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Autore: NowhereBoy    21/10/2024    2 recensioni
Ennis è un giovane ragazzo gay, appena trasferito a Napoli da Chicago, per scappare da un passato non troppo remoto. Ha comprato un appartamento ad un prezzo decisamente basso, e ben presto ne scoprirà la ragione.
La casa, infatti, è infestata da cinque spiriti eccentrici. Riuscirà Ennis a convivere con loro e con i ‘suoi’ fantasmi?
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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7.
Comprendere Phil, era un desiderio che Ennis aveva abbandonato da tempo. La telefonata era stata breve, per fortuna, ma estremamente faticosa. Aveva prosciugato le sue energie fino al midollo, lasciandolo agitato e vagamente arrabbiato. Faticò ad infilare la chiave nella serratura, già difettosa di suo, ed il consueto stridere che accompagnava l’apertura dell’uscio, quella sera gli fece digrignare i denti, irritandolo ancora di più. E questo clima di nervosismo fu la miccia perfetta per innescare quella serie di eventi che Ennis non avrebbe mai voluto si svolgessero in quel modo.
Ad attenderlo all’ingresso, com’era diventata abitudine da qualche settimana a quella parte, c’era il dottor Marino. Lo accolse facendo il gesto di sollevare un cappello, che tuttavia non indossava. Ennis rispose con un sorriso tirato e un cenno del capo. Un occhio attento, avrebbe notato che il gesto del fantasma non era stato accompagnato dal solito sorriso cordiale. Ma Ennis non l’aveva.
«È stata una giornata gradevole?»
«Amazing. Too much job, some bed news. (Fantastica. Troppo lavoro, alcune brutte notizie.)»
Lo spirito alzò un sopracciglio, ma Ennis lasciò cadere lo zaino col pc di fianco l’ingresso e diede le spalle al medico per chiudere la porta, dando un colpo di chiave.
«Non ha una bella cera. Vuole che le dia un’occhiata?»
«No, thanks.»
E senza aggiungere altro, si diresse in cucina massaggiandosi la schiena. Di chiacchiere, ne aveva abbastanza. Aveva fame e mentre camminava, decise che avrebbe ignorato ogni consiglio di Marilena, a favore del suo piatto preferito quand’era uno studente: crocchette di pollo surgelato, con solo e abbondante salsa barbecue. Tra l’altro, quella venduta in Italia era anche più buona. Meglio.
Era sovrappensiero quando entrò in cucina. E sobbalzò al rumore di una sedia che si spostava di colpo. Marilena, ch’era seduta al tavolo, s’era alzata di scatto, quasi fosse stata sorpresa in atti che non avrebbe dovuto compiere. Dall’altro capo del tavolo, invece, suo marito Gianni sedeva con le braccia ancora distese sul piano, segno che le stesse stringendo le mani prima dell’ingresso dell’americano.
«Già di rientro?» domandò la donna.
Ennis corrugò la fronte e guardò l’orologio. Era due ore in ritardo rispetto al solito orario.
«Yeah. Nothing to do, today. (Sì. Niente da fare, oggi.)»
Aprì il congelatore, dove teneva i suoi nuggets surgelati, per le emergenze. Mentre apriva la busta, gettò un’occhiata ai fantasmi, pronto a contestare qualsiasi protesta da parte della donna. Non arrivò. Anzi, i due spiriti avevano ripreso a guardarsi negli occhi. Nella stanza era sceso un clima incredibilmente pesante, che Ennis era deciso con tutto sé stesso ad ignorare.
L’olio sfrigolava in padella, e vi fece cadere mezza busta. Osservò il pollo per un po’, mentre alcune parole della telefonata con suo fratello riecheggiavano nella sua testa. Quindi, finì svuotare la busta. Mezzo chilo di pollo. Such a good dinner (che ottima cena).
Restò per un po’ con entrambe le mani poggiate al bancone della cucina, a capo chino e gli occhi chiusi, mentre una morsa si stringeva al petto. Leave me alone (lasciatemi solo).
«Signor Ennis.» disse Gianni d’un tratto, alzandosi anche lui dalla sedia. «Dica la verità. Non va affatto bene.» si avvicinò di qualche passo. «Ha ricevuto cattive nuove?»
Ennis tenne gli occhi chiusi. Per un momento pensò anche di mentire agli spiriti, e dire che stava andando tutto alla grande. Ma non aveva alcun senso. Loro erano attenti a queste cose. Certo, non ai cambiamenti nell’architettura dei luoghi, ma a lui sì. Dunque, annuì lentamente, rendendosi conto di stare vagamente tremando.
«My brother just called me (Mio fratello mi ha appena chiamato.)» Del suo rapporto con Phil, non aveva mai parlato con gli spiriti. «He gave me news that I should have known, but that perhaps I didn't want. Everybody knew, you know? Everyone. Everyone except me. Yet he would not have wanted to warn me. His wife insisted. Sharona is generally right about these things, but Phil felt like he had been spying
(Mi ha dato una notizia che avrei dovuto sapere, ma che forse non volevo. Sapevano tutti, capite? Tutti. Tutti tranne me. Eppure lui non avrebbe voluto avvertirmi. Ha insistito sua moglie. Sharona in genere ha ragione su queste cose, ma Phil si è sentito come se avesse fatto la spia.» Marilena trattenne il respiro, portandosi le mani a coprirsi la bocca. Gianni, dal canto suo, chiuse lentamente gli occhi, sospirando rumorosamente. «I just want to know who he is. And how did I not realize it before. (Io vorrei solo sapere chi è. E come ho fatto a non accorgermene prima.)»
Nella stanza cadde un profondo silenzio. Un tir passò da basso, e la casa tremò leggermente, facendo tintinnare i bicchieri nel mobile. Poi Ennis prese una cucchiara di legno, e cercò di girare il pollo nella padella, che nel frattempo aveva assorbito quasi tutto l’olio e preannunciava bruciatura.
«Forse dovresti abbassare il fuoco…» bisbigliò Marilena, con un filo di voce. Ma Ennis alzò un braccio, per intimarle di far silenzio.
«Maybe you should do your own thing. (Forse dovresti farti i cazzi tuoi.)»
«D’accordo, cerchiamo di mantenere la calma, adesso. È normale che tu voglia spiegazioni, ma non c’è bisogno di...» intervenne il marito.
Ennis si voltò di scatto contro Gianni, puntandogli contro l’armese da cucina. «No, you know. I really don't think I want to keep calm now. I am tired. Tired and humiliated. (No, sai. Credo proprio di non volerla mantenere la calma, adesso. Sono stanco. Stanco e umiliato.)»
«Ha ragione, Gia’.» intervenne il dottor Marino, comparso all’uscio della cucina. «T’avevo detto che dovevamo dirglielo subito
Ennis accennò una risata. « But what the fuck did you have to tell me, all of you! (Ma che cazzo dovevate dirmi, voi!)» bisbigliò, ma gli spiriti parvero non averlo udito. Anzi, cominciarono a parlare fra di loro, sovrastandosi e iniziando una confusione in cucina, che si accompagnò ad un tremore generale del mobilio.
«Mo è tardi per pensa’ a quello che dovevamo fare. Il signor Ennis ha ragione ad avercela con noi, ma amma fa ‘e cose serie.» disse Gianni. Poi guardò sua moglie negli occhi, un’espressione dura in viso. «Marile’, c’amma sbriga’. Dobbiamo fare bagagli leggeri. Una borsa a testa, anche meno. Diciamo che stiamo andando a trovare mio fratello a Torino, ma dobbiamo andare via il più in fretta possibile.» 
«E come la mettiamo con lui? Non ce la fa a muoversi, Gia’. Di che trasferimento stai parlando?»
«Ma hai capito? A quanto pare sanno tutti. Qualcuno ha fatto la spia e siamo in pericolo! Pensa a noi, pensa a Salvo!»
«Think about telling me what’s going on! (Pensate a dirmi cosa sta succedendo!)» fece Ennis, restando ignorato di nuovo. La sua attenzione venne presa dalla padella, che aveva quasi preso a fischiare, e spense il fornello.
«Tua moglie dice bene. Non ce la fa a muoversi. Soprattutto di nascosto. Darebbe troppo nell’occhio.»
«Ma non possiamo lasciarlo qui!»
«Credo che voi dobbiate partire, Gianni. Tu, Marilena e Salvo. Al resto posso pensare io.»
«Stai già rischiando abbastanza, Franco.»
La discussione incalzò con toni che cercavano di rimanere bassi, seppur agitati. Sembrava che temessero di essere sentiti da orecchie esterne. E in padella il pollo s’era attaccato completamente, diffondendo un fastidioso odore di bruciato. L’americano cercò di porre rimedio grattando il fondo, mentre la stanchezza e l’agitazione stavano per prendere il sopravvento.
«Ti ho detto che dobbiamo andare, Marile’!»
«Ma per ora abbiamo solo sospetti!»
«L’americano ha detto che hanno fatto la spia!»
Le voci si sovrastavano l’una con l’altra e, seppur sommesse, erano inquiete, il che non contribuiva di certo a distendere il clima della stanza. I pensili alle pareti cominciarono a vibrare, così come la porta della cucina. Il cuore di Ennis martellava sempre più velocemente, nel tentativo di estraniarsi completamente dalla discussione, nella voglia di rimuovere la telefonata avuta con suo fratello dalla mente, nella consapevolezza che gli spiriti avessero completamente frainteso le sue parole. Era avvilito, ma a nessuno importava. Era solo, come sempre. Ed esausto. E aveva fame.
Allora, con la frustrazione che crebbe a livelli incontrollati, afferrò il manico della padella, con tutto e mezzo chilo di pollo bruciato, e lo scaraventò in direzione di Gianni, c’era davanti il tavolo della cucina a stringere con entrambe le mani le spalle della moglie, scuotendola appena. Se avesse avuto un corpo, l’avrebbe ustionato, nonché colpito in viso. Ma essendo uno spirito, la padella lo attraversò, ammaccandosi contro la porta della soffitta, che vibrò.
«Shut the fucking up! It's all in vain! You are already dead! (State fottutamente zitti! Siete già morti!)» gridò Ennis, mentre il rumore della padella ammutoliva i fantasmi, che puntarono tutti gli occhi contro di lui. E il tremore delle pareti cessò.
Ennis aveva il respiro affannoso, come se avesse compiuto uno sforzo disumano. E con gli occhi sbarrati, alternò lo sguardo da Gianni, a Marilena, a Franco.
Dopo svariati minuti di silenzio, fu proprio il medico a parlare.
«Sappiamo che la nostra posizione non è delle migliori, ma dobbiamo tentare. Abbiamo fatto tanto.»
«O la sua era una minaccia, signor Ennis?» domandò Gianni, fissandolo duramente. Quindi, le pareti della cucina cominciarono a vibrare nuovamente.
«You didn't understand anything. None of you understood anything. (Tu non hai capito niente. Nessuno di voi ha capito niente.)» e sospirò. Ormai il danno era fatto. «This is an observation. You are already dead. The attic door is open! Is it possible that you haven't noticed? (Si tratta di una constatazione. Siete già morti. La porta della soffitta è aperta! Possibile che non ve ne siate accorti?)»
I tre spiriti si voltarono in direzione della porta indicata e, come se la vedessero davvero per la prima volta, sgranarono gli occhi. Franco cominciò a camminare avanti e indietro con le mani nei capelli, scuotendo il capo e imprecando sommessamente. Marilena si accasciò sulla sedia della cucina, come priva di forze, mentre il petto era scosso dai singhiozzi di un pianto che cercava mascherare, mentre suo marito corse a toccare la porta, quasi non credesse si trovasse lì.
«Cielo no, no, no, no, no.» continuava a ripetere come un mantra.
Poi si voltò verso Ennis, con occhi come iniettati di sangue. Il pavimento vibrò tanto che anche le sedie cominciarono a spostarsi. E una crepa si aprì nei pressi della porta d’ingresso alla soffitta.
«Da quanto tempo lo sai?»
«At least a month ago. (Almeno un mese fa.)»
«Sei stato tu, allora!» gridò. «Ci sta na creatura rind a sta casa! Pozzn accirere pure a iss! »
«Mamma…» Salvo comparve alle spalle del dottor Marino. «Che significa tutto questo?»
Gianni sferrò un pugno contro la porta, carico di frustrazione e di rabbia mal celata.  
« I don't know who did the spy. But all this has already happened! We are in 2024 (Io non so chi abbia fatto la spia. Ma tutto questo è già successo! Siamo nel 2024!)»
«Non ha senso, Ennis.» intervenne Franco. «Per quale motivo tu dovresti vederci, se fossimo morti?»
«It’s a gift (è un dono.)»
«È na strunzat!» gridò ancora Gianni. «Tu si na spia. Si nu collaborazionista!»
«I'm just a translator who would like to live his life in peace without fucking ghosts in my house! Your fascism ended eighty years ago. Now there are other types of problems, other wars. But yours is long gone!
(Io sono solo un traduttore che vorrebbe vivere la sua vita in tranquillità senza dei cazzo di fantasmi in casa mia! Il vostro fascismo è finito da ottant’anni. Mo ci sono altri tipi di problemi, altre guerre. Ma la vostra è finita da un pezzo!)»
«Smettila!» e una porta si chiuse di botto.
«There’s nothing you can do. They shot you all! (Non c’è niente che possiate fare. Vi hanno sparato tutti!)» e dei bicchieri caddero a terra.
«STAI ZITTO!» E il rumore di un soffitto che crollava fece ammutolire tutti.
 
 
Ennis si passò le mani tra i capelli, fissando con occhi sbarrati il disastro che era il suo bagno. Tutto il controsoffitto intorno la chiazza di umidità era crollato a terra, esponendo le travi marce che reggevano il soppalco della soffitta. Dietro di lui, i fantasmi osservavano in silenzio.
Shit (merda) pensò l’americano. E l’unica persona che gli venne in mente di chiamare, fu Gervais.
Mentre componeva il numero, si diresse in salotto, seguito da Gianni.
«Chi stai chiamando?» ma Ennis lo ignorò, cercando di allontanarsi. «Non dire della soffitta. La prego. Cerchiamo di arrivare ad un compromesso. Salvo è solo un bambino.»
 
- Ennis, vaffanculo. Hai sentito il terremoto?
- Gervais, are you all right? Did he hear from you too? (stai bene? Si è sentito anche da te?)
- Oui, un gâchis. Les peintures sont tombées des murs. Par vous? (Sì, un casino. Sono caduti i quadri dalle pareti. Da te?)
- Oui, mais le toit de la salle de bain s’est effondré (Io sì, ma è crollato il tetto del bagno.)
- Baiser! Mais votre maison est-elle en papier mâché ? Je serai là tout de suite! (Cazzo! Ma la tua casa è fatta di carta pesta? Vengo subito!)
 
E Gervais riattaccò, senza aspettare risposta.
Intanto, i fantasmi si erano radunati intorno a lui e lo guardavano in silenzio.
«Farai la spia, Ennis?» chiese Marilena. «Dopo che hai mangiato alla nostra tavola, dormito sotto il nostro tetto
Ennis sospirò. «How do I make you understand. This is my home. You're just a bunch of bones now. (Come faccio a farvelo capire. Questa è casa mia. Voi siete solo un mucchio di ossa, ormai.)»
Ma le parole vennero interrotte dal campanello che suonava all’impazzata. Ennis guardò la porta confuso. Poi il rumore di qualcuno che batteva il pugno e voci ovattate concitate. Non poteva essere già Gervais.
«Guajio’! Stai buon?» sentì dire da una voce maschile fuori la porta.
Corse ad aprire. Davanti si trovò un signore di mezz’età di canotta bianca e pantaloncini che lo guardava in attesa, ansimando leggermente, come se avesse corso. L’americano ci mise qualche secondo a riconoscere in lui l’inquilino del piano di sopra. S’erano incontrati qualche volta sul pianerottolo e in ascensore, che serviva solo fino al sesto piano. Dalle ricerche in biblioteca con Gervais, aveva scoperto che nel dopoguerra avevano alzato l’edificio di un ulteriore livello. Dunque, il signore era costretto a salire sempre un piano a piedi.
L’americano, affacciandosi per le scale, notò che tanti inquilini del palazzo avevano cominciato ad affacciarsi, domandando tra loro se avessero sentito la scossa e se stessero tutti bene.
«Oh maronn, menomale! Ho sentito il rumore e mi so pensat che v’era carut addosso no scaffale e stavate schiacciato a terra! Stai buono?»
«Sì, tutto beni. Casa è vecchia.» rispose, pur non avendo compreso a pieno ogni parola detta. Il signore parlava in maniera totalmente diversa dai fantasmi, e questo di certo non era d’aiuto.
«Eh, lo saccio buon. Che è stato tutto quel bordello?» e allo sguardo interrogativo di Ennis, si corresse in «La confusione, il rumore.»
Chiuse gli occhi per un momento, quando alle sue spalle sentite l’alito freddo di uno spirito.
«È venuto giù un po’ di tetto in bagno. Ma niente grave, spero. Sta arrivando mio amico architetto.»
Il signore sorrise. «Ah, menomale. Apposto. L’importante è che stai bene. Questi so’ i Campi Flegrei. Ultimamente stanno sempre a trema’. Sai, no. La terra respira. E cacche vota fa pure nu starnut e a ca’ carn e paret.1» e rise, insieme ad Ennis.
«Genna’! Sta buon lo straniero?» chiese una voce dal piano di sotto.
«Sì, tutt’a posto! I soliti macelli di ste case vecchie!» rispose l’uomo affacciandosi un momento.
Quindi guardò Ennis, e aggiunse che anche lui stava bene, che i figli si erano spaventati, ma che a parte le solite crepe, casa sua non aveva avuto danni. Poi si salutarono.
Ma ecco, mentre Ennis stava per chiudere la porta, la voce di un’anziana venne dal piano di sopra.
«Rino, che è successo?» chiese. Sembrava assonnata.
Ennis alzò lo sguardo e vide una donnina estremamente piccola e gracile, accartocciata su sé stessa in una lunga camicia da notte rosa pallido ricamata. I capelli erano completamente bianchi, sciolti e lunghi sino a mezza schiena. Sembrava avesse cent’anni. Camminava mettendo mezzo piede avanti l’altro, tenendosi alla ringhiera delle scale.
«Mamma, che fai? Vatt a cuccà. Nun ha stat nient.»
Quindi l’uomo salì le scale verso la signora. E in quel momento, Ennis sentì la mano di un fantasma che gli toccava la schiena. Scattò, come preso da una scossa, spostandosi di lato. Era già pronto a dirne quattro, ma si bloccò nel vedere Salvo che corse fuori, sorridendo, lo sguardo fisso sulla signora al piano di spora. Raggiunse il primo gradino, ma non salì.
«Cettina!» gridò. «Cetti’, vuoi veni’ a gioca’ a campana? Il terremoto è passato!» e poi, improvvisamente. Il sorriso sparì dal suo viso e arretrò di qualche passo. Spaventato, si voltò verso il dottor Marino, sull’uscio della porta. «Franco, perché Cettina è una vecchia?»
Ma il medico scosse il capo, massaggiandosi le tempie. Alla porta, soggiunsero anche i coniugi Donati.
«Cetti’ solo ieri eri una bambina.»
Ennis rientrò in casa, lasciando la porta aperta, sentendo un nodo stringergli il petto. Gli spiriti adulti restarono alla porta, non osando uscire fuori. Gianni posò una mano sulla spalla del dottore, mentre Marilena si strinse il piccolo rosario che portava al collo, con una mano alla bocca.
Poi lei si guardò intorno. Anche dalla porta dell’appartamento si potevano vedere tutti i cambiamenti che in quegli anni c’erano stati nel palazzo. Notò l’ascensore invecchiato, i pavimenti cambiati. Il piano di sopra, che non esisteva al momento del loro trasferimento. Tutto era cambiato. Tutto era diverso, tranne loro.
Tutti e quattro si voltarono verso Ennis, trovandolo con la schiena al muro, una mano premuta sugli occhi e il petto scosso da leggeri singhiozzi. Facendo un respiro più profondo, incrociò gli occhi si Salvo.
«Siamo morti davvero?» domandò il bambino.
Ed Ennis annuì.
 
  
1 «Questi sono i Campi Flegrei. Ultimamente tremano spesso. Sai, no? La terra respira. E qualche volta fa anche uno starnuto e qua cadono le pareti.»

ANGOLO AUTORE:
Ciao! Mi scuso per il ritardo non annunciato. Non mi aspettavo davvero di impiegare così tanto tempo nella scrittura di questo capitolo. Per un momento, ho pensato anche di abbandonarlo, ma la mia psicologa mi ha detto che devo cercare di portare a termine i lavori che comincio, quindi proverò ad essere puntuale. Scrivere è un po' la mia terapia.
Inoltre, dato la piega che sta prendendo la storia (che non è quella che immaginavo quando ho iniziato a scrivere), stavo pensando di cambiarne il titolo. 
Grazie ancora per essere arrivati fin qui, per il sostegno aperto e silenzioso. Fatemi sapere cosa ne pensate :)
Come sempre, un abbraccione
vostra Nowhere
   
 
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