# Angolo autrice
Questo è l'ultimo capitlo aggiornato (ricordo che ho pubblicato contemporaneamente 14,15 e 16).
Prima che mi uccidiate, si, lo so, sono una persona cattiva e sadica a lasciarvi con questo e poi scoparire per una settimana e mezza.
Ma... pazienza.
A domenica prossima
Questo è l'ultimo capitlo aggiornato (ricordo che ho pubblicato contemporaneamente 14,15 e 16).
Prima che mi uccidiate, si, lo so, sono una persona cattiva e sadica a lasciarvi con questo e poi scoparire per una settimana e mezza.
Ma... pazienza.
A domenica prossima
16
Vittoria voltò lo sguardo appena in tempo per vedere Lucas sbucare da dietro l'angolo. Inarcò le sopracciglia, ma non poté fare a meno di sorridere. “Ehi,” disse, distendendo le gambe per stare più comoda sulla panchina.
“Ciao,” rispose Lucas, accogliendola con un sorriso caloroso. Si fermò a pochi passi da lei, in evidente indecisione su come comportarsi. La fissò intensamente, accennò a un movimento della gamba destra, ma poi bloccò il passo e mantenne i piedi paralleli.
Vittoria, confusa dall'espressione di Lucas, lo osservò attentamente. “Ti avevo detto che non c'era bisogno che mi accompagnassi. Non c'è pericolo qui,” spiegò, battendo le palpebre e cercando di mantenere il contatto visivo con il ragazzo. “Luke?”
Il giovane sussultò, poi aprì la bocca e la richiuse un paio di volte senza emettere suono. Si portò una mano tra i capelli, muovendo i ricci con le dita in un gesto nervoso. “Io… volevo essere sicuro che non ti accadesse nulla,” ammise infine, la voce incerta.
Vittoria lo guardò perplessa, aggrottando la fronte.
“Ho fatto qualcosa di sbagliato?” chiese Lucas, piegando la testa verso il basso e dondolando nervosamente sul posto. Lei fece scorrere lo sguardo sul suo corpo, combattuta.
“No, non – no. Scusami,” rispose Vittoria, cercando di rassicurarlo. “È solo che, in questo momento… sembri così tanto come lui.” Soffiò piano dalle labbra, socchiudendo gli occhi per non doverlo guardare.
“Oh,” rispose Lucas, il cui volto sembrava spezzarsi a causa delle sue parole.
Vittoria spalancò gli occhi, un senso di colpa che si faceva strada. “Mi dispiace. Non avrei dovuto dirlo.” Abbassò la testa, passando una mano tra i capelli in un tentativo di spostare le ciocche ribelli che le cadevano sul viso.
“Non preoccuparti,” disse Lucas, avvicinandosi e porgendole la mano. “Andiamo?” La ragazza guardò il suo palmo e, dopo un momento di esitazione, allungò la propria mano verso la sua. Si lasciò tirare in avanti, accompagnando il movimento con il proprio bacino, per riuscire ad alzarsi in piedi.
Lucas fece quattro passi indietro, appoggiando la schiena contro il muro del palazzo adiacente. Vittoria lo seguì, e lui continuò a tenere la sua mano. Lucas abbassò lo sguardo per poterla osservare meglio e accennò un sorriso malinconico. “Stai bene?” chiese, avvicinando i loro volti.
“Io – sì,” rispose Vittoria, turbata. “È stato qui. Il nostro primo bacio. Con Logan,” spiegò. “Volevo… mi sembrava giusto venire qui.” Voltò la testa verso il piccolo ponte di pietra e passò la lingua sulle labbra per inumidirle. Poi si girò di nuovo verso Lucas, deglutendo mentre si ritrovava a pochi centimetri dal suo volto. Inspirò profondamente, rendendosi conto di non essere mai stata così vicina a lui, se non durante un combattimento. Si bloccò e inspirò di nuovo. “Hai cambiato profumo?”
Lucas alzò le sopracciglia, sorpreso dalla domanda. “No,” rispose ridacchiando. “Perché?”
Lei distolse lo sguardo, imbarazzata. “Non – non lo so. È solo che… non pensavo che anche il vostro odore fosse così simile.” Si mordicchiò il labbro, cercando di trovare le parole giuste. “Non avevo mai…”
“Non mi avevi mai annusato?” Lucas rise, visibilmente sollevato. “Ne sono felice.” Si appoggiò al muro con la testa, sorridendole. “Ma stai bene? Davvero?”
La ragazza batté le palpebre. “Sono solo… stanca.” Respirò profondamente, tremante. “Tornare qui e non sapere nemmeno cosa cercare è frustrante.”
“Non è solo questo,” disse Lucas, abbassando il viso e guardandola con una preoccupazione che Vittoria non aveva mai visto nei suoi occhi. “Parlami.”
Lei sospirò, le spalle incurvate dal peso del dolore. “Logan… Mi manca da morire e – non gli ho nemmeno detto addio,” ammise, la voce spezzata dalla tristezza. “Avrei voluto un’ultima occasione per dirgli che lo amo.” Chiuse gli occhi per trattenere le lacrime, ma sentì il pollice dell'altra mano di Lucas muoversi delicatamente sul suo polso. Spalancò gli occhi e ritirò la mano, portandola dietro la propria schiena e facendo un passo indietro per allontanarsi. “Cosa fai?”
Lucas alternò il suo sguardo tra un occhio e l'altro, confuso. “Credevo ti fosse di conforto,” disse, battendo le palpebre. “Stai soffrendo e…”
“No,” interruppe Vittoria, scuotendo la testa. “Non puoi farlo. Non adesso e soprattutto non in questo posto.”
“Cosa?” Lucas la guardò, improvvisamente attento.
“Questo,” disse Vittoria, facendo un cenno con la mano per indicare il poco spazio tra di loro. “Non puoi farlo. Non ne hai il diritto.”
“Perché?” chiese Lucas, alzando le sopracciglia, sbigottito.
“Non so nemmeno per quale motivo tu sia venuto. Ma non puoi darmi il conforto di cui ho bisogno. Sei troppo simile a lui e io non ce la faccio a…”
Lui la interruppe. “La nostra somiglianza ti confonde, forse?”
“Siete gemelli. Non – io non ce la faccio a…”
Lucas la fissò intensamente, un lampo di comprensione gli attraversò gli occhi scuri. “Sei confusa,” disse, stringendo le palpebre. “Solo perché mi somiglia?” Ringhiò, offeso, circondandole i fianchi con le braccia.
“Siete uguali.” rispose Vittoria, scuotendo la testa. Alzò le mani e le appoggiò sulle spalle di Lucas per spingerlo via. “Siete gemelli, idiota. Lo sai, che a volte questa cosa mi mette a disag…”
Lucas non le permise di finire la frase. La girò bruscamente, facendo pressione sui suoi fianchi con le braccia e spingendola contro il muro. “Per quello che vale,” disse, interrompendo le sue parole. Non le diede il tempo di rispondere e, mantenendo una mano sul suo bacino, spostò l'altra verso il suo volto, scivolando dietro il collo e tirandola verso di sé. “Mio fratello non reggerebbe mai il confronto,” sussurrò sulla sua bocca prima di sfiorarle le labbra. Le mordicchiò il labbro superiore e la strinse contro di sé, abbassando una mano e facendola scorrere lungo la sua schiena, pressandola più vicino.
Vittoria spalancò gli occhi, cercando di ritirarsi, ma si bloccò quando un brivido familiare percorse la sua schiena. “Come…” Rimase immobile fino a quando Lucas non interruppe il bacio e indietreggiò leggermente, inclinando la testa per ottenere una posizione migliore. Fece scivolare la lingua tra le labbra di Vittoria, baciandola con crescente intensità.
“Non dire niente,” mormorò, mordendo piano il suo labbro inferiore, poi passando la lingua sulla linea della mascella. “Non ora.” Sussurrò tra un bacio e l’altro, appoggiando l’avambraccio piegato sul muro per non schiacciare la ragazza con il petto, mentre con l’altro la stringeva contro di sé.
“Come puoi…” Vittoria chiuse gli occhi, lasciandosi avvolgere dal profumo inebriante della sua pelle.
“Fai finta che sia lui, ne abbiamo bisogno entrambi.” Sussurrò Lucas tra un bacio e l’altro, appoggiando l’avambraccio piegato sul muro per non schiacciare la ragazza con il petto, mentre con l’altro la stringeva contro il suo corpo.
Vittoria lasciò che l’altro avesse accesso alla sua bocca, deliziandosi nel riscoprire quel sapore familiare. “Gli altri…”
“Adesso sei con me.” Lucas spostò una mano dal bacino di Vittoria per posarla sul suo viso, sfiorandole le labbra con il pollice. Vittoria sussultò, scottata, riconoscendo il gesto familiare. Batté le palpebre e aprì le labbra per parlare, ma lui le sorrise e si avventò sulla sua bocca, coinvolgendola in un intricato gioco di baci. Inebriata, lei chiuse gli occhi, lasciandosi trasportare da quel momento. Ispirò il suo odore, mentre Lucas si dedicava al suo collo, e sentì il peso della nostalgia che l’aveva oppressa negli ultimi mesi alleggerirsi. Lucas le lasciò una scia di baci umidi sul collo, scendendo lungo la clavicola, e portò la mano che aveva staccato dal muro sul seno, stringendolo. Lei emise un gemito e spalancò gli occhi, confusa dalla reazione del suo corpo al tocco di Lucas.
“Se non mi fermo, rischio di prenderti in mezzo alla strada.” Lui ridacchiò contro le sue labbra, accarezzandole la schiena.
“Non capisco come tu possa essere così…” Lei passò la lingua sulle labbra arrossate.
Ma poi lui tornò a baciarla, esplorando il corpo di Vittoria con le mani, succhiando e mordendole la pelle, finché non si fermò per riprendere fiato. “Mi ero promesso di darti solo un bacio.” Scosse la testa. “Non voglio nient’altro, da te.”
Vittoria batté le palpebre, ancora intontita. “È per questo che mi hai seguita?”
Lucas sorrise e le fece una carezza. “Non avrei dovuto. Ma eri così…” Si bloccò, scrutando il suo volto come se volesse imprimere ogni dettaglio nella mente. “... Bella, che non ho potuto farne a meno.” Sussurrò contro la sua pelle. Incurvò la schiena e appoggiò la fronte sulla sua spalla.
Un brivido attraversò la schiena di Vittoria. “Che cosa?” La sua testa si girò verso di lui. Batté le palpebre più volte, incerta.
“Ho detto che sei bella.” Lucas alzò la testa e la piegò verso sinistra. Alzò una mano per metterle una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “E ti desidero, da morire, ma…” Le fece una carezza. “Credo che dovremmo fermarci qui.” Sorrise, combattuto, e si avvicinò per baciarle la fronte.
Lei socchiuse gli occhi al contatto, immaginando per un attimo il ragazzo che amava. Poi si sentì morire, rendendosi conto di avere davanti il suo gemello. “Mi dispiace.” Fu un sussurro, quando capì quello che aveva appena fatto. “È stato un grande errore.” Disse, aprendo lentamente le palpebre per incrociare lo sguardo scuro dell’altro. Batté le ciglia, in difficoltà, confondendo la visione dei due fratelli.
Lucas abbassò gli occhi, soffiando sulle sue labbra. “Lo so.”
Vittoria gli restituì un’occhiata incerta. “Il mio è un pensiero meschino. E mi sento orribile per averlo fatto, ma… per un momento ho creduto che tu fossi lui e…” Si schiarì la voce, imbarazzata. “Non avrei dovuto. Non volevo farlo.”
Lucas le rivolse un sorriso compiaciuto. “Lo so.”
“Io amo ancora Logan.” Vittoria appoggiò la testa sul muro, osservando quel giovane così simile al ragazzo che amava sorriderle mestamente.
“Lo so.” Lui socchiuse le palpebre, ma lei riuscì a intravedere gli occhi brillare, lucenti.
“Sei così…” Scosse la testa, facendo scorrere gli occhi sul suo viso. “Più del solito.” Sospirò, affranta. “È solo che…” Fece una risata nervosa e lo guardò negli occhi.
Gli angoli della bocca di Lucas si alzarono e la guardò, attento.
Vittoria respirò affannosamente. “Ma poi vedo i tuoi occhi…” Chiuse le palpebre quando una lacrima scivolò dalle ciglia. Scosse la testa, affranta, e sussultò quando sentì le labbra di Lucas sfiorarle la bocca.
“Luke…” Sospirò.
“Ti accompagno a casa.” Un lampo di dolore attraversò gli occhi del ragazzo. “Non è sicuro, da sola.”
“Ti ho già detto che sono più al sicuro io di qualunque umana, di notte.” Si fermò. “Come sarebbe a dire, ti accompagno? Non vieni a dormire?”
Qualcosa si ruppe nello sguardo di Lucas. Scosse la testa. “Ho dei giri da fare.” Le prese la mano, tirandola gentilmente verso la strada. “Andiamo.”
“Dove?”
“Ho bisogno di schiarirmi le idee. E devo farlo da solo. Non posso entrare in casa con te.” Scosse la testa mentre svoltavano l’angolo.
“Quindi, tu puoi uscire di notte da solo, ma io no?” Chiese Vittoria, affiancandolo. Sentì la mano del giovane stringerle il polso e accarezzarle la pelle. Si passò la lingua sui denti mentre un brivido la faceva scuotere.
“Sai che sono più pericoloso di te. Nessuno oserebbe avvicinarsi.” Alzò la testa.
Gli occhi della ragazza si mossero rapidamente verso di lui. “Mi pareva di averti fatto il culo, l’ultima volta.”
Lucas sobbalzò. “È vero.” Sorrise. “Ma ho la mia reputazione a proteggermi.”
Lei alzò gli occhi al cielo e non rispose. Si mordicchiò un labbro, mentre Lucas intrecciava le sue dita con le sue. Voleva sfilare la mano da quella del giovane, lo voleva davvero. Ma qualcosa la fece rimanere immobile. Se chiudeva gli occhi e si concentrava solo sulla mano di Lucas, era come se… scosse la testa.
“Ho bisogno di farmi un giro.” Continuò Lucas. “Mi devo – ho bisogno di calmarmi. Da solo.” Le scoccò un’occhiata fugace, mentre camminava poco più avanti rispetto a lei. “Se entro con te, di sicuro non dormiremo.” Abbassò la voce.
Il volto di Vittoria scattò verso quello di Lucas, sentendosi mancare il respiro. Si leccò le labbra, cercando di ignorare le sensazioni che il suo corpo, la sua mente, le stavano inviando. Lucas si fermò di scatto appena svoltato l’angolo e per poco Vittoria non andò a sbattere contro la sua schiena. Sentì la presa del ragazzo farsi più forte sulla sua mano, mentre lui la tirava leggermente per posizionarla al suo fianco. Non le lasciò la mano, ma alzò il braccio sinistro e lo fece passare sulle spalle della ragazza, continuando a stringerle la mano destra per tenerla ben stretta. Vittoria batté le palpebre, confusa dal gesto, mentre guardava i quattro uomini che avevano costretto Lucas a fermarsi. Li osservò con circospezione, notando le lame nei foderi appesi alle loro cosce e i corpetti rinforzati che gli fasciavano il petto.
Fece per lasciare la mano del ragazzo e mettersi in una posizione più comoda, vista l’imminente possibilità di uno scontro, ma lui la strinse al petto. “Ferma.” I suoi occhi scrutarono attentamente ogni membro del gruppo. Gli sguardi dei farkas si spostarono sulla ragazza, e Lucas sbuffò. “Sta con me.” Aprì il braccio libero in segno di sfida. “Davvero pensate che questa sia la notte giusta per farmi incazzare?”
“No.” Uno di loro si schiarì la voce e inclinò la testa di lato, togliendo la mano dall’impugnatura dello stiletto ancora nel fodero. Gli altri tre seguirono il suo esempio e si rilassarono.
“Se scopro che ci seguite, per voi finirà molto male.” Lucas fece ricadere la mano libera lungo il fianco e Vittoria si sentì spingere verso il centro della strada. Lei lo guardò, confusa, notando lo sguardo di deferenza dei quattro farkas mentre Lucas li superava.
“Ma che…”
“Cammina.” La bloccò lui, accelerando il passo.
“Mi vuoi spiegare?” Chiese Vittoria non appena si infilano in una calle secondaria. Lucas non smise di camminare, ma allentò la presa sulle sue spalle e le lasciò la mano.
“Non c’è niente da spiegare. Non sono in vena di rogne.” Chiuse il discorso in modo sbrigativo.
“Cosa? Quattro farkas di ronda e anche noi…” Si bloccò di colpo. “Era un’erboristeria, quella davanti a loro?” Alzò lo sguardo verso gli occhi di Lucas. Lo sguardo dell’altro venne attraversato da un lampo, poi sorrise. “Domani prenderemo appuntamento per una seduta privata.” Annuì, facendola scivolare tra le scapole. “Ma adesso cammina.”
“Hai fretta?” Si lasciò spingere.
“Fretta di riaccompagnarti a casa senza compromettere te? Sì, se non mi allontano entro pochi minuti non risponderò più delle mie azioni.”
Vittoria sussultò, avvampando. Socchiuse gli occhi per qualche secondo, espirando lentamente.
“Mi pareva avessimo concordato che quello che abbiamo fatto fosse profondamente sbagliato.” Disse dopo una trentina di metri percorsi in silenzio.
“Questo non vuol dire che non ti desideri.” Il ragazzo si fermò di colpo, voltandosi quel tanto che bastava per guardarla negli occhi e con la mano che ancora teneva sulla sua schiena la tirò verso di sé, catturandole le labbra con le proprie e passando la mano libera dietro il collo. Vittoria si lasciò scappare un sospiro sorpreso, ma quando chiuse gli occhi l’immagine dei due fratelli si sovrappose nella sua mente. Inspirò pesantemente, beandosi del respiro dell’altro mentre qualcosa in lei si accendeva, come non succedeva da mesi.
“Visto?” Lui si staccò per primo, dandole poi un veloce bacio a stampo. “Posso volerti da morire, ma io non sono lui.” Scosse la testa, cercando di nascondere un sorriso dispiaciuto. “Non posso continuare a fingere il contrario.” La baciò di nuovo. “Non mi piace prenderti in giro.”
Vittoria si lasciò toccare, incapace di fermare il tocco gentile del ragazzo. Poi strinse le labbra verso l’interno e fece ricadere la testa all’indietro. “Sono estremamente confusa, in questo momento.” Disse con un sospiro.
“Lo so. È colpa mia. Mi dispiace.” Con le dita le sostenne il capo, aiutandola a tornare in posizione completamente eretta. “Andiamo.” Disse, intrecciando di nuovo le loro dita e ricominciando a camminare.
“Non sono lui.” Ripeté. “E tu non sei innamorata di entrambi.” Ridacchiò, scuotendo la testa. “Giusto?”
Vittoria spalancò gli occhi. “No.” Aprì e chiuse la bocca. “Non – è solo che ora…” Si schiarì la voce. Poi sentì la mano dell’altro muoversi sulla sua pelle, allentando leggermente la presa per spostare l’anello che Logan le aveva regalato, premendo sulla pietra. Battè le palpebre, scottata, sentendo il cuore battere all’impazzata.
“Ora?” Lui la guardò profondamente, muovendo il proprio sguardo solo per soffermarsi su un occhio alla volta.
Vittoria si fermò nuovamente, facendo scorrere lo sguardo sul corpo del giovane. Si mordicchiò il labbro inferiore, in difficoltà. Prese un profondo respiro e lasciò la mano del ragazzo per circondargli il collo con le braccia. La sensazione era esattamente la stessa. “Ora non capisco.” Inspirò il suo profumo, mentre gli sfiorava la bocca con la propria, pensierosa, e lui la lasciò fare. Si leccò le labbra, alzando lo sguardo per guardarlo negli occhi.
“Non voglio illuderti.” Vittoria sentì la propria voce tremare e scosse lentamente la testa, indugiando sul suo viso. “Non – sono... sicura di – non sei lui.”
“Forse potrei esserlo.” La incitò lui, circondandole i fianchi con le braccia. “Ancora per qualche minuto.”
Vittoria deglutì. “Non – sai anche tu che amo ancora Logan. Da morire.” Gli occhi del ragazzo brillarono, prima di chiudersi mentre si sporgeva per far combaciare le loro labbra.
“Lo so.” Sussurrò sulla sua bocca, approfondendo il bacio. Con la lingua le fece dischiudere le labbra, facendola passare sui suoi denti. “Lo so.” Le morse delicatamente il labbro superiore, per poi staccarsi, girare il viso e introdurre la propria lingua nella sua bocca. Lui le accarezzò i fianchi con le mani, mentre giocava con la sua lingua. Sospirò, interrompendo il contatto tra le loro bocche per prendere una boccata d’aria. “Mi dispiace.” Le baciò la fronte.
“Io, veramente, non riesco a capire. Tu sei un amico e – lo ammetto, all’inizio ho avuto momenti simili a questo, quando ti guardavo, ma… siete diversi e… non mi piaci in quel senso. Non – non capisco perché mi sento…” Vittoria prese una boccata d’aria fredda, sentendo l’ossigeno riempirle i polmoni bollenti, mentre l’altro rabbrividiva.
“Vic…”
“Perché non vuoi entrare in casa?” La ragazza lo guardò con attenzione, mentre lui sussultava. “Non vuoi, o non puoi?” Aggiunse, notando la sua mascella irrigidirsi impercettibilmente.
“Entrambe le cose.” Lui guardò le sue labbra con insistenza. “Credo tu possa sentire quanto desidero averti.” La strinse a sé e Vittoria inspirò rumorosamente, sentendo il cuore battere a mille. Si passò la lingua sulle labbra. “Lo so.” Deglutì. “Ed è per questo che – credo…” Chiuse gli occhi e scosse la testa.
“No.”
“Sei diverso.”
“Fermati.”
“Non indossi nemmeno la tua opè.” Lo guardò negli occhi. “E non so se è perché l’hai lasciata dentro o perché non ce l’hai più.” Gli strinse la mano libera, sfiorandogli l’anulare spoglio. Con la sua opè, lei era in grado di parlare e comprendere qualsiasi lingua, anche se lui continuava a parlare in tedesco. Si bloccò. Avendo passato tanto tempo con auryn e pryderi, le era venuto naturale continuare a parlare volontariamente in italiano, anche perché si trovava a casa sua, nella sua città natale.
“Tu non conosci l’italiano e non hai il tuo anello.”
Un lampo illuminò gli occhi di lui. “Cosa ti dice che non lo conosco? Ero nella sua mente. Lui lo aveva imparato per te, è ovvio che lo sappia anche io.”
“Non è così che funziona.”
“Davvero?” L’altro scosse la testa. “Basta.” Disse, brusco, avvicinando il proprio viso a quello della ragazza. “Basta.” Ripetè. “Fai solo finta che sia lui, ancora per qualche minuto.”
Lei rimase immobile, mentre lui faceva combaciare le loro labbra un’altra volta. Si lasciò baciare e, per la prima volta quella sera, godette del suo tocco. Chiuse gli occhi, lasciandosi scappare dalle labbra un sospiro estasiato, quando lui mosse le mani sul suo corpo. Lui annuì sulla sua bocca, arricciando le labbra. Le sistemò un ciuffo di capelli dietro l’orecchio. “Non puoi dirlo a nessuno.” La baciò di nuovo.
“Dire cosa?” Lei deglutì.
“Questo.” Il ragazzo distese il collo e la tirò a sé in un abbraccio, appoggiando il mento sulla sua testa. “Non c’è nient’altro, da dire.”
“Davvero?” Chiese lei, inspirando il suo odore a pieni polmoni.
“Davvero.” Lui si staccò per primo e girò il collo verso la porta della casa della ragazza. “Siamo arrivati. È meglio se entri.”
“E tu?”
“Ci vediamo domani.”
Vittoria fece schioccare la lingua sul palato. “Questa cosa mi sembra assurda.”
“Magari è solo un sogno.” Lui le prese una mano, portandosela all’altezza del viso e baciandole le nocche. Le fece un occhiolino. “Sarebbe più facile, se lo fosse.”
Lei sentì l’ennesimo brivido, mentre lui la guardava.
“Vai a dormire.”
“Non posso chiederti di aprire la porta per me, vero?”
“Non tirare la corda.” Lui sorrise. “Ma prima…” Si avventò sulle labbra della ragazza con urgenza. Lei non riuscì a mascherare un gemito, mentre respiravano l’uno l’aria dell’altro. “Lui ti amava, piccola auryn.” Disse il giovane, lasciando improvvisamente la presa sul suo corpo e indietreggiando verso la strada. “Ci vediamo domani.”
Vittoria aprì gli occhi di scatto, stabilizzandosi sulle proprie gambe per non cadere e si guardò intorno, agitata e confusa, ma lui era sparito. Battè le palpebre, accaldata, scandagliando ogni zona della strada. Aprì la bocca e si sfiorò le labbra gonfie. Le leccò, sentendo il sapore dell’altro ancora impresso nella sua bocca, e deglutì, a disagio.
Lentamente, si voltò per raggiungere la porta di casa, fermandosi per poter guardare ancora una volta ciò che aveva intorno, ma era sola. Recuperò le chiavi dalla tasca e fece scattare la serratura.
Cercando di fare meno rumore possibile, chiuse la porta e si fermò davanti alle scale, con la mano già stretta sul corrimano. Scosse la testa e fece qualche passo in avanti, diretta verso il divano dove avrebbe dovuto riposare Lucas e si sporse oltre i cuscini. Si lasciò scappare un sospiro dalle labbra, notando solamente le coperte accartocciate. Rimase qualche secondo a fissare il divano vuoto, aprendo e chiudendo la bocca, mentre cercava di respirare in modo regolare. “Sono impazzita.” Sussurrò a se stessa, scuotendo la testa mentre si dirigeva verso le scale.
#
Di nuovo io.
So di essere cattiva a lasciarvi così e mi dispiace.
In realtà no, in questo modo aumentiamo la suspance :)
Ciao.