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Autore: Anthy    23/09/2009    15 recensioni
Avete presente Aladino e la lampada magica? Bene. Tenete solo la lampada , il genio, i tre desideri e dimenticate il resto!
Dal primo capitolo:
"La sagoma si fece sempre più nitida, fino a che la mia vista si posò sulla creatura più bella che avessi mai visto in tanti anni di esistenza. Poco importava che fosse sbucata da una lampada."
Genere: Romantico, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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GENIO4

~ OH, MIO GENIO! ~



Capitolo 4

Quando una giornata comincia male...







Osservavo incantato quelle pozze marroni aprirsi a fatica, le labbra schiudersi per rilasciare mugolii di protesta, i capelli arruffati per la notte... Piccoli dettagli in un corpo fatto per attrarre. Mi sollevai leggermente, appoggiandomi sul fianco; volevo che la prima cosa che vedesse mentre si svegliava fosse il mio viso, era un desiderio irrazionale ma in quel momento indispensabile.
Mentre con una mano si stropicciava gli occhi, mi feci ancora più vicino, impaziente. Possibile che gli umani debbano compiere un così imprecisato numero di azioni prima di aprire gli occhi?
La cosa passò in secondo piano quando finalmente i nostri sguardi si incrociarono; il suo annebbiato e confuso, il mio sorridente. Non mi accorsi di essermi avvicinato fino a che il suo respiro caldo non mi solleticò il naso. Le sue labbra erano lì, a pochi centimetri dalla mia bocca e l'istinto di giocarci, torturarle e farle mie si erse prepotente in me. Pochi altri centimetri e... Mi ritrovai ad osservare il soffitto, confuso. Non so se avessi percepito prima il suo urlo o il contatto con il pavimento, fatto sta che ero stato scaraventato via dal letto da una forza invisibile. Un’unica domanda in testa.

“Sono così brutto da vedersi appena alzati?”

Un duro colpo per la mia autostima. Sentii dei passi affrettati e la voce di Isabella chiamarmi.

<< Padrone, come stai? Ti prego, scusami! E’ stato un gesto istintivo, io… Oh ti prego padrone non punirmi. Perché rimani seduto? Ti ho fatto male? Padrone! Edward… Scusami!>>

Solo sentendola pronunciare il mio nome mi riscossi, voltando il capo per guardarla. Era inginocchiata accanto a me, gli occhi lucidi e pieni di sincera preoccupazione, con i denti si mordicchiava le labbra mentre le mani torturavano l’orlo della maglia.
Senza proferire parola, mi sedetti, rimanendo serio. Incrociai il suo sguardo e, senza poterlo evitare, assottigliai gli occhi. La sentii trattenere un singhiozzo.

<< Isabella…>> il mio tono duro la fece sobbalzare e deglutire a vuoto. Il suo cuore batteva impazzito.
<< S-scusa… Davvero!>> piagnucolò disperata.
<< Isabella, rispondimi sinceramente.>>
<< D-dimmi.>>
<< Tu…>> abbassò la testa mortificata, pronta a chissà quale sfuriata. << Tu mi trovi brutto?>>

La vidi rialzare di scatto gli occhi, un’espressione incredula in volto. Le guance rosse. Molto rosse. Rosse a causa delle mie parole. Dannatamente affascinanti.
La sua bocca si aprì e si chiuse, in cerca delle parole da dirmi.
Non resistetti.
Scoppiai a ridere per l’assurdità della situazione.
Risi per non pensare che ero stato scaraventato a terra da una donna.
Risi per non pensare alle sue deliziose gote rosse.
Risi per non pensare a quanto mi sarebbe piaciuto che lei mi trovasse bello…

Mi guardò sconvolta, probabilmente mi aveva preso per pazzo, ma non importava.

<< Lascia stare quello che ho detto! Comunque non ti preoccupare, sto bene, è più probabile che sia stato il pavimento a farsi male.>> mi alzai e le porsi una mano, ma tenne abbassato il suo viso. Che l’avessi offesa con la risata di prima? Sospirai, non sapendo cosa fare. << Forza, ora devo trovarti dei vestiti poi ti accompagno da qualche parte a fare colazione. Infine shopping!>> cercai di mostrarmi sorridente ed entusiasta, anche se alla parola shopping la mia mascella aveva rischiato la parasi da quanto sorrideva, eppure non mi degnò di uno sguardo.
Rassegnato, le voltai le spalle per dirigermi verso l’armadio; in realtà mi sarebbe piaciuta una sua lode, un suo apprezzamento. Ma non potevo pretendere di piacerle...

<< Io… Io non ti trovo brutto.>> era stato un sussurro, ma era arrivato forte e chiaro alle mie orecchie, e non solo lì…Mi aveva spiazzato. << Tu sei molto… molto bello.>> mi fissava determinata, ma le sue guance erano ancora più rosse di prima, i pugni erano così serrati che le nocche risultavano bianche.
Mi era stato detto molte volte che ero bello, con espressioni molto più esplicite e dirette. Tuttavia sentirlo dire da lei, la cui mente mi era preclusa, il cui corpo mi attirava… Beh, era tutta un’altra storia.
La sorrisi, felice per le sue parole, ma quando sentii il suo cuore sussultare e il rossore aumentare, non potei che ampliare il mio sorriso, segretamente contento dell’effetto che avevo su di lei.

Non volendo aumentare il suo imbarazzo, lasciai cadere il discorso e le feci cenno di avvicinarsi.

<< Vediamo se c’è qualcosa per te…>> speravo solo che questa giornata cominciata male potesse concludersi meglio…

***

Cominciavo a preoccuparmi. Era da un po’ che eravamo in viaggio, ma non percepivo nessuno rumore provenire da lei se non il martellante bum bum del suo cuore.
Mi voltai verso di lei, preoccupato. Era pallida, ora che la osservavo meglio.

<< Va tutto bene?>> mi lanciò una breve occhiata, per poi fissare di fronte a sé e annuire. << Sicura?>>
<< Credo di sì… Ma non dovresti guardare la strada invece che me? Questa scatola va troppo veloce…>> era quello il motivo allora… Ridacchiai divertito, beccandomi un’altra sua occhiataccia.

Quando entrati nel garage le avevo fatto vedere la mia gioia, la meraviglia e la curiosità si erano dipinte sul suo volto. Come darle torto? La mia Vanquish era un gioiellino di pura eleganza e velocità, se poi era la prima macchina che vedevi nella tua vita… Beh, non potevi che rimanerne affascinato. Mi aveva letteralmente subissato di domande sulle auto, se erano tutte così, a cosa servivano, come venivano usate… Il suo entusiasmo sembrava quello di un bambino con un regalo di fronte a sé, tuttavia la sua eccitazione scemò dopo i primi chilometri. Non una mosca volava nell’abitacolo.

Senza riuscire a fermarmi, mi soffermai di nuovo sul suo volto e la trovai con gli occhi chiusi. Sorrisi e rallentai leggermente. Lasciai vagare per un attimo il mio sguardo sul suo corpo. Ero orgoglioso del mio lavoro.
Abiti femminili non ne avevo e lei non poteva di certo usare vestiti di un secolo fa. Avevo dovuto arrangiarmi e l’avevo fatto egregiamente; anni passati vicini ad Alice dovevano pur servire a qualcosa. Anche se effettivamente ora perdeva un po’ della sua femminilità. Era infagottata nell’unica felpa stretta che avevo trovato, ma su di lei risultava fin troppo grande; indossava un paio di pantaloni di una tuta, stretti dalla cintura che per fortuna era coperta dalla maglia gigante; il problema erano state le scarpe, risolto dal fatto che i pantaloni troppo lunghi coprivano le sue strane ballerine. Infine i capelli… Quelli era stata costretta a nasconderli sotto il berretto dei Seattle Marines. Aveva cercato di trasformarlo in un ragazzo, le sue curve nascoste dagli abiti informi, ma i tratti delicati del suo viso potevano lasciare più di un dubbio sulla sua vera natura. La sua speranza era che la scambiassero per un ragazzino effeminato, impaziente di diventare adulto così da vestire vestiti più grandi di lui.

<< Per favore, guarda la strada.>> la sua voce mi colse di sorpresa, evidentemente avevo lanciato più di un'occhiata. Ma l'idea di stuzzicarla era troppo allettante...
<< Non ti fidi di me?>> che attore, avevo usato il mio miglior tono triste e sconsolato, mi dispiacevo per me stesso!
La sua reazione non si fece attendere... << NO!>> il suo urlo mi fece piegare le labbra, ma cercai di mantenere l'espressione affranta. << Cioè, sì! No, intendevo... Oh signore! Certo che mi fido. Sono delle altre macchine che non mi fido. Potrebbero venirci addosso e...>> le parole le morirono in bocca quando sentì la mia risata.
Era impossibile resistere, non avevo mai conosciuto qualcuno di più ingenuo e timido di lei!

"Piccolo genio, cosa non ti farei..."

La guardai di sottecchi, ridacchiando ancora; un'adorabile broncio increspava le sue labbra. Che permalosa...
Con un movimento improvviso le circondai con un braccio le spalle, stringendola a me e, controllando che in quel momento non ci fosse nessuno davanti e dietro, cominciai a zigzagare a destra e a sinistra sulla carreggiata. Io ridevo, lei urlava. Da quanto non mi divertivo così?

<< Tu sei impazzito, hai bevuto sangue avariato! Oddio non mi sento bene...>> smettendo immediatamente di sghignazzare, notai che effettivamente era molto pallida.
Meglio non rischiare.
Al primo spiazzo laterale accostai, aprendo i finestrini così che passasse un po' d'aria.

<< Come va?>> le chiesi dispiaciuto, sentendomi in colpa.
Inspirò profondamente prima di parlare. << Mi sento tutto sottosopra. Devo dedurre che sono stata fortunata a non aver ancora mangiato... e ad essere viva.>> mi guardò severamente. Le sorrisi imbarazzato e mi compiacqui nel vederla arrossire, senza però abbandonare il suo cipiglio.
La fissai dritta negli occhi, avvicinandomi leggermente; si irrigidì lievemente al mio gesto. << Scusa. Mi dispiace che ti sia sentita male a causa mia.>> usai il tono più suadente del mio repertorio, catturando letteralmente il suo sguardo. In quel momento io ero un vampiro e lei la mia preda; non uomo e donna, ma cacciatore e vittima. Godevo nel sentirla in mio potere, era una sensazione esaltante... Bellissima e pura, a portata di mano, con un quel suo profumo eccitante. Tutto era eccitante. Mancava poco per far mie quelle labbra e lei non me l'avrebbe impedito, non avrebbe potuto né ci sarebbe riuscita In nostri fiati si mischiavano, ma ero troppo concentrato sulla sua bocca, volevo torturarla di baci, farla gonfiare e renderle più rosse. Poi scendere, su quel collo di cigno, dove sentivo il sangue scorrere impazzito, come impazzito era il suo cuore, e mordicchiarlo, piano e forte, giocando e godendo della paura dell'attesa del morso vero e proprio. Sì, era una prospettiva piacevole, chissà se il suo sangue era dolce come lei. Beh, bastava avvicinarsi un'altro po' e lo avrei scoperto. Dio se lo volevo...

Il suono di un clacson ruppe  per mia e sua fortuna il momento. Avevo perso il controllo di me stesso e stavo per compiere un'immensa cazzata. Distolsi lo sguardo dal suo, liberandola da quella ipnosi, e la sentii prendere fiato velocemente. Confuso, eccitato, arrabbiato, curioso... Un turbinio di emozioni si fecero largo dentro me; com'era potuto succedere, come avevo potuto perdere il controllo così all'improvviso? In realtà conoscevo la risposta, lei era la preda perfetta. Bella, vergine, con un profumo di donna e di sangue buonissimo. Dentro ad un piccolo abitacolo. Incantata e a mia volta incantato.
Che errore stupido.
Guardavo fuori dal finestrino senza mettere a fuoco ciò che mi passava di fronte, ma quando la sua mano si posò sul mio avambraccio mi ripresi. La osservai, guardingo e preoccupato. Sebbene fosse accennato, un lieve sorriso faceva capolino fra le sue labbra e i suoi occhi... i suoi occhi mi guardavano con fiducia. Era viva per un caso fortuito, eppure provava ancora fiducia…

<< Andiamo?>> annuii semplicemente e misi in moto; per precauzione lasciai i finestrini un po’ aperti.

La giornata si prospettava più difficile del previsto…

***

Come entrammo nel bar del centro commerciale, fummo accolti dal sorriso smagliante di Barbie cameriera, tanto finta come l’originale.

<< Ciao dolcezza, un tavolo per uno?>>
<< Per due veramente.>> indicai Bella dietro di me, che si guardava intimidita dietro di me.
La cameriera annuì, ma sul suo viso era disegnata un’espressione sospettosa ma lì per lì non ci badai. Ma non potei evitare il suo urlo mentale.

“Nooooo! E’ gay!!! Un figo del genere è sprecato. Certo, capisco che il ragazzino ha un didietro che potrebbe fare concorrenza ad una donna, ma vuoi mettere un paio di tette contro…”

Ignorai i suoi pensieri sessisti per concentrarmi sul primo pezzo. Gay? Sembravo gay? Seguii il suo sguardo e capii; senza pensarci avevo allungato il braccio verso il fianco di Isabella, per farla passare. Isabella che ora agli occhi del mondo appariva come un ragazzino. Anche se effettivamente la cameriera non aveva tutti i torti sul suo sedere. Per quanto riguarda il seno certo non poteva sapere quanto in realtà fosse pieno ma…
Cazzo Edward, controllati! Avevo già fatto un mezzo disastro prima, bastava per la giornata.
Ci sedemmo nel tavolo consigliato e attesi che Bella facesse le sue ordinazioni; da quando eravamo ripartiti le avevo parlato a monosillabi, nonostante i suoi tentativi di instaurare una conversazione, e anche ora stavo guardando in giro pur di non dover posare lo sguardo sulla sua figura e ricordarmi dell’errore che stavo per commettere prima; ma il silenzio prolungato mi incuriosì e quando mi girai mi maledii per la seconda volta da quella mattina: il mio genio mi osservava con gli occhi smarriti e in preda al panico. Congedai la cameriera, prima che potesse risponderle male per l’attesa.
<< Ti ringrazio.>> sospirò sollevata. Mi vergognai: non doveva ringraziarmi, ero io che dovevo scusarmi. << Cosa mi consigli?>>
Mi strinsi nelle spalle. << Non sono molto esperto in queste cose. La mia colazione è totalmente diversa. Il caffè lo conosci?>>
Storse il naso. << Sì e non mi piace, troppo amaro. Voi la cioccolata la conoscete?>> dai suoi occhi speranzosi capii che doveva piacerle molto.
Le sorrisi di rimando, senza risponderle, e richiamai la cameriera. << Una cioccolata calda e una brioche sempre al cioccolato.>>
Come se ne andò, sculettando vistosamente, il silenzio cadde fra noi. Di nuovo. Non sapevo cosa dire, il mio comportamento di prima aveva preoccupato pure me e non volevo spaventarla di nuovo. Strinsi i pugni sopra il tavolino, impotente. E per l’ennesima volta il tocco caldo di Isabella mi riscosse.

<< So che sei dispiaciuto per prima, devo ammettere che mi sono pure spaventata un attimo…>> ora mi dirà che sono un mostro. << … ma non voglio che ti tormenti così. Niente morso, niente danno. Hai resistito. E piccola cosa, io mi fido di te padrone.>>
Non sopportavo quelle parole, mi facevano stare peggio. << E’ stato un caso se ora sei viva. Non hai un bravo padrone.>>
La sua piccola mano strinse la mia. << Un caso che finisca bene è provvidenza, un caso che termini male è destino(*). Perciò non ti angustiare troppo. E non dire mai più che non sei un bravo padrone, mi stai trattando da tua pari, come un’amica. Per me significa molto.>> era arrossita. Tenue ma il rossore c’era. Io? Se avessi potuto probabilmente sarei arrossito pure io. E l’avrei stretta a me, avrei affondato il viso fra i suoi capelli e mi sarei lasciato cullare dal suono del suo cuore. Strinsi pure io le sue mani.

“Oddio. Ma allora sono veramente gay. Certo sono così carini e romantici e smielati, ma…”

Le nostre mani si separarono, la cioccolata e la brioche erano arrivate. Vidi Isabella osservarle titubanti, ma poi scrollò le spalle e prese la tazzina, assaporando il primo sorso. Chiuse gli occhi, gustando il sapore e poi fece una cosa che non doveva fare: si leccò le labbra. Piano, sensualmente, in modo troppo eccitante. Mi mossi agitato sulla sedia, desideravo troppo toccarla. Quando rialzò le palpebre, mi persi nei suoi occhi cioccolato. E vi affondai, ascoltando solo parzialmente le sue parole, facendo mie invece le emozioni che mi trasmettevano quelle pozze marroni. Altro che colazione all’americana…
Era uno spettacolo vederla mangiare! Faceva di quelle smorfie di apprezzamento che valeva la pena di fotografare, cosa che feci con il telefono, malgrado le sue suppliche. Aveva ragione lei, era salva per un caso e dovevo ringraziarlo per questo. Avevo abolito le seghe mentali e deciso di godermi per intero la giornata, con lei.
Lasciammo il bar dopo una seconda brioche e ci dirigemmo verso i negozi. Non dovevamo fare acquisti, lo scopo era quello di farle vedere la moda attuale; jeans, gonne, giacche, vestiti… Dopo ci avrebbe pensato lei nel privato a vestirsi come le pareva. Solo che non avevo tenuto conto di un particolare: eravamo due uomini e dovevamo girare per i reparti donna. La scusa del regalo funzionò da qualcuno, ma un vero incubo fu un negozio di vestiti di marca. Il commesso approfittava di ogni occasione per sfiorare il sedere di Isabella. Ero indeciso se picchiarlo o scoppiare a ridere: il commesso era effettivamente attratto dal fondoschiena del mio genio, ma non perché avesse scoperto che fosse donna, ma proprio perché era convinto che fosse uomo!

Quando uscimmo scoppiai a ridere.
<< Ma…ma… Era un maniaco! E cos’era quella frase? “Bricconcello mio, ti travesti pure? Anch’io vorrei avere la fortuna di ammirarti in abiti femminili, saresti un bocconcino!”. Ma l’hai sentito? E smettila di ridere!>> un vampiro poteva morire dalle risate? << Edward!>>
<< S-scusa! Non rido più.>> non era vero, stavo ghignando senza ritegno, ma era troppo troppo divertente. << Solo un pochino, ma ora smetto.>>
<< Senti Edward, mancherebbe solo un negozio ora.>> mi feci attento: ero sicuro di aver fatto tutto. Mi guardò con i suoi occhioni; anche lei riusciva a fare le magie con lo sguardo… << Mancherebbe l’intimo…>> oh no. No no no no!
Mi gelai sul posto. << Ehm, non puoi andare da sola?>>
<< No, ho bisogno d’aiuto…>> “oh sì, ti aiuto io…”. Mille fantasie su come “aiutarla” mi si presentarono nitide come non mai, ma cercai di schiacciarle. Difficile se la protagonista di ognuna di esse era a pochi passi da te.
<< E’ necessario?>>
<< Più che necessario. Indispensabile.>> sospirando, l’accompagnai.

Prima che la situazione potesse venire fraintesa, chiesi subito alla commessa se poteva farci vedere qualche capo per un regalo. Mentre cercava in magazzino, sentii Isabella sussurrarmi su un orecchio.

<< Edward, c’è un problema…>> ero sicuro che quel problema non mi sarebbe piaciuto neanche un po’. << Come si indossano? Cioè, capisco che servono per sostenere il seno, ma come si agganciano e come si mettono?>> mi sentii mancare. Ok, ero un vampiro, eppure mi sentii veramente mancare. E a corto di parole.
Io ero un uomo. Uomo. Con la ‘u’ maiuscola e come tale sapevo sganciare il reggiseno, con una o due mani che si volesse. Questo faceva un uomo, slacciare. Non agganciare. Ma dettaglio non meno importante; anche se avessi saputo agganciarlo, avrei dovuto avere davanti a me Isabella nuda e non ero certo che avrei voluto vederla “vestita”.
Cosa fare?
Ero nel panico più totale e quasi non sentii che la mia accompagnatrice stava uscendo dal negozio dopo aver ringraziato la commessa. Me ne resi conto solo quando scoppiò a ridere.
La guardai scioccato.

<< Dovevi vederti! Eri buffissimo ed immobile.>> si teneva la pancia da quanto rideva. << Edward, ci sono i manichini che fanno vedere come si indossa un reggiseno. Basta immaginarselo addosso ed è fatta. Non ci avrai creduto veramente?>> e di nuovo giù a ridere.
Quindi scherzava? E io ci avevo creduto.
Quella peste…
<< Ti conviene scappare, mi è venuta voglia di sangue di genio…>> mormorai. Si bloccò sul posto e mi guardò impaurita.
<< E-edward?>>
<< Ti conviene muoverti.>>

***

Finito il giro, ci dirigemmo nel garage sotterraneo. Non provavo fatica fisica, ma quella mentale la sentivo tutta. Era sempre così quando si trattava di shopping.

<< Senti Edward…>> ed ecco di nuovi gli occhioni da cucciolo bastonato. E gli uscivano maledettamente bene. << Vorrei chiederti un favore…>>
<< Sei sicura che il genio sei tu e non io?>>
Mise il broncio. << Spiritoso. Ero seria.>>
<< Pure io.>> mi fece la linguaccia.
<< Antipatico, allora non te lo dico.>>
Sospirai rassegnato. << Dai dimmi.>>
Parlò di getto. << Mi faresti provare a guidare. Solo una manovra, per favore?>> la mia Aston Martin in mano a lei? La mia piccola? La mia perla in mano ad una principiante?
<< Va bene ma solo una.>> ok, ero letteralmente impazzito.

Le spiegai cosa doveva fare, grazie al cielo possedevo il cambio automatico, ma pur sempre di una retromarcia si trattava.
La vidi tutta concentrata, al volante. Lo sguardo specchietto retrovisore. Non se la stava cavando male. Alla fine non era stata una cattiva giornata, incidente a parte; ci eravamo conosciuti ed avvicinati di più, legando con sorprendente facilità. Era da un sacco che non stavo così bene con qualcuno.
Alla fine quella giornata cominciata male…

Pum.
<< Ops!>>
<< Isabella!>> ruggii.

… non poteva che finire peggio.
Ma sentendo la sua risata cristallina riempire l’abitacolo, non ne ero così sicuro.


Note: aggiornamento velooooooce! Il treno ispira e mi da il tempo di scrivere XD Grazie a Nevia per la velocità con cui l'ha betato!
E rispondo hai commenti!!!

Nanerottola: hai ragione, sono stata imperdonabile. Ma ora sono tornata alla carica, o almeno provo XD E' il tempo che manca, mi sembra di essere il Bianconiglio che va in giro urlando "E' tardi!". Uff. Deliri a parte, sì Alice è mitica, ma ho deciso di non coinvolgere la famiglia stavolta. Solo loro due XD Bacione e grazie del commento ^^
Yumisan: ciao carissima! Sì, ho provato a concentrarmi un po' più sui pensieri l'altra volta, non so se ci sono riuscita XD In questo sono già più affiatati! Un bacione e grazie per il commento ^^
Lauuh: la degenza è finalmente finita u.u Spero XD Sono felice che ti piaccia la storia, a me fa sorridere quando la scrivo! Grazie mille dei complimenti, ti mando un grosso bacio e ti ringrazio per il commento ^^
Barbyemarco: errore riveduto e corretto XD Grazie ancora per l'indicazione. Per quanto riguarda le storie dei personaggi, ho messo quello che mi sembrava ognuno di loro desiderasse, ciò che mi era stato trasmesso dal libro. Sono felice che ti sia piaciuto! L'unico su cui avevo dei dubbi era Carlisle... Bacione e grazie del commento ^^
ILoveSmile: miki!!! Ho letto pure quella nel forum e riesci sempre a gonfiare il mio ego XD Scherzi a parte, grazie mille dei complimenti; sono inoltre contenta che la piega della storia ti piaccia. Per i desideri ne abbiamo già discusso XD Un bacione e grazie del commento (sono più spicci qui che nel forum XD)^^
Ale03: Alice è Alice. Vedde e prevvedde! Eheh XD Grazie per i complimenti, sono felice che ti piaccia sia la storia che come scrivo, è una soddisfazione per me quando apprezzate le storie. Per ora sto un po' sul leggero, anche questo è stato giocoso come capitolo. Grazie dei complimenti e della recensione^^
Ed4e: ma sai che il tuo nick mi ha sempre incuriosita? Cerco di decifrarlo ma non ci riesco u.u ok, perdona la mia idiozia serale. Grazie mille per il sostegno, in ogni capitolo delle mie storie ci sei e mi fa piacere XD Il rating è stato abbassato perchè ho cambiato un desiderio, che non spiego ora ma magari potrei metterlo tra le note più avanti. L'arancione per questa storia può starci, ma l'avviso di erotico rimane. Bacione e grazie ^^
JessikinaCullen: non ti preoccupare, ti sei rifatta alla grande con questo capitolo. E non sei una causa persa, con tutte le storie che hai da scrivere più la scuola O_O Me ti invidia. Tanya sarà assente per un po', ma quando tornerà farà danni u.u Come sempre. Bene, quindi il tocco egizio ti piace? Mi fa piacere! Un bacione e grazie!!!
Memycullen93: nella mente del vampiro O_O Ma non c'è un film che s'intitola così? Mah, io non sono una patita degli horror u.u beh, il finale è stato dolce... Il risveglio così così. Ma perdoniamo Bella vero? Bacione e grazie del commento ^^
Xx_scrittrice88_xX: anch'io ho riflettuto abbastanza prima di scrivere quei desideri ma mi sono sembrati i più veri. A me i personaggi del libro hanno ispirato questo, poi ovviamente ognuno ha una sua interpretazione. Ma sono felice che ti è piaciuta. Pian piano quei due si avvicineranno sicuramente. Bacione e grazie!!!

(*) Citazione di Knut  Hamsun, mi sembrava la più adatta.

Grazie a tutti e un bacione!
Anthea


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LA MIA MICETTA

¤ MUSA ¤

LA BAMBOLA
   
 
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