risaltava in mezzo alle casine chiare del paese, ma era più silenzioso di una tomba.
Non c’era quel chiasso di persone che vanno e vengono, i parenti che salutano i ricoverati, le urla delle sale operatorie o altro. Regnava un maestoso silenzio, come se il mondo intero stesse trattenendo il fiato all’idea che Zevir potesse morire.
Yanexa stava ormai da giorni a vegliarlo, ma lui non dava cenni di vederla o anche solo sentirla parlare e raccontare. Sembrava in letargo: non mangiava, non beveva (se non tramite punture), non parlava. Dormiva, dormiva e dormiva. Nient’altro.
Gemnys continuava a portare la figlia da lui nella speranza che si mettesse l’anima in pace autoconvincendosi che non fosse colpa sua. Keromey l’aiutava tantissimo in questo. Tutti i pomeriggi l’accompagnava al Villaggio Fantasma distraendola dai pensieri che aveva la mattina (il momento della giornata in cui andavano in ospedale).
Al Villaggio Fantasma, l’unica cosa in grado di distrarre Yanexa da tutte le preoccupazioni, era nascondino. Il suo gioco preferito. Solitamente si univano anche molti altri ragazzi. Si divertivano tantissimo.
-Kero!- Ululò Yanexa durante una partita a nascondino nel bosco.
-Yani?- Chiamò Keromey preoccupato.
-Kero!- Un nuovo gemito.
-Yani!-
Keromey cominciò a correre in direzione della voce. Sembrava in trance. Non pensava a dove metteva i piedi né a dove stava andando, gli interessava solo trovare Yanexa e constatare con i suoi occhi la sua salute. La trovò svenuta sopra ad un mucchio di foglie secche che alcuni dei bambini avevano ammucchiato lì per gioco il giorno prima. La scrollò per le spalle con la speranza di svegliarla, ma, quando vide che le palpebre non accennavano a rialzarsi, le passò un braccio intorno alle spalle mentre con l’altro le prendeva le ginocchia. La sollevò da terra e la riportò in paese, davanti all’ospedale. Aveva il fiatone per la corsa e la fatica. Una volta entrati fece un ultimo scatto olimpionico per andare ad avvertire Gemnys e Nymian della salute della figlia.
Dopo i primi esami, Yanexa riuscì a riprendersi facilmente e, non appena ristabilita, tornò a correre e giocare normalmente. A quanto avevano detto i medici, era stata morsa da una vipera sulla coscia. Il veleno l’aveva messa fuori gioco, ma, avendo un fisico giovane e sano, riuscirono a curare velocemente la ferita.
Quando si svegliò, Yanexa era nella stanza di Zevir. Vedeva Keromey seduto per terra in un angolo che la fissava, ma non appena i loro occhi si incontrarono, lui si alzò di scatto e andò ad abbracciarla. Se la strinse al petto mentre lacrimoni di felicità fuoriuscivano dagli occhi di entrambi. Quando si staccò fu il turno di Gemnys e Nymian che stavano seduti sulle poltrone.
-Finito con gli strangolamenti?- Chiese sorniona Yanexa dopo il settimo abbraccio. -Bene, ora fatemi scendere da qui che voglio mettermi dei vestiti quantomeno guardabili.-
Infatti Yanexa era ancora sul suo lettino dalle coperte immacolate e con una camicia da notte decorata con fiorellini blu. Non esattamente il tipo di vestito che avrebbe indossato.
Non fece in tempo ad alzarsi che un gemito proveniente dal letto affianco le vibrò nelle orecchie. Saltò letteralmente giù dal letto e corse verso Zevir che stava pian piano aprendo gli occhi.
-Zev…- Sussurrò lei.
-Xena…?-
-No Zev, sono Yani, Yanexa.-
Chissà perché mi ha richiamato così…, pensò la ragazza, forse non è ancora del tutto a posto con la testa. Un infarto è roba pesante… e poi “Xena” non era la sua amica? Chissà cosa passa nella mente di un anziano che ha sfiorato la morte.
-Sì, giusto, Yani…-
Il giorno dopo, lo stato d’allarme che ultimamente aveva invaso il Villaggio Fantasma, era pressoché nullo. Yanexa ricevette tanti abbracci per essersi rimessa più velocemente del normale, mentre a Zevir fu fatta una vera e propria festa. Era tornato vivo dopo un infarto, aveva settant’anni circa ed era pure Membro Fondatore. Inutile dire con quanto calore fu accolto.
Keromey aiutò a preparare tutto e stette vicino a Yanexa in caso di bisogno perché, va bene la guarigione veloce e tutto, ma se sei stata morsa da una vipera o quel che era, un minimo di sostegno e riabilitazione ci vogliono.
Alla fine dei festeggiamenti, prima di cominciare a pulire e mettere in ordine, Deruces si fece avanti e chiese silenzio. L’aria era tesa, tutti si aspettavano una brutta notizia o qualcosa di simile, pareva surreale riuscire a godersi un attimo di risposo.
-Ragazzi, ragazze, voglio fare un annuncio.- Esordì Deruces.
Le spalle di molti ragazzi si abbassarono veloci, molti riuscirono a rilassarsi non avendo sentito le parole “comunicato dai grandi: chiude tutto” o “mi dispiace, ma non si potrà tornare”.
-Abbiamo tutti visto la prontezza con cui questa ragazza speciale, Yanexa, ha assistito Zevir in punto di morte. Ne abbiamo tutti potuto constatare la sua gentilezza, la perspicacia, l’altruismo e l’onestà. Anche quando per lei erano momenti difficili- Deruces sapeva che Gemnys sarebbe potuta partire -riusciva a regalarci un sorriso o un semplice “ciao”. Un bellissimo cuore puro che batte forte. Yani, fai un passo avanti.-
La folla si scostò per farla passare e lei, anche se impaurita e quasi pietrificata dalla sorpresa, riuscì a comandare alle gambe di muoversi.
-Ebbene, oggi la vorrei premiare per tutto quello che ha fatto per noi, per tutti noi. Anche se è qui solo da tre mesi, ci ha aiutato a conoscerci meglio, ci ha insegnato come essere altruisti solo mostrandolo e, anche nei momenti che noi credevamo più bui, ci ha mostrato una luce che aspettava solo di essere alimentata.-
Yanexa non ce la fece più, iniziò a fissare il pavimento e sentì grosse lacrime rigarle le guance in fiamme. Deruces si rivolse direttamente a lei.
-Yanexa, per questo e altro sono felice di nominarti Membro Fondatore Onorario, perché hai contribuito a rendere il Villaggio Fantasma un luogo più accogliente per tutti noi e per i futuri Membri.-
Grida esultanti si espansero ovunque lì intorno e un fragoroso applauso invase i timpani di tutti. Yanexa sorrideva, sì, ma era scoppiata in lacrime. Questa volta però, non erano lacrime amare, erano lacrime di semplice e pura gioia. Come un estratto di felicità distillato e fatto bollire per fare evaporare le altre emozioni.
-Posso parlare?- Questa era la voce di Zevir.
L’applauso cessò. Tutti si spostarono per permettere a Deruces di guardare in faccia e avvicinarsi all’anziano Membro Fondatore.
-Certamente, saremo molto liete di sentirvi parlare in questo giorno di festa.- Rispose il ragazzo più grade in tono cerimonioso.
Zevir prese la parola posizionandosi accanto a Yanexa e stringendole una spalla con la mano con fare protettivo.
-Tanti anni fa, in questo villaggio, giocava sempre una ragazza. Lei era come te, Yanexa. Vivace, onesta, altruista, sempre pronta a scherzare, ma, all’occorrenza, disponibile e comprensiva. Una persona straordinaria. Tu, come tua madre prima di te, le somigliate tantissimo. Lei si chiamava… o meglio, si chiama Xenaya. Avrete sentito quello che si racconta sul suo spirito immagino, ma quello che pochissimi di voi sanno, è che io l’ho conosciuta.-
Un “oh” di meraviglia si dipinse su ogni volto, ma nessuno osò parlare per non rovinare l’atmosfera che si era creata.
-La mia memoria non è quella di un tempo, ma lei non la scorderò mai. Xenaya, se sei in ascolto, ti chiedo di onorare questa giovane ragazza e, quando sarà il momento, tenerla affianco a te. Concludo ringraziandoti, Yanexa. Grazie per quello che hai fatto per me, per il Villaggio Fantasma, per tutti i suoi Membri e, soprattutto, per aver fatto tutto quello che hai fatto. Grazie.-
Un coro di “grazie” commossi si unì a quello di Zevir.
-E, adesso, un ultimo annuncio.- Riprese Deruces. -Keromey, fai un passo avanti.-
Keromey si mise alla destra di Yanexa con un’espressione di altrettanta sorpresa. Deruces lo guardò.
-Kero, tu sei stato un esempio per tutti noi e un ottimo tutor per Yanexa. Abbiamo anche visto quello che hai fatto per aiutarla nel bosco. Io e i Membri Vecchi pensiamo che anche tu meriti un riconoscimento per questo. Sarai il secondo ragazzo nella storia del Villaggio Fantasma a diventare un Membro Fondatore Onorario.-
Un nuovo applauso si diffuse e Keromey, di slancio, abbracciò Yanexa piangendo anche lui. Tutti avevano una lacrimuccia che scendeva lungo la guancia e che si congelava all’aria fredda di dicembre.
Finiti i ringraziamenti, gli urletti d’approvazione e gli annunci, era ormai calata la sera e tutti stavano tornando a casa.
Keromey accompagnò Yanexa sotto la luce della luna.
-Mamma mia!- Disse Yanexa a metà strada.
-Che cosa succede? Ti senti male?- Si preoccupò Keromey.
-No, Kero, tranquillo. Ho solo dimenticato al Villaggio Fantasma la cuffia di lana.-
-Vado a prendertela.-
-No. Come si dice “chi non ha testa ha gambe”. Andrò io, sono io l’imbecille che si è scordata. Aspettami qui.-
Keromey annuì e Yanexa tornò indietro correndo per fare prima.
Arrivata vicino al bosco, dove si era tenuta la festa, trovò la cuffia rossa per terra. La raccolse e stava già per andare via, ma sentì qualcosa. Sembrava una voce.
Era un canto cristallino. Tante voci che si univano in un’unica armonia magnifica. Proveniva dal bosco. Yanexa si guardò intorno e decise che Keromey poteva aspettare cinque minuti. Iniziò a camminare facendosi guidare solo dalle sue orecchie. Non badava a dove metteva i piedi, pensava solo alla voce. Sembrava che tutto il bosco le volesse comunicare un messaggio. Magari era la sua fantasia, magari era il vento che muoveva le foglie, ma tanto valeva provare. Continuò a camminare facendosi cullare da quella magia che pareva accarezzarla. Si fermò di colpo per evitare di cadere su un tronco troppo alto e vide la cuffia che aveva in mano svolazzare in una direzione. Si rese conto che si era alzata una leggera brezza. Riprese la marcia accompagnata anche dall’aria che le vibrava attorno come se il contatto con lei conferisse una benedizione a cui nessuna molecola dell’ambiente circostante voleva rinunciare.
Quando giunse al centro del bosco si fermò di colpo, spalancò la bocca ed emise un urletto soffocato. Davanti a lei c’era una radura piena di fiori azzurri e bianchi. I petali vibravano al vento, mentre gli alberi attorno sembravano quasi timorosi di far muovere le loro foglie al cospetto di così tanta bellezza. Una radura immensa circondata da alberi che formavano la circonferenza di un cerchio perfetto. La melodia non l’aveva abbandonata, voleva spingerla a continuare. La luna iniziò a mostrarsi proprio sopra il cerchio fiorito illuminando tutto con una luce azzurra e bianca.
Gli occhi di Yanexa si posarono al centro della radura. Inginocchiata in mezzo ai fiori c’era una ragazza. Yanexa si avvicinò e i petali, a contatto con la gonna, emettevano note sempre più forti. Quando fu abbastanza vicina, Yanexa mise a fuoco la figura misteriosa e vide una fanciulla esile e slanciata con un bellissimo vestito bianco, azzurro e color ciclamino addosso. La cosa che più la colpì furono i suoi capelli: di un azzurro brillante con luminose striature argentate, come il cielo striato di nuvole nelle giornate d’estate. Quando la ragazza si voltò, mostrò degli occhi verdi come germogli rigogliosi che sembravano invitare anche la luna a raggiungerli e fissarli fino allo svenimento solo per vedere quanta bellezza si riusciva a sopportare prima di collassare.
La misteriosa ragazza aprì le labbra rosee e pronunciò una sola parola, una parola che avrebbe scaldato il cuore a milioni di guerrieri congelati. Una parola che esprimeva speranza, una parola ricolma di empatia e dolcezza.
-Ciao.-
Ciaooooo!!!!!
Eccoci giunti alla fine di questa storia. Sono contentissima di averla scritta e di come è venuta essendo la mia prima storia fantasy e storia originale in generale. Vi è piaciuta? Mi sono divertita tantissimo e spero che anche voi abbiate provato lo stesso. Vi avverto subito: la prossima parte di note d'autrice sarà dedicata allo svelamento di alcuni "segreti" che ho nascosto nella storia, se non volete leggerli, passate alla parte viola in fondo che è molto importante.
Iniziamo con le curiosità.
1)Yanexa e l'anagramma di Xenaya: stesse lettere, ordine diverso. (ci avete fatto caso?)
2)Le "belle di notte" sono dei fiori che fiorscono appunto di notte, è per questo che la radura si chiama così. Però devo ammettere che le belle di notte sono gialle e viola, mentre a me piacevano di più il bianco e l'azzurro. (lo sapevate?)
3) "chi non ha testa ha gambe" è la frase che mi ripetono i miei genitori quando mi scordo qualcosa in camera mia e non ho voglia di andarla a prendere. (succede spesso)
Queste sono le curiosità.
Importante!!!
A voi che avete letto, vi devo chiedere una cosa importantissima: volete un epilogo? Volete sapere cosa succede dopo? Se sì comunicatemelo o nelle recensioni o in privato che un po' l'ho già scritto e mi basta finirlo.
Doppiamente importante!!! (per me)
Avete seguito la storia fino a qui, ho solo una domanda: vi va di dirmi cosa ne pensate? Mi piacerebbe tantissimo sapere i vostri pareri finali. Grazie mille, ogni supporto sarà magnifico.
Due ringraziementi veloci (veloci davvero, promesso). Grzie tantissimo a Emera64 per avermi seguito costantemente e grazie tantissimo a Dakota Blood per avermi seguito! Davvero grazie!
Fine comunicazioni importanti.
Ora vi saluto e fatemi sapere. Davvero un grandissimo stra mega ultra abbraccio a tutti voi,
Dafne.
Non c’era quel chiasso di persone che vanno e vengono, i parenti che salutano i ricoverati, le urla delle sale operatorie o altro. Regnava un maestoso silenzio, come se il mondo intero stesse trattenendo il fiato all’idea che Zevir potesse morire.
Yanexa stava ormai da giorni a vegliarlo, ma lui non dava cenni di vederla o anche solo sentirla parlare e raccontare. Sembrava in letargo: non mangiava, non beveva (se non tramite punture), non parlava. Dormiva, dormiva e dormiva. Nient’altro.
Gemnys continuava a portare la figlia da lui nella speranza che si mettesse l’anima in pace autoconvincendosi che non fosse colpa sua. Keromey l’aiutava tantissimo in questo. Tutti i pomeriggi l’accompagnava al Villaggio Fantasma distraendola dai pensieri che aveva la mattina (il momento della giornata in cui andavano in ospedale).
Al Villaggio Fantasma, l’unica cosa in grado di distrarre Yanexa da tutte le preoccupazioni, era nascondino. Il suo gioco preferito. Solitamente si univano anche molti altri ragazzi. Si divertivano tantissimo.
-Kero!- Ululò Yanexa durante una partita a nascondino nel bosco.
-Yani?- Chiamò Keromey preoccupato.
-Kero!- Un nuovo gemito.
-Yani!-
Keromey cominciò a correre in direzione della voce. Sembrava in trance. Non pensava a dove metteva i piedi né a dove stava andando, gli interessava solo trovare Yanexa e constatare con i suoi occhi la sua salute. La trovò svenuta sopra ad un mucchio di foglie secche che alcuni dei bambini avevano ammucchiato lì per gioco il giorno prima. La scrollò per le spalle con la speranza di svegliarla, ma, quando vide che le palpebre non accennavano a rialzarsi, le passò un braccio intorno alle spalle mentre con l’altro le prendeva le ginocchia. La sollevò da terra e la riportò in paese, davanti all’ospedale. Aveva il fiatone per la corsa e la fatica. Una volta entrati fece un ultimo scatto olimpionico per andare ad avvertire Gemnys e Nymian della salute della figlia.
Dopo i primi esami, Yanexa riuscì a riprendersi facilmente e, non appena ristabilita, tornò a correre e giocare normalmente. A quanto avevano detto i medici, era stata morsa da una vipera sulla coscia. Il veleno l’aveva messa fuori gioco, ma, avendo un fisico giovane e sano, riuscirono a curare velocemente la ferita.
Quando si svegliò, Yanexa era nella stanza di Zevir. Vedeva Keromey seduto per terra in un angolo che la fissava, ma non appena i loro occhi si incontrarono, lui si alzò di scatto e andò ad abbracciarla. Se la strinse al petto mentre lacrimoni di felicità fuoriuscivano dagli occhi di entrambi. Quando si staccò fu il turno di Gemnys e Nymian che stavano seduti sulle poltrone.
-Finito con gli strangolamenti?- Chiese sorniona Yanexa dopo il settimo abbraccio. -Bene, ora fatemi scendere da qui che voglio mettermi dei vestiti quantomeno guardabili.-
Infatti Yanexa era ancora sul suo lettino dalle coperte immacolate e con una camicia da notte decorata con fiorellini blu. Non esattamente il tipo di vestito che avrebbe indossato.
Non fece in tempo ad alzarsi che un gemito proveniente dal letto affianco le vibrò nelle orecchie. Saltò letteralmente giù dal letto e corse verso Zevir che stava pian piano aprendo gli occhi.
-Zev…- Sussurrò lei.
-Xena…?-
-No Zev, sono Yani, Yanexa.-
Chissà perché mi ha richiamato così…, pensò la ragazza, forse non è ancora del tutto a posto con la testa. Un infarto è roba pesante… e poi “Xena” non era la sua amica? Chissà cosa passa nella mente di un anziano che ha sfiorato la morte.
-Sì, giusto, Yani…-
Il giorno dopo, lo stato d’allarme che ultimamente aveva invaso il Villaggio Fantasma, era pressoché nullo. Yanexa ricevette tanti abbracci per essersi rimessa più velocemente del normale, mentre a Zevir fu fatta una vera e propria festa. Era tornato vivo dopo un infarto, aveva settant’anni circa ed era pure Membro Fondatore. Inutile dire con quanto calore fu accolto.
Keromey aiutò a preparare tutto e stette vicino a Yanexa in caso di bisogno perché, va bene la guarigione veloce e tutto, ma se sei stata morsa da una vipera o quel che era, un minimo di sostegno e riabilitazione ci vogliono.
Alla fine dei festeggiamenti, prima di cominciare a pulire e mettere in ordine, Deruces si fece avanti e chiese silenzio. L’aria era tesa, tutti si aspettavano una brutta notizia o qualcosa di simile, pareva surreale riuscire a godersi un attimo di risposo.
-Ragazzi, ragazze, voglio fare un annuncio.- Esordì Deruces.
Le spalle di molti ragazzi si abbassarono veloci, molti riuscirono a rilassarsi non avendo sentito le parole “comunicato dai grandi: chiude tutto” o “mi dispiace, ma non si potrà tornare”.
-Abbiamo tutti visto la prontezza con cui questa ragazza speciale, Yanexa, ha assistito Zevir in punto di morte. Ne abbiamo tutti potuto constatare la sua gentilezza, la perspicacia, l’altruismo e l’onestà. Anche quando per lei erano momenti difficili- Deruces sapeva che Gemnys sarebbe potuta partire -riusciva a regalarci un sorriso o un semplice “ciao”. Un bellissimo cuore puro che batte forte. Yani, fai un passo avanti.-
La folla si scostò per farla passare e lei, anche se impaurita e quasi pietrificata dalla sorpresa, riuscì a comandare alle gambe di muoversi.
-Ebbene, oggi la vorrei premiare per tutto quello che ha fatto per noi, per tutti noi. Anche se è qui solo da tre mesi, ci ha aiutato a conoscerci meglio, ci ha insegnato come essere altruisti solo mostrandolo e, anche nei momenti che noi credevamo più bui, ci ha mostrato una luce che aspettava solo di essere alimentata.-
Yanexa non ce la fece più, iniziò a fissare il pavimento e sentì grosse lacrime rigarle le guance in fiamme. Deruces si rivolse direttamente a lei.
-Yanexa, per questo e altro sono felice di nominarti Membro Fondatore Onorario, perché hai contribuito a rendere il Villaggio Fantasma un luogo più accogliente per tutti noi e per i futuri Membri.-
Grida esultanti si espansero ovunque lì intorno e un fragoroso applauso invase i timpani di tutti. Yanexa sorrideva, sì, ma era scoppiata in lacrime. Questa volta però, non erano lacrime amare, erano lacrime di semplice e pura gioia. Come un estratto di felicità distillato e fatto bollire per fare evaporare le altre emozioni.
-Posso parlare?- Questa era la voce di Zevir.
L’applauso cessò. Tutti si spostarono per permettere a Deruces di guardare in faccia e avvicinarsi all’anziano Membro Fondatore.
-Certamente, saremo molto liete di sentirvi parlare in questo giorno di festa.- Rispose il ragazzo più grade in tono cerimonioso.
Zevir prese la parola posizionandosi accanto a Yanexa e stringendole una spalla con la mano con fare protettivo.
-Tanti anni fa, in questo villaggio, giocava sempre una ragazza. Lei era come te, Yanexa. Vivace, onesta, altruista, sempre pronta a scherzare, ma, all’occorrenza, disponibile e comprensiva. Una persona straordinaria. Tu, come tua madre prima di te, le somigliate tantissimo. Lei si chiamava… o meglio, si chiama Xenaya. Avrete sentito quello che si racconta sul suo spirito immagino, ma quello che pochissimi di voi sanno, è che io l’ho conosciuta.-
Un “oh” di meraviglia si dipinse su ogni volto, ma nessuno osò parlare per non rovinare l’atmosfera che si era creata.
-La mia memoria non è quella di un tempo, ma lei non la scorderò mai. Xenaya, se sei in ascolto, ti chiedo di onorare questa giovane ragazza e, quando sarà il momento, tenerla affianco a te. Concludo ringraziandoti, Yanexa. Grazie per quello che hai fatto per me, per il Villaggio Fantasma, per tutti i suoi Membri e, soprattutto, per aver fatto tutto quello che hai fatto. Grazie.-
Un coro di “grazie” commossi si unì a quello di Zevir.
-E, adesso, un ultimo annuncio.- Riprese Deruces. -Keromey, fai un passo avanti.-
Keromey si mise alla destra di Yanexa con un’espressione di altrettanta sorpresa. Deruces lo guardò.
-Kero, tu sei stato un esempio per tutti noi e un ottimo tutor per Yanexa. Abbiamo anche visto quello che hai fatto per aiutarla nel bosco. Io e i Membri Vecchi pensiamo che anche tu meriti un riconoscimento per questo. Sarai il secondo ragazzo nella storia del Villaggio Fantasma a diventare un Membro Fondatore Onorario.-
Un nuovo applauso si diffuse e Keromey, di slancio, abbracciò Yanexa piangendo anche lui. Tutti avevano una lacrimuccia che scendeva lungo la guancia e che si congelava all’aria fredda di dicembre.
Finiti i ringraziamenti, gli urletti d’approvazione e gli annunci, era ormai calata la sera e tutti stavano tornando a casa.
Keromey accompagnò Yanexa sotto la luce della luna.
-Mamma mia!- Disse Yanexa a metà strada.
-Che cosa succede? Ti senti male?- Si preoccupò Keromey.
-No, Kero, tranquillo. Ho solo dimenticato al Villaggio Fantasma la cuffia di lana.-
-Vado a prendertela.-
-No. Come si dice “chi non ha testa ha gambe”. Andrò io, sono io l’imbecille che si è scordata. Aspettami qui.-
Keromey annuì e Yanexa tornò indietro correndo per fare prima.
Arrivata vicino al bosco, dove si era tenuta la festa, trovò la cuffia rossa per terra. La raccolse e stava già per andare via, ma sentì qualcosa. Sembrava una voce.
Era un canto cristallino. Tante voci che si univano in un’unica armonia magnifica. Proveniva dal bosco. Yanexa si guardò intorno e decise che Keromey poteva aspettare cinque minuti. Iniziò a camminare facendosi guidare solo dalle sue orecchie. Non badava a dove metteva i piedi, pensava solo alla voce. Sembrava che tutto il bosco le volesse comunicare un messaggio. Magari era la sua fantasia, magari era il vento che muoveva le foglie, ma tanto valeva provare. Continuò a camminare facendosi cullare da quella magia che pareva accarezzarla. Si fermò di colpo per evitare di cadere su un tronco troppo alto e vide la cuffia che aveva in mano svolazzare in una direzione. Si rese conto che si era alzata una leggera brezza. Riprese la marcia accompagnata anche dall’aria che le vibrava attorno come se il contatto con lei conferisse una benedizione a cui nessuna molecola dell’ambiente circostante voleva rinunciare.
Quando giunse al centro del bosco si fermò di colpo, spalancò la bocca ed emise un urletto soffocato. Davanti a lei c’era una radura piena di fiori azzurri e bianchi. I petali vibravano al vento, mentre gli alberi attorno sembravano quasi timorosi di far muovere le loro foglie al cospetto di così tanta bellezza. Una radura immensa circondata da alberi che formavano la circonferenza di un cerchio perfetto. La melodia non l’aveva abbandonata, voleva spingerla a continuare. La luna iniziò a mostrarsi proprio sopra il cerchio fiorito illuminando tutto con una luce azzurra e bianca.
Gli occhi di Yanexa si posarono al centro della radura. Inginocchiata in mezzo ai fiori c’era una ragazza. Yanexa si avvicinò e i petali, a contatto con la gonna, emettevano note sempre più forti. Quando fu abbastanza vicina, Yanexa mise a fuoco la figura misteriosa e vide una fanciulla esile e slanciata con un bellissimo vestito bianco, azzurro e color ciclamino addosso. La cosa che più la colpì furono i suoi capelli: di un azzurro brillante con luminose striature argentate, come il cielo striato di nuvole nelle giornate d’estate. Quando la ragazza si voltò, mostrò degli occhi verdi come germogli rigogliosi che sembravano invitare anche la luna a raggiungerli e fissarli fino allo svenimento solo per vedere quanta bellezza si riusciva a sopportare prima di collassare.
La misteriosa ragazza aprì le labbra rosee e pronunciò una sola parola, una parola che avrebbe scaldato il cuore a milioni di guerrieri congelati. Una parola che esprimeva speranza, una parola ricolma di empatia e dolcezza.
-Ciao.-
Ciaooooo!!!!!
Eccoci giunti alla fine di questa storia. Sono contentissima di averla scritta e di come è venuta essendo la mia prima storia fantasy e storia originale in generale. Vi è piaciuta? Mi sono divertita tantissimo e spero che anche voi abbiate provato lo stesso. Vi avverto subito: la prossima parte di note d'autrice sarà dedicata allo svelamento di alcuni "segreti" che ho nascosto nella storia, se non volete leggerli, passate alla parte viola in fondo che è molto importante.
Iniziamo con le curiosità.
1)Yanexa e l'anagramma di Xenaya: stesse lettere, ordine diverso. (ci avete fatto caso?)
2)Le "belle di notte" sono dei fiori che fiorscono appunto di notte, è per questo che la radura si chiama così. Però devo ammettere che le belle di notte sono gialle e viola, mentre a me piacevano di più il bianco e l'azzurro. (lo sapevate?)
3) "chi non ha testa ha gambe" è la frase che mi ripetono i miei genitori quando mi scordo qualcosa in camera mia e non ho voglia di andarla a prendere. (succede spesso)
Queste sono le curiosità.
Importante!!!
A voi che avete letto, vi devo chiedere una cosa importantissima: volete un epilogo? Volete sapere cosa succede dopo? Se sì comunicatemelo o nelle recensioni o in privato che un po' l'ho già scritto e mi basta finirlo.
Doppiamente importante!!! (per me)
Avete seguito la storia fino a qui, ho solo una domanda: vi va di dirmi cosa ne pensate? Mi piacerebbe tantissimo sapere i vostri pareri finali. Grazie mille, ogni supporto sarà magnifico.
Due ringraziementi veloci (veloci davvero, promesso). Grzie tantissimo a Emera64 per avermi seguito costantemente e grazie tantissimo a Dakota Blood per avermi seguito! Davvero grazie!
Fine comunicazioni importanti.
Ora vi saluto e fatemi sapere. Davvero un grandissimo stra mega ultra abbraccio a tutti voi,
Dafne.